che varietà autoctona, non certo uve internazionali, una moda che sta tramontando. Anche se non bisogna scordarsi che il Chianti Classico è sempre stato tradizionalmente un vino di blend, infatti quando vado nei vigneti di 40 o 50 anni d’età, ovunque in Chianti si trova sempre qualche vite di Canaiolo, Malvasia Nera, Colorino, così diamo anche un po’ di libertà creativa al vignaiolo. L’obiettivo è fare vini con una personalità sempre più delineata e che non siano riproducibili in altre parti del mondo. Anche per la tipologia Gran Selezione, che in termini di quantità vale un po’ meno del 5% del comparto Chianti Classico, ma a livello di fatturato siamo quasi al 15%, guardando le schede tecniche degli oltre 100 Chianti Classico Gran Selezione, la stragrande maggioranza sono Sangiovese in purezza o al 90/95% e l’utilizzo dei vitigni internazionali è limitatissimo, così constatiamo che per fare il vino migliore l’agricoltore va deciso in questa direzione”. Cosa ci dice dei mercati? “L’estero la fa da padrone col 77% delle vendite, anche se vi sono segnali positivi da parte del mercato italiano, sul quale abbiamo la volon-
tà di continuare a investire”. Quali saranno le azioni messe in campo per fare sempre più chiarezza sulle diversità fra la denominazione Chianti e Chianti Classico? “Cercare d’evidenziare, a livello di comunicazione, quali sono gli elementi di distinzione, sottolineando sempre più che il Chianti Classico è il territorio storico di produzione, dove tutto è nato. Dobbiamo fare un marketing di precisione, puntuale, approfondito e diversificato, a seconda dei vari target che dovrà andare a sensibilizzare. Intanto in ogni villaggio chiantigiano c’è un Gallo Nero a marcare il territorio!”. Il Consorzio è molto impegnato anche in politiche territoriali... “Un ruolo prioritario lo avrà l’avanzamento dell’iter per la candidatura come ‘Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco’ del Chianti Classico come paesaggio culturale, che ci vede impegnati, tramite la ‘Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico’, in un lavoro a stretto contatto coi Sindaci del territorio per ottenere quest’importantissimo riconoscimento. L’altro progetto per lo sviluppo socio-economico del territorio, sempre d’intesa con le Ammini-
strazioni Comunali, è il ‘distretto rurale’, organismo destinato a divenire punto di riferimento per le politiche locali, che ruotano intorno a un prodotto principe dell’agricoltura, in questo caso il vino Chianti Classico, che fa da traino a tutti gli altri prodotti della terra e dell’artigianato. Il ‘distretto rurale’ si pone come perno per intercettare risorse pubbliche, in modo da sviluppare ulteriormente l’economia e il territorio anche dal punto di vista sociale, migliorandone le infrastrutture a beneficio sia del turista, ma anche che di chi qui vive, ossia le aziende e i cittadini che operano e abitano nel territorio del Gallo Nero”. Il Consorzio come si pone nei confronti dell’agricoltura biologica? “Guarda con favore non solo alla crescita del bio – sul totale delle aziende associate al Consorzio sono in regime organico circa il 30% – ma anche all’impegno che ogni azienda profonde nel cercare di diminuire l’uso di prodotti chimici nel segno di un’agricoltura sostenibile. Questo serve al territorio non solo a fini ecologici, ma anche di qualità. Perché qualità vuol dire territorialità e il territorio va sempre e comunque rispettato”.
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