Oinos - Vivere di vino - 2019 n.1

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produttori

A fianco, Porto Pino, vigne e mare; sotto la cantina d’affinamento

aromatiche come l’alloro e il ginepro, tè nero e toni ferrosi per evolvere verso sensazioni di mandorla amara, torrefazione e infine cacao, tabacco, cuoio e spezie scure. Fresco, morbido e sapido, al palato colpisce per il sorso muscolare, avvolgente e potente, di gran morbidezza e struttura, nonché per la fitta trama tannica, preludio di un perfetto equilibrio con lunghissimo finale vellutato, armonico e persistente. Questo energico e sapido Carignano del Sulcis Superiore doc, dai forti legami col territorio ma dal respiro internazionale, prezioso regalo fatto da Giacomo Tachis a questa terra, viene accolto dal mercato con grande entusiasmo e ancor oggi è uno dei capo-

lavori enologici dell’isola, nonché termine di paragone per tutti gli altri vini della stessa tipologia, in cui il ponderato uso della barrique francese ne chiude meravigliosamente il ciclo evolutivo. Senza scordarci la sicurezza della sua longevità, che permette una grande evoluzione nel tempo. Vino simbolo di Santadi e già miglior vino rosso d’Italia a Londra nel 1992, è capace d’esprimere a pieno il terroir Sardegna, infatti nel bicchiere riporta alla natura selvaggia caratteristica dell’isola. Nei decenni, oltre al normale rapporto fra un consulente e il dirigente di una cantina, fra Giacomo Tachis e Antonello Pilloni, entrambe “ragazzi degli anni Trenta”, nacque un sodalizio speciale: “Tachis non fu solo il nostro consulente, ma anche il nostro consigliere più prezioso, onorandomi di

un’amicizia fraterna che ci ha poi legato per tutta la vita – commenta Pilloni, presidente della cantina alla bella età di 85 anni, ininterrottamente da ben 43 anni, prova vivente della gran longevità del popolo sardo – il maestro, col quale comunque ci siamo sempre dati del Lei, amava talmente tanto la Sardegna, la sua ‘isola della natura’, come la chiamava, i suoi variegati terroir e il popolo sardo, che considerava gente leale, tanto da visitarci ben una volta al mese. Questo vero e proprio genio del settore aveva capito che, dopo l’era della grande industrializzazione che aveva vissuto l’isola, defititivamente tramontata, il riscatto dell’orgoglio sardo poteva e doveva passare anche dal creare grandi vini da vitigni autoctoni, che potessero competere a livello italiano e anche inter-

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nazionale, una cosa a cui noi tenevamo e a cui ambivamo molto. Con lui ci fu chiaro che il futuro della Sardegna stava nei prodotti della terra ancestrale, a noi stava il compito di riuscire a esprimere il genius loci dell’isola”. Sempre guidata dall’animo innovatore di Tachis, oggi tra i vari progetti della Cantina va ricordato il recupero della storia e della tradizione vitivinicola del territorio, infatti si stanno sperimentando e incrementando alcune varietà autoctone, in particolare Sa Carenisca, un antico clone di Carignano dall’acino piccolo che dà un vino ricco di tannini e dal colore molto concentrato, che in futuro potrebbe riservarci altre belle sorprese enoiche...

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