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LUNEDÌ 9 NOVEMBRE 2009 ANNO 48 - N. 44

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Del lunedì

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Serie A

In edicola Oltre il Muro

Il Milan vince e risale, Inter pari

I giorni di Berlino ’89 e le questioni aperte 6,90 euro

Pato ed Eto’o, gol decisivi con Lazio e Roma Risultati e commenti da pagina 35 a pagina 39

La Lega: intesa vicina. Fini: io non firmo nulla, non è una caserma. Domani il vertice

IL PRESIDENTE SCONOSCIUTO

Giustizia, le condizioni del patto

di ANGELO PANEBIANCO

Sì alla prescrizione breve, ma misure a tutela dei processi

D

Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano

Oggi in omaggio - Corriere Motori 9 771120 498008

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più il prezzo del quotidiano

SE VAN ROMPUY GUIDERA’ L’EUROPA

al trattato di Lisbona, ora che con la ratifica della Repubblica Ceca è caduto l'ultimo ostacolo formale che ne impediva la messa in opera, nessuno si aspetta miracoli. Ma ci si aspetta che arresti la crisi delle istituzioni europee iniziata con la mancata ratifica del trattato costituzionale a seguito dei referendum francese e olandese del 2005 e il contraccolpo che ne è seguito: la marcata «rinazionalizzazione» della politica europea, il passaggio a una fase in cui i governi europei, con le loro specifiche esigenze, hanno occupato tutta la scena. Dalle disposizioni del trattato ci si attende più forza per le istituzioni dell’Unione e più efficienza per i suoi processi decisionali. Ci si aspetta, più in generale, condizioni favorevoli al riavvio del processo di integrazione. Ma l'Unione, anche con il nuovo trattato, resta un sistema complesso nel quale elementi di sovranazionalità e potere degli Stati sono obbligati a convivere. E la loro convivenza comporta inevitabilmente difficoltà e incongruenze. Come mostrano le stesse dinamiche connesse alla «partita» delle nomine previste dal trattato di Lisbona: la nomina del presidente del Consiglio europeo e quella dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica della sicurezza. In entrambi i casi, anche se in modo diverso, si pone il problema della ricerca di un difficile equilibrio fra esigenze nazionali (dei singoli Stati) ed esigenze europee (dell'Unione nel suo complesso). La principale

esigenza europea è che le cariche di presidente e di responsabile della politica estera si consolidino e acquistino col tempo crescente prestigio: in una parola, che si «istituzionalizzino». L'inizio è decisivo. Una falsa partenza (per esempio, dovuta alla scelta di candidati di basso profilo) potrebbe compromettere l'operazione, togliere forza alle cariche previste dal trattato. Il problema è se, e fino a che punto, l'esigenza europea si concilia con le esigenze nazionali, i calcoli e le aspettative dei governi più coinvolti in questa partita. Prendiamo il caso della presidenza del Consiglio europeo. C'è (o c'era) sul tavolo un'unica candidatura di grande prestigio, quella di Tony Blair. Ma è traballante o forse già tramontata e va rafforzandosi l’ipotesi di una guida affidata all’attuale primo ministro belga Herman van Rompuy. Blair ha, o aveva, profilo e statura giusti per dare forza e slancio alla Presidenza del Consiglio. Ma poi ci sono le esigenze nazionali, non necessariamente congruenti con l'interesse europeo. A parte la convenienza dei conservatori britannici, probabili vincitori delle prossime elezioni, a non avere un avversario politico interno come Blair alla testa dell' Unione, c'è la più generale circostanza che i governi dei grandi Stati possono preferire per quella carica uomini di più bassa statura politica: qualche rispettabile figura sconosciuta ai più, troppo debole per dare lustro alla carica ma malleabile e disposta a seguire docilmente le istruzioni dei governi che più contano in Europa.

Pubblico&Privato

CONTINUA A PAGINA 12

Il ministro presenta il suo compagno a Hillary

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Proibire le tradizioni perché turbano è impedire il pluralismo

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si vedranno domani per tentare di chiudere un accordo che in qualche modo metta il presidente del Consiglio al sicuro sul fronte giudiziario. Un accordo che secondo la Lega appare più vicino. Ieri il presidente della Camera, ospite in tv a Che tempo che fa, ha detto di essere favorevole al «processo breve», pur se resta la contrarietà verso una «leggina» che stabilisca una prescrizione indiscriminata che finirebbe per danneggiare i cittadini.

E LA TV UCCISE (ANCHE) IL PALINSESTO

Il premier e la legge: P sottoscrivano tutti di FRANCESCO VERDERAMI A PAGINA 5

Colloquio con Tabacci

«Lascio Casini Che bravo Rutelli» di ALDO CAZZULLO A PAGINA 6

Di Caro

er anni le nostre abitudini casalinghe sono state regolate dal palinsesto. Persino la cena veniva a coincidere con il tg, giusto per condividere le notizie della giornata a tavola. Per anni il nostro rapporto con la tv è stato regolato da una specie di orario dei treni: a volte impreciso, a volte ballerino, ma pur sempre orario; se mancavi l’appuntamento il programma era perduto, difficile riprenderlo. CONTINUA A PAGINA 13

Usa Primo via libera, ora tocca al Senato. «Voto storico»

Sanità, vittoria di Obama La Camera approva la riforma La Camera Usa ha detto sì alla riforma della Sanità voluta da Barack Obama. Per il presidente si tratta di «una giornata storica per l’America».

Giannelli

ALLE PAGINE 2 E 3 Serra e Valentino

AMERICA E ITALIA: MODELLI LONTANI di MASSIMO GAGGI

A Berlino cade un altro Muro L di DANILO TAINO

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otete fare politica, e al massimo livello, anche se siete omosessuali. Ieri, a Berlino, è caduto un altro muro, nell'esatta vigilia (oggi) delle celebrazioni per il crollo di quello comunista che divise la città per 28 anni. Il nuovo ministro degli Esteri tedesco, il liberale Guido Westerwelle (a destra nella sequenza di foto Reuters), ha presentato alla segretario di Stato americana Hillary Clinton il suo compagno, Michael Mronz. CONTINUA A PAGINA 15

e cure mediche sono un diritto o una responsabilità? Quando glielo chiesero un anno fa il candidato Obama rispose con riluttanza, dopo una pausa: «Più un diritto». Riluttanza giustificata dalla consapevolezza che, nell'America dello «Stato minimo» — un Paese restio a limitare le libertà civili ed economiche — la solidarietà verso i deboli trova un limite nell'ostilità all'assistenzialismo.

di Francesco Alberoni

giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuole. Alla Turchia proibirebbero la mezzaluna e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ramadan. Tutto nel nome della laicità dello Stato. Ma nel mondo moderno lo Stato non è solo quello centrale. Sono «Stato» anche le regioni, i comuni, le comunità autonome, le associazioni religiose e culturali a cui, per il principio di sussidiarietà, sono delegate funzioni pubbliche. In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsi-

Focus

di ALDO GRASSO

Il retroscena

ALLE PAGINE 4 E 5

La storia, i simboli e i divieti Se l’utopia cancella la libertà I

EURO 1,00

asi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo. La storia ci dice che il pluralismo viene negato da tutti coloro che vogliono distruggere il passato per realizzare una utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati totalitari islamisti vieni arrestato se mostri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo. Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria ? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi individuo possa essere turbato dal compor-

CONTINUA ALLE PAGINE 2 e 3

Il suo medico Zangrillo: non è a rischio, perché dovrebbe? tamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proibire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire «sesso» ma devi dire «genere» perché qualcuno si offende. Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo eurocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei, ma per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo di no. www.corriere.it/alberoni © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Berlusconi non si vaccina» di MARGHERITA DE BAC

«Silvio Berlusconi non si vaccina contro l’influenza A perché non appartiene a una delle categorie a rischio. Se lo fosse, non esiterebbe a proteggersi». Lo dice Alberto Zangrillo, medico personale del presidente del Consiglio. A PAGINA 21

CorrierEconomia

Google & C. Tutti i vizi di MASSIMO MUCCHETTI Nell’inserto


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Primo Piano

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Il voto al Congresso

Soddisfazione Il bacio tra Nancy Pelosi e Obama (Ap)

Obama centra l’obiettivo Riforma sanitaria avviata Sì della Camera. Il presidente: «Voto coraggioso» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

WASHINGTON — Washington non crede alle lacrime. E quelle di Nancy Pelosi per lo storico voto di sabato notte nella Camera dei Rappresentanti sulla riforma sanitaria, sono già un ricordo. Barack Obama e i democratici guardano già alla nuova e più difficile tappa del progetto, ormai diventato cifra politica e banco di prova della sua presidenza.

Svolta La versione congressuale prevede opzione pubblica e obbligo per le imprese di pagare l’assistenza «Tocca ora al Senato degli Stati Uniti prendere il testimone e portare questo processo al traguardo in nome del popolo americano. E sono assolutamente fiducioso che lo farà», ha detto ieri il presidente, dopo aver elogiato la House of Representantives per aver smentito quanti in passato avevano considerato impossibile cambiare la sanità. Dopo mesi di conflitti e lacerazioni, nella politica e nella società, la Camera ha ap-

L’analisi

provato la sua versione della riforma con 220 favorevoli e 215 contrari. Una vittoria di misura, il quorum di maggioranza era 218, che ha visto ben 39 defezioni di deputati democratici e l’inatteso contributo di un solo repubblicano, Ahn Joseph Cao della Louisiana, che ha appoggiato il decreto. Era dal 1965, quando vennero votati i programmi pubblici «Medicare» per gli anziani e «Medicaid» per i poveri, che una delle Camere americane non votava un’espansione così vasta dell’assistenza medica. Il testo adottato estenderebbe infatti le cure a 36 milioni di cittadini, attualmente privi di assicurazione, garantendo entro il 2019 la copertura del 96% della popolazione. A pieno regime, lascerebbe ancora fuori circa 18 milioni di persone, 6 milioni delle quali immigrati illegali. Nella versione congressuale, la futura sanità Usa avrebbe una forte opzione pubblica (cioè polizze mediche finanziate dallo Stato) e obbligherebbe tutte le imprese, con l’eccezione di quelle più piccole, a pagare l’assistenza ai loro dipendenti. Il costo del piano sarebbe di 1,2 miliardi di dollari in 10 anni. Per finanziarlo, i democratici del Congresso vorrebbero ta-

gliare 400 miliardi di dollari da «Medicare» e imporre una nuova tassa sui redditi annuali superiori a 500 mila dollari. Ma sono proprio l’opzione pubblica, l’obbligatorietà di copertura per le aziende e la tassa sui ricchi, gli elementi controversi che incontrano i maggiori ostacoli al Senato, dove da oggi si combatte la battaglia decisiva. Nella Camera Alta i democratici non hanno margini di errore, controllando (ma solo sul-

Prossima tappa Il presidente: ora tocca al Senato portare il processo al traguardo in nome del popolo americano la carta) esattamente i 60 voti necessari ad aggirare ogni ostruzionismo repubblicano. È da settimane che il leader della maggioranza democratica, Harry Reid, cerca l’approccio vincente. Ma la sua recente proposta di inserire nel testo del Senato una forma di public option, sia pure più blanda di quella votata alla Camera, ha provocato la ribellione dei moderati del suo gruppo. Uno di questi è Joe Lieberman, senato-

re del Connecticut, indipendente conservatore, che vota con i democratici sui temi sociali ed economici: «Se c’è l’opzione pubblica — ha detto ieri — non permetterò, per caso di coscienza, che questa legge vada al voto finale». Essendo suo il sessantesimo voto, la minaccia va presa sul serio. La battaglia resta aperta. Reid ha promesso di chiudere in Senato entro la fine di novembre. Poi si andrebbe alla procedura di fusione dei due testi, prima del doppio voto finale, che la Casa Bianca spera di avere entro la fine dell’anno o al massimo ai primi di gennaio. Ma il voto di sabato notte è sicuramente una vitale vittoria politica per Barack Obama. Una bocciatura alla Camera Bassa avrebbe rappresentato infatti la fine del suo più ambizioso cantiere. Non a caso il presidente ha parlato di un «voto coraggioso» e di svolta: «Sono convinto — ha detto facendo appello ai senatori — che quando ci daremo appuntamento alla Casa Bianca per firmare la legge sulla riforma sanitaria, potranno dire che questa sia stata la loro ora più bella nel servizio pubblico».

Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il «Paese dello Stato minimo» contro il modello assistenzialista

Salute come diritto o scelta Italia e Usa restano lontani

elevati, copre le spese mediche solo entro certi limiti e, magari, non consente a chi ha il cancro, di ottenere il rimborso della chemioterapia. Molte assicurazioni, poi, cercano, con vari cavilli, di liberarsi dei pazienti con patologie croniche: sanno che il loro comportamento sociale è riprovevole, ma sono pur sempre società quotate in Borsa che devono massimizzare i profitti. E i malati cronici costano molto. La riforma approvata l’altra notte dalla Camera (che sicuramente sarà ridimensionata dal Senato) modifica in modo significativo questa situazione, ma, dal punto di vista di un europeo, non giustifica l’enfasi retorica di Obama («oggi si fa la storia») né il linguaggio estremo usato dal capo dei repubblicani alla Camera, John Boehner («questa riforma è la più grande minaccia alle libertà degli

L’America rinuncia a un sistema davvero universale SEGUE DALLA PRIMA

Figli dei pionieri, influenzati dalla cultura protestante, gli americani restano convinti, in maggioranza, che ognuno è responsabile del proprio destino; che in nessun settore, nemmeno nella sanità, possono esserci «pasti gratis». Si spiegano così le profonde differenze tra gli Usa che provano ad applicare le severe regole del mercato anche in un settore economico «anomalo» come quello della salute e un continente europeo che, pur con modelli diversi (sistemi pubblici, sistemi misti, casi in cui è il governo garantisce le cure ma lo fa attraverso assicurazioni private), tende ad offrire a tutti i cittadini un certo livello di copertura statale. A un italiano — abituato a combattere con liste d’attesa e ospedali spesso fatiscenti ma che dà per scontato il diritto di ogni cittadino alle cure mediche e agli interventi chirurgici essenziali — l’America della sanità privata appare sicuramente uno strano pianeta. Un mondo nel quale convivono tre classi di cittadini: quelli con un’assicurazione pagata dal datore di lavoro (oltre 160 milioni di americani) o acquistata individualmente (circa 23 milioni di polizze); i circa 75 milioni di americani con l’«ombrello» pubblico di uno Stato che paga le loro spese mediche attraverso le agenzie federali per i poveri (Medicaid), gli anziani (Medicare) e l’amministrazione dei veterani; i 47 milioni di cittadini, circa il 16% della popolazione, totalmente privi di copertura. Tre classi, ma il mosaico è assai più complesso: i 47 milioni senza copertura

non sono tutti «diseredati». Ci sono anche molti giovani benestanti che scommettono sulla loro buona salute e rinunciano a sottoscrivere una polizza. Grandi differenze anche sotto il tetto delle assicurazioni private: le aziende più ricche e quelle sindacalizzate spesso

sottoscrivono polizze costose che coprono l’assicurato anche per le cure dentistiche o interventi solitamente esclusi dall’assistenza pubblica europea (come la chirurgia plastica). Ma c’è anche chi si deve accontentare di una polizza poco costosa che impone franchigie e ticket

Il cardiochirurgo italiano Menicanti

«È meglio ammalarsi qui in Europa Si vive più a lungo» MILANO — Il primo esempio: «Qualche anno fa, a New York per un congresso, un mio collega si sentì male. Colica renale, si torceva dai dolori. I medici del pronto soccorso prima gli chiesero la carta di credito, poi gli fecero una flebo. Due notti in ospedale, settemila dollari. Non si era assicurato alla partenza, pagò di tasca propria». Il secondo: «Fine Anni Ottanta, lavoravo al Texas Heart Institute: se un neonato cardiopatico non aveva genitori con un buon programma assicurativo, non riusciva ad accedere agli interventi più costosi». Qui in Italia questo non accadrebbe mai. «A una persona con una valvola cardiaca che non funziona bene, il nostro sistema garantisce

❜❜ Francia, Germania e Italia al top

Sit-in Proteste contro la riforma davanti a Capitol Hill (Ap)

nel tempo una serie di esami, comprese le ecocardiografie, che permettono di capire se e quando fare l’operazione. Uno statunitense deve pagare tutto, e certi controlli, per risparmiare, non li fa: il risultato è che arriva a farsi curare quando è troppo tardi». Lorenzo Menicanti, classe 1950, responsabile della Cardiochirurgia II all’Irccs Policlinico San Donato, è «quel» medico che insegna agli americani a «rimodellare il ventricolo», una tecnica esportata in tutto il mondo. Il sistema sanitario Usa lo conosce bene: è stato in Texas, ma anche in California, in Kentucky e in Virginia. Ed è per questo che dice: «Dal punto di vista assistenziale è molto meglio

vivere in Europa. Del resto, è lo stesso Oms a stabilirlo: tra i migliori servizi sanitari del mondo ci sono quelli europei. Il francese, il tedesco e l’italiano». Su una cosa in particolare, secondo Menicanti, siamo vincenti. «Il paziente italiano ha tutto: prevenzione e cura. E mediamente la qualità della cura offerta è simile su tutto il territorio. Poi, certo, abbiamo le eccellenze e le voragini. Però le oscillazioni sono molto basse. La nostra forza è proprio offrire una buona qualità a tutti, senza distinzione». Resta il mito delle cliniche Usa: si ha quasi l’impressione che lì qualunque patologia verrebbe curata meglio che altrove. «Questo è un pregiudizio psicologi-

co, del quale gli americani per primi sono vittime. Secondo uno studio pubblicato di recente, l’indice di soddisfazione del sistema sanitario italiano è dello 0,5, quello americano è dello 0,7. Significa questo: il cittadino d’Oltreoceano è convinto che il suo servizio sia il migliore del mondo e che per questo sia giusto pagarlo; l’italiano, che non paga, crede che il suo sia perfettibile. Guarda caso, però, gli italiani vivono in media dieci anni in più rispetto agli americani. E non può essere soltanto per una questione genetica e per la qualità della vita. La ragione è che gli italiani vengono curati meglio. E non conta poco il fatto che la prevenzione da noi sia gratuita. Penso soltanto agli screening di massa, alle mammografie per scoprire in anticipo la presenza di un tumore. Sono cose per noi abbastanza banali e scontate. In America hanno un prezzo. E non tutti se lo possono permettere».

Elvira Serra © RIPRODUZIONE RISERVATA


Primo Piano

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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La speaker Nancy Pelosi, speaker della Camera dei Rappresentanti, a Capitol Hill (Afp)

Il caso Interruzioni di gravidanza escluse dalla legge

Clausola anti-aborto Una ferita aperta in casa democratica Il compromesso ottenuto dai vescovi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

americani che ho visto nei miei 19 anni di lavoro a Washington»). Il sistema che esce dalla riforma appena approvata è sempre largamente basato sulle assicurazioni private. Tre le principali novità: a) non potrà più essere rifiutata una polizza a persone in precarie condizioni di salute; b) l’«opzione pubblica», cioè l’introduzione di una formula assicurativa offerta dallo Stato da mettere in concorrenza con quelle private con l’obiettivo di «calmierare» il prezzo delle polizze; c) obbligo, per cittadini e imprese, di sottoscrivere una polizza sanitaria, con agevolazioni e sussidi per i cittadini meno abbienti e un limite agli impegni richiesti alle aziende più fragili. L’innovazione più significativa e i maggiori costi aggiuntivi (la riforma della Camera costerà 1042 miliardi di dollari in dieci anni) vengono proprio da questo obbligo. Che,

però, non è affatto perentorio, visto che può essere aggirato pagando una multa. Insomma, la differenza di fondo, «genetica», tra Usa ed Europa non viene rimossa nemmeno dalla riforma Obama che rinuncia a dar vita ad un sistema sanitario davvero «universale»: capace, cioè, di coprire tutti i cittadini. La sua versione più «assistenziale», quella della Camera, secondo i democratici estenderà le cure a 38-39 dei 47 milioni di americani oggi senza copertura. Ma il testo del Senato

Ognuno per sé Figli dei pionieri, gli americani restano convinti, in maggioranza, che ognuno è responsabile del proprio destino

prevede un intervento molto più limitato e comunque gli esperti del Congresso stimano che, anche se diventasse legge la riforma approvata ieri, la riduzione dei senza-mutua sarebbe molto graduale e di entità inferiore: tra dieci anni i cittadini non coperti sarebbero ancora quasi 30 milioni. Senza contare che c’è chi ritiene che con questa riforma i senza-mutua potrebbero addirittura aumentare. La pensa così Martin Feldstein — economista conservatore la cui autorità è, però, riconosciuta anche dai democratici e dallo stesso Obama — secondo il quale chi è in buona salute tenderà a pagare la multa e a risparmiare il costo della polizza visto che, se si ammalerà seriamente, le assicurazioni saranno comunque obbligate ad accoglierlo tra i loro assistiti.

Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA

WASHINGTON — Nella notte che le ha regalato un posto nella Storia della politica americana, Nancy Pelosi ha dovuto accettare il compromesso che non avrebbe mai voluto. Per salvare la riforma sanitaria, la prima donna Speaker della Camera, ardente paladina della libertà di scelta in materia d’aborto, ha ceduto alle richieste di una parte dei suoi democratici, aprendo la strada a restrizioni severe, che proibiscono a ogni polizza medica acquistata con i sussidi del governo di coprire anche le interruzioni di gravidanza. È stata una scelta inevitabile. Senza la quale gli antiabortisti della maggioranza avrebbero sicuramente fatto mancare il loro appoggio alla legge, approvata con appena due voti di scarto sopra il quoziente necessario. Ma l’esito e la lunga battaglia notturna lasciano nel Partito democratico una ferita aperta. Uno dopo l’altro, i leader dell’ala progressista hanno criticato la versione finale del progetto di riforma, anche se alla fine, parole loro, «si sono turati il naso» e l’hanno votato. Dopo ore di durissima trattativa, cui

hanno preso parte anche rappresentanti della Conferenza episcopale cattolica, Pelosi alla fine ha ammesso alla votazione in aula l’emendamento di due deputati democratici, Brad Ellsworth dell’Indiana e Bart Stupak del Michigan, che proibisce alle compagnie d’assicurazione che partecipano alla cosiddetta «borsa» delle polizze

Roe versus Wade

La storia Norma McCorvey (nella foto a sinistra) nel 1970 è incinta e intenta una causa in Texas per poter abortire Il verdetto Con lo pseudonimo di «Jane Roe» la McCorvey diventa protagonista di una battaglia finita nel 1973 con la celebre sentenza «Roe versus Wade» che legalizzò l’aborto

di coprire le interruzioni di gravidanza. Il dibattito è stato di fuoco. Ad accentuare il tono drammatico, fuori da Capitol Hill un gruppo di dimostranti anti-abortisti ha inscenato una manifestazione con gigantografie di feti abortiti. L’emendamento è passato con 240 voti a favore, 194 contrari e un repubblicano dell’Arizona astenuto. A convincere Pelosi e la leadership democratica a fare il compromesso è stata anche la mobilitazione della Conferenza episcopale negli ultimi dieci giorni. Favorevoli alla riforma sanitaria, i rappresentanti dei vescovi hanno invitato i parroci di tutto il Paese a sollevare il tema nelle Chiese, sollecitando i fedeli a contattare i Congressman delle loro circoscrizioni e a pregare per il successo delle modifiche anti-abortiste alla legge. La guerra civile democratica sull’aborto rispecchia la varietà della nuova maggioranza, dove accanto ai deputati eletti nei tradizionali collegi progressisti, ci sono ora quelli che nel 2006 e 2008 hanno vinto il mandato in circoscrizioni moderate, dove i gruppi «pro-life» sono molto attivi.

P. Val. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

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Giustizia Il governo

Io penso a un provvedimento difendibile davanti all’opinione pubblica, che rispetti le vittime dei reati e non porti la gente in piazza Gianfranco Fini

Fini-Berlusconi, intesa vicina sul «processo breve» Il presidente della Camera: il Pdl non sia una caserma, una norma che non danneggi i cittadini ROMA — Le ruggini restano tutte, i rapporti personali sono sempre più difficili, le differenze politiche emergono con una evidenza che nessuno può né vuole nascondere. Ma l’intesa sulla giustizia tra Berlusconi e Fini — preparata tra infinite discussioni e con grande fatica dagli avvocati Ghedini e Bongiorno — appare comunque vicina. Lo conferma un ministro come Roberto Calderoli quando parla di «testo già scritto» che sarà esaminato nei prossimi giorni in un vertice che si terrà appena Berlusconi tornerà da Berlino. E soprattutto lo fa capire lo stesso Fini, che intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, usa toni molto duri sul premier, ma sostanzialmente dà il suo via libera — pur ponendo paletti — al «processo breve» che, spiega, è condiviso nelle sue grandi linee anche dall’opposizione e ci viene richiesto dall’Unione Europea.

cimento dell’erario alle sue aziende di 400 miliardi di vecchie lire). Dunque, si vedrà quale meccanismo sarà alla fine escogitato, ma una cosa sembra assodata: Berlusconi avrà l’appoggio di Fini sullo scudo che richiede. È l’essenziale, ma non servirà a riportare il sereno in un Pdl del quale Fini si lamenta perché gli appare troppo «come una caserma». E c’è molto altro che al presidente della Ca-

Oggi ad Assisi

E Bagnasco chiederà il «disarmo» della politica

Calderoli (Lega) «Il testo è già scritto e sarà esaminato in un vertice appena Berlusconi tornerà da Berlino»

mera non piace: per esempio, un Berlusconi che a volte si crede un «monarca» e che invece ha sì «il diritto di governare» ma rispettando le istituzioni come «il Parlamento, il presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, la magistratura». E sicuramente non va giù a Fini quello che definisce un «cannoneggiamento contro l’accampamento amico», ovvero gli attacchi che quotidianamente Feltri gli muove attraverso il giornale di cui «ed è questo che non mi quadra...» Berlusconi è editore. A Feltri dunque, che ieri sul Giornale scriveva della richiesta di Berlusconi a tutti i parlamentari di firmare un impegno a «tutelare il premier dall’offensiva giudiziaria» pena l’uscita dal Pdl e il ricorso a elezioni anticipate, Fini ha replicato prima con una risata: «Con tutto il rispetto, Feltri mi lascia indifferente», poi con una precisazione («Non mi risulta che questo sia il pensiero di Berlusconi»), infine con una comunicazione condita di sarcasmo: «Gli autografi si chiedono a Sting. Io sono il presidente della Camera e non firmo nulla, i deputati si regoleranno come credono».

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Firmare un impegno a votare una legge scudo per il premier? Gli autografi si chiedono a Sting, non ai deputati. Il presidente della Camera, poi, non firma nulla

Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ancora non si sa quale sarà la soluzione tecnica che alla fine verrà adottata per inventare uno «scudo» per il premier che anche il presidente della Camera ritiene per principio ammissibile (ammette infatti che Berlusconi ha avuto un trattamento ingiusto da parte della magistratura dopo essere entrato in politica). È vero infatti che Fini considera «un’anomalia» la durata dei processi in Italia ed è favorevole ad abbreviarli, ma è anche vero che dice no a una «leggina» ad hoc (per la prescrizione breve e indiscriminata) che potrebbe impedire lo svolgimento di giudizi per cittadini che aspettano una sentenza da tempo e che «si arrabbierebbero» se per salvare Berlusconi venissero danneggiati loro, che hanno anche «pagato avvocati». Ed è anche vero che l’ex leader di An resta contrario a una norma che sani i contenziosi tributari vecchi di almeno dieci anni con una mini sanzione del 5% (condono a cui Berlusconi terrebbe molto per chiudere così una richiesta di risar-

La lettera

(g.g.v.) Il cardinale Angelo Bagnasco (foto) apre oggi l’assemblea generale dei vescovi ad Assisi. Tra i temi della prolusione, la richiesta di un «disarmo» alla politica, di una svolta radicale «nelle parole e nei comportamenti»: la contrapposizione a priori e sistematica non fa bene all’Italia, avverte il presidente della Cei, si rischiano atteggiamenti di odio, mentre il Paese ha bisogno di coesione. A vent’anni della caduta del Muro, il cardinale parlerà del «laicismo» in Europa e della sentenza «surreale» sui crocifissi. E interverrà sul Sud e sull’immagine della Chiesa nei mass media.

Bongiorno: paletti per la prescrizione o c’è il timore che il sistema non regga

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Caro Direttore, l’imperativo categorico del legislatore, la sfida con la quale si misura quotidianamente, è coniugare lo sforzo per raggiungere gli obiettivi con la consapevolezza che esiste una realtà oggettiva dalla quale non si può prescindere. E proprio quando ci si accinge a valutare nuove leggi dirette a ridurre i tempi della prescrizione, o più in generale a porre un limite alla durata dei processi, è importante calare l’astratta previsione legislativa nella concreta realtà quotidiana. Innanzitutto, sgombriamo il campo da un equivoco: coloro che ritengono la prescrizione «scandalosa di per sé» dimenticano che un cittadino non può essere perseguito in eterno; l’esistenza di questo istituto deve quindi essere

salvaguardata. Il cittadino ha il diritto di sapere che esiste un termine oltre il quale lo Stato non può più avanzare la propria pretesa punitiva e ha il diritto di conoscere il proprio destino entro un certo lasso di tempo. Lo Stato, dal canto suo, ha il dovere di celebrare i processi in tempi ragionevoli: la lunghezza danneggia gli imputati, che rimangono impelagati per anni in vicende giudiziarie, sospinti da un rinvio all’altro, e danneggia la collettività — soprattutto chi è vittima dei reati —, che attende invano una sentenza. Pensiamo a quanti si costituiscono parte civile in un processo per avere riconosciuta giustizia e che invecchiano, a volte muoiono, in attesa di quel riconoscimento. La Corte europea dei diritti dell’uomo ci ha reiteratamente bacchettato su questi temi.

Fatta questa premessa, va detto che, se in Italia il sistema fosse in grado di far fronte alle esigenze dei cittadini, una legge diretta a limitare i tempi dei processi non avrebbe molte controindicazioni. Certo, sarebbe necessario modulare i termini tenendo conto che le variabili della durata dei processi sono molte: il numero degli imputati e la complessità della materia, per citarne solo due. Sarebbe ad esempio erroneo equiparare un processo per diffamazione a un maxiprocesso per gravi reati, ma con una serie di scrupolosi accorgimenti quei limiti temporali potrebbero tradursi in un ottimo incentivo all’autorità giudiziaria perché sia più sollecita e meglio organizzata. Tuttavia, se è vero — come è vero — che la giustizia oggi è al collasso e povera di risorse, le possibili soluzioni tecniche da sole non bastano. Ecco perché dobbiamo porci un interrogativo: una riduzione dei tempi di prescrizione dei reati, o l’indicazione di nuovi limiti entro i quali i processi devono essere celebrati, quali conseguenze concrete può avere se prima non si mette il sistema in condizione di celebrare i


Primo Piano

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Il retroscena Berlusconi è pronto a porre di fatto una questione di fiducia

Processi e prescrizione

Nel presentare il presidente della Camera a Che tempo che fa, Fabio Fazio ha citato il libro di Gianfranco Fini appena uscito da Rizzoli, Il futuro della libertà

Per trovare una soluzione ai processi nei quali è coinvolto il premier c’è l’ipotesi di rimettere mano alla prescrizione

Le bozze tecniche Sono più di trenta le bozze tecniche finora elaborate sulla prescrizione: alcune prendono spunto da proposte di legge del centrosinistra

Il sistema intercettazioni Tra le riforme in itinere, il ddl sulle intercettazioni: sono possibili solo in presenza di «evidenti indizi di colpevolezza»

Processo e avvocatura Il secondo ddl del pacchetto di riforme del governo riguarda la modifica del processo penale mentre il terzo incide sulla struttura dell’avvocatura

processi in tempi brevi, compatibili con le reclamate riduzioni di prescrizione? In definitiva, non possiamo non considerare che il sistema giudiziario è paralizzato — e non certo per colpa di questo governo —, e che i Tribunali sono afflitti da enormi carichi di arretrati. Chi si confronta con la giustizia sa perfettamente che alcune disfunzioni potrebbero essere corrette con una miglior organizzazione e più impegno da parte dei protagonisti — in primo luogo magistrati e avvocati —, ma sa anche che la maggior parte dei problemi deriva da carenze strutturali e di risorse. Ed è a queste che bisogna innanzitutto porre rimedio, senza trascurare la necessità di aggiornare la disciplina del codice di procedura penale. In definitiva, nel maneggiare lo strumento della prescrizione si deve tener conto che non è ordinando sic et simpliciter di ridurre i tempi dei processi che si trasforma un ordinamento arrugginito in una macchina ben oliata ed efficiente: esiste insomma il fondato timore che, introducendo una soluzione che il sistema non è in grado di sostenere, si porrebbe una pietra

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Non si tratta semplicemente di salvaguardare la mia persona ma di garantire al Paese la governabilità, di tutelare la volontà popolare. Sono certo che gli italiani mi capiranno Silvio Berlusconi

La scheda

«Il futuro della libertà»

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tombale sopra una serie di vicende processuali che magari proprio adesso stanno, con enorme ritardo, volgendo al termine. E allora, come spiegheremmo alle vittime dei reati in attesa di giustizia che, vista la lentezza del sistema, si è deciso che il tempo per ottenere le sentenze — quelle sentenze che aspettano da anni — è scaduto? Naturalmente questa soluzione porterebbe gravi conseguenze anche sul piano della lotta alla criminalità, perché un ordinamento nel quale non vengono emesse condanne offrirebbe un formidabile incentivo al crimine. Ecco perché è necessario che le misure per realizzare il condivisibile obiettivo della riduzione dei tempi dei processi siano accompagnate, se non addirittura precedute, da una serie di interventi concreti volti a mettere il sistema in condizione di celebrare i processi stessi.

Giulia Bongiorno deputata del Pdl e presidente della II Commissione Giustizia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il premier e la legge «La sottoscrivano tutti» Domani l’incontro decisivo tra i fondatori del Pdl ROMA — Fuori i secondi. Berlusconi e Fini si vedranno domani, perché spetta a loro chiudere l’accordo sul delicatissimo nodo della giustizia, perché senza un’intesa tra il premier e il presidente della Camera, senza un provvedimento che salvi il Cavaliere dai processi ed eviti di far saltare la legislatura, non avrebbe alcun senso il vertice con Bossi sulle Regionali. Faccia a faccia, i fondatori del Pdl dovranno siglare il patto sulla leggina a cui hanno lavorato gli sherpa. Nel mazzo di proposte la soluzione c’è, bisognerà scegliere. E come sempre accade nelle vertenze politiche, la vigilia si carica di tensioni, i timori di una rottura prendono corpo, specie se i toni sembrano alzarsi. Non c’è dubbio che evocando la sentenza sul «lodo Alfano» e invitando Berlusconi a «rispettare la Consulta», Fini ieri abbia fatto irritare il Cavaliere. Ma è altrettanto vero che in tv il presidente della Camera non ha detto nulla di più di quanto il premier già non sapesse. Anzi, il ragionamento sulla «lunghezza abnorme dei processi» è stato il segnale chiaro che è favorevole a modificare la prescrizione. Il punto è che il «cofondatore» del Pdl chiede un provvedimento «presentabile e difendibile» davanti all’opinione pubblica, che «rispetti le vittime dei reati», e che non porti «la gente in piazza». Se verranno tutelati questi presupposti è pronto a misurare la «lealtà» verso l’alleato, che è stato colpito giudiziariamente «per il suo ingresso nell’agone politico». Oltre però Fini non intende andare. Domani sarà il giorno decisivo, la discussione sarà incentrata su norme e codicilli. In presenza di un’intesa sarà chiarito che il documento di cui si parla da giorni — e che Berlusconi vorrebbe far firmare a tutti i parlamentari del Pdl — altro non è che il testo di legge, su cui il premier ha annunciato l’intenzione di esporsi, ponendo di fatto una questione di fiducia: «Perché — ha spiegato — non si tratta semplicemente di salvaguardare la mia perso-

na, non è solo questo. Si tratta di garantire al Paese la governabilità, di tutelare la volontà popolare. E sono certo che gli italiani mi capiranno». Gliel’ha anticipato uno studio riservato di Euromedia Research. La firma dei parlamentari in calce al ddl diverrebbe quindi un atto politico che non separerebbe i «buoni» dai «cattivi» nel Pdl, ma che sarebbe — come ha sottolineato ieri Fini in

modo non casuale — conseguenza del «vincolo di programma sottoscritto all’atto della candidatura». Di più, è la ragione sociale del centrodestra a trazione berlusconiana, il nodo scorsoio che da quindici anni — sull’onda del conflitto giudiziario — ha soffocato ogni tentativo di riassetto della magistratura. Ed è così che la partita del Cavaliere si intreccia alla partita

Istituzioni Il premier Berlusconi con i presidenti del Senato e della Camera Schifani e Fini

più complessiva della riforma della giustizia. Se già è complicato l’accordo nel centrodestra sulla legge cara al premier, è addirittura prematuro anche solo prefigurare un’ipotesi di intesa bipartisan in Parlamento. Ma è evidente che il tema del riequilibrio tra poteri, che prelude il ritorno al primato della politica, si affaccia nei discorsi dei leader di maggioranza e opposizione. Le Regionali dietro l’angolo sono un ulteriore ostacolo al dialogo, ma i messaggi lanciati dal premier attraverso i suoi emissari, e il colloquio con Casini sono indizi importanti. Scajola ne fa riferimento senza usare perifrasi, accennando a «giri d’orizzonte» del Cavaliere, a «consultazioni già fatte»: «La verità è che Berlusconi vuo-

Il sondaggio Il capo del governo si dice «certo che gli italiani mi capiranno» dopo aver letto uno studio di Euromedia

Vincino

le uscire dalla logica del teatrino, e vuole capire chi ci sta. La necessità di riformare il sistema giudiziario è condivisa dall’opinione pubblica e dalle forze politiche più responsabili. Mi pare che anche il neosegretario del Pd l’abbia colto». Se si tratti solo di tattica si capirà presto, ma non è un caso se ieri da La Russa a Casini sono giunte parole di apprezzamento verso Bersani, per come ha trattato il tema nel suo discorso di insediamento alla guida dei Democratici. Si vedrà, nel frattempo Berlusconi vuole e deve chiudere la partita che lo riguarda, perciò domani vedrà Fini. L’intesa conviene a entrambi, anche perché non c’è spazio per giochi tattici, nè per brandire armi scariche come il voto anticipato. Casini ha potuto constatarlo di persona, quando l’altro giorno l’ha chiesto al Cavaliere. «Silvio, ma è vero che pensi alle elezioni?». «Non ci penso affatto». Appunto.

Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Centrodestra I nodi

Regioni, La Russa frena Bossi «L’accordo non c’è ancora»

La conduttrice

E Fini su Cosentino: certe candidature sono inopportune

ROMA — «Caro Silvio, cacciare Paolo Ruffini da Raitre è ingiusto». Anche Licia Colò, conduttrice di Alle falde del Kilimangiaro, difende il direttore in bilico. Ma lei, che da Berlusconi è stata lanciata, si appella allo stesso premier: «È un manager e ama la meritocrazia. Non si contraddica e lasci fare il lavoro a chi ha dimostrato di saperlo fare». Perché non dubita che se Ruffini cadrà sarà per volere di Berlusconi: «Lui stesso a Ballarò ha detto che Raitre non è democratica. Ma il fatto che parlasse da lì dimostra che lo è. In dieci anni Ruffini non mi ha mai chiesto nulla». Di Berlusconi conserva «un ricordo molto caro. A Mediaset mi aiutò in momenti difficili. Era un imprenditore tv innovativo». E ora? «È cambiato. Prevale la ricerca del consenso. Ma sappiamo cosa sa fare. Non ha bisogno di avere tutto in mano. O di punire RaiTre». Le ipotesi Minoli o Di Bella sono punitive? «Stimo Di Bella. Minoli mi ha voluta in Rai. Ma il punto non è questo. In un momento in cui la Rai è in caduta di ascolti Ruffini ha fatto programmi dignitosi, di successo e a basso costo. Perché mandarlo via?».

ROMA — Poiché la partita per i candidati governatori sta entrando nel vivo, scoppiano le alleanze e cresce la tensione nei partiti e nelle coalizioni. A Nord è ormai guerra aperta tra Udc e Lega, mentre i malumori per le richieste di Bossi cominciano a farsi sentire in modo ufficiale. Si riapre anche il puzzle nelle regioni del Centro-Sud. Lo scontro per ora riguarda il centrodestra, che è più avanti nella definizione del quadro delle candidature. Ad intervenire per bloccare illazioni e proclami che si sono susseguiti in questi giorni, sono stati ieri uno dei tre coordinatori del Pdl, La Russa, e il capogruppo alla Camera Cicchitto. Ignazio La Russa ha rassicurato quanti non vogliono appaltare il Nord alla Lega che chiede Veneto, Piemonte e vicepresidente in Lombardia (dove Formigoni continua a ribadire di sentirsi certo della sua conferma): «Non ho visto un accordo, legittimamente Bossi parla di quello che desidera, ma la decisione deve essere comune». Anche perché il segretario centrista Lorenzo Cesa ieri ha alzato il tiro: «L’Udc vuole contrastare il disegno della Lega e dove ci sarà un suo candidato è disponibile a formare un cartello

Il colloquio

che le si oppone». Parole che incendiano il Carroccio: «Da parte di Cesa c’è un orientamento politico violentemente antileghista, tipico del maccartismo degli anni Cinquanta. È rimasto l’ultimo giapponese», gli risponde il vicepresidente dei senatori della Lega Nord, Lorenzo Bodega. Se con l’Udc la partita dunque si complica, La Russa sta cercando però di tessere la tela con la Destra di Francesco Storace, dopo la rottura delle Politiche: ieri è andato ad assistere, per conto di Fini e Berlusconi, all’assemblea del partito. Storace potrebbe essere utile nelle regioni del Sud e nel Lazio, dove proprio ieri Fabrizio Cicchitto ha suonato l’altolà alla leader dell’Ugl Renata Polverini.

I tre rebus al Nord

Quella che al momento sembra essere l’unica candidata sicuramente vincente — così almeno secondo i principali sondaggi — potrebbe essere sacrificata sull’altare del partito, specie se Massimo D’Alema dovesse riuscire a diventare il ministro degli Esteri europeo, «soffiando» il posto nella Ue ad Antonio Tajani. Al quale Berlusconi avrebbe promesso la guida del Lazio. Se poi Fini dovesse imporre un suo uomo in Campania, questo porterebbe a rivedere ruoli e nomi per il Lazio. Per ora il presidente della Camera è sempre più esplicito nel contestare il berlusconiano Nicola Cosentino: «Certe candidature sono inopportune», ha detto ieri a Che tempo che fa. «Ciò che è avvenuto in seguito all’esplosione del caso Mar-

A Pomezia Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ieri durante il suo intervento all’assemblea nazionale della Destra a Pomezia. La sua presenza è stata anche un segnale per «sdoganare» il movimento di Francesco Storace in vista di possibili alleanze alle Regionali

Formigoni in Lombardia In Piemonte sfida verso la riconferma tra Udc e Lega Il governatore Formigoni è sicuro della riconferma. La Lega chiede la vicepresidenza

Colò al premier: «Non cacciare Ruffini da Rai3»

razzo — ha spiegato il capogruppo Cicchitto — può cambiare i termini dello svolgimento delle elezioni. Infatti, la classe dirigente del Pdl del Lazio può anche ricorrere a candidature da essa stessa espresse,

E Galan insiste per guidare il Veneto

Nel centrodestra la Lega punta alla presidenza, ma l’Udc è pronta ad opporle un candidato

In Veneto è ancora sfida tra la Lega e l’uscente Galan che chiede la riconferma

che possono essere prese in considerazione in modo altrettanto attento di quelle, apprezzabili, pervenute dalla società civile». Un’incognita ulteriore nel Lazio sarebbe però anche l’alleanza con l’Udc che appoggerebbe la segreteria del sindacato di destra ma non un candidato espressione del partito di Berlusconi. Finché non si chiarirà la partita campana comunque non ci saranno novità. Bisognerà in ogni caso siglare un accordo complessivo, con una stretta di mano tra Berlusconi e Fini, che per ora, almeno finché la battaglia sulla giustizia non sarà chiusa, è lontana.

Gianna Fregonara © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il vicepresidente della commissione Bilancio: chiederò l’iscrizione al gruppo misto, penso a un centro distante e alternativo al populismo di Cavaliere e Lega

«Ineccepibile la scelta di Rutelli, Casini addio» Tabacci: il leader udc si è riavvicinato a Berlusconi, io non ho nulla a che fare con Arcore MILANO — Casini addio. Bruno Tabacci ha passato la domenica a casa del figlio, a Milano, a scrivere le lettere di dimissioni dall’Udc e dalla vicepresidenza della commissione Bilancio. Per il momento va nel gruppo misto, in attesa di costruire il nuovo grande partito di centro. «C’è stata un’accelerazione, di fronte a cui non si può restare indifferenti. Non ho alcun intento polemico verso Casini: credo che il suo riavvicinamento a Berlusconi sia tattico, non strategico; ma ovviamente non è questa la mia posizione. Non penso che tra Berlusconi e Casini sia stata sanata la rottura del febbraio 2008. Allora ero candidato alla presidenza del Consiglio per la Rosa Bianca, e rinunciai, senza porre condizioni. Ora le cose sono cambiate. Invece di tergiversare, in questi mesi Casini avrebbe dovuto accelerare la costruzione di un nuovo partito, superando l’Udc e gli sforzi sia pure apprezzabili per la costituente di centro. Mi auguro che con Pier Ferdinando ci si possa ritrovare più avanti; prima o poi, pure lui dovrà ricollocarsi al centro nell’orizzonte di un partito comune; anche perché immagino che ad Arcore non caverà un ragno dal buco. Io comunque con Arcore e dintorni non intendo avere nulla a che fare». Il centro che verrà, dice Tabacci, dovrà essere «distante e alternativo al populismo di Berlusconi e della Lega, anche se certo non agli elettori di quello schieramento mediaticamente ancora irretiti». E dovrà essere «un’alleanza dinamica, aperta al dialogo tra laici e cattolici, distinta ma attenta all’evoluzione della sinistra politica e del Pd». Tabacci guarda ovviamente a Rutelli e agli scontenti del Pd: «La definitiva collocazione del Partito democratico di Bersani nell’alveo del socialismo europeo è coerente con l’evoluzione del filone postcomunista italiano, molto meno per gli altri che non possono cancellare la loro storia. In questo senso l’iniziativa di Rutelli è motivata e

La scheda Chi è Bruno Tabacci è nato a Quistello (Mn) nell’agosto 1946. Laureato in Economia e Commercio a Parma, negli anni ’80 ha diretto l’ufficio studi del Ministero dell’Industria con Giovanni Marcora e, successivamente, con Giovanni Goria.

In politica Dal 1985 al ’91 è prima consigliere poi presidente della Lombardia. Dal ’92 è eletto deputato con la Dc, poi con il Pdl, infine con l’Udc. Nel 2008 lascia l’Udc per iscriversi al gruppo misto fondando il movimento «Rosa Bianca». Rieletto deputato nella XVI legislatura è iscritto al gruppo dell’Unione di Centro.

ineccepibile. Bersani fa il suo mestiere, ma noi dobbiamo fare il nostro». Che succede domani? «Ho chiesto a Pezzotta da giorni di riunire gli amici della Rosa Bianca per condividere questi passaggi. Chiederò l’iscrizione al gruppo misto, incrociando alcuni colleghi che sono già là: penso a Giulietti che arriva dall’Italia dei valori e alle rappresentanze regionali come quelle di Raffaele Lombardo — un’altra forza in movimento almeno in Sicilia — con cui ho dialogato al momento delle incursioni leghiste sui fondi Fas. Sono certo che molti arriveranno: Calearo, Pisicchio, Lanzillotta, Vernetti; e parecchi altri. Io comunque parlo per me. A giorni si vedrà lo spazio per un’iniziativa politica e parlamentare adeguata, con Rutelli e Dellai, la cui traccia potrebbe essere il Manifesto per il cambiamento e il buongoverno sottoscritto nei giorni scorsi». Tabacci è convinto che il Paese stia vivendo un’ora decisiva, esposto all’offensiva finale del berlusconismo. «Non è il mo-

mento di tatticismi. Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo. La commistione incessante tra pubblico e privato, l’esaltazione dei conflitti di interesse, una pratica di governo in cui il fare confuso soppianta la bussola dell’ideale, hanno ridotto ai minimi termini lo spirito etico della politica italiana. E ora si vorrebbe imporre un assetto presidenziale senza contrappesi, sul modello della Russia di Putin, e stravolgere l’equilibrio dei poteri, ponendo il legislativo e il giudiziario in capo al governo. Così non si dà il potere al popolo; così lo si spoglia, lasciandolo indifeso. Preferisco di gran lunga un modello parlamentare certo più sobrio di quello attuale, che rappresenti le articolazioni della nostra società. La mia opposizione sarà intransigente. Oggi Berlusconi ricatta sulla giustizia; poi verrà il resto». Alla riforma della giustizia del Pdl Tabacci proprio non crede. «Io ho provato sulla mia pelle gli eccessi della magistratura. Mi sono assunto le mie responsabilità, pure quelle che non avevo. Sono rimasto fuori dalla politica per sette anni, dal 1994 al

Ha detto di loro

Casini

Formigoni

Rutelli

Pier Ferdinando ci ritroveremo più tardi al Centro

di Formigoni e con la logica di potere di Cl

verranno tanti altri, da Lanzillotta a Vernetti

❜❜ ❜❜ ❜❜ Sono certo che con Basta con l’Impero Con Francesco

2001. Ma non voglio certo essere "vendicato" da Berlusconi, né gli riconosco alcun titolo a farlo. Ricordo bene quegli anni. Ricordo le monetine dei comunisti, le manette dei fascisti, il cappio dei leghisti. Ricordo il ruolo di Violante con le Procure e della Finocchiaro nella commissione per le autorizzazioni a procedere. Ma ricordo anche le tv di Berlusconi, con Emilio Fede che promuoveva il giovane Brosio a leader del marciapiede d’oro, in attesa davanti al Palazzo di Giustizia dell’ultimo avviso di garanzia. E ricordo che il primo atto di Berlusconi in politica fu di offrire l’Interno a Di Pietro e la Giustizia a Davigo. Appoggerei e avrei appoggiato in tutti questi anni una riforma della giustizia che toccasse i cuori e gli interessi dei cittadini: si può arrivare alla divisione delle carriere, si devono accelerare i processi; ma per rispondere a chi ha sete di giustizia, non per rincorrere i processi di Berlusconi». Si candiderà alla Regione Lombardia? «Non ho certo fatto una mossa per suggerire una mia candidatura, che vedo molto lontana dalla mie condizioni esistenziali — risponde Tabacci —. Il presidente della Lombardia l’ho fatto più di vent’anni fa. Uno dei motivi della mia critica all’Udc è il sostegno a Formigoni, alla logica di potere di Cl in connessione con la Lega. Dico no al quarto mandato, all’"Impero" di Formigoni, che ci ha dato i disastri di Malpensa e dell’Expo; e pure sulla sanità ci saranno molte cose da dire. Non ho mire personali. Voglio contribuire a lanciare un appello esemplare e credibile alla coscienza civile del popolo. Siamo nel mezzo di una crisi economica strutturale: se ne esce con riforme profonde, con un nuovo patto fiscale che saldi il rilancio economico alla redistribuzione di una ricchezza che non può restare così sommersa. Non si può andare avanti con il 28% dell’economia in nero. Non servono i tagli lineari di Tremonti, che trattano alla stessa maniera cose diverse; serve un’incisione rigorosa sulla qualità della spesa pubblica. Sono molto preoccupato per il Paese. Ma sono convinto che il mio stato d’animo non sia isolato. Per questo è necessario testimoniarlo».

Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

INIZIAMO A CAMBIARE, IL FUTURO CI SEGUIRÀ.

Quello che vedete è lo schema del progetto Archimede, un impianto solare termodinamico che stiamo realizzando in Sicilia. E’ così innovativo che produce energia anche di notte o quando il sole non c’è. Un segno tangibile di cambiamento per il futuro dell’ambiente e dell’uomo. Ma non ci fermiamo qui, continuiamo a investire in ricerca, tecnologia e progetti concreti per rendere le energie rinnovabili, come l’eolico, il geotermico e l’idroelettrico, sempre più disponibili ed economicamente competitive. Perché innovare è già cambiare. COPENHAGEN 7-18 DICEMBRE 2009

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Primo Piano

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Il nuovo Pd I vertici

Bersani sceglie Penati e lavora alla legge elettorale La Brambilla chiama la Bindi: noi donne, che brave Michael Moore

«Berlusconi? Obama lo ritiene meno intelligente» MILANO — «Obama è una persona intelligente e arguta, chiunque abbia una logica si renderà conto che lui non considera Berlusconi come suo fratello»: il regista Michael Moore, ospite di Lucia Annunziata al programma In mezz’ora su Raitre ieri ha ricordato l’effetto di alcune battute del presidente del Consiglio sul primo presidente nero osservando che «quando Berlusconi fa commenti del genere dimostra a Obama che ha a che fare con una persona meno intelligente. E Obama prova compassione verso persone meno intelligenti che dicono stupidaggini».

ROMA — Sarà Filippo Penati il braccio destro di Pierluigi Bersani. Dovrebbe coordinare l’ufficio politico e lavorerà ai dossier più spinosi, dal partito alle alleanze. Archiviata la consacrazione alla Nuova Fiera di Roma, il vicesegretario Enrico Letta rassicura sull’unità del partito — «le defezioni sono casi isolati» — mentre il segretario lavora all’agenda. Denigrato dagli avversari come «leghista di sinistra» e acclamato come uno dei pochi al Nord a raccogliere consensi, Penati continuerà nel percorso cominciato come coordinatore della mozione. Una consacrazione che arriva mentre sono sempre più forti le pressioni per lanciarlo come candidato governatore in Lombardia. Nel Pd restano mugugni e insoddisfazioni, a partire da Beppe Fioroni fino ad Achille Serra. A disagio anche Salvatore Vassallo, già autore dello Statuto: «Un disastro. Si va nella direzione sbagliata». Tutt’altro clima tra i dirigenti. Rosy Bindi incassa congratulazioni anche a destra. Nessuna chiamata da Silvio Berlusconi, ma da Michela Vittoria Brambilla sì: «Hai visto che le donne brave ce la fanno a far carriera in

politica?». Congratulazioni anche dalla Fondazione Bellisario e non solo: da Francesco De Gregori (che la votò alle primarie del 2007) a Carlo Freccero, da Maurizio Costanzo a Lilli Gruber. Bersani intanto riparte dal superamento del bicameralismo perfetto, dal Senato federale, dalla riduzione dei parlamentari. Accelererà sulla legge elettorale, partendo da tre capisaldi: mantenimento del bipolarismo; trasparenza nella formazione delle maggioranze; ritorno delle preferenze. In Aula si andrà al confronto sulle riforme. Bersani vuole valorizzare il lavoro di Marianna Madia e Ivano Miglioli sul contratto unico di inserimento per i giovani. Per la Madia potrebbe arrivare anche un incarico: proposta da Veltroni, si è avvicinata negli ultimi mesi a D’Alema ed è molto apprezzata da Bersani. Che ha spiegato ai suoi: «Non capisco perché sia stata bruciata così, è una brava deputata che lavora e molto». In arrivo nei prossimi giorni proposte concrete di riduzione dei costi della politica, per riportarli alle medie europee.

Al. T.

Eletti Tra i giovani eletti nella Direzione del Pd ci sono Giuseppe Civati, Stefano Esposito, Sandro Gozi, Federica Mogherini e Andrea Orlando

Il neovicepresidente boccia i crocifissi: via da scuole e tribunali

Scalfarotto: Rosy capisca noi gay Sì ai matrimoni ROMA — Quando la lesbica Paola Concia alla Nuova Fiera di Roma ha definito il nuovo vicepresidente del Pd un «omosessuale dichiarato», tutti hanno guardato il palco. «Mi hanno detto poi che qualcuno tra i dirigenti storici si è preoccupato: non so se per me o per l’immagine

del Pd». Parole di Ivan Scalfarotto, un ragazzo gentile, educato. Non dice che c’è un residuo di omofobia anche nel nuovo Partito democratico. E non ci tiene a far la parte della «figurina»: «Sono contento che in pochi abbiano ricordato che sono gay sui giornali. Sono fiero di essere lì come politico, non come politico omosessuale. Anche se è importante che una carica così vada a un gay». La nomina l’ha festeggiata a pranzo con Federico, il suo compagno. Montessoriano, dirigente bancario per anni a Mosca e Londra e ora milanese per gratitudine («è una

città accogliente con i gay»), Scalfarotto dice le sue verità scandalose con candore. «Una ragazza nel 2005, dopo la sconfitta delle primarie, mi scrisse che avevo portato un approccio più femminile alla politica, più rispettoso. Mi invitava ad avere l’ostinazione delle primavere, ad aspettare». Poi ha studiato, lavorato, si è schierato al fianco di Ignazio Marino ed eccolo qui, con il suo pizzetto squadrato, commosso, al fianco della Bindi. La stessa che, le ricorda un lettore del suo blog, disse «cose mostruose» contro i gay. Disse che «per un bambino è meglio stare in Africa che

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Primo Piano

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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L’intervista L’ex presidente dell’Abruzzo rischia il processo dopo la richiesta di rinvio a giudizio

Dirigenti Sopra, Ivan Scalfarotto. A lato, Enrico Letta, Bindi e Bersani

«Con me e Marrazzo due pesi e due misure» Del Turco: io abbandonato dal Pd perché socialista

Il blog Sul blog di Scalfarotto i suoi sostenitori gli hanno chiesto di «parlare con la Bindi, che ha detto cose mostruose contro i gay»

avere genitori gay». «Dichiarazioni barbariche» le definì allora Scalfarotto. Ora le traduce in politichese: «Erano parole gravemente inappropriate. Spero che lavorando con me imparerà a conoscerci meglio e ad essere più a suo agio con i gay. E io imparerò molto da lei». Scalfarotto ha le sue idee e ci tiene a esprimerle, anche ora che ha una carica. La Binetti? «Ha detto che noi omosessuali siamo malati. Cose che in Europa dicono solo i gruppi neonazisti. Doveva essere fuori dal Pd sin da quando votò contro la fiducia a Prodi». L’Udc? «È la principale causa della caduta

della legge Concia, l’aggravante sui reati omofobici. E resta il partito di Totò Cuffaro: combattere la mafia deve essere una priorità del Pd». L’Assemblea di sabato? «Bisogna farla funzionare, renderla più attiva, sennò finisce solo per applaudire, come il Parlamento della Repubblica popolare cinese». I Dico? «Erano pessimi. Io dico matrimonio punto e basta». I crocifissi? «Via dalle scuole e via soprattutto dai tribunali: la giustizia si amministra in nome del popolo italiano e deve essere uguale per tutti. Anche per i non cristiani».

Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA — «Sono certamente stati mesi lunghi, faticosi, e la tenuta psicologica di uno che, come me, si sente, si proclama, è innocente, lei capirà, a tratti può essere fragile. Certe volte perciò devi aiutarti, devi farti venire su dallo stomaco un po’ di rabbia e così...». Ottaviano Del Turco, prosegua. «Beh, sì: nelle ultime settimane ho ripensato, ripenso a come il Pd, di cui le ricordo sono tra i 45 fondatori, abbia usato due pesi e due misure». Si spieghi. «Io sono stato ignorato, dimenticato, fin dalla mattina del mio arresto. Mentre... guardi: poi le dirò anche un paio di cosucce su D’Alema, intanto, però, prendiamo la vicenda che ha coinvolto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Ebbene, come avrà notato, per giorni e giorni, il partito ha cercato di affrontare la storia fornendo questo rassicurante, affettuoso genere di spiegazione: ci troviamo solo di fronte all’attacco, all’agguato che quattro carabinieri felloni hanno fatto a un grande amministratore del Pd». Poi hanno cominciato a parlare Natalie e Brendona... «E la faccenda, purtroppo, è parsa tragicamente, e lo dico con affetto per il mio amico Piero, più chiara». (È domenica, è mezzogiorno, Ottaviano Del Turco, 65 anni — ex sindacalista di strettissima osservanza socialista, e

poi ex parlamentare, ex presidente della commissione Antimafia, ex ministro delle Finanze — è nella sua casa di Ponte Milvio e si appresta a vivere la seconda parte della sua avventura giudiziaria: la procura di Pescara ha infatti chiuso le indagini sulla Sanitopoli abruzzese; ora Del Turco rischia il processo insieme ad altre 32 persone. I reati ipotizzati: associazione per delinquere finalizzata a concussione, e poi corruzione, riciclaggio, abuso d’ufficio). Le cosucce su D’Alema? «Ripenso a come intervenne senza alcun indugio in difesa del presidente della Puglia, Nichi Vendola, nella vicenda che coinvolse la sua giunta. Fu, come dire? molto netto e molto garantista. Con me invece...». Continui.

11 agosto 2008 Del Turco esce dal carcere

Accusato

L’inchiesta Ottaviano Del Turco, 65 anni, ex governatore dell’Abruzzo, è al centro dell’inchiesta sulla «Sanitopoli» della sua regione: venerdì la Procura di Pescara ha chiuso le indagini con la richiesta di giudizio per lui e altri 32 indagati, più due società I reati Del Turco fu arrestato il 14 luglio 2008. Le accuse: associazione per delinquere finalizzata alla concussione e corruzione, riciclaggio, truffa, falso e abuso d’ufficio

A «Quelli che il calcio» Il capitano romanista intervistato: ci vuole più privacy. La conduttrice concorda: Italia invivibile

Totti sull’ex governatore: ognuno fa quel che vuole «Manca solo che buttino anche me in storie di trans». E la Ventura: Piero torna qui? Ben venga ROMA — Il Capitano non è in studio. Non si sta nemmeno preparando alla partita della sera contro l’Inter, Francesco Totti, già consapevole di non poter giocare. E forse ieri pomeriggio se l’è riguardata anche lui la sua intervista a Quelli che il calcio, così lunga e così ricca che Simona Ventura ha dovuto mandarla in onda in tre diversi momenti del programma di Raidue. È un evento un’intervista al «pupone». Anche per SuperSimo. Soprattutto se il Capitano non si limita ai convenevoli. Dal calcio, alla politica. Al sesso. Totti non esita. Anzi, sbotta. Il caso Marrazzo e i trans? «Ognuno è libero di fare quello che vuole. Se uno lo vuol fare sono solo affari suoi: giusto o sbagliato che sia». Simona Ventura non replica. Non durante quell’intervista registrata. Nemmeno in diretta. Lo farà dopo, in un fuori onda: «Basta, questo Paese è diventato invivibile. Il gossip e il voyeurismo stanno uccidendo le persone». Anche Totti ne è vittima di questi pettegolezzi. Di quei venticelli che diventano calunnia. Oggi, come sempre. Dice: «Ogni due mesi mi affibbiano una storia diversa. Un giorno dicono che sono gay, il giorno dopo che ho una nuova fidanzata. Ci manca solo che mi buttino in mezzo a questa storia dei trans. È vergognoso tutto questo. In Italia ci vuole maggiore privacy». Simona Ventura concorda. E rilancia: «Io non capisco: in Francia per una storia di un

sms di Sarkozy, vero o falso che fosse, c’è stata una vera e propria ribellione. Qui da noi permettiamo che succeda qualsiasi cosa». Anche lei è rimasta ferita nel tritacarne mediatico che viola la privacy: «Però non ho mai fatto

nulla di trasgressivo e in quel senso non mi hanno mai colpito. Io, poi, ho un carattere forte. E so svicolare, quando serve. Ma questa è un’altra storia». La storia che ieri pomeriggio è arrivata anche in una trasmissione come Quelli che il calcio è la storia che sta mettendo a soqquadro la Roma che conta, dopo lo scandalo dell’ormai ex presidente della Regione Piero Marrazzo. Sono diversi i nomi che girano di bocca in bocca tra quelli che avrebbero avuto a che fare con storie di prostituzione transessuale. Politici, molti, ma anche gente del mondo dello spettacolo, sportivi. Francesco Totti è più che seccato da tutto questo. «È uno scandalo tutta questa violazione della privacy. È in-

L.D.G.

degno che esca fuori una roba del genere. Ognuno fa quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Io so quello che faccio io, ma rimane fra me e me». Simona Ventura continuerà non soltanto a dargli ragione, ma a rilanciare. Dirà infatti fuori programma la bionda conduttrice: «Sono tantissimi quelli che vanno con i trans. E lo sappiamo tutti. Non è giusto che un personaggio pubblico non possa farsi i fatti suoi come tutti gli altri, nella sua vita privata. Per me un personaggio pubblico ha diritto di fare quello che vuole nella sua vita privata, fino a quando questo non influisce nella sua sfera pubblica». Magari per Marrazzo la sua vita privata stava influendo su quella pubblica, alla fine? Simona Ventura è decisa: «Io questo non lo so. Ma so di certo che ora Piero è un uomo dalla vita distrutta. Che ha una sola alternativa per potersela ricostruire: espatriare». In verità c’è chi dice che Piero Marrazzo potrebbe tornare a veleggiare per i corridoi di viale Mazzini. Potrebbe tornare in Rai... SuperSimo non fa finire la frase: «Magari Marrazzo tornasse in Rai. Lo accetterei molto volentieri. A me delle sue scelte sessuali non importa nulla. Non mi importa delle sue scelte, come non mi importa di quelle di nessuno, sia chiaro. La vita privata è privata. PRI-VA-TA».

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Alessandra Arachi

L’ex presidente e la tv Tv La Ventura durante l’intervista a Totti

L’ex governatore Piero Marrazzo, al centro dello scandalo che ha travolto la Regione Lazio

Oggi l’udienza al Tribunale della libertà

E i tre carabinieri chiedono la scarcerazione ROMA — Si terrà questa mattina l’udienza davanti al Tribunale della libertà sulla vicenda che ha travolto Piero Marrazzo. I carabinieri Nicola Testini, Carlo Tagliente, Luciano Simeone e Antonio Tamburrino puntano a ottenere l’annullamento degli ordini di custodia cautelare, in base ai quali sono stati arrestati il 22 ottobre. L’avvocato Marina Lo Faro, che difende i primi tre, tenterà di dimostrare che «non ci sono esigenze cautelari». «Non c’era nessuna necessità — sostiene la penalista — di arrestare Testini, Tagliente e Simeone». La Lo Faro si concentrerà sulle «discrasie» emerse nell’inchiesta, soprattutto sulle dichiarazioni di Marrazzo, «che contraddice se stesso

e si contraddice con altre persone». Più facile il compito dell’avvocato Mario Griffo, che assiste Tamburrino, accusato «solo» di ricettazione. «Non c’è la prova — assicura il difensore — che il mio cliente sapesse che il video era stato girato dai suoi colleghi». Inoltre «le ultime testimonianze hanno dimostrato che, almeno dal punto di vista cautelare, la posizione di Tamburrino è molto meno allarmante di quella degli altri». L’udienza terminerà senza una decisione: il Tribunale del riesame si riserverà e solo fra qualche giorno i carabinieri conosceranno la loro sorte.

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«Ricordo come rispose a Mentana, che a Matrix gli chiedeva un commento sul sottoscritto, presidente dell’Abruzzo travolto da una storia, tutta da provare, di tangenti. D’Alema fu gelido: "Non sono un procuratore, non sono un avvocato: dunque, non ho opinioni da esprimere"». Abbandonato dal Pd. «Spariti subito. Tutti». All’epoca Veltroni era il segretario. «Mai sentito». E Franceschini? «Anche lui, mi ha ignorato. E non mi chieda di Bersani, perché ovviamente so già che non si farà vivo... Meno male, però, che chiamano gli altri». Gli altri chi? «Quelli del Pdl. O autorità come Cossiga. Telefonata bellissima, la sua: piena di umanità e di raffinata ironia». È paradossale: le esprimono solidarietà dal Pdl, non dal Pd. «No, è normale». In che senso? «Il Pd nasce dalla fusione di due grandi tradizioni, quella comunista e quella democristiana. E da quelle parti l’abitudine era di essere garantisti solo con i propri militanti. Io, come si sa, sono solo un vecchio socialista...». Beh, anche Marrazzo non... «Guardi, Marrazzo ha avuto una fortuna: finire nelle mani di una Procura soft. I magistrati di Pescara a me han fatto fare 30 giorni d’isolamento». Avranno avuto le loro ragioni, Del Turco. «Dicendo, in conferenza stampa, che contro di me c’era una montagna di prove: salvo poi, con cento rogatorie, chiedere inutilmente in giro per il mondo se ci fosse da qualche parte un conto corrente pieno di tangenti intestato a Ottaviano Del Turco...».

Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA

La discoteca brianzola

«Accordo con Noemi Porterà volti famosi tutti i fine settimana»

A Varese Noemi Letizia alla festa di Halloween in discoteca

CERMENATE (Como) — Procacciatrice di vip, o anche pr di alto rango. Noemi Letizia, la diciottenne che chiama Silvio Berlusconi «papi», è apparsa in questa nuova veste sabato sera in una discoteca della Brianza, il «Jetclub», locale da 900 ingressi a serata tra i più esclusivi della zona. La bionda napoletana dovrebbe essere una presenza fissa nel locale ogni sabato, almeno fino a dicembre. «Non si tratta della banale ospitata — precisa Roby Zenit, responsabile delle pubbliche relazioni del locale —. Noemi è una collaboratrice diretta del «Jetclub». L’estate scorsa in Sardegna ha conosciuto uno dei soci del locale e, in amicizia, ha accettato di darci una mano». Il compito di Noemi Letizia è di portare a Cermenate ospiti illustri e volti famosi. Sabato scorso, la ragazza sedeva a un tavolo con una decina di amici «della Milano bene, anche se non famosi». «Con le sue conoscenze può aiutarci a fare un salto di qualità — conclude Zenit —. Ci aspettiamo che venga nel locale il sabato sera, unica giornata di apertura, con alcuni amici e conoscenti famosi e di un certo livello. È un modo per accrescere il prestigio della discoteca».

Anna Campaniello © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Il ministro: bisogna conciliare il sacrosanto rigore dei conti pubblici con l’accelerazione dello sviluppo

Scajola: avanti su banda larga e occupazione Il ministro in pressing sul premier: i fondi per l’innovazione ci sono già, in gioco 60mila posti MILANO — La «politica del fare» tanto cara al ministero dello Sviluppo economico rischia di sbattere contro un muro. L’ostacolo, come al solito, sono i finanziamenti (promessi, ma che per ora latitano). Il traguardo da raggiungere è ambizioso: la creazione di almeno 60mila posti di lavoro. Il progetto c’è: lo sviluppo della banda larga, ma non solo. Eppure tutto fatica a decollare. Da qui il pressing messo in atto dal dicastero di via Veneto (dove non vogliono nemmeno sentire nominare la parola «polemica») nei confronti del presidente del Consiglio. All’ultima riunione del Cipe il responsabile dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha infatti consegnato a Silvio Ber-

lusconi un «promemoria» con l’indicazione di alcune priorità anticrisi: in pratica la richiesta di un «doveroso» sblocco dei fondi per alcune iniziative, a cominciare dagli investimenti per la banda larga, su cui è già stato raggiunto un accordo (e in alcuni casi c’è anche la norma di legge) ma per le quali non sono ancora state attivate le risorse. L’appunto di Scajola è ricco di cifre. Il progetto di internet veloce prevede ora una spesa di 800 milioni, che attiverebbero 1.600 milioni di risorse complessive. I cantieri che verrebbero aperti sarebbero 33mila, e i nuovi posti di lavoro 60mila. Ci sarebbe un impatto positivo anche sul Pil, di almeno 0,2 punti percentuali.

Abi e Ice, dichiara al Corriere: «Bisogna conciliare il sacrosanto rigore dei conti pubblici con l’accelerazione dello sviluppo, e dobbiamo farlo adesso che il peggio della crisi è alle nostre spalle e dobbiamo far di tutto per tutelare le imprese e i posti di lavoro. Oltretutto le risorse per la banda larga e per gli incentivi all’innovazione sono già previsti nei fondi Fas nazionali: non si tratta quindi di risorse aggiuntive, ma di sbloccare quanto è già stato stanziato». Ma anche Giulio Tremonti, responsabile dell’Economia, condivide il progetto? «Capisco che lui abbia la preoccupazione di contenere al massimo la spesa - risponde Scajola - ma c’è una responsabilità collettiva del go-

Anche se la parte del leone di questo programma la fa la banda larga, vale a dire la creazione di una rete veloce che consenta all’Italia intera di accedere alle opportunità messe in campo dalla digitalizzazione, i progetti coinvolti sono diversi. Oltre alla rete internet veloce, ci sono proposte per la reindustrializzazione di alcune aree messe in ginocchio dalla crisi e per la creazione di zone franche, anche in Abruzzo. Secondo Scajola serve più slancio, un cambio di marcia su «misure che se attuate consentirebbero di dare una risposta anticiclica a molte crisi in atto». E dal Brasile, dove da ieri è impegnato in una missione organizzata con Confindustria,

verno che deve, ripeto, conciliare il rigore con lo sviluppo». A dar manforte a Scajola, a proposito della banda larga, è intervenuto ieri anche Renato Brunetta. Secondo il responsabile della Funzione pubblica «sono corrette le dimostrazioni di attenzione per il ritardo di questo investimento, ma abbiamo dovuto mettere risorse sugli ammortizzatori sociali». E Paolo Gentiloni, responsabile del settore Comunicazione del Partito democratico, preannuncia la presentazione di una mozione bipartisan in Parlamento per sbloccare i fondi, il cui congelamento rappresenta «una grave ipoteca sul futuro».

Gabriele Dossena © RIPRODUZIONE RISERVATA

Claudio Scajola

G10 a Basilea

L’uscita dalla crisi all’esame dei governatori

La storia Il progetto di superconnessione per tutti gli italiani non decolla. La Finlandia in pochi anni arriverà ai 100 Mega

Quel pasticciaccio brutto di «internet superveloce» Dal piano 2000 agli sprechi Infratel: 10 anni di promesse ROMA — Comprensibilmente irritato, l’attore Luca Barbareschi, oggi deputato Pdl e vicepresidente della commissione Comunicazioni non sa farsene una ragione: «Tutta questa storia è un mistero». Si riferisce alla decisione presa dal governo di congelare i finanziamenti (800 milioni di euro) per la banda larga «fino a crisi finita». A crisi finita? E chi decide quando finisce? Il pasticciaccio brutto della banda larga comincia una decina d’anni fa. Apprestandosi a vincere le elezioni del 2001, Silvio Berlusconi ha un piano. Digitalizzare l’Italia in un battibaleno, superando il divario che il Paese ha già accumulato con i concorrenti. Un anno prima delle elezioni il futuro superministro Giulio Tremonti ha già le idee molto chiare. Il 9 marzo 2000 dice a Dario Di Vico del Corriere: «Internet è quanto di più anti-giacobino possa esistere ed è ovvio che avvantaggi noi. La struttura delle vecchia società sta alla nuova come un vecchio calcolatore sta a Internet. Quello era verticale, rigido, piramidale. La rete è orizzontale, flessibile, anarchica, federale». E obsoleta. Per questo il governo è intenzionato a lanciare un formidabile piano di modernizzazione. Nomina perfino

un ministro. Non uno qualunque: nientemeno che l’ex manager europeo dell’Ibm, Lucio Stanca. Ma passa un anno e mezzo, siamo nel dicembre del 2002, e del formidabile piano per digitalizzare l’Italia nemmeno l’ombra. E Stanca consegna la sua delusione alla stampa. «Contavo di avere più soldi, ma in questa situazione è andata fin troppo bene. L’innovazione non ha lobby, girotondi, gruppi di pressione...», si sfoga sempre con il Corriere. La verità è che non ha una lira. Mentre vede i soldi che gli erano stati promessi andare a ingrassare i bilanci dei partiti politici, o qualche clientela, potrebbe forse rovesciare il tavolo e andarsene. Invece resta lì, a galleggiare. Lanciando di tanto in tanto qualche polpetta alle masse. Come il primo agosto 2005: «La banda larga è un’assoluta priorità nell’agenda di governo, che ha varato una vera e propria riforma digitale per ampliare gli strumenti mediante i quali possono esercitare una piena cittadinanza». Diventerà poi senatore, quindi deputato, infine amministratore delegato dell’Expo 2015. Nel frattempo viene costituita pure una società, Infratel Italia, incaricata di cablare con la banda larga il Sud, col-

mando così il cosiddetto digital divide. La mettono dentro Sviluppo Italia: poltrone, assunzioni, consulenze. Inevitabilmente. Nel 2007 la Corte dei conti gli riserva questo trattamento: «Alla data del 31 dicembre 2006 sono stati realizzati 510 chilometri di infrastrutture, pari al 29% delle opere previste nel piano. Va evidenziato che i chilometri realizzati sono risultati inferiori a quelli programmati mentre i costi di

realizzazione risultano superiori». A quella data erano abilitate alla banda larga il 23% delle aree comunali previste e delle 182 centrali telefoniche programmate per la fibra ottica ne erano coperte appena 36. Un «risultato poco soddisfacente», secondo la Corte dei conti, che rilevava pure come «la remunerazione del personale manageriale Infratel» era apparsa «particolarmente elevata tanto da arrivare a 1.200 euro al giorno» mentre per gli «incarichi di consulenza» (1.283.799 euro e un centesimo) si sottolineava che erano stati «effettuati intuitu personae, in violazione dei principi di pubblicità, concorrenza e trasparenza». In seguito le cose sarebbero andate un po’ meglio. Ma pur sempre nella precarietà finanziaria. Sapete quanti soldi aveva destinato a superare il cosiddetto divario digitale un Paese che è agli ultimi posti in Europa per la diffusione di Internet? 351 milioni. Che sono poi diventati 301, perché, beffa

Politica e proposte

Lucio Stanca

Luca Barbareschi

Paolo Romani

L’ex manager Ibm è stato ministro per l’Innovazione dal 2001 al 2006

L’attore è vicepresidente (Pdl) della commissione Comunicazioni

Viceministro alle Comunicazioni: suo il piano da 800 milioni

nelle beffe, 50 sono stati prelevati per la copertura dell’abolizione dell’Ici, promessa in campagna elettorale dall’attuale premier Silvio Berlusconi. Non che le cose andassero molto meglio durante il governo di Romano Prodi, al punto che il presidente dell’Autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò, il 24 luglio 2007, avvertiva: «Siamo al capolinea. La situazione del mercato italiano della larga banda non appare soddisfacente. La copertura, la diffusione, il livello concorrenziale delle offerte segnano il passo rispetto ai Paesi più virtuosi d’Europa. La diffusione è al 14,5%, il che ci piazza all’ultimo posto dei Paesi del G7 e anche dei 27 membri dell’Unione europea». Nel 2007 il tasso di crescita della banda larga in Italia era del 3%, il livello più basso d’Europa con l’eccezione del Lussemburgo. Poi è arrivato il nuovo governo e il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, assessore del Comune di Monza, ha preparato un piano da 800 milioni in cinque anni. Entusiasta, ha dichiarato non più tardi del 25 settembre 2009: «Il governo ritiene di poter digitalizzare il Paese entro il 2012 e di farlo anche prima di altre nazioni». Quando però gli 800 milioni sono stati messi sul binario morto (servono forse per altre cose, come tappare il buco degli stipendi per i forestali calabresi?) non ha fatto una piega: «Il blocco dei fondi da parte del Cipe è un falso problema. Il piano è partito e va avanti». Campa cavallo. La Finlandia annuncia che fra qualche anno garantirà a tutti i cittadini la connessione a 100 mega e noi siamo sempre alle prese con le stesse sardine. Con tutto il rispetto per le sardine.

Sergio Rizzo © RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCOFORTE — Andamento dell'economia globale, vigilanza bancaria e strategia di uscita dalla crisi: sono i temi in esame ieri sera e oggi a Basilea nel corso della riunione dei governatori del G10, che si concluderà nel primo pomeriggio con la conferenza stampa del presidente di turno Jean-Claude Trichet (foto). Attesa perché i governatori analizzeranno anche i risultati del G20 appena conclusosi a St.Andrews, e discuteranno dell'opportunità di introdurre gradualmente il ritiro dei provvedimenti straordinari iniziati dopo la crisi nel 2007. Inoltre, il governatore di Bankitalia Mario Draghi, in qualità di presidente del Financial Stability Forum, farà il punto, insieme ai colleghi, sulle nuove regole per mettere al riparo le banche dalle crisi future. Ma il tour de force dei vertici proseguirà ancora questa sera a Bruxelles, dove il ministro del Tesoro Giulio Tremonti discuterà, insieme ai colleghi dell'Eurogruppo i problemi di sostenibilità delle finanze pubbliche.

Marika de Feo © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Idee&opinioni

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LA SPESA PUBBLICA

È l’incubo costante di tutte le missioni internazionali all’estero: che le forze di sicurezza locali, armate e addestrate dai nostri contingenti, arruolino tra i loro ranghi agenti della guerriglia pronti a sparare contro quegli stessi soldati stranieri venuti ad aiutarli a ricostruire il Paese. Era la paura degli americani in Iraq. Al tempo del surge, voluto da David Petraeus nel 2007, la prima mossa delle pattuglie Usa mandate a presidiare le caserme assieme alla polizia locale era immancabilmente di trincerarsi in una palazzina defilata e prevenire l’eventualità di un’aggressione da parte di qualche kamikaze di Al Qaeda mischiato tra gli agenti iracheni. Il loro punto di forza nei confronti della popolazione era che si sentivano sostenuti dai leader locali, legittimati e garantiti da un processo politico nel complesso credibile. Da due settimane questa legittimazione però non esiste più nell’Afghanistan del Karzai-bis. È stato evidente martedì scorso, quando un ufficiale della nuova polizia afghana ha improvvisamente

aperto il fuoco contro i suoi istruttori inglesi nella provincia meridionale di Helmand, uccidendone cinque e ferendone altri sei. Non è la prima volta che i soldati afghani tradiscono la fiducia dei loro alleati tra i 42 contingenti del corpo di spedizione Nato-Isaf. Gli ufficiali paracadutisti della «Folgore», che hanno appena lasciato il teatro in rotazione con la Brigata «Sassari», ammettono che almeno due volte quest’estate sono stati attirati in imboscate talebane nella regione sotto il comando di Herat con la piena complicità di esponenti della polizia locale. Il problema nuovo, posto con la conferma di Karzai nonostante i brogli accertati alle presidenziali del 20 agosto, è però che ora non esiste più un’autorità politica credibile. Il presidente è stato rieletto per mancanza di alternative. Ma ciò non toglie che sia un ripiego, un compromesso ambiguo. La sua presenza diventa così l’incarnazione dell’incubo afghano, lungi dal rappresentarne la soluzione.

Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ADOZIONE È UN LUNGO CAMMINO NON LASCIAMO SOLE LE FAMIGLIE

Il parricidio è sempre un delitto sconvolgente in quanto mina le basi stesse della famiglia e della convivenza umana. Ma quando viene commesso da un figlio adottivo, come è successo ieri ad Agrigento (Constantin Gennaro, 23enne di origine russa, ha accoltellato il padre Damiano di 61) rischia di delegittimare una istituzione, quella dell’adozione appunto, in cui siamo soliti riconoscere l’espressione sublime, più morale che istintuale, della genitorialità. Tradizionalmente si pensava fosse sufficiente equiparare il figlio adottato a quello naturale per superare tutti i problemi. Ma ora, dinnanzi alla problematicità di molte situazioni, si riflette piuttosto sulla specificità del patto adottivo, sul fatto che la buona volontà è necessaria ma non sufficiente e che il percorso, oltre a essere complesso, non è mai concluso una volta per tutte. Gli equilibri raggiunti possono essere turbati da avvenimenti imprevisti o da transizioni critiche, come accade nell’adolescenza. Ci si avvede allora che l’adozione contiene nel suo stesso dispositivo un’aporia insuperabile perché i genitori si considerano a pieno titolo padre e madre di un figlio che ha invece anche altri genitori. Nel caso di adozioni internazionali poi, l’adotta-

to ha alle spalle una famiglia naturale molto diversa per cultura, storia, tradizioni. Per favorirne l’assimilazione la nuova famiglia tende a negare la precedente ma in tal modo ostacola la necessaria elaborazione della perdita, del lutto, delle eterogeneità. Coniugare vicinanza e lontananza, eguaglianza e differenza deve restare invece un cantiere aperto. Le difficoltà sono maggiori quando la transizione avviene durante l’adolescenza perché i ragazzi adottati, oltre ai normali compiti di sviluppo, si trovano di fronte a una biografia spezzata che richiede, per connettere passato e futuro, di riconoscere quell’uomo e quella donna come propri genitori e di iscriversi nella loro genealogia, pur nella piena consapevolezza di una origine diversa (si veda: Ondina Greco, «Il lavoro clinico con le famiglie complesse», F. Angeli, 2009). La consapevolezza che il figlio adottivo non è ma diviene figlio, comporta che le famiglie adottive, sottoposte a un doppio compito parentale, non siano lasciate sole e che in ogni momento della loro storia possano fruire del supporto di strutture adeguate e di operatori competenti.

Silvia Vegetti Finzi © RIPRODUZIONE RISERVATA

SE IN AFRICA ANCHE LA CINA SCOPRE IL FASCINO DEL «SOFT POWER»

Scuole, borse di studio, energia pulita: la Cina in Africa diventa obamiana, o almeno ci prova. Al vertice di Sharm el-Sheik con i Paesi del continente, la lista di offerte del premier Wen Jiabao mostra come Pechino abbia capito il segreto della superpotenza americana. È un elemento immateriale che accresce il potere attraverso il prestigio, non solo con la forza. È quell’ingrediente grazie al quale gli altri vogliono ciò che vuoi tu, perché riconoscono il tuo carisma. Gli addetti lo chiamano soft power e funziona così bene che ora anche la potenza meno soft del momento, la Cina, cerca di averne un po’. Intessuta com’è di richiami al sostegno di Mao alle lotte anti coloniali, arricchita di promesse di cooperazione culturale, la campagna di Wen Jiabao mira proprio a questo. Sullo sfondo ci sono ovviamente le vecchie accuse: Pechino accaparra sottocosto le risorse naturali dell’Africa, esporta i propri lavoratori e non crea occupazione là dove investe, aiuta regimi impresentabili,

viola ovunque i codici internazionali del lavoro. L’elenco potrebbe continuare, ma la lezione che l’élite cinese ha compreso è che queste forme brutali del potere da sole non bastano più. In un mondo basato sul soft power e sull’informazione, l’ascesa della potenza asiatica è diventata così ingombrante che il suo comportamento deve evolversi: se non vuole assumersi nuove responsabilità internazionali, almeno deve fingere di farlo. Inevitabile però che anche questa fase sia transitoria. Potremmo infatti rivedere ben presto in tivù e sul web scene come quelle che nel 2007 avevano preceduto la grande crisi: tumulti del grano nelle strade di decine di Paesi poveri. La crescita furiosa e l’accaparramento delle risorse in Asia, più il protezionismo agricolo in Europa e negli Usa, possono far riesplodere i prezzi delle derrate nel giro di un paio d’anni. Il soft power che serve all’Africa per davvero, lo si vedrà solo allora.

Federico Fubini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il debito italiano è cresciuto Ma non si rinunci a investire di GIUSEPPE GUARINO

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e acque politiche sono agitate da una questione delicata ed urgente. Possono prodursi effetti di lunga durata. Si confrontano due indirizzi, quello della spesa, quello del rigore. Per rigore si intende il rispetto dei parametri di Maastricht. I conti non sono in ordine. Il debito pubblico e l’indebitamento, secondo le previsioni, ascenderanno a fine 2009 rispettivamente al 115% ed al 5% contro il 60% ed il 3% (da ridursi in prospettiva allo 0%) fissati dal Trattato sull’Unione Europea. Da nessuno viene messo in dubbio che il sistema richieda una qualche stimolazione. Il ministero dell’Economia, pur condividendone la necessità, giudica che nulla si possa fare sino a che non siano state effettivamente accertate nuove risorse. La pressione fiscale è elevata ed è aumentata (43.0 rispetto 42.8 del 2008). Le entrate hanno già raggiunto la percentuale cospicua del 47.1%. La premessa da cui parte il Ministero è corretta. Il debito italiano è anormalmente elevato. Migliorare il rapporto debito/Pil è esigenza prioritaria. Tuttavia sarebbe un errore ritenere che il risultato debba e possa conseguirsi con la rigida applicazione dei parametri di Maastricht. I due parametri, del 60% e del 3% rispettivamente nei due rapporti del debito e dell’indebitamento con il Pil, corrispondono ad una regola di prudente gestione del bilancio. Tradotti in vincoli giuridici avrebbero dato buoni risultati se fossero stati ammessi all’euro solo Paesi con rapporti in regola e, distintamente, se le condizioni dell’economia fossero rimaste quelle statiche degli anni ’80. Tanto per cominciare l’Italia è stata ammessa con un debito del 98%. Lo stesso è accaduto in seguito per altri Paesi. I tempi troppo stretti fissati per la realizzazione delle condizioni di ammissione provocarono un generale deterioramento del rapporto debito/Pil di circa quindici o

venti punti. L’Italia in tre anni passò al 123.4%. A questo punto il vincolo sul debito ha operato in senso opposto rispetto all’obiettivo dello sviluppo. Ha impedito qualsiasi stimolazione del Pil anche in presenza di fattori effettivamente e sicuramente incrementabili. Il vincolo sull’indebitamento ha ostacolato a sua volta qualsiasi tentativo di fertilizzazione qualora gli effetti della spesa non fossero stati riassorbibili nell’anno. In dieci anni l’impegno a ridurre il debito aveva comportato per l’Italia un costo di circa 900 miliardi di euro. Con quali effetti? Il rapporto

formazione del grande mercato interno e la liberalizzazione dei commerci impressero un forte dinamismo alle economie. Francia e Germania, Paesi esportatori, incrementarono gli investimenti nell’intento di acquisire maggiori quote del commercio mondiale. Il rapporto debito/Pil crebbe per l’una e per l’altra fino a toccare e superare il limite del 60% verso la fine degli anni ’90. Da allora anche per Francia e Germania i parametri hanno operato in senso ostativo allo sviluppo. Non si è riusciti a riportare il rapporto al di sotto del 60%. Con la crisi la Germania, secondo le previsioni, balzerà a fine 2009

debito/Pil è risultato del 103.1% nel 2003, ma è poi risalito. In conseguenza della crisi finanziaria raggiungerà a fine 2009 il picco del 115%. I parametri hanno assoggettato il Paese a un salasso. Si spiega così perché l’Italia occupi, tra le maggiori economie, l’ultimo posto nell’area euro. Le prospettive per il futuro permangono oscure. Non è andato meglio per i due Paesi, Francia e Germania, le cui economie nell’area euro sono le più forti. Nel 1992 presentavano nel rapporto debito/Pil livelli ottimali, il 35% la Francia, il 40% la Germania. Senonché la

al 75%, la Francia all’80%. Le due economie, e con esse l’intera Ue, faticheranno a riassorbire gli effetti della crisi finanziaria molto più che la generalità dei Paesi che mantengono intatta la sovranità monetaria. L’indirizzo del rigore non offre dunque prospettive. Per un giudizio sull’indirizzo della spesa è necessaria innanzitutto una ricognizione delle condizioni esistenti. In Italia risultano attualmente inutilizzate o scarsamente utilizzate componenti essenziali dei processi produttivi: mano d’opera, compresa quella qualificata;

DORIANO SOLINAS

DA KARZAI AI POLIZIOTTI: ALLEATI AFGHANI POCO AFFIDABILI

capacità imprenditoriali; impianti. Le condizioni esterne sono favorevoli. Si avvertono sintomi, anche se flebili, di una ripresa lenta ma estesa. I tassi di interesse sono bassi e tali sono destinati a restare. Vi sarebbero condizioni per agire. Bisognerebbe farlo in fretta. Terminata la crisi, molte cose cambieranno. Gli acquirenti non saranno necessariamente i medesimi. Si affacceranno nuovi competitori. Se si ritarda, si rischia di arrivare quando il campo sarà stato occupato da altri. Il degrado dei fattori sottoutilizzati potrebbe diventare irreversibile. Può sembrare un paradosso, ed è questo paradosso a spiegare la perplessità delle autorità cui spetta la decisione, ma nelle attuali condizioni non sembra percorribile altra strada fuor del ricorso alla spesa pubblica. Beninteso, non a qualsiasi spesa, né per qualsiasi volume. Ma ad una spesa che rispetti la regola che va sotto il nome di golden rule, più rigida degli stessi parametri. Esige che l’investimento sia quello strettamente necessario, ma anche non inferiore a quello necessario. Si deve intervenire in modo tempestivo. Il flusso deve pervenire nei luoghi dove sono presenti i fattori da fertilizzare. Le modalità devono essere funzionali allo scopo. Va rispettato con rigore assoluto il presupposto che sia ragionevolmente prevedibile che entro un termine adeguatamente breve, oltre al pagamento degli interessi, l’investimento conduca alla ricostituzione in valore attualizzato del capitale e ad un profitto. Se l’operazione riesce si rimette in moto l’economia, cresce il Pil, migliora il rapporto debito/Pil. Scegliere il settore dove immettere la nuova liquidità e le modalità con cui intervenire è compito del Governo e del Parlamento. Si affronta un’alea. Si richiede una scelta consapevole e coraggiosa. Anche se si resta inerti, si sceglie. Sarebbe la scelta peggiore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE CANDIDATURE

L’Europa e il presidente sconosciuto di ANGELO PANEBIANCO SEGUE DALLA PRIMA

Anche nel caso della nomina del responsabile della politica estera il problema della composizione fra interessi nazionali e interesse europeo si pone. Ma in modo diverso rispetto al caso precedente: qui sono in campo solo nomi di prestigio. Noi italiani siamo direttamente coinvolti in questa partita in virtù della scelta del governo Berlusconi di appoggiare la candidatura di Massimo D’Alema. Una candidatura forte anche in Europa, per la statura del personaggio (già primo ministro e poi ministro degli Esteri nell’ultimo governo Prodi). Alla candidatura di D’Alema si contrappone, fino a ora, solo quella dell’attuale ministro degli Esteri britannico David Miliband. È evidente dove stia, nel caso della candidatura di D’Alema, l’interesse nazionale italiano così come le nostre principali forze lo interpretano: non solo si ottiene per un prestigioso politico italiano

una carica così importante ma, in più, la sponsorizzazione del governo, se l’operazione andasse in porto, avrebbe l’effetto di migliorare i rapporti fra maggioranza e opposizione. C’è poi, anche in questo caso, l’interesse europeo. Esso può essere soddisfatto dall’alto profilo dei candidati. Ma dal punto di vista europeo, c’è un ulteriore problema: come la politica estera dell’Unione verrebbe influenzata dalla scelta dell’uno o dell’altro? L’Alto rappresentante ha infatti, almeno sulla carta, considerevoli poteri. Può incidere davvero (anche se, naturalmente, sempre coordinandosi con i governi che contano) sulle scelte dell’Unione. E i dossier su cui dovrà lavorare sono davvero delicati: rapporti con gli Stati Uniti, rapporti con la Russia, e tutte le esplosive questioni mediorientali. Sia D’Alema che Miliband sono politici di razza, non banderuole, e conosciamo i loro convincimenti. È presumibile che la politica estera della Ue risulterebbe parzialmente diversa a seconda che l’uno o l’altro divenisse «ministro degli Esteri» europeo.

Sono note, ad esempio, certe riserve che la candidatura di D’Alema suscita in Italia e fuori d’Italia, non certo per la persona (il cui valore è considerato fuori discussione) ma per un aspetto, soprattutto, della sua passata esperienza di ministro degli Esteri: la sua politica di allora per il Medio Oriente, il suo filo arabismo, e la sua posizione meno comprensiva per le ragioni di Israele che per quelle dei suoi nemici. D’altra parte anche per Miliband non mancano le riserve, se non altro data la tradizionale posizione della Gran Bretagna, critica di molti aspetti della costruzione europea. Sarebbe utile se i diversi candidati per le cariche in gioco fossero chiamati a esporre preventivamente di fronte all’opinione pubblica europea le loro intenzioni sulle più delicate questioni che ha di fronte a sé la Ue. Ciò aiuterebbe forse a trovare il giusto equilibrio fra i legittimi interessi nazionali e l’altrettanto legittima esigenza degli europei di conoscere quale politica i prescelti contribuirebbero a costruire. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

Focus Media e società Ritualità Finisce il vecchio gusto di guardare lo stesso spettacolo assieme a un’intera comunità nazionale

Le tecnologie I continui sforamenti dei programmi, decoder e YouTube hanno fatto saltare il patto di abitudine e fedeltà con gli spettatori

L’addio alla televisione del palinsesto SEGUE DALLA PRIMA

Adesso le cose stanno cambiando, in maniera radicale. È vero, come predicano i guru della comunicazione, che siamo alle soglie della scomparsa del palinsesto? La tv è pronta a poter fare a meno di quella griglia temporale che per mezzo secolo l’ha caratterizzata come principio ordinatore? Di scomparsa del palinsesto si parla da anni. Almeno dall’avvento delle prime tecnologie domestiche che hanno consentito di «addomesticare il flusso», di renderlo docile alle proprie esigenze, ai ritmi della vita quotidiana: il videoregistratore, prima, il masterizzatore poi. Ma prima di gridare al salto di qualità facciamo un passo indietro per capire le logiche che hanno governato l’età del palinsesto. Il termine palinsesto in origine indicava il codice di pergamena su cui, raschiata la prima scrittura, si vergava un nuovo testo (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo»). La parola è diventata famosa quando il filologo Angelo Mai (1782-1864) trovò tra i palinsesti della Biblioteca Vaticana testi di Frontone e Cicerone. Un funzionario colto della Rai (un tempo ne esistevano) chiamò palinsesti i fogli — sovrapposti gli uni agli altri — che scandivano la programmazione trimestrale. Il palinsesto è il prospetto o quadro d’insieme delle trasmissioni programmate da una rete per un dato periodo (giorno, settimana, mese, trimestre), con titoli dei programmi, caratteristiche tecniche, durata, orari di messa in onda. Rispetto al corrispettivo francese (grille) e inglese (schedule), il termine sembra sottolineare il continuo lavoro di perfezionamento, ridefinizione, correzione cui è sottoposta la programmazione. Che può essere infatti continuamente rielaborata in rapporto agli obiettivi della rete. Per molti anni, quando esisteva ancora il RadioCorriere, il palinsesto è stato l’orgoglio del reggimento, il grande orologio sociale. Ordine, regolare funzionamento, puntualità: «E dopo Carosello tutti a nanna». Poi la tv generalista ha preso un’altra china: per seguire le logiche della controprogrammazione (counter programming: collocazione su una rete di un programma destinato a un target diverso da quello della rete concorrente, oppure competitive programming: collocazione su una rete di un programma destinato allo stesso target della rete concorrente), per cancellare i flop, per tirare fino a mezzanotte un appuntamento di prima serata ha cominciato a infischiarsene degli orari palesando un’assoluta

Il tg della sera resta l’unico «orologio sociale» Ognuno si organizza la propria giornata davanti alla tv

Regole Per decenni ordine, regolare funzionamento, puntualità: «Dopo Carosello tutti a nanna»

mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore: un vecchio vizio di una dirigenza abituata a operare in regime di monopolio (o duopolio), a ignorare le proteste degli utenti, a non dover mai rendere conto a nessuno. Non solo l’orario comincia a diventare variabile, ma anche il giorno di messa in onda non è più un dato definitivo. Questo rende ardua la vita dello spettatore, e mina due meccanismi su cui si fonda, o si dovrebbe fondare, il patto comunicativo con la tv: l’abitudine e la fedeltà. Il pubblico è consuetudinario e affezionato ai suoi programmi preferiti. Quasi un riflesso automatico: stesso giorno,

stessa ora, stessa rete. Se invece si cambiano continuamente orari e giorni di messa in onda, per di più senza preavviso, il pubblico fatica a trovare ciò che vuole, e si disaffeziona. Si smarrisce nei cambiamenti, e lascia perdere. Con l’arrivo della pay-tv (satellite e digitale terrestre) le cose sembrano migliorare. Certi diritti (certezza e puntualità della messa in onda) in Italia sono lussi a pagamento. Lo spettatore comincia a prendere confidenza con la nuova sintassi della tv tematica — destinata a un pubblico settoriale, consapevole di aver scelto quella proposta televisiva (solo news, solo sport, solo cinema...) per

la quale paga un canone — che porta con sé interessanti effetti comunicativi e pragmatici: la sua proposta è «discreta», non impone una «temporalità dura», come fa invece la tv generalista, che mima i ritmi della quotidianità, ma offre un «pacchetto», che si ripete durante il giorno e si adatta ai tempi e allo stile di vita dello spettatore. È venuto ora il momento di rendere il flusso molto più gestibile dall’utente. Ormai da tempo gli operatori della «IpTV» (in Italia Alice e Fastweb) offrono dei servizi online che consentono di «recuperare» ogni programma andato in onda nell’arco di sette giorni, di fissarlo sull’hard

disk del proprio decoder e di poterlo guardare quando lo si desidera. Sulla scia dell’ampia diffusione dei registratori digitali negli Stati Uniti (il famoso TiVo), Sky rende disponibile con MySky un sistema estremamente semplificato e user friendly per poter posticipare la visione dei propri programmi preferiti. Sono le cosiddette time shifting technologies, tecnologie che rendono il tempo televisivo flessibile e maneggevole. Ma c’è di più: perché spesso è Internet a diventare un deposito sempre disponibile di prodotti televisivi, e certi programmi sono consciamente o inconsciamente pensati per finire su YouTube. La novità non sta tanto nelle tecnologie, quanto negli usi: recuperare la canzone sulla D’Addario di Checco Zalone o la telefonata di Silvio Berlusconi a «Ballarò» è pratica sempre più diffusa e condivisa (decine di migliaia di visualizzazioni). Con le sue doti d’archivio, Internet diventa volano della popolarità di personaggi e singoli frammenti televisivi; libera, in qualche modo, dalla schiavitù del flusso, lo blobbizza: l’ho perso, ma posso recuperarlo. Fatto sta che la televisione time shifted, la tv differita, adattata ai tempi di ciascuno, è sempre più qualcosa di comune. Ma il palinsesto è davvero destinato all’estinzione, come i dinosauri? E senza palinsesto, la tv è sempre tv, o è qualcosa di diverso? Le cose sono sempre più complesse. Il palinsesto è stato il mattone chiave d’edificazione della popolarità della tv: perché la tv non s’identifica semplicemente coi suoi contenuti, ma è fatta di ritualità condivise, del gusto di guardare lo stesso programma con un’intera comunità nazionale. È il gusto di parlare di Grande Fratello al bar, la mattina successiva, con i colleghi, i compagni di scuola o d’università… Questa funzione rituale non è destinata a morire, e così anche il palinsesto, nonostante tutte le innovazioni tecnologiche che potranno essere introdotte. Piuttosto un doppio regime: da un lato resta la tv come «orologio» sociale condiviso (guardare il tg della sera); dall’altro lato la diffusione sempre più massiccia e comune delle tecnologie, e delle pratiche, che svincolano dal flusso, e dal palinsesto.

Aldo Grasso © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le contromisure delle aziende

Una «Selection» per non perdersi In una società in cui i ritmi di vita delle persone si fanno più flessibili, anche la televisione deve adeguarsi. L’offerta tv tenta di adattarsi alle esigenze di ciascuno, diventando una sorta di orologio «multi-tempo»: i broadcaster puntano così, sempre più, a forme di programmazione time-shifted, flessibili, con i canali di catch-up (fatti di repliche in tempi brevi) e i cosiddetti «+1» e «+24», molto popolari sia sul satellite che sul digitale terrestre. Ora, però, nasce un nuovo canale. O meglio, un nuovo super-canale. Un contenitore che promette di rendere più flessibile il tempo televisivo, di piegarlo alle esigenze dello spettatore. Si chiama «Sky Selection

on demand» e, dopo la chiavetta usb per vedere i canali del digitale terrestre, costituisce l’ultima novità che la pay satellitare propone ai suoi abbonati. L’idea di Sky Selection è un compromesso fra il flusso irreversibile del palinsesto lineare e la televisione on demand, dove è lo spettatore a costruire i propri appuntamenti. Si tratta di una tv à la carte, un menù di piatti pregiati che lo chef consiglia. Il decoder diventa così un portale dove, ogni giorno, vengono «caricati» prodotti televisivi nuovi. Film e serie, intrattenimento e sport, con un triplice criterio-guida: la «vetrina», ovvero il meglio di quanto trasmesso nella settimana;

l’«anteprima», ovvero assaggi di quanto andrà in palinsesto due o tre giorni più tardi; l’«archivio», ovvero le migliori produzioni andate in onda in passato. Dal punto di vista tecnico nulla di eccezionale: senza costi per l’utente, da dicembre verrà attivata una parte, finora «silente», del disco rigido del decoder MySky, ormai diffuso in una fetta consistente — alcune centinaia di migliaia — di famiglie abbonate. Senza nulla togliere alla possibilità di «registrare» in digitale ciò che si desidera, Sky Selection utilizza 100 giga del box Hd (60 per quello «standard»), finora inutilizzate, per proporre fino a 4 contenuti al giorno, per un totale di 30 ore di

programmazione, disponibili per un periodo definito. Con la possibilità però di «salvare» il programma nella parte personale dell’hard-disk e vederlo anche dopo la data di scadenza prevista. Ma è dal punto di vista delle abitudini di visione che il sistema promette una rivoluzione. Lo insegna l’esperienza inglese, dove Selection — che lì si chiama «Tv anytime» ed è parte integrante del pacchetto di BSkyB — rappresenta un successo clamoroso fra gli spettatori, che passano sempre più spesso attraverso il «portale» per vedere i loro programmi preferiti. Tanto che esso è diventato il quarto canale più seguito del bouquet.

Offerta Troppi canali difficili da monitorare: sul decoder arrivano allora 30 ore «scelte» al giorno

Perché questo successo? Perché in tempi di televisione multicanale, dall’offerta iper-abbondante che si fa fatica persino a monitorare, lo spettatore chiede semplicità e criteri ordinatori: il palinsesto tradizionale ha svolto questa funzione per sessant’anni, ma oggi non è più sufficiente. Una selezione facilmente consultabile di prodotti che siano disponibili per un periodo di tempo più lungo del semplice passaggio nel flusso (e persino della replica) diventa una bussola di notevole utilità. Le ricerche compiute sull’esperienza britannica mostrano che il passaggio nel «super-canale» aumenta l’attenzione sia per i prodotti sia per le reti, che vengono così quasi «scoperte» da spettatori abituati a navigare, per abitudine, entro i confini di un set limitato di canali.

Massimo Scaglioni © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Esteri Vertice in Egitto Promessa da Pechino «assistenza per la crescita»

Africa, cinesi in cattedra: scuole, maestri e tecnici Debito cancellato e prestiti per 10 miliardi di dollari DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

In India

Dalai Lama, la visita anti-Pechino Il Dalai Lama, leader tibetano in esilio, ha visitato l’Arunachal Pradesh, remota regione indiana rivendicata dalla Cina. La visita ha rinfocolato le tensioni tra i due Paesi che qui si combatterono nel 1962.

PECHINO — Il futuro della Cina in Africa ritorna al passato. Pechino insiste nella sua strategia di sostegno al continente ma, come a rafforzare la sua risposta a sospetti e critiche, integra l’impegno finanziario con un ulteriore sforzo sul fronte della formazione, dell’educazione e dell’assistenza sanitaria. Durante il vertice di Sharm el Sheik, in Egitto (la quarta Conferenza ministeriale del Forum sulla Cooperazione sino-africana, Focac), il premier Wen Jiabao ha esaltato la «sincera amicizia» dei cinesi assicurando

50 I Paesi presenti al quarto vertice sino-africano

che «la Cina difenderà sempre l’Africa», quasi prevedesse che i 10 miliardi di dollari in prestiti a bassi interessi in tre anni e gli interventi per la cancellazione del debito possano innescare accuse più volte ascoltate. Ovvero che Pechino vuole assicurarsi un bacino di risorse e materie prime senza curarsi di riforme e di-

Amicizia A sinistra, una scuola in Sudan. Sopra, il premier cinese Wen Jiabao

ritti umani in Paesi spesso tutt’altro che democratici. «Non interferenza» è la linea della Cina, e non a caso tra i rappresentanti dei 50 Paesi c’erano i presidenti del Sudan, Bashir, e dello Zimbabwe, Robert Mugabe. I prestiti promessi sono il doppio di quanto sancito al vertice del 2006 a Pechino,

considerato di svolta nei rapporti fra la Repubblica popolare e il continente. Ma toni e contenuti del piano di Wen riecheggiano anche una solidarietà internazionalista d’altri tempi. «Il nostro sostegno alla Cina — ha proclamato il primo ministro — è reale e concreto e in futuro, a prescindere dalle crisi che il mondo può attraversare, la nostra amicizia non muterà». Ecco allora che il pacchetto in otto punti, oltre all’abbattimento dei dazi per i Paesi meno sviluppati e a programmi per le energie pulite, attribuisce importanza alla formazione del personale locale e all’«espansione delle relazioni tra popolo e popolo e degli scambi culturali», secondo la dizione dell’agenzia Xinhua. Pechino costruirà 50 scuole e garantirà la formazione di 1.500 tra presidi e insegnanti, mentre la disponibilità attuale di borse di studio per studenti africani sarà allargata entro il 2012 fino a raggiungere i 5.500 beneficiari. Duemila saranno gli agronomi e i tecnici formati in loco, con una cinquantina le squadre di specialisti cinesi che invece opereranno direttamente. A laureati africani, inoltre, verranno riservati in Cina 100 posti da ricercatore. Infine, personale ci-

nese provvederà all’aggiornamento di 3 mila fra medici e paramedici: la sanità sarà coperta anche dalla fornitura di materiale (pure anti-malaria) per 50 milioni di euro a strutture già costruite da Pechino. La sottolineatura degli aspetti pedagogici, sociali e assistenziali rimanda al momento in cui — anni Cinquanta e Sessanta — la Cina di

Formazione I cinesi costruiranno in Africa 50 scuole e formeranno 1.500 docenti Mao Zedong si schierò accanto ai movimenti anticolonialisti di liberazione africani, un impegno per il quale si spese il primo ministro Zhou Enlai. «L’Occidente considera le attività cinesi un fatto recente — spiegava nei giorni scorsi al Corriere un funzionario del ministero degli Esteri — mentre è una politica che viene da lontano». Stati Uniti ed Europa continueranno a guardare ai numeri: ai quasi 8 miliardi di investimenti diretti nel 2008, agli oltre 106 miliardi di interscambio commerciale.

Marco Del Corona © RIPRODUZIONE RISERVATA

Disputa Il sudanese annulla il viaggio

Ankara cede alla Ue Bashir resta a casa Il presidente sudanese Omar Hassan el-Bashir ieri non ha preso l’aereo che doveva portarlo ad Istanbul. Pressato dall’Unione Europea e dall’opinione pubblica il primo ministro turco Erdogan ha capito che sarebbe stato un grave errore accogliere un dittatore ricercato dalla Corte penale internaziona-

Ricercato Hassan el-Bashir

le per crimini di guerra e contro l’umanità. E così sabato notte, nonostante la sua nota riluttanza a cambiare idea, ha fatto arrivare un messaggio informale a Khartoum che suonava più o meno così: «Se il presidente vuole venire noi lo accoglieremo ma se non si presenta è meglio». E Bashir è restato a casa. Ieri ad Ankara si respirava

un clima da scampato pericolo: «Abbiamo saputo che non viene», la risposta di prassi negli ambienti governativi. I turchi sono ancora convinti di essere tecnicamente nel giusto perché Bashir era invitato al vertice dell’Organizzazione della Conferenza islamica e non ad un incontro bilaterale, ma da un punto di vista morale sono stati travolti dalle critiche anche all’interno del Paese. «Come? — è stata la domanda ricorrente sui giornali del Paese — Ci indigniamo per il comportamento degli israeliani a Gaza e poi quando si tratta di un musulmano chiudiamo gli occhi?». Un’accusa intollerabile per Erdogan che, ieri mattina, ha dettato parole di fuoco all’agenzia di stampa Anatolia difendendo l’indifendibile: «I leader mondiali che ci criticano sono stati in Darfur? Le loro informazioni si basano solo sul sentito dire. Io, invece, ci sono andato. Non è possibile che un musulmano commetta un genocidio. Mi sento più a mio agio a parlare con il presidente sudanese che con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu».

Monica Ricci Sargentini © RIPRODUZIONE RISERVATA


Esteri 15

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Anniversario La capitale tedesca rievoca la ritrovata unità ma esalta allo stesso tempo il suo dinamismo

Il ministro gay

Oltre il Muro, la festa della Libertà

Westerwelle Hillary e la svolta

Stasera a Berlino le celebrazioni per il ventennale. Senza Obama L’intervista Daniel Barenboim

«Mi trovai a suonare per madre e figlio riuniti dopo 30 anni» MILANO — Quella sera del 9 novembre 1989 Daniel Barenboim andò a letto come al solito. Anzi un po' prima, visto che il giorno dopo sua moglie doveva partire per Parigi. «Quando mi svegliai detti un'occhiata al giornale e rimasi pietrificato. Corsi da mia moglie: svegliati, è caduto il Muro! "Lasciami dormire — brontolò — non sei divertente"». Ma come, lei era a Berlino e non si era accorto di nulla? «Assolutamente no - risponde Barenboim, oggi protagonista con la sua Staatskapelle del concerto che radunerà folle sterminate alla Porta di Brandeburgo -. Quella sera di 20 anni fa ero andato a cena con Patrice Chéreau, mio amico e regista. A Berlino tutto sembrava tranquillo, anche se da giorni tirava aria di cambiamento. C'erano state dimostrazioni in vari posti dell'Est, si sentiva che la divisione della Germania non poteva durare a lungo. La spaccatura verticale era innaturale, semmai poteva aver un senso tra Nord e Sud, data la diversità di culture. Tra Est e Ovest, no. Lo sapevamo che il Muro sarebbe caduto. Ma chissà quando». Invece accadde prima di ogni previsione. «E' stato frutto di molte coincidenze e di qualche gaffe. Gorbaciov aveva annunciato che non avrebbe più mandato soldati nella Ddr, il presidente Honecker si era dimesso un mese prima, era cominciata una rivoluzione pacifica culminata il 4 novembre in un grandissima manifestazione a Berlino Est. Si parlava di riforme, non di abbattere il Muro. A dar fuoco alle polveri involontariamente fu un funzionario della Ddr, Günther Schabowski, che in una conferenza stampa disse che la gente avrebbe potuto andare all'estero liberamente. "Da quando?", gli chiesero. Spiazzato, balbettò: "Da subito". Poche ore dopo davanti al Muro arrivarono in migliaia pronti a passare dall'altra parte. I soldati non sapevano cosa fare, per fortuna nessuno sparò. Il Muro cadde così, senza colpo ferire». Neanche il governo federale ne aveva sentore? «No, altrimenti Kohl non sarebbe partito per una visita a Varsavia. A volte gli eventi corrono più in fretta degli uomini. Quando suono al piano un passaggio difficile, le mie dita vanno più veloci del pensiero». Velocissime andarono le dita di Rostropovich, che con il suo violoncello suonò Bach tra quelle macerie. lei allora diresse per Dissi a mia moglie: è Anche la Berlino riunificata. caduto il Muro. Non «Il giorno dopo alla Philharmonie decidemmo di sei divertente, improvvisare un concerto per brontolò lei, pensando la gente dell'Est. In programma la Settima di che scherzassi Beethoven. Serata indimenticabile, la gente in fila, con il cedolino d'identità, l'esplosione di gioia finale, tutti ad abbracciarci. Poi davanti al camerino una donna con dei fiori e un giovane accanto. "Posso fare qualcosa per lei?", le chiesi. Rispose di no, ma non si muoveva. Alla fine mi allungò bruscamente quel mazzo e disse: 30 anni fa all'Est mi è nato un bambino. Tre mesi dopo ho dovuto andare all'Ovest, non l'ho più rivisto né saputo nulla. Per 30 anni ogni sera accendevo una candela pensando a lui. Ieri sera questo bel ragazzo ha suonato il mio campanello. Mio figlio. Abbiamo deciso di festeggiare il nostro primo incontro qui alla Philharmonie». Come ha scelto il programma di stasera? «Pensando alla data. Il 9 novembre è tornato a più riprese nella storia tedesca: nel 1848 fu l'inizio dei moti rivoluzionari a cui partecipò anche Wagner, nel 1918 segnò la fine della Prima guerra mondiale, nel 1938 la Notte dei Cristalli. Infine l'89, la caduta del Muro. Quattro volte la campana della storia ha suonato per la Germania in questa data. Così, in omaggio a Wagner dirigerò il preludio del terzo atto di Lohengrin, la Settima in ricordo di 20 anni fa, e per quella Notte del '38, quando bruciarono le sinagoghe, Un sopravvissuto di Varsavia di Schönberg. Per me ebreo, una grande emozione. Infine, la prima di un brano di Goldmann. Glielo avevo commissionato per questa occasione, purtroppo lui è morto prima di completarlo». Vent'anni dopo cosa resta del Muro? E' caduto davvero? «In parte. Berlino si è unificata per quel che riguarda l'architettura, la musica, la buona cucina... Ma il Muro vero, quello mentale, non è ancora caduto. Completare l'unificazione è il nostro compito».

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Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ieri e oggi Caduta del Muro in un poster alla porta di Brandeburgo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BERLINO — In queste ore Berlino si sente unica, speciale come capita a chi sa di essere sotto gli occhi del mondo. E tutta la Germania è in festa per celebrare i vent'anni di una data della quale finalmente non si deve vergognare. Anzi, una delle date più belle del drammatico Ventesimo Secolo: il 9 novembre 1989, quando cadde il Muro e si trascinò all'inferno Cortina di Ferro, comunismo, Guerra Fredda. Oggi saranno in città decine di leader politici: quasi tutti i governanti europei, il presidente russo Dimitri Medvedev, la segretario di Stato americana Hillary Clinton. Non ci sarà Barack Obama, che ha preferito un viaggio in Asia. Ma importa poco: sarà soprattutto una festa di popolo, quello che la notte di vent'anni fa lasciò allibito il mondo quando iniziò ad attraversare la frontiera da Est a Ovest. Il cuore delle celebrazioni sarà la Porta di Brandeburgo, simbolo della divisione in due dell'Europa per almeno quarant'anni. Lì, il Muro cadrà di nuovo: più di mille parallelepipedi di polistirolo alti due metri e mezzo, dipinti da artisti ma soprattutto da giovani studenti, sono stati installati da due giorni, pronti a cadere verso sera in un effetto domino che passerà per il Reichstag, la Porta di Brandeburgo, il memoriale all'Olocausto e arriverà nella Potsdamer Platz. Il Mu-

ro passava di lì e questi sono simboli potentissimi della storia che respira ogni giorno chi cammina per la città. La spinta alla prima pietra del domino la darà Lech Walesa: all'estremo opposto, a ricevere l'ultima tessera, ci sarà il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. La capitale tedesca oggi glorifica implicitamente anche se stessa. La più colpita tra le città europee dalla combinazione della tragedia nazista e del regime comunista che l'ha divisa in due per 28 anni, inizia finalmente a trovare la sua identità, molto più che nell'anniversario del decennale, quando era ancora un cantiere sociale e po-

Il libro La caduta del Muro e le questioni aperte. Sono i temi del libro Oltre il Muro, in edicola con il Corriere. Interventi, tra gli altri, di Claudio Magris, Tommaso Padoa-Schioppa, Sergio Romano e Franco Venturini

litico. Oggi non è solo una delle capitali del mondo: è soprattutto la più diversa, sul confine tra l'Occidente e la steppa russa, cancello delle culture europee più originali, meta dei giovani, degli artisti poveri e di chiunque disperato va in cerca di un simbolo di libertà. La festa di oggi si chiama appunto Festa della Libertà. Dopo il grande domino, si terrà una catena umana, poi un concerto alla Porta di Brandeburgo, diretto da Daniel Barenboim con l'intervento di Klaus Maria Brandauer. Poi, i fuochi d'artificio a chiusura di alcune giornate che hanno visto un grande concerto degli U2, la catena di fazzoletti annodati, simbolo di lacrime, addii e divisioni, il restauro dei graffiti sulla porzione più lunga di Muro rimasta in piedi, la East Side Gallery. Non è che i politici, ricevuti da Angela Merkel, oggi ascolteranno solo la musica. Tra loro parleranno di Iran e Afghanistan. E vorranno mandare messaggi planetari. Ma da Berlino ne esce uno che non appartiene ad alcun uomo o donna di governo: come ha detto il sindaco Wowereit, questa città racconta che i Muri possono cadere, ovunque e non importa quanto siano alti.

In un trionfo di apertura mentale occidentale-moderna-disinibita, la zarina della politica estera degli Stati Uniti ha apprezzato, proprio come una ex senatrice dell'aperta New York non poteva non fare: uno sguardo furbo a Guido, un altro divertito a Michael e poi chiacchiere e sorrisi da classe dirigente. Il tabù smantellato con facilità: d'ora in poi, le coppie politiche non dovranno essere necessariamente eterosessuali. L'occasione era il gala degli Atlantic Council Awards che si sono tenuti ieri sera in un clima di festa all'Hotel Adlon, a due passi dalla Porta di Brandeburgo. La signora Clinton è nella capitale tedesca in rappresentanza del presidente Barack Obama che, impegnato in Asia, non ha voluto partecipare al ventesimo anniversario della caduta del Muro. Westerwelle, che l'ha già incontrata a Washington, è ministro da sole due settimane ma promette, almeno dal punto di vista dei cerimoniali, di essere un ciclone dirompente: accompagnato dal suo compagno maschio, in Occidente ha ora l'imprimatur atlantico della sua corrispondente americana. Meno facile, sarà tenere lo stesso standard con politici integralisti in fatto di relazioni sessuali più dei Clinton e dei liberal americani. Fatto sta che la rottura e la svolta ci sono state: d'ora in poi, la First Lady può essere dello stesso sesso del First Man.

D. Ta.

Danilo Taino

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SEGUE DALLA PRIMA

A Dresda

I neonazisti devastano una sinagoga DRESDA — Sconosciuti hanno vandalizzato una sinagoga di Dresda, tracciando svastiche e altri simboli dell’estrema destra. Lo ha reso noto la polizia della città della Germania orientale, precisando che gli autori hanno imbrattato un muro esterno della nuova sinagoga, in centro. L’azione è stata perpetrata alla vigilia del 71esimo anniversario del pogrom della «Notte del Cristalli» (9 novembre 1938) quando, nei moti antiebraici avallati dal regime nazista, almeno 91 ebrei tedeschi furono uccisi, più di 200 sinagoghe distrutte e oltre 7.000 negozi di proprietà ebraica vennero saccheggiati.

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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

“ISTITUTO GIANNINA GASLINI” Genova - Quarto AVVISO DI GARA In esecuzione del provvedimento n. 827 del 5 ottobre 2009, è indetta una procedura “ristretta” per l’affidamento, mediante leasing finanziario, della fornitura e relativa installazione, comprese opere di ristrutturazione edilizia, di un un Tomografo a Risonanza Magnetica da 1,5 T (al 2° piano dell’edificio 18) (codice C.I.G. 038072368D). Importo a base d’appalto Euro 1.960.505,64. L’aggiudicazione avverrà col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 comma 3 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, sulla base degli elementi indicati nel bando di gara, provvedendo alla valutazione delle offerte anomale, ai sensi degli art. 86, 87 e 88 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163. Possono partecipare alla gara raggruppamenti temporanei in possesso dei requisiti di cui agli articoli 38, 39, 40, 41 e 42 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163 indicati nel bando di gara. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il termine perentorio delle ore 12,00 del giorno 18/12/2009 al seguente indirizzo: Istituto ”Giannina Gaslini” - Ufficio Protocollo Direzione Generale - Largo Gerolamo Gaslini, n. 5 - 16147 Genova. Il bando integrale può essere ritirato presso il servizio appalti dell’U.O. Gestione Servizi Tecnici dell’Istituto, Largo Gerolamo Gaslini, 5 - 16147 Genova, dalle ore 8,30 alle 15,30 dei giorni feriali (escluso sabato) - tel. 010/5636502 - fax 010/3760591 oppure scaricato dal sito dell’Istituto Giannina Gaslini www.gaslini.org oppure dal sito della Regione Liguria www.appaltiliguria.it. Genova, lì 20/10/200 IL DIRETTORE GENERALE (Dott. A. Infante)

SOGEI Società Generale d’Informatica S.p.A. Via M. Carucci, 99 - 00143 ROMA Telefono +3906/50252828 Fax +3906/50298429 Società del Ministero dell’economia e delle finanze AVVISO APPALTI AGGIUDICATI Con riferimento alla procedura aperta, indetta con bando di gara pubblicato sulla G.U.U.E. del giorno 19 giugno 2009 n. 116 serie ‘S’ e sulla G.U.R.I. V^ Serie speciale, del giorno 24 giugno 2009 n. 73, si informa che è stata aggiudicata la fornitura di smart card da installare sugli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro e relativi servizi (gara BS952). La fornitura è stata aggiudicata - ad un corrispettivo globale di € 505.700,00 (cinquecentocinquemilasettecento/00), al netto dell’IVA - alla Società Ghirlanda Smart Card Solutions S.p.A.. Roma lì, 09/11/2009 SOGEI - Società Generale d’Informatica S.p.A. L’Amministratore Delegato Marco Bonamico

ANCONA

22070 CASSINA RIZZARDI (Como) SI AVVISA CHE CON DELIBERAZIONE DEL C.d.A. N. 55 DEL 15.09.2009 E’ STATO AGGIUDICATO L’APPALTO PER I LAVORI DI COSTRUZIONE DI UN IMMOBILE DA DESTINARE A RESIDENZA E PARCO ATTREZZATO PER SERVIZI SOCIO SANITARI DESTINATI A PERSONE CON DISABILITA’ GRAVI E GRAVISSIME, ALLA DITTA NESSI E MAJOCCHI S.p.A. CON SEDE A COMO IN VIA REGINA TEODOLINDA N. 49/A. CASSINA RIZZARDI, 23 ottobre 2009 Il Responsabile Unico del Procedimento (Geom. Umberto Bonardi)

Molo S. Maria - Porto 60121 Ancona Tel. 071 207891 - Fax 071 2078940 e-mail: aa.gg@autoritaportuale.ancona.it AVVISO RELATIVO A INFORMAZIONI COMPLEMENTARI O RETTIFICHE CONTENUTE NEL BANDO DI GARA Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 131 del 06/11/2009 - Serie Speciale “Contratti pubblici” - è pubblicato l’avviso relativo a informazioni complementari o rettifiche contenute nel bando di gara volto all’affidamento del servizio di verifica finalizzata alla validazione del progetto esecutivo delle “Opere di ammodernamento e potenziamento in attuazione del piano regolatore portuale - Lavori di 3^ fase delle opere a mare - Realizzazione del molo foraneo di sopraflutto” ai sensi dell’art. 112, comma 5 lett. a), del D. Lgs. n. 163/2006 e degli artt. 47 e 48 del D.P.R. n. 554/1999, ivi compresa la verifica della corrispondenza del progetto esecutivo medesimo alle prescrizioni di cui al voto n. 194/04, reso nell’adunanza del 14.12.2005 dalla Terza Sezione del Consiglio Superiore dei LL.PP., per un importo di € 249.698,45. Nuovo termine presentazione offerte: 16 novembre 2009 - ore 13:00. Il Segretario Generale - Dott. Tito Vespasiani

SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI

COMUNE DI CASTELFRANCO VENETO

AVVISO PER ESTRATTO DI BANDO DI GARA Questo Ateneo indice gara mediante procedura aperta, ai sensi del D.Lgs. n. 163/06, nonché del Regolamento di Contabilità dell’Ateneo, per la fornitura in opera di attrezzature ed arredi per lo stabulario sito in S. Andrea delle Dame - Napoli. Importo presunto: lotto 1 Area di Imaging e Ufficio Veterinario € 16.000,00 - lotto 2 Attrezzature per sale operatorie € 50.000,00 - lotto 3 Attrezzature per stabulario € 930.000,00. Aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Le ditte interessate dovranno presentare entro le ore 12.00 del giorno 11.01.2010 la documentazione, l’offerta e la campionatura in conformità del bando integrale e della documentazione, ritirabile presso l’Ufficio Contratti in V.le Beneduce 10 Caserta (tel. 0823274957 - fax 0823274953) o consultabile sul sito www.unina2.it. IL DIRIGENTE VICARIO (Dott.ssa Annamaria GRAVINA)

Via F. M. Preti, 36 Telefono 0423/735707 - Telefax 0423/735809 PUBBLICAZIONE ESITO GARA Affidamento “Servizio relativo a prestazioni di assistenza domiciliare incluso servizio accompagnamento persone anziane e disabili - Periodo Luglio 2009/Giugno 2012” Criterio: offerta economicamente più vantaggiosa (art. 83 D.Lgs. 163/2006). Ditte partecipanti: n. 2. Date di aggiudicazione: 7.7.2009, 27.8.2009 e 29.9.2009. Aggiudicatario: L’INCONTRO COOPERATIVA SOCIALE con sede a Castelfranco Veneto. Prezzo offerto: Euro 914.775,00.= calcolato su tre anni (I.V.A. esclusa), oltre ad Euro 1.800,00.= per oneri di sicurezza derivanti da rischi interferenziali, non soggetti a ribasso d’asta Pubblicazione: siti www.comune.castelfranco-veneto.tv.it e http://www.rveneto.bandi.it. IL SEGRETARIO GENERALE - Dott. Ivano Cescon

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Centro di Lugano: STUDIO MEDICO con attività in una clinica nel servizio di medicina interna CERCA Medico subentrante, formazione di medicina interna con eventuale sottospecialità, livello almeno di capo-clinica. Lingua italiana indispensabile. Studio con 600 pazienti, ben equipaggiato, ceduto per limiti d'età, condizioni molto interessanti. Inviare documentazione completa a: Avv. Luisa Gianella, CP 5249, 6901 Lugano - e-mail: gi.bi@ticino.com

AGENZIA INTERREGIONALE PER IL FIUME PO AIPO Via Garibaldi, 75 - 43100 PARMA ESTRATTO ESITO DI GARA MEDIANTE PROCEDURA APERTA - MI-E-90 Si comunica l’esito della gara espletata in data 27.10.2009 relativa all’affidamento dei lavori di completamento necessari per conferire all’arginatura del fiume Po ed ai suoi affluenti il franco di piena e per il consolidamento degli argini da foce Lambro a foce Adda. Tronco di custodia III° e IV° nei Comuni di San Rocco al Porto (LO), Santo Stefano Lodigiano (LO), Corno Giovine (LO) e Caselle Landi (LO) - MILANO (MI-E-90). Importo a base d’asta € 1.091.177,73. Importo oneri di sicurezza € 35.022,27. Categoria: OG/8 - classifica Quarta. Tempi di realizzazione dei lavori come da bando: GG. 365. Criterio di aggiudicazione: Art. 83 del D.Lgs. 163/06 e s.m.i.. Aggiudicataria: Impresa SVERZSELLATI CESARE EMILIO SRL con sede in Lodi - Via Manzoni, 63. Importo netto aggiudicazione € 967.547,29. Ribasso offerto: 11,33%. Tempo realizzazione dell’opera: GG. 274. Numero Imprese partecipanti: 16. Numero Imprese escluse: 1. L’esito integrale di gara, con i nominativi delle Imprese partecipanti, è pubblicato sul sito internet “www.agenziapo.it” e per estratto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - V^ Serie Speciale n. 132 del 09.11.2009. Il Direttore - Dr. Ing. Luigi Fortunato

S.I.N. - Sistema Informativo Nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura - S.r.l. Via A. Salandra, n. 13 - 00187 Roma AVVISO DI AGGIUDICAZIONE Si rende noto che questa Società ha aggiudicato la gara a “Procedura aperta per l’affidamento dei servizi di consulenza strategica, direzionale ed organizzativa finalizzati al supporto delle attività della SIN” il cui bando era stato pubblicato sulla GUUE 2009/S 098-142382 del 23 maggio 2009 e sulla GURI 5a Serie Speciale n. 63 del 1° giugno 2009. Sono pervenute n. 2 offerte: ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa la Società ERNST & YOUNG FINANCIAL Business Advisors S.p.A., con sede legale in Via Po, n. 28 - 00198 Roma. L’avviso integrale di aggiudicazione è stato pubblicato sulla GUUE, n. 2009/S 209-299946 del 29 ottobre 2009 e sarà pubblicato sulla GURI 5a Serie Speciale. Il Direttore Generale - Paolo Gulinelli

MILANO SERRAVALLE MILANO TANGENZIALI S.p.A.

MINISTERO DELLA DIFESA COMANDO LOGISTICO SUD

(Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte della Provincia di Milano) Strada 3 - Palazzo B/4 20090 Assago Milanofiori MI

Ufficio Amministrazione - Sezione Contratti e Contenzioso Piazza del Plebiscito n. 33 - 80132/NAPOLI AVVISO DI GARA (VENDITA MATERIALE FUORI USO) Il giorno 28 gennaio 2009 (ore 10,00), presso la sala gare di quest’Ufficio, sarà esperita licitazione privata, con offerte in aumento unico percentuale sul prezzo base palese fissato da questa Stazione Appaltante, per la alienazione, a corpo, di: 6 lotti unici di materiali di casermaggio e di vestiario/equipaggiamento eccedenti le esigenze delle Forze Armate dichiarati fuori uso nello stato in cui si trovano e giacenti presso il Ce.Ri.Co. di Roma, il Ce.Ri.Co. di Napoli (e deposito di Bari), la Se.Ri.Co. di Palermo e la Se.Ri.Co. di Cagliari; Come disposto dal bando di gara, in pubblicazione in data 11 novembre 2009 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (V Serie Speciale “Contratti Pubblici”, n.133), le istanze di partecipazione a gara delle Imprese, che non vincolano questa Stazione Appaltante, dovranno improrogabilmente pervenire a questo Ufficio, complete della documentazione prescritta, entro il giorno 17 dicembre 2009 (ore 15,00). Il bando integrale di gara (unitamente agli elenchi/lotti dei materiali in alienazione) è altresì pubblicato sul sito internet: www.esercito.difesa.it (bandidigara). INFO: tel.: 081/7043016 e fax: 081/7043102 - e-mail: casezcon@comlogsud.esercito.difesa.it. Il Capo Sezione Contratti e Contenzioso - Ten. Col. Ugo BONELLI

AVVISO ESITI di GARA (per estratto) Si comunica che in data 21/10/2009 sono state aggiudicate le Procedure Aperte per l’affidamento dei Servizi di: “pronto intervento su sinistri, assistenza alla viabilità e manutenzione d’emergenza del corpo autostradale”. GARA SERVIZI N. 02/2009 • Importo complessivo: € 4.680.000,00 comprensivo di € 90.325,83 per “oneri di sicurezza” non soggetti a ribasso. • Luogo di esecuzione: Tangenziale Est e Nord di Milano e sulla variante all’abitato di Lentate sul Seveso. • Aggiudicataria: BASSETTO S.r.l. di Arcore (MI) - Importo aggiudicato € 4.510.299,96; ribasso offerto 7,00%.

Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” - IRCCS Via Portuense, n. 292 - 00149 Roma

AVVISO DI GARA Si rende noto che per il giorno 03.12.2009 alle ore 9:30 è indetto un pubblico incanto per l'appalto del servizio di pulizia e sanificazione edifici comunali, per il periodo dal 01.01.2010 al 31.12.2012 con possibilità di eventuale rinnovo. Importo stimato a base d’asta: € 271.740,00 oltre ad Iva ed a oneri di sicurezza. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Cauzioni: provvisoria pari ad € 5.519,14; definitiva pari al 10% dell’importo di aggiudicazione. Termine per l’acquisto degli elaborati 30.11.2009. Offerte entro il 02.12.2009 ore 13:00. Per informazioni rivolgersi al PuntoSi c/o questo Comune: Tel. 049/8739222 - Fax: 049/8739245 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 13.00, mar. e giov. dalle 8.30 alle 18.30. Il bando ed il disciplinare di gara sono presenti sul sito internet del Comune all’indirizzo: www.rubano.it. Rubano, lì 20.10.2009 Il Capo Area Affari Giuridici Dott.ssa Cristina Menorello

GARA SERVIZI N. 03/2009 • Importo complessivo: € 3.900.000,00 comprensivo di € 77.561,05 per “oneri di sicurezza” non soggetti a ribasso. • Luogo di esecuzione: Autostrada A7, Raccordo Bereguardo/Pavia e Tangenziale Ovest di Pavia. • Aggiudicataria: CO.GE.PI. S.r.l. di Guazzora (AL) - Importo aggiudicato € 3.636.516,70; ribasso offerto 13,05%. GARA SERVIZI N. 04/2009 • Importo complessivo: € 2.970.000,00 comprensivo di € 81.672,16 per “oneri di sicurezza” non soggetti a ribasso. • Luogo di esecuzione: Autostrada A50 Tangenziale Ovest di Milano e bretella di Molino Dorino. • Aggiudicataria: M.P.M. S.r.l. di Noceto (PR) - Importo aggiudicato € 2.847.854,01; ribasso offerto 8,00%. Assago Milanofiori, 28/10/2009 L’AMMINISTRATORE DELEGATO Dott. Massimo Di Marco

Indizione pubblica selezione, per soli titoli, per l’assunzione a tempo determinato, per la durata di anni uno, eventualmente rinnovabile, di n. 2 dirigenti medici - disciplina Malattie Infettive. Il testo integrale del bando di selezione è disponibile sul sito internet dell’istituto: www.inmi.it. Data di pubblicazione: 9 novembre 2009. Scadenza termini: 16 novembre 2009. Le domande dovranno essere consegnate a mano al Protocollo Generale dell’Istituto ovvero spedite per mezzo di raccomandata a.r. e in tal caso farà fede la data in cui la domanda sarà effettivamente pervenuta e non quella di spedizione.

COMUNE DI CAPRANICA (Provincia di VITERBO) Corso F. Petrarca n. 40 - 01012 Capranica (VT) tel. 0761/6679211 fax 0761/6679231 ESTRATTO BANDO DI GARA appalto servizio di igiene pubblica e servizi accessori. DURATA: 4 anni. PROCEDURA APERTA: ai sensi degli artt. 3 comma 37 e 55 D.Lgs. 163/2006. CRITERIO AGGIUDICAZIONE: offerta economicamente vantaggiosa. IMPORTO A BASE DI GARA: €. 304.502,00 di cui €. 4.002,00 oneri sicurezza non soggetti a ribasso. TERMINE RICEZIONE OFFERTE: 30.12.2009 alle ore 12,00. Capitolato e bando su www.comune.capranica.vt.it. PUBBLICAZIONE GURI: 09.11.2009. Capranica lì 09.11.2009 IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO - Dott.ssa SIMONETTI

PUBLIACQUA S.P.A. - FIRENZE

COMUNE DI FIRENZE DIREZIONE PATRIMONIO RENDE NOTO Che il giorno 17.12.2009 alle ore 10,00 in Firenze, presso l’Ufficio Contratti del Comune di Firenze Piazzetta di Parte Guelfa n. 3, si procederà alla

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

VENDITA MEDIANTE ASTA PUBBLICA con il metodo delle offerte segrete al rialzo del complesso immobiliare di proprietà del Comune di Firenze denominato “Teatro Comunale”, posto in Firenze Corso Italia nn. 12, 16, 18, 20 - Via Solferino nn. 15 - 19 - Via Magenta nn. 2 - 4. Il prezzo di base d’asta è fissato in Euro 44.500.000,00 (Euro Quarantaquattromilionicinquecentomila/00). L’offerta segreta redatta nelle forme previste dall’avviso d’asta e condizioni allegate, dovrà pervenire entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 16.12.2009 a mezzo di consegna diretta al Comune di Firenze - Archivio Generale - Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria - FIRENZE . Il plico deve contenere a pena di esclusione: - una busta sigillata contenente l’offerta economica; - una busta sigillata contenente la dimostrazione della avvenuta costituzione della cauzione di Euro 1.190.000,00 e la documentazione amministrativa indicate nell’avviso d’asta e condizioni ad esso allegate. Copia dell’avviso di asta pubblica, relative condizioni generali nonché relazione tecnica descrittiva e relazione di stima del bene sono accessibili sulla rete civica del Comune di Firenze all’indirizzo internet http://www.comune.firenze.it/bandi/patrimonio.html e presso gli uffici della Direzione Patrimonio del Comune di Firenze, Via F. Baracca 150/p Firenze. Per informazioni relative al procedimento di alienazione contattare i nn. 055/3282436 055/3282437.

SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI AVVISO PER ESTRATTO DI BANDO DI GARA Questo Ateneo indice gara mediante procedura aperta, ai sensi del D.Lgs. n. 163/06, nonché del Regolamento di Contabilità dell’Ateneo, per la fornitura in opera di attrezzature per le esigenze del Dipartimento di Scienze Ginecologiche, Ostetriche e della Riproduzione. Importo presunto: lotto 1 Attrezzature ed arredi € 536.000,00 - lotto 2 Sistema per video urodinamica € 100.000,00. Aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Le ditte interessate dovranno presentare entro le ore 12.00 del giorno 21.12.2009 la documentazione e l’offerta in conformità del bando integrale e della documentazione ritirabile presso l’Ufficio Contratti in V.le Beneduce 10 Caserta (tel. 0823274957 - fax. 0823274953) o consultabile sul sito www.unina2.it. IL DIRIGENTE VICARIO (Dott.ssa Annamaria GRAVINA)

DIREZIONE DEL GENIO MILITARE PER LA MARINA AUGUSTA PUBBLICITA’ AI SENSI DELL’ART. 122 DEL D.Lgs 163/2006 E DELL’ART. 119 COMMA 3 DEL D.P.R. 170/05 CODICE ESIGENZA: 007704 1. ENTE APPALTANTE: Ministero Difesa Direzione del Genio Militare per la Marina Augusta - Via Caracciolo, 3 - 96011 Augusta (SR) - Tel. 0931/424859. 2. PROCEDURA DI AGGIUDICAZIONE PRESCELTA: Procedura aperta. 3. CARATTERISTICHE GENERALI DELL’OPERA: Lavori di realizzazione di impianti sportivi comprensorio Terravecchia Augusta. 4. DATA DI AGGIUDICAZIONE DELL’APPALTO: 03/11/2009. 5. CRITERI DI AGGIUDICAZIONE DELL’APPALTO: quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’articolo 83 del D.Lgs. 163/2006 e successive modifiche e integrazioni. 6. NUMERO OFFERTE RICEVUTE: 9. 7. NUMERO OFFERTE ESCLUSE: Nessuna. 8. IMPRESA AGGIUDICATARIA: AMD SRL con sede in Montelepre (PA) via Circonvallazione, 84/A. 9. IMPORTO AGGIUDICAZIONE: Euro 531.284,62 + I.V.A. al 20%. 10. PUNTEGGIO DI AGGIUDICAZIONE OTTENUTO: 84,65/100. 11. RIBASSO PERCENTUALE OFFERTO: 9,79%. 12. TEMPO DI ESECUZIONE DELLE OPERE OFFERTO: Giorno 180. 13. CATEGORIE SUBAPPALTABILI: OG1 (limiti di legge) - OG10 100%. 14. DATA DI PUBBLICAZIONE BANDO DI GARA: 03/08/2009. 15. DATA D’INVIO DEL PRESENTE AVVISO: 04/11/2009. IL CAPO DEL SERVIZIO AMM.VO Direttore di Amm.ne Dr. Antonino CIPRIANO

Gestione Governativa dei servizi pubblici di navigazione sui Laghi Maggiore di Garda e di Como Si rende noto che la Gestione Governativa Navigazione Laghi in data 25/09/2009 ha aggiudicato la gara GR 03/09 a procedura ristretta per l’affidamento dell’appalto relativo ai servizi di guardiania non armata, di portierato e servizi accessori. Operatore Economico Aggiudicatario: ATI “Cassaro Salvatore & Figli Snc Concordia Servizi Srl - Magnus Srl”, Via Nilo n. 8 92100 Agrigento (AG). Importo di aggiudicazione: € 406.954,72 (€ 135.651,58/anno) oltre IVA. La versione integrale del presente estratto è consultabile sul sito internet www.navigazionelaghi.it. Milano 04/11/2009 IL DIRETTORE GENERALE - Dott. Oscar Calaprice

Via Villamagna 90/c - 50126 Firenze (tel. 055/6862535 fax 055/6862478 - www.publiacqua.it - infoappalti@publiacqua.it) ESTRATTO ESITO GARA 275/APP/2009 Si rende noto che la procedura aperta n. 275/APP/2009 per l’appalto del servizio di prelievo, trasporto e scarico di rifiuti liquidi speciali, stasatura reti, lavaggio, pulizia impianti di depurazione, sollevamenti fognari e depositi di acqua, smaltimento dei sedimenti delle reti fognarie e degli impianti di depurazione, potabilizzazione ed opere affini - Area Firenze-Chianti è stata aggiudicata a Palma Ecologia s.r.l. - Via del Corso 193 - Quarrata (PT) - ribasso 34,10% - Importo contratto Euro 267.692,00 di cui Euro 12.000,00 per oneri di sicurezza; L’avviso integrale è stato inviato alla GUCE in data 14/10/2009 ed è visibile sul sito www.publiacqua.it. IL DIRETTORE AMMINISTRATIVO - Dott. Alexandre Brouzes

AZIENDA OSPEDALIERA S. CAMILLO-FORLANINI P.zza Carlo Forlanini, 1 - 00151 ROMA ESTRATTO AVVISO GARA ESPERITA Questa Azienda con deliberazione n. 2180 del 27/10/09 ha aggiudicato una gara a procedura aperta per la fornitura di Diagnostica per Colorazioni Immunoistochimiche per le esigenze dei Laboratori di Anatomia ed Istologia patologica dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini. L’avviso di aggiudicazione è stato inviato alla GUCE il 02/11/09 e pubblicato sui siti www.regione.lazio.it, http://www.serviziocontrattipubblici.it e http://www.scamilloforlanini.rm.it/benieservizi, da ciascuno dei quali può essere tratta ogni ulteriore informazione utile. IL DIRETTORE GENERALE - Dott. Luigi Macchitella

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Esteri 17

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Rivelazioni

Le due donne che per dieci anni guidarono il Regno Unito non si amavano, per carattere e idee politiche. Storia di una cordiale antipatia

«Thatcher? Parla sempre lei» Tutte le stoccate di Elisabetta Londra, in tv la vera storia della rivalità tra regina e premier LONDRA — Tra regina e primo ministro il rapporto non è mai facile. Tra Margaret Thatcher ed Elisabetta II c’era notoriamente anche una punta di gelosia e antipatia. Fino a che punto lo si scopre adesso, con l’arrivo di un documentario di Channel 4 per il quale sono state interpellate centinaia di persone tra ministri, dame di compagnia, collaboratori, biografi ed amici. Le due donne che insieme, per più di dieci anni, mandarono avanti il Regno Unito non condividevano le stesse opinioni. Erano pochi gli argomenti sui quali si trovavano d’accordo. Entrambe personalità forti, non accettavano di inchinarsi l’una alla politica dell’altra. Ogni tanto, così, volava un commento eccessivamente sarcastico. Come quando la Lady di ferro raccontò alla sovrana di essere in procinto di acquistare casa a Dulwich, un quartiere periferico di Londra. L’inquilina di Buckingham Palace la liquidò duramente: «E dove si trova esattamente? Vicino a Peckham?», zona che allora era tutt’altro che salubre. Se la scarsa simpatia personale ostacolava il rapporto — il principe Filippo definiva la Thatcher «figlia di un fruttivendolo», mentre la regina lamentava il fatto che con il premier era difficile riuscire a dire qualcosa, voleva parlare sempre lei — il vero nodo era rappresentato dalla politica. In particolare la mancanza di una presa di posizione forte contro l’apartheid in Sudafrica preoccupava Sua

Gli altri premier

Anni 80 Helmut Kohl, Elisabetta II, Ronald Reagan e Margaret Thatcher nell’84 (Ap). In alto, la Thatcher si inchina alla regina

La moglie di Tony Blair

Cherie e la noia di Balmoral Non solo primi ministri. Anche Cherie Blair, moglie dell’ex premier Tony (con lei nella foto Reuters), non ebbe rapporti idilliaci con Elisabetta II. Nelle memorie del 2008 su Times e Sun, oltre a confermare le voci sul concepimento del quarto figlio nel castello reale di Balmoral, Cherie non risparmiò critiche alla noia e al freddo della residenza dove la regina ospita ogni anno il premier e la moglie.

Maestà, che vi vedeva la possibile causa di una crisi nel Commonwealth. Elisabetta avrebbe voluto le sanzioni, mentre la Thatcher era tutt’altro che convinta dell’efficacia della misura. Quando il premier annunciò alla sovrana che intendeva spedire in Sudafrica il ministro degli Esteri, la regina rispose piccata: «Sono certa che il resto del mondo aspetta con il fiato sospeso». Troppo poco, in pratica. Per Richard Ingham, storico portavoce della baronessa, la divergenza di opinioni era comprensibile.

Undici primi ministri Elisabetta II, 83 anni, è regina dal 1952. Cinquantasette anni sul trono, durante i quali 11 primi ministri — da Winston Churchill a Gordon Brown — si sono succeduti a Downing Street I rapporti Proprio Churchill, con Harold Macmillan, Harold Wilson e James Callaghan, è tra i primi ministri con cui tenne i migliori rapporti. Oltre alla Thatcher (la regina disse di «detestarla cordialmente»), tensioni anche con Brown: lo scorso maggio, dopo lo scandalo dei rimborsi ai parlamentari e, di recente, sull’equipaggiamento delle truppe in Afghanistan. «Inadeguato» per Elisabetta, che è formalmente il comandante in capo delle forze armate

«L’apartheid e la continua richiesta di sanzioni nei confronti del Sudafrica erano una questione spinosa che negli anni 80 divise il Commonwealth, preoccupando di conseguenza la regina. Per Margaret Thatcher le sanzioni non erano la risposta al problema». Ugualmente problematico il trattamento dei minatori nel 1984 e la politica sociale della Thatcher. Per Lord Parkinson, ex presidente del partito conservatore, la regina considerava l’atteggiamento del premier eccessivamente duro. «Non mi sorprende — racconta alle telecamere — che Sua Maestà si sia chiesta se il Paese avrebbe resistito». Stando al documentario — cinque episodi sulla vita della sovrana, di cui uno centrato sul rapporto con la Thatcher — alla regina non andavano giù altri atteggiamenti del capo del governo. Come l’abitudine di parlare di se stessa al plurale o di non lasciarle spazio per esprimere le sue opinioni: «Mi risulta che la regina Vittoria avesse lo stesso problema con Gladstone», si sfogò Elisabetta con il segretario personale, Sir William Heseltine. Alla Thatcher, invece, davano fastidio «le continue interferenze politiche» di Buckingham Palace. Ma se in privato si detestavano, in pubblico dimostrarono sempre grande rispetto reciproco. «La Thatcher era spesso emozionata e nervosa prima di incontrare la regina e faceva sempre inchini lunghi e profondi», ricorda Graham Turner, biografo della regina madre, mentre Dickie Arbiter, che diventò l’addetto stampa della regina nel 1988, fa notare che a volere il titolo di baronessa per la Thatcher fu la regina in persona. «Non lo avrebbe mai fatto se non avesse provato per il primo ministro rispetto e stima».

Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA

Opinioni Il 63% della popolazione contrario alla guerra

«Afghanistan, ora di partire» I britannici discutono il ritiro LONDRA — Ieri, nel giorno della commemorazione dei caduti di tutte le guerre, The Independent on Sunday ha rotto gli indugi titolando: «Afghanistan, è tempo di partire». L’opinione pubblica, è la tesi del quotidiano, è stanca di vedere i soldati britannici dispiegati a sostegno di un presidente accusato di corruzione. E anche i generali sono d’accordo. «L’esercito vuole ritirarsi dall’Afghanistan» titolava ieri il Sunday Times. La nuova strategia di restringimento prevede l’abbandono di alcune basi, compresa quella di Musa Qala dove hanno perso la vita 15 soldati britannici. Tutti d’accordo, dunque. Per un sondaggio della Bbc il 63% della popolazione è convinto che sia giunto il momento di riportare a casa le truppe. E ieri il premier scozzese Alex Salmond si è detto «per nulla sorpreso dal sondaggio»: «La gente combina forte sostegno per le nostre

Sui quotidiani In alto la prima pagina del Sunday Times: «L’esercito vuole il ritiro dall’Afghanistan». Sotto il titolo dell’Independent: «Afghanistan è ora di partire»

truppe con zero fiducia nella strategia del governo in questo conflitto. Si devono rivedere in maniera fondamentale il nostro ruolo, la nostra missione e la nostra strategia. Niente dev’essere escluso, compresa la possibilità di un ritiro». Ma il premier Gordon Brown ha prontamente ribattuto: «È nostro dovere spiegare alla gente che c’è una catena del terrore che lega il Pakistan e il confine Afghanistan-Pakistan alle nostre strade della Gran Bretagna. E se noi non agissimo in Afghanistan e Pakistan, Al Qaeda cospirerebbe per creare caos nelle nostre strade». La controversia, tuttavia, non intacca il sostegno alle truppe in missione. La regina Elisabetta ha guidato, ieri, la commemorazione dei caduti di tutte le guerre a Londra proprio mentre arrivava la notizia dell’ultimo militare britannico morto in Afghanistan, il 94simo quest’anno.

La duchessa sommersa dai debiti

In bancarotta la società di Sarah Ferguson

LONDRA — Sarah Ferguson, moglie divorziata del principe Andrea, terzogenito della regina Elisabetta, è in cattive acque finanziarie. È fallita la società Hartmoor Llc, creata nel 2006 nel cuore di Manhattan con l’obiettivo di amministrare i contratti, i beni immobili, ma anche la «dote» dell’ex duchessa di York (foto, con le figlie Beatrice, a sinistra, e Eugenia). «Inspiegabile, eppure la Hartmoor — scrive il settimanale francese Point de vue — ha accumulato in soli 2 anni tra i 700mila e un milione e mezzo d’euro di debiti».

Tecnologia giapponese per una vista migliore


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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Cronache Varese La vittima aveva molto denaro. Forse due i killer

I punti oscuri

La pista dei soldi nell’omicidio delle mani mozzate

Gli arti mutilati Per evocare il denaro?

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I mozziconi diversi Presi dalla strada?

Impronte a piedi uniti per sviare le indagini Ultima intervista

E Carla disse: «Rimpiango la Francia» Carla Molinari era stata intervistata due anni fa sul periodico locale Menta e Rosmarino come personaggio importante del paese. Nell’articolo pubblicato raccontò con rimpianto dei suoi primi anni di vita trascorsi in Francia, a Saint-Cyr-sur-Mer, insieme alla famiglia. Il papà Angelo era partito per la Francia dopo il 1940 e aveva creato un’impresa edile. Ma dopo un arresto del padre avvenuto per motivi mai chiariti, i genitori della Molinari tornarono in Italia.

MILANO — La pista dei soldi. A questo porterebbero le indagini per l’omicidio di Carla Molinari, la donna di 82 anni massacrata giovedì scorso nella sua villetta di Cocquio Trevisago, vicino a Varese. Più scavano nella sua vita più gli inquirenti si convincono che la ferocia di chi l’ha uccisa abbia a che fare, appunto, con i soldi. A cominciare proprio dalla cosa più macabra e, si presume, simbolica: le mani della donna mozzate e portate vie. Come se quelle mani, interpretano gli investigatori, avessero chiesto o avuto troppo, oppure si fossero rifiutate di dare. «Qualcosa legata a interessi economici», conferma un investigatore. Per questo gli accertamenti dell’ultima ora insistono sul versante finanziario della signora Molinari: aveva proprietà immobiliari?, affitti o prestiti in corso?, rapporti economici con la Francia (dove aveva vissuto per decenni)? Se non ricca, Carla Molinari era comunque benestante. In banca aveva investito in titoli vari circa 250 mila euro, non le

Il particolare più macabro, il taglio delle mani, è materia da criminologi. Si ipotizza che evochi richieste o dazioni negate di soldi

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In soggiorno, cucina e camera da letto sono state trovate 4 cicche di sigarette diverse. Niente cenere né odore di fumo. Si pensa siano state prese dalla strada

Le impronte per terra Scarpe della vittima?

3 La vittima Carla Molinari, 82 anni, uccisa nella sua villetta di Cocquio Trevisago

mancavano gioielli, né si è mai trattenuta dal togliersi uno sfizio: dall’oggetto di design al profumo costoso. In casa sono stati trovati soldi in contanti e, sparse sul tavolo della cucina, tre ricevute postali di raccomandate spedite, tutte a un’associazione francese. Erano vicino al portafoglio, svuotato del denaro. Perché siano state lasciate così in vista è una delle mille domande di questa storia ancora tutta da scrive-

re. In vista c’erano anche molte buste — (corrispondenza), altre ricevute e documenti vari — sopra le cassettiere del corridoio, con i cassetti tutti aperti e in gran parte svuotati del contenuto, come i cassetti di tutte le altre stanze, escluso il bagno. Ora tutte quelle carte sono nelle mani della scientifica perché quasi certamente sono state toccate dall’assassino (o dagli assassini, forse due, secondo una delle ipo-

tesi di queste ultime ore). Il fatto è che pur potendo rilevare le impronte non è possibile capire se siano della vittima o di chi l’ha uccisa, non avendo le mani di lei per fare il confronto. Un primo controllo con il sistema centrale di identificazione avrebbe chiarito che non appartengono a persone pregiudicate oppure l’omicida indossava i guanti. Nella Procura di Varese, ieri, la stanza dell’ufficio del procura-

Le impronte delle scarpe (tante e non grandi) sembrano seguire traiettorie insensate, perfino salti. Potrebbero essere «costruite» con le scarpe della vittima

La cerniera abbassata Simulare la violenza?

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I pantaloni della vittima erano indossati ma con la cerniera aperta. Si potrebbe trattare di un caso oppure della simulazione di una violenza sessuale

tore Maurizio Grigo è rimasta illuminata fino a sera: lui e il suo pubblico ministero Luca Petrucci hanno fatto un primo punto sugli elementi raccolti fin qui dagli investigatori della squadra mobile e dagli uomini dello Sco, il Servizio operativo centrale di Roma. Sono moltissimi i dettagli che sembrano non tornare. Per esempio le impronte di scarpe in tutta la casa escluso il bagno: sono del tipo da ginnastica, numero non grande (38/39). Si direbbe quasi che corrispondano alle scarpe della vittima e che seguano traiettorie senza senso. In alcuni punti sono appaiate, come per la conseguenza di un salto. Insensate, tanto da far pensare a un depistaggio, ipotesi che vale anche per i quattro mozziconi di sigaretta (diversi l’uno dall’altro), senza cenere accanto e ritrovati per terra. Così come potrebbero essere depistaggi la cerniera slacciata dei pantaloni di lei (perché si pensasse a una violenza?) oppure le carte lasciate sui cassetti e la cura sistematica nello svuotarli tutti, come si volesse suggerire la teoria di una rapina o un furto. In casa non ci sono altri segni i disordine o colluttazione, a parte uno sgabello per terra accanto alla donna. Chi l’ha uccisa ha allacciato la cerniera del suo maglioncino (prima aperto perché sul davanti non ci sono i segni dell’oggetto appuntito con cui è stata colpita 15 volte). La zip è salita fino a coprire la gola di Carla Molinari, quasi decapitata. Poi la fuga.

Giusi Fasano (ha collaborato Roberto Rotondo)


Cronache 19

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Roma Sotto esame due frasi nel diario medico del ragazzo. Oggi interrogati i detenuti che erano con lui

Stalking a Pescara

Cucchi, la cartella clinica è sospetta

Una parrucca per evadere e sparare all’ex

Dubbi su aggiunte scritte a mano. Perizia sulla firma del paziente ROMA — E adesso spuntano alcune correzioni sospette nei diari clinici del Sandro Pertini e di Regina Coeli. Sono rettifiche che suscitano più di un dubbio in Procura, anche se non si può affermare che risalgano ai giorni successivi alla morte di Stefano Cucchi. Due aggiunte, in particolare, sono balzate agli occhi degli avvocati Fabio Anselmo e Dario Piccioni, che assistono i familiari del geometra di 31 anni arrestato il 16 ottobre e morto il 22. Regina Coeli, 17 ottobre. Nel diario clinico si legge: «Il detenuto è giunto nel pomeriggio di ieri, quando sarebbe accidentalmente caduto dalle scale». Poi, tra parentesi, la precisazione «(in libertà)», che secondo i legali potrebbe essere stata aggiunta in seguito. C’è poi il diario clinico compilato al Pertini il 18 ottobre. Alle note e alla firma di un medico seguono due righe molto strette, con una grafia diversa, che recitano: «Paziente non accessibile, rifiuta visita medica, si sollecita consulenza ortopedica». Questa visita risulta ripetuta due volte, il 19 e il 21 ottobre, nel diario clinico: in quello infermieristico, invece, la seconda manca. Correzioni che rientrano nella normalità o manomissioni? È uno dei capitoli su

La vicenda

L’immagine La foto segnaletica di Stefano Cucchi all’ingresso in carcere: si vedono i lividi

La manifestazione Uno striscione al corteo di sabato per Stefano

Al Senato Ilaria Cucchi assiste alla relazione di Alfano sul caso

cui la Procura, che si prepara a inviare i primi avvisi di garanzia, dovrà disporre verifiche. Nell’inchiesta infatti i dubbi sembrano ancora superare le certezze. Perché nessun medico ha mai ordinato per il detenuto una lastra alla testa? Perché al Fatebenefratelli è «saltata» l’eco-

Le annotazioni Le frasi sospette sono del 17 e 18 ottobre, a Regina Coeli e all’ospedale Pertini

Teramo Sospeso da Alfano. Il sindacato: un errore denunciare

Via il capo delle guardie dopo il cd sul «massacro» ROMA — Al carcere di Tera- ha visto — s’indignava il como, quello del pestaggio di un mandante —, abbiamo rischiadetenuto, arriva il commissa- to una rivolta». rio. Lo manda il ministro della L’altro giorno la deputata raGiustizia Angelino Alfano, dicale Rita Bernardini è andache ha deciso di sospendere ta a Teramo a chiedere spiegadall’incarico il comandante zioni. Il comandante le ha condelle guardie penitenziarie fermato che la voce incisa sul Giovanni Luzi. Lui, il coman- cd è la sua, ma ha cercato di dante, non vuole parlare, si è minimizzare il contenuto delmesso in malattia e, chiuso in le parole pronunciate. «Ho detcasa, aspetta che l’inchiesta to massacro, ma non nel senaperta dalla magistratura fac- so che intendete voi. Noi usiacia chiarezza. mo un linguaggio forte anche La guardia responsabile di aver picchiato un detenuto è stata individuata, e anche il nome della persona che sembra aver subito l’aggressione è noto alla Procura di Teramo. L’episodio risale a qualche settimana fa ed è venuto alla luce grazie a una In sezione non si massacra un registrazione ef- detenuto, si massacra di sotto. fettuata di nascosto da un Il negro ha visto, abbiamo agente. Un cd rischiato una rivolta con la registrazione è stato poi fatto arrivaquando ci riferiamo a un norre alla redazione del quotidia- male rimprovero». no Il Centro. Non è stato certo un rimproC’era incisa la voce del co- vero. Ma, secondo i primi risulmandante delle guardie che si tati dell’indagine giudiziaria, rivolgeva ad un agente lamen- anche il detenuto picchiato tandosi perché «il massacro è avrebbe le sue colpe. Nel senso avvenuto in sezione». E ag- che fu lui per primo a scagliargiungeva in tono irato che «in si contro l’agente, il quale fu sezione non si massacra un de- poi ricoverato in ospedale per tenuto, si massacra di sotto». le contusioni riportate. Cioè lontano dagli sguardi Augusto Di Stanislao, teradegli altri detenuti. «Il negro mano deputato Idv, liquida

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l’episodio come «un regolamento di conti all’interno di un carcere ingovernabile, una specie di Guantanamo». In effetti nel corso di quest’anno sono stati segnalati all’interno del carcere di Teramo «ben undici episodi di aggressioni ai danni di quattordici agenti penitenziari, che sono stati picchiati e feriti da detenuti», denuncia Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-penitenziari. «Ho trovato un sovraffollamento spaventoso — dice la radicale Rita Bernardini —. E questo rende la situazione tesa, incandescente. Le celle dovrebbero accogliere al massimo 231 detenuti. Ce ne sono stipati quattrocento. Mentre il numero delle guardie è ridottissimo». Tutto questo, afferma ancora Eugenio Sarno, «era ben noto, e da un anno le organizzazioni sindacali avevano chiesto interventi forti a Teramo, compresa la sostituzione del comandante. Ora che il danno è fatto il ministero interviene». Ma c’è anche chi se la prende con l’agente che ha fatto esplodere il caso con quella registrazione effettuata di nascosto e poi fatta filtrare all’esterno. Donato Capece, responsabile del Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria, lo accusa di essersi comportato in modo scorretto. «Esistono — dice — altri modi per denunciare un episodio». Quello anonimo non va bene. Ricorda, secondo Capece, la vicenda del «corvo» che, qualche anno fa, a Palermo, diffuse veleni all’interno del pool antimafia con conseguenze nefaste.

Marco Nese © RIPRODUZIONE RISERVATA

grafia addominale ordinata da Regina Coeli? Tra i misteri, c’è pure il diniego di Cucchi ai medici di informare i familiari sulle sue condizioni di salute. Agli atti dell’inchiesta dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy ci sono due moduli. Nel primo, intestato al Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e datato 17 ottobre, il detenuto ha scritto due volte «no» e ha firmato per impedire ai sanitari del Pertini di riferire ai congiunti notizie sul suo stato. Nell’altro, dell’Asl Rm B, appaiono soltanto la data e il nome di Cucchi scritto a

Al mare Stefano Cucchi con la madre. Cucchi è morto lo scorso 22 ottobre all’ospedale Pertini di Roma, dove era ricoverato nella sezione detenuti

penna. Nient’altro. A palazzo di giustizia la discrepanza non appare allarmante: probabilmente — si spiega — il secondo modulo è rimasto vuoto solo perché il giovane aveva già compilato quello del Dap. Però i pm vogliono disporre una perizia calligrafica, per stabilire se quell’unica firma è davvero di Cucchi. Tuttavia — si ragiona a piazzale Clodio — bisogna considerare che se qualcuno avesse voluto falsificare la sottoscrizione del geometra lo avrebbe fatto su entrambi i moduli. Mentre oggi il pm Barba interrogherà altri due detenuti che hanno avuto contatti con Cucchi (tra Regina Coeli e le camere di sicurezza dei carabinieri e del tribunale), la Digos indaga sugli scontri avvenuti durante la manifestazione a Tor Pignattara. Sabato pomeriggio, vicino alla casa del ragazzo, ci sono state due ore e mezza di guerriglia: cassonetti incendiati, bottiglie e sassi contro polizia e carabinieri, lancio di lacrimogeni, inseguimenti. Ad attaccare, però, non sarebbero stati i giovani dei centri sociali o anarchici, come si era ipotizzato in un primo momento: nel mirino c’è invece un gruppo composto da una ventina di ragazzi del quartiere. Che la Digos conta di individuare attraverso i filmati registrati dalle telecamere delle banche e dei negozi.

Lavinia Di Gianvito © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nulla l’ha fermato. Voleva vendicarsi della ex, farla pagare a lei e al suo nuovo uomo, e c’è riuscito. Michele Lambiase, 47 anni, carattere manesco e fedina penale sporca, non faceva mistero delle sue intenzioni tanto che nell’ultimo mese e mezzo per due volte era intervenuta la giustizia: prima con un divieto di dimora a Silvi Marina, dove vive la sua ex, poi con gli arresti domiciliari nella sua abitazione nel Foggiano. Ma non è bastato: la scorsa notte Michele è evaso, è tornato nel Pescarese e ha messo ferocemente in atto il suo piano. Tre colpi di pistola da distanza ravvicinata: il primo ha sfigurato la donna, il secondo ha colpito in pieno torace il suo nuovo compagno, il terzo si è conficcato nell’auto. Ora Michele Lambiase è in fuga, inseguito dall’accusa di duplice tentato omicidio e da un esercito di carabinieri e poliziotti. Una relazione durata 4 anni, la loro, dalla quale era nato un figlio. Poi la rottura. L’altra sera, Lambiase ha pianificato nei minimi dettagli la sua missione. Arrivato a Silvi, ha messo una parrucca bionda per non farsi riconoscere e ha spiato i movimenti della donna. Quando questa si è incontrata con il nuovo compagno in un parcheggio a Montesilvano, Lambiase è entrato in azione con una calibro 7.65 (detenuta illegalmente). Nonostante le ferite, i due sono riusciti a fuggire in auto, raggiungendo una caserma dei carabinieri. «È stato Michele...» sono state le uniche parole pronunciate dalla donna, il volto come una maschera di sangue.

F. Alb. © RIPRODUZIONE RISERVATA


20 Cronache La ricerca

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Studio pubblicato a Oxford: ferro e radon oltre i livelli massimi

L’Etna che fa ammalare «Troppi metalli nell’acqua»

loso nell’acqua dell’Etna? Le analisi hanno accertato livelli di metalli pesanti e radon troppo spesso al di sopra del cosiddetto mac (massima concentrazione consentita). Così per il vanadio in 193 campioni d’acqua sui 280 esaminati, per il boro in 131 campioni su 468, fino al Radon che supera il Mac in 48 campioni su 119. E questo per un bacino idrico enorme: ben 1.700 milioni metri cubi d’acqua utilizzata da 750 mila persone. Ecco perché gli stessi ricercatori vogliono evitare allarmismi. «Nell’acqua ci sono metalli pesanti potenzialmente pericolosi — spiega Gabriella Pellegriti, responsabile esecutivo della ricerca — ma attenzione: non abbiamo la dimostrazione scientifica di un rapporto causa-effetto tra queste sostanze e l’in-

La media più alta al mondo di tumori alla tiroide CATANIA — Ci si ammala di tumore alla tiroide a Catania, più che ogni altra parte del mondo e una delle causa potrebbe essere l’acqua potabile che arriva dall’Etna, ricca di metalli pesanti potenzialmente pericolosi. È stata accertata la presenza di ferro, boro, manganese e vanadio oltre che di radon con livelli spesso al di sopra della massima concentrazione ammissibile. Che Catania detenesse il primato per un tumore che colpisce soprattutto le donne si era capito da tempo. Ma finalmente si riesce a scoprire il motivo. Sul Journal National Cancer Institute di Oxford, una delle più importanti riviste internazionali di oncologia, è stata pubblicata una ricerca realizzata dagli istituti di endocrinologia siciliani in collaborazione con l’osservatorio epidemiologico e l’Arpa, l’Agenzia per l’ambiente. Nel periodo 2002-2004 i ricercatori hanno accertato che l’incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è stata di 31,7 casi ogni 100 mila abitanti nelle donne e di 6,4 per gli uomini. Contro una media della metà nel resto dell’isola (simile a quella italiana): 14,1 casi per le donne e 3 per gli uomini. Nell’area etnea quindi c’è qualche fattore di rischio. Altre ricerche avevano evidenziato che questa zona dell’isola e le Hawaii sono accomunate dall’alto numero di tumori della tiroide ed era stato immediato il collegamento con l’unica cosa che

hanno in comune, cioè un vulcano. Ma se fino ad ora si era data molta importanza alle emissioni di vapori lo studio pubblicato sulla rivista americana analizza anche la qualità dell’acqua. Per una ragione. «Ci siamo accorti — spiega Riccardo Vigneri, direttore dell’istituto di Endocrinologia di Catania — che l’incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è alta anche nei comuni che sono lontani dal vulcano. Mentre non è così in aeree della provincia di Messina che sono più vicine all’Etna. Da qui gli accertamenti sull’acqua che è l’unico elemento che accomuna i residenti della provincia». Ma cosa c’è di perico-

Le cifre Nella zona si ammalano 31 donne su 100 mila. Più del doppio rispetto al dato italiano

ci in modo da abbassare drasticamente il livello dei metalli pesanti. Insomma se si vuole qualcosa si può fare». Quanto alla popolazione di Catania Vigneri invita a non allarmarsi. «Oggi — afferma — il tumore alla tiroide è in assoluto uno dei più curabili. L’invito che posso fare ai catanesi è di tenere sotto controllo eventuali noduli alla tiroide, sottoporsi periodicamente ai normali controlli ecografici e citologici. Nella consapevolezza che in genere è un tumore poco aggressivo che se non trascurato si può prendere agevolmente in tempo e dal quale si guarisce nella stragrande maggioranza dei casi».

sorgenza dei tumori. C’è invece una linea di ricerca sulla quale occorre continuare a lavorare». Lo studio ha accertato l’aumento di un particolare tipo di tumore alla tiroide cosiddetto «papillifero». «Spesso — spiega la Pellegriti — l’insorgenza di questo tumore è correlata ad una mutazione genetica di un gene chiamato braf. Nei tumori tiroidei di Catania questa alterazione è più frequente che altrove ed è possibile che sia dovuta alla presenza di un carcinogeno ambientale di natura vulcanica presente nell’aria o nell’acqua». La ricerca sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica soprattutto in altre aree del mondo in cui ci sono vulcani attivi.

A. Sc.

Alfio Sciacca

L’endocrinologo

«Va filtrata o miscelata nei bacini idrici»

CATANIA — «Non bisogna creare allarmismo ma non possiamo neanche chiudere gli occhi». Così l’endocrinologo Riccardo Vigneri, uno dei ricercatori che hanno lavorato allo studio pubblicato sulla rivista americana. Ma concretamente cosa si può fare? «Innanzitutto ritengo che la Regione Siciliana si dovrebbe dar da fare — afferma — non è il mio mestiere ma sicuramente c’è chi ha immaginato dei possibili interventi per migliorare la qualità dell’acqua a Catania. Si potrebbe per esempio pensare di filtrarla anche se forse si tratta di un intervento molto oneroso. In alternativa si potrebbe tenere conto di studi fatti sempre in ambito universitario che hanno immaginato di miscelare l’acqua dell’Etna con quella proveniente da altri bacini idri-

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Cronache 21

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Influenza A Le vittime in Italia sono 32. In Messico e Argentina è già cominciata la seconda ondata di contagi

L’oncologo

Fazio ai medici: vaccinate i malati cronici

Veronesi «L’antivirus è sicuro»

I sanitari: pericoloso sovraffollare i Pronto soccorso. Brunetta: no al panico Domande & risposte di Margherita De Bac Operatori sanitari e dei servizi pubblici essenziali, donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza o che hanno partorito da meno di sei mesi, malati cronici, bambini tra 6 mesi e due anni che frequentano asili nido, bambini e adolescenti sani da 6 mesi a 17 anni e infine giovani da 18 a 27 anni. Il vaccino contro l’influenza A H1N1 viene offerto (cioè non imposto) dalle Asl con queste priorità. Gli adulti con più di 27 anni e gli anziani non sono nell’elenco

Perché gli adulti non vengono vaccinati?

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Gli adulti non fanno parte del primo elenco del ministero del Welfare perché, in base ai dati raccolti nel corso dei mesi durante i quali la pandemia ha interessato l’altro emisfero, la popolazione giovane, in particolar modo i bambini e i ragazzi, oltre alle persone con patologie croniche, sono risultati più vulnerabili. Il farmaco per il momento non basta per tutti, quindi i governi dovevano fare delle scelte.

ROMA — Nessuna variazione al calendario scolastico. Le lezioni continueranno senza chiusure generalizzate fino alle vacanze di Natale, conferma il ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella gelmini, intervistata da Sky Tg24. «La procedura prevista dal piano pandemico è collaudata. I ragazzi di una stessa classe vengono tenuti a casa solo in situazioni eccezionali, la scuola però resta aperta». Dunque anche questa prima ondata di influenza non ha scombinato i programmi. L’hanno presa 700 mila italiani, almeno 200 mila i bambini, secondo la stima dell’epidemiologo Ermanno Reco. I morti sono 32. L’Italia è alle prese con la prima ondata mentre in Messico e Argentina è già cominciata la seconda, che sta interessando una parte dell’Europa. In Gran Bretagna dove la pandemia si era diffusa velocemente durante l’estate, il virus ha ripreso vigore, rispettando l’andamento classico delle pandemia. Da noi il suo avvio è stato controllato efficacemente nella prima fase e aver posticipato l’espansione di qualche settimana potrebbe risparmiare una parte di contagi. Le autorità sanitarie continuano a raccomandare di non recarsi al pronto soccorso, se si accusano sintomi che assomigliano all’influenza. Ma anche ieri l’affluenza è stata sostenuta in varie città, forse per la diffi-

La scuola La Gelmini: i ragazzi di una stessa classe vengono tenuti a casa solo in casi eccezionali coltà di trovare il medico. «Il sovraffollamento è pericoloso per gli altri malati che hanno realmente bisogno di cure. Bisogna restare a casa», è l’appello lanciato dalla Federazione italiana medici d’urgenza. Non vanno usati in base a scelte individuali i farmaci antivirali,: «La maggior par-

te delle forme guariscono spontaneamente. Riposo, un’alimentazione leggera ed eventualmente farmaci per abbassare la temperatura sono sufficienti. È necessario bere molta acqua». Oggi termina la distribuzione del terzo quantitativo di vaccino alle Regioni. Nel Lazio Federfarma ha proposto di consegnarli a chi ne ha diritto e li richiede con la prescrizione della Asl. Il farmaco non è in vendita e può essere dato solo a determinate categorie di cittadini. «Gli unici a rischiare veramente sono i malati cronici, i

Metodi naturali Arance per combattere l’influenza al mercato di Campo de’ Fiori a Roma. I bambini italiani ammalati sono circa 200 mila

medici dovrebbero vaccinarli», ha detto il viceministro Ferruccio Fazio. «Mi rendo conto — ha aggiunto — che le morti dei giovani colpiscono emotivamente. Non è più un’influenza ma una pandemia. Questa semmai è più leggera di quanto può essere l’influenza stagionale, che lo scorso anno ha causato 8 mila morti». Tranquillizza il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta: «No al panico, consiglio a tutti di proteggersi contro il virus stagionale. Io l’ho fatto».

La vaccinazione potrà essere allargata?

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In questa prima fase verrà vaccinato il 40% degli italiani. Si ritiene che proteggere bambini e giovani serva a proteggere indirettamente anche il resto della popolazione (adulti e anziani). Non è escluso che in una seconda fase, quando sarà stato prodotto dalle aziende farmaceutiche un quantitativo superiore di dosi, il vaccino possa essere esteso ad altre categorie di cittadini in base all’evoluzione della pandemia.

È possibile comprare il vaccino in farmacia?

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No, il vaccino non si può acquistare in farmacia. Bisogna chiedere alle Asl di appartenenza, seguendo le indicazioni che ciascuna di esse ha stabilito. È gratuito per le categorie di cittadini individuate come prioritarie da un’ordinanza ministeriale. Il vaccino contro i tre ceppi dell’influenza stagionale al contrario si può acquistare in farmacia mentre è offerto gratuitamente dal servizio sanitario ad anziani e malati cronici.

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Le vittime in Ucraina, uno dei Paesi europei più colpiti dalla nuova influenza. Gli Usa invieranno 930 mila dosi di vaccino

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Milioni le persone che in Francia sono considerate prioritarie per le vaccinazioni che prenderanno il via giovedì

Contagiato campione di basket Usa

M.D.B.

Perché anche gli anziani non sono nell’elenco?

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Lo sport

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La situazione nel mondo

Almeno una parte degli anziani con più di 65 anni, secondo i pochi studi disponibili, dovrebbe aver «conosciuto» dal punto di vista immunologico un virus simile all’A H1N1 negli anni 20-30 sviluppando una protezione (anticorpi) che adesso li rende meno esposti alla nuova infezione. Un quadro confermato dalla casistica internazionale. I meno colpiti sono proprio gli anziani, appena il 2% dei casi complessivi.

Umberto Veronesi invita i medici a sottoporsi alla profilassi contro l’influenza A. Il vaccino è «sicuramente efficace e non è in alcun modo dannoso», ha detto l’oncologo e senatore del Pd al Tg2. «Molte persone e molti medici non vogliono farlo perché ritengono che questa influenza non sia sufficientemente grave — ha spiegato —, ma io credo che i medici devono vaccinarsi per essere protetti e proteggere poi i malati». L’influenza A, ha quindi aggiunto Veronesi, «è un’influenza seria e abbastanza atipica rispetto a quelle stagionali, non ha un decorso prevedibile e quindi è giusto essere molto attenti e intervenire nei momenti e nelle zone dove si registra un aumento di rischio».

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I casi di influenza A registrati in Russia. Secondo le fonti ufficiali il numero delle vittime nel Paese è 13

Sono l’unica squadra di basket ancora a secco di vittorie nell’Nba e ora perdono anche un giocatore a causa dell’influenza A: Chris Douglas-Roberts (sopra), ala dei New Jersey Nets, è risultato positivo al test. Douglas-Roberts, 22 anni, è in quarantena e tutti quelli che sono stati con lui hanno preso il farmaco Tamiflu e lo prenderanno per altri 10 giorni. Il giocatore ha utilizzato Twitter per aggiornare amici e tifosi sulle sue condizioni.

Lo specialista Il professor Zangrillo: l’H1N1 aggredisce i polmoni, più esposti i giovani

Il medico di Berlusconi: «Non è a rischio il premier non farà la profilassi antivirus» ROMA — «Il premier non si vaccina perché non è tra quei cittadini che hanno la priorità. Non appartiene a una delle categorie a rischio. Se lo fosse, non esiterebbe a proteggersi». Alberto Zangrillo è l’anestesiologo che, come consulente del viceministro Ferruccio Fazio, ha organizzato la rete dei 14 centri italiani per l’assistenza ai pazienti più gravi. Quelli con la polmonite «primaria virale», cioè causata direttamente dal virus A H1N1. Rara, ma pericolosissima. Ma è anche il medico personale del presidente del Consiglio e gli è difficile sottrarsi ad una curiosità: «Berlusconi anche quest’anno si è vaccinato contro l’influenza stagionale. Per quanto riguarda l’influenza pandemica ha seguito le indicazioni del ministero del Welfare. Anche se è portatore di pace-maker non è un malato cronico, dunque non deve fare la profilassi, che non viene offerta a cittadini come lui». Il trattamento delle

Esperto Il professor Alberto Zangrillo, anestesiologo del San Raffaele, con Paolo Bonaiuti

complicanze gravi è uno dei pilastri del piano antipandemia. In Italia si prevedono dai 200 ai 500 casi con queste caratteristiche, da qui alla fine delle ondate influenzali. Zangrillo ha appena spento la televisione dopo aver seguito la puntata de «L’arena», condotta da Massimo Giletti, dedicata alla pandemia: «Quello di cui non si sente il bisogno

è di gente che mentre io e lei parliamo ha come unico obiettivo il clamore, la confusione, lo spettacolo. È ora di smetterla», non può fare a meno di criticare. «Tutti i virus respiratori attaccano le vie aeree. Questo in particolare prende di mira i polmoni. I più recenti dati dell’epidemia confermano che le persone maggiormente esposte sono, oltre ai soggetti con patologie croniche, i giovani adulti». Polmoniti rapide, violente, che possono dare luogo alla cosiddetta sindrome del distress respiratorio (Ards) e richiedere cure molto qualificate. L’Ards provoca la lesione degli alveoli che viene diagnosticata con una radiografia. Bisogna intervenire con estrema tempestività prima che l’infezione prenda il largo. La rete consiste in quattordici centri attrezzati di Ecmo, il macchinario salva-polmoni che sostituisce la funzione di quelli veri in modo da metterli a riposo. La diagnosi precoce è indispensabile. Per que-

sto il protocollo di intervento vede coinvolti in prima linea gli pneumologi. Quando al pronto soccorso arriva un caso sospetto bisogna subito eseguire una radiografia per vedere se i polmoni presentano le lesioni. La rete è coordinata dal San Raffaele di Milano e dall’ospedale di Monza. Due i centri pediatrici, a Bologna e Bergamo. Oltre all’Ecmo è importante la capacità di garantire un’assistenza alta-

La stagionale «Il presidente del Consiglio si è vaccinato anche quest’anno contro l’influenza stagionale» mente tecnologica, dunque terapia intensiva, emoteca, laboratorio microbatteriologico, terapia intensiva cardiochirurgica. Zangrillo è un convinto sostenitore della vaccinazione: «Tra l’altro è una difesa contro queste forme acute. I medici dovrebbero raccomandarla. Chi non lo fa deve assumersi le responsabilità quando si verificano casi mortali».

Margherita De Bac mdebac@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


22 Cronache L’intervista

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

L’ad di Fs: pezzi di ricambio in nero? Intervenga il legislatore

«Risarciremo subito le vittime di Viareggio»

I convogli A sinistra, i carri cisterna esplosi nella stazione di Viareggio la mattina dopo l’incidente. La causa del disastro è il cedimento di un asse del primo carro, che ne ha trascinati altri quattro fuori dai binari (Sestini)

Moretti: non aspettiamo il giudizio ROMA — La tragedia del treno merci esploso a Viareggio, con le sue 31 vittime, è ancora troppo recente perché l’amministratore delegato di Fs, l’ingegner Mauro Moretti, non inizi questa conversazione con una novità importante: «In attesa che si accertino le responsabilità, ho dato mandato alla nostra assicurazione di accordarsi con quella della ditta proprietaria del carro che è deragliato, la Gatx, affinché si anticipi insieme il pagamento dei danni. Dopo il giudizio ce la vedremo fra noi». Le polemiche seguite all’incidente sembrano aver lasciato il segno: «Mi piacerebbe sapere — attacca Moretti — quante tra le aziende che circolano sulla nostra rete, trasportando merci pericolose, hanno un’assicurazione all’altezza del rischio come la nostra. E mi chiedo se non sarebbe meglio esigerla da coloro che chiedono la licenza». Per ora l’attenzione di chi indaga sembra concentrata sulla tracciabilità dei pezzi di ricambio usati per la manutenzione dei carri presi in affitto, come quello che a Viareggio viaggiava per Fs, risultato usurato. Il mercato «nero» dei vecchi pezzi di ricambio, alimentato dalla cannibalizzazione dei treni mandati alla rottamazione, è un fenomeno preoccupante emerso in «Fuori Orario», il libro-inchiesta del giornalista Claudio Gatti.

Chi è

Sindacalista Mauro Moretti, nato a Rimini nel 1953, si è laureato in ingegneria elettrotecnica a Bologna. Iscritto al sindacato dai primi anni Ottanta, dall’86 al ’91 è stato segretario nazionale della Cgil Trasporti Dirigente Dal 2001 al 2006 Moretti è stato amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana. Dal 2003 è presidente del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani. Dal settembre 2006 ha assunto l’incarico di ad di Ferrovie dello Stato

Tra l’altro, vi si parla di 237 carri-merci di Fs apparentemente spariti nel nulla e probabilmente smembrati. «Il problema emerse in Trenitalia (controllata di Fs, ndr) nel 2005 — precisa l’amministratore delegato — quando, essendo alla guida di Rfi (altra controllata di Fs, ndr), non era mia competenza occuparmene». Ma nel 2006 Moretti succede a Giancarlo Cimoli come amministratore di tutto il gruppo: «A quel punto volli subito capire come mai l’auditor, cioè il verificatore che aveva accertato la sparizione, non avesse poi indotto la dirigenza di Trenitalia a intervenire». Moretti mostra l’esito di una verifica da lui fatta eseguire sull’auditor nell’ottobre 2006 da una società di consulenza: il giudizio è negativo e parla di scarsa «trasparenza» e indipendenza. «Nel libro — aggiunge Moretti —, si dice che quell’uomo è "scomparso dall’organigramma". No, è stato licenziato nel 2007 e

con lui se ne sono andati molti altri». C’è da chiedersi se il problema della «perdita» dei treni-merci sia risolto. «La procedura di rottamazione dei nostri carri è seguita pas-

Concorrenza «Anche nel settore merci lo Stato metta a gara le tratte in perdita e lasci alla libera concorrenza quelle produttive»

L’Alta Velocità «I cinquanta nuovi treni Etr non sottraggono risorse per i pendolari: abbiamo raccolto 2 miliardi da investire in convogli»

Il disastro Il 29 giugno 2009 un treno merci composto da 14 carri cisterna deraglia nella stazione di Viareggio: da un convoglio fuoriesce gas GPL che innesca l’incendio I morti L’esplosione distrugge i palazzi che sorgono di fronte ai binari nei pressi del sovrappasso pedonale: il bilancio finale è di 31 morti e 15 feriti. Il 7 luglio si sono svolti i funerali di Stato

so passo dal sistema informatico» è la risposta dell’amministratore. Poi però quando i carri si affittano non ci sono garanzie sui pezzi che vi vengono montati: «Questo è un problema che deve risolvere il legislatore — spiega l’ingegnere —: io faccio tutti i controlli che la legge impone». Proprio sul settore delle merci le Fs stanno per lanciare l’ultima sfida: «Quest’anno perdiamo 300 milioni — dice Moretti — perché il mercato è sceso del 30%». L’idea è che Fs possa liberarsi dall’obbligo di operare su tutte le tratte. «Lo Stato metta a gara quelle in perdita offrendo incentivi e lasci alla libera concorrenza quelle produttive» propone l’amministratore. È lo stesso criterio che oggi sta funzionando per il settore passeggeri. Tra qualche giorno partirà la gara per i 50 treni Etr che andranno a rimpolpare la flotta a Alta Velocità. «Ma non mi si dica che sottraggo soldi ai treni pendolari — precisa Moretti —. Lì tra contributo statale e regionale siamo riusciti per la prima volta a mettere insieme 2 miliardi per nuovi treni». Certo non sono le mille carrozze che erano nel piano di Moretti: «So già che non basteranno: l’incremento sarà del 10% e non del 50%, come speravo. Ma da qualche parte bisognava pur cominciare».

Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronache 23

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Scuola Esecuzione dell’ordinanza: verranno reinseriti secondo il proprio punteggio. Il ministero pagherà le spese legali

La scheda

Il Tar «salva» altri 7.200 prof precari

Un mese fa All’inizio di ottobre il Tar del Lazio aveva ordinato al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (foto) di inserire nelle graduatorie provinciali, sulla base del punteggio ottenuto, un centinaio di insegnanti supplenti

Oggi inseriti i primi 300 nelle graduatorie. Gelmini: il decreto ferma la sentenza ROMA — Docenti precari, in arrivo una seconda procedura di commissariamento per il Miur. Ed un conto salato da pagare per le spese legali: 65 mila euro per 13 ricorsi, 5 mila per ognuno. Stavolta sono in gioco gli interessi di 7200 insegnanti non di ruolo difesi dai legali dell’Anief (Associazione nazionale professionale e sindacale). Se le autorità scolastiche entro 30 giorni non inseriranno nelle graduatorie questi prof secondo il loro punteggio e non in coda come ha stabilito un decreto firmato dal ministro Gelmini, lo farà al loro posto un commissario nominato dai giudici del Tar del Lazio. La prima procedura - circa 300 docenti interessati - risale ad un mese fa. I termini sono appena scaduti. Oggi il commissario si metterà al lavoro per fare quello che i giudici gli hanno ordinato. L’incarico, per tutti i ricorsi, è stato affidato al dirigente generale della Funzione pubblica, Luciano Cannerozzi de Grazia. È un braccio di ferro, piuttosto complicato. Da una parte i precari che si sono rivolti al Tribunale amministrativo, aggiudicandosi i primi round dello scontro. L’Anief, insieme ad altre associazioni e gruppi di docenti, ha infatti ottenuto l’esecuzione dell’ordinanza con la quale nel giugno scorso il Tar aveva sospeso la parte del decreto ministeriale che collocava i precari in coda

G. G. V.

rie in tre province. In altre parole è il blocco dei trasferimenti. Dal 2011, invece, potranno spostarsi in un’altra provincia, naturalmente col riconoscimento del punteggio. Per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, non è detto però che la legge possa bloccare il lavoro di commissari ad acta nominati dal giudice. «Ma se così dovesse essere — ha annunciato il leader dei precari — non esiteremo a sollevare il sospetto di anticostituzionalità». «Da stamani i primi 300 ricorrenti saranno inseriti "a pettine" nelle graduatorie di tutte le province italiane — ha dichiarato Pacifico —. Speriamo che quest’ennesima pronuncia sia finalmente da stimolo per una corretta gestione delle graduatorie, nel rispetto delle più elementari regole del buonsenso, della legislazione e della Costituzione». Per Pacifico la continuità didattica potrà essere assicurata solo «stabilizzando tutti i precari» e «garantendo al personale non di ruolo gli stessi diritti del personale di ruolo come una direttiva del 1999 dell’Europa ci impone». Operazione, secondo altri, destinata a ridurre fortemente la speranza di salire in cattedra — dato il gran numero di precari — ai prof del futuro, quelli che dovrebbero insegnare dopo aver ottenuto una laurea abilitante.

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Giulio Benedetti

alle liste, annullando il punteggio messo insieme in tanti anni di lavoro. Dall’altra parte il ministero che non intende mollare. Per viale Trastevere le sentenze

del Tar andranno ad infrangersi contro il decreto «salva-precari» (ora al Senato dopo l’ok di Montecitorio), destinato a diventare legge entro il 24 novembre. I supplenti, sostengo-

no i collaboratori della Gelmini, saranno inseriti nelle graduatorie con le modalità previste da un provvedimento ministeriale dello scorso aprile il cui obiettivo è quello di tutela-

re la continuità didattica e scoraggiare la mobilità selvaggia dei supplenti che non piace per nulla alle famiglie. Per il periodo 2009-2011 potranno inserirsi in coda alle graduato-

A Brescia

Il Papa e i giovani: c’è emergenza educativa DAL NOSTRO INVIATO

BRESCIA — Per parlare «all’umanità contemporanea», la Chiesa dev’essere «povera e libera». Benedetto XVI rende omaggio a Paolo VI nella sua città e ricorda il Pensiero alla morte di Montini: per invitare la Chiesa a essere «cosciente di se stessa» e del «bisogno di rinnovarsi e purificarsi guardando a Cristo». Così potrà affrontare «l’emergenza educativa» nei giovani ed entrare in «dialogo» con il mondo. Del resto bisogna «restare saldamente uniti alla Chiesa, anche quando vediamo nel suo volto qualche ombra e macchia». Decine di migliaia di bresciani hanno seguito Benedetto XVI sotto la pioggia. Prima della messa, ha pregato per le vittime della strage in piazza della Loggia. Quindi ha visitato la casa natale di Montini e inaugurato la nuova sede dell’Istituto Paolo VI. A pranzo con i vescovi, ha parlato a lungo con il cardinale Carlo Maria Martini.

Il decreto Adesso il Tar ha accolto nuove richieste di ottemperanza delle ordinanze ottenute dai legali per inserire in graduatoria altri 7 mila precari, condannando il ministero a pagare le spese di lite (65 mila euro). Il ministro Gelmini ha annunciato, entro il 24 novembre, l’approvazione di un decreto legge sui precari che annullerà la sentenza del Tar Oggi i primi 300 Da oggi i primi 300 ricorrenti saranno inseriti nelle graduatorie di tutte le province italiane «a pettine» (cioè secondo il rispettivo punteggio) e non «in coda», come aveva invece stabilito il decreto contro cui i precari hanno presentato la valanga di ricorsi, accolti dal Tar

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Accuse La Santanché a Domenica 5

Il progetto Garrone e i 10 anni di Mus.e

«Per noi è pedofilo» Lite tv su Maometto

«Così l’arte aiuta i bimbi a integrarsi»

chè ha poi spiegato al Corriere: «La frase su Maometto è forte. Ma lo è anche sostenere che il crocifisso può offendere qualcuno. E comunque non lo dico io, è un racconto storico». Sì, ma non andrebbe contestualizzato? «È vero. Non volevo offendere Maometto né i musulmani. Ma se Maometto va contestualizzato dobbiamo essere molto fermi su quanto accade oggi: certi musulmani sono poligami; anche oggi esiste la lapidazione. Dobbiamo smetterla di battere in ritirata in nome dell’islamizzazione». In puntata, Schwaima ha detto però di essere contro la sentenza di Strasburgo: a lui il crocifisso nelle scuole non dà fastidio ma chiede di lasciare indossare il velo a chi lo desidera. «Non mi importa. A me invece il burka dà molto fastidio — riprende la Santanchè _. Combatterò contro tutti i veli che Ieri Daniela Santanché in trasmissione coprono la faccia: queste prigioni portatili so, era ormai infiammato, con vengono indossate solo per cola Santanchè che ribadiva: «È strizione. Nessuno porta il veun pedofilo, noi non lo ascolte- lo a 13 anni perché ne è convinremo mai» e il presidente del to. Sono per la vera integraziocentro islamico di Milano e del- ne e la maggior parte dei mula Lombardia, Alì Abu Schwai- sulmani moderati è con me. ma che la incalzava: «Lei è Ma non oso pensare a cosa sucun’ignorante. Stia zitta». cederà adesso. Abbiamo visto La discussione si è subito trasferita su Internet. I forum cosa è capitato in passato a chi spaccati tra favorevoli e contra- su Maometto aveva detto molri. A trasmissione conclusa, la to meno. La verità è che ormai conduttrice Barbara D’Urso ha i giudici, a colpi di sentenze, preso le distanze: «Sono state stanno cambiando gli assetti usate espressioni offensive nei della nostra società». Chiara Maffioletti confronti dell’Islam da cui mi dissocio». L’onorevole Santan© RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA — Compie dieci anni Mus.e Italia, il progetto a favore dell’integrazione multirazziale dei bambini delle scuole elementari voluto da Luciana Castellina e Gianfranco de Bosio, che sono riusciti a realizzare anche nel nostro Paese la grande idea del violinista Yehudi Menuhin. Sette anni fa Mus.e è approdata nelle mani di Riccardo Garrone, presidente onorario della Erg e presidente della Sampdoria, che adesso presiede anche questa onlus alla quale si dedica con passione. «Avevo una scarsa conoscenza dei problemi legati al mondo della scuola ma mi è bastato assistere ad alcune lezioni-laboratorio in una primaria di Torino per innamorarmi subito del progetto», racconta Garrone, che a Mus.e è arrivato perché qualcuno vicino a de Bosio pensò proprio a lui, alle sue qualità manageriali, per far decollare una struttura che ha un cuore artistico e pedagogico. «Mus.e Italia attua la geniale intuizione di Menuhin — continua Garrone —. "Trasformare il contrasto in collaborazione, l’ignoranza in conoscenza", attraverso l’arte. Pittura, scultura, musica, teatro, questo insegnano ai bambini delle scuole che partecipano al progetto i nostri 250 artisti. E io l’ho visto con i miei occhi, Mus.e aiuta davvero i bambini delle famiglie immigrate che vivono nei quartieri meno abbienti delle nostre città a integrarsi, e aiuta anche i nostri bambini ad accoglierli. I piccoli diventano amici e le famiglie cominciano a conoscersi, e persino a frequentarsi». L’integrazione è «necessa-

MILANO — «Maometto aveva nove mogli e l’ultima aveva nove anni: era un poligamo e un pedofilo». Il tempo di terminare la frase e un giovane islamico, ieri nello studio di «Domenica 5», era già in piedi per rispondere indignato a Daniela Santanchè. Il ragazzo, dopo aver cercato di avvicinarsi all’onorevole, è stato fermato da un addetto della produzione. Ma lo spazio del dibattito del programma di Canale 5, ieri dedicato alle sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifis-

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ria» per il futuro dell’Italia, Garrone ne è convinto. «Vogliamo diffondere Mus.e sempre di più perché sappiamo, lo vediamo sul campo, quanto aiutare le nuove generazione delle famiglie di migranti sia utile per il tessuto sociale del Paese. Noi facciamo piccole cose con risultati straordinari. Ma occorre partire presto, dalle prime classi delle elementari, perché alle medie è già troppo tardi». Mus.e Italia si è diffusa velocemente proprio quando Garrone ha pensato a darle una struttura provinciale, mantenendo una coordinazione nazionale «leggera». Oggi il progetto è presente in 21 provincie, con oltre 11 mila bambini coinvolti.

Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA

Qui Lina

di LINA SOTIS

M

iuccia Prada ha costruito un impero: moda, arte, architettura, cinema. La signora, oggi, è la donna che coniuga meglio, a Milano, internazionalità, antica forza borghese e trasgressione creativa. Ecco il futuro aziendale dei figli: «Inizino come operai». Brava Miuccia! linasotis@gmail.com


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LunedĂŹ 9 Novembre 2009 Corriere della Sera


Cronache 25

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

2,3

La guida Come trovare un impiego (nuovo) con effetti positivi sul clima Sul tetto Giardiniere su un tetto ecologico

milioni

i lavora to nella g ri che, nel m reen e c o onomy ndo, sono im second p o l’Onu egnati

Da ecochef a stilista «verde» I 100 lavori salva ambiente Oggi i posti in Italia sono 850 mila. «Ma raddoppieranno» MILANO — Ottantunomila aziende, 410.000 addetti, un fatturato di 37 miliardi di euro nel 2008 (più 12 miliardi di export e 6 di import). Sono i numeri dell’industria forestale italiana: una galassia di imprese grandi e piccole che si occupano di forestazione, cura dei boschi, difesa del suolo, e non producono solo carta e legname ma conservano il territorio. Oppure: 10.379 lavoratori nell’eolico, 2.229 nel fotovoltaico, 8.233 addetti alle biomasse e al recupero energetico dai rifiuti. Ecco il settore delle energie rinnovabili in Italia a marzo 2009 (dati Nomisma). I lavori verdi ci sono già: secondo l’Onu impiegano 2,3 milioni di persone nel mondo. C’erano anche prima che Obama facesse della svolta verde uno dei perni della sua corsa alla Casa Bianca, e nel nostro Paese oggi occupano tra 850 e 850 mila addetti che nei prossimi anni potrebbero diventare 1 milione e mezzo. «Magari un giorno non si parlerà più di lavori verdi, perché lo saranno diventati tutti» dice Marco Gisotti, che con Tessa Gelisio, conduttrice di Pianeta Mare, firma «Guida ai green jobs» (Edizioni Ambiente). Creare occupazione e salvaguardare l’ambiente. Forse è questo il mondo del lavoro che sta nascendo per l’azione combinata di vari fattori: gli accordi per la riduzione delle emissioni di gas serra, la crisi economica, la necessità di puntare sull’effi-

La top ten Ecochef Responsabile di cucina e approvvigionamenti, predispone le attività in modo da conseguire minor impatto ambientale, massima efficienza, risparmi economici ed energetici Agricoltore bio La filiera biologica occupa più mano d’opera e favorisce la produttività del suolo Avvocato ambientale In un mondo più attento all’ecologia, molte aziende avranno bisogno di consulenze in materia «verde»

cienza energetica, il nuovo appeal dell’ecologia che può originare una domanda di prodotti «verdi» tale da condizionare produzione e offerta. Tra i 100 lavori verdi per l’Italia di domani ci sono professioni come «l’ecochef», che dovrà creare menu basati su ingredienti provenienti da produzioni locali, tipiche, di qualità, e magari biologiche, tenendo conto del loro impatto ambientale. Un impiego «curioso»? Forse no, visto che nel 2008 i ristoranti «bio» in Italia erano 360, gli agriturismi con menu biologici 1.178, e quasi un milione i pasti bio serviti nelle mense scolastiche. C’è anche l’ecoparrucchiere, che usa apparecchi elettrici di ultima generazione, controlla la climatizzazione del salone, fa la raccolta differenziata e abbatte dell’80% i consumi di energia e fino a 2/3 quelli d’acqua. Nem-

Il libro È appena arrivato nelle librerie italiane il volume «Guida ai green jobs» (sopra, la copertina), che contiene le schede dei 100 lavori verdi in Italia. Lo pubblicano le Edizioni Ambiente e gli autori sono Tessa Gelisio, conduttrice di Pianeta mare, e Marco Gisotti

meno questa è una boutade: il libro calcola che i 150 mila parrucchieri italiani ogni anno emettano 800 mila tonnellate di CO2, tanto che l’estate scorsa sono partiti i corsi dell’Oreal-Federparchi per «parrucchiere sostenibile». Certo, tagliare i capelli non è un’occupazione nuova, ma quasi nessuna delle professioni elencate dalla guida lo è. Molti cosiddetti ecolavori sono «profili professionali tradizionali arricchiti da nuove competenze ambientali o inseriti in contesti nuovi». Si può fare un lavoro verde anche costruendo automobili, se si creano sistemi di alimentazione ibridi o auto elettriche. In quest’ottica, e visti i numeri delle ecomafie, non stupisce che uno dei green jobs sia il carabiniere in forza al Nucleo operativo ecologico. Ogni lavoro può essere verde: lo stilista

Stilista sostenibile Coniuga l’estetica ad ambiente e diritti, usando tessuti e filati ottenuti senza sfruttare chi li produce Esperto in prodotti di riciclo Il riciclaggio, oltre a essere ecosostenibile, crea più posti di lavoro dell’incenerimento: se crescerà, serviranno esperti nel commercio di prodotti di riciclo

Installatore di fotovoltaico Vista la crescita delle energie alternative, dagli Usa all’Italia è indicata come una professione del futuro Ecocool hunter Il «cacciatore di tendenze ecologiche» setaccia la società (e i seminari, i convegni, le fiere di settore) per cogliere i trend su materiali e processi sostenibili e metterli al servizio dell’industria Ecodiplomatico Ogni struttura pubblica che si occupi di ambiente offre opportunità d’impiego a esperti in diplomazia «verde» Carabiniere del Noe Visti i numeri delle Ecomafie, un ecolavoro sarà arruolarsi nei corpi che lottano contro i reati ambientali Ecoparrucchiere I parrucchieri italiani emettono 800 mila tonnellate di CO2: si può tagliare dell’80% il consumo di energia

O R O LO G I CAP E C O D TO N N EAU

sostenibile coniugherà l’estetica con l’ambiente e i diritti (un po’ come Stella McCartney con il suo prêt-à-porter ecologico); l’avvocato ambientale sfrutterà il fatto che molte aziende avranno bisogno di consulenze in materia; il marketing ambientale diventerà strategico; l’ecodiplomazia sarà un settore fondamentale nei rapporti internazionali; le aree protette attireranno turisti, che chiederanno prodotti locali e biologici e quindi sproneranno l’attività del settore agricolo. Uno studio uscito negli Stati Uniti a inizio 2009 da Fast Company, che si occupa di tendenze economiche, metteva il contadino al primo posto tra i 10 lavori del futuro per il mercato Usa. Intanto, in Italia, ci sono aziende che investono nella ricerca e creano microrganismi non biotech in grado di trasformare gli escrementi dei bovini allevati con antibiotici e ormoni in concime biologico, e altre che fanno pallet per imballaggi in legno certificato e convincono i clienti a comprare intere foreste ancora da piantumare, dalle quali verrà il legno dei pallet futuri. Chissà investendo sulla prevenzione del dissesto idrogeologico quanti posti di lavoro nascerebbero attorno ai nostri 28.021 km2 di territorio a rischio frana o alluvione...

Mario Porqueddu © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ottanta opere

L’asta

Pirelli, mostra a San Paolo dei «Ritratti del Brasile»

Alba, a Hong Kong il tartufo da 100 mila euro

Modernisti Dall’alto, «Gabriela» di Emiliano Di Cavalcanti e un’opera di Newton Mesquita, icona della pop art brasiliana

MILANO — Ottanta opere d’arte che offrono uno spaccato delle città, del popolo e dei personaggi brasiliani: sono quelle provenienti dalla collezione privata di Pirelli in mostra fino al 6 dicembre all’ottava Biennale internazionale di architettura di San Paolo. «Ritratti dal Brasile» comprende 30 lavori di alcuni dei principali pittori modernisti brasiliani come Di Cavalcanti, Carybé, Alfredo Volpi Clòvis Graciano, Heitor dos Prazeres, e 50 fotografie storiche firmate, tra gli altri, da Màrio Cravo Neto, Miguel Rio Branco e Bob Wolfenson. La mostra è una testimonianza storica e contemporanea nata per festeggiare gli 80 anni di presenza in Brasile del gruppo Pirelli. Proprio in Brasile da oggi fino al 13 novembre 360 imprenditori, 210 aziende, 22 associazioni e 9 gruppi bancari partecipano alla 26esima missione di sistema che Confindustria, Ice e Abi organizzano per rafforzare le relazioni economiche e gli investimenti nel Paese latinoamericano.

Prezioso Mara Venier annusa il tartufo bianco di Alba da 750 grammi battuto all’asta per 100 mila euro (Afp)

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GRINZANE CAVOUR (Cuneo) — Cento mila euro per il super tartufo di 750 grammi. Ad aggiudicarselo, all’asta mondiale del tartufo bianco d’Alba battuta ieri, è stato un compratore da Hong Kong. Il prezioso esemplare è stato infatti conteso in contemporanea da Grinzane e dalla metropoli asiatica. Dopo una serie di rilanci concitati, il tartufo è stato sottratto alla platea piemontese, appunto, per 100 mila euro. La crisi non sembra essersi sentita: il ricavato complessivo ha raggiunto i 250 mila euro. L’asta si è svolta al castello di Grinzane Cavour in collegamento satellitare con l’avveniristica Crown Wine Cellars di Hong Kong (vanta sei cantine, due Club houses private e una serra progettate dai famosi designer Peggy Paik e Michael Huggins). Il gastronauta Davide Paolini, giornalista di Radio 24, ha affiancato alla conduzione Linus, Mara Venier ed Enzo Iacchetti. In platea, tra gli altri, la presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso. Tra gli acquirenti presenti nella Sala delle Maschere del castello, c’era anche un imprenditore del cuneese che si occupa d’ingegneria ambientale, che ha offerto 7.700 euro per un tartufo da 385 grammi che donerà alla comunità di Don Ciotti.


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IN PAGINA

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

I nuovi spazi della letteratura di STEFANO BUCCI Friabile. Così Giorgio Zanchini, giornalista Rai e attuale conduttore di «Radio anch’io», definisce quella no man’s land dove si intrecciano «informazione» e «cultura» (Il giornalismo culturale,

Carocci, pp. 128, e 10). Dal «New Yorker» al supplemento della «Neue Zürcher Zeitung» fino a «Bouillon de Culture»: quotidiani, riviste, trasmissioni radio e tv (come il mitico e ancora insuperato «L’Approdo», di fatto il più grande sforzo culturale della tv italiana) cercano da tempo di trovare un’adeguata (e aggiornata) evoluzione di una «terza pagina» diventata realtà proprio in Italia. Riuscire a leggere l’attualità attraverso gli strumenti della cultura,

Cultura

spiega Zanchini nel suo saggio, non è però impresa facile. Anche perché i teoremi attorno ai «nuovi spazi privilegiati» da dedicare a letteratura e arte (premi, biennali, polemiche compresi) sono ormai obbligati a confrontarsi con realtà sempre più friabili, dagli spostamenti progressivi dell’idea stessa di cultura all’insondabilità (e inafferabilità) dei nuovi media (a cominciare dal Web). © RIPRODUZIONE RISERVATA

la Lettura Esce, curata da Enrico Fenzi, un’ampia antologia dell’opera di Petrarca «Rimedi all’una e all’altra fortuna» (La scuola di Pitagora editrice, pp. 340, e 25). Conosciuta e letta almeno sino alla metà del ’600, è una miniera di saggezza. Ricorda: «Madre natura non generò nulla senza lite e offesa» (at)

Itinerari Dopo «Shangri-la» e «Il turista nudo», il narratore racconta le contraddizioni e le ambiguità della capitale thailandese di PAOLO GIORDANO

(ILLUSTRAZIONE IMAGEZOO / CORBIS)

Q

uando un elefante sente avvicinarsi la propria ora — forse perché ha oltrepassato una soglia interiore di stanchezza o perché prostrato da un dolore troppo acuto —, si allontana spontaneamente dal proprio branco. Percorre chilometri e chilometri in una direzione che ha scelto o che segue e basta, finché non individua un posto. Lì cammina in cerchio per un paio di giri, tracciando un confine invisibile — «un circolo immaginario», scrive Antonio Tabucchi in Tristano muore, «per geografizzare la morte» —, e in quello spazio attende la propria dipartita, in solitudine. Il giornalista e romanziere inglese Lawrence Osborne, che di viaggi aveva già scritto nel Turista nudo (sulla Papua Nuova Guinea) e in Shangri-la (sul Tibet), torna ancora una volta in estremo Oriente, e in Bangkok (Adelphi, traduzione dall’inglese di Matteo Codignola, pp. 260, e 20) racconta di un uomo che, come gli elefanti, sceglie un posto — una città — non ancora per morire, ma per finire: «A Bangkok si arriva quando si sente che nessuno ci amerà più, quando si getta la spugna, e a pensarci bene la città è solo questo, il protocollo di una caduta». In un’epoca in cui affiora di frequente alle bocche il cliché fintamente nostalgico che fra aerei, cellulari, Novotel e McDonald’s non è più possibile allontanarsi davvero e ovunque è tutto uguale, Osborne ci fornisce una guida a come perdersi (per poi ritrovarsi?), a come ridursi a esseri senzienti in contatto con un esterno che li nutre e li affatica, e a nulla più di questo. Perdersi innanzitutto geograficamente, fra i cunicoli asfissianti del quartiere Wang-Lang, dove «la strada più larga è talmente stretta che ci strisci contro coi gomiti»; perdersi in translation, quando tutti parlano una lingua tonale, infestata di accenti ambigui, in cui i verbi non vengono concordati né in base al numero né in base al tempo dell’azione, e per imparare a pronunciare correttamente plak («tappo») si impiegano due settimane; perdersi nel gusto, non affidandosi alle prelibatezze di rassicuranti locali fusion per turisti occidentali, ma sperimentando i chioschi in strada, dove le donne sedute per terra friggono insetti (maeng-da) e «formiche amare», «cose che ti squarciano, che ti portano dall’altra parte di un tabù»; perdersi nel-

Bangkok

Il viaggio in Oriente di Lawrence Osborne: un po’ romanzo, un po’ guida turistica e saggio di spiritualità

La città dove finisce l’Occidente Qui l’uomo si perde (e forse rinasce) L’autore

Lawrence Osborne (foto) è nato nel Regno Unito e risiede a New York; giornalista e scrittore collabora (tra l’altro) con il «New York Times Magazine» e «New Yorker». In Italia sono stati pubblicati (tutti da Adelphi): «Il turista nudo» (2006), »Shangri-la» (2008), «Bangkok» (2009)

l’alcol e nel sesso, nell’improbabile che soltanto una cultura con radici diverse, stritolata fra il suo, vecchio e autentico, e il nostro, nuovo posticcio e invadente, può ancora offrire. Il narratore di Bangkok viene chiamato da tutti Miss Lolant, perché le cameriere thai del suo palazzo non distinguono fra la pronuncia di «miss» e quella di «mister». È arrivato in Oriente da New York per curarsi i denti, perché la stessa cura costava in Thailandia una frazione irrisoria del prezzo statunitense, e ci è rimasto incastrato, per anni. Non sappiamo altro del suo passato. «Se una città si divide fra giorno e notte — come Bangkok — è la notte che bisogna scegliere» e così Miss Lolant esce di casa sul fare della sera e cammina, senza mappa e senza destinazione. Frequenta sporadicamente, e solo per il gusto di accompagnarsi con qualcuno, altri farang (stranieri) come lui, «europei fuori di testa», uomini melliflui, intellettualmente dotati e in sincero contatto con i propri fallimenti: McGinnis vende

condizionatori e inventa le proprie ex-mogli, Farlo ha costruito un residence per amanti dell’avventura in Cambogia su un territorio smilitarizzato dove al mattino le mine abbandonate esplodono come tappi di champagne, Helix affresca alberghi, ristoranti e sale congressi. Sono tutti expat, in fuga come quelli di Graham Greene e Simenon, divisi fra il godimento spregiudicato e un malcelato senso di colpa per la propria condizione di coloni moderni. Bazzicano fra bar, bordelli e ridicoli circoli per inglesi e si leccano le ferite fermentate dell’esistenza, perché «a Bangkok ognuno è libero di andare in pezzi come crede».

Percorsi «Si arriva quando si sente che nessuno ci amerà più, quando si getta la spugna. A pensarci bene è il protocollo di una caduta»

Bangkok è un libro sull’Oriente che parla dell’Occidente. Dove l’Occidente è un continente astratto, distante, eppure ovunque presente come contrapposizione, come un vizio pernicioso di cui liberarsi: l’ossessione di felicità che lo governa è suicida, il suo Tempo — direzionale e in perenne esaurimento — è nevrotico, e andrebbe sostituito con «un’entità malleabile, che si (può) estendere a piacimento». «In thai c’è una parola, sanuk, che significa il dovere di godersi la vita fino in fondo. Di solito viene tradotta come "piacere" o "divertimento", ma in realtà non significa né una cosa né l’altra». Perché sanuk è libertà, mentre «piacere» e «divertimento» cambiano spesso segno in forme perverse di sofferenza. «La vita sarebbe molto gradevole se uno non fosse costretto a divertirsi» dice l’anziano farang Brian, e il piacere, da noi, è sempre mutilato da un eccesso di pudori e di convenzioni, soprattutto il piacere sessuale, che ha invece reso Bangkok la capitale del Bengodi. Se i

thai appaiono dall’esterno impassibili e formali, tanto che la loro imperturbabilità ha un nome — rab roy —, essi nascondono dietro questo riserbo «un’inaudita anarchia sessuale», promiscua ed esplosiva. In Occidente avviene l’esatto contrario: ostentiamo disinibizione, spesso con un pizzico di compiaciuta volgarità, e poi, nella penombra ordinata della camera da letto, ci irrigidiamo «di niente». Osborne fa riferimento diretto all’Italia, la «terra dell’amore», dove «a conti fatti amore non ce n’è tanto». Infatti, «la Thailandia è piena di italiani» che si recano nei quartieri di Pattaya, dove il sesso è ovunque e lì concedono libero sfogo alle proprie inclinazioni. Ma non sono gli unici. Frédéric Mitterrand, ministro della cultura francese e nipote del presidente François, scrive nella sua autobiografia La mauvaise vie, che di recente l’ha trascinato in un vortice di polemiche e accuse di pedofilia: a Bangkok «l’abbondanza di ragazzi molto attraenti e immediatamente disponibili mi mette in uno stato di desiderio». Osborne ribadisce e articola lo stesso pensiero, attribuendo l’eccitazione non soltanto ai corpi glabri in bella mostra, ma all’aria stessa della città, al caldo e alla pace postcoitale che pervade le strade. In questo libro magistralmente tradotto che a volte è un romanzo, a volte una guida turistica, altre volte un condensato di spiritualità orientale — e per questo va letto adagio —, egli scopre che oltre la fine, raggiunto un disarmato abbandono di sé e delle proprie origini, ci aspetta uno struggimento tutto nuovo: «solo chi sta morendo nella carne e nello spirito può coglierne la bellezza». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

Elzeviro

Discussioni Scuola, l’intervento di Galli della Loggia riapre il dibattito sui modelli educativi

Un saggio «relativista» sulla mente

L’ora di Costituzione che divide

COME IL CERVELLO CONOSCE SE STESSO di EDOARDO BONCINELLI

R

ichiesto di dare un parere sulla bontà di una data spiegazione scientifica, un mio amico biologo inglese usava dire: «Dipende dalla domanda che mi pongo, cioè da che cosa voglio sapere». Questa è una premessa che si dovrebbe sempre fare, quando si parla di una classe di fenomeni e della loro spiegazione. Purtroppo non lo si fa quasi mai. Con un aggravante per noi italiani. Afflitto da un inguaribile infantilismo culturale, davanti alla domanda «Che cosa vuoi sapere riguardo a questa questione?» l’italiano tipico risponderebbe «tutto». Così non si va da nessuna parte. Tutto non si può mai sapere. Di nulla. Il neurochirurgo Arnaldo Benini, autore del bel libretto Che cosa sono io. Il cervello alla ricerca di sé stesso (Garzanti, pp. 154, e 13), sembra sapere quale domanda si pone in que-

❜❜ Il confronto serrato tra neuroscienze e psicologia nello studio della comprensione sto libro. Fin dall’inizio si chiede infatti: «Entro quali limiti è possibile affrontare il problema "Che cosa sono io" in termini naturalistici?». E ancora: «La domanda è se l’autoreferenzialità del cervello che studia se stesso ponga un limite (insuperabile?) alla sua capacità di capirsi». Ho l’impressione che l’autore faccia il tifo per una conclusione negativa per entrambe le domande, ma non lo dice mai esplicitamente, e ci dà comunque un bel saggio di come si possano divulgare senza inutili complicazioni le conquiste della più moderna neuroscienza, lo studio scientifico di alcuni aspetti del cervello e del suo funzionamento. Ci racconta di molti esperimenti e di molte osservazioni cliniche, anche se gli autori più citati sono filosofi e letterati. Pare quasi vergognarsi di essere solo un medico e uno scienziato! Ed è un peccato, perché il meglio di sé l’autore ce lo dà proprio nei due capitoli nei quali parla di cose delle quali è più direttamente compe-

Corradini: stiamo solo sperimentando. Marramao: niente catechismi di DARIO FERTILIO

tente: «Il senso del tempo e i suoi disturbi» e «La mente del cervello malato». Qua può dispiegare tutta la sua conoscenza e la sua capacità di comunicare, senza paura di sembrare inadeguato e di dover ricorrere a tipi «superiori» di spiegazione, consistenti spesso solo in belle frasi ad effetto. A questo proposito voglio prendere al volo l’occasione per notare come gli autori del fortunato libro Neuromania (Laterza), molto lodato anche da alcuni filosofi, si rendano colpevoli per me di una scorrettezza fondamentale. Nell’ansia di screditare una problematica e discutibile riduzione del mentale al neuroscientifico, ci suggeriscono un’ancora più improponibile riduzione del mentale allo psicologico, anzi allo psicologistico, condannandoci così a cadere dalla padella nella brace. Il libro di Benini è invece abbastanza equilibrato, così da rappresentare una proficua lettura sia per chi si vuole confermare nella propria convinzione che non capiremo mai il cervello fino in fondo, sia per chi cerca illuminazioni e aggiornamenti sull’attuale scienza del cervello. Voglio terminare con due osservazioni di carattere generale, tese a temperare il generale scetticismo delle persone che la pensano come Benini. La prima è che se non si può pretendere che un fenomeno abbia al momento una spiegazione scientifica, si può e si deve pretendere che le spiegazioni alternative che se ne danno al presente non siano almeno in contrasto con quello che la scienza ci dice. A buon intenditore… Per la seconda, se l’individuo singolo non può pretendere di spiegare la mente perché «l’autoreferenzialità del cervello che studia se stesso» rappresenta un problema apparentemente insuperabile, è anche vero che esiste un’istanza superiore forse capace di trascendere questa autoreferenzialità in uno sforzo che una volta io definii «la follia delle follie»: si tratta del collettivo umano, cioè dell’insieme di uomini di ieri e di oggi che si sono occupati e si occupano del problema in questione. Detto diversamente, un solo cervello non può andare «alla ricerca di se stesso», ma molti cervelli sì. Altrimenti è meglio chiudere bottega. E stare zitti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Addii

È scomparso il fotografo Rivas, narrò il silenzio e la quotidianità Humberto Rivas, «il fotografo del silenzio» come lui stesso amava definirsi, è morto sabato scorso a Barcellona. Aveva 72 anni. Rivas era nato a Buenos Aires nel 1937, dal 1976 viveva a Barcellona e aveva iniziato la propria attività artistica come pittore. Il viso umano, il corpo, la quotidianità, il silenzio, il trascorrere del tempo: questi i temi preferiti da Rivas, celebre soprattutto per la sobrietà, la semplicità e la pulizia delle sue immagini («mi riesce molto meglio fare una fotografia che parlare in pubblico» diceva). Nel 1998, Rivas aveva ricevuto, dal ministero della Cultura spagnolo, il Premio nazionale di fotografia.

S

i possono insegnare i princìpi della democrazia a scuola, magari a bambini di sei anni, come se fossero precetti divini da non discutere, comandamenti del catechismo da imparare a memoria? Un primo effetto l’ha già ottenuto, questa domanda provocatoria lanciata ieri sul «Corriere» da Ernesto Galli della Loggia: perché ha scompaginato gli schieramenti politico-culturali e creato inedite alleanze. Sì, risponde ad alta voce Luciano Corradini, presidente della commissione ministeriale che ha lanciato l’idea della materia denominata «Cittadinanza e Costituzione», esponente certo non pentito di un’area dossettiana cattolico-progressista. Ma eccepisce anche il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, saldamente ancorata ai principi di centrodestra. Mentre il consenso più convinto a Galli della Loggia viene dal filosofo Giacomo Marramao, di formazione marxista e riformista, alcuni dubbi sul fronte liberale li esprime un altro filosofo, Dario Antiseri. Il fatto è che il punto centrale dell’argomentazione di Galli della Loggia esula dagli schieramenti tradizionali, puntando diritto al cuore del problema: la scuola deve istruire i ragazzi in modo da consentire a ognuno di farsi una cultura (e quindi maturare opinioni proprie, magari sbagliate ma pur sempre libere), oppure deve formarli secondo il modello del buon cittadino, fedele a valori eterni che si accettano in obbedienza all’autorità (compresi quelli costituzionali?). Ben lontano dall’essere un interrogativo retorico, quello di Galli della Loggia tocca in realtà un aspetto centrale non solo della scuola, ma dello stesso dibattito politico. Tiene a sottolineare Luciano Corradini, padre putativo della contestata materia, che l’ora di «Cittadinanza e Costituzione» non è ancora a regime, ma soltanto «in fase di sperimentazione», sia pure in assenza di una proposta precisa da parte del ministero. Così gli istituti scolastici, sulla base della loro autonomia, possono decidere sul contenuto di questa sperimentazione, incluso il numero delle ore da dedicare all’insegnamento e il voto da mettere in pagella. E comunque, dichiara Corradini, l’iniziativa «è il contrario di un catechismo democratico, o di una sacralizzazione della Costituzione. I ragazzi saranno chiamati a confrontarsi anche sul dibattito intorno alle modifiche della legge fondamentale italiana e alla sua comparazione con quelle di altri Paesi». Certo, mettere in discussione la Carta non significa per Corradini ribaltarne i principi inviolabili compresi nella prima parte; l’importante se mai è farli conoscere: «Il vero male — osserva

Enrico De Nicola firma la Costituzione. A sinistra Alcide De Gasperi, a destra Umberto Terracini

Protagonisti

Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Insidefoto/ Samantha Zucchi)

Luciano Corradini ha presieduto il gruppo di lavoro ministeriale sulla materia «Cittadinanza e Costituzione»

— oggi è l’indifferenza, da cui discende anche damentali dei vari Paesi, e allora un insegnamento simile io lo chiamerei "Cittadinanza rela dittatura». Il ministro Gelmini non disconosce a sua pubblicana e Costituzioni"». volta l’iniziativa, pur precisando: «CittadinanIn chiaroscuro Dario Antiseri: «Sono d’acza e Costituzione non sarà una materia a sé cordo con Galli della Loggia su un punto, stante, non darà luogo a un voto né prevederà cioè che la scuola italiana oggi sia infarcita di un testo base. D’altra parte, è coerente con la pedagogismo verboso. È anche giusto, come filosofia del centrodestra: integrazione sì pur- afferma, fornire ai ragazzi la chiave dei sapeché si conoscano le nostre leggi, istituzioni e ri, perché imparino a risolvere da sé i probletradizioni». E neppure, a giudizio del mini- mi, tanto più che né la politica, né la televisiostro, è giusto parlare di un metodo d’insegna- ne né le famiglie oggi li aiutano più. Però — mento autoritario: «La Costituzione può esse- aggiunge — non basta possedere la cultura re tranquillamente cambiata, ciò non toglie per essere buoni cittadini: la Germania di Goche occorra insegnarla, anche per favorire l’in- ethe e la Russia di Tolstoj ci hanno dato nazitegrazione degli stranieri». smo e comunismo. E allora L’altro appunto polemico di Indicazioni dico che i valori della CostiGalli della Loggia, l’esistenza tuzione italiana devono essecioè di un’oligarchia accade- Il ministro Gelmini: re conosciuti per poter essemico-ministeriale, di stam- «Non darà luogo a voti re difesi: i bulli, quelli che inpo progressista, che condi- né ci sarà un testo base» frangono le regole, si deve zionerebbe le scelte dei vari imparare a disprezzarli». ministri indipendentemente Al punto da considerare dal loro credo politico, viene respinta dalla Gel- la Costituzione qualcosa di sacro? Una simile mini: «Le mie scelte sul maestro unico e la ri- prospettiva non spaventa lo storico Nicola forma dell’università, ad esempio, sono lì a di- Tranfaglia: «Succede in America, perché non mostrarlo». da noi? La nostra Carta — ricorda — è quanto Sull’altro fronte, il filosofo Giacomo Marra- di più lontano da qualsiasi totalitarismo». mao apprezza l’impostazione del problema di Buona, quindi, l’idea di insegnarla già nelle Galli della Loggia: «Nessuna Costituzione è un prime classi. testo sacro, e al termine di un ciclo storico è Entusiasta invece della provocazione di Galpiù che legittimo chiederne una riforma. Ben- li della Loggia lo storico Dino Cofrancesco: ché io consideri la nostra una tra le più avanza- «Sono incondizionatamente con lui. Dietro te del mondo occidentale, trovo eccessiva e questa idea dell’ora di democrazia c’è il basso inopportuna l’idea di tradurla in materia obbli- continuo di un Paese che, o fascista o comunigatoria. Mi piacerebbe, questo sì, che gli stu- sta, ha sempre bisogno del catechismo». denti imparassero a confrontare le Carte fon© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riviste Storia di una lettera del 1938 contro l’antisemitismo

Razzismo, il «ribrezzo» di Croce B

enedetto Croce (nella foto) non apprezzava la volontà degli ebrei di conservare la loro identità culturale. La considerava un «millenario separatismo», da superare con l’assimilazione. Ma l’antisemitismo fascista incontrò la sua fiera opposizione, che egli desiderava avesse la maggiore pubblicità possibile. Lo conferma un articolo di Annalisa Capristo, autrice del libro L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane (Zamorani). Sul nuovo numero della rivista «Quaderni di storia», edita da Dedalo e diretta da Luciano Canfora, la studiosa approfondisce le vicende di una lettera contro le persecuzioni antiebraiche che Croce scrisse il 5 agosto 1938, pochi giorni dopo la pubblicazione del «Manifesto della razza», e che gli attirò dure rampogne della stampa fascista. A sollecitarne la sortita, rivela Annalisa Capristo, era stato il liberale svedese Gillis Hammar, molto impegnato in favore degli ebrei. Questi aveva scritto a Croce per chiedergli che cosa pensasse dell’antisemitismo dilagante. E il filosofo gli rispose manifestando il suo «ribrezzo» per la politica di Hitler e la sua ap-

prensione per il fatto che anche in Italia si era «iniziata un’azione razzistica e antiebraica». Inequivocabile la condanna: «Quel che accade innanzi ai nostri occhi stupiti in molta parte del mondo esce fuori da tutti i sentimenti e i costumi nei quali gli uomini della mia generazione furono educati». Hammar ricevette la lettera, ma non la rese nota. Croce però, scrive Annalisa Capristo, «era estremamente determinato a far sì che la sua presa di posizione fosse resa pubblica». Nel timore che la cen-

Determinazione Il filosofo liberale voleva far conoscere all’estero la sua opposizione alle leggi antiebraiche

sura postale avesse bloccato la missiva, chiese a due amici ebrei, che stavano per lasciare l’Italia, di contattare Hammar. Il primo, Paolo Treves, si limitò a scrivere allo svedese; il secondo, Chaim Wardi (lettore d’italiano all’Università ebraica di Gerusalemme), fece lo stesso e in più si adoperò per diffondere il testo di Croce nella Terrasanta sotto mandato britannico. Fu così che la lettera del filosofo uscì sul «Palestine Post», quotidiano di Gerusalemme in lingua inglese, il 2 ottobre 1938. E venne ripresa il 21 dicembre dal giornale «Il Tevere», diretto dall’antisemita Telesio Interlandi, che accusò Croce di essersi schierato «coi nemici dell’Italia». Ne seguì un certo clamore sulla stampa internazionale. Più tardi il filosofo ripubblicò la lettera nelle Pagine sparse, con varianti che inasprivano la denuncia. Erano gli inizi del 1943: con la Shoah in corso e Mussolini ancora al potere, Croce non si rassegnava a tacere.

Antonio Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LunedĂŹ 9 Novembre 2009 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

Lettere al Corriere

POLITICI A DOPPIO SERVIZIO MA SPESATI DAI CITTADINI

Risponde Sergio Romano Ho due domande alle quali non riesco a trovare risposte che mi permettano di digerire ciò che è indigesto: 1) Stanno nascendo fondazioni legate a politici che sono stati eletti con il voto dei cittadini attraverso il finanziamento dei partiti. Non crede che tutte queste fondazioni perdano di trasparenza? 2) Parlamentari che hanno una doppia attività. Ma perché i parlamentari eletti per fare il loro lavoro di parlamentari hanno la possibilità di svolgere le loro attività di avvocati, attori, medici e quant’altro? Non esiste l’esclusiva a favore del Parlamento eletto dai cittadini che pagano questa istituzione affinché si dia piena corsa all’attività

COMPORTAMENTO CINESE

Nessun timore Caro Romano, perché l’Italia e la Ue sono così sottomesse alla Cina? Il passivo nel commercio import-export in favore della Cina è enorme. Perché i governi nazionali non prendono iniziative contro il dumping cinese? Chi deve avere timori è la Cina; invece accade il contrario. Colleen Bain colleen.bain@ sympatico.ca

La Cina finanzia il debito americano, offre un grande mercato alle industrie occidentali che sanno coglierne le possibilità e si è comportata, dopo lo scoppio della crisi, in modo intelligente e responsabile. Non sarebbe saggio trattarla come un nemico.

NEL NOSTRO PAESE

Dispute a ripetizione

Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79

legislativa e non per dare un supporto finanziario alle loro attività extraparlamentari? E poi non si dovrebbe ridurre il loro corrispettivo di parlamentare? Raniero Dragonetti raniero.dragonetti@ fastwebnet.it Caro Dragonetti, nche le fondazioni, come il partito moderno, appartengono alla cultura politica tedesca. Nella Repubblica federale ciascuno dei tre maggiori partiti ha una fondazione che svolge soprattutto un’attività di studio, ricerca e riflessione politica. Da noi, invece, le fondazioni fanno capo generalmente a una persona e sono piuttosto un sintomo del declino del partito poli-

A

nessuna voglia di collaborare per il bene dei cittadini. Come non provare rimpianto per i partitini di un tempo che alla fin fine pensavano al bene del Paese? Perché non iniziamo a imitare la Germania che ha saputo cambiare la coalizione di governo senza troppi sussulti? La cancelliera Merkel mi ricorda il grande Konrad Adenauer che risollevò il Paese dallo sfascio della guerra e lo portò a vertici mondiali. Alessandro Dell’Oro Como

MENO TASSE PER TUTTI

Soltanto uno slogan? Ancora non c’è intenzione di ridurre le tasse su retribuzioni e pensioni. È dal 1994 (ricordo ancora lo slogan elettorale «meno tasse per tutti»!) che attendo invano, avendo nel

Le due coalizioni — tanto elogiate all’atto della loro nascita come esempio di vera democrazia — sono costantemente in lite e le spaccature ci sono perfino all’interno degli stessi partiti. E dobbiamo anche assistere a scandali di ogni tipo, insulti da censura e

La tua opinione su corriere.it

tico tradizionale. Sono state costituite anche per trarre vantaggio dai benefici fiscali riservati dalla legge alle fondazioni e sono buone o mediocri a seconda dell’uso che ne fa il loro promotore. Complessivamente mi sembra che siano riuscite ad animare un dibattito politico e istituzionale alquanto migliore di quello che va in scena ogni giorno nei luoghi politici tradizionali. Quanto alla doppia attività dei parlamentari, occorre ricordare che essa risponde tradizionalmente a un criterio utile e ragionevole: permettere che

frattempo pagato sempre di più. Per quanto dovremo ancora aspettare? Gabriele Romei, Milano

FAVOREVOLI ALL’ITALIA

Quei dati Ocse In questi giorni viene dato grande risalto al fatto che un organismo internazionale di valutazione, l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) consideri l’Italia il terzo Paese più ricco d’Europa e il sesto nel mondo. Il dato è sicuramente positivo; però sarebbe interessante conoscere come questa ricchezza è distribuita fra le classi sociali. Sicuramente l’entusiasmo sarebbe diverso: la crisi ha

la vita politica venga continuamente alimentata dalle fresche energie di coloro che possono portare in Parlamento il risultato delle loro esperienze professionali e tornare alla loro attività dopo avere lavorato per qualche anno al servizio dello Stato. Sappiamo che la politica, per molti, è una professione, ma non vorremmo che diventasse una corporazione preclusa agli «estranei». Le cose si sono complicate dal momento in cui, per favorire la rappresentanza dei partiti socialisti e operai, fu deciso che il servizio parlamentare (fino ad allora gratuito) sarebbe stato ricompensato da una sorta di stipendio. Finché si trattò di somme ragionevoli e di agevolazioni utili all’esercizio dell’incarico, il sistema parve

giustificato ed equilibrato. Ma le auto-elargizioni sono andate progressivamente aumentando sino a creare quella che fu definita una casta. A questa considerazione occorre aggiungere che l’ultima legge elettorale ha fatto del parlamentare una sorta di funzionario del partito a cui appartiene. È stato designato dall’alto sulla base di criteri di lealtà e, come negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, è uomo d’apparato più che rappresentante del collegio in cui è stato eletto. Credo che sia questa una delle ragioni per cui la figura del parlamentare, scelto dal suo capo ma retribuito dai cittadini, ha perso buona parte della sua vecchia onorabilità e dignità.

accentuato ancora di più il divario tra chi era già ricco e chi viveva in condizioni disagiate o in povertà.

LIMITATA NEL TEMPO

Donato Coletti donato.coletti@tele2.it

SUI FUTURI PENSIONATI

Le previsioni Inps Il prossimo anno agli italiani dovrebbe arrivare l’estratto conto assicurativo Inps riportante gli anni di contribuzione versati e l’importo previsionale della pensione. È un’iniziativa encomiabile, anche se già ora si possono conoscere questi dati accedendo ai servizi online Inps. Chissà come reagiranno molti di noi quando si accorgeranno che la pensione previsionale va dai 500 ai 1000 euro al mese nel migliore dei casi... Angelo Umana angelo.umana@ fastwebnet.it

SUL WEB Risposte alle 19 di ieri

Monsignor Vallini chiede di ritirare la multa di 100 euro per i lavavetri di Roma. Ha ragione il cardinale?

R

Sì 29,9

La domanda di oggi

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No

70,1

Primo sì alla storica riforma sanitaria negli Stati Uniti. Obama si sta dimostrando all’altezza delle aspettative?

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Copertura dei vaccini Sulla influenza A si dice che gli «over 65» sono stati esclusi, almeno per ora, dalla vaccinazione perché meno a rischio. La motivazione andrebbe cercata nella «memoria» del il sistema immunitario. Trovo l’ipotesi singolare: la copertura data dai vaccini si limita a qualche mese, tanto è vero che ogni anno si deve fare una nuova vaccinazione! Maurizio Cicconizio cicconizio@libero.it

AL NORD E AL SUD

Viaggi in Eurostar Ho viaggiato sull’Eurostar 9390 Roma Termini-Venezia S. Lucia, confortevolmente assistito in prima classe da un servizio persino ossessivo: salvietta, bibita, biscotti. Idem al ritorno. Poi ho preso l’Eurostar Italia fast Roma-Paola (Cs), sempre in prima classe: gente in piedi, caldo, nessuna assistenza e da Battipaglia un continuo sballottamento che ha provocato malori in molti passeggeri. Le due Italie invocano ben altre «gabbie»! Giuseppe Passavanti g.passavanti@tiscali.it

Interventi & Repliche I depositi per le scorie nucleari

Ai lettori del Corriere che affermano che il crocifisso è presente nelle aule scolastiche da sempre vorrei precisare che è esposto nelle scuole medie dopo un Regio Decreto del 1924 e esposto nelle scuole elementari dopo un Regio Decreto del 1928.

Un lettore si chiede dove verrebbero stoccate le scorie delle 10 future centrali nucleari di cui ha parlato il ministro Scajola (Corriere, 3 novembre). Come si sa, nessun Paese al mondo, fra quelli che utilizzano centrali nucleari, ha mai dichiarato dove custodisce le scorie che produce e mai, questo è certo, lo dichiarerà. Ne discende che ogni Paese, in assenza di controlli, fa quello che vuole e c’è da aspettarsi, prima o poi, qualche raccapricciante sorpresa. Ecco una proposta da fantascienza: con l'accordo dei singoli Stati e sotto l'egida dell'Onu, bisognerebbe censire tutti i siti con le scorie, avviarle verso un cosmodromo preventivamente prescelto e da lì spedirle sul sole a

Locri@email.it

Simboli religiosi: il dollaro Usa A proposito di «simboli da eliminare» (Corriere, 7 novembre), a me sembra che il caso piu macroscopico sia quello del biglietto da un dollaro, sul retro del quale sta scritto «In God we trust». Giorgio Sobrero

gsobrero@hotmail.com

bordo di missili dei quali ormai l'uomo ha acquisito padronanza e sicurezza. Lorenzo Milanesi, Milano

Le coppie multietniche Un lettore di Reggio Emilia sottolinea il fatto che da quelle parti sono in ascesa i matrimoni misti e che sono soprattutto le donne italiane a scegliere uomini indiani, nordafricani e di colore esaltandone appunto la capacità di scelta (Corriere, 4 novembre). Io darei una chiave di lettura diversa e cioè che gli uomini italiani single ce ne sono sempre di meno, essendo questi più attratti dalle bellezze russe e baltiche che da quelle mediterranee. Amedeo Fracassi

amedeofracassi@tin.it

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4 DEL LUNEDÌ DIRETTORE RESPONSABILE

Ferruccio de Bortoli CONDIRETTORE

Luciano Fontana VICEDIRETTORI

Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli

Particelle elementari di Pierluigi Battista

Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba

A

lla fine, tardivamente, obtorto collo, la Federazione internazionale dei giornalisti ha riammesso gli oltre 600 colleghi israeliani discriminati nel giugno scorso con il futile pretesto di una storia di quote non pagate. C’è voluto un po’ di tempo perché la nostra Federazione nazionale della stampa sconfessasse un atto di prepotenza purtroppo condiviso dal rappresentante italiano Paolo Serventi Longhi, ma dopo qualche mese, finalmente, è stata sanata una ferita. La scelta ideologica di unirsi alla campagna contro Israele da parte dell’organismo che riunisce i giornalisti di tutto il mondo è stata sconfitta. Finalmente una notizia buona sul fronte della libertà di stampa nel mondo. Finalmente l’abitudine di mettere al bando la democrazia israeliana, di boicottarla, di isolarla in un fronte comune che paradossalmente include nazioni in cui non esiste la minima libertà d’espressione, ha conosciuto uno smacco. Finalmente La storia, però, non finisce qui. Resta l’amara constatazione che l’ipersensibilità per ogni minima manchevolezza di Israele (che non ne immune, come tutte le democrazie imperfette che conosciamo) è complementare a una totale assenza di sensibilità per le ripetute e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali di Paesi, a cominciare dall’Iran, che imbavagliano la stampa, mettono in galera i giornalisti, esercitano un controllo assoluto sulNessuna le notizie che potrebbero scuotere l’opinione pubblica. Resta mobilitazione la certezza di un doppio stanin difesa dard, frammisto di ipocrisia e di puro e semplice servilismo, della blogger che accende la protesta nei siYoani Sanchez stemi in cui chi protesta per fortuna non rischia la libertà e la vita, e spegne ogni flebile mormorio quando si ha a che fare con dittature che sanno come trattare brutalmente il dissenso e la critica più elementare. Ipocrisia, o anche cecità ideologica. È di questi giorni la notizia che una coraggiosa blogger anticastrista, Yoani Sanchez, è stata sequestrata assieme ad alcuni suoi amici all’Avana e malmenata da una squadra di agenti in borghese con la missione di terrorizzare le attività «controrivoluzionarie». Nel maggio scorso, invitata dalla Fiera del libro di Torino, la Sanchez non ha potuto lasciare Cuba e ha parlato con gli interlocutori torinesi solo attraverso il suo oramai celebre blog. Anche in quel caso, non risulta che ci siano stati proteste, appelli, petizioni, mobilitazioni. Forse perché impegnata a perfezionare le pratiche burocratiche per espellere i giornalisti israeliani, anche la Federazione internazionale non attuò clamorosi gesti di protesta. La sorte della Sanchez non è considerata meritevole di grande attenzione, evidentemente. Che un gruppo di energumeni la porti in galera per picchiare chi ha osato contraddire la politica di Fidel Castro non sembra motivo sufficiente per allarmarsi sui destini della libertà di stampa nel mondo. Del resto, Cuba non è Israele. Perché mai doversene occupare?

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Bozzetto

Crocifissi nelle aule scolastiche

Giberto Gnisci

@

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Gli agenti del Corpo forestale In merito alla scheda dell'articolo «Calabria, ai forestali 240 milioni l’anno» pubblicato sul Corriere del 7 novembre spiace dover sottolineare come, ancora una volta, si faccia confusione nel lettore tra gli operai forestali, personale stagionale assunto dalle Regioni, e gli agenti del Corpo forestale dello Stato, corpo di polizia specializzato nella tutela dell'ambiente e del territorio. Si precisa che il Corpo forestale dello Stato dispone in tutta Italia di 8.500 uomini, assunti con regolare concorso pubblico e in Calabria il numero delle unità è poco più di 600, non 9.760 come scritto nella scheda. Stefano Cazora, Capo ufficio stampa Corpo forestale dello Stato

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La tiratura di domenica 8 novembre è stata di 575.765 copie

e 2,00; Spagna/Isole e 2,00; Svezia Sek. 22; Tunisia TD 3,50; Turchia e 2,00; UK Lg. 1,60; Ungheria Huf. 495; U.S.A. USD 3,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l'estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815; per il Brasile Numero Verde 0800-558503 solo per San Paolo e 00xx11-36410991 per tutte le altre località). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70 - www.aseweb.it. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).


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Spettacoli L’intervista La «voce d’usignolo» lanciata da un talent show e celebrata sul web pubblica «I Dreamed a Dream»

La metamorfosi

Cara Susan hai fatto bene di MARIA LUISA AGNESE

Andrea Laffranchi

E così Susan Boyle ce l'ha fatta, e per la copertina del suo nuovo album è diventata anche bella! Anche se non proprio una velina: quello (per fortuna ) non lo sarà mai. Ma le nuove immagini, lei che fa la gattina in paillettes, lei assisa da gran dama al pianoforte, le rendono giustizia. Ricordate? Era la cantante di Edimburgo di nessun appeal mediatico ma dotata di una voce d'angelo che in una sera aveva cambiato il suo destino. Così, in una manciata di mesi, dopo una vita accidentata colma di precoci frustrazioni per un piccolo handicap, la casalinga Susan che diceva di non aver mai baciato un uomo, era esplosa sul web, fino a diventare modello globale per tutti i diseredati della terra. In una parola, degli invisibili. Una nuova eroina che conquistava non solo per la sua voce ma per il curriculum fuori da ogni canone contemporaneo: la giornalista americana Tina Brown aveva individuato in lei e nella sua diversa autenticità una nuova icona femminile, capace di riscattare le donne di mezza età e di classe media che conducono nel silenzio vite trasparenti, in attesa che qualcuno ne colga il valore nascosto. E noi, allora, ci eravamo augurati, che Dio ce la mantenga così, Susan, con le sue sopracciglia che dire incolte è poco, i capelli approssimativi, il fisico irrimediabilmente ingrato. Un'imbranata che ce l'aveva misteriosamente fatta, in tempi di prevalenza del velinismo e di codici blindati di bellezza: un bizzarro imprevisto occupava la scena mediatica e forse, egoisticamente, un po' ci rassicurava. Ma adesso Susan ci ha stupito di nuovo. E meno male che l'ha fatto. A dimostrazione che, una volta partiti con il piede giusto, ci si può permettere molto. Lei, da antica perpetua scozzese, se lo spiega così: «La felicità è alla portata di chiunque abbia il coraggio di sognare». Troppo semplice? Può darsi, ma di questi tempi aiuta.

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Ieri e oggi La Boyle, 48 anni, lo scorso aprile. A destra, com’è oggi

La Boyle si fa bella per il primo disco «E canto gli Stones» «Il sogno? Un’udienza dal Papa» MILANO — Dite la verità. Dalla foto non l’avete riconosciuta. Susan Boyle, la bruttina che la primavera scorsa con la sua voce d’usignolo ha incantato il mondo partendo da un talent show della tv inglese, si è trasformata. Non in uno splendido cigno, non esageriamo. Qualcosa però è cambiato. Niente più ricciolo trasandato, sopracciglia alla Bergomi e abito da Standa. Con un filo di trucco, un nuovo taglio e una mise da sera, la 48enne scozzese diventata un fenomeno mondiale da milioni di clic su Internet presenta «I Dreamed a Dream» (tradotto, ho sognato un sogno), il suo album di debutto che esce il 20 novembre e che ha lo stesso titolo dalla canzone tratta del musical «Les Misérables» che l’ha fatta conoscere in quel programma tv. Qual è il sogno di Susan Boyle? «Quello di essere una cantante, di essere accettata dalle altre persone e di poterle render felici. Oltre a questo uno dei miei sogni più grandi sarebbe quello di incontrare Sua Santità il Papa. Sarebbe la ciliegina sulla torta». Cosa gli direbbe in un’even-

tuale udienza privata? «Lui è il vicario di Cristo e prenderei tutta la spiritualità e la pace legate a questo suo ruolo sulla Terra». Che cosa canterebbe per Benedetto XVI? «"Panis Angelicus", l’inno eseguito da John McCormack (tenore irlandese che nel 1928 ricevette lo Speron d’oro da Pio XI ndr) quando incontrò il Papa».

Album

«I Dreamed a Dream», album di debutto di Susan Boyle, uscirà il 20 novembre. Contiene alcuni inediti e cover di Madonna e degli Stones

Il suo rapporto con Dio? «Dio ha fatto l’uomo e questo in un certo senso mette l’uomo in una specie di posizione secondaria. Noi tutti dobbiamo la vita al Signore. La religione è la spina dorsale della mia vita, mi ha dato la forza per andare avanti in certe situazioni. In particolare quando è morta mia mamma». Uno dei due inediti dell’album si chiama «Who I Was Born to Be». Di che parla? «Parla del destino, di quello che siamo stati chiamati a fare in questa vita, di quello che Dio ha scelto per noi. Quindi quello per cui sono nata è quello che è stato scelto per questa mia vita da Dio». L’album contiene cover di canzoni famose. Come le ha scelte? «Io ho scelto "I Dreamed a Dream", "You’ll see" e "Cry Me a River". Quest’ultima mi piace perché l’avevo già registrata anni fa. Mi piacciono i brani jazz, ma era anche nella serie tv "McCallum" e quando l’avevo sentita mi era piaciuta. "I Dreamed a Dream" parla da sé, racconta del raggiungere un sogno e proseguire in un viaggio con determinazione». «Wild Horses» è dei Rol-

ling Stones e «You’ll See» di Madonna. Che pensa di questi artisti? «I Rolling Stones... beh, non si possono certo criticare. Credo che a Mick Jagger sia anche piaciuta la mia versione di "Wild Horses" e lo ringrazio. Madonna è una lady molto potente e determinata e "You’ll See" mi ha dato la determinazione per andare avanti».

❜❜ In un brano parlo del destino. E reinterpreto anche Madonna

Ha mai provato con la lirica? «Sì, ma non credo di avere la voce giusta. Faccio cose più generaliste». Il libro della sua vita? «Torno alla mia infanzia e dico Heidi. Me lo comprò mia mamma e lo lessi dalla prima all’ultima pagina. Ho il cuore tenero...». Ha un attore preferito? «Brad Pitt, Tom Hanks e Lauren Bacall». Molte star arrivate a 40 anni si lamentano di essere scartate dallo show business proprio per l’età. Il suo successo è una rivincita? «Le donne sono ignorate a 40? È una bugia. Io sono igno-

rata a 40 anni? Non mi sembra. Facciamogliela vedere!». La sua prima performance tv nello show «Britain’s Got Talent» l’11 aprile scorso ha avuto centinaia di milioni di clic su YouTube. Usava Internet prima? «Non uso Internet e cose simili. Ero un’analfabeta informatica». Cosa si comprerebbe se vendesse milioni di copie? Ha degli hobby o vizi da soddisfare? «Non ho hobby. Amo torte e cioccolato. Comprerei la casa di mamma, ma non ci penso più di tanto».


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Spettacoli 33

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Teatro Stasera su «La7» lo spettacolo che vuole «processare» gli anni ’80

A Parma

In tv l’invettiva di Paolini contro i mali del consumismo

Lieve malore di Abbado: sostituito sul podio

In scena tra muri di container dal porto di Taranto DAL NOSTRO INVIATO

TARANTO — «Signora Thatcher sorrida! I ragazzi che hanno saltato il muro non avevano la sua faccia stampata sulla maglietta, ma ha vinto lei! Perché il muro non è stato abbattuto dalla democrazia, ma dal mercato». Con amara ironia Marco Paolini celebra il crollo del muro di Berlino a modo suo, indicando nel liberismo della Lady di ferro la miccia che ha poi fatto esplodere la globalizzazione selvaggia: un mondo dove tutto è in vendita, a cominciare dalle idee. In un faraonico spazio teatrale (quasi 4 mila mq) delimitato da un «muro» di container, l’affabulatore veneto celebra la sua orazione contro il consumismo. Siamo nel porto commerciale di Taranto, da dove stasera in diretta su La7, senza stacchi pubblicitari, va in onda «Miserabili. Io e Margaret Thatcher», nuova tappa del percorso che Paolini sta compiendo sulla stessa emittente da due anni. Uno spettacolo che, dai tempi del suo «Vajont», è ancora una volta di denuncia civile e sociale, coniugandosi con gli intenti editoriali de La7. Dice il direttore Tombolini: «La tv deve intrattenere, informare, ma soprattutto stimolare il senso critico». Siamo tutti «miserabili», in

Autore Marco Paolini (Belluno, 5/3/56) è un attore teatrale, regista, drammaturgo. La sua pièce più famosa è «Il racconto del Vajont», 1997

un mondo dove non c’è più etica, nemmeno la politica nel senso più alto e dove tutto è dominato dall’economia, «che tira più del Viagra!». Viviamo in un immenso supermercato, dove il «sistema» impone regole e prezzi. E così, Paolini in scena spinge il suo carrello della spesa tra gli alti muri di container, che ogni giorno vomitano merci uguali per tutti. «Karmah-Cola», la stessa ricetta ovunque: fa-

re soldi e comprare. «Nel Vangelo secondo la Thatcher, Gesù torna nel Tempio e chiede scusa ai mercanti e ai farisei, per aver buttato all’aria i loro ban-

La filosofia «A quelli dell’Est abbiamo detto: la libertà è un supermercato»

Il documentario Parla la vedova del pubblicitario

«Armando Testa, dopo il film una retrospettiva a Milano» MILANO — Un genio che parlava in dialetto torinese cui mischiava tanti altri dialetti, un genio con la quinta elementare in tasca ma che per 12 anni ebbe la cattedra al Politecnico dopo aver insegnato in un liceo. Armando Testa, il pubblicitario più moderno e innovativo che ci sia mai stato, arriva a Milano con il film/documentario di Pappi Corsicato già premiato al festival del Cinema di Venezia. Stasera al teatro Gnomo la proiezione dei 50 minuti di «Armando Testa povero ma moderno». «Gli dicevo: cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?», racconta Gemma De Angelis Testa compagna di una vita, collezionista d’arte (presidente di Acacia, Associazione Amici Arte Contemporanea) e curatrice del patrimonio culturale che il marito le ha lasciato. «E lui rispondeva: il designer. Mentre io pensavo l’artista. Difatti ci

Armando Testa (1917-1992)

sono innumerevoli oggetti, armadi, sedie, che porteremo nella retrospettiva a lui dedicata e prevista al Pac di Milano nella primavera 2010, durante il Salone del Mobile. Dai disegni alle pubblicità ai mobili, sarà la mostra di Armando Testa più completa anche rispetto a quella di Rivoli del 2001 e di Londra del 2006». L’arte, comunque, è sempre stato il suo mondo. «Si lamentava sempre che a Milano non ci fosse un museo d’arte con-

temporanea. Sono 60 anni che se ne parla, speriamo che si concretizzi in City Life. In Italia ci dovrebbero essere 3-4 grandi musei che raccolgono tutte le opere invece di essere sparse qua e là». Già la casa milanese è un museo con i grandi Kiefer, i Pistoletto, i Pivi, i Ruscha. Ed è proprio Gemma Testa a scoprire i giovani artisti. «Mio marito diceva sempre che da giovani bisogna stare con gli adulti e da adulti con i giovani. In ogni caso assorbi». Forse per questo Armando Testa s’era scelto una ragazza più giovane di lui di 32 anni: una modella di superiore bellezza (ancora adesso) che portò subito alla Biennale di Venezia. E lei assorbì così bene da diventare un punto di riferimento dell’arte contemporanea mondiale.

Paola Bulbarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Show tedesco

Robbie corteggia Michelle Lei presentatrice, lui ospite. Robbie Williams è stato «stregato» da Michelle Hunziker durante il programma show «Wetten Dass» sulla tv tedesca. L’ex cantante dei Take That prima ha dato un bacio a Michelle poi le ha fatto molti complimenti.

chi. Fare soldi non è peccato. Le buone azioni? Fatele, se vi capita, ma se le comprate è meglio!». Merce uguale per tutti, «ma non siamo tutti uguali!», protesta Paolini, ripensando a Reagan che invocava un paese dove tutti potessero diventare ricchi, «ma non era un’idea di libertà, era il Superenalotto. La libertà - cita le parole di Gaber è partecipazione». Amara ironia che fa riflettere sul come

«Miserabili» Paolini nello spazio delimitato da container al porto commerciale di Taranto, da dove stasera in diretta su La7, senza spot, va in onda «Miserabili. Io e Margaret Thatcher»

eravamo e come siamo diventati. «Mi chiedi come sei diventata - recita una delle canzoni dei Mercanti di Liquore, il gruppo che accompagna dal vivo lo spettacolo - Compri i regali all’autogrill, passi le giornate chiusa in ufficio e, nel tempo libero, stai sdraiata sul divano davanti alla tv». Siamo diventati sazi e statici, una società di pensionati. La nostra unica opzione è «ciò che metto nel carrello, ma l’assurdo sta nel fatto che, per uscire dalla crisi economica mondiale, ci chiedono di mantenere il nostro stile di vita, cioè di continuare a mantenere pieno il carrello!». Vent’anni fa è crollato il muro di Berlino, ma a buttarlo giù «sono stati quelli di là che avevano una vita liscia e invece la volevano con le bollicine. Quando hanno sfondato il muro, quelli di qua gli hanno dato un carrello e li hanno portati al supermercato: ecco, siete entrati in Occidente».

Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA

PARMA — Un lieve malore ha impedito a Claudio Abbado di dirigere il concerto promosso dal Fai al Teatro Regio di Parma, in programma ieri sera. Il maestro è stato colpito da un improvviso calo di pressione. Abbado, 76 anni compiuti in giugno, avrebbe dovuto dirigere l’Orchestra Mozart. Ieri il direttore

Claudio Abbado, 76 anni

milanese è stato subito raggiunto dal suo medico di fiducia, arrivato da Bologna, che ha rassicurato sulle sue condizioni. Il concerto di Abbado in programma per oggi a Cagliari è stato confermato. Ieri sul podio è salito invece Diego Matheuz, giovane direttore venezuelano, assistente di Abbado, e da lui recentemente nominato Direttore ospite principale dell'Orchestra Mozart.


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Sportlunedì I concorsi della domenica

I numeri

Totocalcio 1-1-1-1-2-1-2-2-2-X-X-1-1-X

Il nove

Nessun vincitore con «14» Ai 19 «13» vanno 9.988 e. Ai 527 «12» vanno 360 e

Ai 429 «9» vanno 482 e

1-1-1-1-2-1-2-2-2

Totogol

1-4-2-4-3-2-1-2-2-2-1-3-3-2

Nessun vincitore con «14» e «13». Ai 2 «12» vanno 8.526 e Ai 15 «11» vanno 1.421 e. Ai 101 «10» vanno 253 e

L’Italia donne concede il bis Sconfitti gli Usa

2 5 1 0 3 1 2 0 0 0 4 2 1 1 1 2 2 0 0 1

Perrone a pag. 43

L’Inter subito sotto con la Roma Poi pareggia Eto’o Mou deluso critica Balotelli e squadra

La frenata I bianconeri Grazie ai gol di Camoranesi risalgono a 5 punti dalla capolista

Classifica INTER JUVENTUS MILAN FIORENTINA SAMPDORIA GENOA PARMA CAGLIARI BARI NAPOLI PALERMO CHIEVO ROMA UDINESE BOLOGNA LAZIO ATALANTA LIVORNO CATANIA SIENA

5-3-7

Tennis: conquistata la Federation Cup, come nel 2006

Serie A 12a giornata ATALANTA JUVENTUS BARI LIVORNO BOLOGNA PALERMO CAGLIARI SAMPDORIA CATANIA NAPOLI GENOA SIENA INTER ROMA LAZIO MILAN PARMA CHIEVO UDINESE FIORENTINA

Tris

Corsa n. 3.906. Ai 266 «tris» vanno 109,16 e. Ai 156 «accoppiata» vanno 39,09 e. Ai 7.647 «vincente» vanno 1,70 e

29 24 22 21 21 20 20 19 18 18 16 15 15 15 12 11 9 9 8 6

I rossoneri Vincono in casa della Lazio, ottengono l’ottavo risultato utile di fila e ora sono terzi

I nerazzurri Il pari casalingo con i giallorossi arriva dopo 5 successi consecutivi

Se le curve fanno autogol

di ROBERTO STRACCA

N

ella prima giornata dopo che la Lega calcio ha dato un sofferto via libera (11 voti contro 9) alla «tessera del tifoso» (ma dal 2010-11) e nella settimana che precede la manifestazione contro la stessa (il 14 novembre a Roma, ma alcune tifoserie si sono dissociate), negli stadi si rivedono scene dimenticate. Gruppi di scalmanati si lanciano torce, vengono esplosi «bomboni» (ma come fanno ad entrare?), riappaiono i simboli politici (di estrema destra e sinistra), si risentono ululati razzisti. Mentre diffondono volantini che si richiamano alla libertà dell’individuo e ci sono fior di avvocati che spiegano le loro ragioni, gli ultrà offrono un assist alla maggioranza che sostiene che è giusto vietare le trasferte, proibire gli oggetti pirotecnici e smantellare il tifo organizzato. E prendono in contropiede la minoranza che non li condanna a priori e ricorda che in curva non c’è solo del marcio. Certo, in Italia dove andreottianamente a pensar male si fa peccato ma si coglie nel segno, va rilevato una tensione che si rialza a orologeria. Ma, forse, è più semplice: è solo un clamoroso autogol. Degno del miglior (o peggior) Niccolai. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il commento Il segreto del Milan è sorprendere gli avversari. La Juve preferisce la qualità all’equilibrio

Le strade poco italiane delle inseguitrici di MARIO SCONCERTI

L’

Inter che perde 2 punti in casa fa rumore e anche un po’ di sostanza. Tornano più vicini Juventus e Milan, si può perfino dire che il campionato è riaperto. In realtà l’Inter ha 2 punti più di un anno fa e avversari molto più lontani in classifica. È però stanca. Il palleggio corto della Roma ha aumentato questa stanchezza e tolto al gioco dell’Inter la spavalderia, quasi l’arroganza, che anche nei momenti peggiori comunque ha. Il rombo del centrocampo è andato in difficoltà per le iniziative personali dei fantasisti della Roma e per come questi si allargavano sul campo. Il rombo preferisce avversari profondi. Quelli che si allargano tolgono equilibrio, e si è visto. È mancata la corsa, sono mancati gli spunti, ma non è successo niente di grave, non si può sempre vincere. Resta il fatto che Juve e Milan si riavvi-

cinano. Sorprende soprattutto il Milan, imprevisto a questi livelli e quasi sconosciuto anche a se stesso. Galliani dice che il suo schieramento è il 4-2-4 classico brasiliano, ma è difficile dargli fede anche se a dirglielo è Leonardo. Di vero ci sono solo quattro giocatori disposti in campo per attaccare, ma le posizioni sono opposte. Le punte del Milan partono sempre dalle fasce (Pato e Ronaldinho), al centro Borriello usa la propria forza per riequilibrare. Seedorf parte da dietro i tre attaccanti. Non c’entra niente con il Brasile di Romario e Bebeto e nemmeno con quello di Garrincha e Pelé. È anzi uno schema che deve la sua forza attuale alla sorpresa. Nessuno in Europa gioca come questo Milan, votando giocatori solo alla corsa e altri solo al palleggio. Il segreto è concretizzare in fretta, ottenere il meglio dai giocatori a cui hai concesso i privilegi. È difficile affrontare il Milan di oggi perché va contro ogni regola. L’imbarazzo è evi-

dente. Infatti gli avversari vanno molto meglio dopo aver subito i gol milanisti. Perché a quel punto il Milan torna normale, difende il vantaggio, torna a dare riferimenti abituali. Per questo rischia spesso le rimonte. Non so se questa squadra sia da vitto-

Vincino

LE SCOMMESSE VICINO A TE

ria finale. Credo di no, restano da risolvere molte complicazioni, come sempre quando le soluzioni sono audaci. Però Leonardo ha inventato qualcosa di nuovo e soprattutto ha cucito addosso agli uomini che aveva forse l’unico vestito accettabile. A modo suo la Juve sta tentando soluzioni simili. Si cerca di mettere al centro del gioco chi ha più qualità anche a costo di perdere corsa e un po’ di equilibrio. Sono strade poco italiane, dettate forse dalla piccola disperazione di vedere sempre l’Inter davanti (infatti l’Inter resta con il suo roccioso pacchetto di centrocampisti duri e puri). Ma qualcosa di nuovo c’è. Se sia uno schema o un campionato lo capiremo presto. Intanto cresce la Fiorentina e il Bari stabilisce record: nessuna neopromossa ha mai subito così poche reti, 7. I due centrali si chiamano Ranocchia e Bonucci. Hanno 43 anni in due. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Calcio del Lunedì.. ..per le tue scommesse!

Ora

Partita

Risultato Finale 1 1,50

X 3,50

2 6,50

U/O 2.5 Under 1,65

Over 2,00

15.45

AEK Atene

Larissa

17.30

Sl. Praga

V. Plzen

1,70

3,30

4,75

1,63

2,05

17.30

Slovacko

Sp. Praga

4,25

3,20

1,80

1,57

2,15

18.30

St. Bucarest

Uni Alba Iulia

1,22

5,00

9,50

1,65

1,92

19.45

Basilea

Xamax

1,55

3,75

5,25

2,55

1,40

20.15

Aachen

Rostock

1,95

3,25

3,65

1,95

1,70

20.45

Torino

Lecce

1,90

3,00

4,50

1,70

1,95

20.45

Nantes

Guingamp

1,55

3,50

5,75

1,65

2,00

20.45

Barnsley

Sheff. Utd

2,45

3,20

2,60

1,82

1,82

20.45

Taranto

Cavese

1,95

2,70

4,50

1,42

2,50

21.00

Liverpool

Birmingham

1,28

4,75

12,0

2,00

1,65

21.15

Benfica

Naval

1,20

5,25

14,0

2,15

1,57

22.00

Huracan

A. Sarandi

2,15

3,25

3,00

1,68

1,98

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GIOCO SICURO


36 Sport

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

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Il posticipo L’ingresso di Sneijder e Balotelli nella ripresa scuote la capolista

L’Inter da corsa è rimasta a Kiev Eto’o la salva da una bella Roma Giallorossi in gol con Vucinic. Zigomo rotto per De Rossi Accuse all’arbitro

Ranieri furioso «Per affrontarli serve la corazza» MILANO — Claudio Ranieri potrebbe essere soddisfatto dell’1-1 strappato a San Siro con mezza squadra fuori causa (compreso De Rossi: si è rotto lo zigomo destro, oggi sarà operato a Roma). Invece, pur senza alzare il tono della voce o indurire l’espressione, va giù deciso: «De Rossi dovrà essere operato, lo confermo. E grazie a Vieira. Lui salta sempre con i gomiti aperti. In Inghilterra veniva sempre cacciato». Questo tanto per cominciare. E poi: «L’Inter è potente e prepotente, se la si lascia fare se ne avvantaggia. Hanno fatto il doppio dei nostri falli. Va bene il gioco fisico, però per affrontarli devi metterti la corazza. A centrocampo subivamo regolarmente falli tattici, se i responsabili non vengono buttati fuori...». È un crescendo quello di Ranieri: «C’era una squadra che giocava a calcio e un’altra che faceva falli per non farla giocare. Mourinho è sorpreso dall’arbitro? Dice che non abbiamo fatto niente per vincere? Se andava bene il primo contropiede a quest’ora piangeva». Molto più filosofico il commento di Stankovic: «Si può anche pareggiare una partita, non è la fine del mondo». Non per colpa della stanchezza, almeno per il serbo: «La Roma qui a San Siro ha sempre fatto bene. Anche questa volta, senza giocatori importanti, ha disputato un buon primo tempo, corta e veloce nelle ripartenze».

Giancarla Ghisi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Serie A/12ª giornata

MILANO — L’Inter rallenta (secondo pareggio) e il campionato, che mai era stato chiuso, è di nuovo spalancato, con la Juve a 5 punti e il Milan a 7. A frenare i nerazzurri non sono state soltanto le fatiche di Kiev e le scelte di partenza di Mourinho, ma anche e soprattutto l’intensità di gioco della Roma, che è sempre rimasta in partita e sempre ha provato a vincere, senza mai farsi assediare, anche dopo aver perso De Rossi dopo mezz’ora, per un contatto con Vieira, che ha provocato la frattura scomposta allo zigomo destro (a fine partita il francese ha chiamato il romanista per conoscere le sue condizioni). Il risultato è in linea con la tradizione recente: da 4 anni l’Inter non riesce a battere in casa i giallorossi in campionato (2 sconfitte e 3 pareggi). Come negli ultimi due precedenti, anche questa volta la Roma è riuscita ad andare in vantaggio, in avvio di partita con Vucinic, che, dopo aver sbagliato un gol elementare (recupero di Lucio, 2’), ha segnato quello più complesso, con un colpo di testa che ha messo al tappeto prima Lucio e poi Julio Cesar, fuori dalla porta e pure dalla partita. La Roma ha legittimato il vantaggio, con un primo tempo di iniziativa e di pressione, nel quale ha concesso all’Inter una sola palla-gol nitida (Milito, con magnifica risposta di Julio Sergio, 18’), secondo logica, perché è impensabile che chi procede al passo possa far meglio di chi corre e gioca con intelligenza, nonostante le assenze di Totti, Burdisso, Juan, Taddei più De Rossi. La partita con la Dinamo ha condizionato le scelte di Mourinho, ma chi è entrato non era più in palla di chi è rimasto fuori. Sneijder (esausto

Serie A Classifica

dopo la Champions League), Cambiasso (non si capisce bene se stia bene o stia male) e Balotelli (per postulato) sono andati in panchina, ma i nerazzurri non sono mai riusciti a entrare in partita: Muntari, sulla destra, è apparso palesemente fuori ruolo; Thiago Motta è stato sovrastato sul piano dinamico; Vieira ha subito il pressing avversario; Stankovic ha faticato a entrare nel gioco; Eto’o, per tutto il primo tempo, si è mosso lontanissimo dalla porta. Era evidente che contro una Roma così organizzata, soprattutto in fase difensiva, ma abile nel

Inter Roma

Marcatori: Vucinic 13’ p.t.; Eto’o 3’ s.t. INTER (4-3-1-2): Julio Cesar 5; Maicon 5,5, Lucio 6, Samuel 6, J. Zanetti 6,5; Muntari 5,5 (Balotelli 6 1’ s.t.), Vieira 5 (Sneijder 6 1’ s.t.), Thiago Motta 6 (Cambiasso 6 19’ s.t.); Stankovic 6,5; Eto’o 6,5, Milito 5. All.: Mourinho 6 ROMA (4-4-1-1): Julio Sergio 7; M. Motta 6, Andreolli 6,5, Mexès 7, Riise 6,5; Brighi 6, De Rossi 6 (Faty 6 33’ p.t.), Pizarro 7, Perrotta 6,5; Ménez 6,5 (Tonetto s.v. 30’ s.t.); Vucinic 6 (Okaka s.v. 23’ s.t.). All.: Ranieri 7 Arbitro: Rocchi 5 Ammoniti: Muntari, Ménez, Thiago Motta, Stankovic, Pizarro Recuperi: 3’ più 3’

JUVENTUS

2-5

Camoranesi (J) 36', Camoranesi (J) 37' p.t.; Melo (J) 10', Valdes (A) 26', Diego (J) 39', Ceravolo (A) 42', Trezeguet (J) 42' s.t. ARBITRO: MORGANTI di Ascoli Piceno

BARI

LIVORNO

1-0

Allegretti (B) 6' p.t. ARBITRO: MAZZOLENI di Bergamo

BOLOGNA

PALERMO

3-1

Zalayeta (B) 42', Kjaer (P) 44' p.t.; Zalayeta (B) 4', Di Vaio (B) 48' s.t. ARBITRO: CELI di Campobasso

CAGLIARI

SAMPDORIA

2-0

Conti (C) 40', Matri (C) 44' s.t. ARBITRO: GERVASONI di Mantova

CATANIA ARBITRO:

NAPOLI

0-0

ROSETTI di Torino

GENOA

SIENA

4-2

Crespo (G) 2', Crespo (G) 18', Palladino (G) 35' p.t.; Paolucci (S) 35', Maccarone (S) 37', Floccari (G) 45' s.t. ARBITRO: BARACANI di Firenze

INTER

ROMA

1-1

Vucinic (R) 13' p.t.; Eto'o (I) 3' s.t. ARBITRO: ROCCHI di Firenze

LAZIO

MILAN

1-2

Thiago Silva (M) 22', Pato (M) 35' p.t.; Thiago Silva (M) aut. 19' s.t. ARBITRO: DAMATO di Barletta

PARMA

CHIEVO

2-0

Zaccardo (P) 41' p.t.; Lanzafame (P) 27' s.t. ARBITRO: PINZANI di Empoli

UDINESE

FIORENTINA

0-1

Vargas (F) 39' s.t. ARBITRO: RUSSO di Nola

Lega Pro 1ª div./A ALESSANDRIA FOLIGNO 1-1 COMO BENEVENTO 0-2 FIGLINE LUMEZZANE 1-0 MONZA PAGANESE 0-2 NOVARA LECCO 3-0 PERGOCREMA CREMONESE 0-1 PERUGIA AREZZO 0-0 PRO PATRIA VIAREGGIO 1-0 VARESE SORRENTO 2-1 Classifica: 28 Cremonese, Novara 24 Varese 23 Arezzo 20 Benevento 18 Foligno, Lumezzane, Perugia (-1) 15 Lecco, Monza 13 Alessandria, Figline (-1) 12 Pergocrema, Pro Patria 11 Sorrento, Viareggio 8 Como, Paganese

INTER JUVENTUS MILAN SAMPDORIA FIORENTINA GENOA PARMA CAGLIARI NAPOLI BARI PALERMO ROMA UDINESE CHIEVO BOLOGNA LAZIO ATALANTA LIVORNO CATANIA SIENA

U Punti totali U In casa U Fuori casa

Punti

G

V

N

P

V

N

P

V

N

P

F

S

29 24 22 21 21 20 20 19 18 18 16 15 15 15 12 11 9 9 8 6

12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12

9 7 6 6 6 6 6 6 5 4 4 4 4 4 3 2 2 2 1 1

2 3 4 3 3 2 2 1 3 6 4 3 3 3 3 5 3 3 5 3

1 2 2 3 3 4 4 5 4 2 4 5 5 5 6 5 7 7 6 8

5 3 3 4 4 4 5 3 3 3 3 3 4 1 3 1 1 1 1 0

2 2 1 2 1 1 0 0 2 2 3 0 1 2 1 2 2 2 3 3

0 1 1 0 1 1 1 3 0 1 0 2 2 3 2 4 3 3 2 3

4 4 3 2 2 2 1 3 2 1 1 1 0 3 0 1 1 1 0 1

0 1 3 1 2 1 2 1 1 4 1 3 2 1 2 3 1 1 2 0

1 1 1 3 2 3 3 2 4 1 4 3 3 2 4 1 4 4 4 5

29 25 14 18 13 22 14 16 17 11 16 19 15 14 13 9 11 4 11 11

10 13 12 15 9 22 14 12 18 7 17 20 16 14 18 14 20 13 18 20

MARCATORI: 9 RETI: Di Natale (UDI) 7 RETI: Hamsik (NAP), Milito (INT), Pazzini (SAM) 6 RETI: Eto'o (INT), Totti (ROM), Trezeguet (JUV) 5 RETI: Mannini (SAM), Miccoli (PAL), Pato (MIL) Prossimo turno Domenica 22/11 ore 15 Bologna-Inter (Sabato 21 ore 18), Fiorentina-Parma (Sabato 21 ore 20:45), Juventus-Udinese (ore 20:45), Livorno-Genoa, Milan-Cagliari, Napoli-Lazio, Palermo-Catania, Roma-Bari, Sampdoria-Chievo, Siena-Atalanta

Lega Pro 1ª div./B ANDRIA BAT GIULIANOVA 1-1 COSENZA PESCARA 2-1 FOGGIA RIMINI 3-0 RAVENNA PESCINA V. 3-1 REGGIANA POTENZA 2-1 SPAL PORTOGRUARO S. 2-1 TARANTO CAVESE oggi VERONA REAL MARCIANISE 2-0 VIRTUS LANCIANO TERNANA 0-2 Classifica: 26 Verona 24 Ternana 23 Pescara 20 Portogruaro S. 18 Cosenza, Ravenna 16 Reggiana, Rimini 15 Spal, Taranto* 13 Cavese*, Giulianova, Virtus Lanciano 12 Foggia (-1), Pescina V. 10 Andria Bat 9 Potenza, Real Marcianise. *Una partita in meno

Pareggio La palla calciata da Eto’o si infila nell’angolo: è il gol dell’1-1 (Ipp/Sabattini)

Critico Mourinho deluso punzecchia il rivale

«Ranieri, ti ringrazio Oggi mi hai salvato» MILANO — La domanda sorge spontanea (anche se non piace all’interessato): è il genio del secondo tempo o ha sbagliato la squadra nel primo? La risposta sta nel mezzo, nel senso dell’intervallo. Dopo aver lasciato fuori giocatori che avevano bisogno di riposare dopo l’impresa di Kiev, per esempio Sneijder («era superstanco»), Mou si è affrettato (ancora una volta, come già con la Dina-

Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA

G giocate V vinte N nulle P perse F reti fatte S reti subite

ATALANTA

1 1

gioco palla a terra, serviva l’ennesima rivoluzione e Mourinho è stato costretto a mandare in campo Sneijder e Balotelli. Una soluzione che, nel giro di 3 minuti, ha consentito ai nerazzurri di raggiungere il pareggio con Eto’o (assist di Thiago Motta, dopo l’apertura di Balotelli), bravo a pescare l’angolo, dove Julio Sergio non sarebbe mai arrivato. Ma il gol del pareggio non è stato l’inizio dell’arrembaggio nerazzurro, proprio perché la Roma ha sempre trovato la forza per ripartite in contropiede, che gli interisti hanno frenato ricorrendo ai falli tattici (26 a 13 il bilancio finale), in una partita mal governata da Rocchi. L’Inter non ha mai trovato quella fluidità nel gioco d’attacco che si era vista non solo a Kiev; gli spazi erano stretti e il tridente ha finito per rimanere soffocato, anche perché Balotelli, bravo nel cercare lo spazio e ritrovarsi libero, a destra e a sinistra, è stato cercato poco dai compagni e nell’occasione che gli è capitata non è riuscito a colpire come avrebbe voluto, trasformando il tiro in un assist per Milito (40’). L’Inter della ripresa, anche dopo l’ingresso di Cambiasso per Thiago Motta (a rischio rosso), è apparsa una squadra del tutto priva di equilibrio, con un ritorno a un 4-2-4 avventuroso, che ha esposto la difesa nerazzurra a gravi e ripetuti rischi e che non ha prodotto i risultati sperati. Resta da capire se abbia pesato di più la vittoria in Champions League oppure la forza della Roma, che pure aveva giocato giovedì in Europa League. Ma la conclusione è che la fuga nerazzurra è già stata ridimensionata.

Lega Pro 2ª div./A ALGHERO SAMBONIFACESE 2-1 CANAVESE PAVIA 2-1 CROCIATINOCETO CARPENEDOLO 2-2 FERALPISALO MEZZOCORONA 0-0 PRO SESTO VILLACIDRESE 1-0 PRO VERCELLI LEGNANO 0-1 SPEZIA PRO BELVEDERE V. 2-0 SUDTIROL RODENGO SAIANO 1-0 VALENZANA OLBIA 1-1 Classifica: 21 Alghero (-1), Pavia, Rodengo Saiano (-1) 19 Carpenedolo, Sudtirol 18 Mezzocorona 17 Crociatinoceto, Legnano (-1), Sambonifacese 16 Canavese, Feralpisalo, Spezia 15 Pro Vercelli 13 Olbia 12 Valenzana, Villacidrese 7 Pro Belvedere V. 6 Pro Sesto (-1)

Serie B Classifica

U Punti totali U In casa U Fuori casa

* una partita in meno

ANCONA LECCE* PADOVA CESENA SASSUOLO FROSINONE EMPOLI TORINO* MODENA BRESCIA GROSSETO CITTADELLA VICENZA TRIESTINA ASCOLI GALLIPOLI ALBINOLEFFE CROTONE (-2) MANTOVA REGGINA PIACENZA SALERNITANA

G giocate V vinte N nulle P perse F reti fatte S reti subite

Punti 23 23 22 22 21 21 21 20 20 18 18 17 17 17 15 15 14 13 12 12 9 5

G 13 12 13 13 13 13 13 12 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13 13

V 7 7 5 5 5 6 6 6 6 5 4 4 3 4 3 3 3 3 2 3 2 1

N 2 2 7 7 6 3 3 2 2 3 6 5 8 5 6 6 5 6 6 3 3 2

P 4 3 1 1 2 4 4 4 5 5 3 4 2 4 4 4 5 4 5 7 8 10

V 5 5 4 4 3 2 6 3 3 4 3 3 0 4 2 2 1 3 1 2 1 1

N 1 1 3 2 3 3 1 1 1 1 2 3 7 0 3 2 4 3 4 2 1 1

P 0 1 0 1 1 1 0 2 2 2 1 0 0 2 2 2 2 1 1 2 4 4

V 2 2 1 1 2 4 0 3 3 1 1 1 3 0 1 1 2 0 1 1 1 0

N 1 1 4 5 3 0 2 1 1 2 4 2 1 5 3 4 1 3 2 1 2 1

P 4 2 1 0 1 3 4 2 3 3 2 4 2 2 2 2 3 3 4 5 4 6

F 20 20 17 16 20 20 19 18 12 17 17 17 14 14 17 10 15 10 14 12 10 9

S 12 13 10 6 12 17 16 10 14 15 18 15 12 16 21 15 19 15 17 21 20 24

13ª giornata CESENA-ALBINOLEFFE VICENZA-GROSSETO PIACENZA-MANTOVA SASSUOLO-MODENA

0-0 0-0 0-2 0-0

ASCOLI-CITTADELLA BRESCIA-TRIESTINA CROTONE-ANCONA EMPOLI-REGGINA

1-1 2-2 2-1 2-0

GALLIPOLI-FROSINONE PADOVA-SALERNITANA TORINO-LECCE

2-1 3-1 oggi

Prossimo turno Ancona-Vicenza, Cittadella-Gallipoli, Frosinone-Brescia, Grosseto-Albinoleffe (Lunedì 16 ore 20.45), Lecce-Padova (ore 20.45), Mantova-Cesena, Modena-Crotone, Piacenza-Torino, Reggina-Sassuolo, Salernitana-Empoli (ore 12.30), Triestina-Ascoli

Lega Pro 2ª div./B BASSANO VIRTUS BELLARIA IGEA M. 1-1 CARRARESE GUBBIO 1-2 CELANO O. COLLIGIANA 1-0 FANO ALMA J. SANGIOVANNESE 2-1 POGGIBONSI PRATO 0-2 PRO VASTO GIACOMENSE 2-1 SACILESE LUCCHESE 1-1 SAN MARINO ITALA SAN MARCO 1-2 SANGIUSTESE NOCERINA 1-0 Classifica: 25 Lucchese 22 Prato, San Marino 19 Itala San Marco 18 Gubbio 17 Sangiovannese 16 Celano O., Fano Alma J., Sacilese 15 Bassano Virtus 14 Bellaria Igea M. 13 Carrarese, Giacomense, Nocerina, Sangiustese 12 Colligiana (-1) 11 Pro Vasto 10 Poggibonsi

Lega Pro 2ª div./C AVERSA NORMAN. CATANZARO 1-1 BRINDISI CASSINO 3-1 GELA CISCOROMA 1-2 IGEA V.B. JUVE STABIA 0-2 ISOLA LIRI NOICATTARO 1-1 MELFI VIBONESE 0-1 MONOPOLI MANFREDONIA 1-1 SCAFATESE SIRACUSA 1-0 VICO EQUENSE BARLETTA 1-2 Classifica: 27 Gela 26 Catanzaro (-3) 25 Ciscoroma 24 Juve Stabia 21 Cassino 20 Siracusa 19 Brindisi 17 Melfi, Scafatese 16 Barletta (-1) 13 Aversa Norman., Monopoli 12 Manfredonia 8 Noicattaro 7 Vibonese (-1) 6 Igea V.B. (-1), Isola Liri, Vico Equense

mo Kiev, appunto, e prima con l’Udinese e con il Cagliari) a cambiare tutto nella ripresa. E, assieme all’olandese, ha fatto entrare anche Balotelli e Cambiasso (fuori, rispettivamente, Vieira, Muntari e Thiago Motta). Conseguenza immediata: l’Inter ha cambiato faccia, ha cominciato a correre al doppio della velocità, ha creato occasioni ed è arrivato il gol del pareggio di Samuel Eto’o. Anche perché sarebbe stato proprio

Fischio finale di Paolo Casarin

Rocchi poco puntuale Sorpreso dagli eventi A

ll’arbitro Rocchi, designato per Inter-Roma, il compito più difficile della giornata sia per il valore tecnico dei calciatori e sia per le ripetute polemiche prodotte dalle ultime sfide tra i giallorossi e i club milanesi. Questa volta la designazione appare centrata. L’inizio è spettacolare e Rocchi appare calmo e sicuro, poi dopo uno scontro tra Vieira e De Rossi, l’arbitro non ammonisce Vieira autore di un fallo su Ménez. Cambia la partita, aumenta l’agonismo. Rocchi si disunisce e ammonisce Muntari, senza ragione e poi il giallo tocca a Ménez (proteste). Battaglia anche nella seconda parte con altri quattro gialli, qualche protesta e tanti falli, che Rocchi ha fischiato senza esitazione. Partita difficile per Rocchi, non sempre puntuale, a volte sorpreso dagli eventi. Nelle altre gare l’ampia utilizzazione dei giovani arbitri ha dato risposte accettabili; la dimostrazione che la differenza di rendimento tra i più giovani e quelli con qualche stagione in più non è abissale. Va ricordato che ogni arbitro che si misura sui campi di serie A ha almeno 12-15 anni di attività alle spalle. Bravo Russo, 33 anni, in

Udinese-Fiorentina: sembra crescere rapidamente. Buona gara anche da parte del giovane Pinzani, 31, in Parma-Chievo. Attento Mazzoleni, Bari-Livorno, nel cogliere la simulazione del livornese Raimondi. Nove partite senza rigori provocano ovviamente qualche discussione e anche qualche riflessione sulla rarefazione, ormai prolungata, dei tiri da undici metri. In Cagliari-Samp l’arbitro Gervasoni, lontano dall’area, non ha punito Jeda per una spinta volontaria su Cassano nei sedici metri; giusta invece la decisione di espellere Stankevicius per fallo su Jeda. Anche Celi, in Bologna-Palermo, ha sbagliato nel considerare trascurabile la trattenuta del bolognese Portanova su Miccoli all’interno dell’area. Baracani, dopo le recenti buone prove, è stato meno brillante in Genoa-Siena; modesta anche la collaborazione degli assistenti. Damato, 37 anni, in Lazio-Milan, ha diretto con qualche incertezza tecnica: la partita è stata però molto combattuta, 40 falli, e averla portata alla fine con equità vale il biglietto per accedere al ruolo di internazionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Sport 37

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Decisivo I gol di Mauro spingono i bianconeri

Le pagelle Inter

Zanetti continuo, Milito deludente 5 JULIO CESAR Valuta male il colpo di testa di Vucinic, anche in seguito non pare in serata. 5,5 MAICON Primo tempo da normale e non da Hulk, come al solito. Secondo appena meglio. 6 LUCIO Perde Vucinic in occasione del gol, portato fuori dalla zona amica centrale. Nella ripresa cerca un paio di coast to coast. 6 SAMUEL Non ha un vero avversario da marcare, perché Vucinic si allarga spesso e Ménez arriva solo di rincorsa. 6,5 J. ZANETTI Tra i più continui in un’Inter a scartamento ridotto. Trentasei anni e non sentirli. 5,5 MUNTARI Sbaglia tanto, dentro una prova generosa ma arruffona. Mourinho lo toglie dopo 45’. 5 VIEIRA Nel primo tempo è un freno a mano per l’Inter. L’unica cosa importante la fa, speriamo, involontariamente: lo scontro che mette k.o. De Rossi. Esce con 45’ di ritardo. 6 THIAGO MOTTA Galleggia senza mai incidere e sbaglia quasi tutti gli appoggi. Mourinho non lo cambia e lui fa l’assist del pari. 6,5 STANKOVIC Con Sneijder in panchina, fa il trequartista. Con l’olandese in campo, scala a centrocampo. Sempre positivo. 6,5 ETO’O Si allarga sempre, lasciando a Milito il centro dell’attacco. Il gol, però, lo segna lui. 5 MILITO Ha l’occasione di pareggiare al 18’, ma Julio Sergio lo stoppa alla grande. Per una sera, deludente. 6 SNEIJDER Nel secondo tempo, secondo logica: pare stanco, ma con lui la squadra migliora. 6 BALOTELLI Nel secondo tempo, sempre secondo logica. Non fa sfracelli, ma crea pressione. 6 CAMBIASSO Per Thiago Motta, con la solita partita tattica. 6 MOURINHO Squadra sbagliata nel primo tempo, giusta nel secondo. Anche gli Speciali possono sbagliare (a metà).

Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le pagelle Roma un paradosso, dopo aver predicato di non sottovalutare la Roma, dopo aver detto e ripetuto che la partita di ieri sera sarebbe stata più difficile di quella di Champions, essere il primo a prendere sottogamba i giallorossi con una specie di turnover. La tesi, ovviamente, è rimandata subito al mittente: «Dopo la partita di coppa ho provato a mettere sangue nuovo al centrocampo, con Motta, Muntari e Vieira, però non c’è stato calcio di qualità. Poi, con Sneijder, anche se era al 50 per cento, la squadra è stata più concentrata». E Balotelli? Balotelli proprio no, José Mourinho fatica a dargli dei meriti: «Per me è stato vicino allo zero, non mi è piaciuto l’atteggiamento, proprio non mi è piaciuto». E poi, come un maestro che allarga le braccia: «Io con lui non so più cosa fare, sono stato vicino e lontano, dolce e aggressivo, ma ora mi aspetto che cambi lui». Però, per ora, a cambiare (la squadra) nel secondo tempo è lui, José. Ma, anche se il tecnico portoghese non ammette né di aver sbagliato la squadra all’inizio né che la situazione sia migliorata più di tanto dopo («per me la partita resta pessima per tutte e tre le squadre in campo» e Mou conta pure gli arbitri), quel tale che si chiamava Faye (era il 23 febbraio 2002), in gol per il Beira Mar contro il Porto, rimane l’ultimo che si è permesso di comandare a casa dello specialone. Che conserva l’imbattibilità tra le mura amiche da 150 partite.

«Sì, me l’hanno detto, ma non mi interessa. È già un record da tanto tempo, non cambia niente se sono 149 o 151...». Sarà, ma senza i nuovi innesti, facile che la striscia si sarebbe interrotta ieri sera. E pensate che rabbia, se l’artefice dello stop fosse stato proprio il Claudio Ranieri, magari stimato, ma di sicuro non amato. E proprio con la Roma, che comunque l’Inter non riesce a battere in campionato a San Siro dal 13

febbraio 2005. A proposito del suo rivale. Se Mou, oltre a un arbitro che ha fischiato troppo («almeno 40-50 volte, sembrava un bambino felice di fischiare»), ha visto una Roma «senza ambizioni, perché se solo ci avesse creduto avrebbe vinto: perciò grazie mille per l’atteggiamento» e «senza orgoglio, perché se qualcuno dei suoi giocatori è contento della partita che ha fatto vuol dire che non ce l’ha», Ranieri ha notato un’Inter «che cercava il fallo sistematico, per fermare ogni nostra ripartenza». Amici mai, ma chissà quanto sarebbero stati nemici se Mou avesse interrotto quel record...

Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mexès domina sulle palle alte 7 JULIO SERGIO Torna titolare più per scelta di Ranieri che per l’infortunio di Doni. Un grande salvataggio su Milito e un’uscita pronta su Stankovic danno ragione al mister. Il lavoro serio di tre anni paga. 6 M. MOTTA Nel primo tempo non fatica su Thiago Motta. Nel secondo, contro Eto’o, la faccenda si fa seria. Ma non crolla. 6,5 ANDREOLLI Parte con un paio di indecisioni, cresce minuto dopo minuto. Juan si è chiamato fuori, Andreolli no. 7 MEXÈS È il Mexès vero, dopo il passaggio a vuoto di inizio stagione. Le prende tutte di testa, regge il reparto. 6,5 RIISE Sulla sua fascia c’è il temuto Maicon, che incide molto meno del previsto. Sfiora il gol su punizione. 6 BRIGHI Parte a destra e si sposta al centro dopo l’infortunio di De Rossi. Lavoro, solo lavoro. Quello che serve. 6 DE ROSSI Esce dopo la terribile botta di Vieira, lui che giocherebbe anche incerottato come una mummia. È segno che la cosa è grave: frattura scomposta allo zigomo destro, sarà operato oggi. Fin lì aveva fatto un filtro efficace. 7 PIZARRO Cuce il gioco, raddoppia su tutti, è in continuo movimento. Senza Totti e De Rossi fa il leader assoluto. 6,5 PERROTTA Lavoro tattico impagabile sulla fascia sinistra: aiuta sempre Riise e poi si butta negli spazi. 6,5 MÉNEZ Dietro a Vucinic, da trequartista. Partita di spessore, iniziata con l’assist sprecato dal montenegrino. Per un’ora è incisivo, poi finisce la benzina. 6 VUCINIC Si mangia il solito gol già fatto e poi gabba Lucio e Julio Cesar con una palombella giallorossa. Prendere o lasciare. 6 FATY Entra al posto di De Rossi ma va a destra. Inizia timido, prende coraggio e nel finale sfiora addirittura il 2-1. 7 RANIERI Avrà 70 anni e non saprà l’inglese, ma ieri sera ha messo Mourinho nel sacco. Ménez la mossa tattica vincente.

l.v. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camoranesi, l’uomo che rilancia la Juve

Doppietta Camoranesi ha realizzato, sabato, due gol a Bergamo (LaPresse)

MILANO — Sì, è vero, contro l’Atalanta i due brasiliani Felipe Melo e Diego hanno dato importanti segni di risveglio, realizzato gol d’autore e tranquillizzato chi ha allargato (e non poco...) i cordoni della borsa per portarli a Torino. Sì, certamente, David Trezeguet, che con le 167 reti con la maglia della Juve ha affiancato Sivori al quarto posto nella storia dei bomber bianconeri, non ha smesso il vizio del gol. Ma in questo momento, se Ciro Ferrara può dire «che nulla è precluso a questa squadra quando gioca così», se Diego rilancia la candidatura ad anti-Inter avvertendo che «non ci si deve preoccupare dei nerazzurri ma di quello che facciamo noi», è merito soprattutto di Mauro German Camoranesi, 33 anni compiuti il 4 ottobre scorso, uno della vecchia guardia. Uno che con Alex Del Piero (probabile rientro con l’Udinese dopo la sosta) e Gigi Buffon non ha abbandonato la nave dopo Calciopoli, è sceso in serie B e si è rimboccato le maniche. Uno che è stato sul punto di andare via: si parlava di scambio nell’affare Grosso. Ma dal primo giorno di ritiro ha cominciato ad alzare l’asticella di questa stagione: «Può essere l’anno giusto». «Devastante» è stata definita la sua partita dell’altroieri da Ciro Ferrara e Antonio Conte. «Quando è in un periodo come questo — ha aggiunto il tecnico della Juve — dovunque io lo metta, è perfetto». Dove lo metti, fa segnare o, negli ultimi tempi, si diverte a segnare. Aveva ispirato contro il Napoli, poi era uscito per un taglio al sopracciglio dopo uno scontro con Contini e gli azzur-

3 reti segnate da Mauro German Camoranesi nel campionato italiano 2009-10

8 stagioni dell’italoargentino con la Juve, dove è arrivato dal Verona (2000-01 e 2001-02)

51 presenze con la nazionale azzurra, con cui ha segnato 5 gol. Ha debuttato il 12 febbraio 2003

ri avevano fatto il 3-2. Nonostante i quattro punti in volto era partito per Tel Aviv. Dove, cinico e pragmatico, aveva realizzato quel gol che pesa moltissimo sugli equilibri del girone di Champions. «Siamo stati concreti», aveva detto. Mirato pungolo a una Juve che deve trovare continuità e non passare dalle roboanti cinquine (Samp e Atalanta) agli harakiri interni (Napoli). Camoranesi è stato concreto, molto concreto a Bergamo. Come il Pippo Inzaghi dei giorni migliori: due occasioni, due gol. Per scrivere un’altra storia di una partita che per oltre mezz’ora di gioco aveva visto un’Atalanta disposta meglio in campo. Il primo di testa, il secondo con un preciso destro dal limite dell’area. Il 4-2-3-1, ultimo approdo della Juve «work in progress» di Ferrara, lo esalta: da destra si accentra e colpisce. Ma in questa stagione l’italo-argentino ha confermato eclettismo e adattabilità a più ruoli. Oltre che esterno di destra nel 4-4-2, il suo habitat naturale, ha giostrato da trequartista anomalo dietro le due punte nel 4-3-1-2. Camoranesi camaleonte, assist-man e goleador non fa sorridere solo Ferrara. Ma anche Marcello Lippi, che lo porterebbe in Sudafrica anche con una gamba sola. Con le sue 51 maglie azzurre indossate è l’oriundo con più presenze nella nostra nazionale. Oggi è l’uomo in più della Juve.

Roberto Stracca © RIPRODUZIONE RISERVATA


38 Sport

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Incerottati Squadre con tante assenze, l’Udinese cede nel finale

Galeazzi lascia a Quagliarella il condizionale

L’ultimo colpo di Vargas vale il piccolo Slam viola

di LUCA BOTTURA

me Corradi, mentre Prandelli dopo aver inserito Comotto per Santana, butta nella mischia Castillo per lo zoppicante De Silvestri, senza trarne giovamento. La parabola di Vargas sembra così il gancio tirato da un pugile più forte delle difficoltà, contro un avversario barcollante: la deviazione di Pasquale è quasi impercettibile, ma basta e avanza per far schizzare il pallone bagnato in gol. E la Fiorentina in zona Champions.

PRONO A TUTTO V Problemi per Aldo Biscardi durante il collegamento a «Quelli che...» assieme ad Adriano Galliani. Dopo aver pronunciato la frase «Troppa grazia, sant’Adriano», gli si è slogata la lingua. MAXISCHERNO V News cinematografiche: dopo aver visto come Lotito guardava la squadra durante il match col Milan, George Clooney gli ha offerto un ruolo nel sequel de «L’uomo che fissa le capre». INFLUENZA SUINA V «Tutti i giocatori del Bologna fanno in pieno il suo compito» (Gianluca Pagliuca, Sky). BENEFICIO DEL CONDIZIONALE V «Un bomber deve segnare, normale che Quagliarella si lamenti, giustamente De Laurentiis dice ‘‘guai se sarebbe il contrario’’» (Giampiero Galeazzi, «Novantesimo»). GIRO DI WALT V Prosegue il restyling caratteriale dei personaggi Disney: Topolino diventerà cattivo e Superpippo smetterà di simulare i rigori. TAPPA E SPADA V «Il campionato si chiama così perché è fatto di tante tappe» (Stadio Sprint, Raidue, Franco Colomba riscrive secoli di semantica). UN BEL TACER V «Per ora la difesa del Milan tiene... attenzione... gol della Lazio! Autorete! Si riapre la partita» (Marco Foroni, Sky). FESS CUP V «Francesca Schiavone» (Tg3 delle 19, sottopancia di Flavia Pennetta). «Flavia Pennetta» (Tg3, sottopancia di Francesca Schiavone). «Sbirulino» (Tg3, sottopancia di Corrado Barazzutti: questa non è vera ma ci sono andati vicini). DISPETTO E CASTIGO V «Chi ride, a dispetto del suo cognome, è Allegri che ieri ha vinto» (Cristiana Buonamano, Sky Sport 24). DENTE PER DENTE V Gesto distensivo di Mourinho verso Ranieri: prima della partita di ieri sera gli ha regalato una confezione di Orasiv.

Paolo Tomaselli

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Terza vittoria in una settimana per la Fiorentina DAL NOSTRO INVIATO

UDINE — L’ultimo colpo di forbice riporta la Fiorentina al quarto posto: una punizione di Vargas dalla destra fa la sfumatura alta alla testa di Pasquale e si infila in rete, decidendo la partita dei cerotti, delle bende e dei mille acciacchi. La squadra di Prandelli può tirare fuori il ghiaccio dal freezer, ma senza il vino:

Ciclo terribile Prandelli felice per il quarto posto ritrovato: «Abbiamo superato bene un ciclo terribile» per festeggiare una settimana con tre vittorie (Catania e Debreceni prima di Udine) c’è tempo, per assorbire un po’ le ammaccature c’è invece la sosta, fondamentale per ritrovare gli uomini chiave e la condizione migliore. «Abbiamo superato bene un ciclo terribile — sospira il tecnico viola —. La sosta che arriva è benedetta per recuperare gli infortunati e per far riposare gli altri. Il fatto che tutti si sentano importanti mi dà molti meno problemi nel sopperire alle assenze. E nel complesso mi sembra che la

squadra stia maturando». La Viola trova chi sta peggio di lei e vince per la prima volta nell’era Della Valle al Friuli (tre sconfitte e due pareggi prima di ieri). La squadra di Marino, senza Floro Flores, Felipe e Isla, perde pezzi anche strada facendo: D’Agostino e Pepe escono azzoppati e la giostra dimostra di non girare mai come ai bei tempi, per colpa anche di un centrocampo, con lo stesso D’Agostino e Inler, a tratti irriconoscibile. «Oltre agli infortunati avevamo altri acciacchi che non ci hanno permesso di fare prima le sostituzioni — spiega Marino sconsolato —. E anche la sosta non ci sarà d’aiuto: abbiamo troppi giocatori via con le nazionali...». La Fiorentina sa invece gestire meglio l’emergenza continua: oltre a Mutu, Jovetic, Zanetti e Gamberini, Prandelli deve togliere Santana prima dell’intervallo (problema ai flessori) e De Silvestri (distorsione a una caviglia) a inizio ripresa. Senza mai impressionare, ma anche senza mai perdere la testa, grazie anche a Marchionni e Montolivo sempre sul pezzo, i viola conquistano la seconda vittoria in trasferta (dopo Livorno) e provano a dare un po’ di continuità al cammino in campio-

Udinese

0 1

Fiorentina

Marcatore: Vargas 39’ s.t. UDINESE (4-3-3): Handanovic 6; Basta 7, Coda 5,5, Zapata 5, Pasquale 5,5; Inler 5, D’Agostino 5 (Sammarco s.v. 25’ s.t.), Asamoah 6; Lodi 5 (Romero s.v. 37’ s.t.), Pepe 5,5 (Corradi 5,5 37’ p.t.), Di Natale 6. All.: Marino 5,5 FIORENTINA (4-2-3-1): Frey 6,5; De Silvestri 6,5 (Castillo 5 10’ s.t.), Natali 6,5, Kroldrup 6, Gobbi 5,5; Montolivo 7, Donadel 6; Marchionni 7, Santana 6 (Comotto 6 40’ p.t.), Vargas 7; (Pasqual s.v. 40’ s.t.) Gilardino 6. All.: Prandelli 7 Arbitro: Russo 6 Ammoniti: Montolivo, Comotto, Castillo, Zapata, Coda, Di Natale, Marchionni Recuperi: 2’ più 4’

nato. «Dobbiamo dare continuità più che altro a un’idea precisa — sottolinea Prandelli —: quella di giocare in casa e in trasferta con la stessa convinzione. Per adesso abbiamo raccolto qualche indizio positivo, ma siamo alla ricerca di altre prove per poter dire di aver fatto davvero un salto di qualità». La Fiorentina in effetti alza subito la voce e dopo un paio di minuti la traversa dell’Udinese trema già: il serbo Basta, che alla fine sarà di gran lunga il migliore dei friulani, rischia l’autorete per anticipare

Santana. Sembra l’inizio di una partita accesa (non a caso dopo cinque minuti si attivano anche i riflettori). Ma, anche se le difese ballano un po’ troppo sotto la pioggia, Frey e Handanovic devono controllare solo un paio di tiri da lontano e qualche mischia pericolosa. Il lavoro grosso lo fanno i medici sociali, mentre il pubblico, tra un campanile e una svirgolata, rumoreggia per lo spettacolo modesto, soprattutto a inizio ripresa. Marino spera di poter ottenere qualcosa di più dall’ingresso di una torre co-

Decisivo Juan Manuel Vargas, 26 anni, peruviano, è alla seconda stagione con la Fiorentina che lo ha acquistato dal Catania (Ap)

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Siena battuto Doppietta di Crespo

Polemica I liguri reclamano un rigore

Genoa, lo show e poi lo spavento

Il Cagliari decolla la Samp si lamenta

GENOVA — Prendi un attaccante di 34 anni, frettolosamente e scriteriatamente trascurato da Milan e Inter: aggiungi le corse e i tagli di un argentino dall’acconciatura improbabile ma dai polmoni inesauribili e gli interventi di cucitura e rilancio di un centrocampista con mille battaglie alle spalle. Sulle prestazioni di Crespo (autore di 2 gol), Palacio (presente nelle azioni di 3 su 4 reti rossoblù) e Milanetto si erge lo strepitoso primo tempo del Genoa, ora 6˚ in classifica con gli stessi punti dello scorso anno dopo 12

Genoa Siena

4 2

Marcatori: Crespo 2’ e 18’, Palladino 35’ p.t.; Paolucci 35’, Maccarone 37’, Floccari 45’ s.t. GENOA (3-4-3): Scarpi 6; Esposito 6, Moretti 6, Criscito 6,5; Mesto 6,5, Rossi 7, Milanetto 7,5, Modesto 6; Palacio 8 (Floccari 6 35’ s.t.), Crespo 8 (Sculli 6 18’ s.t.), Palladino 6,5 (Sokratis 6 5’ s.t.). All.: Gasperini 7 SIENA (4-4-2): Curci 5; Rosi 5,5, Ficagna 5, Brandao 5, Del Grosso 5,5; Vergassola 6, Codrea 5,5 (Paolucci 6,5 27’ s.t.), Ghezzal 5,5, Ekdal 5,5 (Fini 6,5 13’ s.t.); Jajalo 5 (Reginaldo 6,5 1’ s.t.), Maccarone 6,5. All.: Baroni 5,5 Arbitro: Baracani 6 Ammoniti: Ficagna, Maccarone, Scarpi, Papastathopoulos, Rossi, Milanetto, Vergassola, Rosi Recuperi: 1’ più 5’

partite, ovvero 20. «Ma questi valgono molto di più» spiega l’allenatore Gasperini che per la cronaca l’anno scorso poteva contare su Milito e Thiago Motta e ora non più. «Abbiamo fatto un ottimo cammino in campionato e siamo messi bene pure in Europa League». Peccato che, nonostante dopo 45 minuti di gioco la vittoria dei liguri sembrasse già appartenere agli almanacchi (Crespo segnava dopo soli 2 minuti e raddoppiava al 18’, al terzo gol provvedeva Palladino), la partita nella ripresa mutava completamente volto. «Involontariamente è subentrata un po’ di presunzione» si lamenta Gasperini. Il Siena, grazie agli innesti di Reginaldo, Fini ma soprattutto Paolucci, cambiava marcia, trovando il gol prima con quest’ultimo e poi con Maccarone (strepitosa la sua rete di sinistro). I genoani, forse stanchi per la gara di coppa giocata in settimana, probabilmente già soddisfatti del risultato maturato nel primo tempo, rischiavano di riaprire una gara già sigillata in cassaforte. Floccari chiudeva i conti al 90’, Crespo esultava per il quarto gol segnato in 4 partite da titolare. Il Siena resta in fondo alla classifica, il Genoa per l’undicesima volta consecutiva subisce gol in casa. «Solo per sfortuna abbiamo mancato il 3-3, ma dallo spirito mostrato a Marassi dobbiamo ripartire per ricostruire la nostra stagione» conclude con l’ottimismo di chi non ha più nulla da perdere Baroni.

Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA

CAGLIARI — Antonio Cassano è stato di parola. Aveva minacciato quei pochi tifosi della Samp che domenica l’avevano fischiato di offrire, d’ora in poi, qualcosa di molto disgustoso al posto della Nutella. Detto e fatto. A Cagliari il talento di Bari ha giocato una partita anonima. Sciatto lui, sciatta, oltre che penalizzata da Gervasoni, la Samp. Scende la squadra di Delneri, sale il Cagliari, alla quarta vittoria consecutiva. E che non subisce gol da oltre 300 minuti. Massimiliano Allegri si sta confermando tecnico prepara-

Cagliari Sampdoria

2 0

Marcatori: Conti 40’, Matri 44’ s.t.

The fusion between Ceramic, 18K Red Gold, Kevlar and Rubber.

CAGLIARI (4-3-1-2): Marchetti 6,5; Canini 7, Lopez 6,5, Astori 6,5, Agosti 6; Biondini 7 (Sivakov s.v. 44’ s.t.), Conti 7, Dessena 6; Cossu 6,5; Jeda 6 (Matri 6,5 30’ s.t.), Nené 6,5 (Larrivey s.v. 36’ s.t.). All.: Allegri 7 SAMPDORIA (4-4-2): Castellazzi 6; Stankevicius 5, Gastaldello 5, M. Rossi 5,5, Accardi 6 (Franceschini 6 15’ s.t.); Mannini 5 (Tissone s.v. 38’ s.t.) Palombo 5,5, Poli 5 (Cacciatore 6 1’ s.t.), Ziegler 6; Cassano 5, Pazzini 5. All.: Delneri 5

ITALIA - VIA DANTE 4 - MILANO TEL. 02-86461215 / 86455268 - FAX 02-86461252 - e-mail: italia@diarsa.com - www.hublot.com

Arbitro: Gervasoni 5 Espulso: Stankevicius 42’ p.t. Ammoniti: Accarrdi, Cossu, Canini

to e di buon senso perché non si considera un profeta: il Cagliari è una squadra concreta e concede poco agli avversari. E corre per 90 minuti. Ed è così che ha finito per stroncare la Sampdoria, rimasta in 10 uomini al 42’ del primo tempo per un fallo da ultimo uomo di Stankevicius su Cossu. Equilibrato il primo tempo, illuminato solo dai tre lampi: un tiro di Mannini (alto) su assist di Cassano, uno scontro in area tra Cassano e Jeda, col barese che ha reclamato (giustamente) il rigore, un palo di Biondini. Rimasta in 10, la squadra di Delneri ha finito per concedere sempre più campo al Cagliari che l’ha sovrastata sul piano del ritmo e della corsa. «Non è mai facile giocare in 10 contro 11 — ha ricordato Delneri —. Ed è la terza volta che ci capita in 6 trasferte. E come ci fischiano i rigori contro, non capisco perché non ci concedano quelli che ci spettano». «Non ho parlato alla fine con Gervasoni altrimenti mi avrebbero squalificato» ha mandato a dire il d.g. Marotta. Resta il fatto che nella ripresa Castellazzi, prima di arrendersi ai colpi di testa di Conti e di Matri ha dovuto effettuare almeno un paio di parate importanti. «Quello che conta è che abbiamo 10 punti di vantaggio sulla terzultima — ha ricordato Allegri —. Noi dobbiamo pensare solo alla salvezza e rimanere coi piedi per terra». E pazienza se il presidente Cellino è convinto di poter frequentare col suo Cagliari l’Europa nella prossima stagione.

Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA


Sport 39

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

In crescita I rossoneri soffrono nel finale ma passano all’Olimpico, allungano a otto la serie positiva e salgono al terzo posto

Il Milan osé è il capolavoro di Leonardo Segnano Pato e Thiago Silva, che fa pure un autogol: battuta anche la Lazio Le pagelle Lazio

Zarate almeno è vivo 6 MUSLERA Dorme, come tutta la difesa, sul gol di Thiago Silva che sblocca il risultato. Ma nel secondo tempo, quando la Lazio è sbilanciata in avanti a caccia del pareggio, l’uruguaiano riscatta l’incertezza con due grandi parate su Flamini e Pato. 6 LICHTSTEINER Prima anestetizzato, poi rabbioso. All’inizio subisce le incursioni dei milanisti, alla fine spinge come un forsennato per aiutare la Lazio nella rincorsa. 5 SIVIGLIA Non riesce a guidare il reparto e trasmette un vago senso di inquietudine. Si scontra con Muslera ed esce per infortunio. 5 RADU Scavalca Diakité e Cribari nelle gerarchie, ma viene travolto dalla crisi della difesa. 5 KOLAROV Fulminato da Pato nell’azione del raddoppio milanista, non riesce quasi mai a rilanciare l’azione né ad accendere il suo micidiale sinistro. 6 BROCCHI Spinge, corre, pressa anche nel grigio primo tempo laziale. 5 BARONIO Dovrebbe prendere il comando delle operazioni e invece, con un pizzico di rassegnazione, lo lascia ai milanisti che ringraziano e ne approfittano. 5 MAURI Un tempo senza acuti. Fragile quando attacca, inconsistente quando deve tamponare. 6 MATUZALEM Rassegnato nel primo tempo, combattivo nel secondo anche se spreca un ghiotto contropiede. 4,5 ROCCHI Come a Villarreal spreca un’occasione quando la partita era ancora sullo 0-0. Sembra aver smarrito l’istinto del gol. 6,5 ZARATE Si ostina a fare tutto da solo, ma almeno è vivo. Esagera con il dribbling, però mette alla frusta la difesa del Milan e costringe Thiago Silva all’autogol. 5,5 CRUZ Con il Jardinero la Lazio si muove meglio. Ma sotto porta non graffia. 6 MEGHNI Qualche buona giocata. 5 BALLARDINI Primo tempo molle, secondo rabbioso. Manca però l’organizzazione. E la squadra è troppo contratta.

Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA — Poco più di un mese fa il Ballardini di turno era Leonardo, quello che oggi i tifosi rossoneri chiamano invece Leonardo da Vinci (leggere lo striscione appeso ieri nello spicchio di curva ospite all’Olimpico). Agguantando il pareggio nel finale a Bergamo, dopo un’ora di superiorità numerica e 90 minuti di gioco imbarazzante, il Milan sembrava infatti sprofondato nelle sabbie mobili delle sue incongruenze e tutto lasciava intendere che nulla e nessuno sarebbe riuscito a tirarlo fuori di lì. Era il 4 ottobre e per il successore di Ancelotti si parlava apertamente di possibile esonero. L’1-1 di Bergamo, al contrario, è divenuto il primo ingrediente, certamente il meno saporito ma non per questo il meno essenziale, del rinascimento leonardesco. Dopo di allora il Milan ha aggiunto una striscia di altri 7 risultati utili (5 successi e 2 pareggi) che da un lato gli sono valsi il primo posto nel girone di Champions League alla faccia del Real Madrid e dall’altro gli hanno fruttato la terza posizione in campionato alle spalle di Inter e Juve. L’ultima vittoria, quella di ieri a Roma contro la Lazio, ha infatti ribadito che, a dispetto del loro atteggiamento decisamente spregiudicato, con 4 uomini offensivi in campo (Pato, Seedorf, Ronaldinho e Borriello nella fattispecie), i rossoneri tengono, anche se l’autonomia di tenuta non supera l’ora di gioco. Pure all’Olimpico, dopo avere marcato in maniera netta il primo tempo con i gol di Thiago Silva e di Pato, entrambi di testa, la formazione di Leonardo ha incominciato a squagliarsi nella fase discendente della ripresa rischiando più

In quota Un duello aereo a metà campo tra il milanista Ambrosini e l’ex rossonero Brocchi (LaPresse)

volte di fare la fine di Napoli, quando dopo il 2-0 nelle battute iniziali della partita, venne acciuffata da due gol in fotofinish. L’autorete di Thiago Silva sul sinistro di Zarate al 19’ del secondo tempo ha infatti rappresentato la prova provata della pressione laziale, accentuata dalla scelta di Ballardini di esasperare l’aspetto offensivo con l’innesto di Cruz al

posto del fantasma di Mauri. Solo che di questi tempi la Lazio più che una squadra senza gioco è un gruppo senza un’anima, inconcludente e divorato dall’insicurezza, e dunque di riffa e di raffa è stato abbastanza agevole per i rossoneri contenerne gli assalti evitando così di scottarsi com’era accaduto al San Paolo. Insomma, al di là degli inevi-

tabili sbilanciamenti causati dalla divisione della squadra in due tronconi (quelli davanti e quelli dietro impegnati a difendere), fino a questo momento la trazione anteriore ha consentito di esplorare territori che parevano proibiti per il Milan impoverito dalla cessione di Kaká, anche se l’efficacia del nuovo assetto tattico andrà valutata nel medio periodo. Un esempio per tutti: nel modulo osé di Leonardo (un 4-2-3-1 con Pato e Ronaldinho larghissimi e con Seedorf a fare da centro di gravità della manovra) Pirlo è costretto a spremersi in una sfiancante opera difensiva. Quanto potrà reggere cantando e portando la croce? Dunque, poco più di un mese dopo è Davide Ballardini a essere diventato quello che era Leonardo ai primi di ottobre: un serio candidato al licenziamento. La Lazio non va e, a spingerla, non è servito neppure riproporre pari pari (con l’eccezione di Radu al posto di Cribari) lo schieramento che a Pechino aveva conquistato la Supercoppa italiana a spese dell’Inter di Mourinho. Perché, al di là della tattica, la differenza la fanno le motivazioni, la caparbietà e la voglia di stupire e ieri la faccia di Ballardini pareva una maschera funebre. Fossimo in Lotito non esiteremmo a farci il segno della croce.

Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lazio Milan

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Marcatori: Thiago Silva 22’, Pato 35’ p.t.; Thiago Silva (aut.) 19’ s.t. LAZIO (4-3-1-2): Muslera 6; Lichtsteiner 6, Siviglia 5 (Cribari s.v. 27’ s.t.), Radu 5, Kolarov 5; Brocchi 6, Baronio 5 (Meghni 6 17’ s.t.), Mauri 5 (Cruz 5,5 1’ s.t.); Matuzalem 6; Rocchi 4,5, Zarate 6,5. All.: Ballardini 5

Le pagelle Milan

Ronaldinho fa il minimo 6 DIDA Si presenta con un’uscita a vuoto. Unico neo di una giornata non troppo difficile: stoppa due volte Zarate e smanaccia il tiro centrale di Kolarov. 6 ODDO Nel suo vecchio stadio, non incanta. Si accontenta di tenere la posizione, ma non incide quando si lancia nella metà campo laziale. 6,5 NESTA Sta tornando quello di un tempo. Il cartellino giallo (fallo su Zarate) si trasformerà in una squalifica. 6,5 THIAGO SILVA Un gol e un autogol nella stessa partita. Ma anche un paio di strepitose chiusure. 6 ZAMBROTTA Affonda con continuità nel primo tempo, le difficoltà del Milan lo consigliano a una maggiore prudenza nella ripresa. 6,5 AMBROSINI Chiude bene i varchi, sapendo sempre come muoversi sul campo. Finché regge, il Milan limita la sofferenza. 7 PIRLO Il migliore della compagnia. È onnipresente: lavora con la spada davanti alla difesa e con il fioretto nella trequarti avversaria. Suo l’assist per Thiago Silva. 7 PATO Letale. Prende il tempo a Kolarov e sistema il pallone sul palo lontano della porta di Muslera. Dopo la prodezza è meno concreto. 6,5 SEEDORF Più forte degli insopportabili ululati razzisti. Gioca con sicurezza tra le linee senza risparmiarsi. Nel nuovo sistema di gioco si trova a proprio agio. 6 RONALDINHO L’assist per Pato e poco altro. Quando la partita sale di tono sul campo pesantissimo, il brasiliano esce rapidamente di scena. Deve muoversi di più per garantire equilibrio al Milan. 6 BORRIELLO Smarcato da Pirlo, al 10’ del secondo tempo, perde l’attimo fuggente e non trova la porta. Non minaccia Muslera, ma gioca una partita di sacrificio facendo a sportellate con i difensori della Lazio. Bravo anche Inzaghi, che lo sostituisce nell’ultimo quarto d’ora. 6 LEONARDO Il Milan ha trovato un’identità anche se stavolta il suo allenatore indugia un po’ troppo prima dei cambi.

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MILAN (4-2-3-1): Dida 6; Oddo 6, Nesta 6,5, Thiago Silva 6,5, Zambrotta 6; Ambrosini 6,5, Pirlo 7; Pato 7, Seedorf 6,5 (Flamini s.v. 36’ s.t.), Ronaldinho 6 (Abate s.v. 42’ s.t.); Borriello 6 (F. Inzaghi s.v. 29’ s.t.). All.: Leonardo 6

La doppietta Thiago Silva festeggia il suo gol. Nella ripresa segnerà ancora, ma nella porta sbagliata: sua la deviazione sul tiro di Zarate (Ansa)

Arbitro: Damato 6,5 Ammoniti: Nesta, Zarate, F. Inzaghi Recuperi: 1’ più 3’

In crisi

Lotito manda tutti in ritiro ROMA — Davide Ballardini non sarà esonerato. La Lazio non vince in campionato dal 30 agosto (dieci partite) e all’Olimpico ha già perso quattro volte, ma Claudio Lotito se l’è presa con la squadra. L’arringa del presidente, alla fine della partita con il Milan, è severissima. E la punizione spietata: in ritiro a oltranza. Da mercoledì sino alla trasferta di Napoli, alla ripresa del campionato, la Lazio si allenerà a Norcia, dove era stata con Delio Rossi prima del derby della riscossa. In certi momenti, anche un pizzico di scaramanzia non guasta. Dieci giorni per ritrovare tranquillità e per riflettere. «Dovete giocare sempre come avete fatto nel secondo tempo della partita con il Milan». Lotito è arrabbiato perché sostiene che la squadra si impegna soltanto nelle grandi sfide: nel mirino del presidente la pallida esibizione di Siena, ma anche quella deludentissima in casa del Villarreal. La Lazio ha i nervi tesi. Il silenzio stampa continua. Non parla nessuno, né Lotito, né Ballardini. I giocatori hanno accettato malvolentieri la punizione. Zarate è furioso con la curva Nord, che lo ha fischiato dopo un tiro sbilenco e, più in generale, ha contestato Ballardini e puntato l’indice su molti giocatori: Siviglia, Mauri, un po’ anche il capitano Rocchi. Maurito, dopo l’autorete di Thiago Silva, favorita da una sua iniziativa, ha zittito la curva. La tensione si moltiplica, mentre la classifica è sempre molto critica: quint’ultimo posto con due punti di vantaggio sulla serie B.

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Sorrisi I cori razzisti contro Seedorf non rovinano la domenica dei rossoneri che ora sognano lo scudetto

Leo: «La mia squadra? Sbilanciata ma straordinaria» ROMA — Gli odiosi cori razzisti all’indirizzo di Clarence Seedorf non cancellano il sorriso del Milan. Ronaldinho si lascia andare a un paragone esaltante: «Siamo come il Barcellona, giochiamo in maniera diversa da tutte le altre squadre e continuando così andremo lontano. Bisogna fare i complimenti a Leonardo». È cambiata l’aria, è cambiata la classifica. Dal tredicesimo posto sino al terzo, l’inarrestabile scalata rossonera con quattro vittorie e un pareggio nelle ultime cinque partite. «La squadra è sbilanciata, ma straordinaria», dice Leo che ha scelto di rischiare con il 4-2-3-1. Galliani sorride, anche lui è in vena di paragoni: «Seedorf mi ricorda Litmanen

lario, vediamo se sarà possibile già quest’anno», si sbilancia l’allenatore dietro il ciuffo. Galliani è più prudente, ma solo un po’: «Il nostro obiettivo è arrivare tra le prime tre. Ma non è detto che debba essere per forza il terzo posto...». Pe-

nell’Ajax di Van Gaal. E con questo sistema, che a me piace molto, Ronaldinho e Pato non sono più incompatibili». Va tutto così bene che adesso parlare di scudetto non fa più paura. «È una parolina che fa parte del nostro vocabo-

rò all’Olimpico l’a.d. rossonero si è anche spaventato: «Ho avuto la fortissima paura che finisse come a Napoli». Dove il Milan era stato rimontato due volte dal novantesimo in avanti. Stavolta la riscossa della Lazio si ferma a metà. Ma è

Le convocazioni di Lippi

Battezzati Candreva e Biondini C’è Pazzini

ROMA — Due novità, Biondini e Candreva, il ritorno di Pazzini, la rinuncia all’infortunato De Rossi. I convocati di Marcello Lippi per le due amichevoli Italia-Olanda (sabato a Pescara) e Italia-Svezia (mercoledì 18 a Cesena). Portieri: Buffon (Juventus), De Sanctis (Napoli), Marchetti (Cagliari). Difensori: F. Cannavaro, Chiellini, Grosso e Legrottaglie (Juventus), Criscito e

Bocchetti (Genoa), Cassani (Palermo), Maggio (Napoli), Zambrotta (Milan). Centrocampisti: Biondini (Cagliari), Camoranesi (Juventus), Candreva (Livorno), Galloppa (Parma) Marchionni (Fiorentina), Palombo (Sampdoria), Pirlo (Milan). Attaccanti: Di Natale (Udinese), Gilardino (Fiorentina), Palladino (Genoa), Pazzini (Sampdoria), G. Rossi (Villarreal).

chiaro che qualcosa nel meccanismo difensivo dei rossoneri non funziona alla perfezione. Leonardo non se ne fa un cruccio: «Bisogna lavorare di più per trovare l’equilibrio tra i reparti, ma un po’ sbilanciati lo saremo sempre». Neppure Galliani si preoccupa: «La gente preferisce vedere tanti gol». È felice anche Thiago Silva: «Non mi era mai capitato di segnare un gol nella porta avversaria e uno nella mia...». Nessuno parla, invece, degli ululati razzisti che la curva laziale riserva a Seedorf in due circostanze e che costeranno almeno una multa alla società di Lotito. Il silenzio contro la stupidità.

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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

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Sport 41

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Premier League Terry protagonista anche nella vittoria sul Manchester

Ancelotti è l’incubo di Ferguson Il suo Chelsea scappa a più 5 Quinta vittoria personale su 6 incontri con sir Alex (quello che dovrebbe far dimenticare Cristiano Ronaldo), caduto dopo che Terry — e chi sennò? — non contento dell’entrata di spalla gli aveva dato una bella tirata alla maglia. Ma poi Giggs ha messo alto un pallonetto d’esterno al volo, dopo avere bruciato Ivanovic sul filo del fuorigioco. E nel secondo tempo, in un minuto, Rooney prima ha messo fuori di po-

Tecnico in attesa

Mancini va a Mosca ma dice no al Cska ROMA — Il Cska Mosca vuole Roberto Mancini (foto). L’ex allenatore dell’Inter è volato sino in Russia, ma non accetterà l’offerta di lavoro del club della capitale. Ora che ha rescisso il contratto con i nerazzurri, preferisce aspettare l’occasione giusta: magari il Real Madrid anche se Manuel Pellegrini, l’ingegnere cileno che guida i merengues, sta rafforzando la sua posizione. Attenzione al Bayern Monaco: Van Gaal, peraltro in rotta con Luca Toni, è sempre più a rischio. E dalla Premier potrebbe arrivare la telefonata del Manchester City. Mancini guarda e aspetta. Il suo momento sta per arrivare.

Bari

MILANO — Il Parma non si ferma. Battendo per 2-o il Chievo la squadra di Guidolin è salita al sesto posto in classifica in compagnia del Genoa. Un gol per tempo: prima Zaccardo, poi Lanzafame. Continua a stupire il Bari di Ventura. Con una rete di Allegretti al 6’ del primo tempo la formazione pugliese ha battuto il Livorno, dove sembra essere finito l’effetto Cosmi (due sconfitte dopo due vittorie). Nella zona bassa della classifica successo prezioso per il Bologna: il 3-1 al Palermo è merito della doppietta di Zalayeta. A tempo scaduto in gol anche Di Vaio.

Bologna Palermo

3 1

Tommaso Pellizzari © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bari vola Chievo k.o.

Emilia in festa: il Parma è sesto Bologna respira

chissimo un diagonale rasoterra dopo un triangolo con Valencia. Poi ha tentato il gol capolavoro: spalle alla porta, si è girato e ha fatto partire un interno destro ad effetto che sarebbe finito non lontano dall’incrocio dei pali se Cech non avesse respinto. Dall’altra parte, il portiere dello United Van der Sar aveva dovuto impegnarsi solo su un bel tiro di Anelka, un altro diagonale da destra con un bel giro interno, al 32’ del primo tempo. Però la partita del Chelsea, forse avvantaggiato da assenze importanti tra i Red Devils, come quelle di Berbatov e Ferdinand, ha spiegato il vantaggio in classifica: migliore gestione del gioco, il rombo Essien-Ballack-Lampard-Deco a gestire perfettamente il centrocampo, Anelka generoso (come non si era mai visto) a fare movimento intorno a Drogba. Partita non bellissima, ma che ha mostrato una volta di più perché attualmente il campionato inglese sia un po’ più avanti del nostro. A parità di sapienza tattica (almeno le squadre maggiori), corrisponde però una circolazione di palla molto più rapida, figlia di uno straordinario dinamismo. E così, anche con un solo gol e poche occasioni, a guardare ci si diverte sempre un po’ di più che dalle nostre parti.

Livorno

Stacco Terry brucia il compagno Anelka e segna il gol vittoria del Chelsea sul Manchester United. I Blues di Ancelotti volano a +5 (LaPresse)

La storia La trappola del settimanale «News of the World»

Incastrato il papà di Terry Filmato mentre vende coca LONDRA — Fuori dal campo, povero John Terry. Il capitano della nazionale inglese e del Chelsea ha di nuovo problemi con la famiglia. Sette mesi fa la madre Sue era stata beccata mentre rubava in due supermercati. Ieri è toccato al padre Ted finire alla gogna, e non solo mediatica. Al termine di un’operazione durata due mesi, il News of the World lo ha ripreso mentre vendeva tre grammi di cocaina a un finto chauffeur. L’episodio, raccontato dettagliatamente

1 0

Marcatore: Allegretti 6’ p.t. BARI (4-4-2): Gillet 6; A. Masiello 6, Ranocchia 6,5, Bonucci 6, S. Masiello 6 (Stellini s.v. 40’ s.t.); Alvarez 6, Donati 6, Almiron 6, Allegretti 6 (Gazzi 6 13’ s.t.); Barreto 6 (Greco 5,5 24’ s.t.), Meggiorini 5,5. All.: Ventura 6

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Nella nazionale inglese non era quello con il maggior numero di presenze, ma Fabio Capello ha voluto che il capitano lo facesse lui. E da ieri si capisce un po’ di più perché. Per John Terry, che è capitano pure del Chelsea, la domenica mattina non era stata memorabile (e il perché lo potete leggere nell’articolo qui sotto a destra). Ma se i Blues, suoi e di Carlo Ancelotti, sono al comando della Premier League con 30 punti, 5 più del Manchester United e dell’Arsenal, lo devono alla testa del loro difensore centrale. È stato lui, infatti, al 33’ del secondo tempo della sfida con il Manchester United, a toccare in rete una punizione dalla sinistra di Frank Lampard, nata da un fallo di Fletcher che i diavoli rossi di Alex Ferguson hanno a lungo contestato. Ma niente da fare. E innervosirsi è servito a poco. Il Chelsea ha controllato fino al finale, senza rischiare nemmeno troppo. E così il nuovo tecnico dei Blues Carlo Ancelotti si è portato a casa la quinta vittoria su sir Alex in 6 partite. Una partita che il Chelsea ha giocato complessivamente meglio, anche se lo United è la squadra che ha avuto le occasioni da gol migliori. La migliore di tutte è stata solo potenziale, visto che al 13’ l’arbitro non ha fischiato un possibile rigore sull’ecuadoriano Valencia

La scheda

Il calciatore John Terry, 29 anni il prossimo 7 dicembre, è nato a Barking, vicino a Londra. Alto 187 cm, pesa 91 kg. Cresciuto nelle giovanili del West Ham e poi in quelle del Chelsea, ha esordito in prima squadra nella stagione 1998-’99. Dopo un prestito al Nottingham Forest nei primi mesi del 2000, è tornato stabilmente ai

LIVORNO (3-5-2): Benussi 6; Diniz 6, Knezevic 6, Miglionico 5,5 (Vitale s.v. 34’ s.t.); Raimondi 5 (Mozart 5,5 23’ s.t.), Moro 5,5, Pulzetti 5,5, Candreva 6, Pieri 5; Tavano 5,5, C. Lucarelli 5 (Danilevicius 5,5 13’ s.t.). All.: Cosmi 6 Arbitro: Mazzoleni 6 Ammonito: Raimondi Recuperi: 1’ più 6’

Parma Chievo

2 0

Marcatori: Zalayeta 42’, Kjaer 44’ p.t.; Zalayeta 4’, Di Vaio 48’ s.t.

Marcatori: Zaccardo 41’ p.t.; Lanzafame 27’ s.t.

BOLOGNA (4-3-1-2): Viviano 6; Raggi 6, Portanova 6,5, Moras 6, Lanna 6,5; Mingazzini 7,5, Guana 7, Valiani 6,5 (Vigiani s.v. 41’ s.t.); Adailton 6 (Mudingayi 6 22’ s.t.); Di Vaio 6,5, Zalayeta 7,5 (Gimenez s.v. 32’ s.t.). All.: Colomba 7

PARMA (3-5-2): Mirante 6; Paci 6, Dellafiore 6,5, A. Lucarelli 6; Zaccardo 7, Dzemaili 7,5, Morrone 6,5, Galloppa 5, Castellini 6 (D. Zenoni s.v. 24’ s.t.), Bojinov 6 (Lanzafame 7 20’ s.t.), Paloschi s.v. (Amoruso 6,5 24’ p.t.). All.: Guidolin 7

PALERMO (4-3-3): Sirigu 5,5; Cassani 5,5, Kjaer 5, Migliaccio 5,5, Bovo 6; Nocerino 6, Simplicio 4,5, Bresciano 5 (Pastore 5,5 18’ s.t.); Cavani 5 (Hernandez 5,5 24’ s.t.), Budan 5 (Succi s.v. 37’ s.t.), Miccoli 6,5. All.: Zenga 5

CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino 6; Sardo 5,5, Mandelli 6, Yepes 6, Mantovani 6; Luciano 6,5, Iori 5,5 (Bentivoglio 5,5 6’ s.t.), Marcolini 6,5 (Marcos s.v. 34’ s.t.); Pinzi 6; Pellissier 5, Granoche 5 (Abbruscato 5,5 24’ s.t.). All.: Di Carlo 5,5

Arbitro: Celi 5,5 Ammoniti: Mingazzini, Bresciano, Valiani, Pastore, Di Vaio Recuperi: 1’ più 5’

Arbitro: Pinzani 6 Ammoniti: Pinzi, Zaccardo, Lanzafame, Marcolini, Sardo Recuperi: 1’ più 5’

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Blues, di cui è diventato capitano con José Mourinho allenatore. Vive a a Oxshott, nel Surrey, con la moglie Toni Poole, sposata nel 2007 quando già erano nati i due gemellini Georgie John e Summer Rose, 3 anni. La madre Il 27 marzo la madre di Terry, Sue, era stata sorpresa, insieme alla consuocera, a rubare vestiti e generi alimentari in un centro commerciale, per un valore di circa 850 euro.

dalla versione cartacea del tabloid e proposto in formato video dal sito, ha avuto luogo giovedì in un bar di Chafford Hundred, nell’Essex, dove Terry senior trascorre apparentemente quasi tutti i pomeriggi a bere birra e chiacchierare con gli amici. Quando un giornalista, spacciandosi per un autista, ha fatto capire di avere clienti ricchi e importanti alla ricerca di qualche ebbrezza illegale, Terry si è candidato a risolvere il problema. Una telefonata a uno spacciatore suo conoscente ed ecco comparire tre grammi di cocaina, avvolti nelle pagine di un giornalino a fumetti. Consegnando il bottino Terry si è raccomandato con l’autista di non svelare la sua identità. «Sì, sono il padre di John Terry, ma che rimanga tra noi». Invitato a prendere un drink con «i clienti multimiliardari» del finto autista, è stato lui stesso, infine, a raccontare del figlio. Tradito dall’orgoglio di padre e dall’amore per il calcio: Ted, infatti, ha consigliato ai sedicenti ricconi di acquistare la sua squadra preferita, il West Ham, aggiungendo di sognare che prima o poi il figlio passi a quella società: «Potrei morire felice dopo averlo visto uscire dal tunnel con addosso la maglietta del West Ham». La sua è una richiesta che difficilmente verrà assecondata. I «miliardari» non erano altro che cronisti e adesso, piuttosto che in tribuna vip, si ritrova sulle prime pagine dei giornali. In realtà, nonostante il titolone strillato dal News of the World, Ted Terry ha dimostrato di essere, piuttosto che un criminale incallito, un uomo ben poco furbo. Non è uno spacciatore, solo un intermediario, e anche poco esperto a giudicare dal fatto che in tasca, a operazione terminata, ha messo solo 40 sterline. Al finto autista, infatti, ha venduto la cocaina al prezzo fissato dallo spacciatore. Solo quando, stupito, ha chiesto la mancia — «Ma come, non mi danno neanche i soldi per comprarmi un grammo?» ha ricevuto le 40 sterline. Disoccupato, separato dalla moglie, Terry senior si è vantato ingenuamente varie volte con gli amici di non aver bisogno di lavorare, dato che il figlio-campione, 28 anni, gli ha acquistato una casa senza mutuo e gli paga regolarmente vacanze lussuose. Proprio malvagio, infine, non può essere, se in due mesi il News of the World lo ha beccato con le mani nel sacco una volta sola.

Paola De Carolis © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mantenuto Al padre sfaccendato e separato dalla moglie, il figlio campione e generoso ha regalato una villa e paga le vacanze


42 Sport

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

MotoGp A Valencia vince Pedrosa. Rossi, già sicuro del titolo, si piazza secondo e pensa al suo futuro

Fotofinish

Valentino progetta un governo eterno «Vietato rilassarsi: troverò motivazioni speciali per restare il migliore» DAL NOSTRO INVIATO

Numero 1 Foto ricordo per ribadire una verità: Valentino Rossi resta il numero 1 (Reuters)

Gli avversari Stoner cade nel giro di ricognizione

Dani è un re senza corona Casey da canguro a pollo la mano che ha provato a dargli la Ducati, incolpando le VALENCIA — Da canguro a gomme fredde, il sistema eletpollo senza passare dal via: Ca- tronico della Desmosedici, la sey Stoner sbaglia clamorosa- deriva dei continenti, la conmente in curva durante il giro giuntura delle Borse, il destino di ricognizione, viene sbalzato cinico e baro. «La moto gli è anin aria senza riguardi e non par- data via senza preavviso», hante neanche. Roba da guinness: no detto al box. In attesa che la a Lorenzo era successo al Mu- prossima volta la Desmo gli ingello, ma almeno lui era riparti- vii prima una mail, l’errore da to ed era pure arrivato secon- pivello di Casey c’è e rimane. Non ne ha fatto nessuno indo. Per Casey, invece, addio tervece Dani Pedrosa, alla sua seza vittoria consecutiva. L’australiano, che partiva in conda vittoria stagionale. Una pole ed era il grande favorito, corsa perfetta, tipicamente alla chiude la sua stagione peggio- Pedrosa: tutta in fuga, senza re nel modo peggiore: «Sono un tackle che sia uno, in una frustrato e deluso», ha sospira- domenica che non contava nulto alla fine. E poco lo consola la. Quando il gioco si fa moscio i mosci vincono, insomma, perché il robottino della Honda resta un mistero: è davvero uno dei fantastici quattro o è solo un imbucato a una festa senza invito? «Bisognerebbe capire il potenziale vero della Honda...», lo giustifica Rossi. E bisognerebbe capire anche come mai al box Hrc si ostinino a mostrargli vantaggi più bassi di quelli reali per indurlo a spingere di più. Che non sia una gran tattica si era visto al Sachsenring 2008: Dani, comodamente in testa, si preCaduta Casey Stoner (Mediaset) se inutili rischi sul bagnato, cadde e si fece pure del gran male. Ieri è andata me250, Aoyama re glio, ma perché indicargli 0.5 secondi se il vantaggio è di olMotoGp tre due? «Dovreste chiederlo ai 1. Pedrosa (Spa) in 46’47’’553 capi, me lo fanno fin da quan2. Rossi (Ita) a 2’’630 do ero piccolo...», minimizza 3. Lorenzo (Spa) a 2’’913 Dani. Che almeno adesso si è Classifica finale fatto furbo: «Io non guardo e 1. Rossi (Ita) 306 vado avanti». 2. Lorenzo (Spa) 261 L’ultima strana storia del3. Pedrosa (Spa) 234 l’anno dentro lo sconfitto partito di opposizione è quella di Classe 250 Jorge Lorenzo, terzo in gara e 1. Barbera (Spa) in 44’10’’601 secondo nel Mondiale. In un 2. Bautista (Spa) a 3’’663 movimento troppo brusco al 3. De Rosa (Ita) a 5’’665 quarto giro gli si è aperto l’airClassifica finale bag posto sul dorso della tuta 1. Aoyama (Gia) 261 (ci resta 15 secondi, poi si 2. Barbera (Spa) 239 sgonfia). «Non è stato bello e 3. Simoncelli (Ita) 231 ho anche preso una botta nelle ’’balls’’. Lì Valentino mi ha suClasse 125 perato e io ci ho messo qual1. Simon (Spa) in 41’17’’553 che giro a riprendermi. QuanClassifica finale do le mie ’’balls’’ sono tornate 1. Simon (Spa) 289 a posto, era troppo tardi...». 2. Smith (Gbr) 223,5 al.p. DAL NOSTRO INVIATO

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2 vittorie di Pedrosa in questa stagione

VALENCIA — La stagione è finita, Valentino va in pace con se stesso e con la Storia. «Quest’anno ho avuto qualche difficoltà in più che nel passato, ma i numeri e i risultati sono ciò che contano». Quelli parlano, quelli rimangono e il resto sta a zero, il Dottore lo dice forte con un’analiticità da segretario di partito dopo le elezioni. «Ho vinto 6 gare, più di tutti. Ho fatto 7 pole, più di tutti. Ho superato i 300 punti, che è sempre un ottimo risultato. Ho lottato con il mio compagno di squadra ed è stata una bella novità». Certo, rispetto ai ballottaggi del 2004 e del 2008 non si è colto il sapore dell’impresa rivoluzionaria, come se l’epilogo fosse scontato, ma questo casomai è un problema dell’opposizione: «Ci sono stati Mondiali più pieni di significato, come il primo in Yamaha o quello dell’anno scorso; però questo l’ho preso e me lo tengo». Sono le incertezze del mestiere di Cannibale: uno domina talmente bene, talmente tanto e talmente a lungo che, quando non disintegra gli avversari ma semplicemente li batte (peraltro con una gara di anticipo e 45 punti di vantaggio), sembra quasi doversi giustificare. Ma Valentino, a buon diritto, non vuole sentire obiezioni. E non vuole sentirle nemmeno di fronte al secondo posto di ieri, cioè la quarta corsa di fila senza vittoria, un dato che qualcuno sta già interpretando come un segnale di allarme per il prossimo campionato: «Io invece sono molto contento

— replica Rossi sorridendo —. Finalmente sono stato competitivo a Valencia e poi ho guidato bene e conquistato un altro podio. Dopo che Stoner si è steso pensavo di poter vincere, ma ho perso troppo tempo con le gomme fredde. Pazienza, va bene così. Anche perché sabato la moto faticava ed ero un po' disperato». Il programma per la prossima legislatura emerge dunque chiaro: dai troppi secondi alla frutta il passo è ancora lunghissimo. Valentino resta il numero uno indiscusso, più bravo, più solido e, anche per la lucidità nel gestire le situazioni (dote innata, affinata con la maturità), più continuo. Al momento, insomma, non si vede nessuno in grado di incrinarne la leadership nell’arco di una stagione: in una gara, è un conto; in diciassette, un altro. Ciò non toglie che i problemi ci

Gli avversari

Minaccia da tre fronti «Stoner, Lorenzo e Pedrosa avranno un anno in più di esperienza: dovrò lavorare tanto»

sono e ci saranno, ma quando mai è stato diverso? Il Dottore comincerà ad affrontarli con calma già oggi nei primi test della nuova stagione. «Da Brno (con l’avvento della regole del contingentamento dei motori, ndr) abbiamo cominciato a patire. Prima la Yamaha era la moto migliore, ora prendiamo 6/7 km all’ora da Honda e Ducati. Ma almeno sappiamo dove dover lavorare per il 2010». Con il cacciavite e, come sempre, con la mente: «Io e la squadra fortunatamente abbiamo vinto molto in carriera e ogni tanto rischiamo di rilassarci troppo. È umano... Servono sempre motivazioni speciali». Rossi, per portarsi avanti nel lavoro, sembra averle già trovate. «In premier class sono a un titolo da Agostini (7 a 8, ndr): ci proverò. Poi ci saranno Stoner di nuovo in forma, Pedrosa con la Honda più competitiva, Lorenzo con un anno di esperienza in più. E non dimentichiamo gente come Spies (ieri ottimo 7˚ all’esordio, ndr) e Simoncelli, anche se quando arrivarono in MotoGp Dani, Casey e Jorge facevano più paura... Insomma, in inverno ci sarà da lavorare. Dovremo essere bravi». E, visto che box che vince non si tocca, senza troppe novità in testa: «Il muro nel garage? Figurarsi se nel 2010 lo togliamo. E poi, scusate, quanto era durato il muro di Berlino?...». Quello Yamaha almeno funziona e non fa danni. Il governo eterno di Valentino si conserva anche così.

Alessandro Pasini

VOLLEY

Trento sul trono iridato Serie A: Modena ok Trento campione del mondo per club: a Doha, 3-0 al Belchatow (Pol). Serie A (10ªg); Verona-Latina 3-1; Vibo Valentia-Macerata 3-2; Piacenza-Modena 1-3; Loreto-Cuneo 0-3; Monza-Pineto 3-0; Forlì-Perugia 2-3; Taranto-Treviso 3-1. Classifica (prime pos.): Trento 21, Modena e Piacenza 19.

CALCIO UNDER 17

La Svizzera elimina l’Italia dai Mondiali Si ferma ai quarti di finale l’avventura dell’Italia ai campionati mondiali Under 17 in corso in Nigeria. Gli azzurrini sono stati sconfitti dalla Svizzera per 2-1 (reti di Ben Khalifa e Buff per la Svizzera, momentaneo pareggio di Carraro). In semifinale, gli elvetici affronteranno la Colombia.

TENNIS

Dispetto di Djokovic Federer k.o. in casa Il numero 1 del mondo Roger Federer ieri è stato battuto nella finale del torneo di Basilea, sua città natale, da Novak Djokovic: il serbo si è imposto sul padrone di casa in tre set (6-4, 4-6, 6-2). Dopo i titoli conquistati nel 2006, 2007 e 2008, lo svizzero cercava il poker a Basilea, dove l’ultimo k.o. (con Ljubicic) risaliva al 2003.

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Basket Volano Avellino e Biella

Armani si arrabbia e Milano si rilancia MILANO — Turbolente rivolte in provincia. Con la meravigliosa favola irpina di Avellino, impetuosa a Varese (74-91), che dopo cinque giornate regge il passo di Siena in testa alla classifica. E l’impresa di Biella vittoriosa in trasferta a Roma (69-73, dopo un tempo supplementare), la quarta vittoria consecutiva, che lancia la sfida piemontese al secondo posto. Mentre Giorgio Armani chiede nell’intervallo «una squadra fedele, con maggior coesione nei rapporti interni, professionalità e maturità». E l’Armani passa sulla Virtus al FuturShow (83-87, anche a Bologna dopo il supplementare). La prima vittoria in trasferta, la prima luminosa finestra aperta sul futuro milanese. Troppo intensa e feroce la partita, chiusa solo dai tiri liberi di Acker (16) a 3 secondi dalla fine dell’overtime. Una notizia: Milano, work in progress. Mostrando cose importanti, come l’efficacia di Mancinelli (immarcabile) in post basso, oppure il netto incremento di attacchi portati nel cuore del santuario avversario (Petrevicius 16 punti). Alla scoperta di potenzialità che non fanno ancora «sistema», ma danno il senso della volontà dell’Armani di guardare dentro se stessa, correggendo in corso d’opera anche qualche lettura iniziale, come Mancinelli e Mike Hall (decisivo in difesa, 9 rimbalzi) insieme nei frangenti cruciali, nonostante il progetto tecnico iniziale li prevedesse in secca alternativa. Una scelta che aumenta il potenziale atletico e la flessibilità tattica della squadra. Partita sporca e cattiva, decisa dalla ritrovata lama crudele di Marco

Mordente e dalle insegne guerriere di Mason Rocca (11 punti e 8 rimbalzi), dal suo tuffo (a 24’’ dal termine) per recuperare nel fango il diamante della vittoria. Sulla Virtus del paradosso, incapace di tradurre i 25 (!) rimbalzi offensivi, o l’infallibile Vukcevic (4/5 da 3) che sbaglia i due liberi decisivi. Non si è giocato tra Cremona e Napoli, per 4 giocatori della Martos bloccati dall’influenza, con vago sospetto di interpretazione all’italiana: fatta la legge (giusta) trovato l’inganno (meschinello), qualora Napoli, alla data del recupero, schierasse qualche rinforzo (Mo Taylor?).

Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Serie A, 5ª giornata CASERTA-PESARO 95-81 BOLOGNA-MILANO dts 83-87 SIENA-FERRARA 89-49 TREVISO-MONTEGRANARO 95-77 ROMA-BIELLA dts 69-73 CANTÙ-TERAMO 74-69 VARESE-AVELLINO 74-91 CREMONA-NAPOLI rinv. Classifica MONTEPASCHI SIENA 10 AIR AVELLINO 10 BENETTON TREVISO 8 PEPSI CASERTA 8 NGC CANTÙ 8 ANGELICO BIELLA 8 VIRTUS BOLOGNA 6 LOTTOMATICA ROMA 4 CIMBERIO VARESE 4 ARMANI JEANS MILANO 4 SIGMA MONTEGRANARO 2 TERCAS TERAMO 2 VANOLI CREMONA* 2 CARIFE FERRARA 2 SCAVOSPAR PESARO 0 MARTOS NAPOLI* (-2) -2 *una partita in meno


Sport 43

Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

Alza la Coppa La squadra alza la Federation Cup appena conquistata. A destra, la Schiavone innaffia di champagne Barazzutti. Sotto, la gioia della Pennetta (Afp, Reuters)

Il c.t.

Il gineceo di Barazzutti «Gli uomini imparino da loro»

Federation Cup Azzurre campionesse come nel 2006: la Pennetta fa il punto decisivo, vince anche il doppio

Le ragazze del tennis in cima al mondo Storico bis battendo 4-0 gli Usa: «I fatti dicono che siamo le migliori» mollando mai (riacchiappa Flavia sul 5 pari nel primo, rischia di andare 2-0 a inizio secondo). Flavia la tiene a bada col servizio «che mi sono costruita negli anni». Melanie si arrabbia per un urlo inappropriato dal pubblico, si infuria con se stessa per aver buttato due palle break in modo inappropriato. Piange, alla fine. Sentiremo parlare di lei, ma non qui, non ora. Questo è il tempo di Flavia Pennetta, la bella brindisina che ama i cavalli. «Siamo campioni del mondo. Questo dicono i fatti. Abbiamo battuto grandi squadre. In un torneo magari ci sta di perdere da questo o da quell’avversario, ma come squadra abbiamo battuto tutti. Per me è la conclusione perfetta di un anno bellissimo. Siamo tutte più mature rispetto al 2006 e poi in casa, con la famiglia e gli amici, si assapora tutto un po’ di più. Ora vado in vacanza felice». Questo è il tempo di Francesca Schiavone a cui piace scrivere e lottare, che oggi bigia la lezione. «Non ho mai avuto dubbi, partiamo sempre in modo positivo, con fiducia. Io non pensavo di giocare il quarto punto, credevo in Flavia. Questo è il miglior team in cui mi sia mai trovata». Questo è il tempo di Roberta Vinci, la tarantina che è la migliore nel gruppo nel gioco a rete e col pallone da calcio. Da ragazzina faceva il doppio in cop-

DAL NOSTRO INVIATO

REGGIO CALABRIA — Pioggia appesa su, gioia esplosa giù. Il cielo è benevolo, lo si tocca con un dito e non solo per queste nuvole basse e pietose, ma soprattutto per la Federation Cup che si ferma qui, per la classifica mondiale che vede l’Italia al primo posto, oltre la Russia. Campionesse del mondo, alla terza finale in quattro edizioni, al secondo titolo (dopo quello del 2006), le ragazze vincenti hanno solo voglia di festeggiare. Attorno a loro si sprecano paroloni, paragoni, periodi ipotetici. Dentro di loro solo una semplice, disarmante felicità, una convinzione semplice e profonda: essere una squadra forte e completa. Due singolariste, Flavia Pennetta e Francesca Schiavone, così diverse, così simili, due doppiste acquisite, Roberta Vinci e Sara Errani (con la febbre) che non ci stanno a fare la passerella e conquistano anche il punto del doppio fissando il rotondo 4-0 finale: Pennetta b. Oudin 7-5, 6-2; Vinci-Errani b. Huber-King 4-6, 6-3, 11-9 al super tie break. La Fed Cup 2009 la conquista Flavia Pennetta con la giovane Melanie Oudin, un tipino elettrico e compatto che rifiuta il ruolo di bella statuina e le prova tutte, variando il gioco, pestando duro, alzando le traiettorie da sfrontata pallettara, non

pia con Flavia Pennetta (giusto dieci anni fa, nel 1999, vinsero il torneo junior al Roland Garros) e in Fed Cup vanta 14 vittorie su 14. «Perché non mi specializzo di più? Cerco disperatamente una compagna fissa, meglio se italiana. È una frecciatina a queste due ragazze, comunque straordinarie». Questo è il tempo della febbricitante Sara Errani, la più giovane del gruppo, giocatrice di

Il tifoso

Valentino: «Bello vincere con la Flavia» Rossi ha commentato così la vittoria in Fed Cup della sua amica Pennetta: «Ha vinto la Flavia? Sono contento. È bello essere l’unico uomo che vince in compagnia di tante donne...». Rosy Bindi: «Belle, intelligenti e brave: le cose noi le facciamo bene, quando voi uomini ce le lasciate fare». Il ministro Mara Carfagna: «Quando a confrontarsi sono le qualità che ciascuna di noi ha dentro, le italiane sanno primeggiare».

Monopoli, che tra parco della Vittoria e via dei Giardini, trova lo spazio per commuoversi: «Per me è un grande onore far parte di questa squadra, con queste due ragazze fantastiche ma molto semplici». Il segreto? «Lo spirito di gruppo, bisogna far loro un monumento» dice Corrado Barazzutti che avrebbe voluto che la Rai trasmettesse in chiaro e non solo sul satellite. «Lo sport è maschilista». Ma con o senza televisione queste campionesse del mondo hanno fatto un bello spot, lo dicono tutti, a cominciare dal presidente del Coni, Gianni Petrucci, in loco. Così si conclude il grande anno sportivo dell’Italia rosa, che, partendo da Federica Pellegrini e Alessia Filippi, passando per cicliste, schermitrici, pallavoliste si conclude qui. Difficile tentare una sintesi dell’eterno raffronto tra uomini e donne. Ma nel tennis sicuramente, e forse anche in generale, le donne non lasciano margini al loro miglioramento. Se Flavia Pennetta vale il numero 10 del mondo ci arriverà, se la squadra è la più forte del mondo, starà in cima al ranking, con la coppa rosa accanto. Queste ragazze non concedono nulla al caso, alle avversarie, a se stesse. Se devono vincere, vincono. E adesso, ancora una volta, in piedi per l’inno. Sorelle d’Italia.

DAL NOSTRO INVIATO

REGGIO CALABRIA — «Mi preoccupo della tranquillità». L’uomo che parla, qualche volta sussurra, ma anche urla, alle donne (mentre piano, piano, si consuma) è un nordico che vive da quarant’anni a Roma. Da quando lo conosciamo Corrado Barazzutti si incurva un po’ di più a ogni match. Ma non si piega. È nato a Udine e di lassù ha mantenuto una predilezione per minestre e zuppe. Il suo segreto per sopravvivere nel gineceo di cui è capitano dal 2002 (mentre dal 2001 tenta di riportare in serie A i ragazzi) è che il gineceo l’ha avuto a casa. Sposato con Barbara, Corrado ha due figlie, Giovanna, da poco psicologa, e Alessandra, producer pubblicitaria. «È vero, stare con tre donne mi ha aiutato. Certi atteggiamenti, certi lati del carattere li rivedo in queste ragazze». Corrado preferirebbe giocare, in panchina c’è più sofferenza. Il suo percorso emozionale segue l’andamento delle partite. Tenta di dire alle ragazze la cosa giusta, ma in generale chiede di non allontanarsi dal campo e di lasciare andare il braccio. Però, soprattutto, la sua forza è quella di «esserci». «Loro vogliono vederti partecipe. Io ho davanti delle persone che mi rispettano perché apprezzano il mio modo di comunicare. Qualcuno dice che sono inquadrato. In realtà credo nel lavoro, nel sacrificio, se c’è qualcuno che la pensa come me scatta subito il feeling». Predica la collaborazione con i coach, ma gli riesce meglio con quelli delle donne. Non è geloso dei suoi successi da giocatore, al punto da affermare: «Queste ragazze hanno riscritto la storia. Il tennis italiano era partito dalla nostra vittoria in Cile in Davis, ma poi ci si è persi per strada. Ora il tennis femminile ha battuto quello maschile». Si parla, ma per celia, di diventare coach della Schiavone. Corrado ammette che sarebbe onorato: «Ma non sono più un bimbo». Vorrebbe viaggiare di meno, a 56 anni, e stare più tranquillo. Ma il giorno che ci riuscirà non sarà più lui.

r.per.

Roberto Perrone

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Pugilato L’inglese vince ai punti e conquista la corona Wba: ma l’incontro con Klitschko, saltato in giugno, potrà dire quanto vale davvero

«Davide» Haye chiude il regno di «Golia» Valuev nei pesi massimi L’occasione era lì, sul piatto d’argento. E così non c’è stato giornale inglese che se la sia fatta sfuggire. D’altra parte, se hai un campione del mondo dei pesi massimi alto 2 metri e 13 e uno sfidante che di nome fa David, come si fa a resistere alla tentazione di impostare la faccenda in termini di Davide contro Golia? È andata esattamente così, e pure bene. Perché Davide ha battuto Golia. Rubandogli, probabilmente per sempre, la corona mondiale Wba dei pesi massimi. Nel malridotto pugilato di oggi, può essere che la carriera di Nikolai Valuev, 36 anni, 213 centimetri di altezza per 151 chili di peso non sia finita nella notte tra sabato e domenica a Norimberga, per mano dell’in-

glese David Haye, che lo ha sconfitto ai punti. Ma il problema non è tanto l’età. Nel malridotto pugilato di oggi, un boxeur lento e prevedibile come Valuev ha potuto seriamente sognare di battere il record d’imbattibilità di un certo Rocky Marciano, che vinse 49 incontri consecutivi. Valuev si è fermato a 48: nell’aprile 2007 l’uzbeko Chagaev lo batté ai punti, ma 14 mesi dopo Valuev si riprese la corona.

Il nuovo campione «È stata decisiva la mia rapidità. La gente non capisce quanto io sia veloce e potente»

Il problema per Valuev è che il 29enne David Haye (che comunque è alto 1,90 e pesa 98,9 kg), non è un fuoriclasse ma nemmeno è scarso come certi avversari che hanno contribuito al quasi record di Valuev. È per esempio già nella leggenda lo statunitense Jameel McCline, che nel 2007 a Basilea fini k.o. da solo: al 3˚ round cercò di tirare un destro a Valuev, lo mancò ma sullo slancio gli si girò il ginocchio e finì per terra urlando dal dolore. Al confronto Haye è un marziano: il verdetto ai punti (116-112 per due giudici, 114-114 per il terzo) dice che l’equilibrio è stato grande, anche se nel finale Valuev ha rischiato di finire al tappeto. «È stata decisiva la mia rapidità —

190 cm David Haye, il nuovo campione del mondo dei massimi Wba, ha 29 anni, è alto 23 cm meno di Valuev e pesa 98,9 kg, 44,4 kg meno del russo. In carriera 23 vittorie (21 per k.o.) e 1 sconfitta

213 cm Nikolay Valuev, il campione uscente, ha 36 anni, è alto 213 cm per 143,3 kg. In carriera 50 vittorie (di cui 34 prima del limite), 2 sconfitte e 1 no contest (Bozzani)

si è vantato Haye, alla 23ª vittoria in carriera contro una sconfitta —: la gente non capisce quanto io sia veloce. Ho un pugno potente e sono atletico». Ora dovrà dimostrarlo sul serio. Per esempio, sfidando l’ucraino Vladimir Klitschko, campione Wbo, Ibf e Ibo. Era tutto pronto, lo scorso giugno, ma furono fuoco e fiamme solo a parole, anzi, a magliette. La t-shirt con cui Haye si presentò in conferenza stampa presentava un disegno in cui il pugile inglese teneva in mano le teste mozzate di Vladimir e di suo fratello Vitaly (campione Wbc). Poi però diede forfait, per un infortunio in allenamento...

Tommaso Pellizzari © RIPRODUZIONE RISERVATA


44 Si è spento serenamente

Giuliano Kuster Addolorati lo ricordano con grande affetto la moglie Pucci Clarotti Bocca, la figlia Monica, il nipote Edoardo Gambaro con Valérie e la piccola Magali e Beppe Gambaro.- È stato un uomo retto e mite che rimpiangeremo molto.- Si ringraziano con molta riconoscenza per l'assistenza prestata il dottor Franco Beretta e i medici del Fatebenefratelli che lo hanno curato.- Un ringraziamento molto sentito anche a Dorina e alle altre persone che gli hanno prestato cure affettuose anche in questi ultimi tempi.- I funerali avverranno a Milano il giorno 10 novembre presso la chiesa di San Bartolomeo, via Moscova 6/8.- Per l'orario telefonare al numero 02.29000565.- La salma verrà tumulata nella tomba di famiglia presso il cimitero Monumentale di Torino. - Milano, 8 novembre 2009. Maggy, Edoardo, Marzia e Ciro, con tanta malinconia, sono vicini con grande affetto a Pucci, Monica, Edoardo e rivolgono a

Giuliano vero gentiluomo, un ultimo affettuoso ricordo. - Milano, 8 novembre 2009. Giorgio con Olivia Nicolò e Isabella, Cristina con Lorenzo e Alexandra si stringono con tanto affetto a Pucci, Monica ed Edoardo nel grande dolore per la scomparsa dell'amato cugino

Giuliano - Milano, 8 novembre 2009.

Angelo e Colly con Luisa, Roberto e Hannibal, Francesco, Maria Luisa e Paolo, Pietro abbracciano con affetto Pucci, Monica e Edoardo nel dolore della scomparsa di

Giuliano - Milano, 8 novembre 2009. Sergio e Dedé Brodasca con i figli Guglielmo con Paola e Mariateresa sono molto vicini a Pucci, Monica ed Edoardo per la perdita del caro e indimenticabile

Giuliano Kuster - Milano, 8 novembre 2009. Ci hai lasciato ma resterai sempre nei nostri cuori.- Chicca e Manfredo annunciano la prematura scomparsa dell'

avv. Enrico Ingrillì I funerali si svolgeranno in Mozzate martedì 10 novembre alle ore 10.30 partendo dall'abitazione di via Santa Maria, 5 per la chiesa parrocchiale di Sant'Alessandro Martire. - Mozzate, 8 novembre 2009. Partecipano al lutto: Agnese e Mimma Persicalli. Monica, Daniele, Francesco e Paola Zacchia. Marola, Flavio, Martina e Matteo Salvestrini.

Enrico sarai sempre nel nostro cuore.- Clio, la sorella, i nipoti, il cognato. - Milano, 8 novembre 2009. Nino Minoliti piange la scomparsa di

Stefania partecipa con commozione al grande dolore di Monica per la perdita del suo papà ed abbraccia forte Pucci ed Edoardo nel dolce ricordo di

Enrico Ingrillì

Sandy Marton e Manuela Morandi ricorderanno per sempre la loro indimenticabile "mammina"

Moglie, mamma, sorella amata, rimarrai per sempre nei nostri cuori.- Il giorno 8 novembre è mancata

Natalina Lanzani

Simonetta Diotallevi in Cavanna

- Milano, 7 novembre 2009. Marco, con tutta la famiglia, ricorda con particolare affetto

Natalina per aver fatto sentire da ragazzo Armilla come uno dei suoi figli. - Milano, 8 novembre 2009. Model Group Management si stringe intorno a Paolo per la scomparsa di

Natalina Un abbraccio.- Andrea, Maurizio, Stefano. - Milano, 9 novembre 2009. Paolo mi dispiace non esserti vicino fisicamente in questo triste giorno della tua vita e piangere con te la scomparsa di

Natalina

Ester e Maurizio sono fraternamente vicini all'amico Aldo per la scomparsa della mamma

La moglie Rossella e i figli Mario, Giacomo e Jona salutano con immenso affetto e un grosso bacio il loro amatissimo marito e padre

Giuseppina Bocciardi

Partecipa al lutto: Thierry le Tourneur D'Ison.

Angelo e Franca Volontè ricorderanno per sempre

Giuliano Kuster uomo di grandi doti umane e profonda signorilità.- Guido e Odile Pavia. - Casale Monferrato, 8 novembre 2009. Marieclaude e Pino Ruotolo sono vicini con affetto a Pucci, Monica e Edoardo per la perdita del carissimo

Giuliano Kuster - Milano, 8 novembre 2009. Marinetta con Francesco, Agostina con Francesca, Carlo e Giusy con Bu e Pandu, Picci e Pietruccio, Giovanna abbracciano forte Monica nel ricordo del suo papà

Giuliano Kuster - Milano, 8 novembre 2009. Roberto Rivetti con Lunella, Daniela, Franz, Emanuele, Luca e famiglie è vicino con tutto il cuore a Pucci, Monica ed Edoardo e con loro piange la perdita del caro amico

Giuliano Kuster - Forte dei Marmi, 9 novembre 2009. Lele Rivetti con Clemente si stringe a Monica nel dolore per la perdita del padre

Giuliano Kuster - Milano, 9 novembre 2009. Cesare e Sonia si stringono con affetto a Monica per la morte del papà

Giuliano Kuster - Milano, 8 novembre 2009. Franca Lombardi Winkworth è vicina con tutto il cuore a Pucci in ricordo del carissimo

Giuliano Kuster - Londra, 8 novembre 2009.

Enrico Ingrillì Grazie per la stima e l'amicizia che ci hai dato, per le tue qualità e i tuoi valori, il ricordo dei bei momenti trascorsi insieme sarà sempre vivo in noi!- Un forte abbraccio a Chicca e Manfredo.Antonio e Antonella Alaimo. - Gallarate, 8 novembre 2009. Massimo e Camilla con Rommy, Ludy e Giles, Roberto e Marina con Sara e Edoardo, Rudy e Paola piangono affranti la scomparsa del fraterno amico

Enrico - Milano - Montecarlo, 8 novembre 2009. Giuseppe, Magda e Cristina si uniscono al dolore di Chicca e Manfredo per la prematura scomparsa del caro

Giuseppina Magrini Bocciardi di cui manterranno un ricordo delizioso. - Milano, 7 novembre 2009. Siamo vicini alla famiglia nel dolore per la perdita di

Giuseppina Bocciardi e ricordiamo i bei tempi trascorsi insieme.- Roberto e Diana De Silva. - Milano, 8 novembre 2009. Si è spenta la vita piena di amore e serenità di

Carla Boni in Rivetti Con dolore, ne danno il triste annuncio il marito Franco, i figli Giorgio, Alberto e Andrea, le nuore Monica, Catia, Monica e Alessia, gli adorati nipotini Federico, Lucrezia, Rachele, Ginevra e Eleonora.- I funerali saranno celebrati martedì 10 novembre 2009 ore 14.30 nella chiesa parrocchiale di Nocco di Gignese (VB). - Milano, 7 novembre 2009. Grande amore... grande dolore.- Ciao "mima"

Carla

- Milano, 8 novembre 2009.

vita mia.- In ospedale mi dicevi: "vedrai Franco, presto ritorneremo come prima".- A presto.Franco. - Milano, 7 novembre 2009.

Ci uniamo con tutto il nostro affetto al dolore di Federico e Laura per la scomparsa dell'adorata mamma

Ferruccio e Maria Piera sono vicini a Franco, grande amico di tanti progetti e speranze, nella perdita della sua amata moglie

Anna

Carla Rivetti

Enrico

gli amici di sempre Alberto e Rosita, Bepy e Linda con Ale e Franci, Beppe e Lella, Franco e Marcella, Franco e Kicca, Gianco e Gianca, Giorgio e Luisella, Juccia, Mario e Livia, Roberto e Francesca con Gianluca, Sandro e Mimma con Cesare e Francesca. - Milano, 8 novembre 2009. Ciao

Anna ci mancherai, ma sarai sempre nei nostri cuori.Cristina e Roberto De Giglio, Fiore, Igor, Patrick, Olivier Pedrazzini, Nuccia e Cristiana Pedrazzini, Dori e Luvi De André. - Milano, 8 novembre 2009. La famiglia Antonioli partecipa al dolore di Laura, Federico e Fiore per la scomparsa di

Anna Molino - Milano, 8 novembre 2009.

Valerio - Milano, 8 novembre 2009.

- Milano, 8 novembre 2009.

carissimo ed insostituibile amico. - Limido Comasco, 9 novembre 2009.

Valerio Vitiello - Milano, 8 novembre 2009.

- Milano, 8 novembre 2009.

Carla e Alessandro, con fraterna amicizia, partecipano al dolore di Aldo e di tutta la sua famiglia per la perdita della mamma

N.H.

Duilio e Gabriella Benedetti sono affettuosamente vicini a Edmondo, Pina e Flavio.- Sara e Nicole ricorderanno sempre il caro e generoso amico della loro infanzia

Tutta la famiglia Silva partecipa al lutto degli amici Edmondo e Pina per la perdita del caro

Partecipano al lutto: Antonio Di Rosa. Claudio Minoliti.

Siamo vicini a Pucci, Monica, e Edoardo con tanto affetto ricordando il caro amico e cugino

Simonetta Cavanna - Roma, 8 novembre 2009.

Partecipano al lutto: Gilberte e Alberto Castellani.

- Arese, 8 novembre 2009.

Enrico

Angela, Sean e Filippo si uniscono all'immenso dolore della famiglia per la scomparsa dell'adorata

Emilio Fede partecipa con affetto al grande dolore che ha colpito l'amico professor Aldo Bocciardi per la perdita della sua adorata mamma

fratello più che amico. - Milano, 8 novembre 2009.

Giuliano

Ne danno il triste annuncio tutti i famigliari.- Le esequie avranno luogo oggi alle ore 11 nella chiesa interna del cimitero Verano. - Roma, 9 novembre 2009.

ma il mio cuore ed i miei pensieri sono lì con te.Il tuo amico fraterno Andrea Tradico. - Budapest, 9 novembre 2009.

Giuseppina Magrini Bocciardi

Alvino Motta di 56 anni.- I funerali avranno luogo lunedì 9 novembre nella parrocchia Sant'Antonio Abate in Pozzo d'Adda alle ore 15. - Pozzo d'Adda, 7 novembre 2009. Egidio e Alessandra Motta si uniscono al cordoglio della famiglia per la scomparsa del congiunto

Alvino Motta - Sesto San Giovanni, 8 novembre 2009. Si è spento serenamente dopo una vita dedita al lavoro e alla famiglia

generale

Giovanni Lala Lo ricordano la moglie, i figli e i parenti con profondo dolore.- Le esequie si terranno oggi alle ore 11 presso la chiesa evangelica metodista di via Firenze, Roma. - Roma, 9 novembre 2009.

sig.ra Gaetana Scacchi Fiammenghi

EDWARD

È mancato all'affetto dei suoi cari

Edmondo Melelli Ne danno il triste annuncio la figlia, il genero, la nipote, il cognato e parenti tutti.- I funerali saranno celebrati in Milano nella chiesa parrocchiale di San Pietro in Sala (piazza Wagner).- Per il giorno e l'ora si prega telefonare al numero 02.32867. - Milano, 8 novembre 2009. Giovanna, Giulio, Carla, Natalina, Giuseppe, Savina, Sergio, Maria, Giorgio partecipano con affetto al dolore di Lia e Paola per la perdita della loro cara mamma

Elda Tassi

HOPPER

- Milano, 8 novembre 2009.

- Milano, 8 novembre 2009. Il presidente Giuseppe Zamberletti, l'amministratore delegato dottor Pietro Ciucci, il consiglio di amministrazione, i sindaci, i dirigenti e gli impiegati della società Stretto di Messina, partecipano al grande dolore dell'ingegner Giuseppe Fiammenghi per la scomparsa dell'adorata mamma

AD Arthemisia Group

Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

"...Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita". (Davide, salmo 22) Nell'anniversario della scomparsa di

Roberto Arioli

MILANO PALAZZO REALE WWW.EDWARDHOPPER.IT

le sue sorelle, il cognato Adriano con Sarah e la sua famiglia lo ricordano insieme a mamma Carmelita, papà Piero, nonna Emilia, nonno Amedeo, nonno Francesco, zia Elvira, zia Giusi. - Como, 9 novembre 2009.

14 OTTOBRE 2009 31 GENNAIO 2010 INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI 199 202 202 / 0445 230 304 QUESTA MOSTRA È STATA ORGANIZZATA IN COLLABORAZIONE CON THE WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART, NEW YORK

- Roma, 7 novembre 2009. Con infinita tristezza annunciano la perdita di

Elena Frigoli ved. Triulzi la figlia Lella con Riccardo, l'amato nipote Andrea e la sorella Rina.- Per la data e l'ora delle esequie telefonare al numero 02.2619702. - Milano, 8 novembre 2009.

9 novembre 1995 - 9 novembre 2009 Nel quattordicesimo anniversario della sua scomparsa, Angelica, Caterina e Maddalena, con Gloria, Nancy e Antonia ricordano con immutato amore

Gilberto Crespi

SPONSOR

IN COLLABORAZIONE CON

SPONSOR TECNICI AMERICAN CHAMBER OF COMMERCE IN ITALY

- Milano, 9 novembre 2009. EDWARD HOPPER (1882 - 1967) SECOND STORY SUNLIGHT, 1960 (DETAIL) OLIO SU TELA, 101,9 CM x 127,5 CM, NEW YORK, WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART; ACQUISIZIONE CON I FONDI DEI FRIENDS OF THE WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART, 60.54 © WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART, NY

CATALOGO


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

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Il Tempo

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IL SOLE

OGGI

Sorge alle Tramonta alle

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Genova 7.13 17.05

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LA LUNA

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16 Novembre

24 Novembre

2 Dicembre

9 Novembre

LE PREVISIONI a cura del Col. Giuliacci Trento Trieste Aosta

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IN EUROPA

LEGENDA

Venezia

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Torino Pioggia

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Rovesci Temporali

Moderato

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Forte

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Molto forte

Ancona Calmo

Mosso

Agitato

Il tempo resta condizionato dalla depressione centrata sul Tirreno che sarà causa di intensi venti, piogge e rovesci su Italia, Balcani, Grecia, Mediterraneo occidentale, Europa centrale e Baltico meridionale. Sui Paesi alpini quota neve intorno a 800-1000 metri e localmente anche fino a 500-600 metri. Altre piogge in arrivo su Ovest delle Isole Britanniche e Nord della Spagna, per un’altra perturbazione. Temperature sotto la media su Francia, Germania e Spagna.

-10-5

Oslo

8

Campobasso

Bari

Potenza Napoli

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LE TEMPERATURE DI OGGI Aosta

14

Genova

14 Roma

9

Torino

11

Bologna

10 Campobasso

10

Milano

14

Firenze

7

Trento

12

Perugia

15 Napoli 17 Bari

11

Venezia

14

Ancona

12

Trieste

11

L’Aquila

Palermo

12 Potenza

18 R. Calabria 19 Catania

16

Alghero

15 Catanzaro

17 Palermo

16

Cagliari

DOMANI

MERCOLEDÌ

GIOVEDÌ

0

ASIA AUSTRALIA

16 Seul Tokyo

21 Shanghai 29 Delhi 24 Bangkok

32

Giacarta

32 24 Sydney

Molti rovesci su India centromeridionale, Sri Lanka, Maldive, Cina orientale, Ovest del Giappone, Thailandia, Filippine, Malesia, Indonesia e settori di Nordest dell’Australia. Molto caldo nell’interno dell’Australia.

NORD AMERICA

3

L’uragano Ida porta maltempo fra i Caraibi e il Golfo del Messico, ma con estensione delle precipitazioni Vancouver 16 fino all’entroterra di Louisiana, Chicago Mississippi, Alabama e Ovest San Francisco 20 New York Florida. Continuano le piogge fra Los Angeles 17 Oregon e Alaska, con neve sulle 17 22 Montagne Rocciose. Neve anche Città del Messico su Labrador e Québec.

6

Caracas

30

22 Lima

22

27 19

Santiago

24

Rio de Janeiro

Buenos Aires

14

Lisbona

15-20

19

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Fronte Freddo

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Ankara 25-30

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Atene

Tunisi

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Bucarest

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20

23

30-35

18

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Fronte Caldo

Belgrado

Milano

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VENERDÌ

Bogotà

Vienna

11

Roma

5-10

10-15

10 Berna

Parigi

Kiev

Bassa Pressione

15

Praga

12 Londra 10

Varsavia

10

10

Amsterdam

Domani: schiarite e massime in rialzo al Nordovest. Ancora prevalenza di nuvole altrove, con piogge su Emilia, medio e alto Adriatico, basso Tirreno e Sardegna occidentale. Venti tesi di Maestrale su Calabria ed Isole. Mercoledì: soleggiato al Nord e qualche parziale schiarita anche sul medio Tirreno e in Sardegna, nubi altrove con piogge su Abruzzo, Molise, Puglia e basso Tirreno. Ventoso nelle Isole. Giovedì: generale miglioramento. Maestrale al Sud, con le ultime piogge al mattino su Puglia e settore tirrenico della Calabria e della Sicilia. Venerdì: nuovo peggioramento su Nordovest e Sardegna. Pechino

Berlino

10

11

Madrid

ROMA

0-5

9

Dublino

SITUAZIONE L’inizio della settimana sarà ancora condizionato da una circolazione di bassa pressione, con venti anche sostenuti, temperature sotto le medie e con fenomeni più insistenti tra oggi e domani al Nordest e intorno al Tirreno. Il suo allontanamento avrà inizio mercoledì con gli ultimi effetti su medio Adriatico e basso Tirreno e con schiarite, già presenti martedì al Nordovest, in graduale estensione anche alle regioni nord-orientali. Giovedì miglioramento più generalizzato anche al Centrosud. Venerdì prima avvisaglie al Nordovest di un nuovo peggioramento. IL TEMPO OGGI Al mattino qualche schiarita ampia solo intorno all’alto Ionio, ancora molte nuvole sul resto d’Italia, con rovesci sul Tirreno tra la bassa Toscana e la Campania, su Sudovest della Sicilia e Sardegna occidentale; fenomeni anche intensi tra il basso Lazio e la Campania. Piogge anche su Val Padana, Triveneto e Liguria, con quota neve oltre i 600-1000 metri. Pomeriggio ancora a rischio fenomeni soprattutto sul basso Piemonte, Nordest, settore tirrenico della Penisola, Centronord Appennino, Ionio e Sicilia meridionale. In serata migliora su Lombardia, Trentino Alto Adige, Umbria e Toscana, torna qualche pioggia in Emilia. Temperatura: senza grandi variazioni, con valori ancora sotto le medie stagionali. Venti: ventoso soprattutto su Adriatico, Sud e Sicilia. Mari: anche molto mossi, specie medio e basso Adriatico, Ionio e canali delle Isole.

-5-0

10

Copenaghen

Barcellona

L Aquila

6 Stoccolma

Perugia

9

Helsinki

5 Edimburgo

Alta Pressione

Fronte Occluso

>35

LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA Alghero Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brescia Cagliari Campobasso Catania Crotone Cuneo

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+10 +7 +5 +7 +8 +5 +9 +11 +6 +10 +9 +3

+16 +14 +10 +18 +11 +9 +11 +16 +7 +20 +18 +5

T P C N P P P T P N N

Firenze Genova

P

Perugia

Imperia L’Aquila Lecce Messina Milano Napoli Olbia Palermo Parma

min

max

+9 +8 +9 +2 +9 +12 +7 +8 +11 +13 +9 +6

+12 +12 +10 +10 +18 +17 +9 +15 +15 +17 +10 +13

P P P P N P P T P P P

Pescara Pisa

T

Verona

Potenza R. Calabria Rimini Roma Torino Trento Trieste Udine Venezia

min

max

+6 +10 +7 +10 +7 +9 +6 +5 +8 +7 +8 +9

+16 P +11 P +11 N +20 N +15 P +16 T +7 P +8 P +12 C +13 P +11 P +11 P

LE TEMPERATURE DI IERI ALL’ESTERO Europa min

+1 +16 +10 +10 +1 +3 +10 +6 +6 +3 0 +6 0 +1 +9 +14 +7 +1 +9 +1 +16 +4 Parigi +5 Praga +2 S. Pietroburgo +1 Amsterdam Atene Barcellona Belgrado Berlino Bruxelles Bucarest Budapest Copenhagen Dublino Edimburgo Francoforte Ginevra Helsinki Kiev Lisbona Londra Lubiana Madrid Mosca Nicosia Oslo

S = Sereno

max

+9 +19 +15 +14 +6 +10 +18 +11 +7 +10 +9 +8 +8 +2 +10 +18 +10 +5 +15 +4 +26 +5 +8 +6 +3

P = Pioggia

SUD AMERICA Continua la fase di freddo fuori stagione, sul settore meridionale del Continente, con nevicate fino in pianura nella Terra del Fuoco. Le piogge legate alla medesima perturbazione lambiscono le coste argentine e l’Uruguay. Tempo instabile con rovesci fra Centrosud del Brasile e Ande settentrionali.

N P S P N S R P R N N P C P C R N P N P S P P C V

Sofia Stoccolma Tirana La Valletta Varsavia Vienna Zagabria Zurigo

Africa Casablanca Il Cairo Johannesburg Nairobi Tunisi Americhe Buenos Aires Caracas Chicago Città del Messico Honolulu Houston L’Avana Lima Los Angeles Miami New York

N = Nuvoloso

Casablanca

min

max

+11 +6 +13 +13 +5 +5 +3 +4

+19 +7 +18 +20 +7 +8 +7 +7

N C P N N P P R

+11 +20 +15 +17 +14

+20 +32 +27 +27 +20

N S T N P

+13 +25 +11 +10 +23 +12 +23 +17 +14 +24 +2

+20 +32 +21 +20 +29 +26 +27 +22 +18 +27 +11

N S C N C P C C C

T = Temporale

N

C = Coperto

Toronto

min

max

+25 +11 +21 +7 +3 -2

+35 +18 +30 +20 +16 +16

N N N N N

+24 +21 +21 +19 +25 +24 +13 +25 +24 +18 +19 +4 +16 +20 +27 +18 +23 +9 +15

+33 +29 +32 +33 +28 +33 +24 +37 +32 +32 +31 +11 +20 +28 +34 +22 +32 +17 +20

P S B S P T S N S S B B T S N R N S

Washington Asia/Oceania Bangkok Beirut Dubai Gerusalemme Hong Kong Kuala Lumpur Istanbul La Mecca Manila Melbourne New Delhi Pechino Seul Shanghai Singapore Sydney Taipei Teheran Tokyo V = Neve

R = Rovesci

N

N

B = Nebbia

AFRICA

Il Cairo

26

S

Rio de Janeiro S. Francisco S.Paolo Santiago

32 31 Lagos

Nairobi

Luanda

30 18 Città del Capo

27

Una perturbazione continua a portare piogge fra Sudafrica e Botswana. Consueti rovesci e temporali, soprattutto pomeridiani, nella fascia equatoriale dai 15° Sud verso i Paesi affacciati sul Golfo di Guinea. Un fronte freddo con piogge sparse interessa le coste mediterranee fra Algeria e Tunisia.


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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Programmi Tv Vi segnaliamo PER CAPIRE

PER RICORDARE

Le pandemie nella storia

Vent’anni senza Muro

Pandemie nella storia: che cosa è accaduto nei secoli passati? Cosa può accadere oggi? Roberto Giacobbo ha ascoltato i pareri degli esperti per conoscere tutti i retroscena legati all'influenza A: il ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche le case farmaceutiche, i critici della gestione sanitaria e le testimonianze dirette dei genitori che hanno curato i propri figli. Fra gli altri misteri su cui si indagherà, le leggende che raccontano dei vichinghi primi scopritori dell’America come si evincerebbe da testimonianze precolombiane che raccontano di uomini bianchi, biondi, con occhi azzurri.

Le celebrazioni per i vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino intasano i palinsesti di oggi. Su Raiuno «Porta a porta» con Bruno Vespa dalla Porta di Brandeburgo a Berlino con racconti e testimonianze. Su Italia 1 «La notte della libertà», alle 2.15, lo speciale di quattro ore dell’inviata di «Studio Aperto» Gabriella Simoni. Su Sky Tg24 giornata dedicata all’evento, a partire dalle 6 con ospiti, interviste, servizi e reportage. Alla fine di ogni edizione del tg, un ricordo di quel 9 novembre di varie personalità, tra cui Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Paulo Coelho, Dalai Lama, Dario Fo, Romano Prodi, Vladimir Putin.

Voyager Raidue, ore 21.05

La caduta del Muro Raiuno, Italia 1, Sky Tg24

Rai1

Rai2

Rai3

Rete4

Canale5

Italia1

La7

MTv

rai.it

rai.it

rai.it

mediaset.it/rete4

mediaset.it/canale5

mediaset.it/italia1

la7.it

mtv.it

6.00 EURONEWS. Attualità 6.05 ANIMA GOOD NEWS. Attualità 6.10 JULIA. Soap 6.30 TG 1. 6.45 UNOMATTINA. Attualità. Con Michele Cucuzza, Eleonora Daniele 10.00 VERDETTO FINALE. Attualità. Con Veronica Maya 10.50 APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità 11.00 OCCHIO ALLA SPESA. Attualità. Con Alessandro Di Pietro. Nel programma: Che tempo fa; Tg 1 12.00 LA PROVA DEL CUOCO. Varietà. Con Elisa Isoardi 13.30 TELEGIORNALE. TG1 FOCUS. Attualità 14.00 TG 1 ECONOMIA. Attualità 14.10 FESTA ITALIANA. Attualità. Con Caterina Balivo 16.15 LA VITA IN DIRETTA. Attualità. Con Lamberto Sposini 18.50 L’EREDITÀ. Quiz. Con Carlo Conti SERA 20.00 TELEGIORNALE. 20.30 AFFARI TUOI. Varietà. Con Max Giusti 21.10 UN MEDICO IN FAMIGLIA. Serie. Con Giulio Scarpati, Lino Banfi, Margot Sikabonyi 23.20 TG 1.

6.00 ZIBALDONE - COSE A CASO. Videoframmenti 6.20 MEDICINA 33. Rubrica 6.25 X FACTOR. Varietà 6.55 QUASI LE SETTE. Attualità 7.00 CARTOON FLAKES. Ragazzi 9.30 PROTESTANTESIMO. Attualità METEO 2. 10.00 TG2PUNTO.IT. Attualità 11.00 I FATTI VOSTRI. Attualità 13.00 TG 2 GIORNO. 13.30 TG 2 COSTUME E SOCIETÀ. Attualità 13.50 MEDICINA 33. Rubrica 14.00 IL FATTO DEL GIORNO. Attualità 14.45 L’ITALIA SUL DUE. Attualità 16.10 LA SIGNORA DEL WEST. Telefilm 17.40 ART ATTACK. Attualità 18.05 TG 2 FLASH L.I.S. 18.10 RAI TG SPORT. 18.30 TG 2. 19.00 X FACTOR. Varietà 19.35 SQUADRA SPECIALE COBRA 11. Telefilm

6.00 RAI NEWS 24. Att. 6.30 IL CAFFÈ DI CORRADINO MINEO. Attualità 7.30 TGR BUONGIORNO REGIONE. Attualità 8.00 RAI NEWS 24. Att. 8.15 CULT BOOK. Attualità 8.25 LA STORIA SIAMO NOI. Attualità 9.15 FIGU. Attualità 9.20 COMINCIAMO BENE PRIMA. Attualità 10.00 COMINCIAMO BENE. Attualità 12.00 TG 3. RAI SPORT NOTIZIE. 12.25 TG 3 SHUKRAN. Att. 12.45 LE STORIE. Attualità 13.10 VENTO DI PASSIONE. Telenovela 14.00 TGR. TGR METEO. 14.20 TG 3. METEO 3. 14.50 TGR LEONARDO. Att. 15.00 TGR NEAPOLIS. Att. 15.10 TG 3 FLASH L.I.S. 15.15 TREBISONDA. Ragazzi 16.00 GT RAGAZZI. 16.35 LA MELEVISIONE. Att. 17.00 COSE DELL’ALTRO GEO. Varietà 17.50 GEO & GEO. Documenti 19.00 TG 3. 19.30 TGR. TGR METEO.

6.50 TUTTI AMANO RAYMOND. Serie 7.20 QUINCY. Telefilm 8.20 HUNTER. Telefilm 9.45 BIANCA. Telenovela 10.30 GIUDICE AMY. Telefilm 11.30 TG 4. METEO. 11.40 WOLFF - UN POLIZIOTTO A BERLINO. Telefilm 12.30 DETECTIVE IN CORSIA. Telefilm 13.30 TG 4. METEO. 14.05 IL TRIBUNALE DI FORUM. Attualità. Con Rita Dalla Chiesa 15.10 HAMBURG DISTRETTO 21. Telefilm 16.10 SENTIERI. Soap Opera 16.30 FILM IL TUNNEL DELLA LIBERTÀ. (Drammatico, Italia, 2004). Regia di Enzo Monteleone. Con Kim Rossi Stuart, Antonia Liskova, Paolo Briguglia 18.55 TG 4. METEO. 19.35 TEMPESTA D’AMORE. Soap Opera

6.00 TG 5 PRIMA PAGINA. Attualità. Nel programma: Traffico; Meteo 5; Borse e Monete 8.00 TG 5 MATTINA. 8.40 MATTINO CINQUE. Varietà. Con Federica Panicucci, Claudio Brachino. Nel programma: Grande Fratello Pillole; Tg 5 Ore 10 11.00 FORUM. Attualità. Con Rita Dalla Chiesa 13.00 TG 5. METEO. 13.40 BEAUTIFUL. Soap Opera 14.05 GRANDE FRATELLO PILLOLE. Reality 14.10 CENTOVETRINE. Soap 14.45 UOMINI E DONNE. Talk show. Con Maria De Filippi 16.15 AMICI. Reality 16.55 POMERIGGIO CINQUE. Varietà. Con Barbara D’Urso. Nel programma: Tg 5 minuti 18.50 CHI VUOL ESSERE MILIONARIO. Quiz. Con Gerry Scotti. Nel programma: Anticipazione Tg 5

6.00 STILL STANDING. Telefilm 6.30 CARTONI ANIMATI. 8.55 HAPPY DAYS. Serie 9.30 A-TEAM. Telefilm. Con Dirk Benedict, George Peppard, Dwight Shultz 10.20 STARSKY&HUTCH. Telefilm. Con Paul Michael Glaser, David Soul 11.20 THE SENTINEL. Telefilm 12.15 SECONDO VOI. Attualità. Con P. Del Debbio 12.25 STUDIO APERTO. METEO. 13.00 STUDIO SPORT. 13.40 CARTONI ANIMATI. 15.20 WILDFIRE. Telefilm 16.20 IL MONDO DI PATTY. Telenovela 17.10 HANNAH MONTANA. Serie 17.45 BEN TEN. Cartoni 18.10 ANGEL’S FRIENDS. Cartoni 18.30 STUDIO APERTO. METEO. 19.00 STUDIO SPORT. SPORT MEDIASET WEB. Rubrica sportiva 19.30 LA VITA SECONDO JIM. Serie

6.00 TG LA7. Nel programma: Meteo; Oroscopo; Traffico 7.00 OMNIBUS. Attualità 9.15 OMNIBUS - LIFE. Attualità 10.10 PUNTO TG. 10.15 DUE MINUTI UN LIBRO. Attualità 10.25 L’ISPETTORE TIBBS. Telefilm 11.30 MATLOCK. Telefilm. Con Andy Griffith, Julie Sommars, Nancy Stafford 12.30 TG LA7. 12.55 SPORT 7. 13.00 HARDCASTLE AND MCCORMICK. Telefilm 14.00 FILM GRAZIE, SIGNORA THATCHER. (Commedia, Gb, 1997). Regia di Mark Herman. Con Pete Postlethwaite, Tara Fitzgerald, Ewan McGregor. 16.00 MOVIE FLASH. Attualità 16.05 ATLANTIDE. Documentario. Con Greta Mauro 19.00 THE DISTRICT. Telefilm

9.00 INTO THE MUSIC. Musicale 12.00 CHART BLAST. Musicale 13.00 NEXT. Attualità 13.30 DADDY’S GIRLS. Varietà 14.00 GREEK. Telefilm 15.00 PARIS HILTON’S MY NEW BFF. Varietà 16.05 INTO THE MUSIC. Musicale 18.05 LOVE TEST. Varietà 19.05 TEEN CRIBS. Varietà 19.30 ROOM RAIDERS. Varietà 20.05 GREEK. Telefilm 21.00 NITRO CIRCUS. Varietà 21.30 PRANKED. Varietà 22.00 FIST OF ZEN. Varietà

20.30 TG 2 20.30. 21.05 VOYAGER, AI CONFINI DELLA CONOSCENZA. Attualità. Con Roberto Giacobbo 23.10 TG 2. 23.25 LA STORIA SIAMO NOI. Attualità 0.30 MAGAZINE SUL 2. Attualità

20.00 BLOB. Attualità 20.10 LE STORIE DI AGRODOLCE. Soap 20.35 UN POSTO AL SOLE. Soap 21.05 TG 3. 21.10 CHI L’HA VISTO? Att.. Con F. Sciarelli 23.10 REPLAY. Rubrica sportiva

20.30 WALKER TEXAS RANGER. Telefilm 21.10 JULIE LESCAUT. Telefilm. Con Véronique Genest, Jennifer Lauret 23.20 FILM ALIEN. (Fant., Usa, 1979). Di R. Scott. Con T. Skerritt, S. Weaver

20.00 TG 5. METEO. 20.30 STRISCIA LA NOTIZIA. Tg Satirico 21.10 GRANDE FRATELLO. Reality. Con Alessia Marcuzzi 0.20 MAI DIRE GRANDE FRATELLO. Varietà 1.10 TG 5 NOTTE. METEO 5.

20.05 I SIMPSON. Cartoni 20.30 PRENDERE O LASCIARE. Quiz. Con Enrico Papi 21.10 FILM DÉJÀ VU CORSA CONTRO IL TEMPO. (Azione, Usa, 2006). Regia di Tony Scott. Con Denzel Washington

20.00 TG LA7. 20.30 OTTO E MEZZO. Attualità 21.35 MISERABILI. Varietà. Con Marco Paolini 24.00 REALITY. Reportage 0.25 TG LA7. 0.45 PROSSIMA FERMATA. Attualità. Con F. Guiglia

23.25 SPECIALE PORTA A PORTA DA BERLINO A 20 ANNI DAL MURO. Attualità. Con Bruno Vespa

1.00 TG PARLAMENTO. Attualità 1.10 SORGENTE DI VITA. Attualità 1.40 X FACTOR. Varietà

24.00 TG3 LINEA NOTTE. 0.10 TGR. 1.10 FUORI ORARIO. COSE (MAI) VISTE. Attualità

1.25 TG 4 RASSEGNA STAMPA. Attualità 1.50 PASSWOR*D IL MONDO IN CASA. Con Emilio Fede

1.40 STRISCIA LA NOTIZIA. Tg Satirico 2.25 GRANDE FRATELLO. Reality

23.40 FILM DOMINO. (Azione, Usa, 2005). Regia di Tony Scott. Con Keira Knightley, Mickey Rourke

1.05 OTTO E MEZZO. Attualità 2.10 L’INTERVISTA. Att. 2.40 ALLA CORTE DI ALICE. Telefilm

Deejay TV 6.00 COFFEE & DEEJAY. Musicale 9.30 VIDEOROTAZIONE. Musicale 10.00 DEEJAY CHIAMA ITALIA. Varietà 12.00 VIDEOROTAZIONE. Musicale 13.55 DEEJAY TG. 14.00 VIDEOROTAZIONE. Musicale 14.30 M2.0. Musicale 15.00 DEEJAY TVUOLE. Varietà 15.55 DEEJAY TG. 16.00 50 SONG. Musicale 18.00 ROCK DEEJAY. Musicale 18.55 DEEJAY TG. 19.00 THE FLOW. Musicale 20.00 VIDEOROTAZIONE. Musicale 22.00 DEEJAY CHIAMA ITALIA. Varietà

Film e programmi Denzel Washington lotta contro il tempo

Keira Knightley cacciatrice di taglie

Radio RADIO 1

Un agente (Denzel Washington, foto) indaga su un omicidio e un attentato terroristico. Un federale lo informa dell’esistenza di una macchina che fa viaggiare nel tempo. L’agente la usa. Déjà Vu - Corsa contro il tempo Italia 1, ore 21.10

Domino (Keira Knightley, foto) è figlia di un divo del mondo dello spettacolo. Fugge dalla gabbia dorata della famiglia per entrare in una squadra di cacciatori di taglie. Domino Italia 1, ore 23.40

Sigourney Weaver e la creatura spaziale

Federica Sciarelli e il papà ucciso

Mentre l’astronave Nostromo è su un pianeta un organismo alieno colpisce l’equipaggio. Sopravvive soltanto Ripley (Sigourney Weaver, al centro della foto). Regia di Ridley Scott. Alien Retequattro, ore 23.20

Federica Sciarelli (foto) ripercorre la vicenda di Angelo Ogliari, un uomo ucciso a martellate nel cortile della sua casa a Cremosano. Era il papà di una figlia contesa. Chi l’ha visto Raitre, ore 21.10

Paolini in diretta dal porto di Taranto

Gianni Morandi si racconta a Minoli

Marco Paolini (foto) e i Mercanti di Liquore in diretta dal porto di Taranto (senza pubblicità) nello spettacolo sugli effetti della caduta del Muro di Berlino. Miserabili. Io e Margaret Thatcher La7, ore 21.35

Gianni Morandi (foto) racconta la sua storia a Giovanni Minoli. Il successo fra musica e cinema degli Anni 60, il crollo della popolarità nei ’70, il ritorno con musica e televisione. La Storia Siamo Noi Raidue, ore 23.25

13.22 13.35 14.08 14.47 15.32 15.40 19.05 19.10 20.30 22.11

rai.it

A TUTTO CAMPO. NEWS GENERATION. CON PAROLE MIE. HO PERSO IL TREND. SCIENZE. RADIO CITY. ASCOLTA, SI FA SERA. RADIO CITY. ZAPPING ALLA RADIO. SPECIALE RADIOUNOMUSICA.

RADIO 2

rai.it

13.00 28 MINUTI. 13.40 IL CAMMELLO DI RADIO2 GLI SPOSTATI. 16.00 CONDOR. 17.00 610 (SEIUNOZERO). 18.00 CATERPILLAR. 20.00 IL CAMMELLO DI RADIO2 DECANTER CON FEDERICO QUARANTA, L’INUTILE TINTO. 21.00 MOBY DICK.

RADIO 3

rai.it

13.00 LA BARCACCIA. 14.00 IL TERZO ANELLO - AD ALTA VOCE. 14.30 IL TERZO ANELLO - MUSICA. 15.01 SPECIALE RADIO3 MONDO “MURI”. 18.00 IL TERZO ANELLO. 19.00 HOLLYWOOD PARTY. 19.50 RADIO3 SUITE. 20.40 IL CARTELLONE.

RMC

radiomontecarlo.net

7.00 CAFFELATTE NEWS MASSIMO VALLI, SIMONE MAGGIO. 9.00 ALFONSO SIGNORINI SHOW. 10.00 RMC IN TEMPO REALE. 13.00 IN THE MUSIC LUCILLA AGOSTI. 15.00 IN THE MUSIC PATRIZIA FARCHETTO. 18.00 ANTEPRIMA NEWS. 21.00 RMC UNLIMITED KAY RUSH. 22.00 MONTE CARLO NIGHTS.

RADIO 105 7.00 10.00 13.00 14.00 16.00

105.net

TUTTO ESAURITO GALLI, PIZZA. 105 FRIENDS TONY E ROSS. 105 ALL’UNA. LO ZOO DI 105 MAZZOLI & CO. MUSIC & CARS ALVIN E DJ GIUSEPPE. 19.00 105 NON STOP YLENIA, BRIGANTE, LEONE DI LERNIA. 21.00 ZAC ATTACK LA ZAC. 23.00 LO ZOO DI 105.

VIRGIN RADIO virginradioitaly.it 7.00 9.00 12.45 14.30 15.10 16.45

HEADLINE NEWS. REVOLVER RINGO. MUSIC HISTORY. VIRGIN ROCK LIVE. DR FEELGOOD. INVESTIGATION BUREAU AGENTE MALONE. 17.30 THE ROCKET MARCO BIONDI. 19.00 SPORT NEWS. 20.45 MUSIC HISTORY.


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Corriere della Sera Lunedì 9 Novembre 2009

Dal Satellite Victoria Cabello esce da un quadro

Prima tv per il film in quattro episodi con Aldo, Giovanni e Giacomo. Un bambino vestito da Harry Potter che parla con personaggi che escono dai quadri (Giovanni con Victoria Cabello, foto); una coppia che ricorre alla fecondazione artificiale; le vacanze di tre coppie milanesi; un gruppo all’oratorio. Il cosmo sul comò Sky Cinema 1, ore 21

Un’amicizia difficile tra bambini in guerra

Tratto dall’omonimo best seller di Khaled Hosseini, il film ripercorre fedelmente la storia di una grande amicizia tra due bambini: Amir e Hassan. Uno figlio del padrone, l’altro del servo. Sullo sfondo l’Afghanistan devastato dai russi e dai talebani. Nella foto una scena. Il cacciatore di aquiloni Sky Cinema Mania, ore 21.05

Matt Dillon e le gang rivali

Le scatenate gesta di due bande giovanili: i «greaser» e i «social». Aspramente in lotta tra loro nell’America provinciale degli anni Sessanta. Regia di Francis Ford Coppola, nel cast Matt Dillon (foto) e Diane Lane. I ragazzi della 56ª strada Sky Cinema Classics, ore 22.50

Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv

Cinema 18.50 BERRETTI VERDI Due reparti delle American Special Forces partono per il Vietnam. Con J. Wayne. Sky Cinema Classics WOLF - LA BELVA È FUORI J. Nicholson, dopo essere stato graffiato da un lupo, si trasforma nell’Uomo Lupo. Dirige M. Nichols. Sky Cinema Max HD 18.55 TUTTA COLPA DI SARA Commedia romantica con M. Perry - celebre Chandler in “Friends” - e E. Hurley. Sky Cinema Family PERSEPOLIS Premio della giuria a Cannes per la pellicola d’animazione ideata da M. Satrapi e incentrata sull’omonimo fumetto ambientato a Teheran. Sky Cinema Mania 19.10 PIACERE DAVE E. Murphy in grandissima forma si sdoppia anche in questa commedia, interpretando, due volte, il Dave protagonista della pellicola. Sky Cinema 1 HD 19.20 METEOR MAN Un timodo professore sta studiando dei reperti di meteorite, quando resta vittima di un incidente. La sua vita ne rimane stravolta. MGM 19.50 IDIOCRACY Due giovani americani sono selezionati dal Pentagono come cavie per un progetto di ibernazione. Commedia del 2006. Sky Cinema Hits HD 21.00 UNO, DUE, TRE! Tratto da un atto unico di Ferenc Molnár, il lungometraggio diretto da B. Wilder è una divertente satira tra capitalismo e comunismo. MGM LA MERAVIGLIOSA ANGELICA Secondo film incentrato sulla fortunata serie creata da Anne e Serge Golon. Angelica scopre che il marito, il conte di Peyrac è ancora vivo... Sky Cinema Classics

Sport

21.05

21.15

22.45

22.50

QUALCUNO COME TE Una ragazza, in crisi con il compagno, collega il comportamento amoroso degli umani a quello dei bovini. Con H. Jackman e M. Tomei. Sky Cinema Family SPEED 2 - SENZA LIMITI Annie Porter (S. Bullock) ama Alex (J. Patric). L’uomo, però, le nasconde la sua vera identità: lavora per la Swat, una sezione anticrimine. Sky Cinema Max HD IL COSMO SUL COMÒ Sesto film del trio Aldo, Giovanni & Giacomo, che recupera la vecchia formula della commedia a episodi. Realizzato nel 2008. Sky Cinema 1 HD IL CACCIATORE DI AQUILONI Dal romanzo di Khaled Hosseini, l’amicizia tra Amir, ragazzo afgano dell’etnia pashtun, e Hassan, figlio del suo servo di etnia hazara. Sky Cinema Mania IL BACIO DELLA MORTE Remake dell’omonimo film di H. Hathaway del 1947. Il protagonista è N. Cage, in un’interpretazione un po’ troppo istrionica. Sky Cinema Hits HD DUE SCONOSCIUTI, UN DESTINO 22 novembre 1963: l’amicizia tra Laurene (M. Pfeiffer) e un uomo di colore, nei giorni seguenti l’assassinio del Presidente Kennedy. Sky Cinema Family UN GIORNO PERFETTO Dal romanzo omonimo di M. Mazzucco, il regista turco F. Ozpetec realizza una pellicola drammatica, con V. Mastandrea e I. Ferrari. Sky Cinema 1 HD CARABINA QUIGLEY Quigley (T. Selleck), il più abile con il fucile in tutto il West, viene ingaggiato da un latifondista australiano. Western del 1990. MGM

23.05

23.10

23.15

0.35

0.40

2.10

I RAGAZZI DELLA 56ª STRADA Giovani sbandati pronti ad esprimere il loro malessere con la violenza. Nel cast M. Dillon, R. Macchio e D. Lane. Dirige F. Ford Coppola. Sky Cinema Classics I PERFETTI INNAMORATI Una coppia di star (C. Zeta-Jones e J. Cusack) deve fingere di essere ancora innamorata, per promuovere un nuovo film. Con J. Roberts. Sky Cinema Hits HD IDENTITÀ SOSPETTE Cinque uomini si risvegliano all’interno di un magazzino e ben presto scoprono di essere stati rinchiusi. Cosa è accaduto? Sky Cinema Max HD GENESIS La storia dell’universo e delle stelle, il nostro pianeta, l’apparizione della vita, tra parole e immagini. Sky Cinema Mania INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO Quarto capitolo ambientato negli anni 50, con la new entry del personaggio del giovane Mutt, interpretato da S. LaBeouf. Sky Cinema 1 HD MATADOR Assumpta Serna, un’avvocatessa, si invaghisce di un torero in ritiro. Di P. Almodóvar. Sky Cinema Mania 28 SETTIMANE DOPO Horror con R. Carlyle: la calma apparente di una città deserta crea momenti di suspense. Sequel di “28 giorni dopo” di D. Boyle. Sky Cinema Max HD PAURA IN PALCOSCENICO Pellicola considerata un’opera minore nella filmografia hitchcockiana, non molto amato neppure dal suo autore. Nel cast M. Dietrich. Sky Cinema Classics

14.00 AUTOMOBILISMO: GRAND PRIX STORY ESPN 14.30 RUGBY: GALLES - NUOVA ZELANDA Celtic Union Matches Sky Sport 2 HD 14.45 TENNIS DA TAVOLO: PAIUSCATO ESTE - ASD MARCOZZI CAGLIARI Campionato Italiano - Serie A1 maschile. Differita RaiSport più 15.00 CALCIO: SERIE A Sky Sport 1 HD 16.00 CALCIO: QUARTI DI FINALE Campionato del Mondo U17. Diretta Eurosport 17.00 ROLEX MIDDLE SEA RACE Sport Magazine Special Edition 2009 Yacht & Sail 18.00 BASKET: LIOMATIC UMBERTIDE CLUB ATLETICO FAENZA Campionato Italiano femminile. Diretta RaiSport più 18.45 CALCIO: CHAMPIONS CLUB Diretta Eurosport 19.00 WRESTLING: WWE 24/7 PREVIEW Replica Sky Sport 2 HD 19.50 CALCIO: PREGARA Diretta RaiSport più 20.00 RUGBY: GALLES - NUOVA ZELANDA Celtic Union Matches. Sintesi Sky Sport 2 HD 20.35 CALCIO: TARANTO - CAVESE Lega Pro - Girone B. Diretta RaiSport più 20.55 CALCIO: LIVERPOOL BIRMINGHAM Premier League. Diretta Sky Sport 1 HD 21.00 RUGBY: INGHILTERRA AUSTRALIA Test Match. Sintesi Sky Sport 2 HD 21.15 WRESTLING: THE ROCK - OWEN HART - STEVE AUSTIN Vintage Collection Eurosport 22.00 FOOTBALL AMERICANO: ARIZONA STATE - USC NCAA. Replica Sky Sport 2 HD

Serie Tv

Intrattenimento

Ragazzi

Documentari

14.00 DESPERATE HOUSEWIVES Fox Life 14.40 DR. HOUSE Fox HD 15.30 LA SIGNORA IN GIALLO Fox Crime HD 15.35 SCRUBS Fox HD 16.00 PROVIDENCE Sky Uno 16.25 L’ISPETTORE BARNABY Fox Crime HD 16.30 BUFFY Fox HD 16.40 CRIMINI DI FAMIGLIA Jimmy 17.00 LA DONNA BIONICA LEI 18.15 LAW AND ORDER Fox Crime HD 18.45 DR. HOUSE Fox HD 18.50 THE PRACTICE LEI 19.00 CROSSING JORDAN Sky Uno 19.10 C.S.I. Fox Crime HD 19.20 SEX AND THE CITY Fox Life 20.00 WILL & GRACE Fox Life 20.05 CRIMINAL MINDS Fox Crime HD 21.00 THE GUARDIAN Fox Crime HD 21.55 LIFE ON MARS Jimmy 22.00 COLD CASE Fox Life 22.55 C.S.I. Fox Crime HD 23.10 LIE TO ME Fox HD 23.50 C.S.I. Fox Crime HD 0.05 DR. HOUSE Fox HD

14.00 SEI PIÙ BRAVO DI UN RAGAZZINO DI 5A? Sky Uno 15.00 LIFE BITES Disney Channel 15.45 THE LATEST BUZZ Disney Channel 16.15 RAVEN Disney Channel 16.30 LE RAGAZZE DI PLAYBOY E! 17.00 QUELLI DELL’INTERVALLO Disney Channel 18.25 SFIDA TRA SEXY STAR AD HOLLYWOOD E! 18.55 HANNAH MONTANA Disney Channel 19.05 EXTREME HOLLYWOOD E! 19.20 SONNY TRA LE STELLE Disney Channel 19.45 CHIAMATEMI GIÒ Disney Channel 20.00 KOURTNEY & KHLOE TAKE MIAMI E! DAVID LETTERMAN SHOW Sky Uno 20.30 AL PASSO CON I KARDASHIAN E! 21.00 SOS TATA Fox Life 22.00 KENDRA E! 22.05 LIFE BITES Disney Channel 22.30 LE RAGAZZE DI PLAYBOY E! 23.00 NAKED & FUNNY E! 23.20 NAKED WILD ON E! 23.40 BORDELLO! Jimmy

18.00 SPONGEBOB Nickelodeon 18.05 RUBY GLOOM Rai Gulp 18.15 POKÉMON DP: BATTLE DIMENSION K2 18.20 Z - GIRLS DeAkids 18.25 SCOOBY DOO Boomerang 18.35 WOLVERINE AND THE X-MEN Rai Gulp 18.45 BAKUGAN BATTLE BRAWLERS Cartoon Network 18.50 BABY LOONEY TUNES Boomerang 19.00 IRON MAN - L’INVICIBILE Rai Gulp 19.10 BEN 10 Cartoon Network 19.15 ALLA RICERCA DELLA VALLE INCANTATA Boomerang 19.25 DUE FANTAGENITORI K2 19.30 L’ULTIMO DEI MOHICANI Rai Gulp 19.40 TOM & JERRY SHOW Boomerang 20.00 ZATCHBELL Cartoon Network 20.05 I PUFFI Boomerang 20.10 DI GATA DEFENDERS Rai Gulp 20.15 ULTIMATE MUSCLE K2 20.25 TEEN TITANS Cartoon Network 20.35 THE GARFIELD SHOW Boomerang MONSTER ALLERGY Rai Gulp

13.00 IL MURO DI BERLINO: LA COSTRUZIONE History Channel 14.05 PROTOTIPI DA STRAPAZZO Discovery Science 15.00 IL COMMENDA E L’INCANTABISS History Channel 16.05 ENIGMI SOTTO INCHIESTA Discovery Science 17.05 COME È FATTO Discovery Science 18.00 I GIORNI DELL’APOCALISSE History Channel 18.05 PROTOTIPI DA STRAPAZZO Discovery Science 19.05 ENIGMI SOTTO INCHIESTA Discovery Science 20.00 IL MURO DI BERLINO: LA CADUTA History Channel 20.05 RICOSTRUIRE GREENSBURG Discovery Science 21.00 L’ARTE DELLA GUERRA History Channel 21.10 HAI MAI PROVATO A... National Geographic 21.40 FATTI CURIOSI National Geographic

A fil di rete di Aldo Grasso

Pinocchio e Gf Trionfo generalista

C

on oltre 7.600.000 spettatori medi per due prime serate su Raiuno, il «Pinocchio» della Lux Vide si candida a restare uno degli hit della stagione: è al primo posto nella classifica del «periodo di garanzia», iniziato a settembre, e al terzo sull’anno solare (dopo Sanremo e le qualificazioni dell’Italia ai Mondiali di calcio). Ma nonostante questi record, nella sfida diretta con «Grande Fratello», lo Top & Flop scorso lunedì, il capostipite dei reality show ha retPinocchio to con decisione. Non dunque un successo e un flop, La Placido racconta come accade quando il pubblico si orienta chiaramente; piuttosto una rivincita della tv generalista. Ma come si spiega questo «Pinocchio», I parte fenomeno? Ci aiuta l’anali7.723.000 spettatori, 31,79% si in profondità dei dati di share Raiuno, domenica 1 Auditel. Che mostra un novembre, ore 21.32. Minuto pubblico spaccato a metà. picco: 9.665.000 spettatori, La riedizione della fiaba la fata turchina (Violante evergreen colpisce un’ItaPlacido) spiega a Pinocchio lia di nonni e bambini: del grillo, ore 21.49 quasi un minore su due, fino a 14 anni d’età, con lo share che decolla sopra il Prendere o lasciare 50% fra i più piccolini; olPapi verifica i premi tre il 36% fra gli ultra 65enni. L’Italia di «Pinocchio» è un Paese molto femminile (più del 60% del pubblico è composto da donne), «Prendere o lasciare» molto popolare (la presen1.833.000 spettatori, 6,51% za di minori e di anziani di share Italia 1, martedì 3 àncora i livelli d’istruzionovembre, ore 20.30. ne del pubblico al basso) e Minuto picco: 1.500.000 fortemente meridionale spettatori, stacchetto di (picchi in Campania, in BaRaffaella Fico. Papi verifica i silicata, in Calabria, in Sicipremi (ore 20.58) lia), col Nord più freddo. L’altra Italia, quella che segue GF e le vicende del trans Gabriele è il Paese delle fasce intermedie: giovani-adulti, con livelli d’istruzione e socio-economici medi, abituati, più che al racconto delle fiabe, alla narrazione del reality. In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA

Digitale Terrestre Silvio Orlando resta vicino alla figlia quando lei finisce in manicomio Bologna 1938. Michele Casali (Silvio Orlando) è un professore nella scuola della figlia (Alba Rohrwacher, foto con Orlando). La ragazza finirà in manicomio. Solo il padre le resterà vicino. Sullo sfondo la guerra. Il papà di Giovanna Premium Cinema, ore 21 PREMIUM GALLERY 15.55 MAKING OF HULK. Show Studio Universal 16.20 HULK. Film Studio Universal 16.22 AMERICAN DREAMS. Telefilm MYA 16.37 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm JOI 16.45 HEROES. Telefilm STEEL 16.52 WHAT WOMEN WANT. Film Premium Cinema 17.08 AMERICAN DREAMS. Telefilm MYA 17.23 LINEA D’OMBRA. Documentario JOI 17.30 SENZA TRACCIA. Telefilm STEEL 17.35 MONK. Telefilm JOI 17.55 L’AMORE RITORNA. Film MYA 18.20 MONK. Telefilm JOI 18.25 IL TUNNEL DELLA LIBERTÀ. Miniserie STEEL 18.40 MEZZOGIORNO E MEZZO DI FUOCO. Film Studio Universal 19.02 IL COLORE DEL CRIMINE. Film Premium Cinema 19.30 MONK. Telefilm JOI 19.48 UNA MAMMA PER AMICA. Telefilm MYA 20.15 HEROES. Telefilm STEEL

20.15 MOVIE MOMENTS. Show Studio Universal 20.16 LIFE. Telefilm JOI 21.00 IL PAPÀ DI GIOVANNA. Film Premium Cinema 21.00 I DIARI DELLA MOTOCICLETTA. Film JOI 21.00 AMERICAN DREAMS. Telefilm MYA 21.00 THE 4400. Telefilm STEEL 21.00 FOCUS. Show Studio Universal 21.10 IL LETTO RACCONTA. Film Studio Universal 21.46 AMERICAN DREAMS. Telefilm MYA 22.32 GREETINGS FROM THE SHORE. Film MYA 22.54 LA MUMMIA - LA TOMBA DELL’IMPERATORE DRAGONE. Film Premium Cinema 22.55 IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE. Film Studio Universal 23.15 L’UOMO CHE FUGGÌ DAL FUTURO. Film STEEL 23.40 ZITTI E MOSCA. Film JOI 0.30 JACK AND JILL. Telefilm MYA 0.47 SILENT HILL. Film Premium Cinema

RAI 4 16.05 16.50 17.40 18.30 19.20 20.10 21.10 23.05

DAHLIA TV 15.15 ARSENAL TV: Wolverhampton Arsenal. Calcio DAHLIA SPORT 18.00 AUDI MEDCUP: Season review. Vela DAHLIA SPORT 19.00 POWER CATCH. Wrestling XTREME 20.45 SERIE B: Torino - Lecce. Calcio (Diretta) DAHLIA SPORT 21.30 XTREME NETWORK. XTREME

DEAD ZONE STAGIONE. Serie BEVERLY HILLS 90210. Telefilm MELROSE PLACE. Serie ANGEL. Serie STREGHE. Serie X FACTOR 3. Varietà STAR TREK: LA NEMESI. Film ROMA. Serie


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Lunedì 9 Novembre 2009 Corriere della Sera

Notizie in 2 minuti Primo piano Giustizia, le regole del patto Domani summit tra il premier Berlusconi e il presidente della Camera Fini sulla giustizia. Sì alla prescrizione breve, ma anche a misure a tutela dei processi. La Lega: «Vicini all’intesa». Fini: «Non firmo, non è una caserma».

Riforma sanitaria di Obama Arriva il sì della Camera La Camera Usa ha detto sì alla riforma del sistema sanitario voluta dal presidente, Barack Obama. Ora dovrà esprimersi il Senato. Per Obama si tratta di «una giornata storica per l’America». La riforma prevede assistenza sanitaria nei confronti di 36 milioni di cittadini che attualmente non godono di copertura e di arrivare a coprire in dieci anni il 96% della popolazione.

Regionali, il Pdl frena Bossi «La decisione sia comune» La Russa frena Bossi. Il ministro per le Riforme chiede per la Lega la presidenza delle regioni Piemonte e Veneto, lasciando la Lombardia a Formigoni? È solo un’aspirazione, fa intendere il ministro della Difesa. «Non ho visto la parola accordo, ma solo ciò che desidera Bossi: legittimo chiedere ma la decisione deve essere comune».

Focus Tv, addio al palinsesto Per anni le nostre abitudini casalinghe sono state regolate dal palinsesto. Per anni il nostro rapporto con la tv è stato regolato da una specie di orario dei treni. Ora le cose stanno cambiando. Come indicano i guru della comunicazione, siamo alle soglie della scomparsa del palinsesto. Così i vertici della tv si preparano a fare a meno di quella griglia temporale.

Esteri Africa, cinesi in cattedra Aumentano gli investimenti cinesi in Africa. Pechino insiste nella sua strategia di sostegno al Continente. E allora ecco che costruiranno 50 nuove scuole e formeranno 1.500 docenti, maestri e tecnici. Dal vertice in Egitto arriva la promessa di «assistenza nella crescita». Non solo: debito cancellato e prestiti per 10 miliardi di dollari.

Cronache Varese, la pista dei soldi I soldi. A questo porterebbero le indagini per l’omicidio di Carla Molinari, la donna di 82 anni massacrata nella sua villetta di Cocquio Trevisago, vicino a Varese. «Qualcosa legato a interessi economici», dice un investigatore. La Molinari «aveva investito in titoli 250 mila euro, aveva molti gioielli e faceva una vita senza ristrettezze».

Cultura Bangkok, l’Occidente perduto Il giornalista e romanziere inglese Lawrence Osborne torna in Estremo Oriente e con «Bangkok» (Adelphi) racconta di un uomo che, come gli elefanti, sceglie una città per finire: «A Bangkok si arriva quando si sente che nessuno ci amerà più, quando si getta la spugna, e a pensarci bene la città è solo questo, il protocollo di una caduta». Là dove finisce l’Occidente.

Spettacoli La svolta di Susan Boyle Susan Boyle, il «brutto anatroccolo» del talent show che ha incantato con la sua voce da usignolo, ha deciso di dare una svolta alla sua vita e alla sua carriera: è diventata più bella, ha cambiato completamente look e adesso propone il primo disco. «Non basta: canto brani dei Rolling Stones».

Sudoku Medio 7 5

Sport

5 Puzzles by Pappocom

Inter pari, il Milan vince L’Inter, reduce dalle fatiche di Champions League, torna al campionato e pareggia con la Roma a San Siro grazie a un gol di Eto’o che risponde a Vucinic. Il Milan, contro la Lazio, vince 2-1 con reti di Thiago Silva e Pato e risale in classifica. Nerazzurri primi a più 5 sulla Juve e più 7 sui rossoneri.

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Oggi su www.corriere.it 5

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Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI 8 7 6 4 3 5 9 1 2

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Tennis

L’evento

Fed Cup, la festa azzurra

Il Muro, vent’anni dopo

Le immagini

Condotta da Flavia Pennetta, l’Italia riconquista la Coppa. Le immagini della nuova impresa.

Diretta video da Berlino delle celebrazioni per la caduta del Muro che divise l’Europa.

Guarda i gol della A

Il video/1

Il video/2

Corsa dei tori a Madura

Dalla trincea a Miss mondo

In Indonesia è un appuntamento tra i più seguiti dell’anno. Guarda.

«Combat Barbie», la reginetta inglese è una ex soldatessa.

Le foto

Crisi reale

Da Topolino è già Natale

Sarah Ferguson in rosso

A Eurodisney, poco lontano da Parigi, le feste più sentite dai bambini sono già cominciate.

La holding che gestiva l’immagine della ex moglie del principe britannico Andrea fa crac.

Rivivi la giornata di campionato online grazie alle immagini delle reti e delle occasioni di tutte le partite del weekend. Commenta sul forum dei tifosi risultati e fatti della settimana.

Altri giochi su www.corriere.it * Con "Corriere della Sera Magazine" e 2,50; con "Io Donna" e 2,50; con "Style Magazine" e 3,00; con "Corriere Enigmistica" e 2,30; con "Formula 1. Segreti e veleni" e 8,90; con "Io ci provo" e 4,90; con "La cucina del Corriere della Sera" e 5,90; con "Le Fiabe sonore" e 7,99; con "L’Europeo" e 8,90; con "Viaggio nella scienza" e 10,99; con "Giovanni Allevi" e 10,90; con "Il corpo umano" e 7,99; con "Supereroi. Le grandi saghe" e 10,99; con "100 anni di Fumetto italiano" e 10,99; con "Le inchieste del commissario Maigret" e 7,99; con "Francesco De Gregori. Contemporanea" e 11,90; con "La Seconda guerra mondiale" e 10,99; con "Mina Collection" e 13,90; con "Il meglio di Aldo, Giovanni e Giacomo" e 10,99; con "English Fitness" e 13,90; con "Corriere storie. Oltre il Muro" e 7,90; con "Michael Jackson. Unmasked" e 13,90; con "Allevi & All Stars Orchestra" e 10,90; con "Il Mondo" e 3,00.


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