Da Atella a Sant'Arpino

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ste una settantina di titoli ed alcuni frammenti dell’attività di Pomponio (che raggiunse l’apice nell’anno 100 a.C.) e una quarantina di titoli e brevi frammenti dell’attività letteraria di Novio, che nella sua produzione letteraria fa rivivere maggiormente l’ambiente popolare campano e italico. In tutti questi documenti dell’atellana letteraria i titoli sono sempre riportati con il nome di una delle maschere seguiti da un aggettivo che rimarca il carattere comico del personaggio. Alcuni dei titoli delle commedie scritte da Pomponio sono: Maccus miles (soldato), Maccus virgo (verginello), Macci gemini (gemelli), Bucco auctoratus (mercenario), Pappus agricola (agricoltore), Pappus praeteritus (trombato alle elezioni) e inoltre, Verres aegrotus (il porco ammalato) e Sponsa Pappi (la fidanzata di Pappo). Fra i titoli di Novio ritroviamo invece: Bucculus, Maccus copo (tavernaio), Maccus exul (esule), Duo Dossenni (i gemelli), Fullones feriati (i lavandai in festa). Come si vede, protagonisti sono di preferenza il popolino e la gente di campagna in tutti i loro aspetti di vita quotidiana, frequenti inoltre sono i titoli che si riferiscono ad animali, a lavori umili, spesso alla politica. La lingua con cui questi due scrittori facevano parlare i loro personaggi ha una forte tendenza al popolaresco e al linguaggio colorito della plebe. Questo tipo di linguaggio, elogiato anche da Cicerone per le battute ad effetto, consentiva giochi di parole, metafore espressive, doppi sensi e sberleffi linguistici di ogni tipo che si traducevano in una comicità immediata. I frammenti di versi rimastici fanno capire come i buffi personaggi delle commedie di Novio e Pomponio, anche alle prese con i problemi della vita quotidiana, riuscivano a far ridere i romani con esilaranti battute in cui spadroneggiava il realismo. Questi frammenti, caratterizzati da detti salaci, lasciano intravedere trame teatrali che investono anche temi piccanti, come adulteri o incesti, e consentono di ricostruire l’ambiente di questa tipica farsa che ebbe non poco successo nel mondo romano e che non fu affatto uno spettacolo di infimo ordine, se è vero che diventò di moda anche in ambienti di alto livello. Il fatto che lo stesso Silla prese a scrivere atellanae, delle cui rappresentazioni si sarebbe dilettato specie durante il ritiro in Campania, è una testimonianza delle forte diffusione di questa forma teatrale presso tutti gli strati della popolazione. Con il tempo poi, i gusti teatrali del pubblico cambiarono e questo tipo di farsa iniziò a scomparire dai palcoscenici. Nel periodo di Ottaviano Augusto imperatore

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