cani da ricerca e da soccorso

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One track mind: una sola pista mentale a cura di Luca Rossi, direttore tecnico CSdC – pubblicato su “CANI” Ed. Olimpia 9/2006

Da sempre, le capacità percettivo-sensorie dei cani, hanno suscitato grande interesse. Molti proprietari di cani si domandano come vede l'amato Fido, se in technicolor o in bianco e nero, se ha maggiori o minori capacità visive dell'uomo, per esempio di notte, se sente i suoni a maggiore distanza dalla fonte emittente e su diverse frequenze, quali cibi e gusti preferisce, e tanto altro. Per lo studio dei sensi dei cani, si è paragonata la loro sensibilità sensoriale a quella dell'uomo e a quella degli insetti. Molti studiosi, tramite prove sperimentali svolte in laboratorio ed associate ad osservazioni etologiche, hanno definito e codificato le capacità percettivo-sensorie dei nostri amici quadrupedi. Ma come fa uso, cerebralmente, il cane dei suoi sensi? Il nostri beniamini sono aminali fortemente selettivi, e le loro capacità di concentrazione si ricollegano al senso di eccellenza, attivato durante la situazione contingente. Semplificando, si può affermare che quando un cane sviluppa attività di perlustrazione del terreno "pensa con il naso", cioè l'olfatto diventa il senso di “connessione cerebrale”. Proprio a proposito dell’olfatto, che per il cane è il senso di eccellenza, Fido è definito “animale macrosmatico”; questo aggettivo deriva dal greco ed è composto dalla parola “macro” (grande) e da un derivato del verbo “osman” (odorare, fiutare); il significato è pertanto “animale dotato di grande sensibilità per gli odori. Tornando alla selezione del “senso” utilizzato in una determinata circostanza, pare quindi che gli altri sensi si desensibilizzino e riducano la loro influenza sul comportamento dell'animale. Credo che questa osservazione, in un certo qual modo, possa essere estesa anche all'uomo. Se una gentil signora annusa una rosa ricevuta in omaggio, inspira profondamente e chiude gli occhi in modo preprogrammato. Chiudere gli occhi, in quel momento, riduce la sensibilità visiva, lasciando aperto il canale prioritario, che in questo caso è l'olfatto. Altri esempi calzano, a tal proposito, a pennello. Quando il marito è intento a leggere il quotidiano e la moglie lo chiama per il pranzo, spesso tali richiami rimangono inascoltati. E' la vista, in questo caso, il senso d'eccellenza che condiziona la situazione di concentrazione mentale. L'udito pertanto riduce la sua sensibilità. Nelle gare di Agility Dog, il senso di eccellenza utilizzato è la vista. Il cane, impegnato nella performance cinofilo-sportiva, usa questo “senso” per interpretare il percorso esteso sul parterre. Inoltre osserva le indicazioni del linguaggio del corpo emesse dal suo Conduttore. Normalmente, a Conduttori silenziosi o che usano con parsimonia la voce nella guida del cane, si abbinano soggetti rapidi e precisi; ciò accade perché il Conduttore non fa "interferenza" sul canale visivo, deputato alla concentrazione ed alla valutazione ambientale del cane. La riflessione relativa agli aspetti selettivi della concentrazione, indotta dal senso d'eccellenza contingente, è estendibile anche alle fasi di "cerca" che caratterizzano l'uso venatorio del cane. Quasi tutti i cani utilizzati nell'arte venatoria hanno la caratteristica morfologica delle orecchie pendule. Ciò li preserva dall'ingresso nel canale udivo di oggetti causa di disturbo ma facilita, soprattutto, la concentrazione mentale sulla ricerca dell'indicazione odorosa del selvatico. L'arte venatoria è fatta di silenzi e di odori. Nell'organizzare piste di tipo cinofilo sportivo, era di regola, in fase didattica, disseminare sulla "pista" bocconcini prelibati. Ma se il senso di eccellenza per perseguire una traccia a

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