Lo studio sui danni ambientali di Peretola

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Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze

A cura di: C.I.A.S. “Legambiente” di Sesto Fiorentino Giacomo Bruni, Andrea Vannini, Francesco Pagliai, Simone Guidotti Biblioteca “Ernesto Ragionieri”, Sesto Fiorentino 1 dicembre 2013


Piana di Sesto Fiorentino: originariamente parte dell’estesissimo bacino lacustre che occupava l’intera pianura Firenze-Prato-Pistoia nel Villafranchiano (1.8 milioni di anni fa). All’inizio del Quaternario vari fenomeni geologici innescano la colmata del lago. Tra 10000 e 5000 anni fa l’intera area assume definitivamente un aspetto palustre Il paesaggio originario era dominato dalla vegetazione palustre, con ampie aree coperte da foreste planiziarie mesofile (Farnia, Frassini, Pioppi, Salici, Aceri, in alcuni casi Lecci, ecc.) in continuum con le formazioni boschive collinari e montane. Alla fine del III millennio a.C. la crescente colonizzazione umana determina i primi interventi di disboscamento. Gli Etruschi (VIII – VI sec. a.C.) iniziano le prime semplici opere di bonifica. I Romani nel I sec. a.C. continuano e completano le opere di bonifica intraprese dagli Etruschi: “centuriazione” delle terre pianeggianti. Durante tutto il Medioevo si hanno fasi alterne di impaludamenti e bonifiche parziali.

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Durante il XIX secolo, e soprattutto dopo l’unità d’Italia (1861) si ha un nuovo impulso alle opere di bonifica. La “Legge Baccarini” pone l’obiettivo di trasformare i terreni “insalubri” in aree adatti per un qualunque uso agrario e permette, mediante la realizzazione si strade, di mettere il territorio in comunicazione coi centri abitati vicini. N.B.: il fatto che i nostri avi definissero “insalubri” le terre paludose non è indicativo di ignoranza. All’epoca infatti la malaria era molto più diffusa di adesso, e soprattutto lo scopo del neonato Stato italiano era quello di garantire uno stato nutrizionale ottimale alla maggior parte della popolazione.

Durante il periodo fascista (dal 1923) comincia la bonifica “moderna” della Piana di Sesto Fiorentino, che prosegue fino agli anni ‘50. Nascono i Consorzi di Bonifica. Fino al dopoguerra comunque l’area si presenta prevalentemente agricola, con appezzamenti di terreno di medie-piccole dimensioni, contornati da numerosi canali e fossi di scolo e soggetta a periodi allagamenti in caso di eventi di piena. Permane addirittura una zona a ristagno permanente chiamata “Padule di Sesto Fiorentino”. Dagli anni ‘60 (boom economico) ha inizio l’espansione urbanistica che porterà ad una notevole trasformazione paesaggistica e di uso del suolo, che prosegue tutt’ora. Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze


La Piana Sestese oggi

Il territorio della piana è ormai pesantemente urbanizzato. Lo sviluppo urbanistico in passato non ha seguito criteri razionali e non ha tenuto in considerazione le condizioni ambientali circostanti. In parte sussistono ancora attività agricole, ma di tipo intensivo. Una parte della sua originaria biodiversità si è però conservata, grazie all’istituzione di aree protette e alla permanenza di piccole zone umide residuali scampate alle bonifiche. Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze


Area di studio L’area interessata dal presente studio è confinante ed in continuità ambientale con un sistema di aree protette denominato “Stagni della Piana fiorentina e pratese”, classificato come Sito di Importanza Comunitaria (SIC IT 5140011, Direttiva 92/43/CE), Zona di Protezione Speciale (ZPS, Direttiva 2009/147/CE) e Sito di Importanza Regionale (SIR 45, L.R. Toscana 56/2000). Il possibile ampliamento dell’aeroporto “Amerigo Vespucci” di Firenze costituisce una minaccia molto grave. L’assetto paesaggistico e ambientale della Piana rimasta libera fino ad oggi verrebbe pesantemente modificato, e sparirebbero alcune delle aree naturali e delle zone umide più importanti (forse le uniche rimaste ancora integre della Piana). Non solo…. Le Aree Naturalistiche Protette di Interesse Locale (ANPIL) “Podere la Querciola” (istituita nel 1998) a Sesto Fiorentino e “Stagni di Focognano” (istituita nel 1997) a Campi Bisenzio, sarebbero coinvolte direttamente dalla realizzazione della nuova pista.

17 anni di lavori di ripristino sprecati?

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Area di studio Estensione complessiva di circa 208 ettari. Delimitata a nord-est dal complesso del Polo Scientifico, a nord-ovest dall’ANPIL “Podere la Querciola”, a sud-ovest dall’autostrada A11 e a sud-est dall’aeroporto di Firenze. ANPIL

Polo scientifico

Autostrada A11 Aeroporto

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Area di studio La maggior parte della superficie libera è coltivata, ma persistono zone umide di elevato interesse naturalistico come il Lago del Capitano e il Lago di Peretola, lo specchio d’acqua più grande della Piana Fiorentina (11 ettari). E’ inoltre in corso di realizzazione una cassa di espansione tra l’autostrada A11 e il Polo Scientifico, necessaria alla sicurezza idraulica della zona e progettata secondo criteri di ingegneria naturalistica.

La cassa di espansione, secondo le ipotesi di progetto della nuova pista, verrebbe completamente smantellata, vanificando i lavori eseguito fino ad oggi e ristabilendo, in assenza di altri progetti specifici, il rischio idraulico. Lago del Capitano Area Erpetologica “Val di Rose”

Cassa di espansione

Lago di Peretola

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Area di studio Sussistono anche piccole zone umide prive di un toponimo, quali stagni e fossati a regime prevalentemente stagionale.

Anch’esse hanno importanza ecologica strategica

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Scopo dello studio L’area è stata oggetto di indagine per stabilire la presenza al suo interno di specie animali e vegetali di interesse conservazionistico. Le normative prese a riferimento sono le seguenti: Direttiva Habitat (92/43/CE): “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” Legge Regionale Toscana 56/2000: “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche”

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Direttiva Habitat (G. U. L. 206 del 22/07/1992, pag. 7) Principale riferimento normativo per la salvaguardia, la protezione e il mantenimento della qualità dell’ambiente nell’Unione, compresa la conservazione degli habitat naturali e della flora/fauna selvatiche. Sancisce il principio che il mantenimento di una qualità minima dell’ambiente è di fondamentale il mantenimento dellale qualità dei cittadini e dei Purtroppo, adimportanza eccezione per di particolari ambienti, piccoledella zonevita umide (quali quelle “servizi ambientali” chedella la natura gratuitamente e che sono necessari allanaturali nostra residuali nel territorio Piana)fornisce non sono inserite nell’Allegato I (“Tipi di habitat stessa sopravvivenza. di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione”), ma numerose specie presenti nell’area ricadono comunque negli All. II e Presenta una serie di allegati (6 in tutto) che proteggono habitat, specie animali e vegetali. IV e di fatto “proteggono” a loro volta questi habitat. Per le specie sono previsti una serie di divieti ad alcune attività che possono comprometterne la sopravvivenza a lungo termine. Per le specie inserite in Allegato II (“di interesse comunitario”) è prevista anche la designazione di aree speciali per la loro conservazione. Per le specie inserite in Allegato IV (“ a protezione rigorosa”) sono previste particolari forme di protezione.

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Direttiva Uccelli (2009/147/CE) Per quanto riguarda le specie di Uccelli meritevoli di conservazione, in genere si fa riferimento all’Allegato I (“Specie soggette a speciali misure di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione”) della Direttiva Uccelli (2009/147/CE: “Conservazione degli Uccelli selvatici”), che in pratica rappresenta l’analogo della Direttiva Habitat applicata a questo particolare gruppo faunistico. La Direttiva si applica agli adulti, alle uova, ai nidi e agli habitat, di fatto decretando una protezione a tutto tondo anche tramite la creazione di nuovi biotopi e/o ripristino dei biotopi distrutti dalle attività umane.

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L. R. Toscana 56/2000 Applicazione, a livello regionale, dei principi contenuti nella Direttiva Habitat. SIC e ZPS vengono inseriti nell’elenco dei Siti di Importanza Regionale (SIR). E’ prevista l’istituzione di nuovi SIR a prescindere da SIC e ZPS, in base agli allegati. Tre allegati in tutto che comprendono anche habitat e specie non inclusi negli allegati europei, ma ritenuti importanti a livello regionale. Allegato A: “Habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali di interesse regionale, la cui designazione può richiedere la designazione di SIR”. Allegato B: “Specie Protette”. La novità introdotta dalla normativa è che risultano inserite negli allegati anche alcune tipologie di zone umide non contemplate nella Direttiva Habitat. La Legge estende a tutti i SIR le norme di cui al DPR 357/97 (“Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CE e relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”) e successive modifiche. Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze


Metodo di raccolta dei dati Osservazioni effettuate dalla primavera del 2011 all’estate del 2013. Identificazione delle specie tramite guide specifiche e consulenze con esperti del settore. Ricerca di Piante e Insetti concentrata soprattutto nei pressi di zone umide e incolti. Rilevamento degli Anfibi soprattutto tramite uscite notturne nel periodo riproduttivo: osservazioni dirette negli stagni, punti di ascolto del canto (Anuri), identificazione uova e larve. Ricerca dei Rettili concentrata attorno alle porzioni antropizzate e al limitare di campi. Avvistamenti dell’Avifauna effettuati sia da capanni attrezzati per il birdwatching sia in campo aperto, mediante binocolo. Identificazione dei Chirotteri effettuata in una singola uscita con bat detector (per limitatezza dei mezzi a disposizione; ulteriori uscite avrebbero sicuramente fornito un maggior numero di dati). Presi in considerazione anche esemplari vittime del traffico stradale e segnalazioni fotografiche di frequentatori dell’area.

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Checklist

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PIANTE 6 specie protette

Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Orchidea acquatica

Anacamptis laxiflora

x

Giunco fiorito

Butomus umbellatus

Speronella consolida

Consolida regalis

Giunchina comune

Eleocharis palustris

Caglio delle paludi

Galium palustre

Gramignone natante

Glycera fluitans

x x x x x

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INSETTI 6 specie protette Ordine

Nome italiano

Coleotteri Lepidotteri

Odonati

Nome scientifico

Interesse comunitario

Saperda punctata

Interesse regionale

X

Sfinge dell’epilobio

Proserpinus proserpina

x

X

Cassandra

Zerynthia cassandra

x

X

Coenagrion scitulum

X

Ischnura pumilio

X

Sympecma fusca

X

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ANFIBI 4 specie protette

Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Tritone crestato italiano

Triturus carnifex

X

X

Rospo smeraldino italiano

Bufo balearicus

X

X

Raganella italiana

Hyla intermedia

X

Rana verde minore

Pelophylax lessonae

X

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RETTILI 4 specie protette

Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Biacco

Hierophis viridiflavus

X

Interesse regionale

Ramarro occidentale Lacerta bilineata

X

Lucertola muraiola

Podarcis muralis

X

X

Lucertola campestre

Podarcis siculus

X

X

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UCCELLI 53 specie protette Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Oca selvatica

Anser anser

X

Volpoca

Tadorna tadorna

X

Marzaiola

Anas querquedula

X

Moretta tabaccata

Aythia nyroca

Pernice rossa

Alectoris rufa

X

Quaglia

Coturnix coturnix

X

Tarabuso

Botaurus stellaris

X

X

Tarabusino

Ixobrychus minutus

X

X

Nitticora

Nycticorax nycticorax

X

X

X

Interesse regionale

X

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Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Sgarza ciuffetto

Ardeola ralloides

X

X

Garzetta

Egretta garzetta

X

X

Airone bianco maggiore

Casmerodius albus

X

X

Airone rosso

Ardea purpurea

X

X

Cicogna bianca

Ciconia ciconia

X

Mignattaio

Plegadis falcinellus

X

X

Spatola

Platalea leucorodia

X

X

Fenicottero rosa

Phoenicopterus roseus

X

X

Biancone

Circaetus gallicus

X

X

Falco di palude

Circus aeruginosus

X

X

Falco pecchiaiolo

Pernis apivorus

X

X

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Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Gheppio

Falco tinnunculus

Falco cuculo

Falco vespertinus

X

Falco pellegrino

Falco peregrinus

X

Schiribilla euroasiatica

Porzana parva

X

Gru

Grus grus

X

Avocetta

Recurvirostra avosetta

X

X

Cavaliere d’Italia

Himantopus himantopus

X

X

Occhione

Burhinus oedicnemus

X

X

Pernice di mare

Glareola pratincola

X

Piviere dorato

Pluvialis apricaria

X

Piro-piro boschereccio

Tringa glareola

X

X

X

X

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Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Pettegola

Tringa totanus

X

Totano moro

Tringa erythropus

X

Chiurlo maggiore

Numenius arquata

X

Croccolone

Gallinago media

Frullino

Lymnocryptes minimus

Combattente

Philomachus pugnax

X

Gabbiano roseo

Chroicocephalus genei

X

Sterna zampenere

Gelochelidon nilotica

X

Mignattino comune

Chlidonias niger

X

Mignattino piombato

Chlidonias hybridus

X

Gufo di palude

Asio flammeus

X

X X

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Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Assiolo

Otus scops

Martin pescatore

Alcedo atthis

X

X

Ghiandaia marina

Coracias garrulus

X

X

Pettazzurro

Luscinia svecica

X

Culbianco

Oenanthe oenanthe

X

Codirosso

Phoenicurus phoenicurus

X

Forapaglie castagnolo

Acrocephalus melanopogon X

X

Salciaiola

Locustella luscinioides

X

Averla piccola

Lanius collurio

Averla capirossa

Lanius senator

X

Migliarino di palude

Emberiza schoeniclus

X

X

X

X

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MAMMIFERI 3 specie protette Nome italiano

Nome scientifico

Interesse comunitario

Interesse regionale

Pipistrello albolimbato

Pipistrellus kuhlii

X

x

Pipistrello di Savi

Hypsugo savii

X

x

Istrice

Hystrix cristata

X

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Conclusioni Anche zone urbanizzate possono conservare una notevole biodiversità! Area di studio: 76 specie particolarmente protette. 50 di interesse comunitario, 57 di interesse regionale, 31 incluse in entrambe le categorie. Guest star: Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), inserito nell’All. II della Direttiva Habitat, ovvero tra le specie di interesse la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Rilevate anche specie non ufficialmente protette, ma tutt’altro che comuni nelle zone umide residuali della Toscana. Non riconfermate purtroppo alcune specie protette segnalate in passato. Queste potrebbero comunque essere ancora presenti.

A che pro? Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze


Conclusioni Oltre ad essere un elemento tipico del paesaggio, le piccole zone umide forniscono importanti servizi ecosistemici. Con questo termine si intende l’insieme dei benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano. Servizi di regolazione Immagazzinamento e riciclo dei nutrienti Immagazzinamento e riciclo degli inquinanti antropici Immagazzinamento e riciclo degli inquinanti organici Regolazione del c ic lo sotterraneo dell'acqua Controllo naturale delle inondazioni Controllo dell'erosione Controllo della salinità Regolazione del c ic lo delle acque Stabilizzazione del clima Sequestro di CO2 Mantenimento degli habitat Mantenimento della stabilità degli ecosistemi Mantenimento della diversità biologic a Servizi di supporto

Agric oltura, irrigazione Allevamento, pascolo Trasporto Produzione di energia Turismo e ric reazione Sito abitativo

Servizi di fornitura

Acqua Cibo Legname da combustione Risorse mediche Risorse genetiche Materie prime

Servizi culturali

Ricerca ed educazione Ruolo culturale e spirituale

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Conclusioni Prendendo in prestito un termine dell’Economia, l’insieme di tutti questi servizi costituisce quindi un capitale naturale di area vasta. Uno studio scientifico ha quantificato tale capitale in almeno 14.785 U.S.$ha-1y-1, uno dei valori più alti tra tutte le tipologie ambientali prese in considerazione.

Z. U. di acqua dolce Z. U. salmastre € 232 € 117 Regolazione del clima e dei gas atmosferici € 6.346 €1 Prevenzione dei disturbi € 5.260 € 1.672 Regolazione del ciclo delle acque e riserva idrica € 1.454 € 6.779 Assimilazione degli scarichi € 212 Regolazione del ciclo dei nutrienti € 80 € 267 Habitat per la biodiversità € 1.310 € 30 Ricreazione € 3.484 € 219 Estetica e contemplazione

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Conclusioni Il totale complessivo è sicuramente superiore considerando anche valori aggiunti intangibili, per esempio culturali, non ben valutabili in termini puramente monetari.

“Currado Gianfigliazzi sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazata, trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano, e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela bene” Giovanni Boccaccio, XIV secolo Hokusai Ukiyo-e Monet, della Stagno di ninfee e salice Pesca, ,fine ‘800, XIX secoloLaghetto ornamentale Macerazione canapa, 1928 piangente, XX secolo

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Conclusioni Tutto questo è reso possibile da un alto grado di diversità biologica naturale! Maggiore diversità “strutturale” (numero di specie) significa anche maggiore diversità “funzionale” (ciascuna specie, o gruppi di specie, hanno un ruolo funzionale all’interno del sistema ambientale). Quindi tanto maggiore è la diversità (entro i limiti del sistema…) tanto più efficienti e diversificati saranno i servizi ambientali forniti. Però…. Durante i processi di pianificazione il valore effettivo del sistemi naturali spesso non viene considerato, e viene privilegiato il valore di uso diretto del terreno su cui si trovano (sviluppo urbano e industriale, agricoltura intensiva), che contrasta con gli obiettivi della loro conservazione nel medio-lungo periodo. Ovviamente la scomparsa dei sistemi naturali comporta la perdita totale dei relativi preziosi servizi ambientali (esternalità negativa), che però, riguardando un bene pubblico, non viene materialmente risarcita alla cittadinanza.

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Conclusioni Quindi…. Non si può pensare di cancellare a cuor leggero una porzione di territorio hotspot di biodiversità e di servizi ecosistemici a livello locale. Una piccola area protetta (ANPIL “Podere la Querciola”), per quanto importantissima, non potrà mai fungere da ancora di salvataggio per tutta la diversità presente in un dato territorio (il costante monitoraggio in essa effettuato da naturalisti, fotografi ed appassionati della natura ha dimostrato ad es. che diverse specie preferiscono altre zone della Piana). Interventi (eventuali) di compensazione non sarebbero in grado di sopperire realmente alla perdita ambientale. Soltanto la salvaguardia dell’habitat maturo esistente, o comunque il mantenimento di vaste porzioni di matrice ambientale relativamente intatta, potranno essere utili allo scopo. Il territorio della Piana Fiorentina è interessato da attività antropiche impattanti, che hanno semplificato notevolmente gli habitat. Tali attività riuscirebbero sicuramente a degradare le porzioni di habitat ricreato, se queste non saranno progettate secondo precisi criteri scientifici: habitat giovani sono infatti particolarmente vulnerabili (occorrono anni, se non decenni, per ottenere un ambiente maturo che sia in grado di rispondere efficacemente alle pressioni esterne, se non viene degradato prima dalle pressioni stesse).

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Conclusioni Quindi…. La realizzazione di infrastrutture altamente impattanti (es. un aeroporto) non può essere presentata come “necessaria” oppure “già decisa” alla popolazione in assenza di un rigoroso procedimento scientifico di valutazione dei danni ambientali probabili da comparare coi benefici derivanti dalla realizzazione dell’opera. L’assenza di un progetto di massima ben definito (o perlomeno della sua presentazione pubblica) non consente di effettuare nessuna stima degli impatti ambientali dell’opera, aumentando il rischio che questa possa essere realizzata in assenza di valutazione. Ne consegue che la variante al PIT è stata approvata a “carta bianca”, in assenza di un procedimento valutativo. Allo stato attuale delle cose, la realizzazione di una nuova pista aeroportuale violerebbe il diritto comunitario e la normativa regionale. Sussiste il rischio di procedura di infrazione a livello europeo per inadempienze nei confronti della Direttiva Habitat (distruzione diretta di individui, siti riproduttivi e di riposo di specie inserite negli Allegati II e IV), e della Direttiva Uccelli (distruzione di siti riproduttivi di specie di interesse e disturbo diretto agli individui in migrazione). Contemporaneamente si commetterebbe un illecito nei confronti della Legge Regionale Toscana 56/2000, che tutela con la medesima formula le specie inserite nelle precedenti Direttive, aggiungendone anche altre di importanza regionale. Specie protette all’interno dell’area interessata dall’ampliamento dell’aeroporto di Firenze


Conclusioni La realizzazione di habitat sostitutivi non pare una soluzione realmente applicabile al territorio in questione, in virtù delle motivazioni espresse, in maniera sintetica, in precedenza (e poi manca lo spazio!). La presenza di nuovi habitat, comunque, non impedirebbe a nuove forme di disturbo antropico di impattare ulteriormente sul territorio della Piana Fiorentina, con danni ambientali e sociali considerevoli.

Precedenti?

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Conclusioni Aeroporto di Malpensa: procedura di infrazione n.ro 2012/4096 – ex art. n. 258 del TFUE, “Direttiva Natura – Cascina Tre Pini : violazione della Direttiva 92/43/CE”, ancora in corso, nella quale è coinvolto il Ministero per l’Ambiente. Mancata stima di alcuni impatti ambientali dovuti alla presenza di un aeroporto. La C. E. ha ritenuto che gli obblighi della Direttiva non siano stati rispettati per il SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Brughiera del Dosso”: la vicinanza dell’aeroporto, e il carico inquinante associato, sarebbero stati determinanti (cfr. sentenza 22/09/2008 Tribunale civile di Milano, confermata anche dalla Corte d’Appello) nella degenerazione della tipologia di habitat 9190 “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”, inserito nell’All. I della Direttiva 92/43/CE. Nel 2011 uno studio prodotto da ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (“Esposto Quintavalle – Aeroporto Malpensa: Valutazione del danno ambientale”) ha confermato che nessuna iniziativa di tutela del SIC era stata nel intrapresa dopo la sentenza. La C. E. ha contestato agli Enti italiani competenti di non aver messo in atto le misure di salvaguardia ambientale imposte dalla presenza in loco di un SIC, e di non aver rispettato la scadenza di sei anni prevista dalla Direttiva per riqualificare un SIC in ZSC (Zona Speciale di Conservazione), implementando al contempo i necessari piani di gestione e tutela. E lo scalo va pure male (Alitalia e Lufthansa hanno abbandonato; -5.6% di pass./anno)

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE!


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