Oinos - Vivere di vino - 2018 n.1

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per circa 2,5 ettari intorno alla cantina, è chiamato da sempre vigneto “Pietra del Diavolo” perché nel sottosuolo insistono dei lastroni di una pietra gialla - che non per niente appunto si chiama “Pietra del Diavolo” - usata per la costruzione della chiesa di Sant’Agnese e, secondo la leggenda, resa durissima da Lucifero proprio per cercare d’impedire la costruzione della Basilica. La particolarità di questo vigneto è data da un suolo con stratificazioni rocciose a pochi centimetri dalla superficie, che costringono le radici delle viti a espandersi in larghezza anziché in profondità, andando a catturare ogni più recondito profumo derivante dal terreno, donando vini dalla timbrica minerale molto particolare. Il vigneto, d’età compresa tra i 20 e i 25 anni, beneficia inoltre di un’esposizione favorevole: il sole infatti illumina i filari dal suo sorgere sino al tardo pomeriggio, quando la brezza fresca della vallata porta refrigerio alle piante, favorendo la completa maturazione delle uve. La raccolta, altamente selettiva, viene effettuata solo manualmente e le uve, deposte in piccole cassette areate, vengono trasportate subito in cantina dove, dopo esser state selezionate nuovamente, sono avviate alla fermentazione alcolica. Questa avviene a temperatura controllata di circa 27° con una permanenza delle bucce sul mosto di 15 giorni, così il prolungarsi dei giorni di fermentazione permette una completa estrazione di profumi e relative sfumature di colore. La conversione malolattica e l’elevazione in legno avvengono in botti di rovere di Salvonia da 25 ettolitri per 24 mesi

per poi affinare ulteriormente in vetro. Questo Nobile di notevole finezza dal color rosso rubino con riflessi granato, al naso sprigiona un bouquet complesso con note di frutta di bosco a bacca nera, confettura di frutti rossi, pepe e spezie, in bocca evidenzia una struttura elegante con una trama tannica vellutata e un persistente finale. Così questo “terroir allo stato puro” di grandissima soddisfazione palatale è ideale per i formaggi a tutti i livelli di stagionatura, primi piatti impegnativi, carni, selvaggina, insaccati, nonché per la meditazione. Metinella è un’azienda che vanta radici ben salde sul passato, ma anche uno sguardo alla contemporaneità, infatti “RossoRosso” è un Cabernet 100% in produzione limitata, proveniente dagli impianti più alti della proprietà, in particolare le vigne Parce e Fosso Lupaio, al fine d’ottenere uve con caratteristiche tali da avere un blend d’alto profilo organolettico. La raccolta manuale avviene quando i grappoli presentano una leggera surmaturazione e una piccolissima quantità d’uve viene selezionata per poi sostare sugli appassitoi prima della vinificazione. La fermentazione avviene a temperatura stabile di 25°C e il mosto ha una sosta prolungata sino a 10 giorni sulle bucce. L’affinamento avviene in botti di rovere da 10 e 25 ettolitri per un periodo complessivo di 10-12 mesi e poi prosegue ulteriormente in bottiglia per garantirne la prontezza al momento del rilascio sul mercato. L’intrigante “RossoRosso” si presenta di color rubino con note violacee, il naso è intenso e tipico con note aromatiche di

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peperone e spezie, in bocca è pieno, armonico e molto persistente con una trama tannica assai vellutata, da provare con formaggi stagionati a pasta dura e piatti a base di carne, anche bianca. Infine parliamo di un vino molto voluto da Stefano Sorlini, che si rifà alla sua terra d’origine fin dal nome, “Ombra”, traendo ispirazione dall’antica tradizione lombardo-veneta. I commercianti di vino, già nella Venezia sei-settecentesca, venivano chiamati “bacari”, il cui termine al singolare, “bacaro”, faceva riferimento a Bacco, dio del vino, della vendemmia e del piacere estatico. I bacari, per non far riscaldare eccessivamente il vino e i prodotti d’accompagnamento, si posizionavano nelle zone più ombreggiate e fresche della città, da qui il termine “ombra di vino”, in dialetto veneto “n’ombra de vin”, che sta significare un semplice e dissetante bicchiere di vino, magari bevuto in buona compagnia. Questo vino rappresenta l’interpretazione alternativa della vinificazione del principe dei vitigni toscani, così, per garantire la fragranza dei profumi, le uve vengono raccolte nottetempo e condizionate termicamente con ghiaccio secco. Si procede immediatamente a una pressatura soffice del grappolo e il mosto ottenuto vien fatto decantare naturalmente per 2 giorni. La fermentazione avviene con lieviti autoctoni a una temperatura non superiore a 18°C e, dopo alcuni travasi per ottenere una naturale limpidezza, segue l’imbottigliamento. Alla visiva è giallo paglierino limpido, all’olfatto un’esplosione di sentori floreali di fiori bianchi con un sottofondo di pesca, in bocca è pieno e asciutto, molto sapido e lungo. Questo intrigante Sangiovese vestito di bianco, che ispira freschezza, piacevolezza, gaiezza, socievolezza si abbina benissimo con antipasti, primi di pesce e frutti di mare o semplicemente come aperitivo. “Ombra” è un insolito “vino fusion”, nel senso che racchiude idealmente le due anime del patron Stefano Sorlini, infatti se il nome fa molto veneto, l’uva è toscanissima!

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