DIGIMAG 47 - SEPTEMBER 2009

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livello ancora, quello dell’autoreferenzialità della Biennale, che poi spesso non è altro che l’autoreferenzialità autistica della scena artistica contemporanea, basata su un processo di validazione per gli artisti sicuro e certificato. Nel padiglione della Polonia si incontra un Artista, non un Narcisista. Il sollievo è che l’arte contemporanea e con essa la video arte non è adolescenziale come si potrebbe temere, né chiusa in un discorso incomprensibile a chi non ne fa parte. Essa riguarda la collettività e ci guarda.

esplicita la sua concezione della politica come creazione di uno spazio pubblico dove le persone condividono significati, si incontrano e si scontrano, costruiscono e mettono in questione la loro identità personale e collettiva. Se la dimensione politica dell’opera di Wodiczko va sottolineata, la politica, tuttavia, non è un semplice contenuto dell’arte, una sorta di soggetto che l’arte rappresenta e su cui l’arte si interroga. Detto altrimenti, l’arte che è politica non è necessariamente – meglio, non è quasi mai – arte a contenuto politico. Piuttosto, l’arte è politica quando riesce a creare configurazioni alternative dello spazio e del ruolo che le persone esercitano in esso.

Nell’intervista fatta a Wodiczko da John Rajchman contenuta nel catalogo della mostra, l’artista

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