Anno II - Nr. 6 - giugno 2014

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editoriale

2014 ANNO DEL MEDITERRANEO Foto Maurizio Albahari

di Giuseppe Albahari

Questo è l’Anno del Mediterraneo. Lo hanno deciso la Grecia e l’Italia, i due Paesi che in questo 2014 si stanno avvicendando alla guida dell’Unione Europea. Presentando l’iniziativa, l’allora ministro degli affari esteri, Emma Bonino, non parlò di pesca e problematiche affini, ma fece riferimento alla situazione dei Paesi del Nord Africa, molti dei quali a rischio implosione, e alla politica migratoria. Sono, questi, buoni motivi per ricordarlo. In realtà, pochi cittadini europei, e pochi italiani fra questi, conoscono tale ricorrenza ed è dubbio che le celebrazioni di “anni” e “giornate” sortiscano effetti tangibili. Invece, è utile parlarne. Le tragiche vicende di morte di In 2014, we celebrate migranti che continuano a ferire il Mediterraneo, reclamano the Year of the Mediterche l’Europa guardi a tutti i territori che determinarono il ranean announced by nome di “mare tra le terre”. È indispensabile, se vuole davvero Greece and Italy, which are alternating to drive the Europassare dalla dimensione di Mercato comune europeo – in pe. This is cause for reflection cui, 57 anni dopo il Trattato di Roma, rimane incatenata da because “Mare Nostrum”, interessi commerciali, bancari e finanziari - alla dimensione the name of a humanitarian di Europa dei cittadini. Il “Mare nostrum” di antica radice romission to protect the lives of mana, in tale ottica, non può essere solo il riferimento ad una migrants at sea, obtain the missione umanitaria contestata da chi antepone i costi economeaning that in Europe, exmici alla salvaguardia della vita umana, né “nostro” può essere ceeded the dimension of the limitato a “una parte”, ma deve essere di tutti coloro che lo “common market”, sees the hanno solcato per millenni diffondendo cultura e sapere; e Mediterranean as a common che ancora potrebbero farlo, se l’Europa anteponesse il progood of all those who have prio interesse – non scelte umanitarie, ma crescita e ricchezza sailed for millennia spreading culture and knowledge. prodotte dall’integrazione – al populismo e alla demagogia.

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Al signor Sindaco della Città di Gallipoli Dott. Francesco Errico

Egregio Signor Sindaco, nei giorni scorsi è venuto a mancare, all’affetto dei suoi cari e al nostro sodalizio del quale ci onorava essere Presidente Onorario, il compianto Carlo Antonio Coppola. Il nostro desiderio di renderGli l’omaggio che merita per tutto quanto ha fatto per questa nostra Gallipoli, ci porta a formulare la richiesta di dedicare uno spazio della città al Suo Nome. È sicuramente superfluo ricordare il Suo amore per Gallipoli, ma ci sono almeno due realizzazioni che giustificano appieno la richiesta che ci permettiamo di formulare: -­‐

L’istituzione dell’Assonautica, fra le prime in Italia, mediante la quale riuscì a dare una risposta concreta al bisogno cittadino di approdi per il turismo nautico, precorrendo di fatto la promozione del settore turistico;

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L’impegno profuso, quale componente la giunta della Camera di Commercio, per consentire la valorizzazione della memoria dei traffici portuali oleari, identificando il percorso idoneo a fare sì che, mediante la mano privata, il frantoio ipogeo di via De Pace diventasse patrimonio cittadino e tuttora importantissimo sito anche di interesse turistico, per la sua valenza culturale e paramuseale. Siamo consapevoli che il regolamento comunale per la toponomastica prevede che debbano

trascorrere ben due lustri tra l’evento luttuoso e l’intitolazione e siamo parimenti consapevoli che esiste già una via Giovanni Andrea Coppola e che è necessario evitare potenziali occasioni di confusione, ma riteniamo che l’idea che stiamo per sottoporre all’attenzione Sua e dell’Amministrazione che presiede, risolva il problema. Innanzitutto, ci consenta una premessa. Negli anni scorsi, il direttore della nostra rivista, Giuseppe Albahari, formulò la proposta di dedicare le banchine portuali a Salvatore Fitto e a Franco Zacà per i loro meriti: l’uno, da presidente della Giunta regionale pugliese, fu l’artefice dell’ampliamento del porto; l’altro, da presidente del consorzio per il porto, ha operato per decenni a sostegno della struttura, per il suo decollo e per ottenere il risultato che infine si concretizzò grazie a Totò Fitto. La proposta ebbe molti, moltissimi consensi… e nessun seguito operativo. La nostra attuale proposta, riprendendo il percorso del passato e dando atto che a Franco Zacà è stata opportunamente dedicata una strada, è la seguente: Dedicare la banchina foranea a “TOTÒ FITTO” Dedicare la banchina sottostante le mura urbiche a “NICCOLÒ E CARLO COPPOLA”. Di Fitto si è già detto e questa associazione è pronta a fornire ogni ulteriore notizia che renda del tutto evidente, a chi non dovesse averne cognizione, il suo determinante contributo alla realizzazione dell’ampio scalo portuale di cui oggi traggono beneficio i traffici commerciali. La doppia intitolazione dell’altra banchina a Carlo Coppola e a suo padre Niccolò, non è un escamotage

per

aggirare

l’ostacolo-tempo:

l’ingegnere

Niccolò

Coppola,

infatti,

è

stato

fautore

dell’istituzione del Compartimento Marittimo di Gallipoli, addirittura alcuni lustri prima che tale Sua intuizione diventasse realtà. Certi della Sua benevola attenzione e fiduciosi nella condivisione di questa richiesta, ringraziamo e salutiamo con viva cordialità. Gallipoli, 28 aprile 2014 La presidente Alessandra Bray

Associazione Puglia & Mare – Corso Roma 211 - 73014 Gallipoli (LE) – www.pugliaemare.it Puglia & Mare - info@pugliaemare.it – P.I./C.F. 04543530754


SOMMARIO Giugno 2014

FOCUS

....................................................................................

PRIMO PIANO

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. .............................................

NEWS & CURIOSITà NEWS............................................................................................45 SPORTA................................................................................... 50 PANORAMA. .....................................................................54 VELE & SCIE. ................................................................... 63

pugliaemare.com PUGLIA & MARE

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TRADUZIONI: Marco Alemanno


Speciale Gallipoli Francesco Errico | Gallipoli sotterranea. ............................................................................................................................. 06 Marco Romano | Il ritratto di Gallipoli come opera d’arte............................................................................. 09 Alfredo Albahari | Gallipoli e il suo mare........................................................................................................................... 14 Paola Renna | Conosce l’identità di Gallipoli................................................................................................................ 16 Rita de Bernart | Chiese & palazzi.............................................................................................................................................. 18 Il rito della Santa Monica. .................................................................................................................................................................... 21 Tonio Perrella | L’isola di Sant’Andrea sopra.............................................................................................................. 22 Roberto Perrella | ...e sotto il mare........................................................................................................................................... 23 Elio Pindinelli | Naufragi a Gallipoli........................................................................................................................................ 25 Alessandro Magni | Archi, colonne & antiche preghiere.................................................................................. 27

Marco ROMANo Docente universitario ed esperto in estetica della città

ALFREDO ALBAHARI Docente emerito di Navigazione negli istituti Nautici

PAOLA RENNA Direttrice del museo civico di Gallipoli

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RITA de BERNART Coltiva la passione per scrittura e giornalismo


Foto Alessandro Magni

TONIO PERRELLA Scrittore e pittore amante della “sua” Gallipoli

ROBERTO PERRELLA Appassionato di fotografia, profondo conoscitore dei fondali marini del Salento

ELIO PINDINELLI Storico Socio Società Storia Patria per la Puglia e Centro Studi “Previtali”

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ALESSANDRO MAGNI Passione antica per la fotografia e per Gallipoli


FOCUS

GALLIPOLI INSOLITA “Puglia & Mare” ha dovuto scegliere quale “immagine” di Gallipoli proporre ai lettori e ha infine privilegiato accenni alla città di mare, di pietra e sotterranea. Ha dovuto trascurare molti aspetti, dal parco naturale alla portualità, dalle suggestioni della bassa stagione, all’arte, alle tradizioni e, più in generale, a molte altre sue peculiarità culturali. Lo scopo del “Focus” è suscitare curiosità e promuovere approfondimenti. Si confida che i lettori ne ricavino un ritratto insolito e stimolante. Gallipoli è “Città Bella” per antonomasia e potrebbe bastare la sua bellezza per farla apprezzare, ma conoscerla può farla amare. (director)

GALLIPOLI SOTTERRANEA

di Francesco Errico Sindaco di Gallipoli

e la via dell’olio per scoprirla D

ella ricchezza e della varietà dei beni culturali, ambientali e paesaggistici della Città di Gallipoli c’è forse poco da dire, visto che ormai è diventato un patrimonio diffuso ed apprezzato dai più. Esiste, tuttavia, una Gallipoli diversa, strettamente legata ad un passato glorioso ed importante, di cui pochi si ricordano ma che grazie all’impegno di associazioni meritorie quali “Gallipoli Nostra” e di privati cittadini, sotto il coordinamento dell’Amministrazione Comunale, sta prendendo sempre più forma e vita.

Scorcio di una delle cisterne di olio sottostanti il Caffè Duomo in via De Pace; peculiare la presenza di uno degli aggetti lapidei funzionali a determinare la quantità di olio presente nelle cisterne.


Scorcio della camera di combustione di una “saponiera” prospiciente la riviera Nazario Sauro di proprietà di Mimino Tricarico focus

È la “Gallipoli sotterranea”, una realtà parallela a quella visibile ad occhio nudo, che grazie ai suoi 34 frantoi, alle numerose cisterne d’olio ed alle antiche saponiere, rappresenta per la nostra città ed in modo particolare per il nostro centro storico un interessante circuito culturale, che intendiamo incentivare non solo per allargare la nostra offerta turistica, ma anche per dare il giusto peso e la dovuta importanza alla storia dei nostri padri e ad un passato illustre che affettivamente non sentiamo lontano. Un passato che ha visto Gallipoli quale centro nevralgico della produzione e del commercio dell’olio lampante, con rapporti economici che si estendevano addirittura al Nord Europa. Un passato che vogliamo

riportare alla luce, dando vita ad un vero e proprio tour sotterraneo nel centro storico, che di fatto unisca – non solo idealmente- questa vasta ed apprezzata ricchezza sotterranea, ricongiungendo parti diverse della città vecchia in una ideale “via dell’olio”. Come detto, molto in questi anni è stato fatto grazie all’intervento dei sinGallipoli in the past has developed goli privati o dell’associazione some activities in underground envi“Gallipoli Nostra”, grazie al cui ronments, starting from the quarries impegno sono stati riportati alla of carparo from which it was extracted luce importanti testimonianze the material needed to build the buildi questa Gallipoli sotterranea. dings. These quarries were then used as Il nostro intendimento, come vats in which the lamp oil being refined Amministrazione Comunale, è and, in its turn, extracted from olives in quello di fare un passo in avandozens and dozens of underground oil ti in tale direzione, affinché mills. Recently it has been also found a questo tesoro nascosto diventi “soap (saponiera?)”, whose combustion un bene comune per cittadini, chamber was underground. In his intervention, the mayor of Gallipoli anticipates turisti e visitatori. Un progetto the intention of the civic administration to ambizioso, ma che rappresenenhancing the underground of the city, ta un doveroso omaggio alla through the path of “course oil”. nostra storia ed al lavoro ed all’ingegno dei nostri padri. Riportare alla luce la “Gallipoli sotterranea” attraverso il sentiero della “via dell’olio”, significa infatti ricordare che l’olio di Gallipoli era il migliore del Mediterraneo, il più ambito e ricercato e che navi e bastimenti dal Seicento all’Ottocento affollavano il nostro porto, caricando il prezioso liquido ambrato e trasparente per destinazioni che raggiungevano gli scali del Nord Europa e da lì le steppe della Russia, visto che l’olio gallipolino, per volere della stessa zarina Caterina, era l’unico utilizzato nei palazzi imperiali. Significa, anche, riportare alla luce un processo lavorativo di

oltre trenta frantoi, che nell’Ottocento contava circa 8mila lavoratori impegnati da ottobre a maggio e che aveva generato un notevole indotto, come la produzione e la commercializzazione delle botti, il cui legno veniva fatto stagionare in acqua salata in modo da divenire più resistente

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e pronto ad affrontare lunghi viaggi. Significa, infine, evidenziare la vivacità culturale di una città in cui si era venuta a creare una ricca borghesia di artigiani e commercianti, che investì i suoi guadagni anche nella ristrutturazione ed edificazione di nuovi luoghi di culto, quali – giusto per fare un mero esempio - la chiesa di S. Maria della Purità. Una città nel cui porto si trafficavano ogni tipo di merce, da ogni parte d’Europa. Una Gallipoli attiva commercialmente, poliglotta, capace di interagire con altri Paesi europei, che considerava gli scambi una risorsa non solo a livello commerciale ma anche e soprattutto a livello culturale e che quest’Amministrazione, con il circuito della “Gallipoli sotterranea” e attraverso il sentiero della “via dell’olio”, intende riscoprire e valorizzare perché rappresenti un bene comune, fruibile ed accessibile a tutti.

Scorcio di cava di tufo con copertura a campana.



focus

Il Ritratto di

GALLIPOLI COME

opera d’arte

di Marco Romano *

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hi arrivi in automobile a Gallipoli imbocca da lontano corso Italia, una strada nuovissima tracciata in modo da avere sul fondo la veduta di un grattacielo, come a confermare che siete finalmente giunti in una vera città. Grattacielo a suo tempo e oggi ancora vituperato, ma simbolo come dovunque in Italia della modernità. La ricorrente condanna del grattacielo di Gallipoli è in realtà una delle consuete manifestazioni di quel club intellettuale che pretende di assumere il ruolo di coscienza nazionale – spesso radicata a Roma e nel suo ministero – ergendosi ad arbitrario e severo giudice della volontà estetica delle città minori, qui o a Monticchiello, senza in realtà possedere a sostenerlo una qualche solida base teorica ma soltanto la propria indignazione. Ed eccoci, all’ombra del grattacielo e al sole della passeggiata, eccoci di fronte al centro più antico, quasi asserragliato sopra un’isola appena legata da un ponte. Trascurata in fondo la vista massiccia del castello angioino e del suo rivellino, che non rispecchiano tanto l’animo della civitas – se non per la protezione dalle incursioni arabe che le fortificazioni potevano offrire

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ma soprattutto esito del programma angioino di consolidare il proprio dominio con presidi militari - ad accoglierci oggi ancora, subito di là del ponte, l’edificio ottocentesco del mercato che quasi nasconde l’antico castello angioino, con il suo rivellino a proteggere il porto, là dove un tempo era la piazza del mercato. Regola consueta nelle città europee è che la piazza principale sia al centro della città e che la strada principale corra dalla piazza principale verso la porta più importante della città. Qui la sequenza sarà invertita e la strada principale, quella con le botteghe di maggiore rilievo, diventerà quella dalla piazza principale alla cattedrale.

This portrait of Gallipoli as artwork explores the beauty of the historic city center in a short, intense journey that discovers aesthetic vibrancy and artistic values, it looks to the skyscraper as a symbol of modernity and considers it compatible with the peculiarity of the soul of the city full of mindful and the widespread desire to give itself the face of beauty.


FOCUS

Che la piazza della cattedrale sia stata in qualche misura considerata il cuore civico della città viene subito confermato dal teatro cittadino, costruito nel 1825, dalla biblioteca, collocata in un antico convento, e dal museo in un antico palazzo, tutti collocati sotto la sua ala protettrice. Ma se ora andiamo cercando la strada monumentale, dove di solito i maggiorenti hanno concentrato dopo il Cinquecento i propri palazzi, la nostra ricerca sarà meno semplice del consueto ma in compenso ci rivelerà l’anima di Gallipoli, se mai le città abbiano un’anima.

MA A SORPRENDERCI NON SONO TANTO I PALAZZI, QUANTO LA PROFUSIONE DECORATIVA DI TUTTE LE ALTRE CASE, QUELLE CHE ALTROVE AVREBBERO UNA FACCIATA MOLTO MODESTA E SONO INVECE QUI ARRICCHITE DI FREGI, DI BALCONI, DI PORTALI LAVORATI A REGOLA D’ARTE.

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focus

Questo rigoglio decorativo ha a che vedere sia con l’abbondanza di un tufo facile da scavare e subito pietrificato, sia con la costante presenza di una tradizione di scultori che ne hanno tramandato l’arte di generazione in generazione, aggiornandola con la frequentazione di altri atelier come quelli di Lecce e con qualche viaggio di ricognizione alla ricerca altrove di qualche novità . Di questi scultori dobbiamo immaginare la vita modesta di un artigiano alla portata dei redditi altrettanto modesti dei suoi clienti, ma anche sottolineare come in pratica loro clienti fossero poi quasi tutti i cittadini, la cui intenzione estetica, specchiata nelle facciate delle case, è clamorosamente più vivace e intensa di quanto vediamo in altre città. Se le città hanno un’anima, quest’anima è da secoli intrisa a Gallipoli dal consapevole e diffuso desiderio di dare all’urbs il volto della bellezza, quel medesimo desiderio la cui impronta contemporanea è manifesta anche in quel nuovo grattacielo, così bacchettato di quanti della sua anima nulla sapevano.

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*Ringraziamo l’architetto Romano per averci consentito di pubblicare questo stralcio, relativo soprattutto al centro storico, di un ben più articolato “racconto” della città. Invitiamo i lettori a conoscerne la versione integrale, corredata di significative immagini, visitando il sito www.esteticadellacitta.it, dove troveranno anche altri 100 avvincenti “ritratti di città”.


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FOCUS

Gallipoli

E IL SUO MARE

di Alfredo Albahari

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ittà di mare? Facile identificarle, se il riferimento è solo alla distesa azzurra. Il discorso diventa molto più complesso, invece, se si supera la fase della passione, dell’amore per il mare che molti può accomunare, e si fa riferimento alla cultura marinara d’un luogo. Gallipoli, dopo un periodo in cui l’aveva forse dimenticata, la sta riscoprendo. In tale ottica si possono leggere l’attivazione di un primo nucleo del museo del mare e la riscoperta dell’antica tonnara. L’evoluzione consiste nell’acquisire consapevolezza che molte realtà, se non tutte, derivano dalla presenza del mare, anche se non sempre esplicita, come nel caso dei pescatori e del mercato del pesce.

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The portrait of Gallipoli is assigned, in this case, to the synthetic story of its relationship with the sea, the explicit presence in the activity of fishermen and its fish market, but mostly implied in churches, works of defense, traditions, handcraft and gastronomy and inside of the soul of its people.

I primi si lamentano, come e più di sempre, d’una vita ingrata e del poco pescato, ma la presenza in porto d’una delle più grosse flotte pescherecce di Puglia, evidenzia che hanno rinunciato agli incentivi mirati a fare rottamare la barca, per continuare a manovrare reti, nasse e palangari. E il mercato ittico, rinnovato nelle strutture, si conferma nella magia: meta addirittura quotidiana di molti gallipolini, è capace di suscitare ancora meraviglia negli ospiti che vedono guizzare all’improvviso uno scorfano o scivolare furtivamente un polpo. Sono legate al mare, opere, tradizioni e artigianato. La chiesa della Madonna degli Angeli è oratorio della confraternita dei pescatori; il tempio-pinacoteca di Santa Maria della Purità è stato edificato grazie alle risorse dei lavoratori portuali; il castello con il suo il rivellino, i bastioni, le torri litoranee, sono opere di difesa dai pericoli che arrivavano dal mare. E in chiave marinara si vivono la cuccagna, con il palo inclinato a mò di albero di bompresso, alcuni riti religiosi, mentre la “puccia”, pane altrove penitenziale con olive asprigne, nella ricorrenza dell’Immacolata, a Galli-

poli diventa un trionfo di tonno e acciughe, a sottolineare la gastronomia che esalta i sapori del pesce povero ed ha il suo emblema nella “scapece”: pesciolini fritti, conservati nei capaci tini di legno in strati alternati a pangrattato zuppo d’aceto e giallo di zafferano. E ancora: gioielli realizzati con il corallo rosso dei fondali jonici, barche che il maestro d’ascia disegna con il legno, spugne che si giura pescate al largo dell’Isola, reti che si rammendano in giro per la città, nasse realizzate, sotto l’occhio di attenti curiosi, incrociando il giunco con gesti d’antica sapienza. Il tutto a ricordare un ben più ricco passato artigiano. Questa è Gallipoli, città di mare.

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FOCUS

Utilità di una visita al museo civico

PER CONOSCERE L’IDENTITÀ DI GALLIPOLI di Paola Renna

IL MUSEO CIVICO DI GALLIPOLI È UNO DEI PIÙ ANTICHI DI PUGLIA. La sua prima sede fu il Palazzo del Seminario, nei locali a piano terra, che venne inaugurata il 16 marzo 1879 ed ospitava la Biblioteca comunale, con la donazione nel 1823 dei volumi del canonico Carmine Fontò, il piccolo Museo (Gabinetto zoologico e mineralogico) e, sul terrazzo, l’Osservatorio meteorologico.

Il discorso inaugurale fu tenuto da Emanuele Barba, medico, naturalista, poeta, letterato e patriota, nominato già bibliotecario a vita dal Consiglio Comunale dopo aver donato un cospicuo numero di opere pregevoli. Solo dopo la morte di Emanuele Barba avvenuta nel 1887, il Museo Civico e la Biblioteca furono siste-

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mati nell’attuale edificio, ubicato in via Antonietta de Pace. La sede, che ospitava inizialmente un ospedale, fu ristrutturata su progetto di Ernesto Barba e aperta alla pubblica fruizione. Il Museo civico si caratterizza per la ricchezza e la varietà tipologica delle raccolte, la cui formazione è dovuta in gran parte al contributo del collezionista Emanuele Barba. Vera e propria Wunderkammern


The director of Gallipoli’s Civic Museum describes some of the exhibits, including a 5th century BC clay figurine; a local 18th century ceramic coffee pot and a 1916 panoramic view of Gallipoli’s harbor by painter Giulio Pagliano. She notes how a visit to the Museum might foster a deeper knowledge of the city’s heritage.

(stanza delle meraviglie), espone collezioni con oggetti straordinari e “cose bizzarre e rare”, come la collezione di anatomia patologica e la sezione di storia naturale. Il percorso di visita attuale, nella grande sala a piano terra, valorizza materiali riferibili a rinvenimenti nella necropoli della vicina Alezio, come i due sarcofagi acquistati dall’Amministrazione comunale agli inizi del Novecento. Nelle vetrine lignee ottocentesche, sono conservati reperti archeologici di straordinaria bellezza, che testimoniano il succedersi delle varie epoche in ordine cronologico, come ad esempio, nell’ambito della produzione magno greca, il personaggio recumbente in argilla del V sec. A.C. Nella vetrina delle ceramiche si custodiscono invece interessanti manufatti utilizzati per diverse destinazioni d’uso: stoviglie d’uso

corrente, maioliche da parata o da pompa, come piatti araldici e piatti con scene istoriate, ceramica devozionale, vasi da farmacia e manufatti architettonici. Appartiene alla produzione delle fornaci di Grottaglie una caffettiera monoansata con beccuccio serpentiforme, databile all’ultimo decennio del XVIII secolo. Interessante la vetrina con la collezione degli oggetti rari e pregevoli. Il percorso di visita continua con la galleria dei ritratti ottocenteschi di personaggi, che hanno bene illustrato i fasti della città di Gallipoli, tra cui i ritratti di Emanuele Barba, di Bartolomeo Ravenna, di Antonietta de Pace, di Sofia Stevens e di Nicola Cataldi, mentre nella sala centrale sono presenti le iconografie della Città di Gallipoli, molte delle quali opera di Giulio Pagliano, come il Traffico del porto nel periodo 1915-18 datato e firmato G.P. Gallipoli 1916. Dalla fine dell’Ottocento donazioni degli stessi artisti e acquisizioni arricchiscono la sezione, cospicua, di dipinti databili tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Dal 1982 il Museo ospita la famosa collezione di dipinti degli eredi Coppola, che dal 2012, è stata allestita in una sala al piano terra del Palazzo di Città. Signifi-

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cative e consistenti sono anche le testimonianze storico- artistiche affluite dalla città e dal territorio circostante: in particolare, monete, armi da fuoco e armi bianche, abiti e accessori, lapidi marmoree, campane in bronzo, cimeli di guerra e tanti oggetti vari. Così da quel lontano 1879 “il picciol Museo di cose naturali, a cominciare dai prodotti del nostro suolo e del nostro mare...”(Emanuele Barba) è diventato un luogo della memoria, che custodisce la storia dell’identità cittadina. Numerosi sono stati gli interventi compiuti nella sede del museo, al fine di garantire alle opere esposte le condizioni migliori per la loro conservazione. A questo scopo oggi contribuisce un nuovo impianto di climatizzazione che mantiene la temperatura all’interno dell’edificio costante per tutto l’anno; nello stesso tempo si è cercato di soddisfare le esigenze del pubblico, dotando le vetrine di un nuovo impianto di illuminazione a fibre ottiche, mentre la sala grande è stata dotata di luci a led. L’obiettivo è quello di rendere più accogliente e fruibile il museo civico per avere un riscontro positivo nell’apprezzamento dei cittadini e dei visitatori di tutto il mondo.


FOCUS

Chiese Gallipoli, mare, arte, tramonti e santità. di Rita de Bernart

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asseggiando nel borgo antico tra i vicoli intrisi di salsedine è possibile compiere un vero e proprio percorso tra chiese e oratori confraternali, fondati dalle diverse categorie di lavoratori, retaggio di un tempo in cui la mutualità rivestiva un ruolo sociale determinante. Prima di imboccare il ponte secentesco che conduce nell’isola antica si incontra il Santuario di Santa Maria del Canneto, un gioiello incastonato nel

porto vecchio che presenta un pregevole controsoffitto in legno con struttura a cassettoni con al centro un dipinto dela Madonna del Canneto. Percorrendo via Antonietta de Pace si giunge alla Cattedrale di Sant’Agata, simbolo del barocco gallipolino, da molti considerata una vera pinacoteca per l’elevato numero di tele che custodisce. Alle sue spalle la piccola Chiesa della Madonna del Carmine e proseguendo su via De Pace quella di San Giuseppe.

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focus

Gallipoli, sea, art, sunsets and holiness, writes the author, presenting a course that winds through the baroque convent churches such as the Basilica of Rosario and Cathedral of Sant’Agata which is a real art gallery, confraternal of Purity full of paintings and gilded plasters and sanctuaries such as the church of the Reed with its original wooden coffered ceiling.

Foto Giovanni Zappatore

speakers such as Saint Mary

Sempre nei pressi della cattedrale la chiesa conventuale di Santa Teresa d’Avila. Non di rado entrandovi è possibile ascoltare le preghiere e il canto delle sorelle oscurate dietro le grate. Continuando in direzione dei bastioni diverse chiese che affacciandosi sul mare sembrano quasi proteggere la città. La chiesa delle Anime, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, il Santissimo Crocifisso da cui prende il via la processione del Venerdì Santo, la Chiesa del Rosario, splendido esempio di arte barocca. E ancora la Chiesa di San Francesco d’Assisi, al suo interno la cappella del Crocefisso con le statue lignee dei due Ladroni. Talmente suggestiva da indurre il D’Annunzio a citare, in una delle sue opere, “l’orrida bellezza” del cattivo ladrone. Edificata dalla confraternita degli scaricatori di porto, i Bastasi, la chiesa di Santa Maria della Purità, che domina il seno della Purità. Mentre a vegliare sul porto mercantile e su tutti gli uomini “di mare” la chiesa di San Francesco Di Paola, sede della Confraternita di Santa Maria della Neve o del Cassopo.

&palazzi

Tra i vicoli della vecchia Gallipoli lo sguardo del visitatore attento è sovente catturato dalla maestosità degli antichi palazzi, un tempo dimore della nobiltà locale, ora in buona parte trasformati in Bed and breakfast o disabitati, fatte salve poche eccezioni. In piazza della Repubblica si affaccia Palazzo Ravenna, edificio neoclassico di rara bellezza, mentre in via De Pace domina la scena il cinquecentesco Palazzo Balsamo. Di fronte, il Palazzo del Seminario voluto nel 1752 dal vescovo Brancone. In via Duomo, di fronte alla Cattedrale c’è Palazzo Pirelli, oggi della famiglia Provenzano, il cui ingresso principale in origine era in via De Pace dove vi è ora la storica farmacia; di fronte alla quale Palazzo Rocci ospita la sede del Comune. Sulla stessa strada principale, si incontrano Palazzo D’Acugna, identificato anche come Granafei e “Palazzo del Governatore”, il settecentesco Palazzo Frisulli in piazzetta De Amicis e, nella vicina via Ospedale vecchio, il vetusto Palazzo de Bernart.

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Walking in the little streets of the old town, the visitor comes across two types of buildings. The first reserve small, isolated and unexpected architectural wonders; the other is represented by mansions or that in the past have carried out institutional roles, such as former seminary or the Governor’s Palace, which are notable for angular columns, Renaissance portals and Baroque decorations.


FOCUS

Alla biforcazione di via De Pace, proseguendo per via Briganti s’incontra il settecentesco, omonimo Palazzo. Si erge in via Micetti Palazzo Doxi, sovente indicato come Palazzo Fontana, con le sue decorazioni barocche; poco distante, Palazzo Munittola con la peculiare colonna angolare. Sullo stesso versante cittadino di scirocco, il Palazzo Pizzarro si segnala per il suo portale rinascimentale. Sul versante opposto, infine, Via Monacelle ospita Palazzo Senape-De Pace, nato come Palazzo Romito, in cui è evidente l’influenza dell’architettura napoletana; a pochi passi, Palazzo Venneri e, proseguendo su via d’Ospina, si è sorpresi dal sontuoso barocco di Palazzo Tafuri. L’elenco rischia di diventare sterile. Nelle stradine, in fondo, meglio camminare senza meta alla scoperta di grandi e piccole meraviglie architettoniche.


IL RITO DELLA SANTA MONICA N

ello scrigno di memorie di Gallipoli vi sono leggende e racconti epici e favole, di cui sono ricche soprattutto le città di mare. Tra queste, vi è quella della Santa Monica, aggiornamento di riti pagani e dalle antiche radici, che lo storico Carlo Micetti trascrive in latino, dicendola sintetizzata da un’antica pergamena in lingua greca. Racconta: “Chiunque voleva conoscere se il fratello o il figlio oppure il marito fosse prigioniero o in mano di pirati saraceni, se fosse vivo o morto, se tornasse oppure no, se fosse sano o infermo, veniva alla suddetta Chiesa della vergine del Cassopo, da cui si apriva l’ingresso ad un delubro antichissimo; qui appena giunto nel più remoto luogo trovava un gradino sul quale saliva fissando l’immagine della Madonna e sette volte rivolgeva preghiera a Cristo, senza pronunciare parole, o far movimento di labbra, ma con grande intensità di pensiero; ciò fatto si affacciava quindi ad una finestra sul mare e ad alta voce chiedeva intorno se di morto, se di vita, se di ritorno, come sopra è detto e da Angeli o da demoni riceveva risposta: è vivo, viene, non viene, è morto, sta bene, è malato”.

* “E sar

scroscio d ’acqua versata che denota lagrime, e sar crocchiar di cose che precipitano e denota catastrofe, e sar miagolare di gatto o ulular di cane che denota sinistra notizia, e sar parola o frase casualmente detta da alcuno a distanza ed intenzionalmente interpretata”. Nel Cinquecento, le gerarchie ecclesiastiche fecero demolire quella e altre chiesette, ma lo storico Ettore Vernole, nel suo volume “Il Castello di Gallipoli”, racconta che le donne continuarono a praticare il rito, invocando Santa Monica, madre di Sant’Agostino, al posto della Vergine, e spiega anche la

modalità della risposta fornita dall’Oracolo:* 21

Ancient transposition in Christian key of a pagan oracle that local women invoked, with the voices of the night, the answers about relatives who sailed the seas; rite that even moving from a divine invocation to another and finally to Santa Monica, has survived at least until the first decades of the last century.


FOCUS

L’ISOLA DI SANT’ANDREA

sopra... di Tonio Perrella *

L

’Isola di S. Andrea è situata a circa un miglio dal centro storico, verso ponente, e costituisce un punto di richiamo notevole per chi vuole godersi il mare in solitudine e silenzio. Estesa il doppio dell’abitato entro la cinta muraria (circa 50 ettari), è piatta e assolata. Alcune costruzioni del periodo bellico ed il faro sono le uniche tracce dell’intervento umano: ora, non vi risiede nemmeno “il fanalista”. È provvista di due approdi, uno a NE ed uno a NW; un canale “a marea” collega “la patula” col mare aperto. Subacquei, pescatori e quanti possiedono anche la sola “maschera” vi trovano paesaggi incontaminati, quiete e… prede! Un antico pozzo ospita, non par vero, verdi papiri in netto contrasto con la bassa An aerial view of the Island of vegetazione che si nutre di salsedine, di rado ristorata da pioggia salutare. V’è anSt. Andrew, located about a cora traccia di tentativi di colture fatti quando guar4die e guardiani si godevano mile from the historic center in solitudine sole e mare. Restano i gabbiani: l’hanno eletta a tranquilla residenza of Gallipoli to the west, introduces dopo i lunghi voli dall’alba al tramonto; e conigli selvatici, dei quali sono spesso via short description of the place, sibili i rifugi interrati. Denominata un tempo Achotus (dai Messapi), la ritroviamo chosen by the rare Audouin’s gull for nesting and characterized by indicata col nome Cirnus da Abramo Ortelio nella carta “Grecia Major” del 1595, the presence of a “patula” nourima già nel 1591 G. B. Crispo la chiama S. Andrea descrivendone le caratteristiche. shed by tides . No less enchanting Il Ravenna nelle sue “Memorie istoriche della città di Gallipoli”, edite nel 1836, submarine images of the same riferisce di un episodio avvenuto in S. Andrea nel 1544 quando una flottiglia turca, site, rich in preys, which reserves sulla via del ritorno e proveniente da Lipari e Cariati con schiavi e prede, vi nauexplosion of colors to those who fragò. Per finire, sappiate che S. Andrea offre anche il suo souvenir ai visitatori: dive “armed” with the camera. minuscoli fiorellini color glicine tanto secchi da sembrar morti o artificiali e che conservano la loro modesta bellezza per mesi, senz’acqua.

*Testo pubblicato nel 1980, sospeso tra attualità e rimpianto

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focus

e sotto il mare

Foto di Roberto Perrella

Murena (muraena helena), animale anguilliforme dalle abitudini notturne, va a caccia di polpi, pesci e crostacei che individua grazie all’olfatto. Tipica la sua espressione con la bocca aperta da cui si intravedono i denti acuminati. Può superare i 130 cm di lunghezza


Seppia (sepia officinalis), si caratterizza dal corpo ovale appiattito con un “osso” interno (in realtà la conchiglia) e il capo con una corona di 10 tentacoli, 8 corti e 2 laterali più lunghi. La specie può raggiungere i 35 cm e 2 kg di peso, si trova su fondali sabbiosi o praterie di posidonie da pochi m sino a oltre 100 m di profondità

Cratena Peregrina, splendido esemplare di nudibranco, raggiunge le dimensioni di 5 cm e si caratterizza dai cerata di colore violaceo e il corpo bianco traslucido

Corvina, specie gregaria e di abitudini crepuscolari, di giorno si può trovare in grotta. Dotata di splendidi riflessi metallici e dorati, può raggiungere i 70 cm di lunghezza.

VISITE GUIDATE NEL CENTRO STORICO DI GALLIPOLI PRO LOCO, Via Kennedy: 0833.263007 - 349.0575439 Associazione culturale AMART, Via A. De Pace c/o Museo Civico: 0833.260202 - 324.5574619 GALLIPOLI 360° Spazio turistico - Via XXIV Maggio: 0833.262717 - 349.5743456 NEL PARCO NATURALE “ISOLA DI SANT’ANDREA E LITORALE DI PUNTA PIZZO” LEGAMBIENTE: 347.9022874 - 329.1565174

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focus

Naufragi a Gallipoli di Elio Pindinelli Gallipoli, si sa, non ebbe, fino alla seconda metà dell’Ottocento, un porto degno di questo nome. Un grande scoglio, detto appunto scoglio grande, su cui fu radicato l’attuale molo foraneo, in prolunamento del luogo dove oggi sorge il Circolo della Vela, fungeva da attracco e da riparo dai venti al naviglio di ogni Nazione, che ogni anno ed in ogni stagione giungeva a Gallipoli, soprattutto per caricare l’olio d’oliva, “chiaro lampante in bacile” come annotano i residui ordini di imbarco. Un riparo insomma del tutto fortunoso, soprattutto quando le navi alla fonda erano oltremodo numerose ed il mare particolarmente agitato, che scavalcando lo scoglio, si abbatteva rovinosamente sugli indifesi e fragili legni. Un catastrofico e celebre naufragio fu quello del 22 dicembre 1792, magistralmente descritto da Filippo Briganti in una memoria inviata al re di Napoli, con la quale si supplicava, a nome della Municipalità, la costruzione del porto. Quel giorno, un mare eccezionalmente gonfio, spinto dal vento di maestrale “che parea un elemento abbattesse l’eminenza della città” , aveva travolto la nave Anna Maddalena del capitano danese Kansen Huns, la martincana di padron Niccolò Cam-

marota di Procida, la tartana di padron Mariano Cafiero di Sorrento, le navi Samuele e Anna del capitano inglese Williams Bristel, il brigantino Sacra Famiglia del capitano Gaetano Starace di Vico Equense, la martincana di padron Pasquale Cammarota di Procida, la nave Speranza del capitano inglese Wallis Pierson e la nave Irlandese del capitano Williams Komwish. “Rarefatto il nimbo e schiarite le tenebre” scrisse Filippo Briganti “apparvero otto scheletri di grossi bastimenti, rovesciati sulla spiaggia, dacché il nono carico di grano, che fuor di mano con un legno genovese fidava sulle ancore abbandonato dall’equipaggio, appena rotte le gomene, e toccata la terra, fu in un tratto inghiottito dai vortici del mare, ed immediatamente col sito carico di grano disparve dalla vista dei spettatori, senza nemmeno di più scoprirsi le cime degli alberi”. Vi morirono affogati Mariano Cafiero e due dell’equipaggio della nave Speranza del capitano Pierson. Tracce di altri rovinosi naufragi ci sono restituite dai registri parrocchiali di morte della Cattedrale di Gallipoli. Il primo è quello accaduto il 30 giugno 1740, anno in cui trovarono l’atroce morte per affogamento il marinaio Biagio Hové di S. Malò, di anni trenta, inabissatosi nel mare con la nave Nostra Dama della Liberazione governata dal capitano Pietro Litant.

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FOCUS

Ad assicurargli la pietosa e cristiana sepoltura in uno dei sepolcri della Cattedrale di Gallipoli, furono propizie le attestazioni a favore del defunto di essere stato un buon cristiano che aveva assolto regolarmente all’obbligo del precetto pasquale in quel di Lisbona, fatte per giuramento in Curia dal Capitano della nave, dal suo vice, Cosmo Pitot, e dal Console Giuseppe Margiotta “di detta città Console di detta nazione franzese”. ll secondo naufragio, e ben più disastroso, fu quello registrato sotto la data dell’11 settembre 1785, che aveva provocato la morte di sei persone: Saverio e Vito Ignoni, Giuseppe Tarantino, tutti di Tuglie, Marzio Panico di Vigna Castrisi, Michele Mosè di Taranto e Giovanni Manco. Il terzo naufragio di cui si ha notizia dagli atti di morte della Cattedrale di Gallipoli, è quello accaduto nel porto di Gallipoli tra il 29 ed 31 gennaio 1801, quando vennero travolti dalle onde i marinai Pasquale e Michele Mazzella, Leonardo Esposito, Giuseppe Massa, Nicola Angelo Ambrosino, tutti di Procida, e Michele Talamo di Napoli. Storia a parte, ma non meno tragica, è quella, invece, dei numerosi pescatori periti in mare, al quale quotidianamente e duramente tentavano di strappare i mezzi della propria grama sussistenza. Ancor oggi si rammentano le tragiche morti in mare di nostri pescatori nel mezzo degli anni ’50-’60 del secolo scorso, quando ancora si issavano le vele latine al Vento ed i motori ancora, come scrisse Ugo Franco, non “sporcavano il mare”. Ma, per restare al XVIII secolo, nel lontano 1799 oltremodo drammatica fu la fine dei 4 pescatori gallipolini, inabissatisi con la propria barca nella mattinata del 4 maggio, i cui corpi mai l’impietoso mare volle restituire alla pietosa e consolatoria pratica della cristiana sepoltura. A trasmetterci la scarna memoria ci soccorrono, ancora una volta, le scarne annotazioni di morte di quell’anno, restituendoci con pietosa discrezione i nomi e l’età di quei poveri sventurati.

Dramatic stories of shipwrecks that have occurred in Gallipoli in the second half of the eighteenth century, concerning both foreign merchant ships riding at anchor in the harbor that it was protected later, becoming an harbor, and fishing boats which is not always merciless sea returned the bodies.

Essi furono: Giovanni Spedicato di anni 29, coniugato, Antonio Barba di anni 19, Salvatore Bianco di 23 anni, coniugato, Salvatore Bianco di anni 35 coniugato. Ad accumunarli in un unico destino sul registro per tutti era stato annotato: in naufragio periit... eius corpus in mare sepultum remansit quia nullo modo inveniri potuit. Solo il corpo del trentacinquenne Salvatore Bianco fu, successivamente, recuperato e pietosamente deposto nel sepolcro comune della chiesa dei francescani riformati, che inutilmente aveva a lungo fatto risuonare il suo antico campanone a soccorso di quei poveri sventurati. Ma, evidentemente quell’anno, il mare non era stato abbastanza sazio di vite umane e la stupefatta gente di Gallipoli, dopo appena 4 mesi, il 23 agosto 1799, era ritornata ancora una volta a piangere la morte di un altro suo figlio, Gaetano de Gaetani, di anni 61. Ed ancora una volta, anche per lui la scarna e desolata annotazione: “eiusque corpus in mari sepultum remansit quia nullo modo inveniri potuit”.

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focus

ARCHI, COLONNE & ANTICHE PREGHIERE di Alessandro Magni

l chiostro domenicano annesso all’omonimo monastero, realizzato nel XVI secolo, adiacente la chiesa del Rosario

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FOCUS

Un segreto giardino

Il chiostro carmelitano intorno a cui ruota la vita conventuale delle monache di clausura, realizzato nel XVII secolo

Il chiostro francescano facente parte dell’ex-convento adiacente la chiesa di San Francesco d’Assisi, realizzato nel XV secolo al pari del campanile che si intravede nella foto piccola

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Antonio Rima | Tavole a tutta vela Formula Windsurfing................................................................................. 30 Un mondiale che arriva da lontano.......................................................................................................................................... 32 Maurizio Albahari | Mediterraneo: bene pubblico e comune...................................................................... 34 Maria Cristina Talà | Weekend a Torre Guaceto......................................................................................................... 36 L’uomo delle Maldive............................................................................................................................................................................... 38 Paolo Casalino | Seafood Brussels ............................................................................................................................................. 40 Salvatore De Michele | La pesca professionale e la figura dell’imprenditore ittico . ......... 42

ANTONIO RIMA Promotore di eventi nautici e culturali

Murizio albahari Docente di Antropologia Università di Notre Dame USA

MARIA CRISTINA talà Dottore in lettere e scienze politiche, giornalista, corrispondente Piazzasalento

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PAOLO CASALINO Direttore dell’Ufficio di Bruxelles della Regione Puglia

SALVATORE De MICHELE Ammiraglio emerito del Corpo delle Capitanerie di porto


PRIMO PIANO

Dal 29 giugno al 5 luglio 2014 Gallipoli ospita: Campionato mondiale e tappa dell’European Cup

TAVOLE A TUTTA VELA F È ormai conto alla rovescia per le regate del Campionato Mondiale di Formula Windsurfing e della tappa dell’European Cup della medesima Classe, eventi assegnati a Gallipoli dalla Federazione Italiana Vela e dalle Associazioni di Classe AICW e IWA. Ente capofila nell’organizzazione è l’Istituto Nautico “A. Vespucci” di Gallipoli – Sezione Vela e Sport Acquatici – che ha costituito un Comitato Organizzatore, chiedendo e ottenendo la collaborazione degli altri sodalizi nautici del territorio: Circolo della Vela, Lega Navale Italiana, Circolo Velico Sirenè, Assonautica provinciale, Club Nautico.

di Antonio Rima*

Gallipoli will host the World Championship of Formula Windusrfing sailboards, which will also form a stage of the European Cup.

L

a parte sportiva della manifestazione si avvarrà d’una location d’eccezione: l’Ecoresort “le Sirenè”, affacciato sull’incantevole baia a sud della città, nel cuore della Riserva Naturalistica “Punta PizzoIsola S.Andrea”. Si stima che i due eventi attrarranno a Gallipoli circa duecento tra i migliori specialisti mondiali di tavole a vela, a cui si aggiungeranno accompagnatori, tecnici, ufficiali di regata e spettatori.

Considerato il periodo di svolgimento con una forte presenza turistica, sono in programma eventi collaterali per dare maggiore visibilità allo spettacolo sportivo e collocarlo al centro dell’attenzione dei media e dei visitatori. La cerimonia d’apertura si svolgerà in Piazza Aldo Moro e proseguirà nel vicino Bellavista Club con una tavola rotonda, organizzata dalla rivista specializzata “Puglia & Mare”

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The sporting event has been awarded by the Italian Sailing Federation and by the Association of Class AICW and IWA to the Nautical Institute “Vespucci” as leader a temporary association of nautical clubs. The event coordinator makes the point, anticipating some appointments and notify the website that will provide a detailed program and updates in real time.


PRIMO PIANO

FORMULA WINDSURFING e da “Arfotur”, sul rapporto tra “sport nautici, ambiente e sviluppo turistico del territorio”; sono previsti gli interventi del Professore Cosimo Curto e di altri esperti del settore. Gli spettatori potranno seguire la competizione sia dalla riviera, sia dal mare, per mezzo di imbarcazioni dedicate; sono previsti collegamenti televisivi e radiofonici in diretta a cura dei principali network. Il Bando di Regata (Notice of Race) fissa le regole di gara secondo le norme della FIV a livello nazionale e dall’ISAF a livello mondiale. Il giorno 29 giugno ci sarà un’anteprima con una regata promozionale “long-distance” di omaggio alla “Città Bella” e alle sue

tradizioni popolari, denominata “Trofeo Madonna del Canneto” (la cui antica fiera ricorre proprio il 2 luglio), aperta a tutti i windsurfers; nello stesso giorno alcuni kiters effettueranno uno spettacolare ”kitesurfing show” presso Le Sirenè. Data la rilevanza mondiale della manifestazione, hanno concesso il patrocinio la Regione Puglia, la Provincia di Lecce, il Comune di Gallipoli, il Comitato Provinciale CONI, il Gal Serre Salentine e la Pro-Loco. Nutrita la schiera dei

partner tecnici che affiancano il Comitato organizzatore, tra cui l’asd Scuola di Mare, Mediamorfosi S.C., S. Andrea viaggi, il Gruppo ANMI “E. Perrone”, L’associazione Puglia & Mare,

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la società Gallipoli Boat Party, il Portolano Marina Y., il C. N. Lanternino, la Società Nazionale Salvamento, il Costa del Sud Diving, Gallipoli360, Legambiente, Salento in Barca. Gli enti organizzatori possono contare sulla sponsorizzazione di importanti operatori, tra i quali il main sponsor Camer Petroleum Europa di Giuseppe Greco, ed inoltre Spinelli Caffè, Cantina Calò, De Santis Marmi e lo stesso Caroli Hotels, oltre ad altre rinomate aziende del territorio. Ulteriori informazioni e aggiornamenti sul sito:

www.surfingitalygallipoli.com *Coordinatore dell’evento


Un mondiale che ARRIVA DA LONTANO LA PRIMA REGATA DI TAVOLE A VELA SI TENNE AL MALIBU YACHT CLUB,

The history of windsurfers

IN CALIFORNIA, NEL 1970. VI PARTECIPARONO UNA DECINA DI PERSONE, AMICI

from birth to Malibu in 1970, at the time of peak coinci-

DI HOYLE SCHWEITZER E JIM DRAKE, CHE TRE ANNI PRIMA AVEVANO VARATO LA

ded with the landing of the

PRIMA TAVOLA A VELA E L’AVEVANO BATTEZZATA WINSURFER.

specialties at the Los Angeles

F

Olympics of 1984, the collapse of competition and revival of

u un successo inatteso e in fondo inspiegabile nelle sue dimensioni planeinterest mainly related to Formutarie: in breve tempo, i praticanti divennero milioni e iniziò l’evoluzione tecla Windusrfing, is summarized nologica, che favorì nuovi stili e classi. Nel 1974 fu disputato il primo mondiale in written; in which they are nello Stato di New York, l’anno successivo fu introdotto il freestyle, nel 1977 a mentioned two Italian championBaja Sardinia si svolse il primo mondiale ospitato in Europa. ships that took place in Gallipoli in 1981 and 1996, and two Impossibile ripercorrere tutte le tappe della sua storia, ma merita d’essere cichampions of Salento: Gabriel tato che nel 1984 il windsurfer approdò alle Olimpiadi di Los Angeles. Prima Marsano (first in the slalom in della disaffezione e del crollo agonistico dovuto ad una serie di concause, fra the 1986 Holland Europeans) cui molti ritengono preminente la confusione sulle caratteristiche strutturali and Sonia Greek (third overall delle tavole che non garantivano più alcun confronto alla pari tra i concorin the freestyle in South Africa renti, vanno ricordati i campionati italiani che si svolsero a Gallipoli. Furono, to the World Campionship of secondo le cronache del tempo, quelli che godettero della migliore organizza1987), both coming from Lecce. zione, curata dal locale Circolo della Vela: nel 1981 vi parteciparono ben 180 atleti e nel 1996 fu disputato al largo della spiaggia della Purità. Da ricordare, infine, gli europei del 1986 di Andijk in Olanda e i mondiali del 1987 in Sud Africa. Nel primo caso, il leccese Gabriele Marsano tesserato per il Circolo della Vela di Porto Cesareo, fu primo nello slalom e terzo nella categoria dei pesi medi. L’anno successivo, la leccese Sonia Greco, tesserata del Circolo della Vela di Gallipoli, fu terza assoluta nel freestyle, grazie ad una figura mai vista prima e che sbalordì la giuria: “spaccata” sulla tavola di taglio. La rinascita, che risale ad un paio di lustri addietro, o poco più, è legata soprattutto alla Formula Windsurfing: tavole larghe non più di un metro, con una sola pinna della lunghezza massima di 70 centimetri e superficie velica non superiore a 12,5 metri quadrati, in grado di sfruttare anche condizioni di vento debole. Gallipoli ha ospitato un campionato italiano nel 2011, organizzato dalla Sezione vela dell’istituto “Amerigo Vespucci” con la collaborazione degli altri sodalizi velici cittadini aderenti alla Federazione Italiana Vela. Altre “classi”, comunque, crescono, anche se l’Isaf, la Federazione internazionale sport a vela, ha reso noto che alle olimpiadi di Rio 2016, il winsurfe sarà sostituita dal kitesurf.

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Foto Tonio Perrella

PRIMO PIANO



Porto di Malta

PRIMO PIANO

Mediterraneo: bene pubblico e comune Testo e foto di Maurizio Albahari* Il Mediterraneo é tuo. Tu, che ti occupi di migrazioni, sviluppo e rimesse. Tu, che trovi l’ispirazione in Enea, San Nicola, Maimonide, e Ibn Khaldun. Tu, pescatore che vorresti vendere la barca, ché il gasolio è troppo caro. Studente che hai combattuto Ben Ali, aspirando a connessioni Euro-Mediterranee, e non solo alla connettività digitale. Madre che ancora aspetti una telefonata. Studente Erasmus, con cugini naturali ma non riconosciuti ad Algeri o Adua. Giovane di Asmara, che scruti il mare nero dal lungomare di Tripoli. Bimbo di Latakia, detenuto ad Alessandria. Tu, che getti briciole ai cefali, e tiri fuori una busta di plastica dal mare. Tu che assapori spigole all’olio fruttato e buccia di limone ai piani alti di Londra; che cucini, riscaldi, e costruisci cose in quanto le politiche e le infrastrutture del Mediterraneo ti portano gas e petrolio; che estrai informazioni per tenere il conto dei naufragi; che lotti per restare a galla ad Atene; preoccupato per i Siriani ad Hannover. Tu, che ti sei guadagnato l’ospitalità invernale di Alicante. Che gusti i pastizzi e il tè al latte nel silenzio della Mdina. Tu, ufficiale esausto della Guardia Costiera. Politico assonnato che difendi la missione “militare-umanitaria” nel Mediterraneo, perché è ciò che dovrebbe fare una democrazia.

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La Valletta

PRIMO PIANO

Mare Nostrum: “Il nostro mare.” Non c’è modo di escluderlo da noi. Appartiene a tutti noi, ed a nessuno. Avercelo in comune ci rende “noi.” Riprendiamocelo dal crimine organizzato, dagli inquinatori di massa, da coloro che privatizzano il profitto e socializzano il rischio. Usiamolo come una scusa per sederci intorno ai molti tavoli del dialogo politico, da Strasburgo fino al caffè sul bastione di Otranto. Abbiamo il privilegio, il potere e l’autorità di definire tali discussioni, con i nostri interessi diversi, i nostril voti, le nostre comunità, la nostra conoscenza.Il Mediterraneo rappresenta una frontiera. Ma quello che succede al confine è parte di ciò che succede in Parlamento e nella sfera pubblica. Il Mediterraneo non è il balcone di periferia dal quale guardiani e malintenzionati adocchiano i tesori d’Europa. Nell’era delle reti energetiche transcontinentali, dell’esternalizzazione della produzione, degli accordi bilaterali e della presunta conoscenza in tempo reale la sovranità sta cambiando. E sappiamo che le sfide della migrazione - ma anche del crimine organizzato, della sostenibilità, dell’eccessivo sforzo di pesca, dei diritti umani e della sicurezza nazionale - sono da affrontare sia a livello locale sia a livello transnazionale. Richiedono scelte politiche coraggiose, come sperimentare l’accesso alla richiesta di protezione umanitaria fuori dai confini nazionali; programmare l’opzio-

ne di una migrazione circolare, per chi lo desideri; conformarsi, sempre e comunque, allo stato di diritto, a pratiche di giustizia e ad un’etica d’inclusione plurale. Le camicie di forza del moralismo e del calcolo elettorale non funzioneranno stavolta. Abbiamo bisogno di un progetto trasparente e di più ampio respiro. Il progetto di unificazione europea nacque anche per risolvere gerarchie e disparità interne al continente. Nuove gerarchie e nuove disparità, tra cui quelle di tipo socio-economico e demografico, sono sempre tra noi e all’orizzonte. Richiedono la nostra attenzione. Perciò il progetto europeo è anche il progetto Euromediterraneo. SAR: Search and Rescue, Ricerca e Soccorso. Ma anche Sovereignty as Responsibility, sovranità come responsabilità, mi piace pensare. Finalmente abbiamo l’opportunità di prenderci la responsabilità del Mediterraneo. Il Grande Mare, il Mare di Mezzo, il Nostro Mare: un bene pubblico e comune “tra le terre.” Che ci ricorda come l’Europa sia una terra tra i mari.

The author makes the case for the relevance of the Mediterranean, urging citizens and institutions to take responsibility for “Our Sea” as a public and common good.

*Traduzione del testo pubblicato in inglese dall’International Centre for Migration Policy Development (ICPMD) con sede a Vienna.

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WEEKEND A

Guaceto LA TORRE, L’OASI, LA RISERVA di Maria Cristina Talà

Foto Nunzio Pacella

C’è qualcosa che ruba lo sguardo del viaggiatore sulla costa brindisina, visibile dalla superstrada, tra il verde smeraldo di un mare da sogno, l’azzurro intenso di un cielo primaverile e il rosso della terra del Sud punteggiata di fichi d’india e canne spontanee: è Torre Guaceto che sorge maestosa sulla riva del mare guardiana tra terra e mare dalla notte dei tempi. La sua struttura spigolosa che si erge imponente, a base piramidale, esisteva già dall’epoca degli Orsini Conti di Lecce, nel 1440. La sua posizione, oltre a far parte del sistema difensivo costiero, è intimamente legata ad altre torri interne che costituiscono il nucleo principale del castello di Serranova e della masseria Baccatani e Torre Regina Giovanna. tArmata nel 1509 da un cannone di sei libbre, negli anni 1678-9 faceva parte dei beni della Commenda di Mareggio dell’Ordine di Malta. Divenne oggetto di contesa tra le università di Carovigno e S. Vito nel 1719.

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PRIMO PIANO The natural and marine reserve of Torre Guaceto, managed by WWF, is the destination for a weekend that can connect the beauty of the wetland and the the Mediterranean scrub on the Adriatic coast of Brindisi, with a series of events (ciclotrekking seawatching, diving courses, astronomical observations at night and more) and tasting of biological products and good catch. Until September 7, you can visit the outdoor museum, since the area receives 40 works and installations on the theme of nature created by 16 artists from Puglia.

La torre si trova all’interno della riserva marina e naturale omonima che protegge il litorale, la macchia mediterranea e la zona umida. dal 2000 la riserva si è dotata di un consorzio di gestione composto dai comuni di brindisi, carovigno e dal wwf. Esperienze meravigliose possono essere vissute all’interno del parco come trovare nella sabbia le uova di fratino, uccello di piccole dimensioni, che fa il nido nelle depressioni della sabbia e lo mimetizza con conchiglie e foglie di posidonia, oppure imbattersi in una beccaccia di mare, dal lungo e colorato becco La cooperativa Thalassia gestisce tutta una serie di servizi turistici all’interno dell’area protetta che vanno dalle visite guidate per le scolaresche ai percorsi di ciclotrekking, dal museo interno al “trenino del mare”, alle immersioni e corsi per subacquei, dal seawatching, cioè le immersioni in apnea allo scopo di osservare e fotografare il fondale, al trekking, ai corsi di vela.Particolare esperienza è il “museo sotto le stelle”, notturna osservazione astronomica cui si associa un laboratorio di costruzione di strumenti astronomici scientificamente vali-

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di con l’utilizzo di materiali facilmente reperibili. Ad essa si aggiunge “le valigie dei fili invisibili”, altra passeggiata notturna nella riserva, stavolta accompagnati dalla poesia. Non sfuggirà agli amanti del buon cibo la possibilità di assaporare i prodotti biologici promossi da Slow Food tra i quali il pomodoro fiaschetto prodotto dalla “Comunità del cibo biologico di Torre Guaceto”. La coltivazione di questo particolare pomodoro a ridosso della zona costiera e l’impiego di acqua salmastra prelevata dai pozzi in superficie, conferiscono al prodotto il tipico sapore acidulo-salmastro. Dopo la raccolta, il pomodoro veniva fatto maturare su graticci di canne all’ombra per abbassare il suo grado di acidità. Nella coltivazione del Fiaschetto si fondono elementi sociali e religiosi che lo rendono ancora più affascinante; infatti il suo trapianto avveniva nel giorno di san Giuseppe, mentre il 13 giugno, giorno di sant’Antonio, si iniziava la raccolta cui partecipava tutta la famiglia, come è costume in tutta la regione, in una “catena di montaggio” che dal campo alla preparazione della conserva impiegava un giorno, al massimo due. Non può sfuggire alle buone forchette neanche il pescato della “Comunità dei pescatori” che dal 2002 riunisce 7 pescatori che utilizzano esclusivamente reti a ma-

Mostra d'arte a torre guaceto C’è tempo fino al 7 settembre per visitare il museo a cielo aperto d’arte contemporanea in cui si trasformano quest’estate la Riserva naturale di Torre Guaceto e il Castello Dentice di Frasso di Carovigno (Brindisi). Curata dalla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a mare e realizzata in collaborazione con il Comune di Carovigno, Consorzio di Torre Guaceto e Regione Puglia, la mostra raccoglie 40 opere di 16 artisti pugliesi, che hanno realizzato 40 opere e installazioni sul tema della natura. Si tratta di Dario Agrimi, Miki Carone, Daniela Corbascio, Claudio Cusatelli, Guillermina De Gennaro, Giulio De Mitri, Raffaele Fiorella, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Iginio Iurilli, Christian Loretti, Pierpaolo Miccolis, Giampiero Milella, Massimo Ruiu, Francesco Schiavulli, Tarshito.

glie larghe e in questo modo l’area ha visto incrementare la popolazione ittica del 400 per cento, un caso diventato di interesse mondiale che ha attratto studiosi sino dalla California. È possibile attenderli sul porticciolo e acquistare direttamente il pesce da cuocere alla brace sulla stessa spiaggia. Per info: 0831/989885 - 331/4038698, mail: info@cooperativathalassia.it


PROFILI MARINARI

Il nostro direttore ha intervistato VITO VERGINE

L’uomo delle MALDIVE

Empatico, ma guardandolo con i piedi sulla terra. Credo possa definirsi così il mio rapporto con il mare, elemento che potrei dire mi fa quasi paura, perché quando non ho punti d’appoggio mi sento debole, e il mare certo no ne offre. Anche d’inverno, seguo con interesse i fenomeni meteomarini che talvolta sono davvero da paura, li fotografo, li posto su facebook, ma, ripeto, il mare mi piace soprattutto osservarlo

Incontriamo Vito Vergine in quello che può definirsi il suo regno, lo stabilimento balneare “Le Maldive del Salento”, adagiato sul litorale jonico di Pescoluse di Salve, poco lontano dal Capo di Santa Maria di Leuca: una distesa di mare e di sabbia bianca, con il valore aggiunto del cordone dunale e della relativa vegetazione perfettamente conservate. Proprio di Leuca, peraltro, erano i giovani che, alla fine degli Anni ’90, frequentavano la spiaggia, al limite dell’accessibilità via terra, e le avevano scherzosamente dato il nome di Maldive. Vito Vergine ebbe l’idea di fornire agli ospiti i servizi indispensabili per la fruizione, a cominciare - era il 1991 - da un parcheggio che realizzò in un’area privata messagli a disposizione dai proprietari.

Nel 2000 cominciò ad aggiungere una piccola struttura d’accoglienza, che nel 2006 divenne uno stabilimento balneare, da allora sempre in divenire, ma in costanza del rigoroso rispetto di un principio: la salvaguardia della natura. In conseguenza, cabine, docce, chioschi, tutto ciò è stato realizzato alle spalle delle dune, il verde è stato valorizzato oltre che potenziato, così che gli ospiti possono non

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solo godere di mare e sabbia, ma anche ammirare piante e fiori che variano con lo scorrere delle settimane, a cominciare dal giglio bianco delle dune. Tanta attenzione all’ambiente e ai servizi, nasceva da un’esperienza.

“S

ono stato, giovanissimo, presidente della Pro Loco di Salve e poi presidente provinciale dell’Unpli per un decennio”, dice, “e


PRIMO PIANO

ho supportato Angelo Lazzari nella presidenza regionale. Ho avuto così occasione di conoscere realtà del Trentino o dell’Emila Romagna che funzionavano e ho fatto tesoro prima della loro decennale esperienza, poi delle esigenze degli ospiti”.

Un bagaglio di conoscenze che dalla fine dello scorso anno può valorizzare anche come presidente provinciale del Sib, il Sindacato italiano balneari di Confcommercio. In tale veste, gli chiediamo di fare sinteticamente il punto sulle esigenze della categoria, a cominciare dal drammatico problema dell’erosione di coste e arenili.

“L

’esperienza mi ha insegnato che circa i problemi dell’erosione, hanno ragione tecnici come il professore Paolo Sansò (dell’Osservatorio di chimica, fisica e geologia ambientali del Dipartimento di scienza dei materiali dell’Università del Salento, n.d.r.) i quali ritengono che, senza bisogno di grandi opere che richiedono grandi appalti, sia necessario favorire il libero corso della natura, lasciare che il vento e le correnti marine abbiano opportunità e tempo di attuare i cambiamenti, che sono sempre ciclici, senza ostacolarli”.

Un’ultima curiosità: Cosa fa Vito Vergine d’inverno, oltre a monitorare continuamente la spiaggia, non fosse altro che per liberarla dai rifiuti portati dal mare, appena il mare stesso lo consente?

“L ture precarie sulle zone demaniali. Il Tar ha compreso che montaggi e smontaggi annuali comportano maggiori rischi di danni ambientali, ma la Soprintendenza invoca una normativa in merito.Poi occorre armonizzare i criteri di valutazione dei canoni demaniali, troppo bassi su aree libere da strutture. Canoni più equi, possono diventare un motivo in più per essere tutelati anche in sede di rinnovo delle concessioni: le ventilate aste pubbliche esporrebbero le aziende al rischio di offerte folli, con grave pregiudizio per coloro che hanno ideato e realizzato le strutture, assumendosi grandi rischi d’impresa, e si ritroverebbero fuori dai lidi”.

’altro pezzo di cuore è nell’azienda agricola di famiglia, dove produciamo frutta di vario tipo, dalle more, ai fichidindia, alle mele di montagna”. Chissà perché, non ci meraviglia, quando dice che tutta la produzione è rigorosamente biologica: per una persona che, come lui, rispetta la natura e ama il mare, sia pure guardandolo con i piedi ben piantati per terra, non poteva essere diversamente.

The interview with the president of the Union of Italian province of Lecce beach resorts, owner of the beach called “The Maldives of Salento”, points out that the success of a tourist settlement can not be separated from the strict observance of the principle of preservation of nature.

Altri problemi?

“È

urgente il cambiamento della normativa statale che consenta di conservare le strut-

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OSSERVATORIO EUROPEO

SEAFOOD BRUSSELS Focus della Commissione Europea sull’acquacoltura di Paolo Casalino

O

ltre 1600 espositori, buyers e seller provenienti da circa 140 paesi: sono questi I numeri di Seafood Expo Global il più grande evento al Mondo nel settore del commercio di prodotti ittici che si è tenuto anche quest’anno a Bruxelles nel parco esposizioni di Heyel dal 6 all’8 maggio. L’evento per eccellenza nel settore del seafood giunge così alla sua settima edizione. Anche la Commissione europea ha partecipato all’evento con un proprio stand(padiglione 7, stand 1411) dove i membri del pubblico e la stampa hanno avuto l’opportunità di incontrare esperti del settore e discutere dei tanti argomenti che riguardano pesca e affari marittimi. La Commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca, Maria Damanaki, ha voluto manifestare il proprio supporto agli acquacoltori europei dichiarando: “l’acquacoltura è sana e può contribuire alla riduzione della pesca eccessiva e alla protezione degli stock di pesce selvatico”. La Commissione ha infatti lan-

ciato una iniziativa denominata “INSEPARABILI”per promuovere prodotti ittici sostenibili e per descrivere le caratteristiche specifiche dell’acquacoltura-itticocultura europea. “Con l’aumento della popolazione mondiale, dichiara la Damanaki, aumenta anche la domanda di pesce. Senza acquacoltura non avremmo pesce a sufficienza da mangiare e la sostenibilità a lungo termine dei nostri stock ittici selvatici sarebbe a rischio. Freschi, locali e sani, i prodotti ittici allevati nell’UE soddisfano la richiesta di standard elevati provenienti dai consumatori e hanno un gusto squisito”. L’Unione europea continua a sostenere tale settore focalizzando l’attenzione sul miglioramento dell’accesso allo spazio e all’acqua, sul mantenimento degli standard sanitari e ambientali a tutela dei consumatori, sulla riduzione degli oneri amministrativi per garantire la competitività delle stesse imprese. È previsto inoltre l’avviamento di un progetto scolastico gestito dall’UE al fine di infondere maggiore consapevolezza circa i benefici di una alimentazio-

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ne ricca di pesci d’allevamento. Il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca metterà a disposizione misure di sostegno finanziario e verranno finanziate anche attività di ricerca per facilitare lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura europea. Del resto, il settore dell’acquacoltura non sembra conoscere crisi: più di 80.000 persone sono già direttamente impiegate in tal settore a livello europeo e si prevede che questa cifra aumenterà costantemente. L’Unione europea importa al momento il 68% dei prodotti ittici destinati al consumo, mentre solo il 10% di quanto consuma è allevato sul proprio territorio: l’obiettivo è pertanto allevare localmente maggiori quantità di pesce al fine di ridurre la dipendenza europea dalle importazioni estere e favorire l’accesso a prodotti freschissimi. La metà della produzione UE è costituita da molluschi come mitili, ostriche assieme a pesci marini e pesci di acqua dolce.


PRIMO PIANO

The European Commission, has partecipated to the Seefood Expo Global, in order to to promote sustainable seafood products and to describe the specific characteristics of European aquaculture-fish farming. This event, held in Bruxelles, is the largest event in the world in the field of trade in fisheries products. The brief report of the Director of the Brussels Office of the Apulia Region mentions the pavilion “Fish & Italy” which has made use of the presence of two excellent cooks, such as the Italian Gianfranco Visscher and the British Kevin MacGillivray.

Quale è stato il ruolo giocato dall’Italia durante i giorni del Seafood? Il padiglione italiano “Fish & Italy”si è dimostrato anche quest’anno molto variegato,, forte di ben 49 aziende appartenenti a 13 regioni (Emilia-Romagna, Marche, Lombardia, Piemonte,

Veneto, Toscana, Calabria, Lazio, Puglia, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Campania, Abruzzo). Queste aziende hanno avuto la possibilita’ di proporre i propri prodotti su una superficie espositiva di circa 750 metri quadri inclusa l’area dedicata alla degustazione dei

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prodotti. Da non dimenticare la presenza di un illustre italiano: il nostrano Gianfranco Vissani, cuoco d’eccellenza, si è affiancato al britannico Kevin MacGillivray durante le giornate dell’evento e ha sbalordito, come era facilmente prevedibile, giornalisti e presenti.


La pesca professionale e la figura dell’imprenditore ittico tra normativa

nazionale e comunitaria di Salvatore De Michele*

L

a pesca professionale in quanto attività economica organizzata attiene all’esercizio dell’impresa di pesca e ne costituisce l’oggetto. Si riferisce alla “ricerca e cattura in ambienti marini o salmastri o di acqua dolce, di organismi marini acquatici viventi” e “alla cala, alla posa, al traino e al recupero di un attrezzo da pesca, al trasferimento a bordo delle catture, al trasbordo, alla conservazione, alla trasformazione a bordo, al trasferimento, alla messa in gabbia, all’ingrasso e allo sbarco di pesci e prodotti della pesca”. È una definizione, conforme alla normativa comunitaria e nazionale, che abbraccia la cattura di organismi acquatici viventi e tutto ciò che intorno ad essa si sviluppa, per cui anche l’ingrasso in gabbia dei tonni costituisce una forma di pesca professionale, come pure il trasferimento del pescato con navi appositamente attrezzate ed ogni altra attività comunque collegata alla cattura. Sono da includere anche le cosiddette “attività connesse alla pesca professionale purché non prevalenti rispetto a queste ed effettuate dall’imprenditore ittico mediante l’utilizzo di prodotti provenienti in prevalenza dalla propria attività di pesca ovvero di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nella impresa ittica”. Il riferimento è a pesca turismo, attività di ospitalità, ricreative, didattiche, culturali e di servizi finalizzate alla corretta

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fruizione degli ecosistemi acquatici e alla valorizzazione degli aspetti socio-culturali mediante l’utilizzo di beni dell’impresa di pesca. La commercializzazione diretta dei prodotti ittici e l’attuazione di gestione attiva finalizzata all’uso sostenibile degli ecosistemi acquatici ed alla tutela dell’ambiente costiero sono anche indicate come attività connesse. Colui che esercita professionalmente, in forma singola,associata o societaria, l’attività di pesca professionale e le relative attive connesse, è l’imprenditore ittico.

Professional fishing is not just the capture of living aquatic organisms, handling of fish products, on-board processing, aquaculture is even fishing tourism, use of aquatic ecosystems and everything to the European legislation connects to the related activities. The topic is treated with reference to the limitations imposed by the EU to achieve the goal of “sustainable fishing”.

Foto Roberto Perrella

PRIMO PIANO


PRIMO PIANO

In tal senso, le cooperative di imprenditori ittici ed i loro consorzi, quando utilizzano prevalentemente prodotti dei soci e servizi diretti allo svolgimento della pesca professionale e attività connesse, sono considerate imprenditori ittici. Non vi è dubbio quindi che anche le cooperative operanti nel settore della piccola pesca esercitata con pescherecci di stazza lorda inferiore alle 10 tonnellate, numerosi nella marineria di Gallipoli, assumono la figura di imprenditori ittici.

A similitudine di quanto previsto nel settore agricolo, è stata definita anche la figura del “giovane imprenditore ittico“ riferita ai titolari d’impresa ittica d’età non superiore a 40 anni. Anche l’acquacoltore che svolge professionalmente un’attività economica organizzata in acque dolci, salmastre o marine, diretta all’allevamento o alla coltura di organismi acquatici attraverso la cura e lo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase di esso, è imprenditore ittico. L’indagine sulla natura dell’attività svolta non basta, però, a definire la figura dell’imprenditore ittico. È richiesto infatti un altro elemento: la licenza senza la quale non è possibile esercitare la pesca. Il suo rilascio è subordinato alla disponibilità delle risorse, non potendosi aumentare la capacità di pesca esistente in termini di numero di pescherecci già in esercizio e quindi muniti di licenza di pesca. Ne consegue che la pesca professionale non è libera, ma soggetta a limitazioni finalizzate al raggiungimento degli obbiettivi comuni della pesca concordati in sede UE alla base dei quali sta il concetto della “pesca sostenibile“. *Le note su estese trovano riscontro nel decreto legislativo 9 gennaio 2012, n.4 che, che facendo riferimento alla vasta produzione regolamentare della UE sull’argomento, ha stabilito “misure per il riordino della normativa in materia di pesca“ prevedendo anche sanzioni penali ed amministrative.

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NEWS

Il “Vittorio Veneto” diventerà museo navale a Trieste............................................................................................................46

La macroregione “Adrionica”............................................................................................................................................................................46

Conoscere il “tempo del mare”........................................................................................................................................................................47

La nuova Commissione generale pesca..................................................................................................................................................47

SPORTA

Maria Cristina Talà | Le Sirenè - La cucina che segue le stagioni..............................................................................50

Strade Golose.......................................................................................................................................................................................................................52

Radici del Sud premia le antiche radici del Doxi........................................................................................................................53

PAnorama La musa | Maria Teresa Pano | Il mare nei versi di Nicola De Donno............................................................54

Capitani di mare | Augusto Benemeglio | Luigi Rizzo, l’eroe dei MAS................................................56

CIAk | Welcome di Philippe Lioret .........................................................................................................................................................57

IL CAVALLETTO - IL MOUSE . ....................................................................................................................................................................58

I CLICK | di Francesco e Roberta Rastrelli . ...................................................................................................................................59

L'AVVOCATO | Rodolfo Barsi | La proroga delle concessioni demaniali marittime ......................60

IL TAGLIACARTE | Il rilancio della nautica...................................................................................................................................61

musiche dal mediterraneo | Enrico Tricarico | Fabrizio De Andrè ..............................................62

VELE & SCIE Valeria Congedo | Surfcasting: Salento d’oro..................................................................................................................................63 Senza vento in poppa... - XXIX Brindisi Corfù..............................................................................................................................63

MARIA TERESA PANO Docente di materie letterarie dottoranda in letteratura italiana contemporanea

AUGUSTO BENEMEGLIO Scrittore e poeta, ufficiale emerito del Corpo della capitanerie di porto

Francesco e ROBERTA RASTRELLI L’ arte di fotografare

RODOLFO BARSI Avvocato esperto in diritto demaniale

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ENRICO TRICARICO Pianista, compositore e direttore d’orchestra

VALERIA CONGEDO Appassionata di mare e presidente Wave Trotter


NEWS

L’incrociatore lascerà l’ormeggio tarantino

IL “VITTORIO VENETO” DIVENTERÀ MUSEO NAVALE A TRIESTE Negli anni scorsi, Taranto aveva lanciato la propria candidatura a trattenere in Mar Piccolo il “Vittorio Venero”, incrociatore portaelicotteri dismesso dalla Marina Militare nel 2005 dopo 40 anni di servizio, per trasformarlo in museo storico galleggiante dedicato proprio alla Marina Militare. La città non riuscì, però, a fornire le garanzie finanziarie richieste dallo Stato Maggiore per dare il via all’iniziativa di trasformare in spazi espositivi le strutture dell’ex-ammiraglia della flotta navale militare, che è sempre stata di stanza a Taranto. Ci sarebbe invece riuscita un’associazione friulana, che si propone di trasferire la nave a Trieste. Non risultano esservi notizie ufficiali in merito, ma è certo che il trasferimento da Taranto a Triste è impresa tutt’altro che facile, considerato che l’incrociatore non potrà disporre del proprio apparato motore e, prima di potere essere rimorchiato, dovrà essere messo in sicurezza.

La macroregione “Adrionica” “Pensare adrionico” e cogliere con la macroregione adriatico-ionica “le migliori potenzialità di quest’area” nel suo insieme. È l’invito lanciato alla fine della Conferenza europea ad Atene che nello scorso febbraio ha fatto il punto, fra gli otto Paesi coinvolti, del percorso che dovrebbe portare entro il 2014 al varo definitivo della strategia per la macro-regione. A formularlo Charlina Vitcheva, direttore generale per le politiche regionali, che ha tirato le fila dei lavori aperti dal premier greco Samaras e dai ministri o viceministri degli esteri di Grecia, Italia, Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Albania e Bosnia Herzegovina, oltre che dai commissari europei Johannes Hahn e Maria Damanaki. La Conferenza si è incentrata sui quattro pilastri della strategia adriatico-ionica: innovazione e crescita nell’ambito marittimo e della pesca; infrastrutture comuni in particolare nel campo dei trasporti e dell’energia, ambiente e turismo. Ma si è parlato anche di ‘capacity building’, comunicazione, ricerca e piccole e medie imprese. Ma vi è anche un’altra implicazione nella strategia per la macroregione, che è quella di favorire l’integrazione in Europa dei Paesi che ancora non ne fanno parte: Serbia e Montenegro, già entrati nel processo; Albania, che punta alla candidatura proprio entro il 2014; e Bosnia Herzegovina. (Tratto da una nota di Luciana Borsatti su Europuglia.it, il portale di promozione delle attività e dei progetti del Servizio Mediterraneo della Regione Puglia).

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NEWS

Conoscere il “tempo del mare” Si chiama “Tessa”, Tecnologie per la cognizione dell’ambiente a mare, il progetto mirato alla produzione di servizi che possano migliorare la conoscenza delle condizioni meteo marine e, di conseguenza, offrire strumenti per la sicurezza di chi si trova a navigare in mare e per una corretta gestione dell’ambiente marino. È un esempio di come ricerca scientifica e mondo dell’industria possano collaborare con l’obiettivo di mettere insieme le proprie competenze e il proprio lavoro per produrre innovazione, atteso che coinvolge scienziati ed esperti attraverso la collaborazione tra il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, l’Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr e la società Links management and technology di Lecce. Da tale collaborazione, stanno nascendo servizi caratterizzati dall’elevato grado di innovazione tecnologica e fruibili in tempo reale, a disposizione di utenti, le cui attività hanno a che fare con la navigazione e il mare e che vanno dalla guardia costiera ai responsabili di attività mercantili e turistiche, fino agli appassionati di vela e di nautica interessati ad avere informazioni precise ed in tempo reale durante le loro attività di navigazione. Non si tratta solo di previsioni meteo marine, ovviamente. Per fare qualche esempio, agli utenti saranno fornite informazioni utili anche sulla rotta più sicura da seguire in determinate circostanze e condizioni meteo-marine, sulla previsione dello spostamento di macchie di idrocarburi in conseguenza di uno sversamento o sulla ricerca di corpi in mare.

RUOLO DI GUIDA INTERNAZIONALE DELLA PESCA PER LA NUOVA COMMISSIONE GENERALE La Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo sarà completamente riformata. Lo hanno deciso gli Stati bagnati dal Mare Nostrum e dal Mar Nero, oltre a quelli dell’Unione Europea allo scopo di dare un nuovo impulso all’organismo comune, renderlo più tecnico e professionale e difendere la pesca sostenibile, creando una reale parità di trattamenti nei confronti dei pescatori in tutto il bacino. L’accordo è stato fortemente sostenuto dall’Italia. Da molti anni, infatti, regole ritenute troppo severe vincolano i Paesi membri dell’Ue a salvaguardia delle risorse ittiche mediterranee, ma vi sono Paesi terzi, come il Giappone, che attingono a quelle risorse, ma non solo non sono sottoposti alle medesime regole, ma vanificano i risultati che dovrebbero conseguirsi con i sacrifici dei pescatori residenti. L’accordo per la riforma, alla cui definizione ha collaborato anche la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, è stato sottoscritto anche dal Giappone e dai Paesi che si affacciano sul Mar Nero – Ucraina, Russa e Georgia – in qualità di osservatori, ma che parteciperanno a pieno titolo ai lavori della Commissione.

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NEWS

Un Sogno Mediterraneo che diventa realtà A Mediterranean dream come true “ Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”

Pubbliredazionale

“The journey is a kind of doorway through which you exit from reality and penetrate an unexplored reality that seems like a dream” Guy De Maupassant

Sogno e viaggio, due immagini spesso associate. Il sogno di Domenico Modugno e il viaggio nel blu dipinto di blu, il sogno di Alice e il suo viaggio alla scoperta del paese delle meraviglie raccontato da Lewis Carroll, sono due celebri esempi di vicinanza tra le due parole e i loro significati. Il brand CDSHotels le riprende e le fa sue come valori fondamentali della propria offerta. La catena di Resort e villaggi quattro stelle, nata dall’esperienza ventennale di professionisti del settore dell’ospitalità è oggi un punto di riferimento per i viaggiatori che scelgono la Puglia per la propria vacanza o per il proprio viaggio d’affari. I Resort, situati in alcune tra le più attrattive località pugliesi che si affacciano sul Mediterraneo, sono luoghi in cui viaggiatori di tutto il mondo possono vivere una vacanza da sogno fatta di mare cristallino, natura, relax, divertimento e scoperta delle tradizioni culturali ed enogastronomiche della regione che è stata definita da National Geographic e Lonely Planet come una delle dieci mete da visitare al mondo.

Tra spiagge di sabbia bianca e distese di ulivi secolari sorge il Costa del Salento Village, il primo villaggio del gruppo (per anni di attività) che nel tempo si è fatto apprezzare da famiglie di tutta Italia e non solo per la sua splendida spiaggia privata e attrezzata, caratterizzata da sabbia bianca fine e mare cristallino, ma anche per la gustosa cucina di Salvatore Preite, chef di lunga esperienza, e la posizione privilegiata che vede il Costa del Salento Village collocarsi nel cuore del Salento a breve distanza da location di richiamo come Gallipoli, Lecce e Santa Maria di Leuca.

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A due passi dalla riserva naturale di Torre Guaceto - una delle ambientazioni paradisiache scelte da Ferzan Özpetek per il suo ultimo film “Allac-

ciate le cinture” - è situato il Riva Marina Resort. Quasi autonomo dal punto di vista energetico e immerso nel verde, garantisce il massimo del comfort ai propri Ospiti con le sue camere e suite con arredi moderni fornite di docce idromassaggio. Ampie aree verdi, una piscina lagunare, grandi impianti sportivi, eccellente cucina che prende spunto dalla tradizione locale e un centro benessere tra i più emozionali ed eleganti del territorio sono alcune delle peculiarità che rendono il Riva Marina Resort la location ideale per una vacanza in Puglia. A soli 4 Km dal centro di Polignano a Mare, una delle location più esclusive della Puglia, si trova il Pietrablu Resort & SPA. La maggior parte delle suite e delle camere si affacciano sul mare


limpido e cristallino che accarezza dolcemente la costa che delimita il Resort. Con la sua Formula All Inclusive è possibile godere liberamente di tutto ciò che il Resort mette a disposizione, ritrovare l’armonia con il proprio corpo nel centro benessere, gustare a tutte le ore piatti prelibati, assaporare la tradizione locale e coccolarsi con la pasticceria e i cocktail preparati da mani esperte, il tutto con il dolce suono del mare a fare da sottofondo.

stal clear sea, nature, relaxation, fun and the discovery of cultural and gastronomical traditions of the region. National Geographic and Lonely Planet have defined the region as one of the ten best places to visit in the world.

in the country make Riva Marina Resort the ideal place for a holiday in Puglia.

Costa del Salento Village is situated on the coast with its sandy white beaches and endless olive groves. It was the first Resort of the group and through years of business it has been appreciated by families from all over Italy and abroad for its beautiful private beach and facilities, characterized by fine white sand and blue sea, but also for its exceptional cuisine of the experienced chef Salvatore Preite. Costa del Salento Village has a privileged position in the heart of Salento and a brief distance from fabulous destinations such as Gallipoli, Lecce and Santa Maria di Leuca.

Most of the suites and rooms overlook the crystal clear water that gently caresses the coastline which surrounds the resort. With its “All Inclusive Package” you can freely enjoy everything that the Resort has to offer, restore your energy in the Wellness Centre, enjoy delicious meals at any time of the day, taste the traditional local dishes and pamper yourself with pastries and cocktails prepared by expert hands. All this with the gentle sound of the sea as background.

Just 4 miles from the centre of Polignano a Mare, lies Pietrablu Resort & SPA one of the most exclusive destinations in Puglia.

I Resort si avvalgono della collaborazione di animatori professionisti che propongono attività dedicate alle diverse richieste degli Ospiti. Un occhio di riguardo viene dedicato inoltre alle esigenze di bimbi e ragazzi che in compagnia degli staff di Mini Club e Junior Club potranno conoscere nuovi compagni di giochi e divertirsi in sicurezza rimanendo a stretto contatto con la natura. I Resort, gioielli incastonati in località che sempre più si stanno facendo apprezzare sul panorama turistico internazionale, costituiscono la scelta preferenziale per chi vuole godere della Puglia con i suoi tanti tesori e vivere finalmente il “Sogno Mediterraneo”. Dreams and travelling are often associated. In his famous song “Volare” Domenico Modugno’s dream and his journey into “The blue painted blue”, Alice’s dream and her journey into Wonderland as told by Lewis Carroll, are two famous examples of the affinity of the two words and their meanings. CDSHotels recalls this idea and makes it one of its fundamental values. The chain of four star Resorts and Villages, with twenty years of experience in the hospitality industry is now a point of reference for travellers who choose Puglia for their holiday destination or for their business trip. In the Resorts, located in some of the most attractive spots in Puglia on the Mediterranean sea, visitors from around the world can live a dream holiday combining cry-

Riva Marina Resort is very close to the Nature Reserve of Torre Guaceto a heavenly setting chosen by Ferzan Ozpetek for his latest film “Allacciate le Cinture”. Immersed in the countryside and using alternative energy, its rooms and suites equipped with modern furniture and hydro-massage showers guarantee maximum comfort to its Guests. Large green areas, a lagoon pool, large sports facilities, excellent cuisine inspired by local traditions and one of the most elegant and exciting Wellness Centres

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The Resorts have professional entertainers that offer various activities to satisfy all Guests. Children and teenagers are particularly important to us and in the company of the Staff at the Mini Club and Junior Club they will enjoy themselves and make new friends in a safe environment in gardens. The Resorts like jewels set in beautiful locations are becoming more and more appreciated by international tourists and are the best choice for those who want to enjoy Puglia with its many treasures and finally live the “The Mediterranean Dream.”


SPORTA

AL MERCATO DELLE GOLOSITÀ CON...

La Sporta di Maria Cristina Talà

C’è un angolo di paradiso sul litorale sud della Città Bella: è l’ecoresort Le Sirenè che si staglia maestoso sulla costa ionica, luogo d’incanto che permette di assaporare una cucina d’eccezione preparata con i migliori ingredienti tradizionali, rivisitati in chiave moderna e raffinata dallo chef Onofrio Terrafino, segnalato dalla prestigiosa guida Eurotoques, che riunisce i migliori 104 cuochi italiani da Gualtiero Marchesi in avanti. «Per tutta la vita sono stato in giro per il mondo – afferma lo chef – per promuovere la cucina italiana a Mosca, Parigi, Londra, Munbay, in India, la mia filosofia è utilizzare prodotti freschi del territorio seguendo le stagioni». Terrafino fu nominato, nel 2005, “ambasciatore della cucina italiana in India” durante l’“Italian food festival”, presso le Oberoy Towers.

I nostri piatti

SCAMPI IN AGRODOLCE CON FONDUTA DI MELANZANE

MEDAGLIONI DI PESCATRICE CON POMODORINI DI MORCIANO

Meravigliosi scampi del Mediterraneo adagiati su una delicatissima fonduta di melanzane, riccioli di melanzana fritta e una spolverata di erbette

Un piatto sopraffino da abbinare ai prodotti della “Dispensa di Caroli” e il vino bianco del salento. Da gustare sulla terrazza vista mare, toglie il fiato

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SPORTA

HOTEL LE SIRENÈ

ZUPPA DI PESCE ALLA GALLIPOLINA CON CROSTINI DI PANE DI GRANO Presso Le Sirenè, lo chef Onofrio Terracino sa sorprendere i suoi clienti con presentazioni estremamente raffinate di piatti tradizionali, ma non per questo semplici. Gli ingredienti della zuppa di pesce sono diversi a seconda della disponibilità “in paranza”, tuttavia freschissimi, appena usciti dal mare, da gustare in riva al mare. Il pane di grano è della migliore qualità acquistato nei forni gallipolini e dell’interland. La cottura è leggera, senza eccedere nei grassi, pur conservando aromi speziati e profumi del Mediterraneo. Oltre alla selezionata clientela dell’hotel, questi piatti possono essere gustati su prenotazione e per cerimonie e banchetti.

PAPPARDELLE DI GRANO ARSO CON VONGOLE VERACI

BAVARESE DI FICHI D’INDIA CON MOUSSE DI KAKI DI SCORRANO niente può eguagliare questo dolce che riunisce i sapori di kaki e fichi d’india abbinati, a fine pasto, ai liquori e alle confetture della “Dispensa di Caroli”

pasta fatta in casa secondo le più antiche ricette alentine, cui si abbinano le vongole appena pescate

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foto: Archivio Caroli Hotels

E del 1976 l’acquisizione ed il completamento del Complesso alberghiero Le Sirenuse di Gallipoli da parte della famiglia Caroli che dal 1965 a Santa Maria di Leuca gestisce l’Hotel Terminal. Attilio Caroli, originario di Taurisano centro agricolo del Capo di Leuca, e Gilda Nuzzolese maestra, di scuola che dalla natia Bari si era trasferita a Taurisano per insegnare agli allievi delle elementari, erano nuovi arrivati nel mondo dell’ospitalità alberghiera; con il padre Cosimo ed i fratelli, Attilio seguiva l’azienda agricola di famiglia che, oltre al commercio di vini ed olio del Salento, era nota per la raccolta dei fichi secchi che venivano utilizzati dalle aziende di trasformazione per produrre distillati e surrogati di caffè, esportati sin nel mercato austriaco. Sostenuti dalla figlia Maria Domenica e dal genero Mario, medico chirurgo prestato all’arte alberghiera, l’espansione prosegue con impegno e presenza costante. Con l’arrivo della terza generazione della famiglia Caroli-Caputo e l’acquisizione di nuove strutture ricettive a Gallipoli, il Joli Park Hotel ed il Bellavista Club, ed a Santa Maria di Leuca, Villa La Meridiana, nasce la Caroli Hotels, che oggi affianca alla gestione di oltre mille posti letto la commercializzazione con il marchio Caroli House & Boat di immobili di pregio in Puglia e charter in barca a vela e con La Dispensa di Caroli promuove le prelibatezze enogastronomiche salentine, riprendendo la tradizione di famiglia, in un felice connubio fichi-hotellerie. Ed ora con la quarta generazione si festeggiano i cinquant’anni di attività nel 2016, verso nuove sfide.


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Dal 19 al 21 luglio, un atteso ritorno a Gallipoli

SAPERI E SAPORI D’UNA TERRA TRA DUE MARI Le eccellenze salentine nei settori della produzione enologica, agricola, olearia, da forno e di pasticceria, della lavorazione ittica, dei derivati dell’allevamento e più in generale della gastronomia che beneficia del valore aggiunto dei sentori propri di una “terra fra due mari”, saranno in vetrina a Gallipoli.Ritorna infatti, dal 19 al 21 luglio, “Strade Golose”, la manifestazione enogastronomica principe dell’estate gallipolina, forte del consenso consolidato in forza di tre elementi, per limitarsi ai principali: selezione dell’offerta, serietà organizzativa e qualità degli allestimenti; elementi che hanno comune denominatore in

“MEDIAMORFOSI – STRATEGIE DI COMUNICAZIONE”, AZIENDA IDEATRICE E CURATRICE DELL’EVENTO.

Location solita, il tratto del Corso Roma compreso fra piazza Tellini e Piazza Carducci, che ospiterà laboratori di cucina, di arti e di mestieri: quanto serve per svelare almeno una piccola parte di quel patrimonio che ha imposto il Salento come capitale dell’accoglienza. I dettagli dell’evento potranno essere acquisiti in tempo reale sullo specifico sito internet, ma ci sono alcune peculiarità del programma che meritano d’essere anticipate. Innanzitutto, la collaborazione con il GAL - Gruppo di Azione Locale “Serre Salentine”, che nell’ambito del Progetto di cooperazione interterritoriale “Penisole d’Italia”, organizza la manifestazione “Penisole d’Italia in Piazza”. È previsto lo svolgimento di un workshop tematico dal titolo “Le reti d’impresa interterritoriali tra Puglia e Basilicata: un possibile modello di crescita del territorio?”, corredato dalla mostra mercato che vedrà la partecipazione dei produttori di prodotti tipici e di qualità dei comprensori GAL partners del progetto, con annes-

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se attività di animazione come una mostra fotografica sulla storia e sulla produzione dell’olio d’oliva ed uno spettacolo teatrale sull’olio di oliva. Lo scopo della manifestazione è quello di fare dialogare gli amministratori locali e istituzionali, gli operatori economici e i rappresentanti dei GAL partecipanti per giungere all’individuazione di possibili accordi inerenti scambi sia di produzioni locali, sia di offerte di soggiorno e di servizi offerti dalle aziende agricole sociali e didattiche. Inoltre, la proiezione di diapositive affatto originali che nascono dalla collaborazione


SPORTA

RADICI DEL SUD PREMIA LE ANTICHE RADICI DEL DOXI Un nuovo riconoscimento è stato attribuito al Doxi Riserva 2010 Alezio Doc, della Cantina Coppola di Gallipoli: si è aggiudicato il primo premio al Salone dei vini “Radici del Sud” di Carovigno, nella sezione dedicata ai vini a base di uve Negroamaro. Già negli Anni ’60 il mitico Luigi Veronelli aveva esaltato le qualità del Doxi, un giudizio ora attualizzato dal giudizio degli esperti assaggiatori della giuria presieduta da Francesco Muci, a conferma della valutazione di Paolo Massobrio, che nel noto “Golosario” ha inserito il Doxi tra i migliori 100 vini d’Italia. Nell’immagine della premiazione, Giuseppe e Annarita Coppola e l’enologo della Cantina Giuseppe Pizzolante Leuzzi. tra le associazioni “Puglia &

Mare” di Gallipoli e “Vedetta sul Mediterraneo” di Giovinazzo. Nicolò Carnimeo, presidente di tale ultimo sodalizio, scrittore di mare e autore del libro “Come è profondo il mare”, ha preparato per l’occasione una serie di diapositive che gli organizzatori di “Strade Golose” hanno fortemente valuto, sperando di trasmettere ai fruitori una sorta di messaggio subliminale: è vitale rispettare l’ambiente marino, se si vuole continuare a gustare ciò che il mare regala alle nostre tavole. Infine, ma non ultima, l’attenzione rivolta

ai gemellaggi che uniscono Gallipoli a Betlemme e Monfalcone, il primo in virtù della comune appartenenza all’associazione della Città Storiche del Mediterraneo, il secondo per celebrare le radici di un folto gruppo di gallipolini che all’inizio del secolo scorso si trasferì in Friuli per lavorare nel cantiere navale; sì che la gastronomia diventa quasi pretesto per un incontro culturale. Secondo la tradizione di “Strade Golose”.

strade golose.it 53

FIERE & SAGRE I lettori potranno trovare il calendario delle feste e delle sagre che, nel prossimo periodo, propongono degustazioni gastronomiche incentrate sui prodotti del mare, sul sito www.pugliaemare.com.


PANORAMA

LA MUSA

IL MARE DEL SALENTO NEI VERSI DIALETTALI DI NICOLA DE DONNO di Maria Teresa Pano Cileste celu susu comu seta, lu mare a bbasciu jùndula e rrifiata: mo ci ànnu perta a mmenzu sta pignata, moi sì, la scena è cosa de pueta. Celeste cielo, sopra come seta,/ il mare, in basso, dondola e respira:/ ora che hanno aperto, in mezzo, questa pignatta/ ora sì, la scena è cosa da poeta. In questi quattro versi il poeta magliese Nicola G. De Donno ci presenta in modo impressionistico il tipico paesaggio marino salentino, che, con il suo cielo celeste e con il suo moto ondoso tenue, rappresenta la fonte di ispirazione primaria del genio letterario. Nel corso del Novecento la poesia dialettale ha vissuto in Italia una notevole fioritura e fortuna critica, nonostante le posizioni recalcitranti del sistema scolastico, delle istituzioni e della critica di scuola desanctisiana. Per tracciare un brevissimo panorama della poesia in dialetto, basti ricordare il gradese di Biagio Marin, con I canti de l’isola; il genovese di Franco Loi, ne Strolègh; il romagnolo di Tonino Guerra ne I scaraboc e il friulano di Pasolini con Poesie a Casarsa. Anche la letteratura contemporanea salentina, in costante rapporto con la cultura nazionale, ha offerto convincenti livelli qualitativi di poesia dialettale. La stagione poetica dialettale salentina del secolo scorso è avviata da Giuseppe de Dominicis (il “Capitan Black” di Cavallino), definito il caposcuola di questo genere. Nel solco della tradizione poetica dialettale di area salentina, l’autore che meglio ha saputo segnare un nuovo sentimento della provincia, valicando i confini dei muriccioli delle campagne e della piazza di paese, per conquistare rinomanza a livello nazionale è Nicola G. De Donno, di cui quest’anno si celebra il decennale della morte. Nicola De Donno è nato nel 1920 a Maglie, dove è deceduto nel 2004. Si è laureato in Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa e ha svolto per oltre

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trent’anni anni l’attività di docente e poi di preside al liceo magliese “Francesca Capece”. Durante gli anni toscani, ha partecipato alla guerra in Russia, dove è rimasto ferito e mutilato. Ha svolto attivvità giornalistica locale e ha pubblicato saggi e articoli di carattere storico, filosofico ed etnologico. La sua prima raccolta di sonetti dialettali, Cronache e parabbule, è uscita nel 1972 presso il Centro Librario di Bari/Santo Spirito. Nella sua lunga attività, l’autore magliese ha scritto numerose raccolte pubblicate, oltre che da importanti case editrici locali come Manni, Schena e Congedo, anche da editori di prestigio nazionale come il milanese Scheiwiller, presso cui uscirono i volumi La guerra de Utrantu (1988), Lu senzu della vita (1992), Lu Nicola va alla guerra (1994) e Palore (1999), contribuendo in maniera decisiva all’affermazione della poesia salentina nel più ampio scenario della poesia dialettale italiana. I componimenti di De Donno figurano in autorevoli antologie nazionali curate da Giacinto Spagnoletti, Cesare Vivaldi e Franco Brevini. Nella poesia di De Donno -già al centro di interventi di eminenti studiosi come Oreste Macrì, Mario Marti, Donato Valli, Antonio Lucio Giannone- i temi, le forme, le tecniche sono recepiti dalla letteratura nazionale, e il dialetto valica il confine della specificità regionale fino a farne un valore universale. La lingua di De Donno si svincola del tutto da ogni pregiudizievole subordinazione all’italiano e rivendica, affermando la sua insita alterità, la sua letterarietà e la sua dignità di lingua. In un sonetto, afferma infatti: E ddunque stu dialettu ca me zzicca, sta palora majesa c ame fiocca senza chiamata, se an canna me tocca o cosa d ericordu o de rripicca o se risu a lla mente se balocca, sta palora majesa sicca e rricca ca prute e chiange, ca caranfa e llicca e ssula su lla carta se trabocca ete puru però pisu ca stocca E dunque questo dialetto che mi afferra, questa parola magliese che mi fiocca senza essere chiamata, se in gola mi tocca o cosa di ricordo o di ripicca, o se riso mi balocca nella mente, questa parola magliese secca e ricca, che prude e piange, che graffia e lecca spontanea si trasfonde sulla carta, è anche peso che spezza le ossa.


PANORAMA

l’Europa (...) Questo paese sognato che ti godi, questo paese addormentato che odi, non esiste, questo Salento colorato, forse non c’è mai stato.

Nicola G. De Donno; alla sua destra Lionello Mandurino

La poesia di De Donno racconta i fatti, si pensi alla vicenda dei martiri otrantini ne La guerra de Utrantu; la vita di quella che ama definire “genticedda” e che si muove nella topografia cittadina magliese: la raccolta Paese ci offre esemplari ritratti di Lu ntelligente, Lu mijardariu, Lu Prefettu, Lu demucrisfascita; e soprattutto il suo Salento. “La terra amara/dove cresce il tabacco” di bodiniana memoria, con i suoi paesaggi di incantevole bellezza e con la sua storia immobile,occupa un posto centrale nelle sue raccolte. E proprio al poeta leccese Vittorio Bodini, di cui quest’anno ricorre invece il centenario della nascita, dedica uno tra i suoi più lunghi componimenti, ne la lirica A Bbodini, compresa nella raccolta Lu senzu de la vita. Le sedici lasse che compongono la poesia sembrano una parafrasi in versi dell’iter letterario di Bodini, e rappresentano un’illuminante sintesi della visione dedonniana del Salento, in perfetta sintonia con la poetica del dedicatario. Ne riportiamo alcuni passaggi: Stu Sud letterariu, stu Sud immaginariu,(...) Stu Salentu viddicu de lu Sud de lu Sud ggiocraficu e politicu (...) Stu Salentu ca l’è mamma l’Europa (...) Stu paese sunnatu ca te codi, stu ndormisciutu paese ca odii, nu esiste, stu Salentu coloratu, forsi nu nc’è mmai statu. Questo Sud letterario, questo Sud immaginario (...) Questo Salento ombelico del Sud del Sud geografico e politico (...) Questo Salento che gli è mamma

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Il dato fisico e percettibile per il poeta magliese non si traduce in bozzettismo didascalico, ma, soprattutto nei versi dedicati al mare, si traduce in espressione di uno stato d’animo. Il mare della sua terra, “Mare de sale, jentu senza cantu”, in bilico tra Ionio e Adriatico e nel cuore del Mediterraaneo, diventa il serbatoio di rappresentazioni interiori e di sentimenti, positivi e negativi, del tutto umani: O se me piàa jentu de paccìa, e cannedda e ttrainu e ppenzamenti cu lli fiúndulu a mmare e li scuffunnu! O mi pigliasse vento di pazzia, e tarlo e traino e pensamenti li fiondassi in mare e li inabissassi. O ancora, nel sonetto Tardìa sta primavera: Duce sta primavera nuvembrina calleggia rari susu ll’onde chiare fiuri de scome càndite. Traspare jundu a llu fundu d’àlica zzurrina. E lluntanu me porta a ll’àutru mare ca me mareggia an fundu e mme nturcina trumenti su lle gnenti e lla scatina de l’otaluri cucchi a llu nfucare. Dolce questa primavera novembrina/ tiene a galla sulle onde chiare radi/ fiori di spume candide. Traspare/ un ondeggiare sul fondo di alga azzurrina.// E mi porta lontano all’altro mare/ che mi mareggia nel profondo, e mi attorciglia/ rodimenti sul niente e lo scatenarsi/ dei vortici prossimi all’affogare. Le acque cristalline del Salento sembrano a tratti muoversi nell’animo del poeta e destare pensieri di annullamento e di esistenziale precarietà, al punto che il mare diviene datore di vita, ma anche di morte: Tra lla morte e lla vita nc’è nnu mare ca màncane llu marchi bastimienti. Tra la morte e la vita c’è un mare/ che mancano bastimenti al varcarlo.


PANORAMA

CAPITANI DI MARE

LUIGI RIZZO, L’EROE DEI MAS di Augusto Benemeglio Chi era Luigi Rizzo, il mitico affondatore della più grande corazzata austriaca, la “Szent Istvan”, (Santo Stefano)? Chi era questo grande eroe della prima guerra mondiale, che con questa sua impresa compiuta all’alba del 10 giugno 1918 con un piccolo motoscafo antisommergibile (Mas 15, tuttora conservato al Museo storico del Risorgimento al Vittoriano di Piazza Venezia a Roma) riuscì a spostare l’asse tattico-strategico della guerra per mare a favore della nostra Marina? È presto detto. Un siciliano di pelle scura, un siculo-berbero come ce ne sono tanti in Sicilia. Era un “tuareg” del mare, perché era nato sul mare e tutta la sua infanzia ne fu meravigliata. Storie di mare gli raccontavano il padre e il fratello maggiore, entrambi naviganti nella Marina Mercantile; storie di guerra gli raccontavano il nonno, che combatté nel 1848 con i militi di Patria Risorgente, e lo zio, che aveva seguito Garibaldi dopo lo sbarco dei Mille a Marsala. A soli otto anni, Luigi aveva già fatto le sue scelte: la sua casa sarebbe stata la nave dove si muoveva a suo agio più che su qualsiasi altro terreno. A diciotto anni, conseguito il diploma presso l’Istituto Nautico di Messina, è già navigante.

A 23 anni è capitano e pilota del porto di Messina: opera il salvataggio di un piroscafo che sta navigando nella tempesta. Gli viene assegnata la sua prima medaglia d’oro, al valor civile. Altre, d’oro e d’argento, ne seguiranno al valor militare. Entrata in guerra l’Italia, il Tenente di Vascello Rizzo si mette subito in evidenza, imponendosi rapidamente all’attenzione generale per sangue freddo, perizia marinaresca, intraprendenza e sprezzo del pericolo. Gli viene assegnato il comando della Sezione MAS di Grado e inizia una serie di scorribande nel Golfo di Trieste presidiato dagli austriaci. Siamo sul volgere del 1917 e l’Italia versa in una situazione assai difficile e delicata: Caporetto, con il nostro esercito in rotta, inoltre due corazzate austriache, la “Wien” e la “Budapest” che da mesi cannoneggiano sull’Isonzo e sul Piave, sia in appoggio delle truppe imperiali, sia per mettere fuori combattimento le nostre batterie costiere di Cortellazzo. Il morale delle truppe italiane è a terra, la situazione è insostenibile. Bisogna fare qualcosa per eliminare l’azione assillante e insostenibile delle due corazzate austriache, entrambe ormeggiate nel porto di Trieste.

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In questo momento assai delicato per le sorti della guerra, il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Thaon di Revel s’affida al “corsaro di Milazzo”. Sa che Rizzo è l’unico che può riuscire nell’impresa. E Rizzo non lo delude; penetra nel porto di Trieste e riesce ad affondare la “Wien”, danneggiando, inoltre, seriamente la “Budapest”. A guerra finita, Rizzo ebbe molti onori, celebrazioni, titoli. Venne promosso Ammiraglio, nominato Conte di Grado, a lui furono dedicate molte strade, vie, Piazze e perfino una diga. Ma per noi italiani, che siamo uno strano popolo, ebbe forse il torto di non essere morto sul campo di battaglia, di non essere stato rapito in cielo dagli dei, ebbe il torto soprattutto di rappresentare, certo non per sua colpa, l’emblema di un regime. E ciò, con il mutare dei tempi e della fortuna (la caduta del regime), il sopraggiungere della vecchiaia e delle malattie, non gli poteva essere perdonato. Tant’è che nel 1949 è costretto a subire un ridicolo processo di


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epurazione con l’accusa, risultata del tutto infondata, di aver tratto profitto dal regime, e contestualmente viene abolita la festa della Marina del 10 giugno, troppo legata alla sua impresa e al suo nome ormai chiaramente declinante. Il vecchio eroe finì per essere dimenticato e dovette assistere al trionfo dei parolai pavidi, di coloro che salivano sui carri dei vincitori e sbandieravano il tricolore senza mai aver imbracciato un fucile, né mosso un dito per la Patria; dovette assistere al trionfo dei vigliacchi, dei parassiti, degli invidiosi, degli sciacalli che da sempre tramano nell’ombra, dei vampiri che succhiano il sangue dei nobili e dei coraggiosi come lui, che era un eroe purissimo, e di questo soffrì moltissimo, fino al punto da ammalarsi seriamente. Gli fu diagnosticato un tumore ad un polmone.

Decise di andare a Roma, dov’era Raffaele Paolucci, altro eroe della prima guerra mondiale che era diventato medico di fama europea; il quale, dopo averlo visitato e avergli confermato la diagnosi, gli disse: “La cosa è grave. Bisogna asportare il polmone prima che sia troppo tardi.” Rizzo gli rispose: “Raffaè, fai quello che devi fare: meglio morire una volta per tutte che questo lento e penoso morire di ogni giorno”. “Ma tu non morirai mai”, rispose Paolucci, “perché tu

sei la storia della Marina Militare e la storia non si può cancellare con un tratto di gomma”. Due mesi dopo l’operazione, Rizzo morì, solo, in silenzio, senza cedimenti. Non emise neppure un lamento. Era l’inizio dell’estate del 1951 ed erano passati 33 anni dalla mitica impresa nelle acque di Premuda. Il profumo delle zagare si spandeva prepotente nella campagna di Milazzo e lui, l’eroe dei Mas, aveva da poco compiuto 64 anni.

CIAK

WELCOME DI PHILIPPE LIORET Realtà e poesia, sogni e sfide, e un mare che si vuole assolutamente alleato, complice, elemento di congiunzione, e diventa invece barriera, ostacolo insormontabile, nemico mortale. È drammatica la storia che il regista francese Philippe Lioret racconta in questo film che prende le mossa da una storia d’amore e diventa un atto d’accusa contro l’insensibilità dell’Europa – si può ben allargare lo sguardo dalla Francia alle politiche dell’Unione europea – verso i migranti. Perché c’è il mare, c’è il Canale della Manica a dividere il giovane curdo iracheno Bilal, finalmente e fortunosamente giunto a Calais, dalla sua Mina che si trova in Gran Bretagna. Il giovane vuole raggiungerla a nuoto. Impresa disperata, gli ripete un ex-campione di nuoto che accetta d’insegnargli a nuotare, ma gli spiega l’impossibilità di superare il braccio di mare d’inverno, una traversata di almeno dieci ore, tra acqua freddissima, traffico di navi e correnti infide. L’amore, però, ha il sopravvento sulla ragione: Bilal s’immerge e comincia a nuotare, bracciate dopo bracciate, sempre meno vigorose, più lente, più stanche, verso il drammatico epilogo. Una tragedia raccontata magistralmente, senza rabbia, con contagiosa commozione, con poesia. Conviene approfittare di un qualche passaggio televisivo per vedere “Welcome”, se non si è avuta ancora l’occasione di apprezzarlo.

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PANORAMA

IL CAVALLETTO

SE UN PESCE SI TUFFA NELLA TAVOLOZZA... … può succedere che nasca un’opera d’arte affatto originale. Succede, e non a caso, quando la tavolozza è affidata agli allievi del Liceo Artistico Statale “Ciardo – Pellegrino” di Lecce, che partecipano al “Progetto Mediterraneo”. Si tratta di un percorso in cui la forma d’arte è sintesi di un bagaglio che si alimenta di saperi storico-scientifici e di valori culturali e ambientali, ma anche di sensibilità e professionalità di docenti e tutor. Non manca, naturalmente, il contributo di fantasia ed inventiva degli allievi che si manifesta in forme e cromie. Sarà d’uopo riparlarne; intanto, però, se vi troverete ad ammirare le opere del Progetto Mediterraneo, attenzione: potrebbe essere un variopinto esemplare di pesce a catturarvi.

GLI APPUNTI MEDITERRANEI DI ANTERI “Appunti mediterranei tra simboli e cromie”. S’intitola così la mostra di Mimmo Anteri che dal 2 al 17 agosto (ore 21 – 01) sarà ospitata nel Liceo “Quinto Ennio” di Gallipoli, organizzata con la collaborazione dell’associazione “Puglia & Mare”, sempre sensibile quando si tratta di mare. Perché, sì, nelle opere del nostro ci sono anche, evidenti e palpabili, ricordi, percezioni ed emozioni, ma espresse con il ricorso a vele, onde, litorali, gabbiani e pennellate d’azzurro Mediterraneo.

IL MOUSE

www.mareinitaly.it Se cercate ricette a base di pesce, informazioni sugli abitatori del mare e notizie attinenti al mare, le pagine web dell’indirizzo internet su indicato possono fornire delle risposte. Per altro, considerato che è finalmente giunto il tempo di sciogliere le vele al vento (beh, quanto meno virtuali, se l’imbarcazione è spinta dal più prosaico carburante), può essere utile conoscere gli itinerari lungo le coste italiane riportati in una specifica sezione del aito. Ciascuno – Conero, Versilia, Salento, Argentario e così via discorrendo - fornisce dettagli sulle località di partenza, d’arrivo e su quelle che si incontrano nella navigazione sotto costa, con flash su geografia significativa, appuntamenti culturali e beni monumentali da visitare.

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I CLICK di Francesco e Roberta Rastrelli

La mostra fotografica Legnidamare, da cui sono tratte queste immagini, può essere visitata nelle sale del Bellavista Club - Caroli Hotels, ai piedi del grattacielo, tutti i giorni fino al prossimo ottobre.


PANORAMA

l'avvocato

LA PROROGA DELLE CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME TRA LEGISLAZIONE ITALIANA E PRINCIPI COMUNITARI di Rodolfo Barsi

L

e concessioni demaniali marittime più rilevanti nel nostro Paese sono quelle rilasciate per finalità turistico ricreativo (per lo più stabilimenti balneari) e quelle rilasciate per la realizzazione e gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto.

Queste due tipologie di concessioni, nel nostro ordinamento, hanno storicamente beneficiato di un regime di particolare favore quanto alla prosecuzione del rapporto. • L’art. 1 del D.L. n. 400 del 1993 prevedeva che le concessioni per finalità turistico ricreative avessero durata di sei anni e fossero prorogabili per un ulteriore uguale periodo a semplice richiesta del concessionario. • L’art. 37 del codice della navigazione, per le strutture dedicate alla nautica da diporto, disponeva che, in presenza di più domande, dovesse essere riconosciuta preferenza al soggetto già concessionario (diritto di insistenza). La Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano, avendo ritenuto che disposizioni suddette violassero il principio della libertà di stabilimento nel

senso che un operatore economico venuto da un altro paese della Comunità sarebbe discriminato e non avrebbe uguali probabilità di concorrere alla aggiudicazione di una concessione proprio per il regime che privilegia il soggetto già concessionario. Infatti, come è noto, la direttiva Bolkestein (direttiva servizi), nel consentire la libera circolazione dei servizi e nel garantire la libertà di stabilimento, individua nel regime concorrenziale il criterio attraverso cui svolgere attività commerciali e intellettuali e erogare servizi, assicurando una competitività alla pari dei soggetti aspiranti. La conseguenza è che lo Stato italiano si è trovato nella condizione di dover adeguare la disciplina interna con quella comunitaria e lo ha fatto, per quanto riguarda le strutture dedicate alla nautica da diporto, con l’abrogazione immediata dell’art. 37 del codice della navigazione che prevedeva il diritto di insistenza. In realtà la natura di queste concessioni, caratterizzate dalla realizzazione e gestione di strutture portuali per periodi trenta – cinquantennali, fa sì che risentano

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meno della normativa comunitaria la cui applicazione è stata generalmente assorbita dai concessionari. Maggiori problemi l’applicazione della disciplina ha creato per le concessioni con finalità turistico ricreative. Infatti in questo caso i concessionari sono imprenditori che da sempre hanno avuto concessioni (in particolare stabilimenti balneari) sulle quali hanno investito con la realizzazione di strutture di vario tipo e hanno programmato le loro attività nella certezza del rinnovo a semplice domanda. Passare da un regime di proroga sine die ad uno completamente liberalizzato, non era praticabile e lo Stato, facendosi carico delle istanze dei concessionari, ha tentato una resistenza alla disciplina comunitaria. Anzitutto ha programmato la emanazione di una


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disciplina organica della materia che fosse rispettosa dei deitti principi comunitari. Ha, quindi emanato una disciplina transitoria con la quale ha prorogato ope legis fino al 31.12.2015 le concessioni per finalità turistico ricreativo, nulla disponendo per le altre, che con successivo provvedimento hanno beneficiato di una proroga fino al 31.12.2012. Con un improvviso revirement contenuto in questa frammentata normativa lo Stato italiano ha reintrodotto il rinnovo automatico per sei anni, meritando una nuova procedura di infrazione. La legge comunitaria 2010 ha definitivamente abrogato la norma del rinnovo automatico e ha conferito delega al Governo per la revisione dell’intera materia. Quindi con la legge di stabilità 2013 tutte le concessioni sono state prorogate al 31.12.2020.

Questo regime di proroga certamente non è ben visto dalla Comunità europea anche per la sua durata di circa undici anni, ma ha sinora superato il vaglio del Consiglio di Stato che ne ha sancito la legittimità, proprio in considerazione della sua precarietà. Inoltre va detto che varie Regioni, in attesa della emanazione della normativa statale delegata, sono intervenute con delle leggi regionali che prevedevano la possibilità per i concessionari di ottenere proroghe fino a venti anni, legate ad un programma di investimenti per la valorizzazione del bene demaniale. Queste leggi, emanate in particolare dalla Regione Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Veneto e Abbruzzo, non sono sfuggite agli strali della Corte Costituzionale che ne ha sancito l’illegittimità in quanto determinanti una ingiu-

stificata compressione dell’assetto concorrenziale del mercato della gestione del demanio marittimo, invadendo un campo di competenza statale e violando il principio di parità di trattamento (o non discriminazione) di cui alla direttiva Bolkestein, sostanzialmente favorendo i vecchi concessionari a scapito degli aspiranti nuovi. Le conclusioni che possono trarsi è che il momento attuale non si presenta particolarmente roseo per i titolari di concessioni demaniali marittime che hanno al momento solo la certezza di una riduzione delle loro prerogative e quindi la limitazione temporale delle loro concessioni per un verso scoraggia nuovi investimenti e per altro verso crea incertezze sul futuro dell’imprenditore concessionario a cui viene posto un limite temporale per lo svolgimento della sua attività.

IL TAGLIACARTE

IL RILANCIO DELLA NAUTICA TRA NUOVE TIPOLOGIE DI MARKETING E INNOVAZIONE TECNOLOGICA Questa pubblicazione, curata dal professore Franco Grossi, tratta il tema del superamento della crisi del settore nautico, mediante l’innovazione tecnologica e i nuovi strumenti di marketing avanzato. Ben si presta ad aprire un dibattito sullo stato dell’arte nel comparto, sui servizi, sulle innovazioni tecnologiche per rendere le imbarcazioni ecocompatibili, mediante energie rinnovabili nella propulsione e materiali riciclabili e, infine, anche tramite una riprogettazione in chiave green dell’intero ciclo produttivo delle imbarcazioni e del loro successivo smaltimento nell’ambiente. Tra gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere: supportare il conseguimento di vantaggi competitivi per le aziende nazionali operanti nel settore e contribuire al loro riposizionamento ai vertici del mercato globale; promuovere un’economia della conoscenza basata sulla condivisione dei saperi e ciò anche per incoraggiare alleanze tra le aziende, che consentano di proiettarsi con maggiore convinzione verso i mercati dei Paesi emergenti. Il professore Grossi è docente di ”Tecnologie per l’informazione e la comunicazione”, di “Ergonomia applicata al disegno industriale” e di “Social network” presso l’Università degli studi di Trieste, ove coordina anche diversi progetti di ricerca nel campo della comunicazione avanzata.

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PANORAMA

MUSICHE DAL MEDITERRRANEO

Fabrizio De Andrè

Crêuza de mä di Enrico Tricarico

Crêuza de mä è l’undicesimo album registrato in studio di Fabrizio De André nel 1984. De Andrè si occupò in particolare della stesura dei testi e Mauro Pagani dell’elaborazione musicale. Il disco è stato considerato dalla critica come una delle pietre miliari della musica degli anni ottanta e, in generale, della musica etnica tutta, splendido esempio di contaminazione mediterranea. L’ascolto di Crêuza de mä, album colto ma non ermetico, presenta alcune indubbie difficoltà di comprensione per il fatto che le canzoni sono tutte scritte in genovese antico, idioma ricco di influenze mediterranee, una lingua poetica appunto, che accoglie numerosissime parole di origine araba, greca e provenzale, e che risulta di non immediata decifrazione per gli stessi genovesi. Pur nelle difficoltà di comprensione, è facile lasciarsi coinvolgere dalla sua fascinazione fonica. L’album si apre con la canzone che dà il titolo all’album, Crêuza de mä, le altre sei tracce sono: Jamín-a, Sidún, Sinàn Capudàn Pascià, ‘Â pittima, Â duménega, D’ä mê riva. Si tratta di una scelta che andava, almeno nel 1984, contro tutte le regole del mercato discografico e che - contro ogni aspettativa - ha segnato invece il successo di critica e di pubblico dell’album, il quale ha infatti segnato una svolta nella storia della musica italiana ed etnica in generale. Al centro dei testi vi sono i temi del mare e del viaggio, le passioni e la sofferenza; questi temi vengono espressi anche sul piano musicale, attraverso il ricorso a suoni e strumenti etnici e medioevali tipici dell’area mediterranea (zarb, bouzouki, oud, saz, shanai, mandole, violino e viola a plettro), nonché all’aggiunta di contributi audio non musicali registrati in ambienti portuali o marinareschi, come le voci registrate dei venditori di pesce al mercato ittico di Piazza Cavour a Genova. Il titolo dell’album e della canzone principale fa riferimento alla crêuza, termine che in genovese indica una stradina collinare spesso sterrata o mattonata, in salita, delimitata da mura, e che porta in piccoli borghi.

In questo caso però la crêuza di mare si richiama poeticamente ed in maniera allegorica ad un fenomeno meteorologico del mare altrimenti calmo che, sottoposto a refoli e vortici di vento, assume striature contorte argentate o scure, simili a fantastiche strade da percorrere come vie, crêuze de mä appunto, per intraprendere dei viaggi, reali o ideali. Una strada che si disegna nel mare, teatro di storie epiche che quest’ultimo custodisce. CREUZA DE MÄ * Ombre di facce facce di marinai da dove venite dov’è che andate da un posto dove la luna si mostra nuda e la notte ci ha puntato il coltello alla gola e a montare l’asino c’è rimasto Dio il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido usciamo dal mare per asciugare le ossa dall’Andrea alla fontana dei colombi nella casa di pietra. E nella casa di pietra chi ci sarà nella casa dell’Andrea che non è marinaio gente di Lugano facce da tagliaborse quelli che della spigola preferiscono l’ala ragazze di famiglia, odore di buono che puoi guardarle senza preservativo. E a queste pance vuote cosa gli darà cosa da bere, cosa da mangiare frittura di pesciolini, bianco di Portofino cervelle di agnello nello stesso vino lasagne da tagliare ai quattro sughi pasticcio in agrodolce di lepre di tegole. E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli emigranti della risata con i chiodi negli occhi finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere fratello dei garofani e delle ragazze padrone della corda marcia d’acqua e di sale che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare. *Traduzione dal dialetto genovese

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VELE & SCIE

SENZA VENTO IN POPPA... ...ma neppure di prua o di traverso: non ci sono stati né vincitori, né vinti – causa calma piatta - della regata “velico-culturale” partita da Gallipoli nella seconda metà dello scorso maggio alla volta dell’Albania. L’evento rientrava nel progetto “Il mare che unisce” organizzato da Assonoprofit e Uisp Lecce, che prevede una seconda regata Bari-Valona in luglio. Peculiare dell’iniziativa è stata la presenza a bordo delle imbarcazioni di 5 giovani scrittori, le cui impressioni di viaggio diventeranno racconti che saranno pubblicati in lingua italiana e albanese, un contributo al rafforzamento dei legami tra la Puglia e il Paese delle aquile. All’organizzazione dell’evento hanno collaborato “Sud Est diving” di Otranto e il “Club nautico Gallipoli”; il quale ha animato l’edizione 2014 di “Sportivamente”, curando l’attività ludico sportiva che ha richiamato centinaia di studenti nelle mini-strutture sportive del “villaggio” allestito sulle banchine del porto jonico per praticare volley, tennis, racchettoni, calcio, basket, ciclismo, atletica e nuoto, il tutto con la supervisione di istruttori Uisp.

SALENTO D’ORO nel campionato italiano di surfcasting a coppie di Valeria Congedo Michele Stella - Claudio Tundo e Tiziano Tavola Massimo Pagliara hanno fatto trionfare l’Asd “Terra d’Otranto” nel campionato italiano di surfcasting a coppie 2014 organizzato dalla sezione provinciale della FIPSAS di Matera e che si è svolto sulle lunghe spiagge di sabbia e sassi di Policoro. Hanno infatti conquistato il primo e il secondo gradino del podio. È stata un’edizione dinamica, anche se un po’ piovosa, del Campionato, caratterizzata da grandi numeri, atteso che ne sono stati protagonisti ben 280 partecipanti. Tra questi, non sono mancati atleti giovanissimi, che hanno dato filo da torcere ai veterani. Sorprendenti le prede, fra le quali si sono viste anche spigole lunghe 70 centimetri e numerose mormore di buona misura. Anche in questa competizione, come da regolamento federale, il pesce è stato tenuto in vita e poi rilasciato. L’organizzazione ha ottimamente gestito anche la premiazione, avvenuta nel corso della cena di gala presso l’Hotel Heraclea.

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XXIX BRINDISI – CORFÙ L’edizione 2014 della Classica internazionale di vela d’altura, svoltasi tra l’11 e il 13 giugno, ha visto la partecipazione di oltre 100 barche, con una significativa presenza di equipaggi esteri Questi i vincitori: Moonshine 2 della Lega navale italiana di Pesaro ha vinto la Brindisi-Corfù avendo primeggiato nella classifica Overall, dopo essersi imposta nella Classe Orc C. Inoltre: Idrusa del Circolo Vela Brindisi (Maxi Orc); Splash del Circolo Vela Marina di Lecce (Orc C); Deva del Circolo Vela di Portocivitanova (Holiday Sprint); Skyros del Marinas Gouvion (Holiday); Penelope del Circolo nautico sanbenedettese (A Multi). Da segnalare che le imbarcazioni armate da Alba Mediterranea, associazione che promuove il mare e la vela come strumento di inclusione sociale, sono arrivate rispettivamente terza della categoria multiscafo e quarta in Classe Holiday.


IL TUO 5 PER MILLE A “PUGLIA & MARE” Cari lettori, anzi, care amiche e cari amici, ci riempie di gioia sapere che state leggendo la nostra rivista! E vogliamo parlarvi dall’ultima pagina perché speriamo sia stato piacevole per voi sfogliare il nostro trimestrale. Speriamo possa aver raggiunto, in qualche modo, la vostra sensibilità di persone che amano il mare, l’ambiente e ne vogliono godere nella parte più piacevole della vita: il relax e il tempo libero. Ci piace parlare della Puglia, delle sue bellezze ma anche delle sue stranezze; della natura, senza trascurare i luoghi della cultura; del mare e della sua memoria riportando in luce parte, a volte dimenticata, di storia. Ci mettiamo impegno e, ognuno per il suo, quello che di bagaglio professionale e umano possiede. E ci piace costruire questa rivista perché sappiamo che ogni trimestre, ogni singola copia, viene trattenuta da lettori attenti e appassionati ai nostri stessi interessi. Se state leggendo queste righe siete senza dubbio tra i nostri migliori lettori: a voi e ai vostri amici chiediamo un piccolo gesto che non costa nulla! Da quest’anno, infatti, nella vostra dichiarazione dei redditi, potete scegliere “Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni riconosciute”, riportando il codice indicato qui di seguito, nell’apposito spazio, 04543530754 per destinare la quota del 5 per mille dell’Irpef all’Associazione Puglia&Mare Onlus, che edita questa rivista. A Voi non costerà nulla, perché lo Stato consente di attribuire alle organizzazioni non lucrative come la nostra, parte del gettito fiscale; per noi invece sarà vitale aiuto e incoraggiamento a continuare il nostro impegno in favore della cultura del mare e della pubblicazione di questa rivista, che è distribuita gratuitamente e non gode di alcun sostegno pubblico. Grazie di cuore – e ancor più – se condividerete ed estenderete l’invito ai vostri amici!

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