Oinos - Vivere di vino - 2017 n.2

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copertina

Scriveva il Conte Pecci nel 1759 del Giglio... “Il territorio è tutto scosceso, e sassoso (...). Pochissimo ha di fondo il terreno, e questo da industriosi muri a secco vien sostenuto, non ostante ciò quella poca terra, che vi è, resta sottoposta al dilavamento delle piogge, e se la providenza divina non avesse disposto, che la pietra stessa si tritolasse, e divenisse terra, sarebbe di già, da lungo tempo, restata tutta l’Isola incolta (...) il clima è così salubre che non sono così rari i vecchi di 90 anni (...) la popolazione è di 940 Persone (...) la loro industria consiste principalmente nel coltivare la Terra (...). Tutta l’Isola un anno per l’altro raccoglierà di Vino, ma tutto bianco, gagliardo e salmastro, circa 600 botti di dodici barili l’una, circa 150 moggia di Grano (...) e Legumi per il proprio bisogno.In quanto all’Olio, alcuni si procurano qualche risparmio collo spremere a mano una porzione delle bacche del legno lentisco (...). Un’altra ripresa hanno i Gigliesi, che è la maggior dopo quella del Vino, ed è la pesca delle Sarde, e Acciughe, che fanno cò loro Bastimenti ne tre mesi di Maggio, Giugno, e Luglio (...). Il pubblico mantiene in una Bottega non altro, che una fucina, un Incudine, e un paio di mazze di ferro, dove va ogni uno ad accomodare da se i propri ferri per la campagna. I cibi ordinari (...) sono Legumi, Pesce, poca carne (...), hanno i loro piccoli Greggi di capre (...). Rimangono i Gigliesi valenti nella marineria”.

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