New Entry, il Giornale della Gente - Edizione di Brescia del 27 Novembre 2019

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Anno 25 - N°16 del 27/11/2019- www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità : Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente

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Editoriale

Ho combattuto contro chi mi ha fatto del male... e continuerò a farlo!!! Sono passati 25 anni dalla nascita di New Entry, da quel fatidico 17 settembre 1994. Ma quanta fatica e sofferenza prima di arrivare a quel giorno… Ho sempre pensato, già all'età di 14 anni, che l'amicizia, l'amore e la solidarietà erano valori fondamentali sui quali costruire le basi per vivere una vita intensa e felice! Purtroppo però ho dovuto subito fare i conti con coloro che di questi valori non gliene fregava nulla e così mi sono ritrovato attorniato da persone che non parlavano la mia stessa lingua. Sono gli anni della scuola superiore a Bergamo dove per me, iniziava un vero e proprio calvario! Fu triste trovarsi in una classe di 30 persone dove più che seguire l'educazione ed il rispetto, si preferiva prendere in giro i compagni e fare scherzi di ogni genere, spesso anche pesanti e offensivi… C'era un compagno però che, come me, oltre alla timidezza, aveva dei buoni propositi e si comportava sempre bene con tutti. Ma gli altri, essendo lui timido, lo prendevano in giro, lo schernivano a più non posso, solo perché non aveva il coraggio di difendersi. Ed io pensavo: "perché invece di trattarlo male non lo aiutano a uscire dal proprio guscio? Perché non provano a coinvolgerlo in senso positivo all'interno della classe?" Ed intanto stavo zitto ad osservare lo schifo che avevo intorno, ma allo stesso tempo mi sentivo complice di quella gente arida di sentimenti, che uccideva con le parole e con i gesti! Allora un giorno, preso da una forte ribellione nei 04

confronti di quegli individui, lo difesi dicendo di smetterla di prenderlo in giro, di gettargli la cartella dalla finestra, di tirargli il cancellino e quant'altro. Ma questo mio sfogo fu l'inizio del periodo più brutto della mia vita: rimasi vittima di quelle persone, ero diventato per loro un giocattolo da utilizzare per attirare l'attenzione degli altri… e tutto questo solo perché ero timido e perché pensavo che l'amore, l'amicizia e soprattutto il rispetto tra le persone erano basilari per ognuno di noi! Non potrò mai dimenticare i pianti, la sofferenza, il dolore che ho provato in quei momenti, ma dentro di me nasceva la voglia di combattere queste persone per evitare agli altri ciò che era accaduto a me. Tanti fatti sono accaduti da allora e grazie al sostegno morale di un personaggio famoso (Adriano Celentano) prima, e della nascita di una straordinaria amicizia con Michele Cortinovis (che ricordo ogni giorno nel profondo del mio cuore) poi, sono riuscito a credere nelle mie possibilità ed a prendere le redini della mia vita! Abbiamo creato (io e Michele) questo giornale consapevoli che non sarebbe stato facile sia materialmente, per via dei costi di stampa, sia per i contenuti in controtendenza col mondo che ci circondava già allora. Capitava più volte di trovare copie della rivista bruciacchiate e lasciate sul tergicristallo della mia macchina come intimidazioni e avvertimenti. Difatti alcuni giovani si erano unite per infangare la mia persona ed il giornale, solo perché proba-


Editoriale

bilmente, vedevano New Entry come un nemico da annientare. Già, non è stato facile, attimi di tensione, di paura... poi grazie alla nostra caparbietà abbiamo resistito ed iniziato a combattere il mobbing, il bullismo cercando di far uscire dal proprio guscio le persone timide e quelle con difficoltà. Ed in questi anni abbiamo veramente aiutato molta gente a sentirsi utili, ad avere coraggio dei propri mezzi, a non farsi calpestare i piedi da gente avida ed invidiosa. E dopo 25 anni siamo qui ancora, coscienti che c'è ancora molto da fare... Il fenomeno del bullismo è dilagato anche su web, sembra inarrestabile e quello che accade nelle scuole di oggi a riguardo del comportamento, è al limite della follia. Nessun rispetto dei compagni di classe, tanto meno dei professori e persone anziane. E non parlo solo dei giovani ma anche di molti adulti che sicuramente non lasciano buoni esempi da seguire.

E mentre smartphone e social ci rendono ancor più schiavi ed imprigionati nella vita virtuale, non siamo più in grado di vivere la vita reale... Abbiamo dimenticato cosa sia un abbraccio, una stretta di mano, l'amore per la propria compagna con l'obiettivo che durerà "tutta la vita" lasciando spazio alla cultura dell'usa e getta sentimentale, dell'ambiente inquinato senza remore dall'uomo in balia dell'odio e della cattiveria gratuita nei confronti di chi non si può difendere. Ho combattuto contro chi mi ha fatto del male e continuerò a farlo con forza e tenacia poiché ognuno di noi ha il diritto di vivere una vita felice e intensa: nel rispetto, nell'amicizia, nell'amore. Per questo motivo potete scriverci, chiedere AIUTO, condividere le vostre esperienze di vita... Grazie New Entry, grazie lettori che ci seguite sempre con tanto affetto, grazie Adriano, grazie Michele che da lassù segui ogni mio passo. Gianluca Boffetti

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QUESTO E’ IL MIO NOME

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Ilenia / Ylenia

Nonostante i diversi studi effettuati sul nome Ilenia, non si è ancora trovato un accordo univoco sulla sua origine. Una delle ipotesi più accreditate ci dice che il nome Ilenia e la sua variante più nota Ylenia derivi dalla variante slava (con tutta probabilità russa) del nome Elena la cui pronuncia è Ielèna. Se questa ipotesi è giusta, il significato di questo nome sarebbe, quindi, simile a quello di Elena, ovvero, “torcia” o “fiaccola”. Oppure, per estensione, il suo significato può essere “che brilla” o “brillante”. Un’altra ipotesi sull’origine di questo nome (ma meno accreditata della precedente) è quella in cui viene associato al nome ebraico Ilana il cui significato è “albero” o “pianta”. Una terza ipotesi fa derivare il nome Ilenia o Ylenia all’antico nome greco Heléneia o Helénia. Con questo termine si indicavano i festeggiamenti in onore di Elena di Sparta o, anche, il nome del fiore Enula Campana, ovvero, Inula Helenium in latino. Secondo la tradizione, questo delicato fiore, veniva stretto nella mani di Elena quando fu rapita da Paride. Nella forma Ilenia, questo è un nome prettamente italiano. Molto diffuso negli anni ’80 venne man mano affiancato dalla sua variante Ylenia a partire dagli anni ’70 periodo in cui, i celebri cantanti Al Bano e Romina Power diedero alla luce la loro primogenita dandole, appunto, il nome Ylenia. Oltre a questa variante, troviamo questo nome anche nella forma Jlenia dovuta a uno scambio tra la “I” e la “J”. Onomastico Essendo un nome adespota, l’onomastico si festeggia il 1º novembre, giorno dedicato a tutti 06 www.newentry.eu

i Santi. Ad ogni modo, alcuni lo festeggiano lo stesso giorno di Elena, ovvero il 18 agosto, in onore di sant’Elena imperatrice. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Ilenia o la sua variante Ylenia, è una persona che non ama essere imbrigliata in stereotipi o convenzioni. Ama la libertà e insegue i suoi sogni. Di carattere umile e senza “grilli per la testa” chi porta questo nome riesce a ricavare il meglio di sé anche nei piccoli gesti della vita quotidiana rendendoli piccoli momenti di felicità. Nonostante questo però, non disdegna grandi progetti e si getta sovente a capofitto in imprese al limite dell’impossibile. Origine: greca Parola chiave: libertà Varianti femminili: Ylenia, Ilena, Hilenia Numero portafortuna: 6 – Scopri il significato del numero Sei Colore: Blu – Scopri il significato del colore Blu Pietra Simbolo: Ametista Metallo: Oro Onomastico: 24 dicembre Segno zodiacale corrispondente: Gemelli Micky

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RIFLESSIONI

COME ABBIAMO... A volte mi chiedo: come ha fatto la nostra generazione a sopravvivere ai cibi contenenti lattosio? Come siamo potuti crescere senza omogenizzati, integratori, ormoni e multivitaminici? Come siamo vissuti senza Coca zero, Red Bull, aperitivi e long drink, se aspettavamo la domenica per bere l’acqua gasata con polverine disciolte? Come abbiamo superato gli inverni rigidi col panino nella cartella, senza le merendine, la Nutella e gli immunostimolanti? Come ci siamo accontentatidella merenda del pomeriggio fatta di pane, burro e zucchero, senza ricorrere ai centrifugati di frutta e verdura? Come abbiamo superato le sere d’estate con una fetta di anguria per strada, senza la baldoria degli happy hour? Come abbiamo sopportato la punizione di un professore, e abbracciato incontrandolo dopo tanti anni, senza aggredirlo con l’appro-

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vazione dei genitori? Come abbiamo potuto corteggiare la compagna di banco senza epilazione sul petto, e un fisico da body building? Come abbiamo potuto fare a meno del personal trainer, avendo giocato solo a calcetto sui terreni sterrati, mentre il compagno più sfigato faceva da arbitro? Come siamo sopravvissuti alle ginocchia sbucciate e disinfettate con la sola saliva, senza ricorrere ad antibiotici antisettici e medicazioni? Come siamo riusciti ad incontrarci con la ragazza se non esisteva il cellulare e gli unici sms erano un bigliettino nel diario e un bacio rischiato? Come accettava di uscire con noi, se andavamo a prenderla a piedi sapendo che volevamo regalarle le ali? Come abbiamo potuto scrivere poesie e comporre canzoni senza l’uso del computer? Come siamo riusciti ad aspettare un tempo infinito per dare il primo bacio, se ora è l’ultimo ad arrivare dopo un amplesso? Eppure, la nostra generazione che non faceva l’alba, ha saputo sognare. Perché il cibo più sano che l’ha nutrita, era la speranza.. - Gianni Miniello


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Queste cose si imparano a casa: salutare, ringraziare, curare l'igiene, essere onesti, puntuali, educati, non dire parolacce, rispettare gli altri, essere solidali, mangiare con la bocca chiusa, rispettare le regole, non dire bugie, rispettare le proprie cose e quelle degli altri. Queste si imparano a scuola: matematica, italiano, scienze, inglese, scienze umane e geometria. La scuola può rinforzare i valori dell'educazione, ma l'esempio più importante è quello di mamma e papà. Redazione

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Iniziativa di un libraio decisamente insolita, fantasiosa, istruttiva e da prendere ad esempio. Michele Gentile, nella sua libreria di Polla (SA), vuole dimostrare che tutti possiamo fare la differenza e in tanti stanno rispondendo al suo appello, soprattutto i bambini. Chi entra nella sua libreria con 1 bottiglia di plastica e 1 lattina da buttare, riceve in regalo 1 libro, per l’iniziativa “Non rifiutiamoci”. Questa singolare iniziativa ha un duplice scopo: proteggere l’ambiente e la cultura. Plastica e lattine raccolte vanno in una vicina azienda di smaltimento, mentre i libri sono spesso finanziati dagli stessi clienti che facendo un acquisto possono pagare un secondo libro da lasciare “ in sospeso”. Una catena originale che coinvolge tutti e che potrebbe essere interessante fare in tutta Italia. Ornella Olfi 09


RIFLESSIONI

NOI SIAMO QUELLI STRANI CON I CANI... Noi siamo quelli che vengono sempre visti come quelli alternativi e un po' compatiti "eh sai, ha i cani..." (come se fosse una malattia) Noi siamo quelli a cui dicono " ma sempre con sti cani?". Noi siamo quelli a cui dicono "ma i cani sono un impegno!" (Anche pensare alla vita degli altri deve essere impegnativo....) Noi siamo quelli a cui dicono "ma perché non lasciate i cani e andate in vacanza al mare?" Noi siamo quelli delle macchine piene di peli che se devi dare un passaggio a qualcuno ti fa strano avere in macchina un altro essere umano. Noi per la gente siamo "quelli coi cani" che pensano solo ai cani e che poverini devono portarli fuori e sprecare un sacco di tempo per accudirli e che non saranno mai liberi perché hanno i cani

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(liberi, liberi? ma liberi poi da cosa?....) Noi siamo quelli che se ne fregano di cosa dicono gli altri, perchè non tutti desiderano le stesse cose. Perché una volta che provi cosa significa vivere con un cane allora non puoi più farne a meno. Poverini noi?? Non credo proprio. Gianni Miniello

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BIBLIOTECHE ITINERANTI

Le biblioteche itineranti stanno riscuotendo sempre maggior successo in Italia. Un prezioso strumento per portare libri anche dove reperire una biblioteca è difficile. Inizialmente pensate per piccoli centri abitati, hanno poi raggiunto anche le grandi città e perfino le spiagge. Da Nord a Sud sono ormai molte e molto apprezzate. A Brescia il BIBLIOBUS funziona durante l’anno, ma soprattut-

to in estate nei parchi e nelle piazze della città, portando libri di tutti i generi e per tutte le età. Per accedere al servizio basta essere iscritti presso un Biblioteca del Comune di BS o della provincia, oppure ci si può registrare presso lo stesso Bibliobus con un documento. I libri hanno una durata di prestito di 1 mese e possono essere restituiti al bibliobus nei successivi appuntamenti o alla biblioteca più vicino. Per sapere dove trovare il bibliobus consultare l’Opac. Ornella Olfi

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“Tempo”

Non lasciare troppo tempo al pensiero, vedere il baratro della sconfitta, l’istante non concede proroghe, il guardare avanti senza soffermarsi è l’unica sopravvivenza. Forse proprio da noi stessi, dalle nostre insicurezze e decisioni, stordire la mente per fermare il pensiero, l’illusione del non vedere... con la speranza che lo sguardo nel domani sia sbagliato. Scalvini Roberta

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IN CAMMINO... Voce amica giunge, in un mattino qualsiasi, uno fra i tanti, dai toni autunnali. Fiamma arde nel caminetto, ravviva ricordi, riallaccia eventi. Nella memoria fanno capolino odori remoti, fasci di tremori, assoli tirati alla luna. In un soffio sono scorsi anni, hanno scalfito la pelle, rafforzato animi, rinnovato speranze. Era il lontano 20 novembre 2014 che vide la mia Vittoria in lotta contro la morte; dosaggi di farmaci errati la portarono ad uno stato soporoso; furono celeri, accorti i medici che l’accolsero con competenza e volonterosa energia. Furono quelle notti, ore, istanti di profonda paura, terrore di perderla, mentre la fissavo nel letto stesa con il piccolo corpicino attraversato da tubi. Fu il Buon Dio, le preghiere comuni, il fato, destino a ridonarcela. Da allora tanti i cammini percorsi, arresti, prese di coscienza, gioie urlate al vento, speranze impresse nel cuore. Oggi Vittoria ha 18 anni, è viva, bella; scherzando dico che “.. e’ Vittoria dalle tre “B”: bella, brava e buona ..”, nonostante i problemi quotidiani che la malattia pone, per nulla al mondo, la cambierei o oserei chiedere di più.. mi basta sentire che sia qui, con noi, presente, in cammino …. Oggi una cara amica, Elisabetta Bertoli, referente handicap dell’Asst del Garda con voce tinta d’emozione comunica che il 10 di gennaio 2020 aula 12 presso il tribunale di Brescia il giudice onorario Maria Chiara Gaetani ci accoglierà per la nomina dell’amministratore di sostegno. All’attimo non sapevo se ridere o piangere, se aspergere il cuscino di lacrime o se innalzare inno di lode. E’ questa una tappa di cui, da anni, nel segreto ho temuto, allontanato col pensiero come se demonizzandola si potesse velare .. come se per incanto o per celia la malattia potesse concedere requie … Poi guardo Vittoria, la mia Vittoria, nei suoi occhi

la luce della vita, ansito e respiro vivace... che importa se la malattia ha voluto vestire i suoi gesti, se la sua voce è stata derubata da demoni senza cuore.. voglio pensare e credere, sentire che tutto questo sia semplicemente dono, che il Padre l’abbia prescelta come creatura amata, diletta, anima pura. Voglio credere e sognare per lei, ancora e sempre, galoppare le paure, fissare gioie, speranze, infinitezze di luce. Una certezza rimane. Nessuno, mai, rimane in abbandono, nella gioia e nella solitudine, nell’arsura e nell’abbondanza. Nulla giunge per caso, tutto si tesse, fila, conclude, prende forma, sostanza. Sono certa che la signora Maria Chiara Gaetani, giudice onorario, sia stata anzitempo scelta per accompagnare il nostro cammino, che lo farà con giudizio e cuore. Sono certa che Elisabetta con mano certa, fiduciosa, ci accompagnerà. Nella nostre voci, Elisabetta, la stessa emozione, attesa, gioia zuppa di un pizzico di nostalgia... nostalgia? Per un mondo perduto .. quando un figlio nasce, quando lo accogli per la prima volta fra le braccia, sono mille e mille ed ancora mille i sogni che si snodano. La vita ci porta poi a fare i conti, a tirare somme,a cambiare rotta, a cercare equilibri … l’incanto e la meraviglia della vita, dono, ci portano con fede e per fede a comprendere che qualunque sia la condizione, le difficoltà, le menomazione la vita è sacra, sempre, dal principio alla fine. Ringrazio Dio per avermi donato Vittoria e Celeste, per aver messo sul nostro cammino di genitori compagni di vita pronti a combattere, a vivere paure e letizie, disposte ad accogliere, a donare una parola buona … E a lei Elisabetta, grazie infinte …. Per un mondo creduto perduto ma ritrovato, rinnovato, fortificato di luce …. MILENA, LA MAMMA DI VITTORIA E DI CELESTE 15


RIFLESSIONI

LA TERZA STAGIONE L‘autunno è la stagione che preferisco più di tutte, non fa ne caldo ne freddo, offre una miriade di splendidi colori, la foschia che avvolge la natura di primo mattino, mi dà la sensazione di essere in una fiaba, le fastidiosissime mosche e zanzare cominciano a sparire. Il raccolto è stato portato a casa, questo per un contadino è di primaria importanza, l’estate scorsa i violenti temporali, le trombe d’aria e le grandinate sono state frequenti, ogni qualvolta all’orizzonte i nuvoloni si facevano minacciosi, mi veniva il mal di pancia al solo pensiero di poter perdere il raccolto. Qualche mese fa, ho partecipato ad una riunione organizzata dalla nostra federazione agricola di appartenenza, il signore seduto accanto a me (era di Castel Mella), mi raccontò che qualche giorno prima una tromba d’aria gli aveva completamente distrutto 150 pio’ di mais, destinato all’alimentazione delle sue vacche da latte; mi venne la pelle d’oca, mi auguro che i suoi vicini agricoltori si siano mossi per aiutarlo, donare 3 o 4 balloni di fieno per ogni azienda è veramente poca cosa, per lui invece è di vitale importanza. Ragionando fra me e me (mi succede spesso), pensavo che anche la nostra vita è suddivisa in quattro stagioni: la primavera che va dai 0 ai vent’anni, l’estate che va dai 20 ai cinquant’anni, l’autunno che va dai 50 agli ottant’anni, ed infine l’inverno, oltre gli ottant’anni; perciò seguendo questa mia considerazione, avendo 56 anni, adesso stò vivendo la terza stagione. Questa stagione della vita, la considero la migliore, l’autunno anagrafico mi permette di godere maggiormente il mio tempo, nell’ambito del lavoro sono subentrate nuove leve ed i compiti di maggior responsabilità sono a loro affidati, com’è giusto che sia, comincio a rivestire ruoli marginali, mi godo maggiormente la famiglia, la nipotina; riesco perfino a scrivere qualcosa, pri16

ma il lavoro occupava praticamente tutto il mio tempo; non vorrei cambiare la mia età con quella di un vent’enne, molti penseranno che sono fuori di testa, ma se penso al tribolare che ho fatto per arrivare qua; sicuramente qua voglio rimanere. Adesso ho voltato pagina, è iniziata la discesa, punto bene i piedi per rallentarla al massimo, ma la preferisco rispetto all’aspra salita della gioventù passata. Parlavo ieri con mia moglie della terza stagione, e cosa ne pensa dell’autunno anagrafico; mi ha risposto che ogni stagione ha i suoi pro e contro ed è un po’ spaventata pensando che dopo c’è l’inverno, l’ultima stagione ed ha paura che gli acciacchi la rendano un peso per gli altri. Come dargli torto, penso sia il sogno di tutti trascorrere la vecchiaia rimanendo sempre autosufficienti. Voglio descrivere un paio di episodi riguardanti l’autunno e l’inverno anagrafico che mi sono rimasti impressi dentro. Torno indietro di una trentina d’anni; è mezzogiorno, suonano alla porta, è l’altissimo ed efficientissimo postino Manel (era il soprannome, scuto’m come diciamo dalle nostre parti, del bravissimo postino di allora), consegna a mio padre una busta arancio, dopo averla letta mio papà comincia a piangere a dirotto, in quelle condizioni l’avevo visto soltanto quando era morta sua mamma (la nonna Elena), io e mia mamma siamo preoccupatissimi, pensavamo ad una terribile disgrazia, raccolgo


RIFLESSIONI

la lettera che mio padre aveva buttato per terra e la leggo, l’INPS lo informava che era arrivata la sua pensione; <Sentì papà, ma sei fuori di testa? Mi hai fatto prendere un colpo, mi spieghi perché piangi in quel modo?>, <mi vogliono rottamare, io non sono un uomo di scarto, quella è l’inizio della mia fine>. Mia mamma intervenne dicendo: <me che l’om che el capisa’ro mai). Osservando gli importi del suo primo stipendio da pensionato e le varie trattenute, non si capiva praticamente nulla; dopo qualche giorno, convinsi mio padre ad andare assieme alla sede centrale del nostro sindacato a Brescia, per farci dare delle delucidazioni in merito; entriamo nell’ufficio preposto, sedute ad aspettare c’erano diverse persone, un lungo vetro separava l’impiegato da noi comuni mortali; è il turno di un Signore molto anziano, sugli ottant’anni, gli dà una busta e chiede chiarimenti, l’incaricato comincia a sbraitare, “ma non vede che c’è dentro la bolletta della luce? (Evidentemente il Signore, aveva sbagliato nel rimettere dentro le lettere), vada all’Enel a chiedere spiegazioni, non mi faccia perdere tempo e prima di ritornare faccia un tagliando al cervello!” In quell’istante si alza in piedi un gigantesco uomo sulla quarantina ed urla all’impiegato: <ooohh, facio’ de merdo’, come ti permetti di rivolgerti in quel modo ad una persona che potrebbe essere tuo padre se non addirittura tuo nonno? >, in quel mentre si alza in piedi anche mio padre: <ricordati che la pancia te la riempiamo noi, noi ti paghiamo lo stipendio!>, <brao Sior, ha proprio ragione, questi del sindacato li manteniamo noi e loro si permettono anche di offenderci; adesso chiedi subito scusa al Signore anziano>, disse il gigante, l’impiegato non apriva bocca, allora l’omone cominciò a perdere la calma: < senti un po’ buffone, vuoi vedere quanto mi ci vuole a saltare il vetro e a riempirti di sberle?>, Poi piantò due terrificanti pugni contro la vetrata facendo tremare l’inte-

ra stanza; il sindacalista diventò bianco come la carta, (carta igienica, visto che era una faccia da culo), allora cominciò a parlare: “stamattina è veramente una brutta giornata, la mia collega è a casa con la febbre, e io sono qua da solo, però se l’ho offesa io le chiedo scusa”, <e ci voleva tanto, testa di rapa?>, concluse l’omone; l’anziano Signore ringraziò e strinse la mano a mio papà e al gigante che si erano alzati per difenderlo, aprì la porta, e prima di andarsene, si girò e inaspettatamente, ringraziò anche l’impiegato, facendogli così fare una doppia figura di merda. Avreste dovuto vedere con quanta cordialità e gentilezza si rivolse in seguito alle altre persone. Sulla strada del ritorno io e mio papà commentammo il fatto appena accaduto: <hai visto Giordano che anch’io mi sono alzato per dire la mia?>, <Certo che ho visto papà>,< ricordati sempre che non c’è peggior vigliacco di chi osa infierire sull’altra persona sapendola più debole>. Ho sempre avuto nei confronti di mio padre, una stima infinita. Quando frequentavo la quinta elementare, la maestra di allora trattava molto spesso l’argomento: “il rispetto verso le persone anziane”, ci diceva: <ragazzi tenete bene a mente una cosa; quando osservate un’anziano è come se vi guardaste allo specchio, perché un domani sarete voi al suo posto, ecco perché nei suoi confronti dovete sempre avere il massimo rispetto>. Prima delle vacanze di Natale ci fece una raccomandazione: “di solito il giorno di Natale la Chiesa è sempre piena di fedeli, mi raccomando, se vedete che un anziano non ha posto dove sedere, non esitate ad offrirgli il vostro”. Sono argomenti questi, che dovrebbero essere trattati insistentemente anche nelle odierne scuole elementari, è da bambini che va inculcata l’educazione verso il prossimo; non ci sarebbe più bisogno che un gigante buono debba intervenire in difesa di un anziano, perché le teste vuote come il sindacalista di allora, non esisterebbero. Giordano 17


LETTURA CHE PASSIONE!

SPORCA L'ANIMA di Laura Gorini Riflessioni dell'autrice Non molti sanno che due anni fa ho pubblicato per l'Aloha un mio ebook intitolato Sporca L'Anima che affronta l'argomento, o sarebbe meglio dire la piaga sociale, della violenza sulle donne, per lo più psicologica. Mi rendo conto che il titolo possa sembrare molto forte e di sicuro impatto, ma sono sincera nel dirvi che non è stato in realtà scelto per questo motivo, seppur assolutamente valido, dal momento che la sua genesi trova le radici nel primo foglio di word, o meglio nelle primissime parole che hanno iniziato a trovare spazio su di esso. Sì, avete capito bene! Il mio ebook inizia proprio con le parole Sporca L'Anima. Inoltre credo che quando una donna si sente abusata, non può che sentire l'anima sporca, sebbene non dipenda assolutamente da lei che un uomo, sebbene faccio molta fatica a definirlo tale, abbia voluto abusare di lei. Scusatemi per le ripetizioni e per il gioco di parole, assolutamente non voluto, ma che in ogni caso rende bene l'idea. Perché una donna, quando dona amore, lo fa con tutta sé stessa, e non si risparmia mai, nemmeno per un solo istante. Non riesce ad accettare che quell'uomo di cui si è innamorata possa decidere di farle del male, fisico o psicologico, sebbene quando si subisce violenza a livello fisico, inevitabilmente la si subisce anche a livello psicologico. E non si accorge che quell'essere viscido l'ha annullata completamente e se ne infischia bellamente dei suoi sentimenti e dei suoi stati d'animo. No, non gli interessa che lei sia diventata ormai l'ombra di sé 18

stessa, o peggio ancora un orribile fagotto, perché è così che si diventa poi! No, noi donne non vogliamo arrenderci: non vogliamo credere che la persona che ci ama possa farci tutto questo. E sapete perché? Perché non capiamo che in realtà lui non ci ama! Noi siamo amore e doniamo la vita! Come potremmo concepire il fatto che un altro essere vivente possa odiarci a tal punto? Perché l'amore, non è certamente idilliaco, ma non è dolore. Amare una persona non significa annullarla o annientarla, significa accettarla e aiutarla a crescere, a maturare e anche a migliorare, se è ciò che vuole. L'amore non ha niente a che fare con la violenza, perché sta all'esatto opposto. E ricordate anche che è solo l'amore, in primis verso la nostra persona, e poi da parte delle altre che ci può salvare! Scusate, miei cari lettori e amici se mi sono permessa di dirvi tutto ciò, ma ho voluto semplicemente aprirvi il mio cuore e raccontarvi come mi sono sentita anni fa quando ho scritto il mio ebook Sporca L'Anima. Con affetto e amore... Laura Gorini

Laura Gorini dopo un periodo di lunga sofferenza ha trovato il vero amore con il nostro amico e collaboratore Damiano Conchieri, con il quale ha festeggiato i tre anni di fidanzamento.


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L’ANIMA DEL TATUAGGIO - 2^ puntata

Il Tatuaggio in Stile tradizionale "Americano" piu conosciuto come "Old School" arriva a noi da svariati viaggi e leggende marinaresche, da band musicali di fine anni 80 i cui "Leader" sfoggiavano tatuaggi "rustici" provenienti da atmosfere e ambientazioni costruite su culture artistiche appartenenti agli anni 50. Già..., là dove il Tatuatore creava a mano disegni unici studiati per entrare e toccare l'anima di chi dopo ore ed ore d'attesa aspettando il proprio turno riusciva ad entrare nel "Chiosco del Tatuatore" per decorare su pelle la propria storia... Ma che ne sanno le prime donne di oggi, figli dell'ultimo corso, stupratori dell'arte che senza alcuna base artistica si permettono di aprire tattoo studio a go go alla ricerca di business e popolarità... Dovete sapere che un tempo, anche non troppo lontano a Milano per esempio c'erano 4 studi di tatuaggi, oggi, diciamo dopo 20 anni scarsi, circa uno per ogni piccolo paese provinciale fino a 30 studi nelle piccole medie citta. Un dato allarmante poichè la maggior parte produce tatuaggi di scarsa qualità, copiati da "internet". Mamma mia..!!!?! Ecco che il tatuaggio "Old School " insieme al sottoscritto prende bene le distanze da questa "realtà" ultima che ho descritto per lasciar spazio alla propria essenza, al profumo del mare da dove proviene il sapore del duro lavoro dei nostri marinai che dalle 20

"Americhe" ci portarono un mondo nuovo, un nuovo modo di comunicare, un mondo piu pulito e gia al tempo colorato di libertà. Il tatuaggio tradizionale contiene grandi significati talvolta molto personali in disegni semplici, poco elaborati ma dai tratti decisi e marcati dove oltre al nero e grigio trova spazio una limitata serie di colori... Tutt'altro che semplice realizzare un tatuaggio tradizionale poichè le linee dei contorni devono risultare estremamente precise e pulite, le sfumature omogenee e fondersi in modo naturale con il nero pieno del disegno... insomma nella sua semplicità espressiva un'opera d'arte importante nella parte esecutiva; ma il profumo piu intenso in questo tipo di tatuaggio è quello dell'eternità, già perchè sa tanto di per sempre.Come dicevo si tratta di unicità, un rapporto intimo tra disegno, tatuato e "Tatuatore"; si, perchè addirittura il disegno in molti casi viene


Ink Master creato al momento direttamente sulla pelle... per poi come si dice nel "vero mondo dei Tatuatori" far riaffiorare cio che c'è già sotto... Magia, visioni, llusioni che questo mondo sia vero, sincero e sempre meno corrotto dalla mediocrità e dalla cattiveria ancora una volta ecco che il tatuaggio tradizionale offre positività al riguardo con disegni tra cui soggetti quali ancore legate a terra ma corparse di fiori e petali per significare un buon posto dove potersi sentire a casa. Bussole per non perdere tempo e spazi, clessidre per impiegare tutto sè stessi nel "tempo" che ci sta usando ma ci fa crescere, porta fortuna, nomi e bandiere per ricordare sempre chi siamo, chi eravamo e a cosa dobbiamo il nostro respiro mattutino, animali che ci proteggono e che narrano la nostra guida... teschi e rose per ricordarci che la morte è un "passaggio" come la vita o magari da una vita difficile e sofferente si intravede la luce.... Negli ultimi 20 anni sono nati molti generi e sottogeneri e vari stili di

tatuaggio,estremamente interessanti da una qualità mai vista,ma all interno,sotto sotto ,tutto arriva da "Là"..dall Old School"..e sotto qualsiasi disegno super elaborato,da un viso cosi scolpito da sembrar reale, da una rosa cosi lavorata da poterne sentir il profumo garantisco se guardate bene "attraverso".. lo noterete ;..un fottutissimo teschio con una bandana "sudata" del sudore di una vecchia scuola che ha lottato e lotta oggi giorno ogni giorno per non trasformare un mondo particolare protetto da secoli in qualcosa di banale e popolare... TRUE LOVE!! STAY TRUE..!!

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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

ALCOLISTI ANONIMI: UN PORTO SICURO Cari amici condivido con voi il mio 13esimo compleanno di sobrietà. Il primo giorno che sono entrato in Alcolisti Anonimi ero senza anima, denutrito, molto confuso. Alle spalle non avevo un passato scritto ma una sofferenza mentale ed emotivamente solo. Pensavo che la vita girasse nell’alcol, nella droga, nella prostituzione e nel carcere dove mi sono ritrovato. La mia speranza era frutto delle mie frustrazioni create da varie violenze sofferte fin da bambino, trovandomi ad essere un famigliare e riconoscere un padre alcolista.La paura da bambino era più grande di me. Sognavo quei bei prati colorati, le gite con la famiglia... ma la realtà mi portava a soffrire perché non accettavo il momento che stavo vivendo. Crescendo conobbi l’alcol, la sostanza che riempiva quel vuoto d’amore che mi mancava. Mi sentivo meglio, senza paura riuscivo ad uscire di casa ma non avevo il controllo su di essa: la mia dipendenza si allargava sempre di più e le mie emozioni esplodevano insieme alle mie frustrazioni. Lo sport era il mio sfogo ma la sostanza era la mia natura, il tempo non si fermava ed io sono riuscito a “non farmi” per un

periodo. Dopo l’uscita dal carcere ho scoperto l’amore di una compagna di una figlia, ma in breve tempo la mia anima situata in un albero cadde, senza radici. La mia ricaduta mi portò a perdere la mia ragione, la mia volontà.Nella mia solitudine stavo perdendo l’ossigeno, stavo morendo. Oggi ricordo quel primo giorno che entrai in Alcolisti Anonimi, dove ritrovai quel seme che avevo perso che si chiama anima. Cominciai a impiantare le mie radici ed eccomi qua, pieno di colori della vita, sento i profumi, convivo con la sofferenza e so che oggi per me vale per tutta la vita. Grazie a me e a tutto quello che gira nei gruppi di auto aiuto, l’ho desiderato più di qualunque cosa e cioè che la mia vita sia a disposizione del prossimo. So che il potere superiore ha scelto me per essere di aiuto agli altri. Serene 24 ore. Un alcolista anonimo Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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L’INTERVISTA

di Laura Gorini

INTERVISTA ALL'ATTORE

SIMONE NEVIANI

Credito foto: Natalia Cartney

Spesso è il dove viviamo, quindi la società che ci circonda, che tende a plasmarci Ha deciso anni fa di lasciare l'Italia e di andare in Australia e in America, vivendo perennemente con la valigia in mano, per studiare seriamente recitazione. Ha dovuto impegnarsi molto ma oggi i suoi sacrifici stanno per essere pian piano ripagati: difatti Simone Neviani è attualmente un attore di televisione, cinema e teatro molto apprezzato e stimato. Simone, nel tuo curriculum vitae si legge che hai lasciato l'Italia dal momento che possiedi una famiglia conservatrice, cresciuta in una città dove non potevi esprimere la tua creatività. Ma che cosa è per te la creatività, e quando, a tuo avviso, riesci ad esprimerla al massimo grado? Mi sono reso conto di avere molta creatività e quindi di poterla mettere in gioco solamente quando decisi di trasferirmi lontano da dove vivevo. Spesso è il dove viviamo, quindi la società 24

che ci circonda, che tende a plasmarci. Riuscii a trovare ancora più libertà nell'esprimere la mia creatività quando ero a NY quest’estate. Ero impegnato 24/24h e 7/7 giorni facendo recitazione, e non ero mai stanco. Fu veramente intenso, e nonostante tutto lo rifarei ancora e ancora “il tutto”. La creatività va quindi sempre a braccetto con l'Arte? L’Arte la vedo come l'espressione della propria creatività. Che sia sotto forma di pittura, canto, recitazione, musica o altro, possiamo ritenerla arte. E soprattutto sta a noi singoli individui trovare “arte” in ciò di cui crediamo. Quanto è importante riuscirla ad applicare anche nella vita quotidiana? Tantissimo. Il segreto sta assolutamente nel praticare quotidianamente, se possibile, o ad ogni modo il più possibile. Occorrono sacrifici, però l'appagamento intellettuale che ricevi e la cre-


L’INTERVISTA

scita che riscontri a livello interno sono valori inappagabili. A proposito della quotidianità, com'è oggi la tua? Io non possiedo una vera e propria quotidianità. La mia cambia quasi di giorno in giorno. Sono sempre impegnato e cerco di lavorare su diversi fronti a livello artistico. Che sia scrittura, organizzazione, post produzione o pre produzione o quant’altro. Attualmente sono impegnato in 4 progetti ed avrò altri 2 che entreranno verso fine anno o con l'anno nuovo. Quanto è stato difficile riuscire, da un giorno all'altro, vederla così cambiata rispetto a quella che vivevi in Italia? Non è stato così difficile, lo devo ammettere. Mi sono adeguato facilmente ai costumi, usanze, ecc. e ho cercato di mantenere la mia mentalità molto aperta per scoprire il può possibile dal prossimo. E grazie a questo atteggiamento sono

di Laura Gorini

riuscito a fare esperienze che, piano piano, mi hanno portato ove sono oggi. Che cosa ti manca del tuo Paese d'origine? La mia famiglia, i miei amici e direi anche lo stile di vita italiano, come “la tendenza” ad uscire tardi la sera, avere lunghe cene, ecc. Sono cose che qua non si hanno. E lo ribadisco: queste cose talora mi mancano. Riesci a seguire, nonostante abiti in Australia, alcune serie televisive in Italia? Che cosa ne pensi al riguardo? Ho smesso di seguire la televisione italiana per il semplice motivo che non si riesce a vedere all’estero ed i contenuti creati non sono di interesse internazionale. Guardo ogni tanto qualcosa inerente all’Italia su Netflix. Da quando il mio inglese è diventato quasi migliore del mio italiano, riesco ad apprezzare molto di più i contenuti a livello internazionale con lingue originale in inglese per l'appunto. Riesco a

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L’INTERVISTA

notare dettagli nelle storie, personaggi, ecc. che prima non riuscivo nemmeno a intravedere. Tu tra l'altro hai debuttato a livello attoriale, se non erro, proprio in una serie televisiva. Che cosa ami dell'Universo Televisivo? Il primo, piccolo, debutto fu appunto per una serie televisiva. Mi piacciono tutti gli universi, teatrale e televisivo e cinematografico. E mi affascinano per differenti ragioni. Con il primo devi riuscire a trasportare gli spettatori utilizzando il tuo intero corpo e la intera voce, mentre sia quello televisivo che cinematografico molto più nell'espressione del viso o nello sguardo. Tuttavia sei più attivo nel Cinema e nel Teatro. Che ami particolarmente di questi due universi e quale credi che sia il filo rosso che li leghi? Penso che siano entrambi sullo stesso livello e che vengano mossi dal filone dell’autenticità. Più investi nello sviluppo del personaggio e più sarai vero e connesso ad esso. Ergo, risulterai credibile e riuscirai a muovere emozioni interne a coloro che ti guardano. Si dice che oggigiorno i giovani non amino molto il Teatro e che prediligano il Cinema, sebbene in realtà preferiscano sovente lo streaming da casa, tu che ne pensi? Credi che sia veramente così? Non amano il mondo del teatro perché dopotutto il Teatro non ti rende famoso. Il Cinema invece è la chiave a tale fama. Fare teatro rilascia maggiori emozioni che recitare di fronte ad una camera. Esiste un vero e proprio scambio di energia nel teatro tra coloro che “performano” sullo stage e coloro che osservano. E poi la TV e il Cinema sono facilmente accessibili ed alla portata di tutti oggigiorno, quindi anche più facili da “vendere”. Come si può cambiare la situazione secondo te? Il cambiamento dovrebbe partire da noi in primis, cercando anche di spingere maggiormente il Teatro. La televisione italiana non la seguo da anni, 26

Credito foto: Yvonne Chen come ti dissi in precedenza, e vedo amici miei che si lamentano che non ci sia nulla da vedere oltre a Temptation Island o programmi simili. Io personalmente poi non ne sono a conoscenza. Però quei formati televisivi sono facili da eseguire: hanno costi bassi e molta gente li guarda. Ergo = money manking machine. E tu che utilizzo fai dello streaming? Sei favorevole o ti mancano anche i classici DVD? Steaming services come Netflix e Amazon hanno aperto sicuramente nuove frontiere. Non mi mancano onestamente i dvd e vedo che lo streaming rende tutto più facile e agile. Io possiedo dvd solo di quei film che mi hanno segnato nel corso della mia vita. Se potessi tornare indietro nel tempo, c'è qualche errore sia a livello umano che professionale che non rifaresti? E perché? Se potessi tornare indietro inizierei a studiare recitazione molto molto prima, dall’età di 15 anni magari. E se potessi, mi sposterei a Londra o NYC per approfondire gli studi ed imparare “il tutto” su base linguistica inglese ed avere l'opportunità di sviluppare facilmente i diversi accenti.


UNA TRASMISSIONE RADIOFONICA DISGUSTOSA Questa mattina ho sentito una radio trasmissione che mi ha disgustato moltissimo. I due conduttori, un uomo e una donna parlavano di un tema doloroso: giovani morti in incidenti stradali dopo aver assunto cocktail mortali di droga ed alcool in una discoteca. Secondo il conduttore avrebbero dovuto vietare la musica in onore di Satana, che spinge i ragazzi alla cerca di sensazioni estreme, e con coscienza annebiata li fa sfidare alla Morte, come se fosse un personaggio di un video giocco, divertente ed innocente. La sua collega, invece era molto contrariata, con tono inoppurtunamente leggero e scherzoso accusava il collega di essere rimasto indietro nei tempi e di aver bisogno di aggiornarsi!!! Poi, proseguiva con i raggionamenti, i giovani devono essere liberi, di sperimentare quello che vogliono e che anche la sua generazione nel passato ha dato un buon contributo di morti. Come se i ragazzi deceduti in queste circostanze sono una specie di “tassa” da pagare!!! A chi? E per che cosa??? Il suo tono, la sua arroganza mi hanno lasciato sbalordita. Parlava di esseri umani o di insetti? Forse esagero, ma l’impressione che ho ricevuto era come un pugno nello stomaco. Probabilmente avrebbe avuto più compassione se si trattasse di un cane o di un gatto investiti. Secondo lei doveva essere difesa a spada tratta la libertà, specialmente quella giovanille. Ma siamo proprio sicuri che questa sia la “libertà”? Si, morivano anche i giovani di una volta, per idee e ideali ben diversi. Che cosa c’è di eroico, nobile e sensato, morire dopo essersi divertiti in una discoteca? Di troncare la vita prima che sia ancora sbocciata? Questa e la libertà, irresponsabilità o semplicemente stupidità?

RIFLESSIONI

Poi è intervenuto un ascoltatore, padre di due adolescenti. Secondo lui, a prescindere dall’educazione ricevuta in famiglia e nella scuola, devono intervenire anche gli organi autorizzati, per effettuare le dovute verifiche, controllare all’uscita della discoteca i ragazzi per l’assunzione di alcool, ritirare la patente a chi ha bevuto, ecc. Il suo intervento è rimasto senza commento e la trasmissione è terminata così. Dara Naumova

Dott.ssa Giulia Fezzardi La dott. Giulia Fezzardi di Montichiari ha recentemente conseguito, col punteggio di 30, il diploma in “Master di 1° livello per infermieri di Pronto Soccorso, presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Brescia, discutendo la tesi “Il fenomeno delle aggressioni in Pronto Soccorso”. Vivissime congratulazioni da parte di genitori, parenti e amici per l’ottimo risultato ottenuto e auguri per i prossimi progetti professionali. 27


MONTICHIARI

BUON NATALE DA “CUORE DI DONNA” Anche a Natale l’associazione “Cuore di donna” è impegnata per tenere alta l’attenzione sulla prevenzione del cancro al seno. Nelle mattinate di sabato 7 / 14 / 21 dicembre, nel Punto d’Ascolto presso la sede Avis di Montichiari( entrata ospedale) dalle 10 alle 12, le volontarie offriranno questi bellissimi angioletti artigianali in legno, ad offerta libera da euro 10. Angioletti di diversi colori e varie scritte, della dimensione circa del palmo della mano: metafora del cuore in mano di chi li ha fatti e di chi li regalerà a persone care. Le volontarie vi aspettano anche per informazioni e per scambiare gli auguri di Buon Natale. Per ulteriori informazioni Angela tel: 3284867089 Ornella Olfi

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TERRITORIO

ATS BRESCIA promuove la salute della donne. Aderisci alla prevenzione

Montichiari si è colorato di rosa in ottobre, mese della prevenzione del cancro al seno, per merito di iniziative promosse dall’Associazione “Cuore di donna”in collaborazione con il Comune : vetrine in rosa, che ha coinvolto i commercianti del centro e gli ambulanti del mercato, l’accensione in rosa di una torre del Castello Bonoris e il 5 novembre l’inaugurazione della prima panchina rosa, posizionata in Ospedale. Presenti alla cerimonia, a sostegno dell’Associazione Cuore di donna, il Direttore Generale degli Spedali Civili di Bs Marco trivelli, il Direttore Generale ATS Bs Claudio Sileo, il Direttore Socio sanitario ATS Frida Fagandini; il Direttore Sanitario Ospedale di Montichiari Paola Giansiracusa e molti altri medici. Angela Zoccarato, a nome di tutte le sue associate, ha ringraziato con emozione i medici che hanno permesso a CUORE DI DONNA di realizzare questo nuovo obiettivo, sottolineando la disponibilità di tutte le autorità, mediche e politiche presenti, ad accogliere sempre le sue 30

richieste, perché hanno compreso che bisogna mantenere alta l’attenzione sull’importanza della prevenzione per il tumore al seno. Cuore di donna, tramite le sue molteplici iniziative, ha raccolto e continua a raccogliere, a livello nazionale, fondi per garantire gratuitamente la prevenzione a donne giovani dai 30 ai 49 anni( per le quali non c’è ancora il diritto allo screening) e che non hanno possibilità economiche. L’Assessore del Comune di Montichiari per i servizi sociali Barbara Padovani ha ribadito che questa panchina è un simbolo forte, ben visibile in ospedale, alle donne ma anche agli uomini, che osservandola, potranno portare il messaggio alle donne della loro famiglia e ad amiche, per ricordare loro di fare prevenzione. Ha annunciato poi il finanziamento di 10.000 euro da parte dell’Ambito Distrettuale nr. 10 di cui Montichiari è capofila. Padovani ha anche letto un breve messaggio del Consigliere Regionale Claudia Carzeri: in Lombardia ci si ammala di più, ma si


TERRITORIO

vive di più dopo il cancro; il 40% delle diagnosi è evitabile con la cultura della prevenzione, primaria e secondaria. Tutti i medici presenti hanno preso la parola per rimarcare che Spedali Civili e Ospedale di Montichiari sono molto attivi per quanto riguarda l’oncologia; hanno ringraziato Cuore di donna, perchè lo screening aggiuntivo è basilare, in modo da dare la possibilità pure alle donne giovani di tenere alta l’attenzione. Hanno evidenziato che il lavoro di Cuore di don-

na è di fondamentale integrazione per capire la percezione dei bisogni delle pazienti, insieme al percorso clinico. ATS, ASST e Cuore di Donna: insieme si fa squadra. La forza di volontà delle donne di questa associazione è il miglior esempio per dimostrare che si può e si deve lottare sempre, insieme e con ottimismo, ma con la consapevolezza che al tumore al seno bisogna pensarci proprio prima della sua insorgenza. Ornella Olfi

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LA VITA La vita è strana, particolare e, a tratti, sconcertante. Può sembrare spaventosa, mentre a volte meravigliosa. Ci atterrisce e talora ci stupisce. Noi la temiamo e un poco la amiamo. Sì, solo un poco, perché fin troppo spesso ce la dimentichiamo e la abbandoniamo. La confondiamo con la mera sopravvivenza, dimenticandoci del vero significato dell'esistenza. Vaghiamo incerti, con un passo ora felpato, ora molle e lento, in quei meandri di quelle giornate e di quelle serate che ci sembrano troppo uguali. E le notti poi, quelle notti maledette, che sembrano non passare mai! E poi, con la stanchezza che prima o poi arriva per tutti, ecco che chiudiamo mollemente le palpebre e ci lasciamo abbracciare da Orfeo. Ci illudiamo per qualche ora, o forse solo per qualche attimo fugace o un istante, seppur banale, di dimenticare la noia che ci pervade il cuore, l'anima e la mente per illuderci di vivere nella realtà onirica quella vita che vorremo vivere davvero ma che non riusciamo a prenderci con le nostre mani, perché abbiamo paura. Paura di essere davvero quello che siamo. Paura di respirare a pieni polmoni l'aria che ci circonda. Paura di sorridere al sole che sorge e di ringraziare la luna che ci induce al riposo notturno. Paura di dare quell'abbraccio e quel bacio che ci siamo prefissati da tempo di dare. Paura di amare, di amare gli altri e noi stessi. Paura di cadere e di farsi male. Paura, e ancora tanta e infinita paura, ci pervade il cuore, l'anima e la mente. Ed è talmente grande, profonda e buia, che tende a inghiottirci sempre più. E allora apriamo gli occhi, respiriamo e cerchiamo di ascoltare di più il nostro cuore e la 34

Laura Gorini,

Addetto Stampa, Editor, Ghost Writer e Scrittrice. nostra anima e di lasciare per qualche istante dormire la nostra mente. E poi ascoltiamola, la nostra mente, ma non dimentichiamoci tutte le bellezze e le ricchezze che nascondiamo negli androni più profondi del nostro Io. Alziamoci, cerchiamo di sorridere al nuovo giorno che è all'orizzonte, abbracciamo le ore che si intervalleranno tra di loro, benediciamo ogni istante che siamo vivi, baciamo chi amiamo, e ogni giorno, prima di uscire di casa, guardiamoci allo specchio, soffermiamoci per un istante e dichiariamoci amore. Affrontiamo ogni problema, con la consapevolezza che certamente non sarà l'ultimo, ma nemmeno il primo e che, in ogni caso, una soluzione prima o poi la troveremo. Ringraziamo per tutto quello che abbiamo e non ammaliamoci invece per quello che non possediamo. Gustiamoci ogni boccone di cibo e sorseggiamo ogni bevanda. Lavoriamo e studiamo, certi che il lavoro e lo studio siano una grande ricchezza per l'uomo. E viviamo, sì, viviamo finalmente! Laura Gorini Credito foto: Damiano Conchieri


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Cocottine di melanzane Ingredienti per 4 persone 2 melanzane grandi 2 fette di prosciutto cotto tagliato alto 1 uovo 50 grammi di formaggio grattugiato 100 grammi di passata pomodoro olio di oliva sale rosmarino e origano Preparazione ricetta: Lavare e tagliate a dadini le melanzane e passarle in una terrina di acqua salata per circa ½ ora. Oliare una padella e dopo aver ben asciugato le melanzane, lasciarle appassire per circa 5 minuti

salando poco ma aggiungendo rosmarino e origano. Mettere nelle terrine le melanzane cotte. Sbattere l’uovo e il grana assieme, aggiungere il prosciutto a dadini, versarlo sulle melanzane. Per finire un poco di passata di pomodoro con origano. Infornare per circa 15 minuti a 150 Anna - www.cucinacreare.it

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Ed è Poesia

“La cicala e la formica” Gracchiano gracchiano gracchiano, senza concluder mai niente. Poi alla nostra porta vengono a bussare: la metà delle vostre briciole ci dovete dare! Noi come bestie sempre a lavorare, non per arricchire, ma solo galleggiare, senza neppure sapere quali pesci pigliare. Ed io da umil formica quale sono, vi dico con tutto il cuore: andate a cagare, mi son rotto le palle di sopportare. Urlano, schiamazzano, fan finta di litigare, e intanto le nostre poltrone stan lì a scaldare. Governanti della malora, cambiano bandiera come l’intimo alla sera, ma almeno le mutande arrossiscono se le sbaglio a lavare. Loro nemmeno lontanamente, sentono di vergognare. La favola che io ho studiato, diceva che era la cicala a dover ballare, invece adesso, siamo noi che fanno saltare!!!! Giordano

“Ritorno a me”

Nei miei pensieri nei ricordi il mare onde accarezzate dal sole odori di vento di ricordo lontano un battito nel tempo ed è infinito. morenaRossi

“E amò ta tùrnet”

“E ancora torni”

Ed èco che ta turnet, amó ta turnet, che fét che fói, quant sa fa séra. Fatèse sbiaìde, ùs fiaca, ma l’è asé ‘na carèsa lezéra per ricunusìt. Un sgrìzol, ‘na tremarina al cör. Strènze strèt chésto sentùr de té per tignìt arènt a mé stanott, è cöntatela sö sóta ùs come alura.

Ed ecco che torni, ancora ritorni, ogni tanto, quando si fa sera. Lineamenti sbiaditi, voce fioca, ma basta una carezza leggera per riconoscerti. Un brivido, un tremore al cuore. Abbraccio stretto questo sentore di te per tenerti vicino a me stanotte, e chiacchierare con te sottovoce come allora.

MENZIONE D’ONORE CONCORSO PASSIRANO 2018

Una delle tante poesie dedicate a mia sorella Giovanna, scomparsa improvvisamente il 7 dicembre 1999 Ornella Olfi 36


RIFLESSIONI

Giornata mondiale della gentilezza Il 13 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata a Tokyo nel 1997 e introdotta in Italia nel 2000. Spesso sconosciuta, fraintesa, snobbata, la gentilezza è un modo di porsi agli altri, a breve o a lungo termine, vincente. Prima di tutto fa stare meglio se stessi, perché predispone uno stato d’animo accogliente, comprensivo e sereno e fa molto piacere a chi la riceve. La gentilezza si può esprimere in molti modi, sia verbalmente che con piccoli gesti: un sorriso, un gesto premuroso, una stretta di mano sincera, un abbraccio, una pacca sulla spalla, un aiuto a persone anziane in coda ad uno sportello o in difficoltà per qualsiasi piccola incombenza. Ci vuole davvero poco per vivere un po’ meglio le nostre giornate frenetiche, andando oltre la distrazione, la diffidenza, l’indifferenza, la timidezza. Di solito una gentilezza genera altra gentilezza: sono queste piccole gioie che fanno la differenza e che bisogna insegnare ai giovani, sottolineando che essere gentili non significa essere deboli o troppo accondiscendenti. È giusto esprimere le proprie idee, farsi rispettare, ma con buone maniere. Purtroppo abbiamo sempre più esempi pessimi: personaggi famosi o semplici concorrenti a reality dai comportamenti inguar-

dabili e inaccettabili; ospiti di dibattiti, sia politici che di costume, volgari e offensivi; ma pure nel quotidiano dobbiamo subire impiegati maleducati agli sportelli di uffici pubblici, piccole e grandi prepotenze verso anziani e persone indifese: proprio con queste categorie dovrebbe essere spontanea qualche gentilezza in più. Un lungo elenco che tuttavia ognuno di noi può accorciare con una gentilezza al giorno. Proviamoci? Ornella Olfi

RIFLESSIONI

GENITORI RICORDATE CHE... Queste cose si imparano a casa: salutare, ringraziare, curare l'igiene, essere onesti, puntuali, educati, non dire parolacce, rispettare gli altri, essere solidali, mangiare con la bocca chiusa, rispettare le regole, non dire bugie, rispettare le proprie cose e quelle degli altri. Queste si impa-

rano a scuola: matematica, italiano, scienze, inglese, scienze umane e geometria. La scuola può rinforzare i valori dell'educazione, ma l'esempio più importante è quello di mamma e papà. Redazione 37


OROSCOPO dal 27 Novembre al 15 Dicembre 2019

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ARIETE - 21/03-20/04

TORO - 21/04-20/05

GEMELLI - 21/05-21/06

I moti astrali del periodo sono per te favorevoli. Solo a metà settimana c’è una Luna dispettosa che indica maggiore attenzione ai rapporti associativi, compresi quelli matrimoniali, ma nel complesso non hai nulla da temere. Si prevedono incontri fatali.

Settimana turbolenta in cui si fanno strada un po’ di insoddisfazione e nervosismo. Attento a non scaricare il malumore sulle persone che ti vivono accanto ogni giorno. Per migliorare le cose prova a metterti in discussione con una sana autocritica.

Brillano stelle in grado di regalarti una ventata di sensualità e caldi desideri in tema con la stagione in corso. Momenti piacevoli ti attendono con il tuo amore.. Il resto non può che andare a meraviglia: amici, salute, lavoro. Più di così?

CANCRO 22/06-22/07

LEONE - 23/07-23/08

VERGINE - 24/08-22/09

Gli influssi delle stelle di inizio e fine settimana ti rendono euforico e socievole, allargano gli orizzonti, assicurano accordi con il partner, danno la possibilità di farsi nuovi amici e andare lontano. Ti basta una piccola fetta di quel tuo entusiasmo per far dire sì a chi sai tu. Solo mercoledì si potrebbe infilare qualche dubbio su un collega.

Potresti trovarti in una situazione di stallo a causa di una persona dalle forti connotazioni negative. D’obbligo un impeccabile self control. In aiuto una buona Luna a metà settimana, che incalza incontri con gli amici. Nel fine settimana luci e ombre che però saprai gestire.

Servono molta diplomazia e pazienza per evitare liti e incomprensioni. In compenso la Luna ti predispone a una maggiore sensibilità e ti dona carisma. Lo sport ti aiuterà a scaricare la tensione e a conoscere nuove e interessanti persone con le quale instaurare piacevoli rapporti.

BILANCIA - 23/09-22/10

SCORPIONE - 23/10-22/11 SAGITTARIO - 23/11-22/12

Se single rispondi con solerzia all’avance di un corteggiatore. Ottime energie per amore, viaggi e vita di società: libera le tue emozioni, asseconda i tuoi desideri. E se ti senti malinconico e partecipa a feste con amici. Non te ne pentirai!!!

I pianeti dell’amore ti sono ostili ma non sembrano disturbarti più di tanto. Ti basterà lasciar fluire la dolcezza e l’entusiasmo che hai dentro per scoprire che lasciarsi andare al piacere è molto meglio che resistere. Eventi fortunati per l’intera settimana.

La tua settimana prendi il via con buoni auspici astrali per lavoro e finanze. Poi è la volta della vita sociale e delle amicizie, che sono foriere di belle novità, di nuovi incontri. Qualche acciacco di salute ma nulla di che...

CAPRICORNO 21/12-20/01 ACQUARIO - 21/01-19/02

PESCI - 20/02-20/03

Settimana dagli ottimi influssi che indicano idee chiare e qualche piccolo, ma significativo, colpo di fortuna. In amore c’è disponibilità all’ascolto, al dialogo, agli appuntamenti ben riusciti.

Che fatica essere fedeli in questo periodo! Ti senti così elettrizzato e disposto a vivere ogni esperienza con impeto e trasgressione. Il pensiero fisso è quello di divertirti, di far strage di cuori: per questo non esiti a lanciarti in divertenti avventure, anche se proprio libero non sei.

Piacevoli entusiasmai e calde emozioni animano i tuoi giorni e le tue notti. Puoi cambiare la tua condizione sentimentale e creare fantastiche opere creative che portano qualche entrata di denaro in più. Nel weekend prenditi cura di forma e benessere.


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L’INTERVISTA

POLINA FERARI Se il fisico è da urlo, la testa non è da meno. Polina Ferari non si ferma un attimo, abituata a ritmi sfiancanti con sveglia che suona quando fuori è ancora buio. Dopo aver superato quota 40.000 followers su Instagram ed aver posato per una delle più importanti riviste “da uomo” del mondo, l’autunno le ha portato in dote l’ennesima campagna pubblicitaria. Questa volta a volerla fortissimamente è stata una palestra, uno di quei luoghi dedicati al benessere del corpo che in questi ultimi tempi sono diventati il suo “habitat” naturale. Non a caso, Polina Ferari di recente ha ottenuto tutte le certificazioni necessarie per poter svolgere a pieno titolo e a pieno regime il lavoro di personal trainer. Ma non è tutto perché la palestra l’ha scelta per alcune fotografie che sponsorizzano la struttura. Così il fisico e il volto di Polina ha iniziato a comparire in giro per il web, contribuendo così a renderla conosciuta in Lombardia e non solo. Per un progetto che è partito a gonfie vele, altri potrebbero aprirsi a breve. Su tutti, come anticipato, le sue foto potrebbero finire sulle pagine di una delle riviste patinate più famose al mondo e più apprezzate dal genere maschile. Le curiosità non finiscono mai. Non ultima: i tuoi studi in Russia. Ho studiato giornalismo e regia televisiva, forse per quello sguazzo a meraviglia nel mondo della comunicazione, ne conosco i segreti e le metodologie, e mi sforzo di proporre contenuti sempre al passo con i tempi. Cos’altro bisogno sapere di te? Ho un debole per le Forze Armate italiane, sono amante del vino e riconosciuta “commentatrice” sulle più importanti piattaforme del web. E poi… sono mamma. Dulcis in fundo anche questa sorpresa. Proprio così: il mio bambino di 3 anni è la mia 40

gioia più grande. Di conseguenza, i miei ritmi sono in funzione di tutti i suoi impegni! Sveglia presto e poi… sempre di corsa! La gravidanza è ormai alle spalle ma la quotidianità mi vede divisa fra palestra, set fotografici, faccende domestiche e vita da mamma. Oltre alla pubblicità per la palestra, sei stata scelta per un altro progetto divenuto virale. Sono particolarmente attenta alla salute, un tema che riguarda noi tutti. Per questo ho accettato con entusiasmo di far parte di una campagna pubblicitaria che vuole mettere in risalto i rischi derivanti dal fumo della sigaretta elettronica. Un video in cui io, insieme ad altre persone, compaiamo in desabillé per attirare l’attenzione. Ma il focus restano i contenuti che diciamo… quelli sì che meritano attenzione! Di recente è spuntata anche una tua campagna promozionale per… Un negozio di gioielli a Milano: come a tutte le donne, anche a me ogni tanto piace viziarmi con qualcosa di bello da avere indosso! Le fotografie rimangono una tua passione


L’INTERVISTA

divenuta ormai lavoro. Mi piace mettermi sul set e sperimentare. Adoro mostrare la mia femminilità con eleganza, ironia, e con la giusta dose di provocazione. Di recente ho scattato vestita da pin-up, da cartone animato. Insomma, ogni volta un lato diverso di me da scoprire. Anche su Instagram ti racconti in tutte le tue sfaccettature. Sono mamma, modella, personal trainer. Ogni secondo posso trasformarmi e raccontare qualcosa di diverso. Forse è anche per quello che quasi 45.000 persone mi seguono su Instagram… CONTATTI SOCIAL @polinaferari

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RIDIAMOCI SOPRA

IL GALLO GELOSO Un contadino vuol fare uno scherzo ad una delle sue galline e le sottrae di nascosto un uovo per dipingerlo di tutti i colori. Poi lo rimette in mezzo alle altre uova e si mette a spiare le reazioni della chioccia. Questa però resta del tutto indifferente. Deluso, il contadino sta per tornarsene ai suoi lavori, quando vede dall’altra parte dell’aia un gran putiferio: è il gallo che riempie di botte il pavone! E il ladro, con voce flebile: “Ugo... il Muto... “ DAL GINECOLOGO Due signore si incontrano dopo 9 mesi dal ginecologo, una ha un pancione grande e l’altra non è ancora incinta. Quella non incinta le chiede come mai le cure a lei hanno fatto effetto. La signora incinta le risponde che lei ha preso l’abitudine di andare senza il marito dal ginecologo e quello è il risultato. IL MALINTESO Questa è la storia di due gemelli, Roberto e Riccardo. Roberto era proprietario di una vecchia barca che, per coincidenza, affondò nello stesso giorno in cui morì la moglie di Riccardo. Alcuni giorni dopo una vecchia signora vide Roberto e, scambiandolo per Riccardo, gli fece le sue condoglianze: “Ho sentito della sua perdita. Deve essere stato terribile. Immagino che lei si senta a terra...” “Beh, tutto sommato sono contento di essermene

sbarazzato. Tanto per cominciare era un vecchio rottame che puzzava di pesce marcio. Perdeva continuamente acqua, aveva un buco di dietro e uno ancora più grande davanti. Tutte le volte che la usavo il buco davanti diventava sempre più grande e lei si ammollava in una maniera disgustosa. Si è definitivamente rovinata quando l’ho affittata a quattro tizi che cercavano qualcosa per divertirsi. Glielo avevo detto che ormai non era più buona a niente, ma loro l’hanno voluta prendere lo stesso. Quei cretini hanno cercato di usarla tutti e quattro insieme e ovviamente si è spaccata nel mezzo.” La vecchia signora sviene. ANNUNCI ECONOMICI Vendesi locale seminterrato, 1500 cm cubi, uso abitazione, mura e pavimenti in marmo, vicino città. Vista su cimitero. ORBO occhio sinistro cerca orbo occhio destro per scambio di vedute Disperato, senza lavoro, con moglie e figli a carico, digiuni da settimane OFFRESI per qualunque occupazione. Telefonare ore pasti

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RIFLESSIONI

Botta e risposta a chi di dovere! Quando Gandhi studiava diritto all’università di Londra aveva un professore, Peters, che non lo sopportava. Gandhi però, non era il tipo da lasciarsi intimidire. Un giorno il professore stava mangiando nel refettorio e Gandhi gli si sedette accanto. Il professore disse: «Signor Gandhi, lei sa che un maiale e un uccello non possono mangiare insieme?» «Ok Prof, sto volando via…» rispose Gandhi, che andò a sedersi a un altro tavolo. Il professore, profondamente infastidito, decise di vendicarsi al prossimo esame, ma Gandhi rispose brillantemente a tutte le domande. Allora decise di fargli la domanda seguente: «Signor Gandhi, immagini di stare per strada e di notare una borsa; la apre e vi trova la saggezza e molto denaro. Quale delle due cose tiene per sé?» «Certamente il denaro, Prof.» «Ah, io invece al posto suo avrei scelto la saggezza.» «Lei ha ragione Prof, in fondo, ciascuno sceglie quel che non ha.» Il professore, furioso, scrisse sul libretto la parola IDIOTA e glielo restituì. Gandhi lesse il risultato della prova e tornò subito indietro. «Professore, Lei ha firmato l’esame ma si è dimenticato di mettere il voto!»

La storiellina che viene raccontata fa sorridere, ed è la classica parabola che circola e che la gente prende per buona. Ma non c’è la certezza assoluta che questa storiella sia vera. Su India Currents c’è un’approfondita indagine sui fatti, redatta nel 2014 da Swapnajit Mitra. Gandhi secondo le cronache è stato alla UCL dal 1888 al 1899, ma di quegli anni la UCL conserva pochissimo materiale. Non esiste traccia di un professor Peters, come non esiste traccia di un esame firmato IDIOT. In ogni caso abbiamo voluto lo stesso pubblicarla perché racchiude in sé alcuni concetti su cui riflettere. Redazione

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La rivista New Entry, da 25 anni presente sul territorio di Bergamo e da 14 anni sul territorio di Brescia, Mantova e Cremona viene distribuita ogni 15 giorni in tutti i negozi, locali pubblici e in alcune edicole. Da oggi potete trovare la rivista all'uscita del supermercato "Rossetto" di Montichiari. Ringraziamo sin d'ora tutti coloro che hanno permesso questa nuova e proficua collaborazione. 44


Società

IL RISPETTO PRIMA FORMA EDUCATIVA La politica è un punto dolente per sua esplicita ammissione, gli uomini al vertice, quelli a metà, gli altri alla base della piramide, sono a disagio nell’agire comune per programmare minimi obiettivi, per cui diventa miraggio la pratica condivisa nell’impegno di una buona vita, molto meglio stare in ordine sparso, in attesa, pronti al balzo. Un microcosmo di gestualità portate di taglio per fare più male, di parole lanciate come fossero cluster bomb per esser certi di conseguire il danno importante. Atteggiamenti che diventano comportamenti quotidiani violenti, per esser primi, per rimanere con i primi, poco conta a quale prezzo stare a galla: persino il conflitto che diviene notte tempo violenza, la stessa droga una sostanza non del tutto malaccio, il valore della persona non più bene primario. I giovanissimi, gli adolescenti, non parlano e così non danno possibilità di parlare, sono lì a osservare, sono carta assorbente per non tralasciare niente di questa dinamica sgangherata del vociare, prendere a botte, gridare aiuto inascoltati. Il tradimento culturale sta nel ribaltare lo stato delle cose, nel cambiare i connotati alla realtà, così i più giovani già per metà professionisti di domani, diventano armi contundenti di un pezzo di futuro che non è mai possibile ipotecare. Una sorta di democratico rinculare nei simboli tribali, soprassedendo alle sacralità ridotte a comparsate maleodoranti, nel belare vittimistico l’equilibrio delle rendicontazioni, tra il giusto avuto e il maltolto, la dignità di un rifiuto e la vergogna di un accordo comprato. In questo botto a perdere del consumo della notizia, dello smercio informatico, della comunicazione istantanea sguaiata, c’è il rischio di interpretare il rumore di sottofondo come un

ritmo incalzante, il movimento ondivago di una crociera della mente, dentro il paradosso di un benessere apparentemente diffuso, perché portatore di sprechi incredibili: benessere non certo nei valori raggiunti e condivisi, piuttosto per traguardo economico da aggredire e acquisire. Tutto ciò incide sulle personalità in costruzione? Su quelle più fragili? Sulle altre cosiddette formate? Forse è sufficiente osservare dove gli sguardi non sono di persone realizzate, ma di una umanità ripetutamente vinta. Per essere portatori di una libertà che educa occorre arrischiare un passo indietro rispetto a ciò che ferocemente attualizziamo, perdendo di vista la sostanza delle cose, l’analisi, gli interventi da azionare senza ulteriori rimandi. Un passo indietro dall’assuefazione a giudicare chi sta al passo e chi no, chi vince e chi perde, chi starà ai piani alti e chi invece nei sottoscala. Forse c’è ancora tempo per procedere sul terreno delle nuove relazioni, nella coerenza generosa della libertà, scegliendo di non rimanere prigionieri delle stive colme di dobloni d’oro, del piccolo schermo eroe in tuta mimetica, chissà se c’è ancora spazio sufficiente per credere in qualcosa di autentico, non mercificabile, un valore che dia ancora senso alle persone, alle cose, persino alle Istituzioni: il rispetto come prima forma educativa dell’umanità. Vincenzo Andraus 45


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IL VIAGGIO DI FRANCESCA (4^Parte) Romanzo di Anna Gay ANDREA Come al solito Paola si comportò da immatura perchè di solito era piuttosto riservata ma simpatica e metteva il massimo impegno in tutto ciò che faceva. Non dava confidenza agli uomini, mentre le donne, una volta approfondita la conoscenza, la trovavano troppo strana. Era convinta che la maternità fosse la cosa più importante per una donna, mentre i suoi genitori le avevano dimostrato in un episodio in cui non avevano voluto credere alle sue parole che non sempre per i genitori i figli sono la cosa più importante. Non aveva una mentalità ristretta: per lei non importava che una persona fosse del sud o del nord, non contava vivere nella propria regione o riproporre in un altro posto il proprio modo di vivere. Alle tradizioni anteponeva il progresso. Per questo non andava d’accordo con i suoi genitori. Pensava di essere stata sfortunta, ma non si arrendeva. Visto che era di intelligenza normale e ce la metteva tutta in quello che faceva, perchè non avrebbe dovuto superare le difficoltà? il futuro le appariva incerto ma non vedeva tutto nero. Il gruppetto di amici si era riunito come al solito per l’happy hour. Un giovane sui 25 anni, media statura e capelli chiari, occhi castani, si avvicinò al tavolo dove erano seduti dei suoi coetanei. “Ciao!” li salutò. “Ciao, Andrea!” “Ciao!” esclamarono tutti. Andrea era un simpatico ragazzo, maturo per la sua età, che sapeva quello che voleva. Aveva fatto di tutto, il rappresentante, l’operaio, poi era tornato a scuola ed ora faceva l’impiegato. Con le ragazze era cavaliere ma molte lo consideravano stupido perchè sfuggiva alle avventu48

re facili in favore di un vero e proprio impegno sentimentale. Con gli amici era di compagnia e si lasciava fare un sacco di scherzi finchè non esageravano. Era rimasto orfano da piccolo ed era stato allevato dai suoi zii. Quello che soprattutto contava per lui erano il suo lavoro e formarsi una famiglia. Voleva avere almeno un figlio. Non dava nessuna importanza alle chiacchiere e pettegolezzi del paese, specie se riguardavano la vita sessuale delle persone che frequentava. Pensava che dopotutto, per essere un orfano, era stato abbastanza fortunato e giustamente lo attribuiva alla sua intelligenza. “Come mai stasera così tardi?” chiese uno. “Sono stato a trovare Silvia e Antonietta, quelle mie amiche che abitano insieme” “Dove? In un bordello?” chiese un altro ridendo. Lui non si offese. Era abituato ai loro scherzi. “Non è un bordello, sono brave ragazze” rispose, con aria felice e soddisfatta. “E come mai sei così felice e contento?” chiese l’amico. “Appunto! Anch’io lo vedo tutto contento!” “Hai fatto la morosa ?” chiese un terzo. “Quasi!” rispose Andrea “Ho conosciuto una siciliana che mi piace. E’ appena arrivata dal sud e fa la domestica. Anche a lei piacciono i libri, e le piacerebbe sposarsi” - “Bah!” esclamò l’amico “Sposare una vergine è un pessimo affare!” “E’ vero!” rincarò un altro “Non sanno fare felice un uomo!” - “Lei lo sa” disse Andrea “e poi qualche esperienza ce l’ha” Nello stesso momento Silvia, una biondina piccola e pallida, stava chiedendo a Paola: “Allora, ti piacciono i miei amici?”


RACCONTI

“Mi piace soprattutto Andrea” rispose lei con franchezza “Ma è single? Ha qualcuna, che tu sappia?” “Non credo,” rispose lei “vuoi che mi informi?” “No, grazie, penso sia meglio che glielo chieda io direttamente” “Come vuoi,” rispose l’amica “ma vacci piano con gli uomini! Non fare come hai fatto con quello sposato, che ti sei messa assieme senza quasi conoscerlo. Gli uomini corrono sempre, siamo noi che dobbiamo fargli capire quando devono frenare!” - “Ma io non sono una macchina!” fece lei ridendo. L’indomani era sabato, e Andrea si presentò nel pomeriggio a casa di Silvia. “C’è la Paola?” chiese. “Ciao! Sì, c’è!” “Chi è?” chiese Paola dall’altra stanza “Andrea?” aveva capito che gli piaceva, e aveva sperato di rivederlo. “Ciao!” disse lui quando la vide. “Vieni a fare un giro?” “Volentieri!” “Ricordati quel che ti ho detto ieri” le disse Silvia a voce bassa, mentre uscivano. “Tranquilla” rispose lei. Fecero il giro del paese, con Andrea che le spiegava tutto quello che c’era da vedere, arricchendolo di qualche vecchia storia locale. Era una zona soprattutto industriale, ma non mancavano le aziende agricole e un bel quartiere nuovo, con una piazza intitolata a Papa Wojtila. “Qui, per due o tre anni, hanno fatto, per festeggiare l’Assunta, dei fuochi artificiali così belli che venivano a vederli da altri paesi, avevano anche la musica! Poi è cambiato il Sindaco, e i fuochi che fanno adesso, fanno pietà” Si erano fatte le cinque. “E questo è il bar dove vengo tutte le sere a prendere l’aperitivo con i miei amici” disse Andrea “Gradisci qualcosa? Ti piace il limoncello?”

“Ma tu il limoncello lo prendi come aperitivo?” ribatté lei ridendo “Sarà meglio un succo ace” aggiunse rivolgendosi anche al cameriere, che si era avvicinato. “Per te il solito, Andrea? Panaché con patatine?” “Sì, grazie” Il cameriere se ne andò. “Volevo che bevessi il limoncello perché così mi avresti raccontato un po’ di te, mentre di solito sei troppo timida” le spiegò lui. “Ma perché? Che vorresti sapere?” chiese lei, poi decise che alcune cose lui le poteva anche sapere, sebbene non le paresse il caso di raccontare di Antonio e della bambina. “Come ti ha detto Silvia, vengo dal sud. Avevo pochissimi soldi quando sono partita, per cui ho dovuto fermarmi in varie città, lavorando come domestica, cameriera, lavapiatti e quant’altro. A Milano ho conosciuto Silvia, che veniva a fare colazione nel bar dove lavoravo (in nero), e lei mi ha raccontato che veniva da un paese in provincia di Bergamo, dove la vita era meno cara, e dove lei abitava con una sua amica. Mi ha detto che se volevo, dei suoi conoscenti cercavano una domestica, e che lei mi avrebbe potuto ospitare. Così eccomi qua” “E al sud, o a Milano, non avevi nessuno? Nessuna storia con un uomo?” volle sapere lui. Lei si fece più guardinga. Forse Silvia aveva ragione. “Solo una, a Catania” rispose “ma per ora non mi sento di parlarne. E’ una ferita ancora aperta. Così scusami, forse te ne parlerò più avanti, perché spero di rivederti ancora” concluse. Lui mandò giù un sorso di panaché. “Non ho fretta” disse “Quando te la sentirai sarò ben contento di ascoltarti. Non devi temere che io non ti consideri seria, qui al nord c’è un’altra mentalità, anzi figurati cosa mi hanno detto gli amici!” e raccontò del giorno prima. Lei sorrise. “Se avessi voluto andare ad abitare con una mia amica, al mio paese in Sicilia, saremmo state considerate due donne di malaffare” disse poi 49


RACCONTI

“Nessuno avrebbe creduto sul serio che io fossi una domestica” “E questa signora da cui lavori è brava? Ti ha assunta con i contributi? O lavori in nero?” si informò lui. “Questi signori sono bravissimi! Sono due napoletani, marito e moglie, pensionati. Lei faceva l’insegnante di italiano, lui è ingegnere. Ha l’hobby di costruire violini, suo padre lo faceva di mestiere e lui è appassionato di questa attività. Mi trovo benissimo! Sì, mi pagano bene e mi versano i contributi” concluse. Le bevande erano finite, e anche le patatine. Andrea la riaccompagnò a casa, dove Silvia si fece raccontare tutto di quel pomeriggio. Fu solo dopo due o tre mesi che Paola si consultò con Silvia sull’opportunità di dire tutto ad Andrea. “Se aspetto troppo, lui penserà che l’abbia voluto ingannare” disse lei. “Io non ti dico di non dirglielo, ma se vuoi essere sincera, fallo prima di fare l’amore. Altrimenti lui penserà che fare l’amore sia stato un sotterfugio per tenerlo legato, nonostante la tua situazione. E tu ci resteresti doppiamente male, perché ti lascia, e perché ormai si sarà creato un rapporto più stretto.” disse l’amica. “Devo parlarti di una cosa importante” disse Paola per telefono ad Andrea, che era appena uscito dal lavoro. “Ci siamo” pensò lui “Questa sera vuoterà il sacco” Avvertì subito gli amici che non lo aspettassero, poi si diresse a casa di Silvia. Fu Paola stessa ad aprirgli la porta : “Entra, dai” gli disse. Lo fece sedere in una specie di studio dove a turno stavano le altre due, quando dovevano preparare un esame. Si sedette di fronte a lui e gli disse: “Ricordi che ti ho accennato di una storia avuta a Catania?” “Sì. Adesso te la senti di parlarne?” chiese lui gentilmente. 50

“Sì” rispose lei e gli raccontò ogni cosa. Ogni tanto Andrea faceva i suoi commenti: “Così ti chiudeva dentro? Come un animaletto in gabbia? La sua gabbia dorata per non farsi rubare il suo tesoro? E tu, ci stavi?” E poi: “Avresti potuto morire di parto, lo sai? Che incoscienti siete stati!” Paola terminò il suo racconto dicendo: ”Da allora non ho mai smesso di pensare a Francesca, la mia bambina” e si mise a piangere. “Ma no, Paola” le disse lui “Non piangere” - “E’ tutta colpa mia” disse lei asciugandosi le lacrime “Se io avessi avuto un altro carattere… Primo, non avrei cercato un uomo per risolvere i miei problemi, come ha detto lo psichiatra. Secondo, non mi sarei fatta mettere incinta così stupidamente. Terzo, se fossi rimasta incinta avrei fatto l’aborto oppure avrei firmato. Ma io non voglio che l’adottino! Voglio la mia bambina!” e si rimise a piangere. Andrea rimase a lungo accanto a lei, carezzandola, poi le carezze si fecero più intime e fecero l’amore, sempre col pensiero che Silvia e Antonietta potevano arrivare e trovarli così. Quando Andrea uscì da casa di Silvia non aveva che un pensiero: aiutare Paola a ritrovare Francesca. Ma il destino aveva in serbo per lui una novità alquanto dolorosa. Una mattina Paola era dai coniugi Aniello, e stava facendo, come al solito, le pulizie, quando il suo cellulare squillò. “Pronto?” rispose lei. “Ciao, sono Andrea. Volevo dirti che in questi giorni sarò un po’ preso, perché purtroppo è morto mio zio Ugo e devo aiutare mia cugina a organizzare il funerale. Poi ci vedremo di nuovo” disse lui. Lei manifestò interesse: “Vuoi che venga al funerale? Anche se non lo conoscevo, vorrei starti vicino” - “Se vuoi, sì. Ti farò sapere il giorno e l’ora” concluse lui. “Allora a presto, e condoglianze” si salutarono. “Ti è morto un parente, per caso?” chiese


RACCONTI

Fiorenza Aniello. Era una signora sui 60 anni, piccola e prosperosa, con i capelli tinti di nero, occhi neri e occhiali. “Non proprio” rispose Paola “Era lo zio del mio fidanzato. Penso che pure lui si chiamasse Carnovali” - “Ah! Sì! Il signor Ugo! Peppino!” chiamò sulla porta della stanza dei violini. “E’ morto il signor Ugo!” “Poverino! Peccato! Una persona così brava!” disse Peppino Aniello. “Davvero!” confermò Fiorenza. Quando Paola ebbe terminato le pulizie, i coniugi Aniello le raccontarono tutto quel che sapevano sullo zio di Andrea. “Lui ha avuto per tanto tempo un negozio di radio e tv, poi è andato in pensione e ha venduto il negozio, ma faceva ancora delle riparazioni. In paese lo conoscevano tutti, perché oltre ad essere molto bravo a riparare tv, radio e lettori CD e DVD, era una persona molto discreta e ammodo” raccontò Peppino. “Quando è venuto ad aggiustare il televisore vecchio che avevamo prima di questo, ci ha detto: scusate il disturbo. Che disturbo, gli ho detto, siamo noi che le diamo il disturbo di farla venire qui!” Il giorno dopo Andrea richiamò Paola. “Il funerale è dopodomani alle 15” le disse. “Va bene, allora ci vediamo in chiesa” rispose lei. Al funerale gli Aniello le presentarono dei loro amici e tutti si salutarono cordialmente, scambiandosi il segno di pace. Andrea e sua cugina Alessandra, la figlia di Ugo, apparivano addolorati ma abbastanza forti. Passati un paio di giorni, Paola e Andrea si trovarono di nuovo insieme. “Sai” disse lui a Paola “Mi spiace davvero per mio zio, perché ha sofferto, lo hanno operato allo stomaco ed è morto sotto i ferri. Nello stesso tempo, però, continuavo a pensare che adesso, probabilmente, avremo abbastanza soldi per poterci sposare.” “Anch’io” confessò lei “pensavo a questo. Ma mi vuoi davvero? Anche se ci frequentiamo

solo da poco tempo?” “Ormai so tutto quello che mi interessava sapere” rispose lui. “Io invece so poco” disse Paola “Per esempio non sapevo che avessi una cugina. Siete molto legati?” “Abbastanza. Pensa “ disse lui “che mio zio le ha insegnato ad aggiustare le radio e le tv, ma ha pochissimi clienti perché è una donna. Gli uomini le dicono: no, lei il mio televisore non lo tocca! Che cosa sciocca, vero?” Lei annuì e raccontò a sua volta: “ Al mio paese c’era una pittrice. Un giorno il parroco le ha permesso di fare una mostra nella parrocchia e tutti sono venuti a vedere i quadri, che erano davvero bellissimi! Però ne ha venduti pochissimi perché la gente diceva: un quadro fatto da una donna non me lo metto in casa.” “Roba da matti! Ed erano davvero così belli?” “Sì, davvero! Lei è molto religiosa, dipinge Gesù, Maria e gli apostoli, ma con dei colori stupendi. Mi ricordo ancora il quadro di San Pietro che getta le reti e prende un sacco di pesciolini colorati.” Disse Paola. 5 - continua

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Quiz 1) In quale parte del corpo si trova il pomo d’Adamo? 2) In quale Stato scorre il fiume Ebro? 3) In quale stato scorre il fiume Garonna? 4) In quale città si trova la cattedrale di Notre Dame? 5) In quale città si trova Santa Maria del Fiore? 6) Di che colore è la maglia dei giocatori della Fiorentina? 7) Di che colore è la maglia dei giocatori del Cagliari? 8) In che continente si trova il lago Manitoba? 9) In che continente si trova il lago Nicaragua? 10) L’autore dell’opera « I’amico Fritz»? Mascagni, Rossini o Wagner? 1) Collo. 2) Spagna. 3) Francia. 4) A Parigi. 5) Firenze. 6) Viola. 7) Rossa e Blu. 8) America. 9) America. 10) Mascagni

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FERRARI 250 LM... E FU COSÌ CHE LA PERFEZIONE EBBE UN NOME Prodotta solo per il biennio 1963/1964, la leggendaria LM, vantava padri nobilissimi : progettata da Bizzarrini e disegnata da Scaglietti. E’ a mio avviso la più bella auto mai prodotta, velocissima e vincente, prese parte alle gare più importanti e blasonate del motorismo. Nel 1965 partecipò alla 24 ore di Le Mans guidata dal trio Rindt/Gregory/Ed hugus; sempre nello stesso anno fu Mairesse a pilotare la meravigliosa LM alla 500 km di SPA. Ne costruirono trentatre esemplari, già dal nome si evince chiaramente che fu costruita per partecipare alla gara di durata più famosa la mondo, l’iconica 24 ore di Le Mans. Fu proprio nell’ edizione del 1965 che quest’ auto dalla bellezza imbarazzante, venne iscritta da scuderie private, una delle quali con i colori di un altro mito americano: la scuderia NART ( ACRONIMO DI NORTH AMERICAN RACING TEAM ). Al volante Rindt, Gregory ed Hugus, la rossa di Maranello lasciò tutti a bocca aperta , Ford compresa sbaragliando la concorrenza e quei giganteschi motori americani Ford da 7 litri di cilindrata.Fu per un lunghissimo periodo l’ ultima italiana, ovviamente rossa a vincere la 54

gara di durata francese. Il motore era un V12 da da 3,2 litri che sprigionava 320 CV di potenza, un valore pazzesco per i tempi. Montava una batteria da sei carburatori Weber 38 DCN, montato in posizione centrale il V12 garantiva un’ ottima distribuzione dei pesi. Il cambio manuale a cinque marce era montato a sbalzo dietro al motore. Leggerissima con un peso di soli 820 kg, che uniti alla potenza monstre ne fecero una vettura velocissima ed estremamente competitiva, grazie anche alla quasi perfetta disposizione dei pesi, fattore fondamentale per una vettura da corsa. Il telaio era a traliccio in tubi di acciaio, mentre la distribuzione del motore era mono albero a camme in testa con due valvole per cilindro. Superava i 285 km/h, un valore decisamente fuori dagli schemi per i tempi, elevatissimo, ancora attuale oggi per una sportiva. E’ stata l’ ultima regina italiana di Le Mans, una delle auto più belle in assoluto nella storia dell’ automobile ed inoltre è una Ferrari. Quanto costa una 250 LM ? Se una volta guardata la foto dell’articolo ed


EPOCA

essendovene quasi certamente innamorati, state per andare dalla moglie per spiegarle che è l’investimento giusto in questi tempi di crisi, aspettate. Potrebbero non essere lo scoglio più duro per arrivare alla 250 LM. Perché servono almeno dieci milioni di euro per prenderne una e forse non bastano nemmeno. E’ fra le rosse più esclusive ed irraggiungibili di sempre, anche perché trovarne una è difficilissimo. Ogni volta che ne va all’asta un esemplare, supera il record di valore della precedente, più passa il tempo e più questo trend andrà avanti. Ma credo che il valore universalmente spendibile di questo meraviglia sia appunto la linea. Perché se per andare forte occorre essere capaci, se per vincere occorre essere piloti, per guardare e restare estasiati, può

bastare anche essere un bambino. La bellezza è un valore universale, potrei guardarla io per ore senza dire una parola, io però sono di parte. Ma se dovessero prendere una LM e guidarla per una via centrale o periferica che sia di una città, si girerebbero tutti a guardarla. Figlia di un tempo che non c’è più, lontana dal mondo di oggi in cui la tecnologia rende asettico quasi tutto. Emoziona a vederla, spaventa l’urlo del V12. Se la portassero al salone di Ginevra del prossimo anno sarebbe la più guardata, se l'accendessero la più ascoltata, non ho dubbi. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Antonio Gelmini meccanicagelmini@gmail.com

Ed è Poesia

13 Dicembre Din Din Din, Din Din Din; Hai sentito Martina? È arrivata Santa Lucia, Con il suo carretto carico di giocattoli, Hai preparato il fieno per il suo asinello? Ed il secchio dell'acqua, Hai preparato anche quello? Calmati tesoro, non continuare a saltare, Sai che la Santa tu non la puoi guardare! Ma che brava che è stata, Quanti balocchi ti ha portato; Ma tu sei sicura di esserti tutta meritato? Senti Martina, questa bella macchinina, La portiamo al tuo amichetto c he sta in ospedale? Si nonno, gliela voglio portare, Amore mio, tu il cuore mi farai scoppiare. Giordano

“Piccoli Angeli” Attraversano il mondo Lo vedon dal basso Attraversan la vita a 4 zampe. Sanno entrare nei cuori. Preziosi Amici. Tesori. Non hanno ali ma occhi che brillan d’incredibile Luce Occhi che parlano senza parole Occhi che ascoltano, capiscono, insegnano e dicono a chi riesce a sentire. Sono uno più bello dell’altro. Hanno sogni e sempre Speranze. Piangono… ma sorridono sempre. Volano dentro il Cuore. Quanto, tutti li vorrei cullare. Ali d’amore , vorrei poter donare… per farli volare. Gabriella Masoni 55


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anni fa 1969 2019

25 NOVEMBRE 1969

Lo straniero - Georges Moustaki Quanto t’amo - Johnny Halliday 03 Belinda - Gianni Morandi 04 Come together - Beatles 05 Una spina una rosa - Tony Del Monaco 06 Oh Lady Mary - David Alexandre Winter 07 Che male fa la gelosia - Nada 08 Agata - Nino Ferrer 09 Some velvet morning - Vanilla Fudge 10 L’amore e’ blu. ma ci sei tu - Maurizio 01

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“Bella Belinda” Gianni Morandi

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GIANNI MORANDI (1^parte) Gian Luigi Morandi, detto Gianni (Monghidoro, 11 dicembre 1944), è un cantante, attore e conduttore televisivo italiano. Occasionalmente è stato anche cantautore e compositore per altri artisti. È considerato una delle colonne portanti della musica leggera italiana, con oltre 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. È stato inoltre presidente onorario del Bologna F.C. dal 2010 al 2014. È stato il conduttore del Festival di Sanremo 2011 e 2012. Biografia: Gli inizi e gli anni sessanta Gianni Morandi nasce l’11 dicembre 1944 in un paese dell’Appennino bolognese, Monghidoro, da una famiglia di modeste condizioni economiche; il padre, Renato, è un ciabattino mentre la madre, Clara Eleonora Lorenzi, è casalinga. Da giovane lavora come venditore di bibite nel cinema della sua città, ma anche come aiutante del padre in negozio. Morandi al riguardo ha raccontato: “Nella bottega di mio padre, al mattino, prima di cominciare a lavorare lui mi co58

stringeva a leggere ad alta voce alcune pagine del Capitale di Karl Marx e cinque metri del quotidiano l’Unità: era quella la misura giusta stabilita dal suo senso del dovere politico ideale prima di cominciare una giornata di lavoro. In famiglia però cantavamo tutti. In seguito vennero le feste dell’Unità dove fui invitato e, con un cachet di mille lire a serata, mi esibii finalmente su un palco. Era il tempo dei bambini prodigio, così la domenica facevo due esibizioni, una pomeridiana e l’altra serale. Mille lire ciascuna e da allora non ho mai smesso di cantare.” Nel 1958 viene selezionato a un provino dalla maestra Alda Scaglioni di Bologna con il brano vincitore di Sanremo “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Nel frattempo prova senza successo a fare il pugile su consiglio di un arbitro internazionale. Partecipa a molti concorsi per voci nuove e sagre paesane, spesso con il gruppo di accompagnamento I Cadetti di Scaglioni (formato da musicisti di Bellaria), e nel 1961 ottiene la prima scrittura per tutta l’estate


PLAY MUSIC

presso il Dancing Arlecchino di San Mauro Mare e partecipa al concorso Voci Nuove Disco d’Oro a Reggio Emilia, qualificandosi per la finale che si tiene il 15 aprile al Tarantola Club: arriva nono dietro, tra gli altri, a Paola Neri (prima), Iva Zanicchi (seconda) e Orietta Berti (sesta). Il 15 aprile 1962 vince il Festival di Bellaria e il giorno dopo un arbitro di pugilato lo porta a Roma: dopo aver cantato cover di “Non esiste l’amore” di Adriano Celentano, “Non arrossire” di Giorgio Gaber e “Il cane di stoffa” di Pino Donaggio, viene assunto dalla RCA Italiana. Esordisce nel mondo discografico nel 1962 con “Andavo a cento all’ora”, brano di notevole successo scritto da un emigrante in Francia, Toni Dori e Franco Migliacci, che per l’occasione si firma con lo pseudonimo di Camucia, e inciso nello stesso giorno con l’orchestra di Ennio Morricone insieme alla canzone “Loredana” con l’uscita del disco avvenuta tre giorni dopo. Pur non entrando in classifica, la canzone viene inclusa nel circuito dei juke box assieme alla successiva “Go-kart twist”, che viene inserita anche nella colonna sonora della pellicola “Diciottenni al sole”. Sempre nel 1962, il cantante incide il suo primo singolo di successo, “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, e partecipa a numerose trasmissioni, fra le quali Alta pressione, il 16 settembre 1962, e Il signore di mezza età di Marcello Marchesi. Gianni Morandi canta “Non son degno di te” nel film “In ginocchio da te” del 1964: con lui i Meteors, suo gruppo d’accompagnamento dal vivo nel biennio 1964-1965 Con “In ginocchio da te” Morandi vince il Cantagiro 1964, totalizza più di un milione di copie vendute e rimane al primo posto della hit parade per 17 settimane consecutive; lo stesso anno incide “Non son degno di te”, che vince nello stesso anno il neonato Festival delle Rose e che arriva primo per otto settimane, assieme a “Se non avessi più te”, “Si fa sera” (che arriva primo per quattro settimane) e “La fisarmonica”. Il successo di questi brani è così ampio da ispirare alcune pellicole cinematografiche dedicate quasi esclusivamente ai brani in questione, chiamati musicarelli. Nel primo di questi (In ginocchio da te),

Morandi conosce Laura Efrikian, di quattro anni più grande di lui, figlia di un noto direttore d’orchestra di origine armena e attrice già affermata. I due si fidanzano e il 13 luglio 1966, in gran segreto, verrà celebrato il loro matrimonio. Lo stato di gravidanza della Efrikian permetterà a Morandi un temporaneo rinvio degli obblighi di leva. Il 1966 è anche l’anno della sua prima vittoria a Canzonissima (quell’anno intitolata La prova del nove) con “Non son degno di te” e della seconda vittoria al Cantagiro con “Notte di ferragosto”che arriva prima in classifica per tre settimane. È l’anno anche della svolta musicale: un giovane cantautore di nome Mauro Lusini gli fa ascoltare le note di una canzone “di protesta”, un pezzo che ha composto contro la guerra del Vietnam dal titolo “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”. Gianni apprezza la canzone e decide di inciderla, malgrado il parere sfavorevole di Migliacci, contrario all’idea che Morandi interpretasse brani “impegnati”, e la presenta, in coppia con Lusini, al Festival delle Rose. L’accoglienza del pubblico è tiepida, mentre il brano non viene promosso in televisione a causa dell’accenno di polemica sulle scelte di politica estera nel testo del brano. Nel gennaio 1967 esso raggiungerà la prima posizione in classifica per due settimane. A febbraio anche il singolo “Se perdo anche te” resta primo in classifica per due settimane. All’inizio del 1967 la primogenita di Morandi, alla quale viene dato il nome di Serena, muore dopo poche ore di vita, proprio mentre suo padre gareggia nella finale di Scala Reale con “La fisarmonica” e viene sconfitto da Claudio Villa. Dopo poche settimane Morandi è costretto a partire per il servizio militare in un periodo critico per la sua carriera: serve quindici mesi di leva e le autorità militari, nel timore di venire accusate di favoritismo, negano al cantante qualsiasi licenza per i primi sei mesi del servizio di leva, che viene svolto al CAR di Arma di Taggia e successivamente a Pavia in un reggimento dell’Arma del genio. Nonostante ciò, Morandi continua ad essere presente in televisione sotto forma di voce registrata nelle sigle delle trasmissioni Giovani (Un mondo d’amore,

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che arriva prima per quattro settimane), Partitissima (Mezzanotte fra poco) e Settevoci (Una domenica così). L’11 dicembre 1967, durante la festa per il suo compleanno al ristorante Giovanni di Pavia, con la presenza tra gli altri di Laura Efrikian e Franco Migliacci, Ennio Melis gli consegna il settimo Disco d’oro, per il raggiungimento dei sette milioni di dischi venduti. In questo periodo esce nelle sale un film che Gianni aveva girato sotto la direzione di Duccio Tessari, Per amore, per magia, il quale si rivela un fiasco al botteghino, nonostante fra i protagonisti vi siano Mina e Sandra Milo. Nel 1968 vince una seconda edizione di Canzonissima, con “Scende la pioggia” (cover in italiano del brano Elenore della band The Turtles) che arriva prima in classifica per cinque settimane, successo ripetuto l’anno seguente con “Ma chi se ne importa” (vincitrice di Canzonissima 1969). In questo periodo fonda insieme con Migliacci le edizioni musicali Mimo (il nome deriva appunto dalle iniziali dei cognomi di Migliacci e Morandi) e l’omonima casa discografica, la MiMo. Nel dicembre 1969 il singolo Belinda è primo in classifica per due settimane. Anni settanta e ottanta Nel 1970 rappresenta l’Italia all’Eurovision Song Contest di Amsterdam con “Occhi di ragazza”, classificandosi all’ottavo posto. A Canzonissima 1970 si classifica al secondo posto con Capriccio. Per il resto del decennio, il cantante incide diverse canzoni di stampo politico (Al bar si muore) e recita nel film “Le castagne sono buone”. Durante un concerto il 13 ottobre al Palasport di Torino, viene contestato dal pubblico. Durante tutti gli anni ‘70 il successo di Morandi diminuisce sensibilmente perché considerato un cantante tradizionalista e commerciale. Al Festival di Sanremo 1972, la canzone “Vado a lavorare” si classifica al quarto posto ma il disco registra scarse vendite, mentre a Canzonissima 1972, la canzone “Il mondo cambierà” giunge terza. Qualche tempo dopo, Morandi annuncia il divorzio dalla Efrikian. Nel 1973 interpreta il protagonista dello spetta60

colo teatrale Jacopone, incentrato sulla figura del beato Jacopone da Todi vista in chiave moderna, con Paola Pitagora. Nel 1975 incide “Il mondo di frutta candita”, interamente scritto da Ivano Fossati e Oscar Prudente, un lavoro curato che non vende nonostante sia la sigla della trasmissione RAI “Alle nove della sera”; in questo periodo con Ombretta Colli (moglie di Giorgio Gaber), conduce, sul primo canale, lo spettacolo Rete tre, la cui sigla “Sei forte papà” ottiene un discreto successo commerciale. Nel 1977 si iscrive al corso di contrabbasso al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, non conseguendo il diploma. Morandi ritorna al successo negli anni ottanta con “Canzoni stonate”, brano scritto da Mogol e Aldo Donati; in seguito, compie tournée negli Stati Uniti e Canada esibendosi al Madison Square Garden di New York, a Filadelfia, a Boston e al Maple Leaf Garden di Toronto accompagnato dal gruppo del Coro degli Angeli. Nello stesso periodo incide “Grazie perché”, “Uno su mille” e “1950” di Amedeo Minghi. Nel 1981 fonda la Nazionale italiana cantanti, squadra di calcio impegnata in attività di solidarietà, della quale è stato presidente dal 1987 al 1992 e dal 2004 al 2006. Nel 1983 partecipa al Festival di Sanremo con “La mia nemica amatissima” e subito va in tournée per due mesi in Russia e in Asia con il Coro degli Angeli. Nel 1984 viene prodotto lo sceneggiato televisivo “Voglia di volare”, del quale è protagonista con l’attrice francese Claude Jade; a questa fiction seguiranno “Voglia di cantare” nel 1985 e “La voglia di vincere” nel 1986. Nel 1987 assieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri vince il Festival di Sanremo con “Si può dare di più”, mentre l’anno successivo, Morandi registra, insieme all’amico Lucio Dalla, l’album Dalla/Morandi in cui spiccano “Chiedi chi erano i Beatles” e “Che cosa resterà di me”. Nel 1989 esce “Varietà”, album di buon successo grazie al singolo Bella signora. continua-1 Fonte: Wikipedia


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Liturgia della Parola

La vostra liberazione è vicina SABATO 02 DICEMBRE 2019 + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste

cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Parola del Signore

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. DOMENICA 9 DICEMBRE 2019 + Dal Vangelo secondo Luca Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano,

predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore

E noi cosa dobbiamo fare? DOMENICA 16 DICEMBRE 2019 + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; 62

accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore


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