Oinos - Vivere di vino - 2015 n.1

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quindi ci crediamo e vogliamo investirci - continua Andrea Cecchi - ma bisogna stare attenti, per noi è fondamentale la parte produttiva, infatti l’acquisizione di Villa Rosa non comprende la villa, seppur bellissima, a noi interessava esclusivamente la parte strumentale, cioè i vigneti. Il motivo è dovuto a molteplici ragioni, fra le quali certamente l’attaccamento al territorio, al quale siamo legati da generazioni, ma anche dall’esperienza che ci ha portati alla conclusione che comunque il controllo della produzione, condotto direttamente dalla famiglia e dall’azienda, porta a un indubbio miglioramento di qualità. L’esempio è quello di Val delle Rose nel Morellino di Scansano, dove con la produzione dei nostri vigneti riusciamo a coprire il fabbisogno aziendale. Attualmente così non è nel Chianti Classico, ma, anche con l’acquisizione di Villa Rosa, abbiamo cominciato un ragionamento che va in questa direzione. Vorremo riuscire, anche in questa denominazione, a controllare un’altissima percentuale di uve

con vigneti di proprietà. Questo crea sicuramente un immobilismo di capitale importante, ma nella prospettiva di lungo periodo è la strada che tutela maggiormente i nostri clienti. Altro cardine del ragionamento è il cercare, all’interno della denominazione, di avere un’offerta alternativa, cioè più variegata possibile di prodotti con caratteri diversi, infatti da tempo cercavamo terreni con caratteristiche assolutamente differenti a quelli già di nostra proprietà”. Come vedi nel futuro l’evoluzione della denominazione Chianti Classico, anche rispetto al mercato interno? “È una denominazione classica e consolidata, che ha una sua valenza a livello mondiale - commenta Cesare Cecchi - rappresenta la spina dorsale della nostra regione per dimensione, bellezza del territorio e qualità dei vini, che in futuro saranno sempre più buoni e apprezzati, rispetto a quelli prodotti nel passato. Ovviamente sono cicli che necessitano di essere stimolati, quindi sarà necessario cambiare qualcosa, spero che con approcci diversi

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possa essere rilanciato. A livello di politica generale dovrà esserci un risveglio generale, un’evoluzione naturale che riguarderà non solo il vino, ma anche il turismo, che dell’insuccesso del Chianti Classico ha risentito. Penso che il mercato italiano nei prossimi anni sarà in risalita, per questo abbiamo avviato dei progetti per agevolare la distribuzione nel mercato domestico, unendo alla nostra linea dei vini provenienti da altre regioni e addirittura altre nazioni: il settore HORECA sicuramente verrà aiutato da questi nuovi progetti, così come ne gioverà la grande distribuzione, che oggi è indirizzata verso una valorizzazione territoriale”. Come verrà inquadrata l’azienda Villa Rosa? “Da subito inizierà il meticoloso lavoro che consiste nel leggere approfonditamente il territorio col suo vitigno principe, il Sangiovese, perciò sarà necessario fare serie indagini geologiche per sapere fino a dove spingersi a impiantare, questo è solo l’inizio del percorso – ci dice Cesare – ma sono sicuro che il parco vigneti nel tempo crescerà, non solo per la qualità dei terreni, ma anche per la splendida esposizione. Procederemo nel selezionare i migliori appezzamenti, censendo ogni loro peculiarità, infatti intendiamo confrontarci con consulenti esperti per cogliere la massima espressione di una terra così importante al fine di creare dei cru: tutto questo sarà affrontato con estremo dinamismo, ma solo quando saremo certi di aver raggiunto il nostro obiettivo, inizieremo la commercializzazione dei vini. In prospettiva comunque c’è l’intenzione di produrre delle selezioni e anche di lavorare in biologico poiché questa è la strada che quel terroir predilige. Sarà un progetto importante e dovrà essere ben impostato fin da subito, non si può pensare a tempi brevi, per le prime bottiglie certamente non basteranno due anni”. E dopo l’incorporazione di un’azienda prestigiosa come Villa Rosa, per i prossimi anni sono previsti ulteriori investimenti per la nuova cantina al Castello Montaùto a San Gimignano e un adeguamento delle strutture a Val delle Rose in Maremma, soprattutto per l’ospitalità. I vigneti di Castellina in Chianti; sullo sfondo, tra gli alberi, Villa Cerna

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