Sdisonorate

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Sdisonorate / Le mafie uccidono le donne

serena poi una delusione d’amore. Ninetta di innamorarsi non ne vuole più sapere. A quarant’anni incontra il suo futuro marito, si sposa e va vivere a Verona. Con loro, anche la suocera. Il matrimoio da subito si rivela disastroso e peggiora dopo la nascita di Pierantonio. Qualcosa di particolare? No, però avvertiva che non era gradita. Come se io non servissi più a nulla, racconta. Sono arrivata al punto di dormire chiusa a chiave nel salotto col bambino perché temevo che mio marito e sua madre me lo portassero via. Un giorno, in un momento d’ira il marito tentò di buttarla da una finestra, si è salvata sol perché gli ha detto che aspettava il secondo figlio di cui il marito ancora non sapeva nulla. Ninetta col bambino, senza nemmeno fare le valigie, allora fugge in Sicilia. Si rifugia presso la sua famiglia d’origine. Giovanni il secondo figlio morirà a soli sei anni. Una tragedia. Mamma Ninetta, sola, addolorata, si dedicherà a Pierantonio totalmente. Dopo quasi quindici lunghi anni, un pentito, Giuliano Chiavetta, oggi collaboratore, in galera, allora luogotenente del boss Enzo Campisi racconta: “ ….Una sera Salvatore Cancilleri stava bruciando un’auto…involontariamente si è trovato a passare Pierantonio Sandri, perciò quella sera è finita così, all’indomani è venuto da me Cancilleri Salvatore e mi ha detto “Giuliano, è successo questo, ieri sera stavo bruciando una macchina, si è trovato a passare Pierantonio e mi ha visto che ho bruciato questa macchina…aveva bruciato quest’auto perché a noi in pratica ci davano delle direttive, nel senso che ci davano il numero di targa, la via: “vai a questo numero di targa e bruci l’auto”. Giuliano Chiavetta è stato alunno della professoressa Burgio. Quante volte avrà incontrato in questi lunghi anni la sua ex insegnante? L’avrà salutata? Rideva alle sue spalle assieme ai suoi compari? Alla fine degli anni ottanta era considerato uno bravo, tanto che aveva già iniziato la scalata. Il Chiavetta ancora dichiara “…allora, cosa è successo, è venuto da me, è venuto preoccupato, dice “Giuliano, mai sia se ne va alla Polizia, mi fa arrestare, cose”, gli ho detto: “va bene, non ti preoccupare ora gli parliamo, non ti prendere pena”, dice “va bene, siccome, lui con la Polizia ci va bene”, nel senso che ha, come posso dire… non era un ragazzo omertoso, era un ragazzo serio” Salvatore Cancilleri, Giuliano Chiavetta, Vincenzo Pisano, Marcello Campisi - nipote del boss Alfredo Campisi - decidono di incontrare Pierantonio. “…abbiamo visto Pierantonio che è passato con la sua macchina, gli ho detto “Piero, fermati un minuto che ti dobbiamo parlare, andiamo a fare un giro”, si è fatto il giro, ha parcheggiato l’auto ed è venuto. Ed è salito, noi avevamo la macchina di Marcello Campisi, una Panda 30, è salito, siccome avevamo una grossa amicizia soprattutto con me, che ci andavo anche a mangiare a casa, dice “Giuliano, che c’è”, “ niente, andiamo a farci un giro”, e siamo saliti tutti e cinque in questa Panda quattro più Pierantonio”. Lo portano in un bosco vicino, lo torturano e lo uccidono. A settembre del 2009, dopo quattordici anni, un funzionario della Questura di Caltanisetta e uno del Commissariato locale, si presentano a casa della professoressa Burgio. In sintesi, le comunicano che in seguito alle dichiarazioni di un pentito hanno ritrovato il cadavere di Pierantonio.

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