Genius Loci

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24 l’arte contemporanea. Un primo contributo alla bellezza lo dà il paesaggio: dal paese di Porto Venere alle Alpi Apuane sullo sfondo. Tra gli artisti selezionati, oltre a Stefano Cagol, special guest dell’evento, tanti nomi coinvolti in ricerche espressive interdisciplinari, tutti impegnati attraverso progetti site specific, a dimostrare come l’arte del e sul luogo serva a stabilire un legame indissolubile, quasi un rapporto di ‘amicizia’ tra l’ambiente dato e gli uomini che lo attraversano, lo abitano e quindi lo vivono. L’originalità della mostra sta anche, se non soprattutto, nel suo carattere itinerante: il visitatore infatti viene accompagnato passo passo alla scoperta dell’isola, condotto per mano dalle varie installazioni che lo guidano sul percorso indirizzato alla Fortezza. Attraverso il percorso dunque, il visitatore comprende dove egli è, quindi si orienta e nello stesso tempo comincia a identificarsi con l’ambiente, il che è già un primo approccio verso la comprensione dell’anima del luogo. Si parte dal Molo del Terrizzo, luogo di attracco delle imbarcazioni, dove la mostra ha inizio con ‘Riflesso di stelle’, le sei sculture in marmo realizzate per l’occasione da Sibylle Pasche, un’artista che si divide tra Zurigo, Carrara e gli Stati Uniti. È qui che c’è il primo incontro tra l’acqua e l’isola: le creature del mare si inseriscono nella pietra, e l’artista le svela. Proseguendo lungo il sentiero che conduce alla Batteria Umberto I, si presenta alla vista l’installazione di Francesco Ricci ‘Summer camping’, ispirata all’identità militare dell’isola. Ricci è autore di numerose mostre, in Italia e all’estero, come quella che di recente si è tenuta a Gerusalemme. Con questo suo contributo, l’artista ci offre lo spunto per riflettere sull’importanza che la storia ha sul luogo, segnandolo con le permanenze e i mutamenti. Si presentano poi gli Ometti - luoghi di sosta e riflessione - della fotografa specializzata in installazioni site specific Maria Grazia Cantoni, che vive tra Londra e l’Italia e lavora anche come guest lecturer in varie facoltà di Architettura. Realizzati utilizzando scaglie di marmo Portoro e altre pietre presenti sull’isola, gli Ometti ricordano le tipiche costruzioni piramidali utilizzate in montagna per delineare un sentiero o una vetta. In questo caso, ogni Ometto è insieme una meta e un punto di partenza verso il successivo. Rappresentano insieme il viaggio e la sosta, essendo punti di riferimento che segnano un percorso che è allo stesso tempo reale (si estende fino alla ‘batteria Albini’, lungo un vecchio sentiero) e ideale (in quanto segno del parallelismo rispetto alle Alpi Apuane). Favorendo un approccio e un approdo alla montagna, origine e fondamento dell’isola, come farebbe un alpinista, gli Ometti rivelano una visione senza limiti del paesaggio, della natura e della sua poetica. Attraverso l’esperienza dei significati se ne comprende il simbolismo che vede in piramidi fatte di pietra la stessa consistenza della montagna e nella simile verticalità, l’espressione di tutto ciò che, pur appartenendo alla terra, si eleva verso il cielo. Man mano che si procede lungo il percorso, ecco che si giunge a ‘L’uovo di Colombo’, inteso come nel senso comune, per la soluzione costruttiva adottata: creazioni in filo di ferro e materiali di recupero della scultrice Carmen Tornaboni. Anche lei con esperienze internazionali, esperta nel lavoro col marmo e granito, pietra e terracotta, bronzo e legno, e materiali alternativi. Il vento è nelle sue sculture, a modellare gli alberi e la terra, a rappresentare il ‘volto’ della natura, Madre dell’isola. Gli alberi, motivo prevalente della


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