contemporaneità... AirMart voleva celebrare questa “ambiguità” dal punto di vista dell’utilizzo dell’architettura museale. La prima domanda era: è più interessante come esperienza passare del tempo in un museo d’arte o in un aeroporto ? e la seconda domanda: c’è poi reale differenza tra le due cose in termini di esperienza e di fruizione di un pubblico medio? Il Museo: “aeroporto di idee” e l’Aeroporto “Wunderkammer del mondo attuale”? Spesso nel tuo lavoro, la superficie delle cose, per non dire l'involucro, è proprio il luogo in cui tu intervieni per inscenare questa ambiguità... Certo la pelle è tutto. Come diceva Orcar Wilde in uno dei suoi celebri aforismi: “ci dobbiamo sempre meravigliare del visibile e non dell’invisibile, la meraviglia sta in ciò che si può vedere”. I miei display museali (con falsi reperti), le mie armi fashion, i miei aerei con il loro “camouflage teologico”, sono tutti esempi nei quali enfatizzo lo strato esterno, la superficie. Quello che c’è dentro (e dietro) è irrilevante. Quando giro per le strade ho il vizio di immaginarmi che le facciate dei palazzi e dei condomini siano come delle scenografie cinematografiche e che dietro non ci sia assolutamente nulla. Mi piace immaginare un mondo in cui tutto sia solo superficie ed apparenza. Io sono figlio della televisione e della pubblicità, perché mai dovrei tradire le mie radici e mettermi in una infruttuosa e vana ricerca della verità e del contenuto. La verità è l’apparenza e questo basta: quando sono a Venezia un bel giro in gondola non me lo toglie nessuno! Questa ambiguità ti ha causato qualche problema (sequestri, censure, ecc)? Cosa significa per te essere censurato: un successo perché hai toccato un nervo scoperto,
o un disastro perché la tua opera viene ritirata? Censura nel mio caso penso significhi sempre successo. Ma ho imparato anche, attraverso parecchie esperienze del genere, a conoscere ormai quasi tutti i “trucchi” per scatenarla o per evitarla, la censura. Insomma è ancora una volta, e sempre, una faccenda di contesto. Poi una considerazione molto seria sulla censura: è semplicemente assurda. Nel circo mediatico globale l’arte contemporanea ha davvero poco peso, lo sappiamo tutti purtroppo. Come diavolo fa certa gente a scatenare atteggiamenti censori sull’arte contemporanea? Che senso ha? Mi sembra sinceramente una perdita di tempo che corre inoltre il rischio di diventare un boomerang e di far parlare proprio di ciò di cui solitamente non si parla... Che rapporto hai con le merci, con il packaging? Insomma, che genere di consumatore sei? Non occorre nemmeno che risponda: sono un “consumatore ambiguo”. Sto per ore a valutare costi/benefici, offerte, peso netto/peso lordo e tutta una serie di pedanti ed estenuanti considerazioni. Poi immancabilmente finisco per acquistare solo e sempre le confezioni più seducenti. Per finire credo che davvero questo benedetto “packaging” sia in realtà la parte più vera del prodotto e in qualche modo ne rappresenti (assai più del “contenuto materiale”) il vero “contenuto”. Basta pensare ai “regali di Natale”: se non ci fosse la carta rossa e i nastrini vari, cosa ce ne fregherebbe della solita paccottiglia (spesso riciclata)... ? Invece riusciamo anche a commuoverci sinceramente davanti ai doni natalizi - ma il miracolo lo fa lui: il packaging.
identi-kit
KT19, 2005