New Entry, il Giornale della Gente - Edizione di Brescia del 27 Settembre 2019

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Anno 25 - N°13 del 27/09/2019- www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente

Pag.04 La natura ci parla... Pag.07 Bevevo di tutto Pag.09 Nonni da festeggiare ogni giorno Pag.10 Droga come vetro refrettario di luce Pag.30 Belli fuori ma il cuore...

Pag.35 Stranieri, barriere ed il senso di inutilità Pag.38 La luna e le stelle Pag.40 Vivi, lasciati andare... Pag.52 ROMANZO: Il viaggio di Francesca 1^punt. Pag.58 Lago di Sorapis

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Poliambulatori San Flaviano GLI SPECIALISTI DEL SORRISO DA OLTRE TRENT'ANNI Il DENTISTA: PREVENZIONE E CONTROLLI Gli obiettivi del nostro reparto odontoiatrico sono la prevenzione e l’educazione all’igiene dentale. Grazie a materiali certificati di altissima qualità e all’avanguardia, eseguiamo check-up completi e studiamo eventuali soluzioni personalizzate per ogni esigenza. La prima visita e i controlli periodici sono gratuiti e se necessario anche la radiografia panoramica “OPT”. Per le cure mediche effettuiamo i finanziamenti a tasso 0%, direttamente in studio secondo le vostre esigenze. La seduta dal dentista è un’esperienza poco piacevole per la maggior parte delle persone. Al fine di affrontare al meglio questo disagio abbiamo creato un ambiente tranquillo e piacevole. Nonostante ciò, per differenti motivi anche di natura psicologica, per alcuni è un momento emotivamente difficile da affrontare quindi anche il controllo periodico viene rimandato ad oltranza. Così facendo quei piccoli

problemi si trasformano in dolori insopportabili quindi anche l’intervento odontoiatrico sempre più importante. Il Dott. Angelo Ziletti, medico chirurgo odontoiatra, ha constatato la necessità di una collaborazione con la psicologa in quei casi dove le metodiche utilizzate non bastano. Per un bel sorriso si agisce su due livelli: quello preventivo e quello curativo. Il primo riguarda soprattutto i bambini: sono indispensabili i controlli periodici ed eventualmente le terapie idonee ad un bel sorriso definitivo. Il secondo è rivolto agli adulti: curando tutte le patologie del cavo orale per portare la persona ad avere la bocca sana ed un bel sorriso. In questo modo si aumenta l'autostima ed anche i rapporti sociali ed interpersonali migliorano fino al raggiungimento di un benessere psico-fisico. Ricordiamo quindi l’importanza della prevenzione dentale e i controlli periodici dal dentista per poter sorridere liberamente! La prevenzione inizia già in gravidanza! Non tutti sanno che il cavo orale al momento della nascita è sterile e durante i primi giorni di vita viene colonizzato dai germi della bocca della mamma, per questo si consiglia una particolare attenzione alla cura del cavo orale per tutta la gravidanza.

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SPECIALE

Spesso però le donne non sono a conoscenza di queste importanti informazioni. Nel nostro reparto odontoiatrico, per le donne in gravidanza, abbiamo adottato un programma di prevenzione (scontato del 30%) e, successivamente al parto, effettuiamo corsi dove illustriamo come detergere e curare il cavo orale dei neonati al fine di prevenire molte malattie quali, la più frequente e conosciuta, il mughetto. Successivamente con la crescita dei dentini da latte, giocando, insegniamo ai più piccoli l’igiene dentale e li abituiamo a non sottovalutare i controlli periodici. Per questo, presso la nostra struttura, abbiamo creato un ampio spazio ben organizzato per la prevenzione e la cura dei dentini (colori, giochi, la poltrona dentistica a forma di un cartone animato e altre sorprese!), tutto questo per mantenere in salute i loro dentini e successivamente controllare la crescita di quelli definitivi. È stato potenziato il servizio di ORTODONZIA. La cura delle malocclusioni garantisce una postura corretta, questa è possibile con metodi innovativi tra cui apparecchi ortodontici invisibili e non, fissi e mobili e per tutte le età, anche per gli adulti. Ricordiamo inoltre che gli apparecchi dentali oltre a migliorare l’estetica evitano, molte volte, e

curano i disturbi alla schiena, al collo, mal di testa….etc. Per migliorare il sorriso oltre alle tecniche di base sono funzionanti le cure con il LASER di ultima generazione e varie tecniche di sbiancamento dentale che permetto il raggiungimento di ottimi risultati. I servizi più importanti presso la nostra struttura sono l’IMPLANTOLOGIA endossea e la CHIRURGIA ORALE, dirette dal medico chirurgo Dott. Angelo Ziletti, esperto nel settore da oltre 30 anni. Si eseguono anche gli impianti a carico immediato. Per ogni impianto eseguito viene rilasciata la rispettiva certificazione. Da noi soluzioni implantari e chirurgiche per ogni esigenza. L'implantologia è infatti ormai una metodologia affidabile per riacquistare il proprio sorriso salvaguardando l’integrità dei denti sani. Valorizza anche tu il tuo sorriso e prenota la visita con un nostro esperto! POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO Via Garibaldi 35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it

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Editoriale

LA NATURA CI PARLA... NOI FACCIAMO FATICA AD ASCOLTARLA

La natura si ribella, la storia ha dimostrato più volte come il mancato rispetto dell'ambiente ha causato disastri inimmaginabili come terremoti, uragani, slavine... E tutto questo avviene non solo perchè il destino era scritto, ma spesso e volentieri la causa principale è l'uomo stesso. Oggi si costruiscono laghi artificiali per alimentare centrali idroelettriche, si innalzano dighe che modificano i sistemi idrici di intere regioni, che se da un lato favoriscono l'agricoltura, d’altro canto spesso provocano sconvolgimenti tragici per la vita degli organismi che popolano le zone interessate. Le industrie scaricano i loro veleni nei fiumi, che li trasportano nei mari creando anche qui notevoli danni ecologici. Le sostanze chimiche, usate nei campi per distruggere gli insetti nocivi, finiscono con l'uccidere anche i loro predatori. I fumi delle industrie, gli impianti di riscaldamento, i gas di scarico degli autoveicoli, rendono sempre meno salubre l'aria delle nostre città e sono molto pericolosi. Tutto ciò è terribile perché la nostra generazione è la prima, da quando la specie umana è comparsa sulla Terra, a poter distruggere in poco tempo tutto quello che ci proviene dal passato. Gli sconvolgimenti che 04

abbiamo prodotto e produciamo continuamente non possono che ritorcersi sulle nostre stesse capacità di sopravvivenza, con le nostre attività distruggiamo ambienti naturali, interveniamo con azioni di ogni tipo negli equilibri della natura e facciamo scomparire per sempre numerose specie viventi che vivono con noi sul nostro pianeta. Conservare la natura vuol dire anche e soprattutto prevedere il futuro, agendo sul presente, per far ciò è indispensabile utilizzare al meglio la risorsa più importante che abbiamo cioè il nostro cervello!! E come sempre si parte delle piccole cose come il non riempire sistematicamente la strada di rifiuti che alla lunga porta il deperimento di interi ecosistemi. Invece l'uomo ha ancora bisogno di essere educato: in spiaggia ogni giorno l'altoparlante invitava gli ospiti a gettare i propri rifiuti negli appositi contenitori ed ogni volta mi chiedevo com'era possibile che bisognava ogni santo giorno ricordarlo quando questo gesto doveva essere il più spontaneo e ovvio possibile. Invece mi sono reso conto che quel grido d'aiuto dell'altoparlante serviva e come, molta gente non si rende veramente conto del danno che compie gettando un mozzicone per terra, abbandonando lattine o bottiglie di vetro sui muretti, sacchetti di


Editoriale

plastica sparsi qua e là... Ciò che mi rammarica è che non ci vuole un grande sforzo a compiere questi piccoli gesti quotidiani dall'immenso e profondo significato ed esempio anche per i giovani a venire. E’ molto importante fare la raccolta differenziata, non si fa alcuna fatica per separare la carta, la plastica, il vetro .... In questo modo si possono

buttare in discarica pochissimi rifiuti, dai materiali riciclati nascono altri oggetti, molti cose che buttiamo via senza riflettere possono essere tranquillamente riutilizzate. Rispettare l'ambiente non è una perdita di tempo, serve a rispettare tutti gli esseri viventi, a vivere meglio e soprattutto ad abitare in un modo migliore! Gianluca Boffetti

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Fagottini di ricotta alle erbette aromatiche con fonduta di Bagoss e noce moscata Dosi per 6/8 fagottini Ingredienti per le crespelle: 2 uova intere 4 cucchiai di farina Sale e pepe Una noce di burro Latte quanto basta Olio per la padellla delle crespelle Ingredienti per il ripieno dei fagottini: 400 grammi di ricotta freschissima 4 cucchiai di Grana Padano Sale e pepe Un mazzetto di erbette aromatiche (erba cipollina, basilico, prezzemolo, timo, finocchietto selvatico, maggiorana) Ingredienti per la fonduta: 100 grammi di formaggio Bagoss (non stagionato) 100 ml di panna da cucina 100 ml di latte intero Noce moscata Preparazione ricetta: 1) Rompere le uova in una terrina, sbatterle, aggiungere la farina, sale e pepe e il burro fuso. Mescolare energicamente con una frusta fino ad ottenere una crema

densa. Aggiungere del latte per ottenere un composto piÚ liquido, quasi fluido. Scaldare una padella antiaderente, oliare e mettere un mestolo di composto, girare sulla superficie della padella per realizzare una crespella molto sottile, cuocere pochi minuti e conservare poi in un piatto. Continuare fino ad esaurire il composto. 2) Passare al setaccio la ricotta. Lavare e tritare finemente le erbette aromatiche dopodichÊ aggiungerle alla ricotta, sale e pepe e il formaggio Grana Padano, amalgamare benissimo con un cucchiaio. 3) Scottare dei fili di erba cipollina per legare poi i fagottini 4) Mettere al centro delle crespelle un cucchiaio di ricotta aromatizzata e chiudere il fagottino con l’erba cipollina 5) Scaldare in un padellino il latte con la panna da cucina. Tagliare a piccolissimi pezzi il formaggio Bagoss e scioglierlo con il latte e panna. 6) Adagiare nel piatto di portata i fagottini (2 o 3) e scaldare il piatto nel microonde. 7) Versare la fonduta di formaggio Bagoss sui fagottini e spolverizzare la noce moscata. www.cucinacreare.it

Vuoi proporre una ricetta speciale ai nostri lettori? Inviala a: brescia@newentry.eu e noi saremo lieti di pubblicarla sulle nostre testate e social. 06


ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

BEVEVO DI TUTTO! Sono Marina ho 41 anni e sono madre di tre figli di 22, 19 e 16 anni. Ho avuto una vita orribile da quando tanti anni fa, ho incominciato a bere. Ora sono sobria da sei mesi. Non so da dove iniziare: sono stata ricoverata tante volte in clinica, ho tentato il suicidio con barbiturici e buttandomi persino dal balcone del quarto piano che mi provocò quattro giorni di coma, frattura del bacino ed altre cose; tentai pure di tagliarmi le vene. In famiglia nessuno mi voleva più. E io volevo solo bere. Bevevo di tutto ma soprattutto birra. Mio figlio Carlo, diplomato senza lavoro testimonia così: << Abbiamo provato ogni cosa per salvarla. La chiudevamo in casa, la legavamo, le toglievamo i soldi, la imbottivamo di psicofarmaci: tutto inutilmente. Mia madre aveva bisogno solo della bottiglia per rimanere in piedi. Abbiamo girato parecchie cliniche di mezza Italia. La disperazione era giunta al punto di odiarla e preferire una mamma morta anziché alcolista. Dopo aver

tentato ogni via, un giorno venne un membro di Alcolisti Anonimi: lo accogliemmo solo per spirito umanitario: come poteva curare un malato un'altra malata? Quando l'amico se ne andò per giunta mia madre si scolò una bottiglia. Poi non so cosa sia successo ma tutto è cambiato, anche la mia vita. Perché in fondo io ero un'alcolista che non beveva: complessato, in isolamento, con un profondo senso di vergogna di tutti. Allora pensavo che mia madre fosse una disgraziata, una viziata, che non aveva, non dico rispetto per suo marito, ma affetto per noi figli. Ora sembra un miracolo e ho capito che se mia madre è alcolista non è tutta colpa sua>>. Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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RIFLESSIONI

GIOCOLIERI E CLOWN

È che la vita è sempre più complicata… Bisogna star dietro a troppe cose! Troppi problemi, troppi impegni, corro da mattina a sera per far fronte a tutto e la sera crollo a letto, per poi ricominciare il giorno dopo”. La signora seduta dietro di me sull’autobus parla al cellulare a voce decisamente troppo alta. Impossibile non sentirla, poi sono curiosa. Mentre parla, però, mi vengono in mente i giocolieri, e comincio a seguire il mio filo di immagini e pensieri. Vedo quei giocolieri che fanno volare così tante palline per aria che sembra impossibile che non ne perdano nessuna. Invece no, quelle palline volteggiano armoniose, leggere, inconsapevoli della difficoltà e della massima concentrazione che il compito richiede. Si rimane incantati a guardare quell’abilità così allenata da apparire semplice. Spesso le nostre vite richiedono quell’abilità, e non sempre il risultato è così armonioso e fluido. A volte accade ciò che non vediamo mai nei giocolieri: cade una palla, e tutte le altre le vanno dietro rovinosamente. Immagine da clown. A loro succede, loro combinano pasticci tra movenze volutamente goffe che fanno ridere il pubblico, e anche un po’ patire. Perché i clown rappresentano la nostra umanità. Gli artisti del circo sono perfetti, inarrivabili. Funamboli, acrobati… li guardiamo a bocca aperta, pieni di stupore e incredulità, pensando a come sia possibile fare quello che fanno. Li ammiriamo, ma sono troppo lontani dalla nostra imperfetta umanità. I clown, invece, sono umani, troppo umani. Sono imperfetti, sgraziati, ridicoli, e poi improvvisamente tirano fuori la grazia, la perfezione, la delicatezza che ti commuove. Ho sentimenti ambivalenti verso i clown: mi fanno più patire che ridere. Muovono corde profonde dell’animo: come i toni bassi di un basso o di un contralto, che ti vibrano nella pancia. I clown mettono in scena la nostra umanità, in loro ci possiamo un po’ riconoscere. I clown mettono in scena le nostre abilità nel far volteggiare armoniosamente le palle in aria e i nostri errori nel farle cadere rovinosamente a terra. Commoventi, ti strappano ogni volta un sorriso e una lacrima. sguardiepercorsi

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NEW ENTRY il Giornale della Gente

Quindicinale d’informazione sociale e culturale

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti

Direttore Onorario: Michele Cortinovis Anno 25- N°09 del 29/09/2019

Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48


RIFLESSIONI

NONNI DA FESTEGGIARE OGNI GIORNO I nonni sono una patrimonio prezioso, per i nipoti di ogni età: possono rapportarsi con quella tenerezza che non sempre il ruolo di genitori permette, regalano pazienza, complicità, tempo per ascoltare e tempo per raccontare vicissitudini della loro gioventù, esempi che valgono più di mille insegnamenti teorici. Tre dei miei nonni purtroppo sono mancati presto: il nonno paterno morì a soli 52 anni in un incidente stradale, molto prima che io nascessi; il nonno materno morì d’infarto quando avevo 3 anni; la nonna materna se ne andò a causa di un ictus 3 anni dopo e di lei ho solo vaghi ricordi. L’unica nonna che mi ha visto crescere e della cui compagnia e affetto ho goduto per molti anni è stata la nonna paterna, che viveva in famiglia con noi. Ho bellissimi ricordi: ho dormito nel letto matrimoniale con lei fino a quando mi sono sposata, condividendo confidenze reciproche, discorsi che riaffiorano spesso nella mia mente. Piccolina, di corporatura minuta, con i capelli grigi raccolti in una crocchia ( èl cucagnì); vestita di nero anche d’estate e con le ciabatte( le söbre) anche in inverno, con la mantella invece del cappotto. Per anni l’ho vista seduta vicino alla finestra della cucina, con i piedi sullo sgabello, ai primi freddi con la borsa dell’acqua calda e poi con la “scaldina” con le braci tolte dalla stufa a

legna. Sferruzzava senza sosta triangoli di coperte colorate da regalare a nipoti e pronipoti. In tutti quegli anni ho avuto modo anche di conoscerne i difetti: era un peperino, a volte un po’ invadente, man mano diventavo grande anche critica per come mi vestivo o mi pettinavo..ma queste erano piccolezze superabili, in confronto al legame che ci univa. Altrettanto indimenticabile è stata mia mamma, nel ruolo di nonna con i miei figli e gli altri nipoti: infatti tutti la ricordano in molte occasioni con grandissimo affetto e nostalgia. All’epoca di mia nonna non era ancora stata istituita la festa dei nonni, ma come per ogni festa dedicata a varie categorie di persone, l’affetto profondo che ci unisce a nonni, genitori, figli, ecc, è in realtà una ricorrenza quotidiana, un grazie infinito per chi ha la fortuna di averli accanto. La festa, al di là del lato puramente commerciale( fioristi, pasticceri, ecc..) è forse un incentivo per chi, dando magari per scontata la presenza dei nonni, non dà il giusto valore al tesoro d’amore che loro dispensano e al loro bisogno d’amore che è giusto contraccambiare, anche quando i nipoti diventano adulti. Un augurio soprattutto ai nonni soli,che vivono lontani dai loro familiari, o nelle case di riposo, che aspettano con ansia una visita, un abbraccio e non solo il 2 ottobre, ma ogni giorno! Ornella Olfi 09


Società

DROGA COME VETRO REFRATTARIO ALLA LUCE

Un ragazzino mi ha detto: io c’ero per intero in quel buco nero profondo, fino a esser diventato un pezzo di vetro trasparente, refrattario alla luce, tra le macerie sotto i miei piedi. Sono parole dette da un ragazzo che fortunatamente ha avuto la forza di chiedere aiuto, il coraggio maturo di alzare la mano per tentare di rialzarsi nella Comunità Casa del Giovane. Da molti mesi rimbombano nelle orecchie autocelebrazioni e autoreferenzialità, pilotate da ideologie cadute in disuso, tarlate dalle storie personali di tanti uomini devastati ed a volte “terminati” dalle sostanze. Con questa idea della droga ricreativa, della droga buona e quella cattiva, si fa strada il messaggio che la droga sia un bene di consumo normale, a tal punto da pensare che assumere stupefacenti sia un passatempo accettabile, tutto all’interno di un’accezione diventata normalità. Accapigliarsi tra un incompreso uso e abuso ed una ipotetica riduzione del danno, serve solamente a tentare di spostare l’asse di un coordinamento sociale in fibrillazione, dimenticando che a mezzo ci stanno le persone, i vissuti devastati e devastanti di uomini piegati, di adolescenti piagati, peggio scomparsi. Pezzi di vita immatura ammucchiata addosso a giovanissimi inconsapevoli del cappio al collo, costruito da una diseducazione che è prettamente genitoriale, professorale, a tal punto da divenire cultura della fatica non eccessiva, della responsabilità che è sempre altrui, del male minore, sempre che ciò accada un passo, meglio due, più in là della nostra dimora illusoriamente intoccabile. Non esistono altisonanti carichi scientifici, titoli, e ruoli ben definiti, che possono allontanare dalla consueta morte che attende alla curva dei rischi estremi, non esiste un Dio altro, altero e severo, che può elargire comandi salvifici, non ci possono essere davvero titubanze, su questo argomento, perché davvero non sopravvive alcuna speculazione filosofica. Non è possibile entrare in una scuola e leggere 10

negli sguardi dei ragazzi l’inquietudine della colpa, anestetizzata dallo scampato pericolo, perché stamattina il coma etilico è toccato a un altro. Non è possibile incontrare quel giovane in una comunità, ridotto a un ammasso di niente, sotto vuoto spinto, e con la pazienza della speranza accoglierlo, accompagnarlo, in un percorso di ricostruzione e di riconciliazione, ciò attraverso l’esperienza dei fallimenti non certamente delle parole dette in fretta per non dire niente. A una Giustizia giusta non appartiene la sanzione punitiva nei riguardi di una tossicodipendenza che annienta dignità e capacità di amare, aiutare non può significare incarcerare né mutilare ulteriormente la personalità più fragile. Chi scrive non è maestro di niente, neppure possiede grandi consigli da donare, o intuizioni geniali per arginare questo sgretolamento sociale, di certo però non riesco a pensare a una droga compatibile, o collettivamente tollerabile, forse è necessario più semplicemente non tacere, non avere timori ad andare controtendenza, impattando senza indugio le icone della trasgressione, in forza delle tragedie che ci portiamo addosso, memoria indelebile per smetterla di sparare alle spalle dei più giovani. Vincenzo Andraous


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L’INTERVISTA

di Laura Gorini

NATALIA SIMONOVA

Un’artista e una donna autentica di Laura Gorini

Ogni personaggio è un viaggio unico che lascia un segno ed in qualche modo arricchisce e insegna. È una donna e un’artista che vive intensamente, giorno dopo giorno, istante dopo istante, nella sua quotidianità l’Arte nella sue numerose sfumature, Natalia Simonova. Attrice, modella e cantante, sebbene dichiari che i suoi primi passi nel Mondo dello Spettacolo li abbia compiuti come ballerina, ci rivela in questa lunga chiacchierata che, nonostante sia impegnatissima sopratutto a Teatro, non le dispiacerebbe di trovare il tempo di dedicarsi anche alla stesura di un libro, magari di una sua autobiografia. Attrice, modella e cantante. In quale veste nasci per prima? In realtà nasco come una ballerina classica. Sono nata in Russia dove il balletto rappresenta una delle forme dell’arte più apprezzata e seguita. Dall’età di sei anni ho cominciato a studiare la danza classica e per la prima volta sono salita sul palcoscenico. Da lì parte la mia passione e la grande ispirazione per la recitazione ed interpretazione. Poi ho proseguito con gli studi di teatro sul metodo Stanislavskij. Anche come modella ho sempre cercato di interpretare. Che cosa ami della recitazione, della moda e della musica? Tutte e tre esprimono l’arte e l’emozione più 12

autentica, ognuna in un modo diverso. La recitazione è calarsi nel personaggio attraverso la parola, i movimenti, i gesti e la voce che coinvolge il pubblico e lascia un messaggio, un’emozione, sempre uniche. La moda unisce la bellezza e la grazia. Fa in qualche modo sognare il bello, ispirarsi all’armonia e alla fantasia. E in più insegna il portamento e il modo personale di esprimersi. La musica è un incanto d’anima. E poi, come la poesia, avvolge, a volte sconvolge i sensi, fa evadere dalla realtà ed arricchisce attraverso i suoni e le sensazioni vibranti. Il fatto di poter vivere per finzione tante vite, ti ha aiutato a comprendere meglio te stessa, gli altri e il mondo in generale? Sicuramente sì. Attraverso i vari personaggi ho dovuto capire meglio me stessa, le mie paure, le fragilità, confrontandomi con le loro emozioni ed i caratteri, entrando con amorevolezza ed attenzione nelle loro vite e nei loro stati d’animo. Ogni personaggio è un viaggio unico che lascia un messaggio e una o più emozioni sem-


L’INTERVISTA di Laura Gorini

pre uniche, avvolge e a volte sconvolge i sensi... Ma quali sono i personaggi che hai interpretato che ti sono rimasti maggiormente nel cuore e perché? E soprattutto che cosa ti ha insegnato ciascuno di loro? Ho interpretato moltissimi personaggi fino ad oggi. Ma forse quelli che mi sono rimasti maggiormente nel cuore sono: Mata Hari, Lili Marlene e Olga Knipper, moglie di Anton Cechov. Il personaggio di Mata Hari mi ha portato verso la ricerca della femminilità, del mistero che ogni donna lascia. E attraverso la danza e al lavoro interiore ho cercato di renderla più umana e meno fredda e fatale. La moglie di Cechov, Olga Knipper, la grande attrice del teatro russo, mi ha fatto approfondire la natura umana con le sue numerose debolezze e con le sue svariate paure, trasmettendo così al pubblico che dietro ogni grande amore c’è un profondo lavoro d’animo e ci sono un mare di sentimenti

e di emozioni. Lili Marlene - invece - è un personaggio talmente complesso che mi ha fatto lavorare sulla voce, sulle sfumature e sulla gestualità. Credi che nel caso di una trasposizione cinematografica di un libro sia più complesso riuscire a interpretare in maniera efficace una parte? Credo che sia complesso, ma nello stesso momento molto stimolante perché nel linguaggio cinematografico, che è più asciutto rispetto a quello letterario, bisogna dare di più nella recitazione interiore e nella mimica. Sii sincera: non ti è mai capitato che un regista ti chiedesse di interpretare in maniera diversa un personaggio rispetto a come è apparso in un romanzo? Certo, mi è capitato. Ed è stato un lavoro bellissimo perché mi ha portato a vedere l’interpretazione sotto un punto di vista più mimico, più astratto e meno scontato. E tu non hai mia pensato di scrivere un libro? Sì, ci ho pensato. Vorrei scrivere una mia autobiografia. Spero di trovare il momento giusto per iniziare! Che rapporto hai con la lettura e la scrittura? Adoro leggere, soprattutto i libri vecchi che portano il mistero e la magia del passato. La scrittura mi affascina, mi fa accedere alla memoria e alla fantasia, oltre che rivivere sentimenti e sensazioni già provati/e. Se dovessi scegliere un romanzo che rappresenta la Natalia di ieri, quella di oggi e quella di domani quale sceglieresti? Per la Natalia di ieri “L’Alice nel paese di Meraviglie”, per quella di oggi “Profezia della curandera” di Hernán Huarache Mamani, mentre per quella di domani “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust. Credito foto Yuliya Galycheva 13


Ed è Poesia

“Quello che sei”

INVINCICIBILE ...in un salto di Gioia l’ombra della tua Anima rispecchia sempre il propio buon senso utile per il cammino della tua vita, trovando il modo di farti capire che ció che hai fatto in certi casi è stato benevolmente accettato per così cercare di complimentarti in tutto Quello che sei, in tutto Quello che potrai diventare, ed anche se alcun esser vivente sará contrario a questo, sappi che dovrai fortificarti sempre di piú, così che il tuo Gran Cuore diventerá invincibile sorpassandoli tutti assieme a te... stai pur sicuro che all’indomani sicuramente, guardandoti allo specchio capirai dal tuo sguardo che assieme avete vinto quel che vi sembrava l’impossibile... SIETE STATI DEI VERI CAMPIONI !!! Brano ideato e scritto da Bezzi Roberto.... classe 1978 ...*R... 14

“Passo sicuro” Allegria colorata briosa vestiva tempo e spazio inzuppava albe mielate tramonti accesi rosso scarlatto. Sentire pieno condiviso fasciava animi e cuori di chi in ascolto assiso ristava. Sorella morte improvvisamente giunta ogni cosa ha messo a zittire d’eterno ha avvolto con rapido gesto. Anche per te un grazie per la misurata attenta allegria donata a piene mani. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

“Faggio” Mormora il gorgoglio frastagliato tra le rocce, richiama il soffio di vento sprigionando l’essere velato, ammaglia lo sguardo con la semplicità di un bambino, trasale la risata come frastuono depositando l’eco in quella valle maestosa. Scalvini Roberta


RIFLESSIONI

Le domeniche quando non c'erano i centri commerciali Tantissimi bei ricordi, guardando questa foto, perché per la mia famiglia era davvero così nelle domeniche d’estate. Ci alzavamo presto, mio marito ed io, vestivamo in fretta i bambini, caricavamo nel baule dell’auto il tavolo da pic nic, il frigo portatile, borse con salviettoni, ricambi di abbigliamento, creme, ombrellone e via, verso il lago di Garda. Arrivando fra i primi, potevamo scegliere il posto migliore, sia per parcheggiare l’auto che per piazzarci al sole in spiaggia e all’ombra per il pranzo. Di solito eravamo in compagnia di altre coppie, pertanto i bambini si divertivano tra di loro, sempre sott’occhio di noi genitori, che alternavamo ore al sole per abbronzarci, ad altre di riposo all’ombra stesi sulla spiaggia, chiacchierando tra noi adulti, leggendo, o sonnecchiando a turno. Domeniche in relax e in semplicità, all’aria aperta e in libertà d’abbigliamento indimenticabili proprio perché senza allontanarci troppo da casa, perciò senza rischio di lunghe code e spendendo quasi nulla. Troppe famiglie invece da quando hanno aperto i centri commerciali, trascorrono la loro domenica tra code nei pressi dei centri stessi, giri snervanti per trovare un posto auto, passi annoiati all’interno, capricci dei figli che hanno fame, sete, voglia di giocare…e tutto questo per stare al fresco dell’aria condizionata, fare qual-

che acquisto o semplicemente far passare qualche ora pomeridiana. Molto deprimente, perché acquisti alimentari o d’altro genere si possono fare durante la settimana, considerando che tutti i negozi hanno ormai allungato gli orari d’apertura, proprio per agevolare anche chi lavora fino a tardi. La domenica dovrebbe essere innanzitutto un giorno di riposo per commercianti e commessi, mentre le famiglie, le coppie, le compagnie di amici dovrebbero riscoprire un modo più sano, intelligente e divertente per trascorrere il giorno festivo! Sicuramente meglio una salutare passeggiata nella natura, nei dintorni di casa; una biciclettata; una gita fuori porta o trovarsi semplicemente in compagnia di amici o parenti per una chiacchierata… Ornella Olfi

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RACCONTI

I CANI DELL'AMICO PIERO C’era una volta un pittore, se per pittore s’intende anche l’imbianchino, lui era preferito dai conventi di monache e frati sia per rinfrescare muri che per riparare alla meglio i guasti che il tempo provoca su affreschi di Santi e Madonne. Coi risparmi di una vita era riuscito a farsi costruire a piano terra un piccolo magazzino dove teneva i suoi attrezzi di lavoro e sopra questo magazzino tre stanzette con i relativi servizi in attesa di farsi una famiglia. Si era fortemente indebitato e, come a quei tempi era d’uso a tutti i poveri, si era procurato qualche gallina che nitriva cogli avanzi delle mense dei conventi. Una sera, tornando a casa dal lavoro, ha visto sul bordo della strada un cane che guaiva probabilmente investito da una macchina. Si ferma e lo mette sul suo motocarro a tre ruote. Era un bastardino color della volpe che lo guardava con due occhi pieni di riconoscenza, tremava tutto e sembrava gli dicesse: “Salvami la vita, non te ne pentirai!”. Il Piero, che sembrava un duro, provato dalla vita sempre più magra, ha pensato: “Se riesco a farlo guarire mi farà compagnia e lo metterò di guardia alla casa”. E gli ha dato subito un nome: TRENTAPIS per la sua magrezza e come diminutivo: PIS. Ha notato che aveva una gamba fratturata sotto il ginocchio e senza perdere tempo ha procurato tre listelli di legno, una scodella di gesso e un po’ di spago e PIS era sistemato per le feste. Ed ha fatto in fretta a guarire anche perché il cibo era abbondante ed erano gli avanzi delle mense dei conventi. PIS si sentiva fortunato come in cani sei signori e si era affezionato al padrone con una devozione quasi morbosa. Il Piero per lui era tutto: non gl’interessava sapere se era ricco o povero, peccatore o santo, bravo pittore o modesto imbianchino, se votava a destra o a sinistra, se galantuomo oppure no, se fosse 16

o meno fidanzato (era sulla quarantina). E non per ultimo: gli aveva aggiustato la gamba rotta! Che bravo dottore!!! Che bravo padrone!!! Una sera piovosa, finito il lavoro, il Piero torna a casa e non trova PIS. Lo cerca dappertutto: niente! Non credeva possibile, ma pratico com’era della vita ha cercato di minimizzare ed ha pensato che forse ha rincorso qualche volpina per quella legge che regola tutte le cose di questo mondo per garantirsi la prosecuzione della specie. Era tornato nuovamente solo ed un po’ arrabbiato: “Bella riconoscenza! Ma vuoi vedere che hanno ragione quelli che dicono di non far lavori a nessuno se non sei in grado di sopportare l’ingratitudine?” E passa tutta l’estate senza cane di guardia. Una sera sull’imbrunire, mentre il Piero si sta preparando la cena, sente abbaiare e graffiare alla porta: è PIS che gli fa festa come se niente fosse! Ma non era solo: sulla soglia un altro cane, un po’ schivo e titubante, poco più grande di PIS e con una gamba rotta. “Che sorpresa, PIS! Vieni , vieni! Fai entrare anche il tuo amico. Dove si mangia in due si mangia anche in tre ed aggiusteremo anche la sua gamba. E così è stato. Si è definitivamente fermato anche l’amico di PIS a far la guardia alla casa ed al pollaio. Anche a lui ha dato un nome: TRENTA! Nel frattempo il comune con un manifesto ha fatto obbligo a tutti i proprietari di cani di pagare una tassa e munirli così di una medaglia da mettere loro al collo. Il Piero, ancora afflitto dai debiti per la casa, non ha visto il manifesto ed al vigile giunto per un controllo, si è giustificato dicendo che i due cani non erano suoi e che lui li vedeva ogni tanto e dava loro un pezzo di pane. Ordine di metterli in regola entro otto giorni per evitare la multa e gli accalappiacani. Pensa e ripensa il Piero ha deciso, con grande


RACCONTI

rammarico, di liberarsene. Ormai al vigile aveva dichiarato che i due cani non erano suoi, come avrebbe potuto metterli in regola con la tassa e la medaglia? Ma tu guarda la combinazione! Aveva preso l’impegno di andare in un paesetto di montagna da un suo amico a dipingergli l’appartamento ed ha pensato di portare con sé i due cani ed abbandonarli lungo la strada. La mattina dopo: sveglia alla prime luci dell’alba e partenza generale con tutto l’occorrente per la pittura ed i due cani. Arrivati ad una strada che attraversa il bosco e non si vedeva anima viva, il Piero si ferma. A TRENTA e PIS non sembrava vero avere a disposizione tante piante e quando sono tornati sulla strada non hanno più trovato né il loro padrone né il motocarro. Gatton, gattoni se l’era svignata. (Per la verità il pittore avrebbe preferito perdere due molari). Alla sera, finito il lavoro, il nostro Piero incomincia il viaggio di ritorno e alla luce del fanale vede sul bordo della strada, dove si era fermato al mattino, quattro lumini lucenti: erano gli occhi di TRENTA e PIS che brillavano contentissimi! Dodici ore lì ad aspettare. Mai e poi mai avrebbero sospettato che tutta la manovra il loro padrone l’aveva fatta al solo scopo di disperderli. Anche il Piero era contento. Una pazienza ed una fedeltà così grandi meritavano un premio e d’istinto si è fermato e li ha fatti salire sul motocarro. Era mortificato e si vergognava pure. “Costi quel che costi e guai a chi li tocca!”. La storia del Piero e dei suoi due cani ha avuto questo seguito: ha comprato un’auto usata perché il motocarro si era ridotto un rottame per le fatiche. Poi è stato invitato ad un “garden party” da signori industriali di un paese vicino e lui ha mangiato e bevuto proprio tanto. Una specie di rivalsa di tutte le privazioni che ha dovuto sopportare nella sua vita. La sera era inebriante. Primavera inoltrata. Nell’aria profumo di tigli e caprifogli e tutta la compagnia era meravigliosa. Nessuno pensava che era questa

l’ultima cena per l’amico Piero. Se è vero quello che dicono gli spagnoli che gli eroi e i toreri muoiono “a le sinco de la tarde” (alle cinque della sera). Piero non era un eroe e tanto meno un torero perché, quando si è trovato sulla strada del ritorno a casa, erano le cinque del mattino e si è scontrato frontalmente con un pullman. Al processo sono stati assolti quelli del pullman. Il torto è sempre di chi non parla più. TRENTA e PIS sono stati a digiuno per tre giorni e sempre accovacciati vicino al cancello ad aspettare il ritorno del loro padrone. Poi è arrivata tanta gente che non avevano mai visto. Alcuni avevano una cotta bianca e mentre pioveva a dirotto sono partiti tutti in fila. Ma il Piero dov’era? Si era nascosto un’altra volta? Stanchi d’aspettare e con una fame da lupi sono tornati randagi e presi dagli accalappiacani. La casa dell’amico Piero è stata venduta all’asta dal Tribunale perché tutta la sua modesta azienda venne dichiarata fallita in conseguenza del fatto che i fornitori che dovevano riscuotere crediti si sono fatti tutti vivi e i clienti che dovevano pagare hanno avuto un vuoto di memoria. Al cimitero la sua tomba è in un angolo in piena terra, lontana dalle tombe faraoniche dei ricchi che vogliono far vedere anche di fronte all’eternità la differenza tra la nobiltà e i servi della gleba. L’erba nasconde e ogni volta che piove sbiadiscono sempre di più le parole del ricordo. Vicino solo trifoglio e fiori di campo, nell’aria un odore di tigli e caprifogli e le lucertole si fermano sopra la pietra a prendere il sole. Ma l’amico Piero finalmente riposa. Ha risolto tutti i suoi problemi, anche i più difficili, con un colpo solo. Tremendo! La sua storia è finita così. Purtroppo questa è la verità. E l’amico Piero lo ripeteva spesso che a questo mondo per ogni giorno bello ce ne sono cento brutti, e che sono solo le rose che non cogli, a non avere spine. Giuseppe Paganessi 17


L’INTERVISTA

VIRGINIA TESTONI CHI SI ACCONTENTA… NON GODE!”

“Chi si accontenta non gode” è il motto che la contraddistingue e la differenzia dalle altre ragazze. Tenacia e forza di volontà i “segni particolari” di un carattere tosto alla faccia della maggiore età compiuta da poco. Questa è la storia di una ragazza che attraverso la fotografia è riuscita a trasformare i punti deboli in punti di forza. Un “riscatto” che l’ha resa popolarissima sui social dove attraverso i suoi scatti lancia segnali importanti ad un pubblico che sfiora i 15.000 followers. Troppo facile, infatti, fermarsi alle curve e a qualche outfit più provocante degli altri. Per Virginia Testoni, nel periodo dell’adolescenza, il corpo ha rappresentato anche un problema. Qualche chilo di troppo. “E questo non mi faceva star bene con me stessa – racconta – per cui mi sono guardata allo specchio e ho deciso di perfezionarmi”. Quindi, con forza di volontà e tanta palestra, è arrivata la rivincita. Chi qualche anno fa la giudicava sin troppo paffutella, oggi guardando le sue foto ha l’obbligo di ricredersi. Quella di Virginia, infatti, è una storia a lieto fine. Uno splendore tutto da osservare. Non a caso, seppur giovanissima, ha già varcato più volte le porte delle agenzie ed ha realizzato shooting da lasciare senza parole. Il suo corpo è un trionfo di 18

eleganza e di femminilità. Il suo modo di porsi unisce la sua fisicità alla voglia di apparire senza risultare volgare. Esagerare non fa parte del suo dna. Eppure, ogni tanto, qualche foto serve per renderle giustizia. Per far capire a tutti – ragazzi e ragazze – che con sacrificio e perseveranza si possono raggiungere risultati altrimenti impensabili. Ed ecco che Instagram è diventato il mezzo preferito per raccontare suoi stralci di vita quotidiana. Fotografie impeccabili si uniscono a scatti in luoghi esotici. Inutile dire che l’engagement dei suoi followers raggiunge picchi che altre si sognano. Riavvolgiamo il nastro al tuo periodo adolescenziale e alla voglia di migliorare il tuo corpo. Non mi giudicava nessuno, il bullismo non c’entra nulla. Semplicemente, da adolescente, ero paffutella e io vedevo le altre magre. Questo non mi faceva star bene con me stessa. I ragazzi mi riconoscevano sex appeal, sensualità, lineamenti dolci… e a me mancava da colmare la lacuna del mio corpo. Ho capito che dipendeva tutto solo da me stessa. Ed è iniziato un lungo lavoro sia mentale che fisico. Proprio così: per una pigra come me… la pale-


L’INTERVISTA

stra è diventata una routine tre volte alla settimana. D’altronde: piacevo agli altri ma non piacevo a me stessa. E questo per me era inaccettabile. Per cui, con testa e cervello, mi sono messa sotto. I risultati, oggi, sono già arrivati. È stato un percorso lungo, complesso, ma fortemente voluto. Insomma, ti mancava qualcosa… Proprio così: non volevo limitarmi ai complimenti e a sentirmi dire che ero bella anche se paffutella, volevo sentirmi in forma e vedermi al top. Non mi sono limitata, volevo standard alti per me. Chi si cura fisicamente, in modo sano, dimostra di voler bene a se stesso. L’immagine conta, inutile negarlo. A 18 anni bisogna essere in perfetta forma. Questa è l’età in cui si deve puntare in alto. Voglio potermi riguardare indietro quando sarà adulta e dire… che ero in forma! Obiettivo raggiunto, vedendo i tuoi scatti e il seguito che hai generato. Se non sono felice io per prima, non mi interessa di piacere a nessun altro. Oggi so che posso migliorare, ma vedo anche il lavoro fatto sul mio fisico. Mi sento tonica. Sento gli sguardi sulle mie forme quando cammino per strada. Il tuo motto è: “chi si accontenta non gode”… È così, perché ognuno di noi può tirar fuori il meglio di se stesso in qualunque momento. Non ci si deve mai fermare ed accontentarsi, non fa parte del mio dna. Sono ancor più felice di aver raggiunto i miei risultati in modo professionale, consultando un nutrizionista e un personal trainer. Agire col “fai da te” sul proprio corpo crea solo danni. Ritorniamo alla tua passione per il mondo dello spettacolo. Un amore a… 360 gradi! Mi piace la fotografia in ogni sua declinazione, mi incuriosirebbe poter lavorare in ambito pubblicitario. Ma sono interessata al mondo della televisione e dei cortometraggi dove penso di poter esprimere al meglio me stessa. Ho studiato per affrontare la sfida di

una telecamera in ambito professionale. La base è importante per arrivare in alto. È così, l’ho sempre pensato. Ho seguito un importante Corso di recitazione presso lo Studio Giancarlo Caremoli dove ho appreso i principi e gli elementi base della recitazione cinematografica coltivando una passione che da sempre mi contraddistingue. Senza dimenticare le foto. Davanti all’obbiettivo sto sviluppando la capacità di espressività del mio corpo e del mio sguardo, affrontando differenti generi attraverso shooting altamente professionalizzanti. Devo dire grazie in particolare a tutti quei fotografi che sono stati in grado di esaltare le mie caratteristiche fisiche. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/virginiatestoni/

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RACCONTI

Leggenda d'autunno Arrivando l’autunno i colori della natura passano dal verde acceso al rosso, al giallo infuocato, al marrone… Un’antica leggenda racconta che un grande bosco era popolato da fiori, alberi, animali e folletti che giocavano insieme, felici di godere del caldo estivo all’ombra del bosco. Col passare dei giorni il caldo diventava più sopportabile, le ombre si allungavano e il buio arrivava sempre prima. Tutti gli animali del bosco sapevano che era giunto il periodo di fare provviste per l’inverno, gli uccelli organizzavano il lungo volo verso le terre calde del sud, i folletti raccoglievano legna e riempivano le loro dispense. Il folletto Timoty, particolarmente triste, per scacciare la malinconia dell’estate che stava rapidamente finendo, organizzò una grande festa. Avvisò in fretta i suoi amici folletti e tutti insieme di notte, per paura che gli alberi si arrabbiassero, si misero a colorarne le foglie con colori vivaci come il rosso, il giallo, l’arancio. Al mattino, quando il sole illuminò il bosco, lo spettacolo era meraviglioso e tutti festeggiarono fino a sera, quando i folletti dissero agli alberi che, se volevano tornare come prima, avrebbero ridipinto di verde tutte le loro foglie. Il grande castagno, re del bosco, disse invece che erano 20

bellissime così dipinte. Da allora, ogni anno, prima che l’inverno rubi le foglie agli alberi, i folletti le colorano di queste tonalità meravigliose, per vestire a festa il bosco. Come ogni leggenda, anche questa ha le sue metafore: con un po’ di fantasia, un po’ di audacia, e soprattutto buoni amici, anche i momenti tristi si possono trasformare in occasioni piacevoli o perlomeno meglio sopportabili…e se non possiamo cambiare il naturale susseguirsi degli eventi o i comportamenti altrui, dobbiamo provare a inventarci qualcosa, per affrontare nel miglior modo possibile anche le situazioni negative. Ornella Olfi

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Nati in America, arrivati poi in Europa e da alcuni anni anche in Italia, i book bar, che io preferisco chiamare “Caffè letterari”, sono presenti da nord a sud in molte città: da Roma a Capri, Siracusa, Genova, Trieste, Udine, Bologna. Anche a BRESCIA e provincia, tra i più conosciuti ci sono: il caffè Primo Piano, in città, dove si possono fare scambi culturali in un luogo d’incontro per amanti dell’arte e della letteratura; rassegna e presentazioni di libri, mostre, spettacoli teatrali, concerti, rassegne musicali, convegni, dibattiti e seminari; proiezioni di film e documentari, sala lettura, accesso Internet con Wi-Fi…, il tutto accompagnato da servizio bar. Un altro ancora in città si trova nella Libreria Tarantola, dove si tengono anche corsi di scrittura creativa. In provincia da segnalare il caffè letterario Eden di Iseo, Mondadori Point: riviste, libri, presentazione libri, corsi, concerti, spettacoli, mostre. Luogo letterario d’eccellenza a MONTICHIA-

RI, l’antica Pasticceria Boifava, dove la signora Milena, appassionata di letteratura, organizza da anni incontri con scrittori, poeti e, in ricorrenze particolari molto sentite, invita la storica compagnia dialettale “Cafè dei Piöcc” per abbinare poesia, canti popolari della nostra tradizione a dolci tipici di una volta, per riscoprire in versione moderna le vecchie ricette di dolci casalinghi delle nostre nonne abbinati a vari periodi dell’anno e festività durante l’anno. Ornella Olfi

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I 18 ANNI DI VITTORIA I 18 anni dei propri figli sono un traguardo importante per tutti noi genitori, è una delle tappe più significative che riportano indietro nel tempo a ricordare i nostri 18 anni, ma anche la consapevolezza e la prova tangibile degli anni che sono velocemente trascorsi! Domenica 15 settembre Milena Giorgio e Celeste hanno organizzato una grande festa per i 18 anni di Vittoria, attorniati da molti parenti ed amici, per creare intorno a lei un grande affettuoso abbraccio. Meravigliosa cornice il parco della Casa dell’Alpino di Remedello, dove tanti volontari amici di Vittoria hanno servito un ricco apericena. Vittoria è speciale, per questo altrettanto speciali sono tutti gli eventi che la sua

famiglia le dedica, per farle vivere il più possibile una normale quotidianità e non solo in casa, ma anche nella società, nella scuola, nell’ambiente sportivo e soprattutto insieme a coetanei e amici che le vogliono bene. Toccante la lettera che i suoi compagni di classe hanno letto per augurarle

DEDICA A...

buon compleanno e un buon ritorno insieme a loro per il nuovo anno scolastico. Disabilità e fragilità di Vittoria hanno costruito intorno a lei una rete di amicizie, fin dalla scuola elementare, che tuttora sono un importante supporto, merito in primis di mamma Milena, che ha sempre lottato per sensibilizzare tutti ad accettarla con i suoi limiti e problemi, senza giudizi e pregiudizi. Le fatiche fisiche e psicologiche, il percorso medico e fisioterapico, le lotte contro la burocrazia, le preoccupazioni per il presente e per il futuro che la famiglia di Vittoria affronta ogni giorno sono davvero tante, ma la serenità e l’amore che traspare dai loro sorrisi e dai loro sguardi è spiazzante e vi si legge soltanto un unico imbattibile motore che li muove e li sorregge: AMORE incondizionato per questa figlia “dagli occhi belli”. Emozionante anche il momento della torta: per Vittoria, ma a sorpresa anche per Celeste, che ha compiuto 8 anni il 27 luglio. L’abbraccio spontaneo al papà, alla mamma e i suoi occhi felici mentre aiutava Vittoria a spegnere le candeline sono stati la miglior espressione dell’atmosfera che si respira in questa bella famiglia! Ornella Olfi

A nome di tutte le amiche di New Entry, auguro di cuore a nonna Grazia un Buon compleanno per le sue 95 primavere, felice che la sua salute sia migliorata! La ringrazio per l'esempio di forza, di ottimismo e di saggezza che ha sempre regalato a tutte noi e spero possa donarne ancora! 23


L’INTERVISTA

di Laura Gorini

RESY KISHA

donna di spettacolo e di casa di Laura Gorini

Casa? Per me è tutto: è amore, protezione e vita. E del resto è il sogno di tutti averne una, no? Che Resy Kisha sia un’artista a tutto tondo e una mamma e una moglie attenta e accorta lo sapevamo già da tempo, anche in seguito all’intervista a cuore aperto che ci ha concesso tempo fa per la nostra testata. Tuttavia, scoprire che sia anche una brava cuoca e una valida donna di casa ci ha particolarmente colpito. Resy, tra un impegno e l’altro ci racconta della sua passione per la cucina. Resy, abbiamo notato che ultimamente hai cominciato una collaborazione con il mensile nazionale Così In Cucina, curando la rubrica dedicata alle ricette facili facili. Ma è davvero facile riuscire a cucinare qualcosa di gustoso ai fornelli? Nulla è facile, ma se ci mettiamo amore e passione, tutto può diventarlo! E poi, cucinare è un momento molto rilassante e anche parecchio divertente, almeno per me! Da mamma, moglie e donna impegnata in vari settori dello spettacolo e dell’arte, come riesci a trovare il tempo per cucinare? Il tempo per prendermi cura di me interiormente lo trovo sempre, idem per i miei cari; sai, mangiare e cucinare è davvero importante per il nostro fisico e per la nostra salute. E personalmente credo che vedere il sorriso 24

delle mie figlie mentre si gustano il piatto del giorno, sia una cosa bellissima. Chi ti ha insegnato e quali sono i piatti che ti riescono meglio? Ho gestito due ristoranti anni fa e ho imparato molte cose, sopratutto come scegliere il cibo di qualità e come cucinare senza che ciò diventi nocivo per il nostro organismo. I miei piatti forti? La carbonara, il pesce in crosta di patate e il riso basmati con tonno e zucchine. E’ importante per te l’impiattamento e saper scegliere stoviglie, tovaglie etc. azzeccate al fine di rendere un pranzo piacevole? Apparecchiare a tema in base al menù è molto divertente sai? Il voler rendere speciale sia la tavola che l’impiattamento fa sentire speciale chi mangia i vostri piatti! Ti consideri una brava donna di casa? Direi di sì, dal momento che mi piace molto prendermi cura della mia famiglia e della casa. Mi fa sentire speciale e felice.


L’INTERVISTA di Laura Gorini

A proposito di casa, quando pensi a questa parola, che cosa ti viene in mente? Per me è tutto: è amore, protezione e vita. E del resto è il sogno di tutti averne una, no? Occhio di bure al tappeto di spinaci Ingredienti per 4 persone: 1kg di spinaci 4 uova (possibilmente biologiche) 1 spicchio d’aglio Olio extravergine d’oliva q.b. Peperoncino in polvere q.b. Procedimento: In una padella antiaderente portare a bollore 1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva e una volta che avrà raggiunto lo stato di ebollizione farvi imbiondire lo spicchio d’aglio, quindi versarvi gli spinaci con un pizzico di peperoncino. Lasciare cuocere per qualche minuto, coprendo la padella con un coperchio. A parte, in un’altra padella antiaderente, con un filo d’olio extravergine d’oliva rompere le uova e lasciarle cuocere fino a quando i tuorli non si saranno ben rassodati. A questo punto spegnere il fuoco e, una volta che saranno pronti anche gli spinaci, impiattare i primi in un piatto di portata piuttosto capace, adagiarvi sopra le uova all’occhio di bue, aggiustare leggermente di sale e servire immediatamente.

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IN LIBRERIA

BUONA NOTTE SIGNOR LENIN In questi giorni ho letto un po' di libri, tutti molto interessanti. Vorrei consigliare ai ragazzi due libri del grande giornalista (anche se lui non si riteneva un giornalista, ma un Cronista) TIZIANO TERZANI morto nel 2004. E' stato per trent'anni corrispondente del settimanale tedesco DER SPIEGEL dall'Asia. Profondo conoscitore del continente asiatico ha scritto numerosi libri, tra cui consiglio BUONANOTTE SIGNOR LENIN e LA PORTA PROIBITA. Ha vissuto in prima persona e a contatto con la gente in Cina il comunismo di Mao e la sua caduta, il comunismo in Russia di Lenin e di Stalin e la caduta di Gorbaciov. Con i suoi scritti ha affrontato i grandi temi che riguardano l'uomo e le sue domande in momenti della storia veramente tristi e disumani. Nel libro "Buonanotte signor Lenin" parla di Gulag, campi di lavoro, dove Stalin, con le sue famose purghe, ha mandato centinaia di prigionieri politici e prigionieri di guerra giapponesi, scrittori, scienziati, detenuti e tanti del suo popolo a morire di freddo, di fame, di stenti ma soprattutto col lavoro forzato e ogni giorno veniva fatto il lavaggio del cervello con propaganda rivoluzionaria. Città cancellate nella loro storia con la distruzione di templi, di libri, di religione, di chiese, vietata la libertà di stampa. L'uomo non è nulla che conta è L'IDEA della Rivoluzione. Lo stesso nel libro "LA PORTA PROIBITA" ambientato in Cina. Certi libri sono convinta andrebbero fatti leggere ai ragazzi a scuola, farli entrare come libri di testo scolastici. Sono fonte inesauribile di storia vera e tenuta nascosta, perchè la gente va tenuta nell'ignoranza e quindi più governabile. Una lettrice 26


Anno 25 - N°8 del 13/09/2019

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RIFLESSIONI

Grazie professor Mazzolari Marco

Passaggi di crescita, pesano sull’animo dei genitori come possenti macigni. Destano interrogativi, fanno lo sguardo innalzare al cielo. Tempo corre, fugace, dilaga, distratto assorbe gesti confusi. Ciascuno dalla vita è chiamato a fare delle scelte, per se stesso dapprima quando la maturazione lo consente; come genitori in seguito dettagliando al millesimo le mille sfaccettature, risvolti, riscontri, esiti, possibilità. Quando poi la vita del figlio è colpito da fragilità o da malattia la questione si complica. Tante le lotte, le prese di coscienza, scontri diretti contro istituzioni e leggi fatte, a volte mi dico, senza avere la minima consapevolezza di cosa

voglia dire “portare avanti con dignità il cammino di un figlio malato...” Estenuante la scelta della scuola, per noi due anni di ricerca, di parole convenzionali, di falsità. Dal dire al fare c’e non solo di mezzo il mare ma l’oceano stesso!!! Al “Don Milani” di Montichiari abbiamo trovato accoglienza, fra le mille traversie di una scuola superiore nel tempo, lottando, si sono creati equilibri. “Equilibri” dettati e generati dal volontà reciproca, scuola e famiglia, di trovare un filo conduttore che potesse giovare alla ragazza. Fu il professor Marco Mazzolari che tendendo la mano seppe conquistarsi la fiducia di Vittoria, professore di educazione fisica, attraverso il gioco, la palla, la condivisione includerla nel gruppo; capace di ritagliare fra i mille impegni uno spazio per lei. Con dolce sollecitudine invitandola al cammino, alla presa, alla risposta nel gioco. Tanto schivo quanto delicato, tenero, accogliente. L’ultimo suono di campanella ha squillato per lui, da settembre potrà meritatamente godersi la vita, dando spazio e tempo ad altre priorità, progetti. Poche righe, queste, per ringraziarlo di cuore da parte di Vittoria e della sua famiglia per la premura riservata, sempre rinnovata. Per augurare al prof una vita serena, colma di soddisfazione e d’incanti. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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Non confrontare

Ognuno di noi crea il suo piccolo mondo seguendo un percorso particolare, specifico, unico ed irrepetibile. Appena apre gli occhi l’essere umano comincia a rispecchiare le luci e le ombre intorno a sè e a popolarli di creature ed oggetti reali o immaginari. Non importa, ciò che è essenziale sono i rapporti che intreccia con loro, che si trasformano in ponti, aiutandolo ad uscire dal proprio guscio, ad incontrare gli altri, a conoscerli e di farsi conoscere. E’ questo avviene in modo diverso, perchè la fantasia dell’Universo è inesorabile. Come fiori in un giardino i bambini sbocciano in modo differente, piano, piano ognuno si veste con la propria dote, quello che li unisce è che sono tutti meravigliosamente ed incredibilmente belli. C’è il piccolo furbetto, che si accorge di tutto, nota tutto, trova via d’uscita dalle situazioni più aggrovigliate e riesce a tirarsi da solo per i capelli come il barone di Munchhausen da ogni orripilante palude. C’è il sapientone, che sa rispondere prontamente ad ogni domanda, orgoglioso e soddisfatto di sè. E c’è anche quel bambino timido, dolce sorriso, che fatica a comprendere le cose più elementari, ma il suo sguardo ti inonda di tanto sincero affetto che ti sembra di toccare il cielo e hai voglia di ringraziare, perche esistono bambini come lui. Bimbi diversi, grande mazzo di fiori, vari colori, molteplici aromi che insieme compongono

RIFLESSIONI

una sinfonia armoniosa, che glorifica il mondo. I loro sbagli sono gradini, che li aiutano a salire. Lo sbaglio più grosso dell’educatore è di confrontarli. Non si possono ordinare in una assurda graduatoria, sottomessi a rigidi schemi e categorie predefinite, indicando quelli più bravi come esempio da seguire. Più o meno esistono tra componenti identici, uguali. Loro invece sono diversi. Come si può decidere, se è più bella la rosa o l’orchidea, se il giacinto è più profumato del mughetto. Sono semplicemente diversi. L’educatore deve coltivare il suo piccolo giardino, sapendo che tutti questi bambini, fiori, non hanno bisogno di qualcuno che li spezzi le gambe ma di qualcuno, che li dona ali. Dara Naumova

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RIFLESSIONI

BELLO FUORI MAI IL CUORE... C’era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata. Tutti quanti glielo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell’ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s’insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso. All’improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse:“Beh, a dire il vero il tuo cuore è molto meno bello del mio.” Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C’erano zone dove dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto. Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello. Il giovane guardò com’era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: “Starai scherzando!”, disse. “Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime.” “E’ vero!”, ammise il vecchio. “Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai cambio col mio. Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel’ho dato, e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo, a cui però sono affezionato: ciascuno mi ricorda l’amore che ho condiviso. Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste vo30

ragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l’amore che ho provato anche per queste persone...e chissà? Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia il vero amore?” Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel’offrì con le mani che tremavano. Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Poi il vecchio aggiunse: “Se la nota musicale dicesse:” Non è la nota che fa la musica...” Non ci sarebbero le sinfonie. Se la parola dicesse:”Non è una parola che può fare una pagina...” Non ci sarebbero i libri. Se la pietra dicesse: “Non è una pietra che può alzare un muro...” Non ci sarebbero case. Se la goccia d’acqua dicesse:”Non è una goccia d’acqua che può fare un fiume...” Non ci sarebbero gli oceani. Se l’uomo dicesse: “Non è un gesto d’amore che può rendere felici e cambiare il destino del mondo...” Non ci sarebbero mai né giustizia, né pace, né felicità sulla terra degli uomini”. Dopo aver ascoltato, il giovane guardò il suo cuore, che non era più “il cuore più bello del mondo”, eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perchè l’amore del vecchio ora scorreva dentro di lui. In questa storiella c’è racchiusa un pò di vita di tutte le persone, ognuna con il suo cuore, con i suoi bitorzoli, con i suoi vuoti, e con tutto ciò che nel corso degli anni si è donato e si è ricevuto. E come la sinfonia ha bisogno di ogni nota; come il libro ha bisogno di ogni parola; come la casa ha bisogno di ogni pietra; come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua; così il mondo ha bisogno di te, ha bisogno del tuo amore, perché sei unico ed insostituibile...


ESSERE AUTONOMI “Sa, l’importante è che riesca a recuperare la mia autonomia.” Esco dalla stanza con questa frase nelle orecchie. E penso che il concetto di autonomia può essere davvero molto variabile e tremendamente relativo. Nel caso in questione, si tratta di riuscire ad andare in bagno da solo, di spostarsi dalla carrozzina al wc e ritorno. Già la doccia è fuori discussione. Molto distante dall’idea di autonomia che si ha nel mondo “normale”. Così, mentre cammino nell’aria ancora meravigliosamente fresca, attraversando i giardini che separano le palazzine dell’ospedale, penso a cosa davvero significa sentirsi autonomi. Che, al di là degli aspetti concreti, è uno stato della mente, è il nostro modo di percepirci nel mondo. Sono autonoma perché ho vissuto da sola e lo potrei fare ancora, se dovessi? Perché sono in grado di pagare un affitto, di guidare un’auto? Sono meno autonoma perché il mio inglese lascia molto a desiderare, e fatico a leggere un articolo scientifico che non sia in italiano? Sono autonoma perché posso prendere tranquillamente una metropolitana senza avere crisi di panico? Non continuo nell’elenco, ma ho l’immagine di cerchi che si intrecciano, si allargano, si stringono: ogni cerchio è un aspetto della nostra vita, in cui ci muoviamo con maggiore o minore scioltezza e abilità, ren-

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dendolo pertanto più grande o più piccolo, ampio o angusto. Insiemi molto diversi per ciascuno di noi: chi è o non è autonomo? In assoluto? Ho conosciuto persone che si sentivano autonome in carrozzina, altre che non si sentivano tali perché bloccate da paure, ansie, difficoltà psicologiche. Quando siamo davvero autonomi, indipendenti? E poi, dove sta il confine tra indipendenza, autarchia, bisogno degli altri? Non sono autonomo perché ho bisogno di qualcuno che mi faccia la doccia o mi aiuti a vestirmi? Sono autonomo se faccio la mia vita e nei momenti di sconforto sento il bisogno di avere qualcuno accanto a me che mi ascolti e mi aiuti? C’è differenza? Sì e no. In tutto questo vedo un filo che collega ognuno di noi, reti di forze e debolezze, di capacità e bisogni. Ovviamente c’è un piano di autonomia che riguarda abilità/disabilità. Ma su un altro piano, l’autonomia è uno stato della mente. E comprende anche l’aiuto degli altri quando ne abbiamo bisogno. Non siamo meno autonomi per questo. “e udì estranea un estraneo che diceva: Iosonoaccantoate.” Rilke, Il rapimento, da: Nuove poesie Io sono accanto a te. Estranei, compagni di viaggio. Meraviglia della vita. sguardiepercorsi Acconciature Lui & Lei

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Sagra “Il pane di San Michele” Viaggio tra le eccellenze Artistiche e Gastronomiche locali. Il 29 settembre è la festa dei tre Arcangeli, ma per Calvisano, in questo giorno si rinnova il rito di “Il pane di San Michele”. Il pane benedetto commissionato dal comune e fornito dai panifici locali.


La leggenda tramandata nei secoli vuole che il 29 Settembre del 1109 l’arcangelo Michele portò un carro di pane che salvò la popolazione di Calvisano, stremata da un lungo assedio, dalla fame e dalla resa del nemico. Nei racconti dei nonni il pane di San Michele si dovrebbe conservare perchĂŠ avrebbe il potere di debellare le malattie invernali.


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I volti delle persone diventano maschere, di cortesia, di ipocrisia. Non ti diranno mai che non hai nessuna opportunità. No, usano le parole come questi insetticidi, che non uccidono gli insetti, ma li fanno allontanare. Ti “spruzzano” addosso tutte queste frasi “pietose”, per farti passare la voglia di tornare nello stesso posto con la stessa richiesta una seconda volta. E questo perchè la giustizia proclamata è solo paravento per l’ingiustuizia regnante e l’equità è calpestata e disprezzata come ospite indesiderata. Tutto questo ti fa sentire inutile, come un foglio secco. E quanto ti senti inutile non ti poni domande lasci che il tempo ti scorre intorno e fissi le orme dello spazio contorto. Migliaia raggi appuntiti, accecano l’occhio dal sole migliaia speranze smarrite nascondono il volto dell’orrore. Ma se è Dio a darti la vita ed è un dono impensabilmente immenso e se sei prezioso come goccia di rugiada, o come goccia di sangue appenza versato perchè non c’è posto per te nell’Universo? Dara Naumova 35 7


RIDIAMOCI SOPRA

MEGLIO RICORDARLO Il proprietario di un Bar ha affisso nel suo locale questo cartello: “Chi beve per dimenticare è pregato di pagare prima”. ORDINE DEL COMANDANTE Il Comandante della portaerei nucleare della marina militare statunitense viene avvertito dagli addetti radar che c’è un piccolo puntino sulla loro rotta. Allora il comandante in persona si mette alla radio e partorisce un: “Qui parla il comandante della portaerei nucleare Roosevelt, ammiraglia della marina militare statunitense! Spostatevi o vi speroniamo!”. Dall’altra parte con voce stridula ed evidentemente alticcia: “Qua Mario Ulcigrai, spostatevi voi!”.Oramai mancano pochi minuti all’impatto e il comandante si irrita e fà: “Qui parla il comandante della poraterei nucleare Roosevelt, ammiraglia della marina militare statunitense! Spostatevi o vi facciamo a pezzi!”. “Qua Mario Ulcigrai, sposteve voi!”. Mancano un paio di secondi all’impatto e il comandante irritato ma fiero: “Forse non avete capito: qui parla il comandante della portaerei nucleare Roosevelt, ammiraglia della marina militare statunitense avente una stazza complessiva di 5000 tonnellate! Spostatevi o tra trenta secondi vi speroniamo!”. “Qua Mario Ulcigrai, guardian del FARO, cavoli vostri!” SCAMBIO DI PARERE Dopo avere fatto l’amore i due rimangono assorti nei loro pensieri. A un tratto lui domanda: “Cara hai mai desiderato sapere cosa si prova ad essere un uomo?” Lei: “Io no tesoro e tu?” MEGLIO NON DIRE NIENTE Giovane marito, tutto nudo, si contempla con ammirazione nello specchio della camera d’albergo. 36

“Con due centimetri in più”, dice fieramente, “sarei un re.” “Sì” ribatte la moglie, “e con due centimetri in meno saresti una regina.” ASPETTANDO LA POSTA Due pazzi si incontrano dopo tanti anni vicino ad una cassetta della posta: - Cosa fai qui? - Ho appena spedito una lettera... - A chi l’hai spedita? - A me stesso! - E cosa ti sei scritto? - Non lo so ancora non mi è ancora arrivata... GIUSTA CONSTATAZIONE La moglie:”Caro, ti piace il mio nuovo reggiseno?”. Il marito:”Ma a che ti serve, se non hai nulla da metterci dentro?”. La moglie:”E allora tu che le porti a fare le mutande?” AMICIZIA Tu ed io siamo talmente amici che se ci trovassimo su una nave che affonda e fosse rimasto solo un giubbino di salvataggio... mi mancheresti molto e ti penserei spesso! OSSERVAZIONE DEL DOTTORE Un tizio va dal dottore. - Dottore io non bevo non mi drogo non faccio l’amore, potrò vivere fino a cento anni? - Si però che vivi a fare?! CORRETTA DEDUZIONE La donna nella vita ha bisogno di 4 animali: una jaguar nel garage, una tigre nel letto, un visone sulle spalle e un asino che paghi! A CONTI FATTI Il giovane operaio al padrone: - Ehi, ci sono 5 euro di meno, nella mia busta paga! - Il mese scorso, però - replica l’altro - non hai detto niente, quando te ne avevo aggiunti dieci! - È vero - ammette il giovanotto - ma un errore si può lasciarlo perdere, una volta. Però due volte di seguito è inammissibile!


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RIFLESSIONI

LA LUNA E LE STELLE Si è molto parlato del cinquantesimo anniversario dello storico sbarco dell’uomo sulla luna. Avevo 6 anni all’epoca e mi ricordo molto bene quel periodo, la televisione era arrivata da poco nella nostra cascina e mio padre era stato particolarmente colpito da questo straordinario avvenimento. Seguiva il telegiornale e tutti i suoi speciali con una attenzione maniacale; “sito sent, sito sent” continuava così quando trasmettevano qualcosa riguardante la luna. IL 16 luglio 1969, quando il TG della sera mostrò la partenza del razzo avvenuta nel pomeriggio, mio papà era incontenibile, scattò in piedi incitando gli astronauti: dai, dai, forza ce la fanno, ce la fanno. Finito il telegiornale ebbe una brillante idea: “andiamo tutti fuori in cortile, con la gigantesca scia di fuoco che rilascia il missile si vedrà sicuramente andare verso la luna”; e così tutti fuori in mutande e canottiera a guardare il cielo stellato alla ricerca della scia di fuoco della navicella spaziale, (a pensarci adesso la cosa fa veramente ridere, però tornando indietro di cinquant’anni, è una ingenuità che si può comprendere), “papà papà, eccolo là il missile”, “ma no Giordano, quello la è il timone del carro grande, se guardi a sinistra c’è anche il carro più piccolo”; “papà, c’è anche un trattore? “Ascolta Giordano, il cielo non è 38

una azienda agricola.” Dopo aver scrutato il cielo per mezz’ora ed aver avvistato diversi oggetti luminosi che non erano l’astronave; letteralmente sbranati dalle zanzare, decidemmo di rientrare in casa. Dopo quattro giorni di viaggio la navicella spaziale arrivò sulla luna, era il 20 luglio 1969, l’atterraggio fu seguito in diretta praticamente da mezzo mondo, quella sera eravamo tutti davanti alla TV, mio papà non riusciva nemmeno a stare seduto dall’emozione, la mitica telecronaca di Tito Stagno passò alla storia, quando disse che l’astronave toccò il suolo lunare, tutti gridammo: “vittoria”, dopo parecchi minuti gli astronauti scesero e camminarono sulla luna, fu l’apoteosi; mio papà ridisse: <usciamo e guardiamo se si vede qualcosa sulla luna>, <nooo, per amor di Dio, go amo le trosule dell’altra volta>, rispose mia mamma. Solo mio papà ed io uscimmo ad osservare la luna, naturalmente non si vedeva niente di strano, ma dopo aver osservato bene il cielo dissi a mio padre : < il carro grande è un po’ storto, perché?>, <avrà una ruota buca>, poi cominciò a sghignazzare, (io la capii qualche anno dopo); così un po’ delusi, salutammo le nostre “amiche” zanzare e rientrammo in casa. Gli americani andarono sulla luna altre 6 volte, por-


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tando sulla nostra terra circa 400 kg di pietre lunari; le missioni Apollo avrebbero dovuto proseguire fino alla numero 20; ma le risorse economiche dovettero essere sposate a favore dell’esercito in seguito alla guerra in Vietnam; così tutte le astronavi già costruite rimasero inutilizzate, adesso fanno parte del museo della NASA. Migliaia e migliaia di menti geniali e una montagna di soldi impiegati nelle varie missioni Apollo; ma in definitiva quali benefici hanno portato a noi comuni mortali??? Nella mia infinita ignoranza mi pongo delle domande banali: se tutte quelle risorse umane ed economiche fossero state impiegate per far sparire o diminuire la fame nel mondo, non sarebbero state utilizzate in un modo migliore?

Tutt’oggi sono ancora migliaia i bambini che nascono senza avere un futuro; prima di impiegare fondi per sapere come si sta sulla luna o di quale colore è la superficie di Marte, o se lontani anni luce esistono altre forme di vita; non sarebbe meglio pensare alla vita della nostra Terra?? Al mattino, per le esigenze del mio lavoro, mi alzo sempre alle 04,00 e quando percorro gli 80 metri che separano la mia casa dalla stalla, osservo sempre il cielo, è sempre uno spettacolo meraviglioso, ma mi rattrista pensare che ognuna di quelle stelle potrebbe essere un bambino morto di fame sulla nostra terra. Giordano

"Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità": una frase che sembra esser quasi diventata oggi una formula retorica, da tirare fuori all'occasione. Ma torniamo a quel 16 luglio '69 in cui l'Apollo 11 decollò da Cape Canaveral, per ripercorrere alcune delle tappe fondamentali che portarono Neil Armstrong a pronunciare quelle parole, in diretta mondiale, mentre posava il primo piede umano sulla Luna il 20 luglio di 50 anni fa

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VIVI, LASCIATI ANDARE... Se ti va, dai retta a uno che la strada “giusta” ma infelice l’ha abbandonata, trovando la felicità sulle strade polverose e sterrate della vita. Se fai un lavoro che odi, guardati intorno, informati, studia, cercane un altro. Se trovi un lavoro che ami, non lavorerai mai più nella tua vita. Se hai intorno a te persone che non hanno altro che negatività da offrirti, circondati di persone nuove, diverse, simili a te. Sii tu a scegliere chi far entrare nella tua vita, non tenere la porta spalancata a chiunque passi di lì. Se non ti piace il luogo in cui vivi, vai da un’altra parte! Le radici sono nella tua testa, tu non sei un albero. E ricorda che la vita non dev’essere una continua sofferenza. Non dar retta a chi ti dice che devi portare la croce, abbassare la testa e obbedire. Non ascoltare chi ti dà del vizia-

to, dell’ingrato e dell’illuso. Se hai un corpo funzionante, se sei libero e se hai del tempo davanti a te, hai tutto ciò che ti serve per scegliere di essere felice. Mangia, di gusto e in compagnia. Spegni il cellulare quando ti siedi a tavola e guarda negli occhi le persone. Vivi, lasciati andare. Fatti trascinare dalle correnti del vento della vita. A volte ti porteranno al caldo, a volte al freddo, a volte ti faranno volare, a volte ti faranno schiantare. Ma è questo il bello: solo così vedrai da vicino tutte le sfumature di questa vita. E lascia andare. Ti prego, lascia andare. L’odio, i fastidi, le paranoie, i dubbi, le aspettative, le delusioni. Le scuse che non hai mai

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ricevuto. Perdona, perdonati e guarda avanti. Accetta che la vita non è sempre giusta. Ma ricordati che potrai sempre renderla felice. E poi viaggia. Con le gambe e con la mente, di corsa e lentamente, nel mondo e da casa. Innamorati follemente di questo mondo. Quando non avrai più tempo, avrai solo più i ricordi. E te li ricorderai tutti i luoghi che ti hanno emozionato. L’amore è un uragano, è un vulcano, è un’esplosione di vita. L’amore fa danni collaterali, ma ne vale la pena. Innamorati di te stesso. Guardati allo specchio e regalati un sorriso. Non sei perfetto, ne hai commessi di errori… Ci sono cose di te che non ti sono mai piaciute, ma in fondo non sei così male. Quelle cicatrici sulla tua anima sono il simbolo della

tua unicità. Fai pace con la persona che vedi riflessa nello specchio, perché è l’unica con cui dovrai convivere per sempre.. Infine ricorda: magari esiste un Aldilà, magari ci sono l’Inferno e il Paradiso. Magari ti reincarnerai in un fiore o in uno scoiattolo. Magari di te resterà solo un’anima che vaga per l’Universo. Ma non puoi saperlo e allora, nel dubbio, prenditi cura del tuo tempo. Non farti ossessionare dal passato, il passato non torna! Non pensare sempre al futuro, è un’incognita che non puoi prevedere. Goditi al massimo il presente, perché è tutto ciò che hai. Riempilo di cose belle, quelle che ti fanno sorridere fuori e dentro. Quei momenti di pura vita che non dimenticherai mai. Riempilo di felicità. Gianluca Gotto

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INSHALLAH Palpabile e possente il sottile pesante velo che separa le barriere dettate dalle paure da quelle conferite dalle condizioni cliniche dell’uomo. Sono capaci di creare baratri, le paure, di arrestare passi, di fare del presente incertezza assillante. Se ripenso al cammino segnato anzitempo per la mia umile persona bisogna di certo confessare che il buon Dio ha usato arguzia, sottigliezza, pungente ironia, infinita misericordia. Segnano le sofferenze, mutano animo, temprano; di ogni chicco fanno spiga, di ogni accenno parola, di ogni sfumatura gesto. Compimento avviene, cammino si evolve, nel susseguirsi di giorni, ore, istanti, nella consapevolezza, certezza che nulla del seme sparso andrà smarrito. Con gioia abbiamo atteso ed accolto ieri pomeriggio la visita annuale domiciliare della dottoressa Elisabetta Bertoli dell’ASST di Montichiari, referente EOH. Istituzioni e famiglie dovrebbero assieme, a braccetto andare, conseguendo il bene comune, la realizzazione personale e sociale di ciascun membro. Quando è la malattia a cogliere i figli strettamente abbracciati corrono difficoltà ed arguzia; questione si snoda, attinge da forze e risorse nuove, inesplorate, facendo di mille mani un corpo unico. Se ripenso alle lacrime sparse a profusione quando sentivo i medici affermare che la compromissione cognitiva di Vittoria era tale da segnarla per sempre profondamente e la guardo oggi, bella più che mai, occhi vivi, sguardo attento, mani pronte a donare con amore; se l’osservo mentre scorre il libro in CAA e con disinvoltura e decisione risponde ai quesiti posti altro non resta da fare che 42

innalzare un inno di ringraziamento e di lode. Ha compiuto gli anni la piccola Celeste, 8; come dono ha scelto di andare al parco di divertimento di Gardaland, di visitare il museo delle scienze naturali e di assistere allo spettacolo allo specola cidnea di Brescia. Avreste dovuto vedere Vittoria, il mio gigante buono, con quale passo sicuro solcava il suolo, con quale forza, ardire osava sfidare il destino. L’attrazione “Mammut” l’ha particolarmente divertita, con riso ilare si lasciava portare dai ville svolazzi, curve, prese, rincorse, di un trenino gettato a velocità supersonica. Ad Elisabetta mi sono permessa di dire “Se non la si sprona, che non si tasta il terreno, se non le diamo la possibilità di provare come potremmo mai sapere dove si potrà arrivare? Fin dove spingere il passo???”

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E’ stata dolce, commovente, oserei dire quasi materna la sua affermazione detta nella mia lingua, il napoletano “chepa tosta” (testa dura) riferito a me, alla mia indiscussa, irrevocabile, irresistibile desiderio di osare, di mai arrendermi per dare alle mie figlie ed a Joseph, a Vittoria in primis in quanto colta da fragilità, una buona qualità di vita presente e futura. Lo sentivo come carezza lo sguardo che Elisabetta lasciava scivolare su Vittoria, lei che l’ha vista, sentita, odorata nei tanti passaggi di crescita, da quelli neri come la pece a quelli puntati di luce. Mi hanno fatto bene ed allo stesso tempo riflettere le sue parole: “Si può dire Milena osservando Vittoria oggi che la battaglia è stata vinta …” …” .. Mi permetto di aggiungere carissima Elisabetta che la vittoria di Vittoria e di tutti i ragazzi come lei è fatta di tante battaglie; solo lavorando assieme, in rete, con fiducia reciproca un giorno oseremo forse alzare il braccio in segno di “Vittoria”,

per il momento godiamoci gioie e difficoltà di ogni giorno, pregustando, se Dio vorrà, inshallah, pace e serenità, momenti di vita condivisi, pienezza. Grazie Elisabetta per la vicinanza, l’affetto, la comprensione che ci doni a piene mani. Milena, Vittoria, Celeste e Giorgio Scalmana

LIBERTÀ Involontariamente ho schiacciato un tasto ed è partito lo scritto, ma non ho finito. Sapere, informarsi, capire... è una fonte importante per i giovani di oggi... forse le guerre non ci sarebbero, ma più umanità, gentilezza, amore per l'uomo. La libertà è un dono grande. con affetto, una lettrice

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In ambito lavorativo saprai affrontare ogni problema senza l’aiuto di nessuno, sarai riflessivo nell’agire e molto profondo nelle tue esternazioni. In ambito affettivo, un comportamento della partner ti infastidirà ma non vorrai ammetterlo.

In ambito lavorativo, non dovrai avanzare delle pretese troppo esose perché rischi di metterti in cattiva luce con un superiore. In ambito affettivo, non assumere un atteggiamento autoritario perché infastidiresti la partner e provocheresti una reazione negativa.

CANCRO 22/06-22/07

LEONE - 23/07-23/08

VERGINE - 24/08-22/09

Avrai modo di prenderti delle rivincite nei confronti degli invidiosi. Nel lavoro sarai molto drastico in una decisione che dovrai prendere all’improvviso, anche perché non avrai il tempo di pensarci su. In amore, la tua partner prenderà una decisione senza tener conto del tuo parere e questo creerà discussioni.

In ambito affettivo, oggi non dovrai assecondare la partner in tutte le sue iniziative perché rischi di farti prevaricare; cerca invece di adottare un atteggiamento distaccato. In ambito lavorativo, non reagire negativamente dinanzi ad una provocazione: probabilmente non è diretta a te.

Avrai un’occasione irripetibile che riguarda il tuo settore lavorativo, valuta bene tutto e cerca di viverla. In ambito affettivo, sarai perplesso sul da farsi con chi ti ama; se sei single, non aver paura di osare con chi ti piace... Potresti fare una conquista insperata.

BILANCIA - 23/09-22/10

SCORPIONE - 23/10-22/11 SAGITTARIO - 23/11-22/12

Tutto andrà per il verso giusto e non dovrai fare nessuno sforzo per ottenere il massimo da te stesso, soprattutto in ambito lavorativo. In ambito affettivo, qualcuno prova un sentimento per te ma non riesce a dirtelo. Guardati intorno e te ne accorgerai...

Oggi in ambito affettivo avrai la possibilità di concederti una pausa insieme alla partner: il dialogo raggiungerà una fase armonica e potrai pianificare una breve vacanza rilassante. Buona forma di salute con tanta voglia di fare....

In ambito lavorativo dovrai mostrarti impassibile dinanzi ad una provocazione: questo atteggiamento metterà in evidenza la tua superiorità. Questo però non devi farlo in amore, anzi cerca di assecondare il partner che si trova in un momento un po’ critico.

CAPRICORNO 21/12-20/01 ACQUARIO - 21/01-19/02

PESCI - 20/02-20/03

Avrai la possibilità di apportare quei necessari accorgimenti affinché il tuo rapporto di coppia diventi più solido. Cerca di non avere fretta. In ambito lavorativo, riuscirai a superare vari ostacoli contando solo sulle tue forze.

In ambito affettivo, sarai lusingato dagli atteggiamenti espansivi della tua partner e ricambierai con affetto le sue effusioni. In ambito lavorativo, metterai in ogni cosa che farai una grande passione rendendo davvero lodevole il tuo operato e mettendo in risalto le tue doti.

Ti muoverai con molto tatto e discrezione nei confronti di una nuova conoscenza che rimarrà conquistata dalla tua grande delicatezza. In ambito lavorativo, dovrai accettare di buon grado una critica che ti sarà fatta ed evitare di reagire subito perché rischi di complicare la situazione.


NEWS DAL MONDO

California, famiglia bloccata in un canyon si salva grazie a un messaggio in bottiglia.

Usa: ricevono 120 mila dollari per sbaglio e li spendono. Denunciati per furto

Si sono salvati tutti grazie al messaggio in una bottiglia, o meglio, in una borraccia. Il 15 giugno Curtis Whitson, la fidanzata Krystal Ramirez e il figlio tredicenne stavano facendo un’escursione tra i canyon californiani quando sono rimasti bloccati sotto una cascata.

Hanno trovato sul conto corrente 120mila dollari e, anziché avvisare la banca dell’errore, li hanno spesi. Un suv, un camper, due quad e un rimorchio per auto: è questa la lista degli acquisti di Robert e Tiffany Williams (36 e 35 anni) di Montoursville (Pennsylvania), che ora sono accusati di furto. Come riporta la Bcc, i coniugi hanno ammesso di sapere che il denaro non era loro, e sono poi stati rilasciati su cauzione di 25mila dollari.

Fa sesso in trasferta e muore, l'azienda costretta a risarcire i familiari Era morto d'infarto durante un atto sessuale extraconiugale, mentre si trovava in trasferta di lavoro, nel febbraio 2013. E per i giudici francesi, il decesso di Xavier X. è una circostanza paragonabile a un "infortunio sul lavoro". Quindi i familiari del dipendente della ditta "Tso" hanno diritto a tutti i benefici previsti in caso di incidente sul luogo dove si svolge la propria professione.

Dorian: abbraccio dei compagni di scuola dopo l'uragano. Il piccolo Makai era alle Bahamas con la famiglia, originaria dell'arcipelago, quando è arrivata la tempesta. Ieri, in Florida, è tornato tra i banchi accolto dall'affetto dei compagni e da un "We missed you". La madre: "È quello di cui avevamo bisogno"

Sodoku

Domande 1) E’ vero che Garibaldi per inviare a Vittorio Emanuele ll il famoso « Obbedisco» si servì del telegrafo? 2) Che lingua si parla in Svezia? 3) Che specie di animale è il calamaro? 4) ll fuco è il maschio di quale animale? 5) Di quale nazione è cittadino l’apolide? 6) Quale dei 12 apostoli faceva di mestiere il pescatore? 7) Qual è il titolo del trattato di buone maniere scritto da Monsignor della Casa? 8) Che specie di insetto è la falena? 9) Cos’è il maestrale? 10) Nella « Terra del fuoco fa freddo o caldo?

RISPOSTE ESATTE DA 1 A 3 SCARSO - DA 4 A 6 MEDIO DA 7 A 9 BUONO - 10 OTTIMO

47

1) Sl. - 2) Lo Svedese naturalmente. - 3) Mollusco. - 4) Ape - 5) Nessuna - 6) Pietro - 7) Galateo. - 8) Una farfalla. - 9) Un vento - 10) Freddo, è all’estremo sud dell’America.


50 PLAY MUSIC

anni fa 1969 2019

28 SETTEMBRE 1969

Pensiero d'amore - Mal Rose rosse - Massimo Ranieri 03 Lisa dagli occhi blu - Mario Tessuto 04 Non credere - Mina 05 Storia d'amore - Adriano Celentano 06 Soli si muore - Patrick Samson 07 Il primo giorno di primavera - Dik Dik 08 Acqua di mare - Romina Power 09 Je t'aime moi non plus - Jane Birkin 10 Ti voglio tanto bene - Rossano 01

02

Pensiero d'amore

Mal

01

02

03

MAL - PENSIERO D'AMORE E L'INDIMENTICABILE "FURIA" Mal, noto anche come M=P.B. o Mal Ryder, pseudonimo di Paul Bradley Couling (Llanfrechfa, 27 febbraio 1944), è un cantante e attore britannico naturalizzato italiano. Biografia Proveniente da una famiglia modesta, figlio di un muratore, nel Dopoguerra svolge diversi lavori, tra cui il muratore e l'elettricista, oltre a venire utilizzato per la consegna dei giornali. Dopo aver preso il microfono in mano durante il matrimonio della sorella, cantando un brano di Gene Vincent con quello che poi sarebbe diventato il suo gruppo, The Meteors negli anni sessanta comincia la carriera di cantante nella madrepatria, adottando lo pseudonimo di Mal Ryder. Dopo due 45 giri, Cry Baby e See the funny little clown, che non riscuotono il successo che la casa discografica si aspetta, Mal e il suo complesso passano alla Pye Records e pubblicano altri due 45 giri, Your Friend e Lonely Room, che fruttano alla band un tour di spettacoli per più di 6 mesi in Germania. Al ritorno gli Spirits si sciolgono, a causa della defezione del chitarrista che si ritira a vita privata per sposarsi. Mal viene contattato per riformare 48

una nuova band, The Primitives, al tempo alle prese con problemi di organico. Mal inserisce nei Primitives anche il suo batterista degli Spirits. Mal riscuote ancora un grande successo fino alla fine della decade, con brani quali Bambolina (1967), Tu sei bella come sei (con cui partecipa al Festival di Sanremo nel 1969) e Occhi neri occhi neri (1970). Dello stesso anno è la pubblicazione di Pensiero d'amore (cover di I've Gotta Get a Message to You dei Bee Gees). Dopo alcuni singoli in inglese di scarso esito commerciale, ritorna in cima alle hit parade nel 1975 con una versione in chiave moderna della celebre canzone di Vittorio De Sica Parlami d'amore Mariù, che fa da sigla a una rassegna televisiva di film del regista romano. Nel 1977 ottiene un successo ancora più grande (un milione e mezzo di dischi venduti) con Furia, sigla dell'omonima serie di telefilm con protagonista il "cavallo del West". A questa fanno seguito altre sigle per il mercato infantile legate ad altre trasmissioni a cui Mal prende parte: tra queste il "sequel" Furia soldato e Mackintosh, sigla della trasmissione per ragazzi Il dirigibile, condotta dallo stesso Mal.


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RIFLESSIONI

NOI CHE SPRECHIAMO I DOLORI Come li affrettiamo mentre essi tristi, durano, a vedere se finiscono, forse. E sono invece la fronda del nostro inverno, il nostro sempreverde cupo uno dei tempi dell’anno segreto, ma non solo tempo, – son luogo, sede, campo, suolo, dimora.” Rilke, Decima Elegia duinese Mi tornano spesso in mente questi versi, bellissimi. Noi, che sprechiamo i dolori. Perché è così difficile starci dentro. “Quando ero ricoverato, sa quale era la cosa che più mi faceva arrabbiare? Gli amici che mi venivano a trovare e mi incoraggiavano, dicendomi ogni volta quanto mi trovassero meglio, anche se non era vero. Subito dopo, sulla scala dell’arrabbiatura, c’erano quelli che mi compativano, che mi ripetevano quanto fossi coraggioso. Solo un amico ha saputo fare ciò di cui avevo bisogno: sedersi vicino a me e ascoltarmi, tranquillo, senza spaventarsi.” “Detesto sentirmi dare pacche sulla spalla, concrete o metaforiche. Detesto sentirmi dare dei consigli su come dovrei reagire. Detesto chi mi dice cose stupide perché è in imbarazzo e non sa che dire. Non ho bisogno che mi dicano cose intelligenti. Ho bisogno che mi capiscano, che stiano in silenzio ad ascoltare i miei sfoghi.” È difficile reggere il dolore, proprio ed altrui.

Noi, che sprechiamo i dolori. “Quando finirà, dottoressa? Me lo sa dire lei?” No, non glielo so dire. Non so neanche dire se finirà, o che forme prenderà la sua vita con quel dolore. Come li affrettiamo mentre essi tristi, durano, a vedere se finiscono, forse. Ad agitarsi in modo scomposto si sprecano solo energie e si rischia di affogare, mentre ad affidarsi al mare, si rimane a galla, e poi magari si impara anche a nuotare. Ma bisogna smettere di agitarsi, e stare. Perché è solo così che riusciamo a vedere quel che è possibile in quel che c’è. …son luogo, sede, campo, suolo, dimora. Stare. Ascoltare. Fare spazio interiore. Reggere il silenzio dell’anima, e il rumore dei pensieri. Stare con quel che c’è così com’è, perché questa è la condizione per fare qualcosa di quel che c’è, e per riuscire a vedere ciò che appare solo quando le acque si calmano e il torbido si deposita sul fondo. “Vedi, io vivo. Di che? Né infanzia né futuro vengon meno…… Innumerabile esistere mi scaturisce in cuore.” Rilke, Nona Elegia duinese sguardiepercorsi 51


RACCONTI

IL VIAGGIO DI FRANCESCA (1^Parte) Romanzo di Anna Gay PARTE PRIMA: ANTEFATTO LA NASCITA DI FRANCESCA Il tour della città di Catania era quasi concluso. “Here, ladies and gentlemen, you can see in the middle of the place the statue of an elephant…”stava dicendo una guida ad un gruppo di turisti. Poco più in là un’altra guida proseguiva: “construit entierrement en pierre du volcain, il est surnommé le petit éléphant..” una terza guida un po’ più in là, in italiano, spiegava: “Si dice che l’elefantino abbia sempre difeso la città di Catania da ogni possibile pericolo…” I turisti, stretti intorno alle loro guide, che erano ben visibili grazie ad un ombrellino colorato, seguivano la spiegazione con interesse, salvo qualche bambino piccolo che veniva zittito dai genitori. “Ed in quell’angolo la fontana…” tutti i turisti si volsero verso la zona indicata. Alcuni notarono anche una bella donna che si trovava nei pressi. Era una giovane donna sui 25 anni, di media statura, snella, con i capelli e gli occhi neri e la pelle abbronzata che era dovuta al lavoro nei campi. Aveva una vaga rassomiglianza con l’attrice Claudia Mori da giovane. Stava quasi nascosta vicino alla fontana e pareva sulle spine, ma questo nessuno dei turisti lo notò. Vicino alla fontana vi era un ristorante, dove, pur essendo solo le sette, un gruppetto di uomini si era già seduto a tavola, per assaggiare il vino. Erano quasi tutti tipi latini, con capelli e occhi neri, robusti e con profili aquilini. Uno in particolare, sui 45 anni, incrociò lo sguardo della donna, ma vedendo che lei lo evitava, pensò che se non era un’avventura, era meglio tenersi alla larga. 52

Finché si trattava di un’avventura, non gli pareva di fare un torto a sua moglie, ma se si fosse trattato di una relazione, era un altro conto. Ora la donna teneva lo sguardo basso, come se si guardasse la punta di una scarpa, poi guardò verso la Cattedrale, come per farsi coraggio, e infine guardò l’uomo, ma il suo sguardo non diceva :“Prendimi, ci sto”. Piuttosto pareva dire: “Sono disperata, aiutami”. Se l’uomo fosse la persona adatta a cui rivolgersi, non lo seppe mai. Per tutta la cena continuò questo gioco di sguardi, poi gli uomini si alzarono per andarsene, ma quello che aveva notato la donna disse qualcosa sottovoce agli amici e questi, dopo averle gettato anche loro un’occhiata, lo lasciarono. Quando lei vide l’uomo avvicinarsi, si guardò intorno come in cerca di una via di fuga, poi come se dovesse per forza affrontare una prova, lo guardò negli occhi. “Lei non ha mangiato” disse lui “Posso offrirle qualcosa? Qui hanno un ottimo vino, le piacerebbe assaggiarne un po’ con me?” “E’ molto gentile” rispose lei “ma penso che dopo direi troppe stupidaggini”. “Non si deve preoccupare” la rassicurò “Ho capito che lei non è una di quelle. Penso che ci sia qualcosa che la preoccupa e che per questo spera di trovare un uomo che possa aiutarla. Vedrà che con il vino sarà più facile parlarne” Lei ci pensò su per un tempo che le parve infinito, poi bisbigliò: “Va bene” Lui le spiegò di che vino si trattava, dove lo facevano, con che cibi era adatto, e la incoraggiò


RACCONTI

a provarlo anche così, a stomaco vuoto, ma lei non voleva. Allora lui si fece portare del pane e, dopo averne mangiato un po’, lei si decise. “Buono!” esclamò. “E’ vero che è buono? Ma non mi hai ancora detto come ti chiami.” Disse lui, passando al tu. “Paola Fiorilli” rispose lei. “Tipico siciliano” commentò lui “Io invece ho l’onore di chiamarmi come uno dei miei attori preferiti, cioè Franco Franchi. Io però non mi chiamo Franco ma Antonio.” “Piacere! Sei di Catania città? Io vengo dalla campagna” e raccontò di una famiglia molto tradizionale che mal accettava quella figlia troppo moderna ed originale, che avrebbe voluto studiare invece di lavorare. “Io” commentò lui ”quasi quasi darei ragione a

loro, perché pure io se avessi una figlia…però sono contento che tu sia moderna, così non ti importerà sapere che sono sposato” “L’avevo immaginato. Sai, io non sono un granché a letto…ho avuto un solo ragazzo, e quando i miei l’hanno saputo me l’hanno fatto subito lasciare…” “Non importa. Ma dimmi: è questo che ti tormenta? Sei venuta via di casa e ora sei rimasta senza soldi? Sai, anche in città non c’è molto lavoro, per una donna poi…” “Io posso fare anche le pulizie” disse lei. “Dove abiti?” “Da nessuna parte!” rispose lei con le lacrime agli occhi “All’albergo non mi fanno più credito perché è un sacco di tempo che non pago, e hanno trattenuto il mio bagaglio per indurmi a

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RACCONTI

tornare a pagare.” Lui pareva riflettere. “Non conosci qualcuno che possa affittarmi una stanza?” proseguiva lei. “Anche una cantina, basta che ci sia il gabinetto, io mi adatto a tutto e non farei la prostituta, te lo giuro!” “Un mio amico” disse alla fine lui “ha un garage che aveva affittato a una famiglia che adesso è andata in Germania. Posso vedere se vuole affittarlo a te. Il gabinetto c’è.” “Oh, grazie, grazie! Lo sapevo che potevo fidarmi di te! Qualcosa me lo diceva che sei una brava persona!” esclamò lei. Lui offrì la cena. Quando lei fu sazia, lui tirò fuori una chiave: “Andiamo a casa tua” disse. Lei lo seguì, felice. “Allora, quel tuo amico eri tu?” Lui nicchiò. “E’ un mio carissimo amico, di cui mi fido come di me stesso” Passarono dall’albergo, lui pagò il conto e lei ritirò le sue cose. Poi, a piedi, perché era a poca distanza, andarono al garage. “Vedrai” aveva detto lui “che non è un granché. E’ proprio un alloggio di emergenza” “Se si è adattata una famiglia, mi posso adattare pure io” aveva risposto lei. Fu con una certa apprensione che lei lo guardò girare la chiave nella serratura. Poi la porta si aprì, e vide un monolocale che le piacque. “Lo so,” disse lui ”

non è una vera casa. I mobili sono da rigattiere, non c’è una vera cucina, solo l’angolo cottura. E quella specie di armadio a muro è il gabinetto, che non ha finestre. Che ne pensi?” - “Per me va benissimo! Magari attaccherò qualche quadretto per dargli un’aria un po’ più accogliente” “Ah, le donne! Ti preoccupi del quadretto invece di chiedere se c’è il gas, se d’inverno fa freddo…e poi non puoi attaccare niente perché le pareti sono di metallo. Al massimo ci puoi incollare qualcosa con il nastro adesivo, ma preferisco di no!” Lei si sedette sul letto. Lo aspettava. Fecero l’amore ed era proprio come lui l’aveva immaginata: non era vergine ma non era “una di quelle”. Verso l’una lei si era assopita. La svegliò dicendole : ”Ciao, io devo andare. Non vorrei che mia moglie telefonasse a qualche mio amico per sapere che fine ho fatto “ “Ciao” rispose lei baciandolo insonnolita. Improvvisamente si riscosse e chiese: “Come farò a chiudermi dentro, se si può chiudere solo dal di fuori? Quella famiglia che ci abitava non aveva paura dei ladri o dei malintenzionati?” “Va bene, chiuderò io dall’esterno. Poi domattina ti vengo a liberare” Fu così che cominciarono le giornate, quasi tutte uguali, della loro relazione. 2 - continua

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SEGNI NEL TEMPO

Accadde nel 1925

Il Tornado dei Tre Stati (Tri-State Tornado)

Il Tri-State Tornado è ancora oggi la tromba d’aria che ha causato più morti nella storia degli USA. Il Tornado dei Tre Stati (Tri-State Tornado)Il 18 marzo del 1925, un minuto dopo l’una di pomeriggio, si abbatté in un’area nordamericana la più disastrosa perturbazione ciclonica che gli Stati Uniti d’America ricordino. Il Tornado dei Tre Stati (o Tri-State Tornado, come viene ricordato e chiamato negli USA) toccò terra a Ozarks, nel Missouri, vicino Ellington, per poi far saltare in aria qualunque cosa per 219 miglia. Il tornado divelse strade, sfasciò case e porto su con sé - nel vortice - animali, alberi e molte, moltissime persone. Il turbine principale del tornado uccise da solo 695 persone, arrecando ingentissimi danni in Missouri, Illinois e Indiana. Lo U.S. Weather Bureau, fedele al comandamento di non seminare il panico nominando l’eventualità di un tornado, fenomeno quasi impossibile da prevedere all’epoca, aveva annunciato per la giornata del 18 marzo un tempo “instabile, possibilmente ventoso”. Il Tri-State Tornado è stato uno dei rarissimi casi di tornado d’intensità 5 sulla scala Fujita, che potremmo schematizzare come segue:

F0: Velocità del vento: 64–116 km/h. Danni ai rami e alle tegole. F1: Velocità del vento: 117–180 km/h. I camper vengono ribaltati e le automobili spinte fuori strada. F2: Velocità del vento: 181–253 km/h. Alcuni tetti vengono lacerati e diversi alberi strappati dal suolo. F3: Velocità del vento: 254–332 km/h. Solide abitazioni si squarciano e interi treni vengono ribaltati. F4: Velocità del vento: 333–419 km/h. Le case prendono il volo per riatterrare nelle vicinanze, insieme a oggetti, animali e persone. F5 : Velocità del vento: 420–512 km/h. Le abitazioni vengono disintegrate, o, se solide, compiono degli sky-trip. Oggetti di qualunque dimensione vengono scagliati via in ogni direzione. La distruzione portata dal Tri-State Tornado Il Tri-State Tornado dopo aver toccato il suolo si mosse lungo gli States a una velocità stimata intorno alle 70 miglia orarie. Nel moto rotatorio si calcola che i venti debbano aver toccato le 300 miglia orarie, velocità in grado di trasformare qualunque oggetto in un missile: travi, alberi, animali da pascolo, biciclette. Molte delle case incontrate dal tragitto da questa potentissima tromba d’aria esplosero letteralmente: 55


SEGNI NEL TEMPO

per il calo di pressione atmosferica che si verifica durante il transito di un tornado di simile o inferiore violenza (circa 100 hPa nel giro di pochi attimi), infatti, le strutture chiuse per la differenza barica con l’esterno esplodono. Saltano in aria come fossero imbottite di esplosivo. A causa della velocità di spostamento del tornado, il suo aspetto non era quello di un turbine: appariva, secondo le parole di uno dei sopravvissuti, come una nube che incedeva divorando la terra. Dopo aver mietuto la prima vittima a Ellington il tornado raggiunse la cittadina mineraria di Annapolis nel giro di quattordici minuti, distruggendone il 90%. Dopo un’ora si scisse in due turbini separati, per poi ridiventare uno vicino al confine tra il Missouri e l’Illinois. In 83 minuti nel Missouri il Tornado dei Tre Stati uccise tredici persone. Ma fu nell’Illinois che scatenò una vera ecatombe. Il percorso del Tri-State Tornado In quella zona del Midwest all’epoca sorgevano un gran numero di mining town, e subito oltre il confine il Tri-State incontrò Gorham, un paese di cinquecento anime. Il tornado giunse annunciato da una pioggia di detriti e uccise 39 degli abitanti del paese, senza lasciare in piedi un solo edificio. Dopo Gorham toccò a Murphysboro e poi a West Frankfort, una delle città più importanti della zona, con i suoi diciottomila abitanti e alcune miniere di carbone fra le più ricche degli Stati Uniti. Il ciclone passò sopra la miniera New Orient 2 facendo saltare i sistemi di ventilazione e costringendo gli ottocento operai al lavoro - cinquecento piedi sottoterra -, a evacuare di corsa la cava, per poi trovarsi di fronte alle macerie delle loro modeste abitazioni, spazzate via dalla furia del tornado insieme a molti dei loro familiari. Delle 127 vittime di West Frankfort la maggior parte erano, difatti, donne e bambini. Verso le 4 del pomeriggio il Tri-State Tornado varcò il confine con l’Indiana e obliterò il paese di Griffin, uccidendo 25 persone. 56

Attorno al vortice principale nacquero e vennero osservati altri tre turbini di intensità minore che ruotavano attorno al principale. Secondo diversi testimoni parevano danzare con lui, dancing with it furono le esatte parole che usarono. Il Tri-State Tornado non perse vigore e rase al suolo un quarto di Princeton, provocando altri 45 morti prima di terminare la sua corsa e disfarsi, lasciandosi dietro 695 morti (la cifra è riferita al solo tornado principale, i morti totali furono numerose decine in più), migliaia di feriti e quindicimila abitazioni distrutte. Un bilancio così nero è da imputare a diversi fattori, in primo luogo la mancata previsione del fenomeno e le carenze nell’informare i paesi a rischio durante l’avanzare del tornado. Poi le tecniche di costruzione modeste, ma anche, come è ovvio, la potenza assolutamente straordinaria del ciclone e la sua rapidità di spostamento. Tornado dei Tre Stati: storie incredibili Dopo il Tri-State lo studio dei tornado conobbe un fortissimo sviluppo, toccando poi, nel 1948, un primo sostanziale traguardo grazie al lavoro dei meteorologi Robert Miller e Ernest Fawbush della Tinker Air Force Base vicino Oklahoma City, che riuscirono a prevedere il generarsi di un tornado nella zona. A oggi il Tri-State Tornado mantiene intatto il suo primato più nero, essendo il ciclone che ha mietuto più vittime nella storia degli Stati Uniti. Dati gli sviluppi nella conoscenza e nella prevenzione di simili fenomeni, si può sperare che il Tornado dei Tre Stati conservi sempre questo record. Fonti:

http://www.popularmechanics.com/science/environment/ natural-disasters/4219866 http://www.usatoday.com/weather/tri-state-tornado.htm http://en.wikipedia.org/wiki/Tri-State_Tornado http://www.crh.noaa.gov/pah/?n=1925tor Articolo scritto da: Matteo Carriero



ITINERARI

Capo d’Orlando

Lago di Sorapis

Il Lago di Sorapis è uno dei luoghi più belli delle Dolomiti. Grandi e piccoli visitatori rimangono incantati davanti a questo lago dalle acque turchesi, adagiato a 1.900 m di quota. È una nota meta d’escursione soprattutto in estate, quando le temperature in quota divengono più miti. I colori pastello del lago turchese, con bianche pareti rocciose e dolci pascoli sullo sfondo, rendono questo luogo davvero magico. Qui si potrà lasciar vagare lo spirito e, circondati dalle imponenti vette delle Dolomiti, dimenticare per un po’ lo stress e

la frenesia della vita quotidiana. Situato a soli 150 m dal Rifugio Vandelli, questo lago delle Dolomiti può essere raggiunto solo a piedi. Nella provincia di Belluno, tra Misurina e Cortina d’Ampezzo, incontriamo il Lago di Sorapis, raggiungibile, durante una vacanza nelle Dolomiti, dal Passo Tre Croci. Il sentiero escursionistico n. 215 conduce, in un piacevole e leggero saliscendi, direttamente al Lago. E a chi apprezza una vacanza escursionistica un po’ più impegnativa, consigliamo di seguire il sentiero dapprima fino alla ANCHE SU PRENOTAZIONE DAVIDE BARCELLARI +39 333 78 46 308

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ITINERARI

Forcella Marcoira e proseguire quindi fino al lago di montagna. Una volta giunti a destinazione, ci si potrà rilassare lungo la riva pianeggiante, o anche fare un pic nic. Per tornare ai propri alloggi - hotel o appartamenti - si seguirà il sentiero escursionistico n. 215. Per raggiungere questo paradiso si può arrivare con l’auto fino al Passo Tre Croci. Quest’ultimo, a sua volta, si raggiunge da Cortina prendendo la SR48, direzione Auronzo-Misurina. Allo stesso modo si può giungere anche da Misurina. L’auto la si lascia al parcheggio dell’hotel o sui lati della strada. Il percorso parte proprio dal prato. Il Gruppo del Sorapiss (o, più semplicemente, Sorapíss o Sorapís, originariamente Sorapíš in ladino) è uno dei principali gruppi delle Dolomiti Ampezzane in provincia di Belluno. Il massiccio del Sorapiss è compreso nei territori di Cortina d’Ampezzo e San Vito di Cadore. Cenni storici La prima ascensione della cima è stata compiuta dall’alpinista austriaco Paul Grohmann nel 1864. Il 27 agosto 1929 fu compiuta da Emilio Comici e G. Fabian, sulla vetta della seconda Sorella, la prima ascensione dolomitica italiana del VI grado. All’alba del 1º ottobre 2013 a un’altezza di 3150 m si è staccata una frana larga circa 300 metri e alta 400 metri dalla croda Marcora. La leggenda Ripresa anche da una famosa canzone di Clau-

dio Baglioni, la leggenda narra di Misurina, una piccola bambina capricciosa e dispettosa che vive tenuta letteralmente nel palmo della mano del suo gigantesco padre: il re Sorapiss che, per esaudire l’ennesimo desiderio della piccola ed ottenere per lei lo specchio magico dalla Regina del Monte Cristallo, viene tramutato in montagna. Durante gli ultimi attimi della trasformazione questi vede la piccola precipitare e le sue lacrime sgorgando come fiumi formano il lago sotto il quale va a giacere per sempre la piccola con lo specchio magico: il lago di Misurina. Toponimo Il termine pisc (da “piscé”, urinare) è molto diffuso nella toponomastica dell’area ladina per indicare cascate e cascatelle. Il toponimo si riferiva in origine al lago, indicandone la posizione sovrastante una cascata. Simmetricamente, il tratto inferiore del ruscello prende infatti il nome di Sopisc (cioè sotto la cascata). Caratteristiche È costituito da un massiccio centrale comprendente la Punta Sorapiss (3205 m), la Croda Marcora (3154 m) e le Tre Sorelle (3005 m), dal quale si staccano due contrafforti verso settentrione. Celebre è la veduta della montagna dal lago di Misurina (Auronzo di Cadore), da dove il Sorapìss appare come un anfiteatro di roccia che va a specchiarsi nelle limpide acque del lago. Il gruppo

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ITINERARI

è attraversato dall’Alta via n. 3 e dall’Alta via n. 4. Classificazione Il sentiero che bisogna prendere, per i meno allenati, come me per esempio, è quello del CAI n.215. La sua difficoltà è media e vi permetterà di arrivare al Rifugio Vandelli e di conseguenza al Lago Sorapiss in 3 ore abbondanti, se siete allenati anche in 2 ore o poco più. Sul lago svetta il Monte Sorapiss, detto anche ‘Il dito di Dio’…un nome che incute un po’ di timore, ma come non sentirsi piccoli piccoli davanti a questi giganti di roccia antichi di centinaia di migliaia d’anni? E’ possibile fare il periplo del lago ed arrivare alla sua spiaggia. Mentre lo si percorre, si vedrà che il suo colore cambia, a volte è più intenso ed a volte meno. Dipende dall’angolazione del sole, dalle ombre delle piante e dal terreno sottostante, calcareo, che è poi l’artefice di questa sua particolare colorazione turchese. Consigli utili: il percorso è di difficoltà media,

di conseguenza bisogna utilizzare l’attrezzatura adatta. Munirsi di creme protettive ed acqua da bere. Il rifugio offre vitto e alloggio (su prenotazione) a chi vi passa la notte e non è un ristorante, tenete conto. Quando andare al Lago Sorapis Il periodo migliore è chiaramente l’estate, ma è anche il periodo di maggior affollamento, specie agosto. Se la stagione lo consente, si può salire da metà maggio fino alla prima metà di ottobre. Il Rifugio Vandelli invece è aperto dal 20 giugno al 20 settembre. I principali rifugi alpini presenti nel gruppo sono: • Rifugio Alfonso Vandelli (1 926 m) • Rifugio Tondi di Faloria (2 327 m) • Rifugio San Marco Sono gestiti dal CAI di Venezia. Vie ferrate Tre importanti vie ferrate attraversano il gruppo: • via ferrata Francesco Berti • via ferrata Carlo Minazio • via ferrata Alfonso Vandelli

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L'EMOZIONE NON HA VOCE

Quella carezza della sera.... dei New Trolls

Quando tornava mio padre sentivo le voci dimenticavo i miei giochi e correvo via, mi nascondevo nell’ombra del grande giardino e lo sfidavo a cercarmi: io sono qui.

I comuni serviti dal Centro PrivatAssistenza di Ghedi sono i seguenti: Ghedi, Bagnolo M., Leno, Manerbio, Pontevico, Gottolengo, Gambara e limitrofi.

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Quella carezza della sera è il settimo album antologico del gruppo musicale italiano dei New Trolls, pubblicato nel 1989 su etichetta discografica Warner Music Group. Quelle giornate d’autunno sembravano eterne quando chiedevo a mia madre dov’eri tu, io non capivo cos’era quell’ombra negli occhi e cominciavo a pensare: “ mi manchi tu “. Non so più il sapore che ha quella speranza che sentivo nascere in me; non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura voglia di andare via di là. Quelle giornate d’autunno sembravano eterne (e chiedevo a mia madre dov’eri tu) quando chiedevo a mia madre dov’eri tu, (che cos’era quell’ombra negli occhi tuoi) io non capivo cos’era quell’ombra negli occhi (e cominciavo a pensare che mi manchi) e cominciavo a pensare: “ mi manchi tu “. Non so più il sapore che ha quella speranza che sentivo nascere in me; non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura voglia di andare via. Non so più il sapore che ha quella speranza che sentivo nascere in me; non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura voglia di andare via di là


QUESTO E ‘ IL MIO NOME

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Francesco e Francesca Il nome Francesco e il suo femminile Francesca derivano dal nome latino medievale Franciscus il cui significato è “Franco” oppure “appartenente al popolo dei Franchi”. Un’altra ipotesi attribuisce a questo nome (come per Franco) il significato di “libero” e, per estensione, “uomo libero”. Le motivazioni di tale attribuzione dipendono dal fatto che i Franchi, durante il Medioevo, erano l’unico popolo che poteva godere del diritto di liberi cittadini. Il più famoso tra le persone a portare questo nome fu San Francesco d’Assisi che rinunciò a tutti i suoi averi per vivere in povertà. Divenne patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena. I santi con il nome Francesco sono molti e, tra questi, possiamo ricordare San Francesco di Sales protettore degli scrittori e dei giornalisti. Il nome Francesco fu portato anche da molti personaggi storici importanti fino ad arrivare al primo papa a portare questo nome salito al soglio pontificio il 13 marzo 2013. Onomastico Si festeggia il 4 ottobre in onore di San Francesco D’Assisi che oltre ad essere patrono d’Italia, lo è anche di Assisi, di Massa Carrara, dell’ecologia, dei commercianti, dei cordai, dei mercanti, dei tappezzieri e dei floricoltori. Francesca, invece, si festeggia il 9 marzo in onore di Santa Francesca Romana patrona degli automobilisti e delle vedove. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Francesca o Francesco ha bisogno di essere libero. È una persona che sa ascoltare ed è sempre pronto ad aiutare tutti.

È fedele ma a volte pare cupo nelle relazioni amorose. Non disdegna le novità anche se preferisce una vita piuttosto sedentaria. Origine: germanica Parola chiave: libertà Varianti maschili alterate: Franceschino, Francescuccio, Francescuzzo Ipocoristici maschili: Franco, Fra, Cesco, Cecco, Cecchino, Cesto, Fresco, Chicco, Checco, Ciccio, Cuccio Nomi composti maschili: Francesco Saverio, Francesco Maria Varianti femminili alterate: Franceschina Ipocoristici femminili: Franca, Cesca, Cecca, Checca, Franci, Chicca, Fra’ Numero portafortuna: 4 Colore: Blu Pietra Simbolo: Zaffiro Metallo: Ferro Onomastico maschile: 4 ottobre Onomastico femminile: 9 marzo Segno zodiacale corrispondente: Ariete Micky

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