Oinos - Vivere di vino - 2018 n.4

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Alcuni momenti dell’evento: l’inaugurazione della via, l’intervento del marchese Piero Antinori e il tavolo del convegno

anch’essa inaugurata per l’occasione, con la scopertura del busto in bronzo di Giacomo Tachis realizzato dal professor Carlo Pizzichini dell’Università delle Belle Arti di Firenze, che nell’efficace intervento ha dichiarato: “Non ho conosciuto personalmente Giacomo Tachis. Nel realizzare il suo busto avevo sì come spunto una fotografia del Maestro negli anni d’oro, ma per rendergli giustizia ho voluto prima di tutto immaginare com’era, che persona fosse, cosa avesse lasciato, ciò che è stato in grado di far rinascere. Un vero uomo del Rinascimento”. Ha poi aggiunto: “L’ho raffigurato volutamente a occhi chiusi per sottolineare la grandezza del suo animo sognatore”. Personaggi di rilievo che lavorano nel mondo del vino e numerose personalità che hanno collaborato a vario titolo con Tachis sono intervenuti nel dibattito, ricordandolo affettuosamente. Il profilo complessivo che ne è scaturito è quello di un uomo che amava fare il vino con estrema passione, un vero professionista che credeva fortemente nell’esperienza fatta sul campo. Diceva infatti spesso agli aspiranti vignaioli che si erano appena laureati in enologia: “L’università inizia adesso”. Molti gli aneddoti divertenti e interessanti emersi

durante l’omaggio a Tachis. Il marchese Piero Antinori ha ricordato il suo strano modo di guidare, suscitando l’ilarità della platea: quando l’enologo imboccava una superstrada o un’autostrada procedeva a velocità diverse, prima accelerando e poi decelerando, senza nessuna apparente ragione. Secondo il Marchese, l’andatura dipendeva dal vino a cui stava pensando in quel momento. Presumibilmente “un vino di cui non era soddisfatto lo rallentava, mentre un vino che pensava fosse davvero buono lo faceva andare veloce”. Il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo ha ricordato che Tachis una volta gli chiese quale blend fosse il suo preferito tra quelli in preparazione e, dopo averglielo indicato uno in particolare, la risposta perentoria fu: “Va bene, ma il taglio che andremo a imbottigliare è l’altro!”. Evidentemente il “mescolavin” aveva ben chiaro in mente il risultato finale che voleva raggiungere. Il Presidente della Cantina di Santadi Antonello Pilloni, nel ribadire il forte attaccamento di Tachis per la terra sarda, ha ricordato il rapporto non solo di collaborazione, ma di profonda amicizia che i due avevano stabilito. Ha ripercorso le tappe della crescita di una cantina sociale nata nel 1960 e dedita alla produzione e vendita di vino sfuso (svenduto per alcuni anni ai francesi a 80 lire al litro), ma sull’orlo del dissesto già nel 1976, anno del suo ingres-

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