Cultura commestibile 239

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di Andrea Ponsi Pacifico

Sono salito in automobile sulle rupi che da Marin County guardano verso l’oceano Pacifico. E’ una giornata serena, ma sul mare la foschia copre la linea di orizzonte. Fuori spira un vento gelido. Non si vedono le isole Farallones, solo un indistinto chiarore divide il blu plumbeo del mare dall’acceso azzurro del cielo. Sono davanti al Pacifico, un oceano freddo, ostile , che non dice dove porta, che nasconde le sue mete. Che da qui sembra respingerci o ingannarci. Dove sono i corpi naufraghi di Gordon Pym, di Ismael, del capitan Achab? Dove i tanti sfortunati viaggiatori verso le isole felici dei Mari del Sud? Laggiù, oltre la nebbia forse esistono i tesori di Poe, Stevenson o Melville; da qui appare solo un indistinto abisso, una avventura macabra, una plausibile immagine di cosa sia la morte. Alcatraz

Alcatraz è una nave abbandonata, un Flying Dutchman alla deriva che porta i segni di una vita di tormenti. Quando era abitata dai vivi era l’isola del braccio della morte. Prima ancora era un’isola spoglia, un libero scoglio sottoposto al vento e all’onde, un rifugio di gabbiani, forse di pellicani. Alcatraz-pellicano: ironia toponomastica, il nome di un libero uccello per un’isola di prigionieri. Una volta dismessa la prigione ci si è chiesto che fare di Alcatraz. Un museo, un rifugio-santuario per foche e gabbiani, perfino un casino per il gioco; o lasciarla come è, con i suoi scarni edifici di prigione. Ha prevalso questa opzione. Dopotutto è il monumento più visitato dai turisti a San Francisco. Perché lasciarsi scappare l’occasione di buone entrate con storie di crimini e brividi di morte?

20 18 NOVEMBRE 2017

Mappe di percezione

San Francisco

Ocean Beach

Oggi a Ocean Beach è un ottima giornata per il surf. È presto, ma un bel sole già rischiara la spiaggia. È una perfetta mattina di domenica per quei corpi neri che galleggiano lontani in mezzo al mare. Onde lunghe, alte pareti d’acqua che si gonfiano per andare a frantumarsi su stesse. Piccoli corpi neri, anfibi umani stesi sulle tavole, aspettano galleggiando nel mare aperto dove l’acqua è ancora calma. Attendono l’onda migliore, quella che diventerà alta e potente. Ecco che arriva. Le mani spalano l’acqua, la tavola acquista velocità, il corpo si alza in piedi cercando l’equilibrio. Poi si piega, la tavola taglia l’onda in diagonale, sfugge dalla schiuma che la rincorre e scivola via finchè l’onda perde forza e con lei si accascia il corpo dentro l’acqua.

Le onde continuano a nascere, crescere, rompersi, una dopo l’altra contro Ocean Beach, contro la costa. Da lontano, dalla spiaggia, arriva un ritmo di tamburo. Ritmo di suono, di onde, di vita. Ritmo del tempo. People have drowned here

“People swimming and wading have drowned here”. Poi, più sotto: “ Corrente peligrosas”. “Emergency 911. Danger : rip currents” dice il cartello sul marciapiede lungo Ocean Beach. Si può morire nuotando in acqua, mentre si sta vivendo l’intensità delle emozioni. Cavalcare un’onda è un rodeo con la natura. Si può morire per inesperienza, per un malore, per tante altre ragioni. Basta saperlo. Tu vivi e vuoi nuotare, ma ricordati che la morte è sempre lì, ha il corpo del mare, l’abbraccio di un’onda; è lì, accanto a te, avvolgente e sensuale. Finis terrae 2

Qui finisce San Francisco, qui termina l’America. Qui finisce il cammino di Kerouac, dei vecchi hippies, dei pionieri di una volta. Qui sono finite alcune delle menti migliori della generazione di Allen Ginsberg e dei suoi amici: morti nel fango, stroncati dalla droga, sfiniti dall’Aids. Ma anche sono arrivati fino a qui coloro che si sono tolte le catene e le hanno tolte ad altri, che si sono abbracciati e che hanno visto il Dharma. Qui sono finite le “best minds” a produrre idee, poesie, utopie, immagini, films, computers. Qui finisce l’occidente. Oltre la rotondità dell’oceano c’è l’Oriente. Ma si respira ancora l’aria che arriva da laggiù? Si respira ancora il dubbio creativo, la ricerca senza credi, il Tao e lo Zen, le poesie di Basho, le parole di Chuang Tzu, di Confucio, di Lao Tse ?


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