DIGIMAG 44 - MAGGIO 2009

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trasversale sullo stile personale degli altri musicisti, sottolineando ed incoraggiando quelle che mi sembrano le peculiarità degli altri. Per esempio, il cantato e la forma canzone (anche se snaturata) nei 3/4’s, il riff ossessivo e il tribalismo per In Zaire. Poi ovviamente la scelta del mio spazio, dei materiali su cui lavorare ecc, è diversissima all’interno dei diversi progetti, ma credo che la cosa fondamentale sia proprio questo desiderio di ascolto e di messa in scena delle singole particolarità.

della tua passione, o pensi che in fondo ci sia anche una volontà di ricerca nelle possibilità espressive dei suoni analogici/elettronici rispetto a quelli digitali? Claudio Rocchetti: E’ una commistione tra il mio percorso di cui raccontavo prima (hc/metal/noise) e la volontà di non piegarsi all’ormai classico live sperimentale di questi giorni (computer o macchine digitali). Il fatto stesso di suonare con elementi che non sono strumenti, principalmente registratori e riproduttori analogici, mi costringe a portare le macchine al loro limite, di spingerle al di là delle loro possibilità. Durante il live cerco il punto di rottura degli strumenti e del collasso, ci giro intorno e tento di ritrarmi all’ultimo. Non sempre ci riesco, a volte il concerto finisce semplicemente perché una parte si rompe o perché io stesso non ce la faccio più fisicamente.

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Marco Mancuso: Il tuo approccio al modo di fare musica è sicuramente molto fisico: da un lato utilizzi strumenti elettronici e analogici, quindi lontani dall’immaterialità digitale, dall’altro sembri ricercare una vera e onesta tensione fisica nei confronti dei tuoi strumenti. Pensi che questo tuo modo di approcciare la musica, questa tensione evidente soprattutto dal vivo, sia frutto del tuo “essere artista”, di come sei tu e

Marco Mancuso: Questa tua fisicità sta diventando un po’ la tua cifra artistica, soprattutto nel momento in cui diventa azione spettacolare sul palco. Un atto sicuramente performativo che si traduce nella lotta di tavoli con Benassi negli Olyvetty o nell’orgasmo sonico cui contribuisci sia nei 3/4 che negli In Zaire. Quanto è importante in tutti i tuoi progetti l’aspetto performativo/teatrale/ecologico e 38


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