La Voce del NordEst N°63 Luglio/agosto 2016

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Il personaggio

LA STORIA

L’aspro e dolce di Erto

Sulle tracce di Giacomo Nicolao

Mauro Corona Anno IX - N 63 Luglio/Agosto 2016

Da Imèr alla Sardegna:

Direttore Christian Zurlo

Quotidiano indipendente di informazione Reg. Tribunale Trento n.1352 del 15.02.2008

Generazione “Pokemon Go” Distrazioni di massa e ultima follia degli smartphone walking (‘camminando al telefono’). Vizi e virtù di una generazione piena di contraddizioni: iper-comunicativa ma carente nelle relazioni. Passi Dolomitici: chiusura o pedaggio? Nuovo crollo a Cima 11 Torna il lupo in Trentino Seguici su

Case sugli alberi e ‘cantoniere’ albergo tra le Dolomiti

INSERTO SPECIALE “Far Filò d’estate a Tonadico”

La SAT primierotta compie 70 anni

Romantica è l’estate di Mezzano

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Il Mondo in 5’

A cura di Corrado Raspati

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Rio come Parigi: Olimpiadi blindate per il rischio terrorismo Periodico di informazione distribuito gratuitamente nei locali pubblici e nei principali centri commerciali del Triveneto.

Dove trovi il nostro giornale Segnalaci se vuoi diventare punto di distribuzione. PRIMIERO VANOI Famiglie cooperative, bar, distributori e locali pubblici di Primiero, Vanoi, Mis VALSUGANA, tesino e FELTRINO Centri commerciali, Bar e locali pubblici

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Direttore responsabile Christian Zurlo Redazione Fiera di Primiero Via Cavour, 3A Primiero San Martino di Castrozza Editore/Proprietario Vanoi GlocalNews Factory Reg. Tribunale Trento n. 1352 del 15.02.2008. Iscrizione al R.o.c (Registro Operatori di Comunicazione) n° 17361

RIO (BRASILE) – Dopo la vittoria del Portogallo sulla Francia, ai Campionati europei di calcio 2016, agosto sarà il mese delle olimpiadi brasiliane. ‘Jogos da XXXI Olimpíada’ si terranno a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 5 al 21 agosto 2016. La città brasiliana diventa la prima sudamericana ad ospitare un’edizione dei Giochi olimpici estivi. La cerimonia di apertura si svolgerà il 5 agosto presso l’Estádio Jornalista Mário Filho, meglio noto come Maracanã. La direzione creativa è stata affidata a Fernando Merelles, Daniela Thomas e Andrucha Wasddington. Il programma delle olimpiadi estive 2016 dispone di 28 sport e un totale di 42 discipline. Il calendario degli eventi su: www.rio2016.com

Nizza, una ferita al cuore dell’Europa Allerta massima anche in Germania NIZZA (FRANCIA) - Dopo il massacro del 14 luglio a Nizza “la rabbia è legittima ma non può degenerare nell’odio e nel sospetto”, ha detto ancora Hollande ribadendo che “nulla ci farà cedere” davanti al terrorismo. “Per rispondere alla minaccia dobbiamo più che mai far prevalere la nostra coesione nazionale. Il popolo di Francia deve rimanere unito in una stessa risposta”. Quello che vogliono fare i terroristi “è separarci, dividerci, frammentarci”. “La coesione sarà la nostra risposta”.

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Erdogan, emergenza per 3 mesi. Oltre 9 mila arresti

Stampa a cura Vanoi GlocalNews Factory

TURCHIA - Nel golpe fallito in Turchia “abbiamo perso 246 persone, compresi quelli travolti dai tank, e 1.500 feriti. Come possono continuare a dire cose contro di me?”: ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan in un’intervista ad Al Jazeera. “La Turchia ha inviato jet militari F-16 per una missione di osservazione sull’Egeo dopo che

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2 navi della Guardia costiera di Ankara sarebbero state intercettate nelle acque territoriali greche, nei pressi dell’isola di Simi. Lo riferisce la Cnn Turk. Due membri della corte costituzionale turca sono stati arrestati secondo l’emittente privata Ntv. I due magistrati fanno parte di un gruppo di 113 esponenti del sistema giudiziario arrestati.


Il NordEst in 5’

Passi Dolomiti: chiusura o pedaggi?

DOLOMITI – La polemica sui passi riscalda i mesi estivi tar le Dolomiti patrimonio Unesco. Pedaggio o chiusura a ore, ci si interroga sul futuro di questi tratti stradali di montagna? Le ipotesi per affrontare il problema vanno dall’introduzione di un ticket alla chiusura dei passi. Contrari ristoratori e operatori turistici. Reinhold Messner: “Adesso è il momento di fare. «Bisogna chiudere i passi dolomitici almeno 5-6 ore al giorno. un’idea potrebbe essere dalle 10 di mattina alle prime ore del pomeriggio. Questo consentirebbe a chi vuole comunque salire in macchina o in moto di farlo ma fino ad una determinata ora, poi stop ai motori e largo a chi va in bici o a piedi. Ad eccezione ovviamente di chi gestisce i rifugi e delle guide. Chi non vuole camminare utilizzerà gli impianti di risalita, oppure verranno istituiti bus navette “. Sulla stessa linea anche Mauro Corona che interviene nel dibattito estivo sul caos “motorizzato” dei Passi Dolomitici: “Qui da noi, sugli Spalti di Toro-Monfalconi, c’è una strada che sale al rifugio Pordenone, alla base del celebre Campanile di Val Montanaia. Hanno ben messo il pedaggio, ma non serve quasi a niente. È

sempre e comunque un bordello. Duecento o trecento auto al giorno. Fosse per me, bisognerebbe chiudere tutte le strade in quota e basta. Apriamole a ore, le strade delle Dolomiti. Dallealle, per permettere ad alpinisti arrampicatori e camminatori di andare alla base delle pareti e all’inizio dei sentieri. Servono le navette coi mezzi pubblici e tanta informazione. Perché così non si può andare avanti, è una schifezza”. La nota voce dei Pooh, il veneto Red Canzian, che frequenta spesso anche Primiero San Martino di Castrozza, è di casa a Colfosco in Val Badia. Sottolinea: “Bisogna cominciare a tutelare davvero la montagna. So che tra una località e all’altra ci sono enormi differenze, per cui me ne guardo bene dal fare il talebano che vuole chiudere tutto. Cominciamo ad affrontare il problema, a trovare tra il tutto di oggi – ovvero auto, pullman, camper, moto - e il niente, una via di mezzo ragionevole. Bici, auto elettriche, parcheggi in valle, meglio sotterranei. Il modello è quello della Svizzera”. Infine, il meteorologo Luca Mercalli è certo: “Il pagamento di una tassa permetterebbe al turista di riflettere sul valore dei luoghi attraversati”.

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Autonomia, ultimatum a Renzi: Lettera al premier di Zaia e Maroni NORDEST - Nella missiva ai «pregiatissimi» Matteo Renzi e Angelino Alfano, non hanno indicato una data ma il sollecito è chiaro al Governo. I governatori Luca Zaia e Roberto Maroni si sono limitati a un generico «entro i primi giorni del mese di agosto». Certo è che il mese delle ferie, non potrà essere superato perché da Roma arrivi una risposta ai governatori di Veneto e Lombardia che chiedono la loro autonomia.

A Cortina le case cantoniere diventano alberghi NORDEST – Mentre nel Trentino orientale, a Sagron Mis, si progettano le innovative “case sugli alberi” per rilanciare il turismo ‘green’, a Cortina in vista dei mondiali 2021 si trasformano le ex “cantoniere” in nuove infrastrutture turistiche. L’Anas ha presentato nelle scorse settimane il bando di gara per mettere sul mercato, in regime di concessione, le prime 30 case cantoniere. Cinque sono nella sola Cortina, territorio per il quale la stessa Anas investirà più di 100 milioni nella sicurezza lungo l’Alemagna. Le case nate nel 1800, del classico colore rosso pompeiano, diventeranno alberghi, ristoranti, bar e punti di informazione in attesa dei mondiali.


P rimo P iano

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Sempre più soli, ma “Pokemon Go”

di Christian Zurlo NORDEST – Chi non ha mai pranzato con il cellulare in mano? Chi di voi non ha mai attraversato le strisce pedonali scrivendo un messaggio whatsapp o rispondendo ad una chiamata? Perchè oggi è davvero una “folle normalità” scrivere un post su Facebook dal marciapiede o salire su un mezzo pubblico ritwittando l’ultima notizia. Generazione 'Pokemon', contagiati dall'ultima tendenza del “sempre connessi”. Perchè ormai l'albergo si sceglie per la connessione wifi, tra amici si commentano i post su facebook e i video di youtube, ma troppo spesso

non ci fermiamo ad ascoltare un anziano. Molto spesso, i più giovani non conoscono nemmeno l'emozione di una chitarra suonata vicino ad un falò in riva al mare, con un bacio rubato in una notte di luna piena. Emozioni che oggi si provano nella realtà virtuale o che forse si cercano sempre più anche nella vita reale? Oggi la parola d'ordine è: “Tutto e subito!” Lo si ammetta o no, tutti noi – anche i più anziani che sbirciano il cellulare del nipote - ormai sono diventati dei 'cellulari dipendenti'. Lo “smartphone walking”, con sguardo fisso allo schermo del telefonino mentre si cam-

mina, mette in serio pericolo la propria incolumità e la sicurezza delle altre persone. Un atteggiamento che provoca sempre più incidenti, anche mortali. Con quali vantaggi?


P rimo P iano

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Vita reale o gioco sociale? stress, sempre alla rincorsa di chissà quale urgenza. Questo ci porta a non avere più interazioni con l'altro: quello che può scattare è una vera e propria schiavitù emotiva.

Lo smartphone walking in Italia “Social network e smartphone permettono di essere costantemente online – spiega lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano – sono il nuovo modo di comunicare, ma gli effetti collaterali? Non viviamo più nel qui ed ora ma siamo sempre

da un'altra parte, sempre più avanti nel tempo, mai nel presente. Per molti è il narcisismo che ci porta a volere a tutti i costi un palcoscenico senza pagare il prezzo dell'ansia di mettersi in gioco. Per altri è il bisogno perverso di ficcare il naso nella vita degli altri, per molti è un loop di ansia e

Gli uomini utilizzano lo smartphone mentre fanno jogging (62%), mentre portano al parco il cane (52%) e quando seguono gli eventi sportivi (47%). Le donne invece si distraggono con i dispositivi digitali durante lo shopping (61%), mentre sono al supermercato a fare la spesa (54%) e mentre accompagnano i figli a scuola (47%).

In Belgio le corsie “smart”, in Russia “selfie sicuro” Un problema ormai così grave che, secondo quanto riporta Il ‘Time’, in Ontario l’amministrazione ha proposto di introdurre un divieto per i pedoni di utilizzare dispositivi wireless su strade e marciapiedi. La BBC ha dedicato un articolo alle “text walking lanes”, ovvero delle corsie appositamente riservate a chi scrive messaggi o utilizza i social passeggiando per la città, create per la prima volta nella città belga di Antwerp.

Anche il New York Times si è occupato di questa tematica, pubblicando uno studio condotto dai ricercatori della Stony Brook University. Secondo l’indagine i pedoni distratti dagli smartphone virano come zombie nella direzione sbagliata e si scontrano contro cose o persone il 61% delle volte in più rispetto al normale. Per non parlare dei casi di incidente in auto provocati dallo smartphone o dai selfie estremi che in Russia provocano morti sotto i treni

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di giovanissimi, per una scatto da pura follia. La tendenza 2016 è il nuovo gioco Pokemon Go (replicato in tutte le realtà virtuali) che incita a trovare i popolarissimi pupazzetti giapponesi in giro per la città grazie alla realtà aumentata.

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Il Personaggio

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Mauro Corona: “l’aspro e dolce” di Erto di GianAngelo Pistoia

© Concept & design: GianAngelo Pistoia • Photos: Riccardo Cuor di Leone

Sono tre persone che amano visceralmente la montagna, ma la vivono in modo differente. Tutti e tre sono dei ‘self-made men’, ovvero degli individui che hanno raggiunto l’apice della notorietà con le loro sole forze fisiche e mentali, andando spesso controcorrente. Al primo è stato dato l’appellativo di ‘re degli ottomila’, al secondo quello di ‘mago delle falesie’, mentre il terzo per il suo estroso carattere è difficilmente inquadrabile. Li avrete certamente riconosciuti. Sono infatti Reinhold Messner, Maurizio Zanolla (detto Manolo) e Mauro Corona. I tre vivono nel ‘nord-est alpino’, rispettivamente nelle province di Bolzano, di Trento e di Pordenone. Hanno caratteri ed aspirazioni diverse, ma ciò che li accomuna è l’amore per la libertà e per l’avventura. Per il loro modo di affrontare e vincere delle sfide, non solo legate al mondo della montagna, sono da diversi anni sotto la ‘luce dei riflettori’ dei mass media italiani ed internazionali. In altri articoli ho già parlato di Reinhold Messner e di ‘Manolo’. In questo, desidero tratteggiare il ritratto di Mauro Corona, estrapolando delle

notizie dall’enciclopedia libera web ‘Wikipedia’ e da articoli che importanti giornalisti (Vittorio Bonanni, Silvia Messa, ...) gli hanno dedicato. Mauro Corona, figlio di Domenico ‘Mene’ Corona e Lucia ‘Thia’ Filippin, venditori ambulanti, nasce a Baselga di Piné il 9 agosto 1950. Passa l’infanzia in Trentino ma poi la sua famiglia ritorna al paese d’origine, Erto, nella valle del Vajont in provincia di Pordenone dove trascorre la sua giovinezza nella contrada di San Rocco. Fin da bambino segue il padre, bracconiere, nelle battute di caccia ed è proprio sui monti friulani che nasce in lui la passione per la montagna e l’alpinismo. Appena tredicenne scala il Monte Duranno (2688 metri s.l.m.). Dopo la nascita del fratello e l’abbandono della famiglia da parte della madre, Mauro Corona si dedica alla lettura: Tolstoj, Dostoevskij e Cervantes sono i suoi scrittori preferiti e pone inconsapevolmente le premesse per quello che poi diventerà da ‘grande’. Nel frattempo impara l’arte della scultura lignea dal nonno intagliatore. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Erto inizia le medie nella vicina Longarone, in provincia di Belluno.

Ma il 9 ottobre 1963 cambiò radicalmente la sua vita: l’ondata che tracimò dalla diga del Vajont spazzò letteralmente via la parte bassa della cittadina bellunese e le frazioni vicine al lago, a cavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, provocando duemila morti. Tuttavia la sua famiglia uscì indenne dal disastro. Vari anni dopo raccontò l’accaduto nel romanzo autobiografico ‘Aspro e dolce’ (Mondadori, 2004). Un ricordo, riproposto anche in un altro suo libro ‘Vajont: quelli del dopo’ (Mondadori, 2006), che non lo lascerà mai: “Ancora oggi rammento l’enorme boato che precedette e accompagnò l’onda assassina – spiega Mauro Corona e precisa – trecento milioni di metri cubi di montagna si rovesciarono nel lago sottostante. A distanza di oltre cinquant’anni quando sento rumori violenti, mi scuoto e la mente torna inevitabilmente a quella notte”. Quell’evento segnò profondamente il giovane Corona. Si iscrive poi all’istituto per geometri Marinoni di Udine, ma a causa del suo spirito ribelle non riesce a diplomarsi. Mauro Corona non disdegna i lavori manuali seppur umili: manovale a Maniago, quindi intagliatore in un cava di marmo sul Monte Buscada. Con

questi lavori si mantiene negli anni Settanta. La cava però chiude agli inizi degli anni Ottanta, ed è costretto a cambiare occupazione. Mauro Corona viene assunto come scalpellino riquadratore, lavoro che gli dà l’occasione di farsi notare per le sue sculture lignee. Un mercante d’arte di passaggio ad Erto, transita per caso davanti al suo studio e, notando alcune piccole sculture, decide di comprarle tutte. Poco tempo dopo gli commissiona una ‘Via Crucis’ per la chiesa di San Giovanni del Tempio di Sacile. Con i soldi ricavati dalla vendita delle sue opere, Mauro Corona acquista l’attrezzatura indispensabile a scolpire e trova in Augusto Murer di Falcade un maestro che gli insegna il mestiere e gli permette di migliorare le sue conoscenze tecniche e artistiche. Nel 1975 a Longarone, organizza la sua prima mostra. Nel frattempo Corona non trascura l’altra sua grande passione, l’arrampicata. Nel 1977 comincia ad attrezzare le falesie di Erto e Casso, oggi meta molto frequentata dai ‘climbers’ di tutto il mondo. In pochi anni scala le più importanti montagne del Friuli, per poi spingersi fino in Groenlandia e in California sulle pareti della Yosemi-


Il Personaggio

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puntualmente arrivano in vetta alle classifiche. La consacrazione definitiva giunge nel 2011, quando Mauro Corona vince il premio Bancarella con ‘La fine del mondo storto’ (Mondadori, 2010). Nel 2008 si era aggiudicato il ‘cardo d’argento’ al 37º premio Itas del libro di montagna di Trento con ‘Cani, camosci, cuculi e un corvo’ (Mondadori, 2007). te Valley. Oggi diverse vie portano la sua firma. Ma la notorietà Mauro Corona la conosce soprattutto grazie alla sua attività letteraria. La carriera di scrittore inizia nel 1997, quando un amico giornalista pubblicò alcuni suoi racconti sul quotidiano ‘Il Gazzettino’. È dello stesso anno il suo primo libro, ‘Il volo della martora’ (Vivalda Editori). Da allora ha pubblicato molti libri. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti Mauro Corona ci porta a contatto con un mondo quasi del tutto scomparso: quello della vita e delle tradizioni nei paesi della Valle del Vajont, un ecosistema che subì violenti sconvolgimenti a seguito della tragedia. Personaggi ed echi

del passato riaffiorano tra le righe di Corona, che affronta con uno sguardo appassionato e un po’ malinconico tematiche come il rapporto dell’uomo con la natura, con le proprie radici e con l’incombente progresso economico e tecnologico. Nel presentare il catalogo dei libri dello scrittore ertano, ‘Mondadori Store’ ricorda che quasi ogni anno Mauro Corona torna a dire la sua sul mondo. A modo suo, con delle favole non proprio idilliache, spesso caustiche e taglienti, pronte a rivelarci la vera essenza della natura umana. Nel 2015 il messaggio è stato affidato a ‘Favola in bianco e nero’, il seguito di ‘Una lacrima color turchese’. La

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‘Mondadori Libri’ - casa editrice prediletta dallo scrittore friulano - è consapevole che vedersi parare di fronte uno come Mauro Corona, fa credere che il suo mestiere siano ancora le scalate, non i libri. Barba ispida. Capelli lunghi ma raccolti nella bandana in modo che non siano d’impaccio durante la salita. Canottiera a lasciar libere le braccia muscolose per l’arrampicata. E infatti proprio questo è stato il suo lavoro per molto tempo, insieme alla scultura, di cui per diversi anni Corona è stato prima allievo dei maestri del suoi luoghi poi artista lui stesso. Prima che il suo vero lavoro diventasse la scrittura. Perché il Corona scrittore nasce tardi, a 47 anni. I suoi libri piacciono:

Amico fraterno di scrittori come Erri De Luca, Paolo Rumiz e soprattutto dello scomparso Mario Rigoni Stern, vince nel 2014 il premio letterario dedicato al ‘sergente nella neve’ con la ‘Voce degli uomini freddi’ (Mondadori, 2013). “Per me – disse in quell’occasione – questo premio ha un valore diverso e non solo perché Mario Rigoni Stern e le sue pagine mi hanno commosso. Questo premio dedicato a Mario, è il riscatto da una vita scellerata. Quando questa notte tornerò a casa e mi guarderò allo specchio, mi dirò che forse ce l’ho fatta a uscire dall’inferno”.

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A ttualità

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Al Lupo… Al Lupo! di Ervino Filippi Gilli Primiero – Fiemme (Trento) - Nei giorni passati scorazzava per la Val Venegia un giovane esemplare di lupo. Il predatore, non facendo altro che quello per cui la natura lo ha creato, uccideva alcune pecore; tale fatto ritengo abbia avuto una eco mediatica forse eccessiva creando qualche apprensione in più di una persona. Mi è allora venuta voglia di guardare se, anche in passato, Primiero fosse stato visitato da altri carnivori, lupi od orsi che fossero. Ho così trovato alcuni articoli di stampa da cui ho estratto alcuni passaggi significativi/pittoreschi. Il primo è comparso su L’Alto Adige del 6 settembre 1897 ; secondo il giornale “Un orso fece, il primo settembre, il suo solenne ingresso in Fiera di Primiero. Era venerabile per età ed in istato di avanzata putrefazione. Era stato trovato da due cacciatori di Primiero in un crepaccio dietro Col Spiz. Quel sig. Veterinario, dopo accurato esame, formulò l’ipotesi che la bestia fosse caduta nel crepaccio nel quale fu trovata e che da

questo, sia per la grave età, sia per la pesantezza, non abbia potuto uscire, e là sia morta.” Sempre lo stesso anno La Voce Cattolica del 10 settembre scrive che un bracconiere di Transacqua uccise un plantigrado con un laccio messo per la cattura di frodo dei camosci. Dopo meno di dieci anni un altro orso torna nella valle di Primiero. Ne scrive La Patria del 18 giugno 1906: “Nella nostra vallata fece la sua comparsa un ospite poco gradito pei melghesi, cioè un orso che in pochi giorni sbranò due vitelle e 5-6 pecore. La belva si installò nella pittoresca valle di Canali dove appunto cominciò l’opera sua distruggitrice. Oggi una comitiva di cacciatori sta cominciando una grande caccia all’orso e si spera che riusciranno a scovarlo e a ucciderlo, liberando così quei poveri mandriani.” Un altro quotidiano, Il Popolo, due giorni dopo sempre del medesimo orso scrive “I contadini di Tonadico, nelle

cui malghe l’orso ha fatto le sue visite, sperano di poter far fare all’ospite la conoscenza dei loro fucili.” Dieci giorni dopo il Trentino chiarisce con un po’ di ironia che “Fu constatato che l’orso visto ultimamente nei pressi di Castelpietra non è un orso, perché accompagnato da prole. Un’orsa dunque. Complimenti signora!” Che fine abbia fatto l’orsa non è dato sapere; probabilmente essendo stata infastidita dai cacciatori si è spostata in altra valle salvandosi così la pelle. Non altrettanto bene andò al lupo comparso a Caoria sette anni dopo. I primi di gennaio 1913 stando al quotidiano L’Alto Adige “Un contadino di Caoria giorni fa, mentre stava aspettando la volpe che gli faceva strage di galline, uccise un animale che ancor oggi non si sa se sia un lupo o un cane volpino randagio. Il contadino portò l’ani-

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Attualità 9

Primiero, dopo l’orso “Dino” arriva il lupo: sbranate 16 pecore a Malga Venegiota

male in Capitanato sperando di ottenere la taglia legale, ma ne fu deluso, perchè né veterinario, né altri intendenti poterono dichiarare la qualità della bestia; presentando tanto caratteristiche del lupo, che del cane volpino.” La carcassa venne spedita a Trento dove, sempre secondo l’Alto Adige “ … un professore di codesta città … constatò trattarsi d’un lupo femmina, d’anni 1.” L’articolo continua “Staremo a vedere se sui monti di Caoria esista l’intera famiglia o se questa lupa fosse sola, venuta da chissà dove, perché i cacciatori si occuperanno certo della cosa, vista la bella taglia che viene pagata dall’autorità.” Oltre a questi esemplari di carnivori, alcuni anni fa dopo

lungo tempo ritornò a farci visita un altro orso, chiamato in seguito Friz, primo di una serie di plantigradi abbastanza lunga che hanno girovagato nelle nostre valli. I primi avvistamenti furono fatti in Val Giasinozza, ma orsi sono stati fotografati negli anni anche nei dintorni di San Martino, del Rifugio Treviso ed in altri luoghi. Per fortuna a questi animali non è stata riservata la stessa sorte dei loro predecessori anche perché, e quanto successe a Yellowstone all’inizio secolo insegna, l’assenza di predatori carnivori comporta una esplosione demografica degli erbivori (cervi in particolare) con conseguenze sugli ecosistemi molto pesanti.

Negli ultimi anni le segnalazioni della presenza del lupo sul territorio della provincia di Trento, si sono fatte sempre più regolari, viene avvistato in zone sempre più ampie, a Primiero, in Val di Non, in Val di Fassa, sulla catena dei Lagorai e dei Lessini. “Nei giorni scorsi – spiega il Consigliere Maurizio Fugatti (Lega Nord) presentando una interrogazione provinciale – è stata documentata la sua presenza in Val Venegia, dove ha sbranato ben sedici pecore di proprietà del pastore di Malga Venegiota. Nei primi giorni di giugno altri due avvistamenti, una foto-trappola predisposta dalla Stazione Forestale di Paneveggio ha ripreso un lupo mentre si nutriva di una carcassa di cervo e qualche giorno dopo questo episodio presumibilmente lo stesso esemplare sarebbe stato avvistato e fotografato da un escursionista nella stessa zona. Visti i regolari avvistamenti e quanto accaduto nei giorni scorsi, i pastori sono comprensibilmente molto preoccupati per la presenza dell’animale sulle montagne del territorio.


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L’Arcivescovo inaugura a Ronco il nuovo capitello

(Foto Davide Rattin)

Ronco (Trento) Solenne celebrazione a Ronco nel Vanoi, per la benedizione del nuovo capi­tello realizzato dalla comu­nità locale. Un momento di preghiera ma anche di festa con il nuovo Arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi, che è tornato a salutare il Deca­nato di Primiero. La giornata è stata allietata anche dalle melodie del Coro Vanoi.

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Il “Capitel dela Ces

… una storia: Cultura e Società 11 da metà del millesettecento ad oggi …

Il “Capitel delaLa storia Cesa”, una storia del «capitel dela Cesa» trova origine

nella metà del 1700; era posizionato valle da metà del millesettecento ad aoggi dell’antica strada che conduceva ai Cainari. 1859

, in lla ella di oa ne onte .

esistere, Ronco (Trento) - La storia curia deldel18/07/1900. «capitel dela Cesa» trova

Il capitello era di grandi dimensioni e internamente tetto, poco inclinato e distribuito su due livelli, era in rossa calcarea del Passo Brocon. Aveva una nicchia ampia racchiusa di un cancello in ferro battuto (lo s stato ricollocato nel nuovo capitello). A lato della nicchia era posta una piccola insenatura trovava la cassetta delle offerte. Alla base della nicchia centrale era sita una lastra di calcarea rossa (riutilizzata nel nuovo capitello) e un’a posta alla base come inginocchiatoio. Era interamente affrescato a motivi in finto marmo.

venne sistemata e venerata

statua di Maria BambiAd inizio 1900, in Il origine “Capitel dela l’antica Cesa” na presente nella prima capnella metà del 1700;

occasione della … una storia: a valle dell’an- pella. Aveva era posizionato una nicchia molrealizzazione della da metà del millesettecento oggi … racchiusa di un tica strada che conducevaad to ampia canai ad Cainari. inizio 1900, in 3. Non Ad è lecito l’esporre

nuova strada di cello in ferro battuto (lo stesso

mento a Cainari , venne ricoMadonna sotto lo stesso struito a monte della sapere strada. Il titolo. Converrebbe quale titolo porta la Madonna capitello era di grandi dimendel Monte Berico sioni e internamente decorato. Il tetto, poco inclinato e distribuito su due livelli, era in pietra rossa calcarea del Passo Brocon. Nel nuovo capitello

era posta una piccola insenaricostruito a monte tura dove sidella trovava la cassetstrada. ta delle offerte. Alla base della nicchia centrale era sita una lastra di pietra calcarea rossa (riutilizzata nel nuovo capitello) e un’altra era posta alla base come inginocchiatoio. Era interamente affrescato a motivi in finto marmo. Il capitello erasebbene di grandi dimensioni ora non esiinternamente sa come decorato

La storia nella del «capitel dela Cesa» trova origine collegamento a medesima chiesa alla è stato ricollocato nel nuovo occasione della realizzazione nella metà del 1700; era posizionato a valle venerazione dei fedeli due , venne capitello). Cainari A lato della nicchia dellastrada nuova strada di collegadell’antica che conduceva ailaCainari. statue rappresentanti 1859

Ad inizio 1900, in occasione della realizzazione della nuova strada di collegamento a Cainari , venne ricostruito a monte della strada.

poco inclinato e distribuito su duededicata livelli, era in pietra Ecco la testimonianza ditetto, don la chiesa appaia rossa calcarea del Passo Brocon. Aveva una nicchia molto Bartolomeo Cosner che, il alla Natività di Maria. Questa ampia racchiusa di un cancello in ferro battuto (lo stesso è del 6 luglio 1900, scrive una statua prima era posta nella stato ricollocato nel nuovo capitello). lettera alla Curia: “Oltre chedella nicchia nicchia dell’altar maggiore. A lato era posta una piccola insenatura dove si trovava la cassetta delle offerte. una bella statua della MadonLa statua è in legno, benché in base della nicchia centrale sita vorrebbeuna lastra di pietra na (non si sa poi di cheAllaMapessimo stato. era Molti calcarea rossa (riutilizzata nel nuovo capitello) e un’altra era donna) che si porrà su posta di un ro come che rimanesse anche questa alla base inginocchiatoio. altare, e che prima si trovava Madonna, unamarmo. nicEra interamente affrescatoaprendovi a motivi in finto in una nicchia con altarino, chia in qualche luogo. Io non so c’era prima la statua della Maquanto stiano bene due statue donna del Monte Berico, cui fin della Madonna che dovrebbero dall’erezione della Cappellania rappresentare lo stesso titolo. locale, fu dedicata la chiesa, Prego codesto Reverendissimo


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S ocietà 12

Nel corso della prima metà del 1900 il capitello è stato più volte danneggiato tanto che nel 1969 si decise la parziale demolizione e ricostruzione. Ordinariato a volermi consigliare e istruire in proposito, ed io mi atterrò precisamente a quanto mi verrà suggerito. In questo senso mi esternai anche con coloro che vorrebbero conservata questa statua. e queste non potevano coesistere, come da indicazioni della curia del 18/07/1900. ad 3. Non è lecito l’esporre nella medesima chiesa alla venerazione dei fedeli due statue rappresentanti la Madonna sotto lo stesso titolo. Converrebbe sapere quale titolo porta la Madonna del Monte Berico.

Nel corso della prima metà del 1900 il capitello è stato più volte danneggiato tanto che nel 1969 si decise la parziale demolizione e ricostruzione. Ecco cosa scrive in proposito la rivista “Voci di Ronco Cainari” in un articolo pubblicato nel giugno del 1969: “è stato messo a nuovo il capitello della “Chiesa” prossimo apitelloSuèunstato più numero verrà presentata la fotografia. dare una degna sistemazione alla antica statua deciseMeritava la parziale della Madonna della “Chiesa”. Sebbene in misere condizioni, deve essere conservata e ricordata: era la statua venerata nella vecchia Chiesa (risale a oltre il 1760). Curiosità: da una lettera di Don B. Cosner del 6.7.1900: “La chiesa dapprima era dedicata alla B.V.del Monte di Vicenza (Monte Berico), e come tale Si trova nelle antiche carte. Come tale viene qui venerata dal popolo,e di quando in quando vengono qui alla Madonna del “Monte di Vicenza” anche i divoti di Primiero, per ringraziare o per chiedere da Voci di Ronco Cainari – giugno 1969 grazie. Ora, non si sa come, la chiesa appare dedicata alla Natività di Maria Santissima”. In questa occasione, il capitello venne ricostruito in dimensioni ridotte, vennero ridotte sia le basi che il cancelletto in ferro battuto. Il capitello prese una nuova forma con tetto a punta e con il curioso inserimento di due colonnine realizzate con tubi di plastica (opera di Fontana Fiore Minel).

da Voci di Ro Il capitello venne ricostruito


Il Personaggio

En giro par i Filò - Tonadico di PRIMIERO (Trento)

En giro par i Filò

Speciale

TUTTE le INIZIATIVE dall’11 al 16 Agosto 2016

Un viaggio alla riscoperta delle proprie origini e radici, una rievocazione dei tempi passati, con i suoi usi e costumi: ecco quello che vuole riproporre questa manifestazione che, in questi lunghi anni, è stata occasione di crescita e, nello stesso tempo, di pubblicità per Tonadico. Sarà questa un’opportunità per visitare il centro storico di questo delizioso borgo montano, che è stato definito “paese pinacoteca”, perchè è ricco di edifici antichi e di numerosi affreschi che vanno dal secolo XV ai nostri giorni. Il visitatore avrà modo di entrare nel magico mondo artigiano e hobbistico; nelle botteghe dei seggiolai, calzolai, cestai, lavoratori del legno; vedere l’abilità artistica delle donne nell’arte dell’uncinetto, ricamo, e... tante altre attività.

Ci si potrà così “immergere” nel mitico mondo del “filò” dove le donne accudivano all’arcolaio o ad altri lavori femminili, mentre gli uomini intrattenevano i presenti raccontando vecchie storie o leggende tramandate da padre in figlio. L’itinerario si snoda all’interno delle suggestive vie del centro storico di Tonadico, lungo le quali sono state ricavate - da avvolti, stalle, fienili – le botteghe degli artigiani e degli hobbisti. Il programma prevede un ricco calendario di manifestazioni di contorno. Rivolgiamo un particolare ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita della manifestazione. Circolo Culturale “Castel Pietra”


ESPOSITORI 2016 1.  Zugliani Antonella "Laoràr el legn” 2.  Debertolis Riccardo “Far cortèi” 3.  Segat Alessandra “Far colane”

Miotti Antonella “Retài de pèze” 4.  Bongrazio Franco Antonio “La bottega del tempo” Loss Loredana “Decoràr” 5.  Tollardo Luca “Laoràr el curam” Toffol Giuseppina “Ricamàr” Vidini Verusca “Far colane” 6.  Gubert Rossana “Retài de pèze” 7.  Taufer Jennifer "Laoràr el legn” 8.  Lucchinetti Roberto “Laoràr la pria” 9.  Marcon Valter "El caregheta” 10.  Bernardoni Elio “Laoràr el metal” 11.  "Ostaria del filò”

12.  Sbardella Giuseppina "En s-ciànt

de tut” 13.  Brunet Lorenza “Laoràr el metal” 14.  Degustazione prodotti tipici di Primiero 15.  Riosa Alessandro “Far candele” 16.  Taiariol Bruno "Laoràr el legn” 17.  Demarchi Luca “Pizi e ricami” Zugliani Romina “Retài de pèze” 18.  Fey Sabine "Fiori dei campi” 19.  Laboratorio sociale 20.  Tavernaro Elisa “Fiori dei campi” 21.  Chisca Ioan "Laoràr el legn” 22.  Palazzo Scopoli – mostra 23.  Oregioni Fabrizio "Laoràr el legn” 24.  Chinellato Loris "Laoràr el legn” Saitta Valentina “Laoràr la lana”

25.  Cecco Fernando "Laoràr el legn” 26.  Carrer Ernesto “El pitòr” Fabbris Nicoletta “Decoràr”

27.  Zeni Giuseppe “Laoràr el legn” 28.  Gobber Mirella "En s-ciànt de tut”

29.  Orler Pietro “La miél” 30.  Valline Selene “Decoràr”

Lazzaretti Sabrina “Pizi e ricami”

31.  Simion Maria “Far saón” 32.  Fantin Milena “Retài de pèze” 33.  Avancini Paolo "Laoràr el legn 34.  “El filò”

Ci scusiamo per eventuali cambiamenti che si verificassero, non dipendenti dalla nostra volontà.



PROGRAMMA

"EN GIRO PAR I FILO’ " 2016 Giovedì 11 agosto 2016

Ore 10.00-12.00 e 17.00-19.00 Visita ai dipinti del Centro Storico di Tonadico e alla Chiesa di San Vittore (ritrovo presso Palazzo Scopoli) Ore 17.30 – 23.00 Centro Storico “I vèci mes-céri” A cura dell’Associazione “I Mazaroi” Rievocazione dei vecchi mestieri, degustazione prodotti tipici, musica…..

Venerdì 12 agosto 2016

Ore 17.00 Centro Storico Apertura de “Le boteghe del filò” Ore 20.30 Centro Storico con partenza dalla Lisièra Apertura ufficiale della manifestazione Sfilata ed esibizione dei Gruppi: Gruppo Folkloristico di Carano (TN) Gruppo Folkloristico di Castello Tesino (TN) Gruppo Folkloristico Val Biois (BL)

Sabato 13 agosto 2016

Ore 17.00-19.00 Visita al Palazzo Scopoli (ritrovo presso Palazzo Scopoli) Ore 21.00 Piazza Piubago Concerto del Corpo Musicale Folkloristico di Primiero (TN)

Domenica 14 agosto 2016

Ore 17.00 Piazza Piubago Spettacolo di burattini – “Fiabe e leggende delle Dolomiti” Ore 21.00 Piazza Piubago Concerto “Orchestra di fisarmoniche Città di Arco” Lunedì 15 agosto 2016 Ore 21.00 Piazza Piubago Concerto con il “Trioamaro” Martedì 16 agosto 2016 Ore 10.00-12.00 e 17.00-19.00 Visita ai dipinti del Centro Storico di Tonadico e alla Chiesa di San Vittore (ritrovo presso Palazzo Scopoli) Ore 21.00 Centro Storico Concerto di canti della montagna con il Coro “Sass Maor” di Primiero (il concerto sarà itinerante nelle piazze caratteristiche del Centro Storico) Ore 22.50 circa Gran finale con i fuochi artificiali

Ci scusiamo per eventuali cambiamenti che si verificassero, non dipendenti dalla nostra volontà

Mostra “Ars loci”

Mostra d’arte di artisti locali Presso Palazzo Scopoli è allestita una mostra di artisti locali. Espongono: Burim Abdulai, Marta Bettega, Silvia De Bastiani, Nicola Degiampietro, Emanuele Frison, Davide Pintar, Jennifer Taufer, Loredana Taufer, Jimi Trotter, Gianluigi Zeni e Matteo Zeni. L’orario di apertura è il seguente: tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00 e dalle 20.30 alle 22.30.

Le boteghe del filò ORARI di APERTURA

12 - 13 - 16 agosto 17.00 - 23.00 14 e 15 agosto 10.00 - 12.30 e 17.00 – 23.00


P rimiero V anoi 17

San Martino di Castrozza, Partecipazioni Territoriali annuncia l’avvio dei lavori a Ces Primiero San Martino di Castrozza (Trento) - Si tratta del primo tassello, previsto dal protocollo siglato nei mesi scorsi tra Enti e operatori con la Provincia di Trento, che prevede una serie di opere per il rinnovamento della skiarea ai piedi delle Pale. Il presidente di Partecipazione Territoriali, Denni Bettega, a nome di tutti gli operatori e dei soggetti coinvolti nell’operazione, esprime grande soddisfazione per l’avvio del cantiere in vista del prossimo inverno.

Cantieri al via a San Martino di Castrozza (foto P. Bancher)

San Martino di Castrozza, chi si ruba le zolle d’erba? Decine di metri di prato verde scomparsi nel nulla, in poche ore in pieno stile “green”. Una zona splendida ai piedi delle Pale di San Martino di Castrozza, che circonda la Malga Fosse di Sotto, a breve distanza da passo Rolle, tra le Dolomiti patrimonio Unesco. Dove sarà finita l’erba verde della malga? In un locale, in un albergo, in una casa o semplicemente in una terrazza di montagna, senza spendere per un comune prato sintetico? Sulla vicenda sta indagando la stazione Forestale della zona, che avrebbe già indizi precisi.

La notizia è stata segnalata alla redazione da Carlo Boghetto di San Martino di Castrozza, che evidenzia: “Abbiamo visto ladri di tutti i tipi, ma i ladri di “zope” (la zolla d’erba nel dialetto locale ndr) sembra davvero una novità nazionale”.

IL DIBATTITO

Lettere alla Redazione:

“Sudditi o cittadini?” “Come ogni estate torno al paese d’origine, Canal San Bovo, per trascorrere le vacanze… Ogni anno mi rendo conto che il paese sta scivolando, in termini di servizi, a livelli da terzo mondo…” Leggi tutti i commenti locali dopo la lettera aperta di Annalisa Pasqualetto e dì la tua su: lavocedelnordest.eu/letterevanoi


A t t u a l i tà 18

Le Dolomiti crollano ancora NORDEST – A cedere sotto l’effetto del tempo e degli agenti atmosferici, è stata una consistente “fetta” di Cima Undici, nel Gruppo Monzoni Vallaccia, in Val di Fassa Il 7 luglio scorso alle ore 7.30 è avvenuto un cedimento lungo il versante nord-orientale di Cima Undici. I tecnici del Servizio Geologico hanno provveduto ad eseguire un sopralluogo sui luoghi interessati dall’evento e hanno stimato in circa

75.000 metri cubi il volume del materiale franato staccatosi da una quota di circa 2450 metri e costituito da dolomie. L’ispezione ha evidenziato una accentuata attività post crollo principale che caratterizza l’evento con rilascio pressoché continuo di ulteriori massi anche di considerevoli dimensioni (superiori al metro cubo). Tale condizione è dovuta alla conseguente e contestuale formazione di signi-

ficative coltri detritiche su pendii molto acclivi, da ritenersi non stabili. Il rilascio di materiale da tali coltri detritiche formatisi a seguito del crollo principale, sarà

sicuramente più probabile e frequente in occasione di forti precipitazioni piovose ed a seguito di futuri carichi indotti dalla copertura nevosa.

Imèr, dopo le fiamme scatta la solidarietà “Il grazie delle famiglie coinvolte” IMER (TRENTO) – Dopo il furioso incendio di Imèr dello scorso 7 luglio - sul quale sono ancora in corso accertamenti tecnici per stabilirne le cause – è scattata la corsa alla solidarietà locale per aiutare le famiglie rimaste senza casa. Nei giorni scorsi è stato aperto un conto corrente da parte della comunità di Imèr, che si è subito attivata. Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi BCC IBAN: IT 17 K 08279 34890 000002069283 Causale: PRO INCENDIO FAMIGLIE IMÈR Dopo le operazioni di messa in sicurezza della struttura, la strada è stata riaperta in via nazionale a senso unico, nei pressi delle abitazioni incendiate. La famiglia di Orlando Castellaz e Antonietta, ha scritto in questi giorni alla nostra redazione per ringraziare quanti “si sono dati da fare per aiutare, sostenere, incoraggiare le nostre famiglie, in questo momento di grande difficoltà. Dai Vigili del fuoco, alle autorità locali, da chi ci ospita a coloro Guarda le immagini dell’intervento che ha che nel paese ci hanno chiesto come stiamo. Il no- impegnato decine di Vigili del fuoco con il stro è un semplice, umile GRAZIE che arriva però, supporto del Corpo di Feltre www.lavocedelnordest.eu/incendioimer2016 dal più profondo del nostro cuore”.


La

grande guerra

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parte

19

Da Imèr alla Sardegna,

sulle tracce di Giacomo Nicolao di Maurizio Gaio Imèr – Primiero (Trento) - Giacomo Nicolao fu Baldassarre, classe 1868, guardia comunale boschiva di Imer (Tn), fu prelevato ed internato in Sardegna nel giugno del 1915 dal Comando Supremo dell’esercito italiano. Confinato a Barì Sardo, sottoprefettura della Ogliastra, moriva il 26 giugno del 1916. Diverse decine di Primierotti ebbero la stessa sorte, ma ebbero la fortuna di tornare. La drammaticità di questa storia “di guerra” sta nel fatto di un internamento senza ragione esplicita, o dichiarata e messa su carta; Giacomo lasciava una famiglia con 6 figli in tenera età , mai più riabbracciati e moriva dopo quasi un anno di detenzione nel paese di Barì Sardo in provincia di Nuoro. Chi scrive è un nipote, figlio di Maddalena Nicolao, allora una bimba di 6 anni, che si è riproposto di ricordare il fatto, quasi un dove-

roso tributo familiare, andando in Sardegna nel centenario della morte a cercare dettagli e circostanze sugli ultimi mesi di vita del nonno. Il caso dei cittadini austriaci internati in Italia, per ragioni di guerra, è stato poco se non per nulla indagato e studiato. Così sostengono diversi ricercatori, tra cui Giovanna Procacci e Luciana Palla, storica del fronte dolomitico della Grande Guerra, che ebbe a consigliarmi personalmente di indagare il fatto familiare. Può infine essere importante riportare alla

luce un “fatto minore” di guerra, accanto ai celebrati ritratti degli irredentisti (fra tutti quello di Cesare Battisti), perché emblematico ed altrettanto significativo riferito ad una persona, fra le altre, che non aveva scelto di diventare eroe ma è stata costretta ad interpretare una parte con esito drammatico. E’ la storia, complessa, di una terra di confine, della nostra terra trentina. Avevo fra le mani, da diverso tempo, una comunicazione di data 6 luglio 1916 del Commissario Civile di

Primiero (certo Varola) al parroco di Imer ove si comunicava che “...il giorno 27 giugno 1916 l’internato Giacomo Nicolao fu Baldassarre di anni 48, ex guardia comunale boschiva, moriva in Barì Sardo (Cagliari) per paralisi cardiaca...”. Immagino il parroco che chiama la vedova Maria Doff e le da notizia... Aveva 6 figli piccoli dai 4 ai 15 anni: Giovanni, Emilio, Giuseppe, Lina, Maddalena, Maria. Abbiamo, come parenti, alcune belle foto di nonno Giacomo, fra cui la più famosa pubblicata anche sul libro “Imer, storia


La di una comunità” di Floriano Nicolao che riguarda il “contament de le bore” in località Scioss sulle Vederne... Il nonno e’ quello con la “canaola” e la gamba sinistra sulla “bora”; dietro la squadra dei boschieri. Ma bella è anche la foto di lui, baldanzoso, con alle spalle la cascata del Saltòn. Il nonno era conosciuto come il “Meto dei Guardie” e la “menda” ben si addiceva al lavoro che faceva; e mi piace pensarlo riconosciuto all’interno della comunità almerola, interprete della antica e ambíta funzione dei saltari (i custodi dei boschi). E questo fu anche il motivo, non dichiarato comunque, del suo internamento, ovvero come potenziale informatore sul territorio a favore dei comandi dell’esercito nemico (austroungarico) non appena le truppe italiane invasero la conca di Primiero nella prima quindicina del mese di giugno del 1915. Nel libro “Il prete, il podestà, la guerra – Primiero 1915/1918” il parroco di Mezzano accenna a diversi internamenti di Primierotti a partire dalla seconda quindicina

grande guerra

di giugno del 1915 fino al novembre di quell’anno, ma di nonno Giacomo non c’è traccia. Lo troviamo comunque nell’elenco degli internati in Sardegna il 27 luglio del 1915, qualificato come “sospetto spionaggio”. Le logiche e le motivazioni di tutti questi internamenti, addotte dal Comando dell’esercito italiano, sono solo supposte e mai dichiarate o scritte espressamente, salvo reperirle eventualmente in schede segnaletiche che mi dicono sicuramente conservate presso l’Archivio di Stato in Roma. Ma gli storici di cui ho letto i saggi e ho anche avvicinato mi avvertono che forse si troverà solo la laconica annotazione di “sospetto”. Mi riservo comunque di verificare tale circostanza. Ma veniamo alla nostra storia.

seconda guerra mondiale) l’archivio era andato quasi interamente distrutto (sic!). Conservavano almeno il Registro degli atti di morte e mi fotocopiavano l’atto di morte di “Nicolao Bittega Giacomo fu Baldassarre” Interessante notare che il defunto veniva generalizzato anche con il cognome della madre (Bettega appunto, storpiato in Bittega), secondo la consuetudine spagnola allora ancora in uso. Scoprivo poi che il nonno era morto il 26 giugno e non il 27 come aveva comunicato il Commissario civile di Primiero, era altresì qualificato come contadino e il decesso era avvenuto in via Vittorio Emanuele al numero civico 14 . Non restava che andare a vedere dove aveva vissuto ed era morto: in via Vittorio Emanuele n. 14.

Il 6 giugno 2016 mi sono recato nel municipio di Barì Sardo e, una volta rappresentata la storia del nonno, mi riferivano che ogni ricerca archivistica sarebbe stata vana perché nel trasloco della sede municipale dal vecchio al nuovo edificio (subito dopo la

La via Vittorio Emanuele, SS 390, nella sua parte iniziale in centro al paese è urbanisticamente consolidata e quindi è stato facile individuare

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parte

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il caseggiato ove sicuramente è vissuto ed è morto il nonno. Ho fatto delle fotografie ed è rilevabile, dal murales, l’aspetto della casa di allora (forse una vecchia scuola, a detta di anziani, ma anche una semplice casa privata a detta della merciaia i cui genitori avevano acquistato qualche decennio prima). Ho acquisito anche delle vecchie foto sia del paese dell’inizio del ‘900 e sia degli anni ’40 e ’50, per interiorizzare quel paesaggio che il nonno aveva potuto vedere cento anni fa. L’edificio è a due passi dal vecchio municipio, ora casa privata, e a cento metri dalla chiesa dedicata alla beata Vergine di Monserrato, al cui interno si conservano due antiche statue lignee appunto della Madonna di Monserrato e del Rosario. Mi piace pensare che davanti alla Madonna il nonno avrà senz’altro pregato di essere presto ricongiunto alla famiglia.

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La Altra tappa d’obbligo era la canonica, anche su suggerimento della funzionaria del Comune che aveva interpellato telefonicamente un vecchio operaio fossore che a sua volta aveva riferito della soppressione dell’antico cimitero negli anni 1939-40. Volevo avere certezza documentale sulla sepoltura che infatti un giovanissimo (e diffidente) parroco mi esibì sulla soglia della canonica, permettendomi di fotografare il certificato di sepoltura, scritto in latino: ...Nicolao Jacobus filius Baldassar quondam et Bittega Ursulae in Paroecia Imer ( Trentino) natus... cuius corpus die vigesima septima mensis Junii in coemeterio huius Paroecie sepoltum fuit... Oltre al certificato di sepoltura del nonno, potevo vedere e fotografare i certificati di morte dei giovani soldati di Barì della Brigata Sassari, ma sepolti “... in Planitiae carsica...in monte

Fior...in monte Zebio... in monte Mezzle... qui pro patria supremum diem obierunt anno 1916...”. Ricevevo conferma che il vecchio cimitero, ora un campetto oratoriale di calcio, dietro la chiesa, era stato smantellato e i resti esumati erano stati portati nel nuovo cimitero nella fossa ossario all’interno della cappella (assai degradata).

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La sera, in strada e in un bar di fronte alla casa dove morì il nonno, incontrai il sindaco del paese. In una lunga e simpatica chiacchierata si parlò di Barì Sardo (che allo scoppio della grande guerra aveva 1800 abitanti e aveva ancora l’ambizione di diventare sede vescovile dell’Ogliastra) e di questa “mia” sconosciuta storia ma che è anche storia di quel

/ P rima

parte

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paese pur ospitando (vedremo in seguito) solo due internati (tra cui il nonno). Il sindaco mi riferì anche di uno storico di un paese dell’Ogliastra e di fotografie di profughi conservate in un Comune del circondario, foto che si sarebbe impegnato a fornirmi una volta reperite. Vedremo...ho il suo numero di telefono. (Segue nel prossimo numero)

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P rimiero / Vanoi 22

Primiero, compie settant’anni la sezione locale della SAT

La sede ai Giardini Clarofonte al termine dei lavori

di Ervino Filippi Gilli Cade quest’anno il settantesimo anniversario di fondazione della sezione locale della SAT; nel 1946, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di appassionati si raccolse attorno a Vincenzo de Medici per fondare quella che sarebbe diventata con gli anni, grazie ai suoi quasi 600 soci, una delle sezioni più numerose di tutto il Trentino. La SAT (Società degli Alpinisti Tridentini) è la sezione trentina del Club Alpino Italiano ed è formata a sua volta da 83 sezioni comprendenti anche la SOSAT (la Sezione Operaia nata nel 1921), la SUSAT (la sezione Universitaria fondata tra

il 1908 ed il 1910), Il Coro della SAT (nato nel 1926). Come detto, la sezione di Primiero – San Martino di Castrozza - Vanoi è nata nel 1946 ed è stata retta da Vincenzo de Medici (1946-54), Longo Dario (1955-56), Aldo Bettega (195758), Luciano Meneguz (195960), Enrico Berlanda (196368), Giuliano Conci (1961-62 e 1969-80), Angelo Cazzetta (1981-83), Othmar Tavernaro (1984-93), Scalet Luciano (1994 – 2002), Andrea Boghetto (2002-05), Luca Gadenz (2005-08), Cristian Tavernaro (2008-11) e Johnny Zagonel ( 2011 – a tutt’oggi). Come tutte le associazioni agli esordi il numero di iscritti era esiguo (88 nel 1953 di cui 27 residenti fuori valle) ma, con

l’andare del tempo, siamo arrivati quasi a decuplicare il numero dei soci che hanno la loro casa nella parte nord dei Giardini Clarofonte. Questa struttura ha preso il posto di sedi provvisorie che prima avevano trovato ospitalità in quella che è conosciuta come la Casa ex Azienda Elettrica in via Terrabugio ed anche nella attuale caserma della Guardia di Finanza (al cui interno venne ricostruita una vera e propria Casera). Come detto oggi la casa della SAT si trova ai giardini Clarofonte: inizialmente era stata pensata come un prolungamento dell’interrato sotto il Giardino delle Rose ma in seguito fu scelto di costruirla, secondo la tipologia del “maso”,


Primiero / Vanoi 23

L’aspetto interno della “Casera”, sede della SAT per alcuni anni nell’edificio della caserma della Guardia di Finanza

in quello che era il recinto per i caprioli e gli altri animali selvatici. Agli inizi degli anni Settanta, sotto la presidenza del dr. Giuliano Conci, venne dato l’avvio alla pratica per ottenere i permessi di costruzione; Il primo passo fu la redazione del progetto da parte del geometra Aldo Bettega; a questo seguì nel marzo 1972 la concessione da parte degli allora comuni proprietari (Fiera e Transacqua) del diritto di superficie. I lavori, iniziati nel maggio 1973, si conclusero nel settembre dello stesso anno. Molte sono le attività svolte negli anni dai soci: tra le tante è bello ricordare gli sforzi fatti per costruire il Bivacco Al Velo della Madonna negli anni Sessanta (sotto la presidenza

di Enrico Berlanda) sostituito poi dal Rifugio omonimo negli anni Settanta (presidente Giuliano Conci), strutture che hanno dato e danno lustro alla nostra sezione ed al Primiero tutto. La SAT di Primiero non è solo un gruppo di appassionati che vanno in montagna. Tra i tanti eventi culturali organizzati, oltre ai Congressi della SAT provinciale (il primo il 16 agosto 1885 a cui seguirono quello del 1898, 1907, 1949, 1973 e del 2001), alle mostre fotografiche ed alla presentazione di libri, piace ricordare la proiezione di alcuni films appartenenti al circuito del Festival della Montagna di Trento e le numerose conferenze tenute presso la sede (non ultima la Ritaglia questo

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raccolta fondi per le popolazioni terremotate del Nepal), ma anche iniziative a carattere ambientale come quella denominata “In cima per il clima” tenutasi l’anno scorso. Anche sotto l’aspetto sportivo la sezione ha saputo organizzare importanti manifestazioni: una su tutte il Trofeo IDREA (gara di corsa in montagna degli anni Settanta) che ha ceduto idealmente il testimone alla gara di triathlon (Salita alla Tognola in rampichino, discesa in downhill, risalita di corsa al rifugio Colverde per giungere all’arrivo a San Martino) tenutasi domenica 10 luglio. La sezione, attualmente retta da Johnny Zagonel, è molto attiva anche sul territorio: le squadre di volontari addette alla manutenzione dei sentieri assicurano interventi su circa 50 chilometri di tracciato a stagione (quest’anno l’attenzione è concentrata sul ripristino delle vie d’accesso al Monte Totoga); continua poi in collaborazione con il Parco Naturale il rilievo dei ghiacciai del Gruppo delle Pale di San Martino e durante tutto l’arco dell’anno vengono organizzate gite per i soci sui principali gruppi montuosi. Insomma una sezione che, nonostante i suoi molti lustri, è ancora giovane e vitale. Excelsior!

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Leggende “Manga“

e

S ocietà 24

a cura di Moreno Paissan

In questo spazio cercherò di illustrare - dal mio punto di vista - alcune tra le più importanti leggende del Trentino che con il passare del tempo stanno sempre più scomparendo… ricordando invece che sono una colonna portante della tradizione di Primiero e che hanno reso quest’ultimo un luogo misterioso e al contempo meraviglioso.

Il Mazaròl Nei tempi antichi viveva, nei boschi più profondi e inaccessibili della valle di Primiero, un omino piccolo come un folletto, chiamato “Mazaròl”: aveva una folta barba bianca, baffoni che coprivano la sua boccuccia e capelli corti, stretti sotto di un lungo cappello a punta di colore rosso, che si appoggiava su due grosse sopracciglia che gli coprivano quasi completamente i piccoli occhietti blu aggrovigliati ad un viso grinzoso e dispettoso. Portava un panciotto blu, una grossa cinta marrone, un cappottino rosso e pantaloni in seta di lino a strisce bianche e blu. Indossava una sola scarpa, una piccola dalmeda di legno massiccio. Era solito girovagare per la valle, tra boschi e boschetti, facendo dispetti a chiunque gli capitasse a tiro. Abitava in piccole caverne o incavi della roccia, dove si stanziava fino a che non riprendeva il suo viaggio per la vallata. La leggenda narra che il Mazaròl aveva delle straordinarie conoscenze come pastore e come malgare oltre che come casaro. Egli curava le sue bestie, pecore, capre e bovini, in modo esemplare; le nutriva e le portava al pascolo. Secondo questo antico racconto, le genti di montagna hanno imparato l’arte casearia grazie a una giovane fanciulla, Margherita, che dopo aver calpestato accidentalmente le orme di questa misteriosa creatura si risvegliò Progettazione, Direzione lavori, al suo cospetto, ed essa fu costretta a lavorare per molto tempoconsulenze come donna di casa per il piccolo folpratiche varie letto. In quel tempo essa imparò a produrre vari formaggi,Chiamatemi burro e ricotta. Finché un giorno non al 349-1239458 oppure scrivete a: riuscì piero.nicoletto@gmail.com Vi aspetto! a fuggire dalla prigionia e portare a valle tutto ciò che aveva imparato diffondendo -così l’arte casearia in tutta la Valle di Primiero di cui ora la gente va fiera! Regime Agevolato dei Minimi

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19.30 - Cene dei quattro Quartieri Quartiere Port’Oria - Campo Giorgio Quartiere Duomo - Piazza Vittorino da Feltre Quartiere Castello - Largo Castaldi Quartiere S. Stefano - Piazza Trento e Trieste

Sabato 6 agosto 2016

12.00 - Apertura taverne in Centro storico 15.00 - Mercatino Medievale a cura dell’Associazione Palio di Feltre e dei Quartieri del Palio di Feltre con Spettacoli itineranti medievali nella Cittadella 18.30 - Concerto presso la Sala degli Stemmi 21.00- Ingresso in Cittadella dei Quartieri Fiaccolata, Cerimonia di dedizione e Lancio della Sfida tra i quattro Quartieri - 1^ gara -Tiro con l’arco - Esibizione Sbandieratori Città di Feltre - 2^ gara - Staffetta 24.00 - Spettacolo pirotecnico e Minestrone per tutti

Domenica 7 agosto 2016

10.30 - Santa Messa del Palio in Cattedrale di San Pietro, Benedizione cavalli eSfilata corteo storico 15.30 - Spettacolo Sbandieratori Città di Feltre e Sfilata del grande corteo storico 17.00 Prà del MoroIngresso in campo del corteo storico 3^ gara - tiro alla fune 4^ gara - Palio di Feltre: corsa dei cavalli Consegna Drappo del Palio 2015 al Quartiere vincitore

PISCInA DI PRIMIeRo Sport e Tempo Libero di Alessandro Ventimiglia da lunedì a venerdì 10 21 sab/dom 15 - 19 Info e ConTATTI Tel. 0439/62 885 www.sportetempolibero.it


COMUNE DI MEZZANO

MEZZANO ROMANTICA®

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A MEZZANO E NELLA VALLE DI PRIMIERO

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Le Ricette dello Chef Alessandro Bettega

Chicchi d’orzo mantecato ai funghi Ingredienti per 4 persone: 140 gr di orzo 200 gr di funghi (anche solo finferli) uno scalogno, una foglia di alloro 50 gr di burro 100 gr di parmigiano 1 litro e mezzo di brodo

Preparazione

In una casseruola mettere a soffriggere lo scalogno ben tritato con olio d’oliva e la foglia di alloro, aggiungere i funghi e farli cucinare, aggiungere poi l ‘orzo e far assorbire bene il liquido dei funghi, quando comincia ad attaccare sul fondo cominciare a versare il brodo poco alla volta e cominciare la cottura a fuoco vivace, far cucinare per 40 minuti e togliere dal fuoco. Aggiustare di sale e pepe e mantecare poi con il burro e il parmigiano.

Dal caseificio a casa tua www.shop.lattebusche.com L’AstroConsiglio ARIETE Eccezion fatta per una luna un po’ nervosa che potrebbe crearti qualche imprevisto, le stelle ti promettono conquiste! TORO Dopo un paio di mesi di grande forza e di importanti passi avanti, cominci a sentire un po’ di stanchezza. Lo sfavore di Venere e di Mercurio ti causa qualche preoccupazione di troppo: non perdere la pazienza e agisci con cautela. GEMELLI ti aspetta un mese ricco di novità e di soddisfazioni! Venere favorevole ti regala un’incredibile intraprendenza e sarà davvero difficile resisterti. CANCRO Non disperare, il tuo cielo non è affatto negativo e già da metà agosto la situazione migliorerà. La

luna tornerà a sorriderti e potrai approfittarne per rilassarti e dimenticare lo stress. LEONE Le stelle ti promettono un mese luminoso, esattamente come te! Venere nel tuo segno accende la passione nella coppia, apre le porte del tuo cuore e rende possibile ogni cosa. VERGINE Il mese comincia bene, con una luna favorevole che potrà garantirti un po’ di fortuna in un anno complessivamente positivo che, con Giove nel tuo segno, non potrà che portarti verso la tua realizzazione personale. BILANCIA Le stelle ti regalano il favore sia di Venere che di Mercurio. Il successo in amore è assicurato e potresti ricevere delle

attenzioni particolari da qualcuno che non ti dispiace affatto! SCORPIONE Venere è entrata in opposizione al tuo segno e rischia di non farti vedere bene le cose come stanno: prova a metterti nei panni del partner prima di aggredirlo e potresti scoprire qualcosa di lui che ancora non conosci. SAGITTARIO Ogni tipo di relazione sarà favorita anche grazie a Mercurio, che ti permetterà di fare incontri interessanti, sia dal punto di vista sentimentale che da quello professionale. E si sa, cara Sagittario, con te è proprio difficile non andare d’accordo! CAPRICORNO Lo stress dell’ultimo periodo sta andando via e riesci a goderti

un po’ di più le soddisfazioni che ti sei sudata, come fai sempre! Approfittane per dedicare del tempo a te stessa e alle tue passioni. ACQUARIO Il tuo cielo purtroppo non è dei migliori: l’opposizione di Venere rischia di farti vivere un periodo piuttosto pesante. Sul lavoro, con l’opposizione di Mercurio, potresti incontrare delle difficoltà nel relazionarti a capi o colleghi. Avrai la luna dalla tua parte. PESCI Sarà un mese tranquillo, da godere al massimo, sia per quanto riguarda l’amore che per il lavoro. Non ci saranno grandi colpi di scena, ma potrai rilassarti e dedicarti di più a te stesso.


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