11 minute read

Rocca San Silvestro: percorsi innovativi di ricerca e valorizzazione

Silvia Guideri Archeologo, Parchi Val di Cornia SpA

La Rocca di San Silvestro, cuore del parco archeominerario cui ha dato il nome, è un insediamento fortificato medievale, potremmo dire come tanti altri, anche se il suo stato di conservazione lo rende di fatto eccezionale, ma in realtà la sua eccezionalità è molteplice. Rocca San Silvestro è forse, come scrive Sauro Gelichi nella sua bellissima presentazione al primo volume dedicato al restauro di rocca di San Silvestro di Andrea Arrighetti1, il castello italiano più noto alla comunità scientifica europea da quando Riccardo Francovich lo ha messo al centro di un pioneristico progetto di ricerca2, le cui finalità, oltre a quelle disciplinari sulla formazione della Signoria territoriale, sui villaggi abbandonati e sulla archeologia della produzione mineraria e metallurgica3, furono fin da subito quelle di innescare una antesignana riflessione sull’uso pubblico o sulla utilità sociale della ricerca archeologica. In quegli anni Riccardo Francovich fece battaglie per rivendicare una diversa concezione della tutela dei siti archeologici, come profondamente integrata a quella dei contesti e dei paesaggi in cui questi siti si collocano e comprese, con la consueta lungimiranza, la necessità di rendere fruibili le aree che con risorse pubbliche erano state indagate. A Rocca San Silvestro, tra il 1984 e la prima metà del decennio successivo, è stato realizzato il primo scavo estensivo in Italia di un sito fortificato, che ha rappresentato un punto di arrivo e di partenza nello studio della signoria rurale e dell’incastellamento4. Tramite queste ricerche, Riccardo Francovich riuscì ad evidenziare per la prima volta il ruolo strategico che la gestione delle risorse minerarie ha avuto nel processo di affermazione della stessa signoria feudale attraverso una vera e propria iniziativa ‘imprenditoriale’. Accanto allo scavo intensivo del castello negli stessi anni fu avviata una sistematica ricerca di superficie5 nell’intero territorio Campigliese, per ricostruire, attraverso l’archeologia dei paesaggi, i sistemi di insediamento nei vari periodi storici (dalla protostoria all’età moderna) e l’approccio delle comunità alle risorse disponibili6 .

1 A. Arrighetti, Rocca San Silvestro. Archeologia per il Restauro, Firenze 2017, Recensione in “ ARCHEOLOGIA MEDIEVALE” XLV, 2018 (S. GELICHI). 2 Sullo scavo di Rocca San Silvestro, condotto dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena dal 1984 al 1994, cfr. in ultimo: Riccardo Francocvich, Rocca San Silvestro, Roma 1991. 3 Riccardo Francovich Chris Wickham, Uno scavo archeologico ed il problema dello sviluppo della signoria territoriale: Rocca San Silvestro e i rapporti di produzione mineraria, “Archeologia Medievale”, XXI (1994) 4 FRANCOVICH R. GELICHI S. PARENTI R., Aspetti e problemi di forme abitative minori attraverso la documentazione materiale nella Toscana medievale, All’Insegna del Giglio - Firenze - 1980 5 A. CASINI, Archeologia di un territorio minerario: i Monti di Campiglia, in R. MAZZANTI (a cura di), La scienza della terra nella Provincia di Livorno a sud del fiume Cecina, Livorno 1993, pp. 303.314 6 A. CASINI, R. FRANCOVICH, Problemi di archeologia mineraria nella Toscana medievale: il caso di Rocca Sam Silvestro (LI), in Les Techniques Miniéresde l’Antiquité au XVIII Siècle, Edition du CTHS, Paris 1992, pp. 249-265

Il cantiere scuola di Rocca San Silvestro fu pionieristico anche per molti altri aspetti relativi alle metodologie applicate, frutto di un continuo dialogo e sperimentazione fra discipline diverse. Fu una formidabile palestra in cui per la prima volta si procedette ad una analisi globale di tutte le architetture del castello7 indagate nella loro sequenza stratigrafica e nei procedimenti costruttivi con l’obiettivo di ricostruire le caratteristiche delle diverse organizzazioni di cantiere succedutesi nel corso dei secoli. Sperimentale è stata anche la strategia che ha portato alla costruzione del parco archeologico che dal castello ha preso il nome. Un progetto che ancora una volta si è incentrato sulla multidisciplinareità e sulla intersezione fra politiche urbanistiche e territoriali e una ricerca trasversale che ha avuto come oggetto non il singolo monumento, ma un intero paesaggio, anche sotterraneo, studiato e raccontato tanto nei suoi aspetti naturalistici che storico archeologici fino alle recenti trasformazioni dell’archeologia industriale8 . Un progetto che ha saputo cogliere e ha fatto emergere la ricchezza di questo territorio e il potenziale che, accanto all’interesse scientifico e agli obiettivi di tutela del patrimonio (sia archeologico che minerario), aveva anche dal punto di vista dello sviluppo e della riconversione economica, in un momento di crisi della precedente monocultura industriale. In questo scenario e in particolare per la rocca di San Silvestro, luogo simbolo del parco e dei suoi valori archeologici e paesaggistici, si inseriscono molte possibili forme di tutela e valorizzazione del paesaggio, tutte basate su un approccio “progettuale” che si pone l’obiettivo di lavorare sulla peculiarità del contesto e sulla compatibilità fra le diverse forme di gestione. Si tratta di una modalità integrata e diversificata di lavoro che considera la rocca e il suo contesto paesaggistico come unicum inscindibile, un ‘precipitato’ di risorse, come lo ha definito Riccardo Francovich9, all’interno del quale trovano spazio attività di archeologia sperimentale come il cantiere edile medievale, o la bottega del fabbro, ma anche progetti di recupero delle antiche coltivazioni dell’olivo. Proprio da queste riflessioni, da questo progetto, dalla conoscenza e dalla complessità di un territorio straordinariamente ricco di informazioni, dal coinvolgimento dei governi locali e dalla costante interazione fra pianificazione, ricerca e tutela, si è sviluppata la consapevolezza di poter riconvertire l’economia di un territorio profondamente segnato dalle grandi trasformazioni economiche e ambientali contemporanee. La ricerca archeologica in questo caso è stata messa concretamente a servizio e a beneficio di un territorio e Rocca San Silvestro è divenuto un modello per gli studiosi (archeologi, architetti, naturalisti) e per chi si occupa di tutela, di valorizzazione e di gestione del patrimonio.

7 Bianchi G. 1995, L’analisi dell’evoluzione di un sapere tecnico, per una rinnovata interpretazione dell’assetto abitativo e delle strutture edilizie del villaggio fortificato di Rocca S.Silvestro, in R.Francovich e E.Boldrini (a cura di), Acculturazione e mutamenti. Prospettive nell’archeologia medievale del Mediterraneo, Firenze, pp.361-396 . 8 R. Francovich, in Zucconi M. Casini A., 2003, (a cura di), Un’impresa per sei parchi. Come gestire in modo imprenditoriale e innovativo il patrimonio culturale e ambientale pubblico, Il sole24ore, Milano, 2003, S. Guideri, L’archeologia della produzione e la formazione dei paesaggi minerari, in S.Guideri e S.Borgognoni (a cura di), Linee Guida per la Tutela, Gestione e Valorizzazione di Siti e Parchi Geominerari. Proposte e prospettive per la crescita e sostenibilità del settore, ISPRA Manuali e linee guida 46/2008, Roma, pp. 32-39. 9 R. Francovich 2003 cit.

Restauro consapevole

Una delle innumerevoli riflessioni che le indagini sul castello di San Silvestro hanno stimolato, riguarda il tema del rapporto fra archeologia e restauro dei monumenti, ancora una volta sulla scia della del dibattito metodologico sviluppato dalla scuola senese di Archeologia medievale negli anni ottanta10. Queste problematiche sono tanto più evidenti quando si opera in siti fortificati medievali e per questo in seno all’archeologia medievale si è sviluppato negli stessi anni anche uno specifico metodo operativo che affronta con approccio archeologico l’analisi stratigrafica degli elevati11 . La sperimentazione sul campo, in particolare laddove la monumentalità dei resti ha un diretto rapporto con il tradizionale deposito archeologico, ha imposto dunque la necessità di far dialogare l’analisi archeologica e in particolare una rigorosa analisi filologica e stratigrafica degli elevati con la pratica restaurativa intersecando le rispettive metodologie di studio. Quando l’intervento agisce su un contesto fruibile al pubblico, cosa sempre auspicabile se non doverosa, è inoltre necessario integrare la progettualità con le problematiche legate alla valorizzazione di un patrimonio che deve essere gestito con i tempi della manutenzione e della gestione12 . L’archeologia è necessariamente distruttiva perché, per comprendere, deve smontare pezzo per pezzo la stratificazione storica. Il lavoro dell’archeologo quindi non può non essere accompagnato, già in fase progettuale, dal consolidamento delle strutture indagate, tanto più quando tali strutture sono, come devono essere, oggetto di fruizione pubblica. Sauro Gelichi, parlando di questo progetto nella già citata recensione13, fa a questo proposito una interessante riflessione sul concetto di usura prodotta dall’intervento archeologico, che si innesta in un processo millenario e per certi versi irreversibile di usura naturale e parla di “strategie e metodi che un gruppo di lavoro interdisciplinare ha messo in atto al momento di risanare le ferite del post-scavo su un grande contesto storico-archeologico”, una frase molto efficace perché di ferite effettivamente si tratta. A San Silvestro non fu possibile, perché troppo complesso ed oneroso in quel momento, attivare un progetto di restauro organico e contestuale alle indagini archeologiche, improntato ai principi più volte auspicati da Francovich14. Il problema dei consolidamenti fu risolto con interventi puntuali e non sempre coordinati, che si sono susseguiti anche dopo la prima apertura al pubblico della rocca di San Silvestro nel 1995.

10 Si veda l’edizione del I ciclo di lezioni sulla ricerca applicata in archeologia, su Archeologia e restauro dei monumenti, crf. Francovich R. Parenti R. (a cura di), Archeologia e restauro dei monumenti, I ciclo di lezioni sulla ricerca applicata in archeologia Certosa di Pontignano (Siena), 28 settembre-10 ottobre 1987, Firenze 1988 11 Parenti R. La lettura stratigrafica delle murature in contesti archeologici e di restauro architettonico, “Restauro & Città” I (1985), fasc. 2, pp. 55-68. G.Bianchi, R.Francovich, L’archeologia dell’elevato come archeologia, “Arqueologia de la Arquitectura”, I, pp.101-112. 12 Su queste problematiche si veda l’interessante contributo di Francovich su Archeologia Medievale del 1979, dove vengono affrontati, con impressionante lungimiranza, anche gli aspetti di valorizzazione e musealizzazione dei siti oggetto di restauro come evoluzione imprescindibile del processo di conoscenza e tutela. Cfr. Francovich R. Alcuni problemi dei rapporti pratici fra archeologia, restauro e pianificazione territoriale (in margine all’esperienza toscana), in “Archeologia Medievale. Cultura materiale, insediamenti territorio” VI (1979), Firenze, pp. 35-46. 13 A. Arrighetti, Rocca San Silvestro. Archeologia per il Restauro, Firenze 2017, Recensione in “ Archeologia Medievale” XLV, 2018 (S. Gelichi). 14 Si veda su questo aspetto l’introduzione di Giovanna Bianchi al volume di Andrea Arrighetti, Bianchi G. in A. Arrighetti, Rocca San Silvestro. Archeologia per il Restauro, Firenze 2017, pp. 13-15..

Fra il 1988 e il 1993 la allora Soprintendenza ai monumenti di Pisa ha effettuato alcuni interventi che hanno interessato l’area signorile e alcuni edifici del borgo con integrazioni di parte delle tessitura mancante e consolidamento delle creste. Dal 1992 al 1995, nell’ambito dei primi lavori per l’apertura del parco, sono state effettuati alcuni interventi finalizzati alla realizzazione e alla messa in sicurezza dei percorsi di visita in vista dell’apertura al pubblico del sito di San Silvestro15 . Purtroppo l’usura legata alla esposizione agli agenti atmosferici e quella inevitabile indotta dai consistenti flussi di visitatori hanno ben presto reso necessario, un ulteriore intervento di consolidamento delle strutture, ad integrazione degli interventi di restauro già effettuati. Da qui è emersa con grande urgenza la necessità di individuare norme tecniche e linee guida per dare all’intervento di restauro della rocca di San Silvestro la coerenza che meritava. L’obiettivo era dunque non soltanto quello di affrontare un ulteriore intervento di consolidamento, ma quello di definire un progetto di restauro organico, interdisciplinare e coerente nel rispetto delle premesse metodologiche sopra delineate. Un progetto che potesse armonizzare gli interventi pregressi andando a definire, sulla base delle conoscenza acquisita con la ricerca e in relazione con le esigenze emerse in relazione alla gestione, dei criteri di intervento replicabili in funzione della disponibilità di risorse. Come ho già ho avuto modo di evidenziare16, questo progetto ha infine rappresentato anche una preziosa opportunità per riprendere, insieme al Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Cultuali dell’Università di Siena e al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, il filo rosso della ricerca alla Rocca di San Silvestro. In occasione del progetto di restauro e consolidamento all’interno della Rocca di San Silvestro sono stati infatti realizzati nuovi sondaggi archeologici17 funzionali agli interventi di restauro e allo stesso tempo utili per aggiungere nuovi dati alle conoscenze acquisite grazie al decennio di scavi condotti tra il 1984 e il 1994 dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena18 . Queste le premesse su cui si è impostato fin da subito il dialogo e il confronto con Giovanni Minutoli, progettista e autore di questo volume, che ho avuto la fortuna di incontrare nel 2016, quando ci si è presentata l’opportunità di disporre di risorse da destinare a questo obiettivo19 .

15 L’intervento, finanziato sui fondi RESIDER (ex reg. CEE 328/1988), fu inizialmente gestito dal Comune di Campiglia Marittima e dopo la costituzione della Società nel 1993, affidato dal Comune alla Parchi Val di Cornia S.p.A. Sui primi interventi per l’apertura del Parco Archeominerario di San Silvestro Guideri 2003 in Zucconi M. Casini A., 2003, (a cura di), Un’impresa per sei parchi. Come gestire in modo imprenditoriale e innovativo il patrimonio culturale e ambientale pubblico, Il sole24ore, pp. 16 Guideri S. in A. Arrighetti, Rocca San Silvestro. Archeologia per il Restauro, Firenze 2017, pp. 7-9. 17 Le indagini sul campo, ancora inedite, sono state effettuate da Parchi Val di Cornia in collaborazione con l’insegnamento di Archeologia Medievale del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Siena (responsabile Giovanna Bianchi) e condotte sul campo da Alessandro Fichera. 18 Francovich R., Parenti R. (a cura di), 1987, Rocca S.Silvestro e Campiglia. Prime indagini archeologiche, “Quaderni dell’Insegnamento di Archeologia Medievale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena”. 19 Il progetto per il restauro e il consolidamento del villaggio medievale di Rocca San Silvestro è finanziato dal Progetto regionale “Investire in cultura” annualità 2016 – Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 e cofinanziamento del Comune di Campigli per un importo complessivo di € 800.000,00.

Ci fu subito intesa, quell’intesa fra discipline che sta alla base della riuscita di un progetto e devo dire che sono particolarmente orgogliosa di poter scrivere queste righe all’interno del suo volume che credo possa essere considerato a pieno titolo un manuale di restauro archeologico, come sono orgogliosa di aver collaborato a questo progetto, un progetto per me entusiasmante e fecondo che sentivo come un dovere e che forse noi tutti dovevamo a Riccardo Francovich e alla sua rocca. (foto) Proprio l’esistenza di linee guida, redatte nel rispetto della stratigrafia degli elevati e delle diverse tecniche costruttive, ci consente oggi di muoversi in modo coerente, anche per lotti successivi, senza perdere di vista quell’unitarietà di progetto che il monumento meritava e che per il Parco rappresenta un valore imprescindibile.

This article is from: