Diners Club Magazine 01 2020

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ANNO X / N°1, 2020

DINE FOR CHANGE RACCOLTA FONDI PER EMERGENZA CORONA VIRUS

Croce Rossa Italiana Comitato di Milano

#DineForChange

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CARI SOCI, durante gli ultimi mesi il mondo intero sta affrontando una condizione di forte disagio e sconforto legata alla diffusione del virus Covid-19, la nostra quotidianità è stata stravolta. Diners Club ha messo in atto tutte le iniziative promosse dall’amministrazione pubblica volte alla prevenzione del contagio nei confronti del personale dipendente, rimasto sempre al vostro fianco attraverso tutti i nostri canali di contatto, e ha inoltre fin da subito intrapreso azioni concrete a favore di quei Soci, aziende ed esercenti affiliati al Club, che erano localizzati nelle prime Zone Rosse. Abbiamo inoltre attivato tempestivamente una campagna di raccolta fondi Diners Club Italia per Croce Rossa Milano a sostegno del lavoro e dell’enorme impegno di tutti gli operatori e volontari che ogni giorno rischiano la loro vita per salvarne altre, come segno di profonda gratitudine. Questa iniziativa apre la strada al progetto DINE FOR CHANGE che verrà sviluppato nel corso dei prossimi mesi, e che ha come obiettivo la creazione di strumenti e mezzi che permettano ai Soci di fornire il proprio contributo a supporto di una causa benefica. Siamo molto vicini a tutti coloro che in questo periodo stanno vivendo momenti di difficoltà e un sincero cordoglio alle famiglie che hanno subito una perdita. Vogliamo altresì portare un messaggio di speranza, che la situazione torni presto alla normalità. Per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare comunque questo numero, con uno sguardo positivo verso il futuro, e in pieno accordo con il messaggio che l’Italia, nonostante tutto, non si ferma. Giglio Del Borgo CEO

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Best of her kind


Anno XX - Numero 1 Bimestrale Direttore responsabile Costanza Romagnoli

SOMMARIO D i n e r s / 0 1 - 2 0 2 0 10

INTERVIEW Alice Etro

Art direction e Layout Costanza Mazzotti. Redazione info@synersea.it Hanno collaborato Rebecca Hammer, Luigi Veronesi, Elena Fausta Gadeschi, Isabella Garanzini, Francesca Feliziani, Laura Rossi (Diners Club Italia), Martina Pustorino (Diners Club Italia). Edito da Via Umberto Forti 1, 56121 - Pisa (PI) www.synersea.it Redazione Via Vincenzo Monti 5/A, 20123 - Milano Tel +39 02 48010901 info@synersea.it

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ARTIGIANATO Laboratorio Paravicini

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SPORT Vallée Blanche

Concessionaria esclusiva per la pubblicità

WORLDWIDE EXCELLENCE of Media Place srl Via della Moscova, 6/8 - 20121 Milano Tel +39 02 29060342 Via Antonio Bertoloni, 26 - 00197 Roma Tel +39 06 95583350 info@worldwideexcellence.com Rivista ufficiale di Diners Club Italia Via Lepetit 8, 20124 Milano Tel +39 02 321621 - Fax +39 02 32162321 www.dinersclub.it Stampa Musumeci S.p.A. Loc. Amerique 97 - 11020 Quart (AO) Diners Club è registrato presso il Tribunale di Milano Autorizzazione n° 457 del 14/09/2011 Cover: Foto © Maurizio Galimberti.

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SOSTENIBILITÀ Patagonia Worn Wear Tour

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ART Fioriture di Maurizio Galimberti e Sandra Rofe


fedelicashmere.com


SOMMARIO • Diners 01 2020

DINE FOR CHANGE WELCOME

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56 ADDRESS CARD Paysimple Goditi gli acquisti Clubmembers È ora di vivere la tua Club Experience!

VOJAGE Sperdute Fær Øer

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VETRINA Nel blu dipinto di blu

PARTNERS Scopri i prodotti più E-xclusive!

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AMBIENTE

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FOOD Agrumi - L’aspro che addolcisce la vita

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DESTINATION Kolymbethra - Il giardino degli Dei


A HISTORY OF Find out more about this story on

ELEGANCE. Via Bagutta, 14/16 - Milano


INTERVIEW

Alice Etro ISTINTO e ISPIRAZIONE per arricchire il mondo dell’online di C o s t a nz a Ro m a g n o li

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Alice Etro por trait

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INTERVIEW

N

on è passato ancora un anno da quando sei diventata Direttore Creativo di Westwing, com’è nata questa opportunità? È nato tutto in modo molto spontaneo: ho trovato la proposta di Westwing su LinkedIn e mi sono candidata. Mi ero già innamorata del mondo online, della fruibilità, di poter raggiungere con un prodotto molte più persone. Perché hai deciso di buttarti? Non lo definirei buttarmi. È stata come una naturale evoluzione che mi ha permesso di incanalare la creatività in un settore diverso, che in fondo, mi è sempre appartenuto. Negli ultimi anni in Larusmiani abbiamo iniziato a produrre beauty, portasigari, posaceneri, accessori per la cucina e la casa. Questo mi ha aperto gli occhi sul mondo del design e del lifestyle. Adoro comunicare e interpretare tendenze, movimenti culturali e piccole rivoluzioni quotidiane che sono lo specchio della società in cui viviamo e di come questa si evolve. Tutto ciò che ci circonda, dagli oggetti alle immagini, fa parte di un cerchio che inizia e finisce con noi. Ecco perché il passaggio dalla moda al design non è stato un vero cambiamento, nel senso più stretto del termine, lo definirei più un percorso in evoluzione.

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Po u f M i x (H a r l ow, H ave n, O r c h i d, H a ze l) Collezione Westwing Nuova Collezione SS20 Westwing


“La homepage di Westwing.it è come un moodboard che ogni giorno racconta e ispira visivamente i nostri utenti” . Alice Etro Westwing rappresenta la combina zione per fet ta: la casa, una dimensione fondamentale della mia vita, il design, inteso come forma di espressione e il lifestyle che collega i due mondi. Il mio obiettivo è quello di raggiungere il massimo potenziale dell’online, grazie a cui l’offerta dedicata all’Home and Living diventa più democratica e ispirazionale, alla pari delle copertine dei magazine. Sembrate un gruppo molto affiatato, il segreto di una sintonia vincente? Siamo un’azienda giovane, è normale essere affiatati perché abbiamo molti valori che ci accomunano, come la ricerca del bello e la naturale curiosità. In ufficio abbiamo delle accoglienti zone living in cui possiamo passare tempo insieme, scambiarci idee e opinioni bevendo qualcosa. Westwing è un’azienda molto fertile, che ti spinge al confronto con gli altri e alla ricerca di nuovi stimoli, perché più menti unite possono dare forma e sviluppare pensieri importanti.

Pouf Mix - Collezione Westwing

Bilancio degli ultimi mesi? Per me ci sono due sfere fondamentali: quella personale e quella lavorativa. A livello personale sono soddisfatta del bilancio degli ultimi mesi. Westwing è un’azienda in cui mi trovo bene e mi sono sentita subito a casa. Ho un lavoro molto creativo che mi piace moltissimo, diverso ogni giorno, seppur ciclico.

Essendo una persona curiosa, sono orgogliosa del percorso che stiamo portando avanti come team e come azienda. A livello lavorativo sicuramente il Black Friday e il Natale sono stati dei focus importanti e il risultato è stato eccellente, hanno portato a un’ottima chiusura del 2019. Nel 2020 abbiamo in programma di sviluppare sempre di più l’angolo editoriale all’interno del nostro sito che è diventato tale grazie alle nostre campagne ispirazionali. Inoltre lavorare su progetti speciali di brand cooperation che ci avvicinino maggiormente ai nostri utenti. Passaggio moda-design: pro e contro? Non parlerei di pro e contro, ma più di differenze che caratterizzano i due mondi, entrambi utili al mio percorso formativo, professionale e personale. Quando lavoravo nell’industria della moda, ho imparato a essere versatile, ad affrontare e risolvere velocemente eventuali problemi, un aspetto fondamentale questo se poi lavori nel mondo dell’ecommerce. Del mondo del design, invece, ammiro la libera interpretazione. La moda è molto libera, ma il design è più versatile e personale: puoi affiancare diversi trend e trarre nuovi spunti da ogni situazione. In questo mondo posso cambiare ogni giorno: una mattina scelgo il boho, un’altra lo stile industriale, un’altra ancora il tribale, o addirittura un mix di tutti questi. È davvero stimolante!

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INTERVIEW

La definizione di bello? Credo che la definizione di bello sia molto personale. Il bello ha un equilibrio e contemporaneamente può abbracciare più elementi diversi tra loro. Il saper accostare armoniosamente queste diversità, crea bellezza. Una casa bella, è una casa in cui possono esserci tanti stili che convivono armoniosamente. Penso di poter definire bello ciò che è ben equilibrato. La potenza e l’importanza del colore per te? Il colore è la base di tutto quello che ci circonda, sia nell’arredamento sia nell’abbigliamento. Pensiamo anche solo al cielo quando è limpido o durante il tramonto. Ammiriamo quei colori speciali che destano stupore e meraviglia donandoci bellissime sensazioni. Esse cambiano quando il cielo si fa cupo e scuro. Ogni colore corrisponde a un’emozione e viene utilizzato di conseguenza. Personalmente ho sempre amato molto il verde e il bordeaux, che si possono declinare in varie sfumature abbinandoli al bianco o a legni scuri, e si prestano a essere alleggeriti con superfici trasparenti. Terracotta e senape sono palette estremamente contemporanee. Ricordano terre lontane e mixate con bianco e oro trovano le loro sfumature più moderne. Il Mix&Match con i colori non è mai semplice: farli funzionare tra loro, trovare le giuste decli-

nazioni, richiede un occhio attento, la capacità di creare equilibri. Per questo motivo su Westwing proponiamo spesso delle tematiche suddivise per combinazioni di cromie, pensate appositamente in linea con i trend del momento ma che si possano facilmente sposare con ambienti di case già strutturati. Il colore va di pari passo anche con le forme: ne sono un esempio i dettagli artistici e le forme architettoniche che nella Westwing Collection SS20 sono un dinamico contrasto con la naturale luminosità dei colori. La tua giornata tipo? La prima cosa che faccio quando mi sveglio è dare da mangiare ai miei due gatti (Kimba e Alaska) e al mio cane Grace. Faccio colazione con Michele, il mio fidanzato, a casa con una spremuta fresca oppure al Caffè Napoli o al Radetzky. Mi piace arrivare in ufficio presto e incontrare il team per avere dei feedback immediati sulla lavorazione delle newsletter che ritengo un metodo di approccio ai nostri utenti molto importante. Il resto della giornata è scandito da meeting con gli altri dipartimenti, specialmente quello commerciale, editor, merchandising e grafico. Oltre a questi punti fermi riesco con difficoltà a descrivere una giornata tipo, ma anche questo è il bello del mio lavoro fatto di scadenze da rispettare, ma di infiniti stimoli.

...comunicare e interpretare tendenze, movimenti culturali e piccole rivoluzioni

quotidiane... Tutto ciò che ci circonda, dagli oggetti alle immagini, fa parte di un cerchio che inizia e finisce con noi”.

Casa di Alice Etro - Sala da pranzo

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Casa di Alice Etro - Salot to

Hobby? Ho una grande passione per la cucina che si rispecchia negl’infiniti set di piatti tematici che colleziono a casa, ma anche nelle cene e gli aperitivi che organizzo regolarmente. È divertente scoprire piccoli tesori nei mercatini dell’antiquariato come oggetti di design vintage, abbigliamento, oppure libri. Amo passare il tempo libero in famiglia e con gli amici, circondata dai miei animali. Quando posso fuggo dalla città e vado in campagna e in quegli spazi aperti trovo una fonte inesauribile di ispirazione.

Antigua and Alys Tables - Collezione Westwing

Progetti in programma? Ho in programma di ristrutturare una stanza a casa trasformandola in uno spazio solo mio nel quale poter trovare concentrazione ed energia, linfa per nuove idee. Inoltre, uno degli obiettivi del 2020 è lo sviluppo di brand cooperations che possano portare Westwing a essere il punto di riferimento per l’Home and Living, senza dimenticare l’importante focus sui lanci delle collezioni stagionali di private label Westwing Collection, come ad esempio quella Spring /Summer 2020 disponibile dal 10 Marzo su Westwingnow.it. Lavorerò costantemente affinché Westwing non sia solo una piattaforma di e-commerce, ma diventi sempre più un’ispirazione di estetica al servizio dell’arredamento.

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ARTIGIANATO

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MERAVIGLIA su Ceramica di C o s t a nz a Ro m a g n o li

Nel cuore delle 5Vie di Milano, all’interno di un cortile, si nasconde un luogo di colore e d’arte: il Laboratorio Paravicini.

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ARTIGIANATO

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ui Costanza Paravicini, le sue figlie Benedetta e Margherita Medici e poche intime collaboratrici, creano con estro e raffinatezza servizi in ceramica per la tavola: veri e propri capolavori. Le decorazioni e i disegni realizzati da Costanza a mano a pennello o a stampa serigrafica e digitale sono ispirazioni che hanno preso forma. Nulla è stabilito, tutto nasce da un’idea, da un impulso, da uno stimolo. L’atmosfera che si respira nelle stanze dedicate al laboratorio e allo studio è quella di un’incantevole casa antica, e il sapore è quello del mondo di una volta. Al muro e sulle mensole sono appesi e adagiati centinaia di piatti lisci, impero o sagomati, di vasi, di tazze e teiere; tutte prove di colore e di decoro, ma anche frammenti da cui può nascere un’idea nuova. Intrecci di fiori e ghirlande di foglie che si snodano tra un piatto e l’altro catturano l’attenzione; canne di bambù dipinte a mano e animali di ogni genere: serpenti, elefanti, scimmie, uccelli e giraffe, incantano. E poi ancora: mongolfiere, acrobati, ma anche visi astratti ed eleganti ornamenti. La lavorazione è minuziosa e dev’essere eseguita con estremo rigore per ridurre al minimo gli scarti. Dopo che ogni piatto è stato tornito a mano, essiccato e cotto una prima volta a livello di biscottatura, si dipinge. “La stesura dei colori, polveri mescolate ad acqua, avviene in questa fase del processo”, spiega Costanza. “Essendo molto ruvido e poroso, il piatto beve il liquido e lascia in superficie la polvere colorata”. Il disegno non dev’essere più toccato finché l’oggetto non viene bagnato nella cristallina, rifinito a spruzzo e quindi cotto ad altissime temperature.

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“Con questa tecnica particolare i servizi possono essere usati quotidianamente e lavati in lavastoviglie senza subire danni. Infatti, la rappresentazione grafica, che è rimasta viva più che mai perché completamente assorbita dal biscotto, è protetta e indelebile”. Qui qualsiasi desiderio può essere esaudito, la realizzazione d’interi servizi può essere creata ad hoc su commissione. Lo studio del disegno e dei colori, del decoro, del monogramma, o l’incisione di uno stemma, avviene dopo infiniti schizzi e prove fino a raggiungere un risultato che deve soddisfare per prime Costanza e le sue figlie e che deve essere sempre in linea con l’atmosfera del Laboratorio. La collaborazione di due generazioni e la fusione di genio artistico, capacità imprenditoriali e continua ricerca di meraviglia, sono la forza e la chiave per mandare avanti con successo una bottega completamente artigianale.

Intrecci di fiori, ghirlande di foglie e canne di bambù; serpenti, elefanti, scim mie, uccelli e giraffe. E p oi anco ra : mongolfiere, acrobati, ma anche visi astratti ed eleganti o r na m e n t i .


Laboratorio Paravicini. Da sinistr: Benedet ta, Costanza e Margherita Medici

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ARTIGIANATO

In occasione del prossimo Salone del Mobile Laboratorio Paravicini metterà in mostra tutte le sue Collezioni di piatti attraverso una serie di fotografie ambientate in set di volta in volta diversi, quasi metafisici. E per pochi secondi, d’un tratto, le immagini si animeranno inaspettatamente, e l’ultima fotografia svelerà anche la nuova Collezione di piatti 2020.

© Foto: Silvia Tenenti. St yling: Daniela De Vito. Collezione Mongolfiere di Laboratorio Paravicini


Qui qualsiasi d e s id e r i o p u ò e s s e re e s au d it o ,

la re a liz z a z io ne

d'interi servizi può essere c r eata

ad hoc su commissione.

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SPORT

TELA BIANCA di Re b e cc a H a m m e r

Che gli amanti dello sci e della montagna si preparino: collega Italia e Francia ed è una delle piÚ belle discese al mondo.

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SPORT

Alpinismo sul Monte Bianco, foto di inizio ‘900

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U

na valle incantata dipinta di bianco e di mille sfumature di azzurro si snoda per 24 km sulla Mer de Glace, l’impressionante ghiacciaio che dal Monte Bianco scende fino a Chamonix, si tratta della Vallée Blanche. I freerider che si cimentano ad affrontare questo affascinante percorso, hanno il privilegio di essere accompagnati dalle guide più antiche al mondo, e possono salire sia dall’Aiguille du Midi (Chamonix, FR) che da Punta Helbronner (Courmayeur, IT). Seguendo questo secondo itinerario, si parte al mattino presto con le luci ancora soffuse sui toni del viola e del rosa e ci si incontra con la guida alla funivia del Monte Bianco Skyway ad Éntreves. Dopo un attento check attrezzatura si vola fino a Punta Helbronner a 3466m. L’aria su è sottile e pungente. Pilastri di roccia e ghiaccio formano disegni incredibili a perdita d’occhio. Sono chiaramente visibili le famose goulottes - formazioni nevose o di ghiaccio che si snodano in solchi stretti, incassati e ripidi, come i diedri o camini rocciosi-. Non sono sufficientemente ampie e sono troppo dritte per potervi sciare, ma offrono itinerari alpinistici di salita per arrampicata. E soprattutto esaltano e riempiono di gioia le guide che puntualmente controllano la situazione raccontando dettagli preziosi ai clienti durante tutto il percorso. Aneddoti sul Mont Blanc du Tacul con i suoi satelliti, visibili appena si entra in Valleé Blanche, la roccia a forma di sfinge, particolari legati ai crepacci distanti pochi centimetri o ancora l’usanza di fare un intervallo ristoratore quando la discesa si fa dolce alla Salle a manger.

Qui la montagna non scherza, regna sovrana, maestosa e severa, ed evoca pensieri di infinito. Immersi nel silenzio di spazi incontaminati, d’istinto ci si sente piccoli e impotenti e ci si rende conto di quanto gigante sia la natura intorno a noi. Con l’anima piena di bellezza si parte. Dopo una leggera risalita su ghiacciaio si raggiunge il Col Flambeau per iniziare la discesa. Il percorso non è battuto e ogni giorno la condizione della neve cambia: a seconda se ha nevicato o meno, se tira vento o se fa caldo, l’approccio alla discesa va studiato con attenzione per non rischiare di cadere nei crepacci. Questi accompagnano gli sciatori per tutta la prima parte del percorso. Alcuni sono visibili chiaramente, altri sono tranelli nascosti dal manto nevoso, irriconoscibili se non da occhi esperti. Avvicinare lastre di ghiaccio che hanno migliaia di anni è un’emozione incredibile, ogni blocco è caratterizzato da una sfumatura di azzurro differente. La discesa è adatta a sciatori abituati a scendere su tutte le pendenze con un buon controllo degli sci, e a seconda del livello, le guide li accompagnano più o meno vicini a questi spettacoli naturali.

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SPORT

Il Monte Bianco con i suoi 4.808,72 m di altitudine è la montagna più alta d'Europa.

Ghiaccio e crepacci in Valleé Blanche

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Il sole che segue per tut ta la discesa

Il sole segue per tutta la discesa: sbuca dietro al Dente del Gigante e splende danzando davanti e dietro le guglie più alte d’Europa. Superata la prima parte, anni fa - oggi purtroppo accade molto di rado -, era d’uso fermarsi alla salle à manger. La fermata aveva un duplice scopo: fare riposare le persone con uno spuntino e godere delle bellezze del luogo, mentre le Guide avevano occasione di incontrarsi e salutarsi. Terminato il breve intervallo si procede verso il fondo della Vallée, passando per la traversata in uscita dal Ghiacciaio, abbastanza impegnativa per le rocce a terra e le scariche di sassi, non per niente la zona è conosciuta come Le Mauvais pas. Da Punta Helbronner si arriva sugli sci fino al paese di Chamonix, senza bisogno di fermarsi al fondo della Mer de Glace dove è ubicato il Refuge du Montenvers e la stazione del trenino rosso che riporta a Chamonix. Oggi a causa del surriscaldamento globale il ghiacciaio purtroppo si è ritirato e per raggiungere l’ultima discesa che porta alla stazione della cittadina francese bisogna affrontare una salita di quasi 200m di dislivello. Sci in spalla, scarponi morbidi e si sale. Si arriva al chioschetto dove, dopo una fatica notevole, una rinfrescante bevuta è d’obbligo. L’attraversamento dei boschi che sfocia sulle piste annuncia la fine di questa notevole avventura. Il dislivello è incredibile, ben 2.438 m, per una delle più belle discese delle Alpi. A Chamonix ci si coccola con una Crêpes e, prima di riprendere il pulmino direzione Courmayeur, tappa consigliata per gli amanti dello sport è sicuramente il negozio Snell.


SOSTENIBILITÀ

Foto di Aaron Schwar t z @ Patagonia, Inc.

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AGO E FILO PER SALVARE

l’ambiente di Lu ig i Ve ro n e si

IL WORN WEAR TOUR DI PATAGONIA TORNA SULLE MONTAGNE EUROPEE

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SOSTENIBILITÀ

A

volte la strada per la protezione dell’ambiente passa da iniziative particolarmente originali e coraggiose. È in questo contesto che Patagonia, uno dei più importanti brand di abbigliamento sportivo, si conferma leader anche nel campo della sostenibilità con l’espansione del programma Worn Wear. Quest’inverno, infatti, Patagonia sarà presente per la terza stagione consecutiva sulle montagne di mezza Europa con il Patagonia Worn Wear Snow Tour 2020. Il caravan di legno targato Worn Wear viaggerà verso le principali destinazioni invernali di Francia, Svizzera, Austria, Germania e Italia per offrire agli sciatori e agli snowboarder riparazioni gratuite su cerniere, strappi, bottoni, chiusure e altro, oltre a insegnare come aggiustare la propria attrezzatura. Grazie a questo programma si intende incoraggiare sciatori e snowboarder a estendere la durata dei propri capi, riducendo di conseguenza l’impatto sull’ambiente. L’aspetto più sorprendente e innovativo è che l’iniziativa non riguarda solo i capi e accessori di Patagonia: si potranno, infatti, riparare e riportare a nuova vita indumenti da neve di qualsiasi marchio. Si tratta di un’iniziativa tanto originale quanto radicale. Come afferma, infatti, Rose Marcario, Presidente e AD di Patagonia: “Perché riparare è un atto così radicale? Per molte persone, riparare qualcosa che si potrebbe anche scegliere di buttare via è un’idea quasi inconcepibile, soprattutto in quest’epoca che celebra moda e sviluppi tecnologici a getto continuo. Eppure, avrebbe un impatto sbalorditivo. Lo dico come AD di un’azienda che produce abbigliamento: nonostante il nostro profondo impegno a una produzione responsabile, ciò che realizziamo esige dalla Terra più risorse di quante sia in grado di ripristinarne”. “Come singoli consumatori”, prosegue Marcario, “una delle cose più responsabili che possiamo fare per tutelare il pianeta è prolungare la vita delle cose che già utilizziamo. Il semplice gesto di far durare più a lungo i capi che indossiamo, avendone cura e riparandoli quando necessario, consente di non doverne acquistare

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Foto: @ Patagonia, Inc.

Nicholas Wolken e i suoi pantaloni PowSlayer. Foto di Aaron Schwar t z @ Patagonia, Inc.


Foto di JRohn @ Patagonia, Inc.

di nuovi, evitando così di generare le emissioni di CO², la produzione di scarti e di rifiuti e il consumo di acqua associati ai cicli produttivi del settore tessile”. L’inconfondibile caravan Worn Wear di Patagonia è stato costruito su misura con un design particolare per essere in grado di viaggiare verso le località più difficili da raggiungere. Ospiterà a bordo la strumentazione tecnica per le riparazioni e porterà sulla neve cioccolata calda e divertimento. Ma soprattutto avrà l’obiettivo di comunicare alle persone come mantenere in buone condizioni la propria attrezzatura per più e più stagioni, insegnando ad applicare patch, ripristinare l’impermeabilità e aggiustare zip e chiusure. Estendere la vita dei propri indumenti attraverso una corretta manutenzione ed eventuali riparazioni necessarie sembra un gesto poco significativo, eppure è l’azione individuale più importante che possiamo compiere per diminuire il nostro impatto sull’ambiente. Il programma Worn Wear si pone quindi come un esempio virtuoso di economia circolare. “Per ridurre la nostra impronta in termini di consumismo collettivo”, conclude Rose Marcario, “è indispensabile che le aziende che realizzano i prodotti e i consumatori che li acquistano condividano le medesime responsabilità– ma le imprese devono agire in modo indipendente”. Con il programma Worn Wear Patagonia sta indicando la strada da percorrere. La speranza è che altre aziende possano seguire, con altrettanto impegno e creatività, questo percorso di sostenibilità.

TA PPE I TA L I A N E DEL TO U R: 2 5 / 0 3 / 2 0 2 0 - 2 7/ 0 3 / 2 0 2 0 A l a g n a Val s e s ia ( VC) 2 9/ 0 3 / 2 0 2 0 - 31/ 0 3 / 2 0 2 0 C h a m p o l u c (AO)

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ART

Fioriture

di M AU R I Z IO G A LIM BE RTI e S AN DRA R OFE di C o s t a nz a Ro m a g n o li

I fiori sono ricchezza per la vista e nutrimento per l’anima. I colori mescolati e fusi tra loro sono sempre perfetti, non esiste accostamento sbagliato. Sono consiglieri d’arte e moda e re e regine delle più meravigliose fragranze. Due dediche a questi incredibili protagonisti. Un fotografo dalla tecnica inconfondibile di fama internazionale e una professionista che ha scoperto da poco l’amore per l’immagine hanno cercato con il loro obiettivo il puro colore. 33


ART

M

aurizio Galimberti racconta movimenti e sfumature. La sua passione per la fotografia è nata quando aveva 16 anni. Ha cominciato con la camera oscura, ma il buio non gli è mai piaciuto, forse perché da bambino è stato 5 anni in orfanotrofio “e lì era tutto scuro”. Quando ha scoperto che le polaroid erano istantanee e per di più modificabili, si è innamorato della loro bellezza. Galimberti crea coreografie in cui i suoi soggetti ballano. I petali, oggetto di gioco e colore, sono protagonisti perché sono quel frammento caratteristico che scrive la storia dell’immagine. “Attraverso il movimento e il disegno creo tridimensionalità e spazio. I colori dei fiori si inseguono, le forme salgono e scendono, i pistilli si incrociano; i soggetti sono coinvolti in un gioco di prospettive; è grazie alla ripetizione e alla moltiplicazione che riesco a produrre questo effetto tridimensionale. Appena vedo il soggetto, ho un’idea precisa di quello che devo realizzare, quando scatto non guardo più nulla. Scatto e compongo; è un processo unico. È tutta una questione di sensazione. Le polaroid sono manipolabili, vanno oltre la fotografia, mi permettono di guardare all’arte”. Nell’osservare i suoi fiori si ha la sensazione di trovarsi davanti a un dipinto a olio: simil pennellate mischiano i colori e incorniciano l’immagine, esaltandola. “È una sensibilità naturale la mia, probabilmente educata, perché ho sempre fatto un mix tra storia dell’arte, cinema, pittura e fotografia. Anzi oserei dire che la mia fotografia è proprio contaminata dalla storia dell’arte, infatti come diceva Calvino: ‘La fantasia è come una marmellata che dev’essere spalmata su una solida fetta di pane per evitare la banalità.’

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ART



ART

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S

andra Rofe ha iniziato a sviluppare una passione per la fotografia digitale solo 5 anni fa quando ha ricevuto in regalo il suo Iphone 3GS. La telecamera del telefono ha catturato la sua attenzione fin da subito. È stata sua figlia a consigliarle di aprire un profilo Instagram. “Cos’è Instagram”? chiese lei all’epoca. Oggi, a 76 anni, è Pottersarms e ha quasi 13K followers. “Ho sempre amato profondamente la natura e tutta la meraviglia che da essa deriva. Sicuramente il fatto che quando ero bambina ci siamo trasferiti da una città alla campagna inglese ha sicuramente contribuito ad alimentare il mio interesse e amore per la natura. La scoperta di Instagram mi ha aperto un mondo e mi ha permesso di esprimere al meglio l’amore immenso per i fiori, l’ho vissuta come un’opportunità per fotografare tutti i regali che la natura ci dona”. Scatta tutte le fotografie con il suo iPhone, e usa un’attrezzatura alquanto spartana: una scatola luminosa per creare una retroilluminazione e un semplice foglio di carta nero per gli sfondi scuri. “Ho inventato un modo semplice per presentare il mio soggetto e il mio rapporto intimo con esso. Ho imparato a osservare con gentilezza e garbo e il risultato dello scatto spesso riflette anche il mio umore e i miei sentimenti. Oggi sono in procinto di estendere il mio percorso creativo. Sto facendo stampare alcune delle mie immagini su sciarpe di seta, mi attendono tempi eccitanti e avventurosi”.

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ART

Du e d e di c h e ,

in totale

sintonia

tra loro.

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FORGACS gioielli

www.forgacs.it



per

Croce Rossa Italiana Comitato di Milano 44


DINE FOR CHANGE, l’impegno di Diners Club Italia a favore di Croce Rossa Milano e per i Soci DINE FOR CHANGE è un progetto filantropico di ampio respiro promosso da Diners Club International. L’obiettivo è quello di promuovere l’azione partecipata e attiva dei propri Soci a supporto di una causa comune e di pubblico interesse, all’interno del territorio nazionale. La partecipazione è su base volontaria e può essere di varia natura: dal contributo economico attraverso donazioni, a quello individuale partecipativo, diventando parte attiva di organizzazioni locali che di volta in volta affiancheranno Diners Club lungo il cammino. In questa fase di lancio di DINE FOR CHANGE, in un momento così delicato di emergenza sanitaria e sociale per l’Italia, Diners Club Italia ha deciso di essere partner di Croce Rossa Italiana, a sostegno del personale sanitario e dei volontari impegnati su tutti i fronti nella lotta al Coronavirus attivando la campagna di raccolta fondi Diners Club Italia per Croce Rossa Milano. Tutti i cittadini possono aderire alla campagna di fundraising, i Soci Diners Club Italia hanno anche la possibilità, attraverso il programma di loyalty Club Experience, di convertire i punti accumulati in donazioni che finanzino Croce Rossa Milano. Le forme di donazione servono ad acquistare presidi medico-sanitari indispensabili all’attività quotidiana. Le iniziative a favore di Croce Rossa Milano hanno affiancato i provvedimenti che, fin da subito, sono stati promossi da parte di Diners Club Italia a favore degli esercenti e dei Soci residenti nei 14 comuni compresi nella prima Zona Rossa in vigore dal 23 febbraio al 7 marzo. Interventi questi, che intendono esprimere l’aiuto e la solidarietà che Diners Club Italia ha manifestato fin dal primo momento verso i cittadini che risiedevano nei comuni maggiormente colpiti, e che forniscono un sostanziale contributo a quella che dovrà essere, al termine del periodo di emergenza, la ripresa economica e sociale in queste zone e in tutta Italia. Negl’ultimi mesi il mondo ha dovuto fronteggiare una situazione di forte disagio legato alla diffusione del virus Covid-19 che ha stravolto la quotidianità di tutti, ma insieme possiamo fare la differenza. Il futuro dipende da noi, restiamo uniti, facciamo sentire la nostra voce e accudiamo il nostro bel Paese.

Per ulteriori informazioni: press@dinersclub.it tel. 800.39.39.39 Se g ui le n ostre iniziative sui soc ia l #DineForChange

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SEM PRE O V U N Q U E CON TE A VERONA!

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ituata lungo il fiume Adige, è una città che ospita ricchezze e testimonianze storiche e architettoniche di infinita bellezza; prima fra tutte l’anfiteatro Arena, simbolo della città. Custodisce anche i segreti della storia d’amore più famosa al mondo, quella di Romeo e Giulietta, tragedia che il drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare ambientò proprio nella città medievale. Verona è viva più che mai in primavera perché dal 1967 diventa tappa d’obbligo per un importante pubblico di tecnici, esperti, turisti, enoturisti e appassionati che accorrono a Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati. Quattro giorni all’insegna del buon cibo, del buon vino e del divertimento. Una meta perfetta per festeggiare la stagione più allegra dell’anno.

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WELCOME


Se hai in programma un viaggio con destinazione Verona, porta con te la tua Carta Diners Club e utilizzala nei numerosi esercizi che sono lieti di accoglierti.

D OV E M A N G I A R E

D OVE DOR M I R E

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VOJAGE

SPERD U T E FærØer di I s a b e ll a G a ra nzi n i

Diario di un viaggio ai confini del mondo: Faroe Island.

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VOJAGE

M

entre Cina e Stati Uniti si contendono animatamente le Isole Fær Øer per il 5G, il dibattito appare irrilevante e borioso d’insignificanza alle 80.000 pecore che abitano l’arcipelago danese. Un numero considerevole, specie se si pensa che le persone che vivono “sull’isola delle pecore”, a 300 km dalla Scozia, 600 km dalla Norvegia e 430 km dall’Islanda, si ferma a 49.000. Questa è una delle prime informazioni che si apprendono quando, in vista della grande avventura, si è curiosi di notizie (nel mercato italiano circola poco o nulla, fatta eccezione per l’autobiografia di Daniela Pulvirenti). Complice anche questa scarsa reperibilità di informazioni, non è dunque arduo comprendere come mai, nel pre partenza, si avverta il resfeber, termine che Ella Sanders nel libro Lost in Tranlastion definisce come “il battito irrequieto del cuore di un viaggiatore prima che il viaggio cominci, un misto di ansia e aspettativa”. Preda di quest’angoscia nuova, ci si ritrova quasi inconsapevolmente a originare immagini mentali in cui, protagonisti, si cammina senza una meta, come dei tipici flaneur malinconici in mezzo a boschi tinteggiati dell’umore e degli schizzi dei Romantici (i tedeschi hanno chiamato questa sensazione Waldeinsamkeit). E non ci sarebbe nulla di più sbagliato, visto che alle Føroyar non esistono quasi per nulla piante, mentre invece abbondano il brugo color lilla e le orchidee selvatiche, oltre al muschio e all’infinito tappeto d’erba (che piace parecchio agli ovini, i quali non possono valicare alcune proprietà private ma talvolta s’arrischiano ad arrampicarsi sui tetti delle case, attirati dalle frondose porzioni d’erba in esposizione). Se dunque fantasticare sulle Faroe è già di per sé un viaggio, le 18 isole

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ai vertici delle mete più rinomate secondo Forbes, con voli diretti regolari da Danimarca, Inghilterra, Islanda e Norvegia, si presentano al visitatore sotto forma di realizzazione disillusa delle aspettative: quando si atterra a Vágar, la sensazione è di piombare, senza riserve, in un quadro grigio surrealista nel quale non c’è protagonista. Si scorgono intere vallate di gradazioni di verde, che si fanno sempre più scure sul template man mano che la golden hour s’avvicina, e le ultime punte di giallo chartreuse disseminate sulle rocce si abbandonano sempre più ai toni fosforescenti della luna che s’infrange violenta sulle scogliere. È buio. L’oscurità sembra tradire la presenza di una melodia amara d’altri tempi, per poi sparire quando la macchina s’immerge in un tunnel subacqueo, che percorrendo la strada n. 592 sulla costa nord-occidentale di Streymoy (isola delle correnti), lungo la Saksunardalur, superando il lago Saksunarvatn porta a Saksun. Pare ci abitino 30 persone, ma considerando che la casa presa in affitto conta 10 posti letto, è curioso domandarsi dove siano finiti gli altri.

Por to di Tórshavn


BASIC INFO

Stato: Regno di Danimarca C a p i t a l e : Tó r s h a v n (62°00’N 06°47’W) Area:1,399 km2 Popolazione, stima 2019:51,783

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VOJAGE

Leitisvatn: il lago sull'oceano, isola di VĂĄgar

Il villaggio di Saksun sull’isola di Streymoy

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Nessuna luce, se non quella artificiale, numerosi ritratti di famiglia e la presenza di un silenzio menestrello che pervade l’ambiente e toglie il fiato: fatta eccezione per qualche rigurgito d’acqua improvviso dovuto alla condensa fuori, non esistono altri suoni nella notte faroese. I giorni si animano con un programma fitto: il primo si visita il villaggio di Gásadalur, in cui le tipiche beccacce di mare si rincorrono esibendosi in piroette davanti alla cascata-cartolina Múlafossur, che si getta direttamente nell’Atlantico. È poi il turno di Bøur, con le casette di torba e le lenzuola nivee che sventolano senza sosta, rivolte verso Risin e Kellingin, le rocce del “gigante e della strega” protagoniste di una leggenda del posto. Per chi avesse familiarità con Big Sur di Jack Kerouac, non c’è luogo migliore della tappa successiva, Tjørnuvík, per apprezzare le intuizioni generate dai piccoli rumori della natura. Con un waffle e una cioccolata calda, sulla spiaggia del villaggio più a nord dell’isola di Streymoy, si spia il fragore del vento, per poi osservare dei resti vichinghi in un piccolo museo a cielo aperto. Si raggiunge Kirkjubøur, che fu residenza episcopale nel Medioevo, mentre ora trasmette il sentore di una nenia infagottata di grigio cadetto e corvino, ed è poi il turno di Sørvágsvatn, con l’incredibile lago a picco sull’oceano. Il secondo giorno la capitale, Tórshavn, si presenta come il luogo in cui esiste veramente della gente, oltre a negozi, banche, uffici, ristoranti, pub, librerie! Non a caso, più della metà della popolazione faroese risiede qui. Con le casette variopinte che si specchiano nei riflessi narcisistici del porto, ricorda Nyhavn a Copenaghen. A Suduroy, dopo un trekking si raggiunge il faro di Akraberg, il punto più meridionale delle isole Fær Øer.

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VOJAGE

I giorni successivi si visitano Eiði, Gjóg e Funningur (che sembrano disegnate da Edward Hopper, con tutte le case bianche, le scalinate e i tetti rossi), ed è la volta di scalare la vetta più alta dell’arcipelago: lo Slættaratindur, 882 metri. La vista mozzafiato di cui si gode dall’alto (con il sereno è possibile scorgere il ghiacciaio islandese Vatnajökull), accompagnata dalle pecore di passaggio, lascia letteralmente senza fiato (è sconsigliata a chi soffre di vertigini). A Klaksvík, altro “centro nevralgico” d’interesse mondano, c’è un festival, pieno di schiamazzi rari e birre del posto. Ma ciò che, se si va alle Faroe, non può mancare, è una visita a Mykines: conta 14 abitanti, ma in compenso ci vivono migliaia di puffin (in faroese lundi, in latino fratercula artica e in italiano pulcinella di mare). Il becco e le zampe arancioni ricordano un pappagallo, ma il piumaggio bianco e corvino fa venire in mente un pinguino: nulla di più suggestivo che incontrarli, avventurandosi su per la montagna fino al ponte Atlantarhavsbrugvin, che, traballando sopra all’Atlantico, collega alla cresta dalla quale si scorge il faro, simbolo delle isole danesi. Con scogliere a piombo sull’oceano, nulla resta più appagante di questa visione sospesa in un racconto antico, che si tramanda di generazione in generazione con i sospiri del vento. Le isole Fær Øer, di cui solo Lítla Dímun disabitata, attraggono l’attenzione della gente per diversi motivi: gli immensi spazi vuoti, le leggende celtiche dai richiami ancestrali aggrappati alla natura priva di contaminazioni, l’idea felice di una sosta accompagnata da una bevanda fumante (fika, termine di tradizione svedese) per ripararsi dalle temperature gelide, che si aggirano tra i 3-4 gradi d’inverno e i 9-11 d’estate, ma sono anche tristemente note per la caccia e il massacro delle balene (l’ultimo dibattito acceso risale al 2019).

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Non smettono di stupire quando Durita Dahl Andreassen, per far comparire visivamente le località su Google, ha installato uno zainetto high-tech con fotocamera 360 gradi addosso alle pecore, le quali girando per l’arcipelago scattano delle fotografie, che compaiono direttamente su Street View. Insomma, per chi volesse lasciarsi ammaliare dal sapore delle leggende, dai colori puri e dalla leggerezza che solo un arcipelago disperso nell’Atlantico può regalare, non resta che prenotare. Ne deriveranno grandi intuizioni e mirabili ricordi di quello Zeitgeist che solo le isole Fær Øer sanno regalare.



FOOD

L’ASPRO

CHE ADDOLCISCE LA VITA di Re b e cc a H a m m e r

Hanno origine in Estremo Oriente e in India e abbracciano tutti i colori dal verde intenso al bordeaux, passando da infinite sfumature di gialli e arancioni. Si tratta dei Citrus, meglio noti come Agrumi.

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FOOD

C

hi non conosce il detto “di mattina è oro, a mezzogiorno argento e di sera piombo”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere dalla mamma: “Bevi subito la spremuta adesso che è fresca, altrimenti le proprietà della vitamina C evaporano!” Una bella tazza di acqua calda limone e miele non è forse la cura più efficace contro il mal di gola? Oppure ancora, dopo una cena molto pesante, cosa c’è di meglio di un canarino digestivo? Un rimedio naturale quest’ultimo a base di acqua calda e scorze di limone efficace per alleviare il senso di pesantezza che molto spesso si avverte dopo un pasto abbondante, per di più usato anche per combattere nausea e mal di stomaco. Gli agrumi sono stati i primi frutti a essere utilizzati come prodotto terapeutico. Fin dall’antichità infatti, i marinai si servivano di limoni e arance per combattere la stanchezza e lo scorbuto, una malattia con gravi conseguenze dovuta a carenza di vitamina C. Anche oggi, queste sfere dorate sono una fonte inesauribile di potenzialità, sia grazie alla loro ricchezza di vitamina C e potassio, che permette di combattere raffreddori, influenze e spossatezza, sia perché del frutto non si butta via nulla, ogni parte, dalla polpa alla buccia, può essere utilizzata. In cucina, consumati sia crudi che cotti, aggiungono un twist di freschezza a innumerevoli piatti che spaziano dall’antipasto al dolce. La polpa di arance, mandarini e clementine conferisce una nota dolce ai piatti, come nel caso dell’insalata di finocchi e arancia o del filetto di maiale al mandarino, di contro limoni, lime, e cedri sono più aspri e amari, proprietà queste ultime riscontrabili per esempio con il semplicissimo pollo al limone, o

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il salmone cotto su foglie di cedro, gustoso e leggero. Proprio perché degli agrumi non viene eliminato nulla, le più sofisticate prelibatezze vengono realizzate addirittura con la scorza, ingrediente ottenuto per raschiatura della buccia esterna (solitamente arancia, limone, lime o cedro). È molto utilizzata in cucina ad esempio come condimento per marmellate, budini, biscotti, liquori e caramelle, sia candita che caramellata, e apporta una piccantezza tenue e raffinata, perfetta per chi ha gusti più particolari e ricercati. Noi conosciamo e adoperiamo solo una piccolissima parte dei Citrus, ma ne esistono davvero moltissimi.

Il Kuamquat detto anche comunemente mandarino cinese è lungo 3-4 cm e largo 2-4 cm e sembra una miniatura ovale e lunga dell'arancia. Differisce dalle altre specie di Citrus per il fatto che, durante l'inverno non mette più nuove gemme o getti. È perfetto per la preparazione di marmellate e canditi.

Il Pomelo è molto probabilmente il più antico agrume coltivato dall'uomo seguito da cerdo e mandarino. Non è sferico o leggermente schiacciato, ma si presenta spesso con aspetto piriforme. È il più grande tra i frutti dei Citrus, cresce fino ai 30 cm di diametro e può pesare fino a 1-2 kg.

Il Finger Lime è di origine australiana ed è particolarissimo perché possiede delle vescicole di succo che, non essendo suddivise e compresse negli spicchi, alla vista assomigliano al caviale. Si rompono in bocca lasciando un sapore simile a quello del limone.


Anima, fatti color d’arancia. Anima, fatti color d’amore. Fe d e r i c o G a r c í a L o r c a

La caratteristica buccia della Combava invece, è fortemente increspata, irregolarmente bombata e di colore verde acceso. La pianta si distingue da tutti gli altri Citrus per le numerose spine - da qui il nome scientifico Citrus hystrix come istrice -. Le foglie sono lunghe fino a 12 cm, pungenti e dotate di un insolito restringimento centrale. Troppo aspra per essere consumata fresca, viene utilizzata per la preparazione di salse o liquori.

Il Cedro Mani di Buddha invece deve il suo nome alla strana forma che richiama lontanamente quella di una mano umana. Il frutto ha una buccia spessa e rugosa e contiene solo una piccola quantità di polpa acida, è molto profumato e la sua essenza viene utilizzata per profumare ambienti e oggetti personali come l'abbigliamento.

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“Come fiamme brillanti tra rami di smeraldoâ€?: a questa immagine il poeta arabo Ibu Hamdis, vissuto nel XII secolo, paragonava la bellezza degli agrumi della Sicilia che, ancora adesso nella stagione invernale, si veste dei suoi colori piĂš belli, coperta da un prezioso manto dorato.

Il giardino degli DEI

di El e n a Fa u s t a G a d e s c h i

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onosciuto e coltivato in Cina fin dalla notte dei tempi, attorno all’anno 1000 questo genere di frutto dal sapore inconfondibilmente aspro arrivò in Sicilia grazie agli Arabi, trovando un luogo ideale dove attecchire grazie alla felice combinazione di un clima caratterizzato da estati lunghe e calde e inverni miti e piovosi. Coltivati inizialmente come sole piante ornamentali – non per niente gli agrumeti dell’isola vengono ancora oggi chiamati “giardini” – gli agrumi vennero presto apprezzati anche a tavola non appena se ne diffusero le prime varietà dolci come le arance rosse e vaniglia, le sanguinelle e i mandarini che, insieme a limoni, pompelmi e bergamotti, costituirono per secoli la ricchezza dell’isola. Lo sa bene il Giardino della Kolymbethra, il raro gioiello archeologico e agricolo che sorge sopra i resti di Akragas, l’antico nome della città di Agrigento, che custodisce ancora oggi tutti i colori, i sapori e i profumi della terra di Sicilia. Di Akragas, fondata dai Greci nel VI secolo a.C., parla lo storico Diodoro Siculo, che narra come nel 480 a.C. il tiranno Terone, per approvvigionare d’acqua il centro abitato, fece progettare una rete di gallerie ipogee che si concludeva ai piedi dell’urbe in una grande vasca detta Kolymbethra “del perimetro di sette stadui”, presto adattata a vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili, capace di trasformare l’arida terra siciliana in un giardino fiorente di piante mediterranee.

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Nel 2007 e nel 2009 il Giardino della Kolymbethra è entrato nella classifica de "Il Parco più bello d'Italia", collocandosi fra i 10 finalisti del concorso.


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La Kolymbethra in effetti è un vero e proprio luogo di delizie, che si estende per oltre cinque ettari tra il Tempio di Vulcano e il Tempio di Castore e Polluce, in un angolo nascosto che trova riparo all’ombra dei suoi olivi secolari e che avvolge l’intera Valle dei Templi con il suo intenso profumo di zagara. U n’av ve ntu ra storico-naturalistica che prosegue con la visita degli Acquedotti Feaci, che si estendono nel sottosuolo per oltre 185 metri e che completano il percorso esplorativo del vicino Parco Archeologico, tra i meglio conservati del Mediterraneo. Dopo l’insediamento punico e greco, questa vasta area conobbe il suo periodo di massimo splendore tra il XIX e il XX, quando divenne una delle mete imprescindibili del Grand Tour, attirando la curiosità di studiosi e turisti provenienti da tutta Europa. Meno fortunati furono invece gli ultimi decenni del Novecento con la scomparsa dei vecchi contadini locali e l’avanzata della speculazione edilizia che dal centro di Agrigento minacciava di estendersi fino al sito archeologico, portando a un inevitabile declino della Kolymbethra.

Ad Agrigento la K o l y m b e t h r a è un angolo ombroso di paradiso dove olivi secolari prosperano generosi e dove gli agrumi inondano la Valle dei Templi coi loro profumi.

Affidato in concessione al FAI dalla Regione Autonoma della Sicilia nel 1999, oggi il giardino è tornato ai suoi antichi splendori con un percorso botanico davvero unico nel suo genere, che oltre alla zona del mandorleto-oliveto e dell’agrumeto – che vanta tra le sue specie il Citrus Grandis, il più antico agrume mai coltivato dall’uomo, oggi meglio conosciuto come Pomelo –, ospita piante idrofile come la canna comune o il ricino, e specie come la palma nana, la ginestrella comune e il cappero. Un lussureggiante giardino molto amato anche dallo scrittore Andrea Camilleri, che gli dedicò un passaggio de La pazienza del ragno (Sellerio): «Livia era appena rientrata, felice. “Ho scoperto un posto meraviglioso, sai? Si chiama Kolymbethra. Pensa, prima era una vasca gigantesca, scavata dai prigionieri cartaginesi”. “Dov’è?” chiese Montalbano. “Proprio lì, ai templi. Ora è una specie di enorme giardino dell’eden… promettimi che un giorno o l’altro ci vai”».




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