28/11/2019 - Auser: anziani, priorità la lotta alla solitudine

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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE FONDATO NEL 1983

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GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2019 - ANNO 37 N. 26 - EURO 0,20

REDAZIONE

AGENDA NATALE

Sabato 30 il convegno “Che futuro per il territorio di montagna?”

Auser: anziani, priorità la lotta alla solitudine

Le linee guida del neo presidente Guarinoni: “Valorizzazione dei circoli, attenzione alle periferie, ai comuni montani e alla promozione sociale”

Camice bianco addio, emergenza medici

A PAGINA 4

Piacenza Alimentare: aggregarsi per competere

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Laurea in Giurisprudenza, una lunga esperienza nel settore socio-sanitario e una parentesi da amministratore pubblico (19972001), Luciano Guarinoni, classe ’51, di Fiorenzuola d’Arda è il nuovo presidente provinciale di Auser Piacenza. Dopo una carriera prima agli Ospizi Civili di Piacenza (ex Ipab, assistenza disabili e minori) e poi, fino al 2017, dirigente all’Asp Città di Piacenza, Guarinoni passa alla guida di Auser Piacenza. Le “linee guida” che vuole imprimere all’associazione di volontariato a livello provinciale riguardano la valorizzazione dei circoli, il consolidamento del volontariato organizzato nel Filo d’Argento, il trasporto sociale protetto da ampliare e un “nuovo insediamento” nei territori periferici, svantaggiati e di montagna per fare in modo che Auser diventi soggetto promotore di un “associazionismo vitale”.

San Nicolò fa il pieno di iniziative

28 novembre 2019

Corriere Padano

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Numero 1

Giovedì 28 novembre 2019

Piacentini 100 volte mi Piace

di Cesare raimondi

Gragnano tra voglia di festa e tradizione A PAGINA 7

clima

Ragazzi che educano gli adulti

A PAGINA 2

di Antonella lenti

sicurezza

Quartiere Roma, dove resiste il senso di comunità PIVONI A PAGINA 4

Il problema vero sono droga e alcol

Luigi Cavanna Lo scienziato della porta accanto

ricerca

& innovazione

Il Rict in soccorso del dissesto idrogeologico di Giovanni volpi

di Francesca Lombardi

Oggi con Corriere Padano Alberoni, gospel per solidarietà

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A Calendasco arriva la magia del Natale A PAGINA 7


Corriere Padano

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ATTUALITÀ

28 novembre 2019

Convegno Auser: “Che futuro per il territorio di montagna?” “Anziani tra spopolamento e longevità: quale futuro?”. E’ questo il titolo della tappa piacentina del primo Festival della Longevità di Auser EmiliaRomagna. L’Italia è al secondo posto nella classifica mondiale per quanto riguarda la longevità, e Piacenza è in linea con questo dato. La vita si è allungata, ma com’è la vita dopo la pensione nelle aree interne del territorio piacentino, tra spopolamento e carenza di relazioni e servizi? E’ questa la domanda di fondo a cui Auser vuole rispondere con il convegno del 30 novembre alle ore 9:00 all’auditorium Open Space 360 (ex Santa Maria della Pace), in via Scalabrini. Al microfono, si alterneranno rappresentanti della Regione Emilia-Romagna, Provincia di Piacenza e Comune di Piacenza. Previsti interventi della dotto-

ressa Gaetana Droghi, della Direzione assistenziale AUSL che parlerà del progetto “Montagna solidale”, del dottor Renato Zurla e di Oreste Torri, della cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri di Alpe Succiso (Reggio Emilia) e alcuni sindaci del territorio. “La Provincia di Piacenza è per un terzo in pianura, un terzo in collina e un terzo in montagna. Se i servizi e le occasioni di relazioni sono buone su tutta la via Emilia e fino al Po, lo stesso non si può dire delle aree interne, collinari e di montagna – spiega Guarinoni -. Auser si propone come parte attiva per aprire spazi di socialità, di volontariato anche attraverso l’apertura dei circoli nei territori più disagiati, che si andrebbero ad aggiungere ai 14 circoli già presenti in provincia di Piacenza in altrettanti comuni”.

Auser, Guarinoni: “Anziani, priorità lotta alla solitudine” Le linee guida del neo presidente dell’associazione: “Valorizzazione dei circoli, attenzione alle periferie, ai comuni montani e alla promozione sociale” Laurea in Giurisprudenza, una lunga esperienza nel settore socio-sanitario e una parentesi da amministratore pubblico (1997-2001), Luciano Guarinoni, classe ’51, di Fiorenzuola d’Arda è il nuovo presidente provinciale di Auser Piacenza. Dopo una carriera prima agli Ospizi Civili di Piacenza (ex Ipab, assistenza disabili e minori) e poi, fino al 2017, dirigente all’Asp Città di Piacenza, Guarinoni passa alla guida di Auser Piacenza. Le “linee guida” che vuole imprimere all’associazione di volontariato a livello provinciale riguardano la valorizzazione dei circoli, il consolidamento del volontariato organizzato nel Filo d’Argento, il trasporto sociale protetto da ampliare e un “nuovo insediamento” nei territori periferici, svantaggiati e di montagna per fare in modo che Auser diventi soggetto promotore di un “associazionismo vitale”. Prima “uscita pubblica” del nuovo presidente Auser la presentazione in conferenza stampa della tappa piacentina del Festival della Longevità Auser Emilia-Romagna, prevista per sabato 30 novembre. In una nota stampa Guarinoni ha espresso la sua volontà di mantenere la continuità con quanto realizzato da Veneziani e concentrarsi quindi “sul valorizzare la ricchezza dei circoli territoriali, queste strutture capillari hanno una valenza fondamentale come elemento

di socializzazione e costruzione di rapporti e relazioni che sovente sfociano in iniziative d’interesse per i cittadini”.

fondamentale per i soggetti deboli anche in quei territori di periferia, di montagna, ai margini dei servizi. L’orizzon-

“Un grazie ai volontari: forti e gentili” “Consolideremo, inoltre, l’attività di volontariato del Filo d’Argento a partire dal trasporto protetto cercando di estendere questo servizio

te è quello di rendere Auser un ‘terreno di incontro dei valori’ che sono il perno della nostra associazione. Valori di solidarietà che ci ispirano e che tro-

vano posto nella Costituzione italiana e nella Carta universale dei Diritti dell’Uomo: una base fondamentale per la discussione e la programmazione della nostra azione sul territorio”. Sulla “cura delle periferie” Guarinoni disegna i passi futuri di Auser a Piacenza: “L’associazionismo deve essere coltivato laddove c’è più bisogno di promozione sociale, quindi a partire dai territori più periferici, nelle frazioni, nei Comuni montani per la lotta alla solitudine: siamo a disposizione di amministrazioni e istituzioni su questo fronte”. Il presidente Auser Piacenza ricorda l’impegno dell’associazione nell’Emporio solidale. “La lotta alle nuove povertà passa dall’Emporio. Un progetto che Auser proseguirà anche nell’ottica della partecipazione attiva”. Infine, tra gli altri progetti in campo dell’associazione con sede nei locali della storica ex fabbrica Arbos, cita “il diritto ad invecchiare a casa propria” anche coinvolgendo gli attori istituzionale che possono contribuire a incrementare i servizi in questa direzione. Voglio qui ricordare il lavoro quotidiano e la passione di centinaia di volontari e soci Auser che consentono alle idee di camminare su spalle forti, e gentili” Nella foto al centro il neo presidente Auser Luciano Guarinoni

Sabato 30 novembre Open day all’Istituto Sant’Eufemia Dalle ore 8,30 alle 12, i genitori che si apprestano a scegliere la scuola per i propri figli potranno visitare liberamente la struttura, ampia, accogliente e dotata di tecnologie avanzate (accesso a internet in tutte le classi della scuola primaria, lavagne interattive multimediali, laboratorio di informatica rinnovato a settembre 2017). Sarà possibile avere un colloquio con la dirigente e con gli insegnanti che il prossimo anno inizieranno un nuovo ciclo scolastico per conoscere il piano dell’offerta formativa ed approfondite metodologie, attività, organizzazione e peculiarità dell’Istituto, unico a Piacenza ad offrire : - un sistema integrato di educazione e istruzione da uno a undici anni, in linea con i più innovativi indirizzi pedagogici; - il percorso più completo di apprendimento della lingua Inglese con docenti madrelingua British Institutes abilitati all’insegnamento dell’innovativo AKTIVE Learning Method che prevede attività mirate per nido, scuola dell’infanzia e scuola primaria, con docenze in orario curricolare, utilizzo della metodologia CLIL, esami di certificazione, laboratori pomeridiani e Summer Camp. L’istituto, situato nel centro della nostra città, ha ottenuto il riconoscimento di scuola cattolica e si ispira al Carisma Vincenziano della Congregazione che la fondò nel lontano 1875. Oggi la scuola offre un progetto che mette al centro dell’azione educativa l’attenzione alla persona e la cura per la formazione dell’individuo dal punto di vista etico in un ambiente protetto, ma attento ad inserire i ragazzi nella società attuale, attraverso l’impegno nella qualificazione dell’offerta formativa, l’aggiornamento continuo dei docenti, l’ottimizzazione della compresenza delle figure educative e l’intervento di esperti. Numerosi sono i servizi studiati per rispondere elle esigenze degli alunni e delle loro famiglie, quali assistenza ai compiti, prolungamenti orari per tutte le fasce d’età, laboratori in orario extrascolastico che spaziano in varie aree (musica, sport, attività espressive…) ed un centro estivo in lingua inglese. L’istituto, dotato di una cucina interna le cui attrezzature sono state rinnovate nell’estate 2019, applica i menu approvati dall’AUSL, somministra frutta e verdura biologica e attiva laboratori di educazione alimentare. Sta avviando iniziative per una sensibile riduzione dell’utilizzo della plastica e ha scelto prodotti ecocompatibili per la pulizia degli spazi a salvaguardia dell’ambiente e della salute di tutti coloro che lo ‘abitano’. Le famiglie in visita potranno farsi accompagnare dai loro bambini. Per il loro intrattenimento è previsto uno spazio giochi assistito dalle educatrici del nido ed un laboratorio ludico-musicale condotto da un’esperta del progetto Ritmia.


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PRIMO PIANO

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Successo a Piacenza Expo per i Vignaioli Indipendenti E’ passata agli archivi all’insegna del sold out la 9ª edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI, che si è tenuta a Piacenza Expo. Le 626 cantine presenti e provenienti da ogni parte d’Italia (+5% rispetto all’edizione 2018), sono infatti state visitate da circa 22.500 appassionati, con una componente importante di operatori professionali il lunedì. Confermata l’ottima funzionalità di Piacenza Expo e della città che ancora una volta hanno accolto un pubblico in costante crescita composto da molti appassionati che tornano a ogni edizione a trovare i vignaioli già conosciuti e a scoprirne di nuovi, e da addetti ai lavori che hanno particolarmente apprezzato l’apertura del lunedì. I Vignaioli Indipendenti sono i rappresentanti di una viticoltu-

ra artigianale che vuole farsi custode del territorio e delle tradizioni, che segue l’intera filiera produttiva dalla coltivazione delle vigne fino alla produzione e all’imbottigliamento del vino. Un’importante nicchia di qualità nel mondo della viticoltura italiana, che a Piacenza Expo ha ormai trovato la propria “casa ideale”. “Una rassegna fieristica di qualità – ha commentato l’Amministratore Unico di Piacenza Expo, Giuseppe Cavalli – che sta riscuotendo sempre più successo ed interesse proprio per la sua caratteristica di proporre al pubblico produzioni vinicole quasi artigianali, provenienti da vigneti in gran parte condotti in regime biologico o biodinamico. Una fiera che continua a crescere e che anche i piacentini dimostrano di apprezzare tantissimo”.

Piacenza Alimentare: aggregarsi per competere Il neo presidente del Consorzio Emanuele Pisaroni: “Nuove sinergie, l’internazionalizzazione delle aziende è il nostro obiettivo principale” clienti, dagli aspetti di gestione (e soprattutto di mantenimento) dei nuovi contatti commerciali allo sviluppo di nuove reti di vendita”. Aggregarsi per competere, è la mission: il ruolo del Consorzio diventa ancora più determinante nel caso delle piccole aziende, che in poco tempo possono accedere ai canali delle grandi realtà aziendali e sviluppare sinergie di filiera. “Abbiamo introdotto lo “spazio commerciale condiviso”, una vetrina dedicata a

(fg) Promuovere nuove sinergie sul territorio e valorizzare le eccellenze locali, sono gli obiettivi del neopresidente del Consorzio Piacenza Alimentare, Emanuele Pisaroni. “Fare rete per diventare più competitivi sui mercati (nazionali ed internazionali) e per comunicare al meglio il territorio nella sua molteplicità di contenuti, è la mia priorità: per questi motivi – spiega il presidente Pisaroni – siamo al lavoro per sviluppare nuove connessioni tra le realtà locali e per valorizzare al meglio Piacenza e le sue proposte

“Collaborazione con i consorzi Vini Doc e Salumi Tipici” enogastronomiche, culturali e turistiche”. Proprio in questi giorni il Consorzio Piacenza Alimentare presenta “Assapora Piacenza”, il nuovo network di aziende locali nato per raccontare il territorio e le sue produzioni attraverso la proposta di itinerari di viaggio pensati per

lanova, che propone prodotti ortofrutticoli trasformati artigianalmente secondo le antiche ricette della Bassa piacentina: tra essi, spicca la giardiniera, vero fiore all’occhiello di una realtà in continua crescita, aperta alle visite in azienda e

tutte le eccellenze che rappresentiamo e che – in occasione degli eventi fieristici all’estero - allestiamo per promuovere anche la proposta commerciale delle piccole realtà locali”, afferma Pisaroni, che ricorda – a tale proposito - le recenti esperienze di Colonia (Anuga 5-9 ottobre) e di Londra (Bellavita 7-8 novembre), e anticipa la volontà di ripetere tale format anche in occasione di Cibus 2020 di Parma. Tra le intenzioni del presidente si inserisce – infine

il Consorzio per due mandati - che mi ha affiancato nei primi mesi di attività insieme al vicepresidente Stefano Perini e al consigliere Luca Groppi. Posso contare – aggiunge - su un team di professionisti – tra i quali Daniele Ghezzi, Giovanna Righi e Gianluca Umbelli – al lavoro nell’interesse del territorio e della sua valorizzazione”. L’internazionalizzazione delle aziende è l’obiettivo principe del Consorzio Piacenza Alimentare, che il prossimo anno compirà quarant’anni di attività e che è

diversi segmenti di pubblico (vedi box): “L’iniziativa – ricorda Pisaroni - nasce in sinergia con tutti i soggetti firmatari di “Destinazione Piacenza”, per offrire una continuità - in ambito locale -, a “Destinazione Turistica Emilia” ed elaborare insieme le soluzioni migliori per presentare la nostra offerta territoriale”. Classe 1980, Emanuele Pisaroni è contitolare dell’azienda agricola ‘Cascina Pizzavacca’ di Soarza di Vil-

le aziende piacentine (ad oggi sono oltre una quarantina, ma le richieste di adesione sono in costante crescita) che abbiamo in rete”, afferma Emanuele Pisaroni, presidente del Consorzio Piacenza Alimentare, che spiega: “Gli itinerari di viaggio sono già disponibili sul portale internet dedicato (www.assaporapiacenza.it) e possono essere prenotati (info@assaporapiacenza. it )”. Sono diverse le proposte tematiche: dalla scoperta della Bassa piacentina al Piacenziano, dal “focus sui vini piacentini” al pacchetto “salumi, canapa e caffè”, e molte altre sono in cantiere.

con una sala di degustazione ed un negozio recentemente rinnovati. Già consigliere della Strada del Po e dei Sapori della Bassa, Pisaroni è subentrato lo scorso giugno a Sante Ludovico (La Pizza +1) ai vertici del Consorzio Piacenza Alimentare: “Intendo portare avanti l’impegno di chi mi ha preceduto nel supportare le aziende piacentine, favorendone l’export. Ringrazio Sante Ludovico - che ha guidato

costituito da una settantina di aziende del territorio: “Siamo il Consorzio monosettoriale più grande d’Italia, una realtà ben strutturata e dalla lunga tradizione. Aggreghiamo aziende (di diverse dimensioni) che interessano l’intero comparto agroalimentare e ricopriamo un ruolo fondamentale – evidenzia Pisaroni - nella gestione degli aspetti “pre” e “post” fiera”: dal sostegno nell’allestimento fieristico, alla comunicazione con i

Nelle foto il neo presidente del Consorzio Piacenza Alimentare Emanuele Pisaroni

«Capita poi di voler condividere la casa con le persone che amiamo e di adottare con loro nuove soluzioni»

“Assapora Piacenza”, il nuovo network turistico Nasce “Assapora Piacenza” la nuova rete di imprese (salumifici, caseifici, cantine, aziende agroalimentari ed altre realtà locali) disponibili ad aprire le proprie porte ai turisti e a mostrare l’attività produttiva del territorio. L’obiettivo è creare un circuito turistico basato sulla proposta di itinerari di viaggio mirati a scoprire le eccellenze enogastronomiche, paesaggistiche, storiche e culturali di Piacenza e delle sue valli. “Lo scorso fine settimana abbiamo inaugurato i primi viaggi di “Assapora Piacenza Bus”, il pullman che accompagnerà i turisti in un tour presso

- la volontà di portare avanti una collaborazione sempre più attiva con il Consorzio dei Vini Doc Piacentini e con il Consorzio dei Salumi Tipici Piacentini, “condividendo calendari e obiettivi comuni, in un’ottica sinergica”, come avvenuto in occasione della passata edizione di “Tutto Food ” a Milano.

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ATTUALITÀ

Camice bianco addio, emergenze e ambulatori presto senza medici Il presidente dell’Ordine Augusto Pagani lancia l’allarme: meno quaranta per cento fra quattro anni. “Il sistema è a rischio” “Entro il 2023 perderemo il 40% dei 190 professionisti di medicina generale in città e provincia: il nostro sistema è a rischio”. L’allarme di Augusto Pagani, presidente provinciale dell’Ordine dei Medici, si aggiunge a quello lanciato qualche giorno fa da Andrea Magnacavallo, primario del Pronto Soccorso di Piacenza, che ha firmato un appello al presidente della Repubblica insieme ad altri 200 direttori di PS lamentando “una carenza di 2000 medici nei Pronto Soccorso italiani che così rischiano la chiusura, non riuscendo più a coprire i turni”. Una situazione drammatica che il presidente dei medici di famiglia piacentini ha ribadito di recente nel corso della trasmissione “Di Profilo” dell’emittente ZeroCinque23 e in una intervista rilasciata a Libertà: “La carenza di medici – ha ricordato Pagani – deriva dalla mancata programmazione fatta nel passato: personalmente ho lanciato l’allarme su questo tema già nel 2012, in occasione della prima assemblea del mio mandato: sapendo che nel periodo 2015-2025 sarebbe andato in pensione almeno il 30% dei medici bisognava – per mantenere le condizioni di servizio ed efficienza del Servizio sanitario

“La carenza di medici deriva dalla mancata programmazione fatta nel passato” nazionale – garantire che per un medico che andava in pensione ce ne fosse uno nuovo. Questo non è stato fatto, mi chiedo se

per improvvidenza, ignoranza o speculazione politica”. Pagani ha aggiunto che a Piacenza, nel mese di novembre,

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medicina generale, di acquisire la convenzione non più alla fine dei tre anni, con l’aggiunta degli otto mesi richiesti dalla burocrazia, ma di acquisirla già al secondo e terzo anno, entrando in graduatoria pur con scelte limitate”. E poi l’aumento delle borse di studio: “Fino a un paio di anni fa avevamo mille borse di studio all’anno, ora sono aumentate del 15%. Si tratta di misure tampone da parte del Governo - commenta Pagani -, comunque insufficienti”. E ricorda il presidente dell’ordine dei medici di famiglia piacentini: “Io ho lanciato a Piacenza il grido di allarme e diversi colle-

Nella foto al centro, a sinistra, il presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza Augusto Pagani

Quartiere Roma, dove resiste il senso di comunità

NIDO D’INFANZIA

Bambini da 12 a 36 mesi suddivisi in 2 sezioni omogenee Convenzionato con il Comune di Piacenza

Inglese con docenti British ish h Institutes per nido, scuola infanzia, scuola primaria, sperimentazione CLIL, esami di certificazione Tedesco facoltativo con madrelingua Goethe Institut per la scuola primaria

solamente nove posti sono stati coperti rispetto alle ventiquattro zone classificate carenti di medici convenzionati e una quindicina di aree sono state rifiutate: “Significa che nessun medico italiano le ha ritenute appetibili”. Tra le ragioni, la scarsa densità demografica (specie in zone montane) dove con 250/300 pazienti e un compenso di 80 euro lordi pro capite all’anno, un medico non riesce neanche a pagare l’ambulatorio. Le misure emergenziali che sono state adottate sono: “La possibilità offerta ai laureati che fanno il corso triennale di formazione per diventare medici di

ghi lo hanno fatto con altrettanta decisione in altre regioni, ma la politica non ci ha dato ascolto né séguito e oggi ci si trova in grande difficoltà. Il rischio di risvegliarsi con reparti e/o ambulatori chiusi è reale”. A livello locale, secondo il presidente dell’Ordine, “occorre rendere il territorio più attrattivo per i medici di medicina generale e soprattutto per gli specialisti. Bisogna che la direzione generale e sanitaria dell’Ausl piacentina mettano tutta la propria buona volontà nel creare condizioni di lavoro migliori per medici e infermieri, servono più attenzione, dialogo e collaborazione tra direzione sanitaria e medici. Ho colto segnali di malessere e registrato con dispiacere l’abbandono di eccellenti professionisti per andare in altre strutture e regioni. Bisogna lavorare sull’organizzazione del lavoro, turni meno pesanti per l’organico ridotto, più formazione e ricerca”.

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Il Quartiere Roma è da decenni una delle frontiere della città col porto franco che è la stazione ferroviaria, un nome che per la piacentinità oggi fa ancora rima con degrado e quartiere insicuro, ma non è solo questo, è anche una fucina di lavoro e di comunitarismo. Dall’incrocio con via Alberoni e piazzetta S. Maria alla Lupa, l’ex via Cavallotti appartiene a tutti quei commercianti solari ed operosi che popolano questa metà di Porta Galera: Francesca la farmacista, Mariuccia e Marina del bar “Ma Maison” da poco divenuta bottega storica insieme alla Salumeria Valla, Giulia e Alessandra le illustratrici, Jennifer della Luppoleria coi suoi tavolini ed eventi ai Giardini Merluzzo. Una via decisamente al femminile e di certo mai noiosa. Residenti, commercianti e associazioni della zona hanno scelto di coinvolgere direttamente i cittadini e tutte le realtà impegnate sul territorio, promuovendo forme di partecipazione da parte di tutta la popolazione. Così è nata “Matti da Galera”, la festa che ogni autunno anima via Roma, via Tibini e i giardini per attirare l’attenzione sul quartiere e sulla sua voglia di rilancio. Per iniziativa poi dell’Associazione dei commercianti del Quartiere Roma stesso, da anni, si tiene il mercatino dell’usato nella via principale, chiusa al traffico, ogni prima domenica del mese, dove si possono trovare ogni sorta di chincaglieria, libri d’epoca, oggetti vintage e non solo, con tanto cibo di strada, a cui contribuiscono anche le suore dell’Oratorio di San Savino, centro d’aggregazione ancora pulsante. Meritevole di citazione è l’avviata Scuola Azzurra (dell’associazione “Fabbrica e Nuvole”) di via Roma, in fase di ampliamento a causa dell’aumento delle iscrizioni annuali. I volontari, quasi tutti italiani, si moltiplicano e sanno bene che l’unione fa la forza, sono ormai tre anni e mezzo da quando l’ex preside del Cassinari, Carli, diede in comodato

d’uso gratuito i suoi originari locali per alfabetizzare tre fratellini di una famiglia rom. Oggi, i locali sono decisamente cambiati, i ragazzini sono oltre la quarantina e provengono da tutti i paesi del mondo: Algeria, Repubblica Dominicana, India, Senegal, Marocco, Egitto, Macedonia, Albania e altri. Hanno anche età diverse, perché alcuni l’italiano lo sanno già, altri no. Un presidio scolastico-culturale assolutamente laico in questo quartiere multietnico, arricchito da una recente galleria artistica in via Tibini.

Dulcis in fundo, l’ambulatorio sociale “Arcangelo Dimaggio” tra via Pozzo e via Sansone, dedicato all’omonimo ex militare e poi ingegnere tarantino trapiantato a Piacenza che dedicò parte della sua vita al volontariato. Questa piccola succursale dell’ASL eroga prestazioni mediche di base a tutti coloro che non possono accedere al Servizio sanitario nazionale (stranieri irregolari, anche italiani senza fissa dimora, neo-comunitari, ecc..) e prestazioni infermieristiche (medicazioni, misurazione della pressione, ecc.). L’ambulatorio è un raccordo con le altre associazioni del quartiere per ridurre il disagio sociale e s’inserisce in un piano avviato di riqualificazione della zona sul lungo periodo. Edoardo Pivoni


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GiovedĂŹ 28 novembre 2019

Piacentini 100 volte mi Piace

di Cesare Raimondi

clima

Ragazzi che educano gli adulti di Antonella Lenti

sicurezza

Il problema vero sono droga e alcol

Luigi Cavanna Lo scienziato della porta accanto

ricerca

& innovazione

Il Rict in soccorso del dissesto idrogeologico di Giovanni Volpi

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Piacentini Ambiente

Nella foto a sinistra il professor Alessandro Sozzi

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’adulto medio spesso non comprende cosa significa fare gesti quotidiani che siano amici dell’ambiente. Sono le “carezze” più affettuose con cui possiamo lanciarci verso un futuro prossimo minacciato dai cambiamenti climatici. Adulto medio. Ci hanno chiamati così ragazze e ragazzi della VB Linguistico del Liceo Gioia incontrati in una uggiosa mattinata di novembre per sentire il loro racconto di aderenti – più o meno militanti – del Friday for Future. Raccontano le loro impressioni i motivi per cui hanno aderito alle mobilitazioni e anche le ragioni perché non hanno partecipato quando è venuto il via libera addirittura dal ministero. “Ma ti pare che noi si sfilasse perché ce lo diceva il ministro? La nostra protesta il nostro sciopero nasceva per mettere in luce le carenze di istituzioni inermi e incapaci di cambiare rotta alle proprie scelte… Una contraddizione. Per questo non ho partecipato all’ultimo sciopero. Mi è sembrata una presa in giro. Così non va”. Mettono così sul banco un argomento che poi sarà ripreso da molti. Chiari, precisi, decisi, coerenti e apolitici “Non ci sono piaciute le incursioni da parte di alcuni che sono venuti a manifestare portando striscioni con temi che non appartengono al movimento FfF. Oppure chi si è messo a cantare bella ciao, No non sono questi i temi sul tappeto”. Sono anche critici però verso lo stesso movimento e sulla sua leader Greta che ha avuto il grande merito di riscaldare le loro coscienze e farli uscire per strada a dire le cose in faccia a chi ha in mano le redini delle decisioni e non decide proprio nulla che abbia un vago sentore di autocritica sulle scelte. Loro si sono mossi sono usciti dalle aule perché c’è un mondo che va a gambe all’aria e sulle cose concrete a seguito delle azioni quotidiane che usano l’ambiente come una clava. In classe si parla, si discute anche animatamente e sono tre i temi su cui si è alzata e sviluppata una maggiore sensibilità degli studenti già attivi anche nella loro scuola e cioè cambiare i gesti e i comportamenti consueti: rifiuti, aria, mobilità. Un mini elenco di buone pratiche che hanno costruito con l’aiuto del loro insegnante, Alessandro Sozzi. Da circa un anno – dice il prof. - anche separatamente alcuni insegnanti stanno lavorando su queste tematiche e ci si sta dotando di alcuni strumenti di educazione alla cittadinanza con l’obiettivo di formare un cittadino consapevole delle tematiche ambientali. E all’interno di tutto questo si inserisce il decalogo ideato dai ragazzi. E’ necessario tuttavia continuare a lavorare per creare strumenti che possano essere utilizzati nel concreto.

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ell’incontro di due ore con gli studenti della VB Linguistico del Gioia ci siamo addentrati nelle ragioni che hanno spinto i ragazzi ad essere coinvolti in Friday for future (FfF d’ora in poi). Ecco alcuni stralci delle complessità che sono emerse dalla discussione seguendo un filo conduttore sempre ispirato a Greta, ma anche calato nei problemi della realtà locale. Mattia, Sabrina, Leda, Sara, Alessia, Isabella, Maria Vittoria, Laura, Sofia, Alberto, Ester gli animatori del dibattito.

1- “Sia chiaro, niente strumentalizzazioni partitiche”

“Mi sono sentita chiamata in causa dalle cose molto importanti che diceva Greta e ho cominciato ad avere più attenzione anche sui miei comportamenti a correggerli in alcuni casi – segnala Sabrina – e sono diventati sempre più presenti con l’andare del tempo. Il movimento che stava prendendo piede mi piaceva molto perché era apartitico”. Poi sono intervenuti

Clima, ragazzi che educano gli adulti ANTONELLA LENTI

Rifiuti, aria, mobilità: l’anima green dei giovani di Friday for Future. “Tra dieci anni qualcuno di noi sarà in politica ma la lezione di oggi ci farà fare scelte diverse” Decisi e convinti che le battaglie possono iniziare anche da piccoli passi quotidiani. Da una goccia può crearsi un mare

aspetti non graditi. “Nella seconda marcia sono stati introdotti alcuni argomenti che con i temi al centro dell’attenzione non avevano nulla a che vedere. Come quei cartelli che sono comparsi a un certo punto in cui si parlava di antifascismo, di immigrazione che però non avrebbero dovuto essere presenti in una manifestazione sull’ambiente”. Anche Alberto mette in evidenza gli episodi targati di politica all’interno delle manifestazioni. Ci sono state espressioni provenienti dall’area della sinistra – dice – ma anche a destra ci sono sensibilità verso i temi ambientali. Esempio? Che dire del tema che spinge verso il consumo di prodotti locali che porta globalmente a una diminuzione di produzione di anidride carbonica”.

2- “L’approvazione del ministro? Ce la poteva risparmiare”

Le giustificazioni delle assenze da scuola e il placet del ministro per lo sciopero non sono piaciute ad alcune studentesse. “L’idea di partenza – dice Leda – era quella di protestare contro le istituzioni. Lo sciopero da scuola quindi è un gesto di ribellione al dovere istituzionale che ogni studente ha di venire a scuola ogni giorno. Se a priori le istituzioni ti dicono scioperate, è per una buona causa e sarete giustificati ecco che è tolto lo scopo. Di fatto si compie un depotenziamento dell’efficacia della stessa protesta”. L’argomento raccoglie non poche adesioni da parte della classe. “E’ una contraddizione, sono d’accordo – si inserisce Sara – però va detto che il nostro preside è veramente molto sensibile a questi temi e vuole davvero che si cambi indirizzo sulle questioni ambientali. Ci sono tante altre scuole che non hanno mai incentivato la discussione su questi argomenti. Secondo Sara, però, ci sono alcuni aspetti negativi che si sono visti nelle manifestazioni piacentine. Una moda, una tendenza che ha portato all’esibizione di alcuni cartelli un po’ idioti che volevano creare la battuta o attirare l’attenzione su di sé e che hanno immediatamente avuto una grande eco sui social. Non è così che si partecipa a una protesta con obiettivi così importanti. Secondo Alberto sembra troppo dire che i politici hanno schiacciato l’occhio agli studenti dicendo nulla di grave se state assenti, alla fine la critica quando eccessiva non porta a niente”. La vivacità intorno all’argomento non si placa e c’è chi mette in rilievo: perché un governo deve incentivare i ragazzi a protestare contro una sua carenza? Sembra voler dire, bravi protestate e noi continueremo a fare come sempre. E’ per questo che alla seconda manifestazione alcuni hanno deciso di non prendere parte. “Ne ho discusso parecchio anche in casa – dice Leda – con mia madre e mia sorella (loro hanno partecipato) e mi sono detta “IO NON CI VADO” e sono rimasta in classe. Intransigente? Forse o semplicemente una richiesta di coerenza: ognuno interpreti il proprio ruolo”.


28 novembre 2019

Piacentini Giovani

VB: LE NOSTRE REGOLE PER L’AMBIENTE • • • • • • • • •

Raccolta differenziata dove non si fa, come al bar Rendere plastic free il liceo Collocazione di un bidone per l’umido nei corridoi Indire una giornata di sensibilizzazione per il venerdì Distributori di acqua collegati alla rete Vendita di borracce per eliminare le bottigliette di plastica Introdurre le felpe della scuola confezionate con materiale riciclabile Iniziare un percorso di formazione per i ragazzi che frequentano la scuola Spegnere le luci nel cortile della scuola che restano sempre accese

adulti non ci pensano alle origini del riscaldamento globale e se il 15 di ottobre fa caldo come fosse agosto non ci si fa caso nessuno si ricorda più il detto che si usava a Fiorenzuola tanti anni fa: a metà ottobre è tempo per il cappotto nuovo… Alcune immagini dell’ultima manifestazione dei giovani sul clima, tratte dalla pagina Facebook Friday For Future - Piacenza”; nella pagina a lato i ragazzi della VB Linguistico del Liceo Gioia

3- “La crescita di consapevolezza è educazione civica”

Per loro via via si fa sempre più accentuata la peculiarità ambientale. All’inizio – segnala Mattia – pensavo che si sarebbe chiusa lì dopo che Greta ha lanciato la sua protesta ma poi l’iniziativa è cresciuta”. “Sì ora con le marce sta sempre più prendendo piede il livello ambientale – dice Alessia – una lezione di educazione civica di cui l’ambiente fa parte ed è importante segnalare che la crescita della consapevolezza è la base per non commettere più errori”. La discussione si allarga e si parte da sé, dalle proprie azioni che si mettono in discussione. Forse inizia così la nascita di una coscienza ambientale. “Inizialmente ho avvertito anche un po’ di sensi di colpa – dice Isabella – non sempre facevo bene la raccolta differenziata. Grazie a Greta siamo diventati più sensibili. Lei ha sbattuto in faccia a tutti la realtà nella quale ci stiamo muovendo e ci ha fatto capire che è un problema che investe il mondo. Una lezione che ha avuto efficacia anche su di me. Ora distinguo in modo molto più accurato i materiali dei rifiuti, spengo la luce… sono più consapevole. Non sempre per Laura è facile portare in casa questi temi. Eppure - mette in evidenza - gli adulti dovrebbero essere esempio per i giovani.”

4- “I gesti singoli efficaci possono diventare collettivi?”

Tanti piccoli gesti possono diventare un mare di gesti, un oceano di gesti e cambiare le cose. Alla provocazione su quanto possa servire avere comportamenti individuali positivi quando invece le scelte delle politiche di sviluppo non cambiano i ragazzi sono stati fermissimi. “Noi su questo tema dell’ambiente svoltiamo – si dice convintissima Maria Vittoria – ed è un fatto che i grandi cambiamenti partono anche dai piccoli. Qualcuno di noi tra dieci anni diventerà politico e credo che partendo dalla crescita di oggi qualcosa di diverso si farà”. Da Greta abbiamo avuto un input che ci ha fatto aprire gli occhi per fare qualcosa per cambiare… come? Semplice un cambio generazionale come “spegnere l’auto quando si è fermi – segnala Sofia – mio nonno per esempio non lo fa e se glielo dico si stupisce anzi lo considera assurdo. Anche per il riscaldamento nelle abitazioni ora mi accorgo di quello che significa non avere attenzione. Manifestare ci ha portato ad avere maggiore coscienza e cambiare il nostro stile di vita”.

5- Anche Greta, però…

L’adesione a FfF non li porta a non avere senso critico nei confronti di quello che osservano nella loro ispiratrice, Greta. Perché non parla mai dei paesi non occidentali. India e Cina ad esempio hanno un tasso di inquinamento che è superiore. “In Europa, e in Italia – sottolinea Alberto – una certa coscienza ambientale c’è, ma in questi Paesi?” E poi la critica si amplia a proposito dell’uso degli aerei che Greta ha censurato senza se e ma “Già però lei ha la possibilità di arrivare negli Usa con Casiraghi, chi altri potrebbe?” Buttà lì Sabrina. “E perché non si è spinta in Perù? A volte va detto che cade un po’ nel banale”.

6- Come combattere il “negazionismo”

Vi impegnate, programmate manifestazioni, siete sempre più numerosi a dare l’allarme sul cambiamento climatico, ma c’è chi lo nega. E ci sono anche scienziati. “E’ vero – confermano un po’ tutti i ragazzi – esiste. Forse è un problema di informazione è l’informazione che fa la conoscenza. Mio padre – dice Sara – infatti per commentare le nostre manifestazioni dice sempre ne volete sapere di più degli scienziati?”. Il negazionismo esiste c’è gente che segue questa corrente. Per Ester il negazionismo è frutto di ignoranza e disinformazione “c’è perfino chi pensa che la terra sia piatta…” Dice. Il fatto è che gli

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7- Scelte globali scelte locali. Emergenza: la mobilità

Dai massimi sistemi ora scendiamo al nostro territorio, alla nostra città e provincia. Per essere coerenti e lavorare

per il futuro quali sono le corde che si dovrebbero toccare per cambiare registro? Molti degli studenti in classe sono fuori sede (Cremona, Crema, Fiorenzuola, Gossolengo) e uno degli argomenti a cui sono più sensibili è la mobilità: un disastro e da qui un futuro non votato a migliorare. “Prendo la corriera da Cremona e impiego da 50 minuti all’ora e venti per arrivare a Piacenza. In treno o in macchina? Mezz’ora” Segnala Leda che vorrebbe più investimenti sui trasporti pubblici “siamo in un territorio dove il tasso di tumori è più alto in assoluto – dice - e se non si investe per migliorare l’aria che respiriamo poi si paga in salute. Considerazione forte che scatena un dibattito nel dibattito. “Per investire sui trasporti pubblici – aveva messo in evidenza Alberto poco prima – mancano le risorse, in tempi di crisi questo è difficile da realizzare… se non applicando nuove tasse”. “La mobilità è un tema che ci sta a cuore, ma se potessi verrei in macchina a scuola. Ti spingono a usare l’auto”. Pullman perennemente in ritardo (“Vengo da Crema, la scuola mi ha concesso un permesso straordinario per poter entrare venti minuti dopo, non è normale”); mezzi pubblici di Seta che fanno acqua (“E’ letteralmente così, prendo il pullman da Gossolengo e l’acqua entra dai finestrini eppure i soldi per Seta sono stati spesi. In estate vengo in bici a Piacenza, ma d’inverno… Mi spiace dirlo: sto prendendo la patente e non appena l’avrò verrò con l’auto”). Ragazzi, attenzione nel Nord Europa la bici è il mezzo più diffuso in tutte le stagioni. Pronta subito l’obiezione “Gentile signora, ha visto le loro ciclabili?” Eh, già e di nuovo casca l’asino… PROSEGUE A PAGINA 8 Chi desidera essere presente ad un singolo incontro o alla seconda parte del corso Cives 2019-2020, può farlo prendendo accordo con la segreteria organizzativa (tel. 0523.599.194)

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Cari studenti, alleniamo il pensiero autonomo LUDOVICO ANTIOCHIA

“Ma è su internet!”. All’esame di maturità c’è chi prova a rispondere così. In fondo il candidato ha quasi ragione. Come dargli del tutto torto, quando quotidianamente tutti ormai ci affidiamo al provvidenziale motore di ricerca sul nostro smartphone per trovare quello che ci serve. L’informazione, la formazione, l’educazione, perfino, sono concetti che hanno assunto un significato diverso da quando si è compiuta la rivoluzione di Google. In sostanza con un trend di leggera, ma continua, svalutazione di quanto è impegnativo, lungo, strutturato, a vantaggio di soluzioni smart, facili, immediate. “Vita brevis, ars longa” dicevano gli antichi, noi invece siamo, lo faceva già notare Giovannino Guareschi, negli anni ‘60, nel suo film “La rabbia”, per “Vita longa, ars brevis”. E si potrebbe ovviamente notare che... ci mancherebbe altro! Almeno per la prima parte dell’aforisma, che risale, nella sua versione originale, ad Ippocrate. In questi anni, in cui si è diffuso il paradigma della competenza come endpoint dell’apprendimento, viene spontaneo cercare, o almeno attendersi una app che ci permetta di fare quello che ci serve presto e bene. Invece è in ribasso un sapere che tenta un’interpretazione, una propria “lettura” anche magari dei dati su internet, senza limitarsi ai primi tre risultati forniti da google, senza affidarsi a priori ai template o all’intelligenza artificiale che ci aspettano come utilizzatori. Chiaramente sappiamo che tutto ciò ha un costo in termini di originalità, di creatività, siamo consapevoli che il sapere digitale spesso, per quanto vero e utile, ha un bassissimo valore anche economico perché è noto ovunque alle stesse condizioni per cui è noto a noi. Si tratta di una conoscenza, o di una competenza, basilare, impersonale, ovvia, che ci fa comodo, ma che ci lascia sostanzialmente passivi, perché agiti da altri, gli ignoti autori del software o eventuali altri manipolatori. Per questo motivo teniamoci care le nostre istituzioni culturali: anche quelle più tradizionali hanno una loro interessante ragion d’essere proprio per la loro inattualità. Le scuole e i prof. fuori moda hanno un senso ai tempi di internet se riescono a confinare “la rete delle reti” mettendo in primo piano l’attività umana della comprensione del senso, che non è mai fatta una volta per tutte ma, fatto che per la logica binaria è un vero scandalo, è cangiante, nel momento stesso in cui si compie. A Piacenza, quindi, viva le università e chi decide di andarci. Che non sono solo necessariamente i simpatici plotoni di ventenni alla ricerca della laurea triennale e magistrale, in vista dalle parti del Politecnico o della Cattolica. Presso l’ateneo di San Lazzaro è possibile frequentare da molti anni, il prossimo saranno XX, il corso di formazione “Cives”, rivolto a giovani ed adulti, anche non iscritti all’università. Una palestra di pensiero autonomo che aiuta a non adagiarsi, in particolare, nella standard view dei social network che avranno essi pure i loro meriti ma di cui, dai fatti di cambridge analytica, è saggio diffidare. Quest’anno il titolo della proposta di Cives è “Bello da Dio”. “Una ricerca del bello che è nella natura dell’uomo”, dicono i curatori. Non in senso puramente estetico, ma piuttosto una ricerca esistenziale che coinvolge sicuramente l’arte e la natura, ma anche il vivere sociale, le città, il lavoro quotidiano, la politica, l’economia, il rispetto dell’ambiente e soprattutto il “Sè”, il sentirsi “in armonia”, il senso della propria vicenda personale. I prossimi incontri prevedono, sempre alle ore 20 di venerdì sera la lezione di Damiano Palano, docente di Filosofia politica Università Cattolica di Milano, su “Il bello della politica” (29 novembre), seguirà il prof. Roberto Maier, docente di Teologia Università Cattolica e Facoltà Teologica Italia Settentrionale che esporrà “Il canone della bellezza cristiana” (13 dicembre). Il pensiero cristiano vede la bellezza nel creato, nelle relazioni sociali e nell’intimo del privato. Lecito dubitarne, ma è certo che rifletterci fa un gran bene a chi vuole mantenersi libero pensatore e sfuggire all’omologazione del pensiero unico. Nel mese di gennaio “Bello da Dio” prosegue con la seconda parte “La bellezza a Piacenza”. Lecito dubitare anche di questo, ma non sarà facile trovarne l’equivalente, in termini di stimolo e senso critico, in una pagina web su internet.


Corriere Padano

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Piacentini Sanità

28 novembre 2019

Q

uando la politica si accorge di te e tu non sei un politico vuol dire che nel lavoro che fai ti sei illustrato al punto d’essere presentato coram populo come un fiore all’occhiello e, per dirla in maniera prosaica, come calamita di voti. E’ il caso del dottor Luigi Cavanna, corteggiato a ogni tornata elettorale dagli schieramenti in competizione ma, fino ad ora, tetragono agli allettamenti. Segno, anche questo, di particolare affezione a una professione che, senza retorica, qualcuno evidentemente continua a praticare in ossequio a genuina vocazione. Il piacentino Cavanna, direttore del dipartimento di Oncologia-Ematologia dell’ospedale di Piacenza, ha negli anni ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali, ha elevato il reparto piacentino che dirige a livelli di sicura eccellenza, ha all’attivo decine di pubblicazioni su quelle riviste che in campo medico fanno scienza e letteratura, è divenuto - cosa tutt’altro che scontata - il medico riconosciuto e amato dalla gente. Cavanna, insomma, è lo scienziato che ha saputo coniugare l’altissimo profilo professionale alla dimensione popolare e amata del medico capace di non comune umanità. Dottor Cavanna, in Italia, e non solo nei Pronto Soccorso, c’è carenza di medici. Che fare? La carenza di medici preoccupa, ma non è un problema di oggi. Nel nostro Paese le istituzioni, e in questo caso anche noi medici, ci dimostriamo incapaci di intervenire tempestivamente: si aspetta l’emergenza, il che non va bene. Perfino i concorsi da primario in qualche caso vanno deserti; le faccio un esempio che riguarda il mio settore, l’oncologia. Su trenta iscritti si sono presentati in quindici col risultato che oggi la graduatoria è già esaurita. E’ un segno dei tempi. Qual è la soluzione? L’imperativo in questi casi è aumentare la produzione e ridurre il consumo. La proposta emersa in conferenza stato-regioni consiste nell’assumere, da un lato, medici laureati abilitati che lavorando nei reparti si specializzino - per aumentare gli ingressi - e, dall’altro, di ridurre, su base volontaristica, i pensionamenti. Si tratta di una risposta di emergenza ma il cittadino ha diritto di avere risposte, cioè di trovare un medico quando ne ha bisogno. Quali sono le criticità a livello locale? Guardi, da noi, a Piacenza, è stato fatto tanto ma altrettanto resta da fare. In campo oncologico, per esempio, non abbiamo un esame di diagnostica denominato PET e i nostri pazienti per sottoporvisi devono andare a Parma o in Lombardia. Ancora: prima - parlo di chirurgia - si operava a Fiorenzuola e a Castelsangiovanni, ora il forte ridimensionamento dei reparti ha ridotto sensibilmente le possibilità. E per rispondere alle esigenze dei pazienti è fondamentale dotarsi di tecnologie adeguate. In Emilia Romagna arrivano pazienti da tutt’Italia. Anche la nostra città è in grado di attirare pazienti da fuori? Sì, ma la capacità di Piacenza di attrarre pazienti da fuori è legata soprattutto a singole équipe. Senza far nomi: ci sono reparti più o meno attrattivi. Essere attrattivi significa produrre buoni servizi e per me si tratta di un obiettivo. Intendiamoci, non tanto per ‘fare numero’, bensì perché significa essere riconosciuti e ricercati per il buon lavoro svolto. Da questo punto di vista Piacenza potrebbe essere più attrattiva e in ogni caso il livello raggiunto va mantenuto e migliorato nel tempo. A Piacenza si fa ricerca clinica? Sono personalmente convinto che la ricerca costituisca la base per offrire un buon servizio all’utenza. Fare ricerca significa acquisire un metodo di lavoro scientifico, riproducibile e molto sicuro per il paziente e significa avere a disposizione farmaci sperimentali che diversamente si renderebbero disponibili tre o quattro anni dopo. Ciò vuol dire intervenire con cure d’avanguardia e anche per questo fare ricerca è davvero molto importante. Un ospedale, inoltre, viene valutato, anche e soprattutto, per la capacità di pubblicare le proprie ricerche su riviste scientifiche indicizzate. Dunque, più un ospedale pubblica più è un ospedale qualificato, il che vuole dire che la gente è curata meglio. Tornando alla domanda, a Piacenza in alcuni reparti l’attività di ricerca viene svolta, in altri meno. Lo sforzo in cui siamo impegnati - io sono coordinatore del ‘gruppo ricerca

In scienza e coscienza FRANCESCA LOMBARDI

Il dottor Luigi Cavanna su luci e ombre della sanità: “Dobbiamo fare di tutto, medici e cittadini, per difendere il nostro sistema sanitario pubblico. L’Emilia Romagna? È all’avanguardia” e innovazione’ dell’ospedale - è far sì che la ricerca si sviluppi il più possibile, si estenda gradualmente a tutti i reparti e sul territorio. In che senso sul territorio? Le faccio un esempio: nella Casa della Salute di Bettola pratichiamo trattamenti chemioterapici. Proprio l’anno scorso abbiamo pubblicato una ricerca sulle cure oncologiche nelle case della salute. Lo scopo è ovviare capillarmente ai vuoti di conoscenza scientifica. Se gli ammalati si curano meglio dove si fa ricerca allora il malato sul territorio (cioè il malato che viene curato a casa o negli ambulatori) è di serie B rispetto a quello curato in ospedale? Non dev’essere così: dunque sul territorio si deve e si può fare ricerca e questa è la sfida di oggi: se riusciamo a vincerla questa potrebbe essere la carta vicente perché saremmo favoriti nel proporre sul territorio un’attività medica che i grossi ospedali non garantiscono. Il nostro territorio è ben presidiato per quanto riguarda le cure sanitarie? Nel territorio bisogna riempire di contenuti veri la case della salute, cioè che diano veramente una risposta ai bisogni del malato. Sono ormai numerose e potrebbero essere davvero la carta vincente di curare di più i malati vicino a casa ma è ovvio che il malato andrà alla casa della salute se riceve la soluzione al suo problema.

competenza: ai superiori e ai sindaci per le scelte politiche. Il medico quando individua un problema di ordine sanitario non deve stare zitto, deve comunicarlo e fare di tutto affinché sia risolto. Capitolo nuovo ospedale: abbiamo la possibilità di farlo su misura del territorio, giusto? E’ così. La direzione dell’azienda sanitaria ha predisposto gruppi di lavoro che coinvolgono medici, infermieri e tecnici dei diversi settori. Dai gruppi arriveranno suggerimenti ad ampio spettro: dalla struttura muraria all’accoglienza, dall’umanizzazione alla ricerca. Lo scopo è veicolare le istanze che vengono dal basso. E il vecchio ospedale, che farne? Il nucleo antico dovrebbe essere valorizzato come patrimonio culturale e artistico della città, il polichirurgico potrebbe invece ospitare, ad esempio, quei reparti di lungodegenza di cui parlavamo. Con dei costi, certo. Però, guardi, io penso questo: un tempo le persone più ricche della città facevano donazioni per beni comuni come gli ospedali. Ecco, è un’idea che potremmo riprendere, con tanto di targhe a ricordo imperituro dei benefattori. Le possibilità ci sono, io lo farei, si tratta di dimostrare un attaccamento al territorio che la nostra città ha sempre manifestato. Piacenza è ricca e generosa.

C’è un altro problema, assai grande: riguarda gli anziani non autosufficienti.

Il nostro sistema sanitario l’anno scorso ha compiuto quarant’anni: è in affanno? Può ancora considerarsi universalistico?

La cronicità da un lato esige il potenziamento dell’assistenza domiciliare e nel caso di pazienti soli occorre valutare la possibilità di reparti di lungodegenza, con gli ospiti seguiti da personale adeguatamente formato. Si tratta, è evidente, di un grande problema: sarebbe assurdo fare il possibile per aumentare la durata della vita per poi non garantire il supporto che la maggiore longevità richiede. E dico una cosa: i medici che vedono i malati, non devono tenere per sé le problematiche dei pazienti, o limitarsi a curare il proprio ‘pezzettino’, bensì vedere il malato nella sua complessità e portare a chi di dovere le problematiche di

Questo è un punto cruciale. E’ universalistico ma indubbiamente fatica, i costi in medicina aumentano di anno in anno. Una terapia oncologica affrontata con farmaci moderni può costare tra i cinque e i seimila euro al mese. Quindi dobbiamo, da un lato, far di tutto per difenderlo e, dall’altro, sentirci coinvolti in prima persona nella gestione corretta della risorse, per non sprecarle e soprattutto evitare il pernicioso ‘consumismo sanitario’, sia nella somministrazione dei farmaci che nella prescrizione degli esami. C’è una regola: ‘fai un esame se ritieni che la risposta possa

condurre alla modifica della cura. Se no, non farlo’. Detto questo, il nostro sistema sanitario ce lo dobbiamo conservare e difendere con le unghie e con i denti. E’ opinione comune che oggi solo i più deboli socialmente ricorrano alla sanità pubblica, sopportando lunghe liste d’attesa. E che i benestanti, viceversa, si rivolgano alla sanità privata: trattamenti veloci ed efficaci, pagando s’intende. Le dico questo: noi, come medici e operatori della sanità, dobbiamo lavorare e fare di tutto per evitare disparità di trattamento. Guardi, posso dirlo: io ricevo prioritariamente i pazienti che si presentano con la richiesta del medico di famiglia, e solo dopo chi mi contatta privatamente. E’ un modo per valorizzare la sanità pubblica e per mantenermi in pace con la coscienza. Le fa onore, ma è un’eccezione Queste cose bisogna dirle e, mi si consenta, far sentire un po’ in colpa il collega che si comporta in modo diverso. Il nostro sistema è ancora un modello da seguire, assolutamente, e noi dobbiamo difenderlo anche con l’esempio. Guardi, se una persona si ammala di una malattia che cambia la vita e oltre a tutti i problemi legati al lavoro, alla capacità di fare le cose che faceva prima, si aggiunge il problema di non avere un’assistenza adeguata o di doverla pagare, tutto diventa davvero drammatico. Negli Stati Uniti per i malati si parla di ‘tossicità finanziaria’: quando finiscono i soldi molti smettono di curarsi. Noi non arriveremo, non dobbiamo arrivare a quei punti: per questo dobbiamo fare di tutto per difendere il nostro sistema sanitario. In Italia, però, rispetto al Pil, la spesa sanitaria si riduce ogni anno. Ed è inferiore, ad esempio, di quella sostenuta da Francia e Germania. Guardi, questo è il vero miracolo italiano: mantenere il sistema sanitario, la elevata qualità delle cure e il livello della ricerca nonostante la voce di spesa sia sempre più bassa. Credo che in questo senso sia fondamentale il ruolo del volontariato, che dà una mano enorme, soprattutto in Emilia Romagna: paga stipendi a medici con borse di studio e investe tantissimo in raccolta fondi e donazioni. Questo non supplisce alle carenze del Pil ma ci permette di avere un risultato perfino migliore di Francia e Germania. La mortalità per tumore, per esempio, nel nostro paese è leggermente inferiore a quella di Germania e Francia. Non per parlare di politica, ma in Emilia Romagna come siamo messi? Voglio dirlo ad alta voce: l’Emilia Romagna è l’unica regione che nel 2004 ha fatto una legge sulla ricerca clinica, in cui si dice che tutti gli ospedali devono fare ricerca e questa è una grande cosa. Una grande cosa non per me come medico, bensì per me come malato. Ha equiparato la ricerca all’assistenza e alla formazione, che sono obbligatorie. La traduzione in pratica, poi, non è sempre facile ma il fatto che ci sia una legge regionale che sostenga la ricerca negli ospedali, per la popolazione è una cosa molto importante che ribadisco: dove si fa ricerca si cura meglio, se a Bobbio si fa ricerca il cittadino curato a Bobbio viene curato come al San Raffaele di Milano.


28 novembre 2019

Corriere Padano

Piacentini Innovazione

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Nella foto Stefano Guglielmetti

Il Rict in soccorso del dissesto idrogeologico L

e competenze tecnologiche per fare innovazione a Piacenza ci sono eccome. Nella meccanica, nel packaging, nell’agroalimentare hanno fatto storia, e nell’era dell’industria 4.0 giocano un ruolo ancor più imprescindibile. Per avere un quadro della situazione e scoprire quali sono i problemi da risolvere in questo ambito tanto strategico per il presente e il futuro del nostro tessuto produttivo, abbiamo chiesto una mano a chi con l’innovazione tecnologica lavora tutti i giorni. Stefano Guglielmetti, imprenditore nel settore informatico (Isi srl), è il presidente del Rict (acronimo di Ricerca, innovazione, comunicazione, tecnologia). Si tratta del cluster di imprese nato nel 2014 sotto l’egida di Confindustria, che oggi annovera tra le sue fila una quarantina di imprese piacentine in modo trasversale, con punte d’eccellenza e aziende che operano anche in campo nazionale e internazionale.

Una vicina ingombrante

Ricerca Innovazione Comunicazione Tecnologia. Il cluster di imprese di Confindustria lavora ad un progetto pilota per il monitoraggio di zone soggette a dissesto idrogeologico GIOVANNI VOLPI

I problemi, dicevamo. Il primo ha un nome per i più magari inaspettato: si chiama Milano. La competizione della metropoli lombarda schiaccia chiunque a 360 gradi. E la nostra prossimità non sempre aiuta. “Prenda il caso dei tanti tecnici di alto livello

che servirebbero alle nostre aziende e che facciamo fatica a trovare”, spiega Guglielmetti. “Anche i piacentini che vanno a studiare informatica o elettronica a Milano o a Parma, entrano già nell’ordine di idee di lavorare poi fuori città. E Piacenza magari torna alla mente come luogo di lavoro solo dopo qualche anno, quando viene il momento di metter su famiglia”. Una carenza preoccupante, che va affrontata con nuove iniziative. Così al Rict stanno preparando un apposito career day per far conoscere tutte le opportunità di occupazione offerte dalle nostre imprese in campo tecnologico, con l’obiettivo di attirare tecnici di alto livello e giovani freschi di studi.

Banda larga… Dal fronte delle infrastrutture tecnologiche arrivano notizie migliori. Finalmente dopo anni di sofferenze sia nell’area di Podenzano come a San Nicolò è stata stipulata la convenzione con Lepida per la banda larga. E nel giro di qualche anno la fibra si diffonderà in tutte le aree industriali della provincia. Insomma, qui non saremo i primi della classe, ma per Guglielmetti non siamo messi poi così male, “anche per la forte domanda spinta dall’insediamento del comparto logistico, che ha assunto dimensioni rilevanti, senza dimenticare le aziende che hanno portato a Piacenza una connettività di alto livello”.

…e banda stretta Resta aperto il problema delle infrastrutture tecnologiche per le aree collinari e montane: difficili da mettere in rete, coprono gran parte del nostro territorio. E qui il Rict sta preparando un progetto di rilevanza pubblica che punta sulla banda ultra

Competenze ed eccellenze tecnologiche a Piacenza non mancano, ma le sfide dell’industria 4.0 richiedono un cambio di passo di natura culturale

stretta per raggiungere anche le zone più ostili. Basato sull’Iot (Internet of things), potrebbe aiutare a risolvere problematiche sempre più difficili e complesse in tempi di cambiamenti climatici: “Pensi per esempio alla necessità di acquisire informazioni per monitorare ed affrontare problemi come quelli del dissesto idrogeologico”, spiega Guglielmetti. A che punto siamo? Dopo averlo presentato lo scorso anno al Comune di Piacenza durante gli Stati Generali, “oggi stiamo definendo gli ultimi dettagli tecnici di due progetti pilota per sopperire alla banda larga dove questo serve di più”. La rete di monitoraggio di zone soggette a dissesto idrogeologico, dopo una fase di sperimentazione locale, potrebbe essere esportata anche in altre zone d’Italia, e sono tante, che vivono le stesse problematiche del nostro Appennino, “federando” i vari network per l’acquisizione e lo scambio dei dati.

Competenze in rete Se questo esempio concreto dà il polso delle capacità imprenditoriali e tecnologiche piacentine, sullo sfondo resta sempre l’esigenza altrettanto concreta di una razionalizzazione degli sforzi nel fare innovazione. “Ne abbiamo bisogno. E dovremmo farlo in modo coerente, mettendo insieme competenze ed eccellenze del nostro territorio”, sostiene Guglielmetti. Di chi stiamo parlando? Di realtà come le nostre due università, Politecnico e Cattolica; del Musp, un consorzio a capitale pubblico-privato con un laboratorio a Le Mose, dove si fa ricerca applicata soprattutto legata alle macchine utensili e all’ingegnerizzazione del prodotto; ma anche di altre realtà come il Digital Innovation Hub o l’Urban Hub. “Tutti centri d’eccellenza da coordinare al meglio per fare massa critica e non disperdere risorse, coinvolgendo sempre di più le aziende del nostro territorio”.

Persone 4.0 Altro aspetto da non sottovalutare, quello della comunicazione. Fuori da ogni polemica, Piacenza dovrebbe provare ad affrancarsi da un’immagine che a volte pare ruotare solo attorno alle sue Dop nell’agroalimentare, per evidenziare invece le sue capacità di produrre innovazione tecnologica, diventando così più appetibile anche per nuovi investimenti che “ci vedono periferici non solo guardando a Milano ma anche su scala regionale”. Perché alla fine piccolo non è più così bello come si poteva pensare un tempo. “Piccolo di certo è snello, ma oggi c’è un’esigenza di fare filiera a tutti i livelli”. In queste dinamiche soprattutto economiche, l’industria 4.0 può aiutare comunque anche sotto il profilo del paradigma culturale. “Significa creare persone 4.0, con una mentalità più aperta al dialogo sia in azienda che nei rapporti esterni; persone con una visione più ampia del lavoro che svolgono, pronte a interconnettersi non solo con macchine e dati, ma anche tra di loro per crescere insieme”. Questo approccio 4.0 può essere molto utile anche nel dialogo con il settore pubblico, pensando ad ambiti come quello della digitalizzazione della Pubblica amministrazione e a tutto ciò che si può realizzare parlando di Smart City. “Temi su cui stiamo dialogando con Palazzo Mercanti e questo è già un segnale importante”, conclude Guglielmetti. Certo, le risorse per ora sono limitate, ma la città intelligente, al servizio del cittadino, senza l’innovazione tecnologica offerta dalle imprese non si fa neanche a Piacenza.


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Piacentini Sicurezza

28 novembre 2019

LA PERCEZIONE INGANNA

Allarme sicurezza? Il problema vero sono droga e alcol Dai reati in calo all’aumento delle espulsioni, dai nuovi strumenti per il controllo del territorio al rapporto con i cittadini: il questore Pietro Ostuni evidenzia le criticità di cui soffre la comunità piacentina GIOVANNI VOLPI

S

icurezza: un tema sempre al centro di mille discussioni. Come stanno le cose a Piacenza? Lo abbiamo chiesto al Questore Pietro Ostuni. Insediato in viale Malta dal febbraio 2018, Ostuni va subito al sodo. “Parto dai dati: in tutto il 2018 rispetto al 2017 abbiamo registrato un decremento dei reati del 7%; un trend generale, ma che riguarda soprattutto quelli contro il patrimonio, e cioè che toccano maggiormente il cittadino in prima persona, come i furti in appartamento, le truffe, le rapine. E il decremento dei reati continua anche quest’anno: rispetto al 2018, finora si è scesi ancora di una percentuale tra il 12 e il 15%”. Dati positivi, dunque. A maggior ragione se messi in rapporto con la presenza dei cittadini stranieri, che provoca sempre un certo senso di insicurezza anche nei piacentini. Su scala nazionale gli stranieri regolari e irregolari sono circa il 12% della popolazione complessiva, e su oltre 800mila persone denunciate o arrestate in Italia, circa il 32% è straniero. Un rapporto presenze/denunce problematico, sostanzialmente confermato dal Questore anche a Piacenza, tenuto conto che però nella nostra provincia ci sono ben 55mila residenti stranieri regolari

su una popolazione di circa 300mila abitanti, e quindi si supera ampiamente la media nazionale. In più, “Piacenza, come tutte le città del Nord, ha vissuto l’arrivo dei migranti, che però oggi sono decisamente diminuiti dai circa 1.300 degli anni scorsi alle odierne 600/700 unità, sempre su base annua”.

Espulsioni e controllo del territorio Fermo restando che per Ostuni chi merita va assolutamente accolto e integrato, il Questore sottolinea però che nell’ultimo periodo c’è stato un netto aumento delle espulsioni: “Il numero è raddoppiato. Siamo passati dalla sessantina del 2018 alle 120 di oggi. E l’anno non è ancora finito”. Come si spiega questo giro di vite sugli stranieri? “È dovuto a un rafforzamento nel controllo del territorio, migliorato anche con l’ausilio dei reparti di prevenzione crimine di Reggio Emilia, presenti a Piacenza due, tre volte la settimana con aggiornatissime apparecchiature di controllo preventivo”. Senza dimenticare che comunque in provincia, “grazie al lavoro del nostro Prefetto (Maurizio Falco, ndr), molto attento a

queste problematiche, c’è un efficace coordinamento tra polizia, arma dei carabinieri, guardia di finanza e polizie locali”. Il controllo del territorio continuerà poi a crescere sotto il profilo tecnologico “con l’implementazione della videosorveglianza, un sistema in cui credo molto”, afferma il Questore. “Grazie a un progetto del ministero dell’Interno a Piacenza avremo 36 nuove telecamere ad altissima definizione, posizionate in punti critici della città e collegate alla nostra centrale operativa”. D’altra parte Piacenza è un crocevia molto sensibile. “Vicinissima a Milano, non lontana da Genova, Torino e dal Veneto: qui si intrecciano la A1 e la A21. Assistiamo così anche a un pendolarismo degli autori di reati come furto o spaccio. E con le nuove telecamere avremo la possibilità di verificare in tempo reale se un’auto che transita è di provenienza furtiva o meno, un valore aggiunto non indifferente”.

I reati più frequenti Guardando ai reati, Ostuni ci spiega che a Piacenza la fa da padrone il microspaccio di stupefacenti. “È favorito dalla presenza

di moltissimi assuntori; siamo nella media nazionale, ma sono comunque tanti”. E qui non si deve mai sottovalutare. “Bisogna avere la forza di far capire che non esiste una droga che non faccia male, a partire dallo spinello”. Così come va ricordato “l’eccessivo consumo di sostanze alcoliche, soprattutto tra i più giovani, anche minori, che vi assicuro sono molti. Un mix che con gli stupefacenti diventa micidiale”. Problemi che si affrontano non solo con la repressione, “ma lavorando tutti per essere vicini ai ragazzi, facendo rete sul piano educativo: famiglie, scuola, parrocchie, circoli; cercando di contenere il più possibile i fenomeni che impattano sul disagio giovanile e sulla sicurezza generale”. Altro fenomeno che continua a essere ben presente sul nostro territorio è quello della prostituzione. “Oggi è meno evidente in strada, ma è solo cambiato il sistema: si affittano appartamenti e per l’adescamento si utilizzano le piattaforme online a fronte di un mercato, che purtroppo, e va sottolineato, è sempre florido. Qui va contrastato soprattutto lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, come stiamo facendo con attenzione”. E come nel caso della droga, “è il fattore educativo, che porti al rispetto per le donne, che può fare la differenza”.

Criminalità organizzata Ultimo capitolo di questa analisi, ma non per minore importanza, il problema della criminalità organizzata di stampo mafioso, che a Piacenza nei mesi scorsi ha visto il caso di Giuseppe Caruso, il presidente del Consiglio comunale arrestato per ’ndrangheta nell’inchiesta Grimilde. “Su questo tema prestiamo la massima attenzione, anche attraverso il gruppo interforze coordinato dalla Prefettura. In un territorio sano come quello di Piacenza, comunque non bisogna mai abbassare la guardia; abbiamo a che fare con criminali molto furbi, perché sfruttano la fragilità di imprenditori in difficoltà e in più hanno la capacità di fare grossi investimenti. Anche qui bisogna tenere gli occhi aperti, essere coesi e soprattutto denunciare, cosa che devo dire i cittadini fanno”.

Senso civico Sono segnali che per Ostuni dimostrano “l’alto senso civico dei piacentini in città e in provincia”, che si manifesta tra l’altro con l’impegno dei gruppi di controllo di vicinato, che non si sono mai trasformati in ronde, e delle associazioni che si occupano di integrazione e lotta al degrado in diverse zone cittadine, come per esempio nel quartiere Roma. “Tutte realtà importanti, con cui abbiamo rapporti frequenti e molto positivi”. D’altra parte, conclude Ostuni, per dare il meglio sul piano della sicurezza “noi dobbiamo essere vicini ai cittadini, perché non siamo un potere ma un servizio per la collettività. Però abbiamo bisogno che anche i cittadini ci siano vicini. E questo, a Piacenza, succede.

Nella foto a destra il questore Pietro Ostuni. In alto un’operazione della Polizia


28 novembre 2019

L’

architetto Manuel Ferrari, il giovane direttore dell’Ufficio dei beni culturali della Diocesi di Piacenza e Bobbio, ci accoglie all’interno del fastoso Palazzo Vescovile, ma il suo ufficio è all’insegna dell’understatement. Spoglio, arredi minimali, due monitor sulla scrivania. Siamo qui per parlare dell’offerta culturale della Cattedrale cittadina che negli ultimi anni è stata capace di attirare sempre più visitatori. “L’atteggiamento generale è quello della conservazione più che dell’esposizione”, afferma. “Invece noi abbiamo bisogno di percorsi di valorizzazione del nostro patrimonio. È una sfida che vuole avvicinare tutti alle nostre bellezze artistiche”. Detto questo, Ferrari entra subito nel concreto. E parte dell’esperienza del Guercino di due anni fa, la mostra dei 100mila visitatori, un boom mai visto prima. Tuttavia, niente illusioni: “Piacenza non ha delle eccellenze assolute ma un patrimonio diffuso. Il turista che arriva qui vuole fare un’esperienza. E con la salita alla cupola noi gliela abbiamo data”. Un seme che è germogliato da Kronos, il Museo della Cattedrale: “La mostra sul Guercino ci ha dato le ali per farlo decollare; ma senza Kronos non ci sarebbe stato neanche l’evento sul pittore secentesco”. Nell’ottica di Ferrari questo seme deve dare frutti anche nell’ordinario, con mostre meno impegnative e d’impatto del Guercino, ma comunque di livello, come quella in corso su Carracci. E i numeri gli stanno dando ragione. “Anche grazie all’evento sui Misteri della Cattedrale, oggi Kronos da 900 visitatori l’anno è passato a 18.000”. Ma è un risultato a cui fa da contraltare un paradosso. “Molti turisti che entrano in Cattedrale ci dicono ancora che sono arrivati a Piacenza per caso”. E allora bisogna insistere. Perché la nostra città, sostiene Ferrari, “da una ‘terra di passo’, come l’aveva definita Leonardo, dovrebbe diventare una meta turistica che vale qualche giorno di visita: almeno uno per la città e un altro per il territorio”.

Piacentini Cultura

Apriremo San Sisto ai turisti MASSIMO SOLARI

Valorizzare il patrimonio artistico è una sfida difficile, perché tra i principali attori culturali c’è poca collaborazione. Il direttore dell’Ufficio beni culturali della Diocesi Manuel Ferrari anticipa le prossime mosse per attirare visitatori

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anno, sponsorizzata e organizzata dalla Banca di Piacenza in collaborazione con il Comune, proprietario della Basilica del Tramello, e con il Convento dei Frati minori che la gestisce. Il tema è delicato e Ferrari misura le parole: “Per il Pordenone non c’è stata una sinergia sufficiente”. Come mai? “A Piacenza fatichiamo ancora a fare rete. Questa è la differenza tra Parma e Piacenza. Anche a Parma si discute, ma quando c’è un grande obiettivo da raggiungere, si fa rete e la rete funziona. Piacenza, come dimostra il patrimonio di cui stiamo parlando, ha tutte le potenzialità per rilasciare una bella offerta turistica. Ma ha questo problema della poca collaborazione tra gli attori della città, che si trascina da tanti anni. È forse nel Dna dei piacentini, ma per me resta un grande rammarico, un po’ come quello che ho vissuto per la Collezione Mazzolini”.

L’occasione perduta E allora parliamone di questa Collezione. Nel 2005 Domenica Rosa Mazzolini dona il suo straordinario patrimonio di arte contemporanea alla Diocesi, che si prende l’impegno di trovargli una degna collocazione entro 10 anni. Si tratta di opere firmate da artisti come Enrico Baj, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Giò Pomodoro, Mario Sironi, solo per citarne alcuni. “Io divento direttore nel 2013 e avevamo pochissimo tempo per trovare una soluzione”, racconta Ferrari. “Abbiamo fatto vari tentativi per farla restare a Piacenza, senza ottenere risposte adeguate. Fortunatamente la signora Mazzolini era di Brugnello, paese vicino a Bobbio. Così siamo riusciti a ricavare lì uno spazio espositivo in accordo con Comune e Parrocchia. La donatrice ne era soddisfatta. Ci è sembrata una soluzione accettabile”. E se oggi si trovasse uno spazio idoneo a Piacenza? ”Non so se proporrei di spostarla”.

I grandi assenti

Da San Sisto al Barocco

A questo esempio di un passato recente, per Ferrari oggi si aggiungono altre preoccupazioni. Oltre a Bobbio, ricorda che il nostro territorio vanta gioielli come Castell’Arquato e Vigoleno. Senza dimenticare “che abbiamo ben sette polittici: a Cortemaggiore, Borgonovo, Castel San Giovanni, Settima e sempre a Castell’Arquato”. Il vero problema, spiega, è che “su scala provinciale oggi l’unico soggetto territorialmente presente e che promuove davvero il turismo è la Diocesi, senza dimenticare i percorsi culturali per le scuole”.

Come fare per attirare queste presenze dalle indubbie ricadute economiche? “Non vogliamo fare una grande mostra ogni anno. Ne basterebbe una ogni tre”. Il segreto è valorizzare l’esistente. Portare alla luce altri tesori da restituire alla città, che poi diventino parte integrante della sua offerta turistico-culturale. Questa è la strada per il futuro: “L’anno prossimo vogliamo valorizzare ancora qualcosa che è già nostro, come è stato per la cupola del Guercino. Sto parlando della grande assente, la Madonna Sistina, nel 5° centenario della morte di Raffaello. Sappiamo bene che non possiamo neppure pensare di averla qui. La Sistina è a Dresda e resterà in Germania. Ma noi possiamo portare alla luce ciò che rimane, il grande contenitore per il quale e stato pensato il capolavoro di Raffaello e cioè il monastero di San Sisto. Al centro di un percorso affascinante e articolato, che andrà dal presbiterio alla cripta, ci sarà quello scrigno dei tesori che è l’appartamento dell’abate. Il tutto dovrebbe essere aperto da aprile a settembre 2020. E anche questo nuovo percorso, questa nuova offerta culturale di San Sisto resterà per sempre, come il pozzo di Sant’Antonino che è stato un altro successo”.

In quest’ultimo caso, racconta, “abbiamo fatto un’offerta integrata a tutti gli istituti della Diocesi e delle province limitrofe, nella quale abbiamo proposto sia esperienze da mezza giornata sia da giornata intera con la possibilità di mangiare al sacco nel salone parrocchiale. Abbiamo un’offerta di oltre 80 laboratori distribuiti per età dei ragazzi, che vanno dai 5 anni fino alla maturità”. I riscontri ci sono: “L’anno scorso abbiamo avuto 150 classi e il trend è in aumento del 20%, anche se c’è una difficoltà crescente nell’organizzare le uscite. È un problema di straordinari degli insegnanti, degli allievi musulmani che non possono entrare nelle chiese, della responsabilità per i ragazzi fuori sede. Ma noi comunque non ci fermiamo”.

Lo sguardo di Ferrari però non si ferma qui. Nel 2022 saranno 900 anni dalla fondazione della Cattedrale. “Pensiamo ad altre iniziative, come a San Cristoforo. L’Oratorio della buona morte, all’angolo tra via Gregorio X e via Genocchi, è un gioiello del Barocco ed è sempre chiuso. Poco tempo fa ci abbiamo portato dei tour operator russi e li abbiamo fatti salire sulla cupola. Ne erano estasiati”.

I tasti dolenti Se si parla di cupole e di salite - perché Piacenza potrebbe davvero diventare la città italiana dell’arte in quota - la mente però va subito al Pordenone di Santa Maria di Campagna. I suoi affreschi sono stati valorizzati da un’altra iniziativa cittadina dello scorso

Corriere Padano

Nella foto in alto la cupola del Guercino e gli affreschi del Carracci nella Cattedrale di Piacenza. Al centro, l’interno del Monastero di San Sisto Qui sopra uno scorcio del Museo del Duomo e un’immagine dell’architetto Manuel Ferrari

Per il resto sembra una traversata nel deserto. “La Regione ha istituito Destinazione Emilia, ma i risultati non sono ancora arrivati in maniera determinante. La Provincia è svuotata delle competenze in ambito turistico-culturale. I Comuni hanno riferimenti solo locali. La Diocesi, ripeto, è l’unico ente che ha una visione d’insieme della nostra provincia a questo livello. Confido che anche qui, come in città, si possa cambiare mentalità; che si possa finalmente fare rete tutti insieme per valorizzare il nostro patrimonio artistico. Noi ci siamo e continueremo a lavorare per questo obiettivo, perché basta pensare ai ragazzi stupiti e in silenzio davanti agli affreschi del Guercino per capire che è la strada giusta”.


Corriere Padano

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Piacentini Sport

100 volte mi Piace Il centenario del Piacenza Calcio. Piacenza è diventata città dei bambini anche grazie all’impegno di Fabrizio Garilli: Unicef impresso sulle maglie

Clima, ragazzi che educano gli adulti PROSEGUE DA PAGINA 3

CESARE RAIMONDI

L

a data di nascita del sodalizio Piacenza calcio è persa. Lo scritto in cui si documentava che la città aveva una squadra per cominciare a scalciare il pallone, se l’è portata via la guerra. Il primo club ufficiale del mondo (Sheffield) c’era da sessantadue anni; il primo italiano (Genoa) da ventisei. Di certo abbiamo la data di affiliazione alla Federazione del Giuoco: 30 settembre 1919. Se usiamo questa per fissare il compleanno, siamo già nel secolo nuovo. Se usiamo questa, il primo goal del secolo nuovo, lo ha segnato Paponi a San Benedetto. Dati alla mano dovrei aver vissuto gli anni migliori della presenza biancorossa. Ho visto più di 20 campionati tra serie A e B, quasi tutti quelli disputati ai piani alti. Penso di vantare ancora qualche credito con chi li organizza i campionati. Lo spareggio truccato a Firenze e la Prima serie A scippata, non li hanno mai risarciti, però resto soddisfatto. Tra poco cominceremo l’ultima pagina del calendario gregoriano di questo denso 2019. Giusto il tempo di ritirare un paio di buste paga, e ne risentiremo parlare solo in qualche dibattito politico. Le controparti si rinfacceranno le posizioni tenute sulla questione ex Ilva, o sul Mose malfunzionante. Noi che seguiamo il Piacenza Calcio, lo ricorderemo per le figurine che Eataly regalava con la spesa, e per quelle che regala adesso l’Esselunga. La grafica è migliorata. Lo ricorderemo per la rotonda di Barriera Genova addobbata con il centenario. Quello

di Ponzini. E lo ricorderemo per la serie B inseguita, accarezzata, sfuggita. Piacenza è città dei bambini. La è diventata, anche grazie all’impegno di Fabrizio Garilli, di scrivere Unicef sulle maglie biancorosse. Ho visto ieri la foto di una bellissima bambina. Sorride all’obiettivo. Nella mano destra tiene la figurina di Stefano Gatti, nella mano sinistra quella di Daniele Cacia. Sorride perché ha trovato i suoi eroi, li tiene vicini. Piacenza è piccola. Ho scoperto che mentre nasceva il calcio, moriva Luigi Illica, librettista d’opera. E ho scoperto che via Illica è però dedicata a Girolamo, farmacista. Non ho ancora capito a chi è dedicata via Venturini, ma ci sto lavorando. In Via Venturini incontravo Garilli, a volte anche Cacia. Gatti invece lo aggancio sul Corso. Nell’ultima passeggiata abbiamo discusso di istituzioni, di rapporti interpersonali, di costi che la passione impone. Sa che appoggio chi mette il soldo, non chi chiacchiera, ma vedo che ci tiene a tenermi sul pezzo. Piacenza è piccola, le storie si intrecciano: le vie coi corsi, i Garilli coi Gatti, le figurine con la spesa, i bambini con gli eventi, i cent’anni di uno con quelli dell’altro. Manca solo di intrecciare un filotto di vittorie per arrivare carichi all’anno 2020. Il secolo è finito, la stagione numero centouno è tutta da seguire. Nella foto il mitico presidente Leonardo Garilli, a cui è intitolato lo stadio di Piacenza

8- I nostri gesti quotidiani imparati a scuola Via le bottiglie di plastica e largo alle borracce di alluminio o plastica dura. Già lo facciamo da tempo dicono in coro e per la mobilità? Abbiamo lanciato la campagna due ruote “Noi ci stiamo provando, dateci una mano”. Una fila di bici posteggiate sul bordo del marciapiede davanti al liceo Gioia, con il duplice intento di manifestare contro la cattiva abitudine di vari genitori di fermarsi con il motore acceso in attesa dei figli all’uscita dalle lezioni, e di impedirgli fisicamente il parcheggio in divieto di sosta. Hanno parlato di noi i giornali e il web piacentino. Gocce lasciate cadere a Piacenza sperando che diventino il mare di una scelta sostenibile per il nostro ambiente. Ma anche tra i banchi nelle lezioni di scienze per esempio fa breccia l’ambiente. “E’ bello sapere come le cose che studiamo e ci sembrano astratte sono calate nella realtà uno poi sta più attento. Esempio? Abbiamo approfondito i raggi UV, i raggi gamma e le radiazioni che escono dal telefonino, abbiamo visto come la modificazione della sintesi proteica possa determinare la crescita di cellule cancerogene…”. S’impara, si conosce e ci si informa.

9- Abbracciare le aree di via XXIV Maggio

Intanto si preparano per la manifestazione del 29 novembre. La piattaforma per non disperdere l’energia delle piazze dovrà essere messa a fuoco. Intanto si parte dalla realtà. Quella più cogente riguarda nuove aree oggetto di urbanizzazione in via XXIV Maggio. L’idea è quella di circondarle con un abbraccio da parte dei giovani FfF di Piacenza. Un messaggio per dire lasciateci la terra. Qui e ora.


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WEEKEND

Fiorenzuola, Boldi e Bricchi: ‘Giovani di successo” Venerdì 29 novembre la stagione teatrale del Verdi di Fiorenzuola ospita, alle ore 21.15, lo spettacolo “Giovani di successo - Dagli yuppies agli influencers”, un evento speciale moderato dalla giornalista Angela Marinetti. In una veste inedita, i due grandi amici Massimo Boldi e Andrea Bricchi affrontano i “giovani di successo”, l’evoluzione di questo concetto dagli anni ‘80 ad oggi. Questa “performance esplosiva” parla della commedia italiana dagli anni

‘50, dai Soliti Ignoti a Sordi, ai film di Monicelli, per arrivare a Boldi e alla sua carriera, proponendo aneddoti, curiosità, tanta intelligente comicità ed un finale a sorpresa. Lo spettacolo vede protagonisti Massimo Boldi e Andrea Bricchi e sarà accompagnato dalla musica dei Super Up: Raffaele Maira, voce – Lallo Visconte, basso – Federico Roncoletta, chitarra – Roberto Iaculli, batteria. Info: 0523 985253 - 989323 - 989314

“L’altra metà”, Renga sul palco del Politeama Martedì 3 dicembre sul palco del Teatro Politeama arriverà finalmente Francesco Renga, col suo nuovo l’altra metà tour. «L’Altra metà è anche – come dichiara l’artista – il frutto di oltre 35 anni di lavoro, di ricerca, di passione, d’amore, di vita spesa a cercare di raccontare e raccontarmi attraverso la musica e le parole... attraverso la mia voce. Ho scritto insieme con moltissimi giovani autori, musicisti e artisti perché avevo bisogno di trovare il linguaggio giusto per riuscire a parlare - attraverso queste canzoni - anche ai miei figli. È questo, credo, il miglior pregio del disco: canzoni, parole e musica che riescono a raccontare la vita che mi attraversa e che, a sua volta, è attraversata dallo sguardo di un uomo di 50 anni».

Francesco sarà accompagnato sul palco dai musicisti Fulvio Arnoldi (chitarra acustica e tastiere), Vincenzo Messina (pianoforte e tastiere), Stefano Brandoni (chitarre), Heggy Vezzano (chitarre), Phil Mer (batteria) e Gabriele Cannarozzo (basso). Il concerto avrà inizio alle ore 21:00. I biglietti sono in vendita tramite il circuito www.ticketone. it e presso la biglietteria del Teatro Politeama – Via San Siro, 7 – Piacenza Questi gli orari della biglietteria del Teatro: sabato dalle 17.00 alle 21.00, festivi dalle 15.00 alle 21.00. feriali dalle 20.30 alle 21.00 – martedì chiuso Per informazioni: Teatro Politeama 0523 328672 CAOS Organizzazione Spettacoli tel 0521-706214

Concertistica al Municipale: il giovanissimo pianista Ruben Micieli e gli Studi di Chopin La Stagione Concertistica 2019/2020 del Teatro Municipale di Piacenza prosegue venerdì 29 novembre alle ore 21 con l’eccezionale talento del pianista Ruben Micieli, che presenterà i 12 Studi op. 10 e i 12 Studi op. 25 di Frédéric Chopin, in coproduzione con Fondazione Val Tidone Musica. Vincitore del secondo premio e del premio speciale al prestigioso “Franz Liszt Piano Competition Weimar - Bayreuth 2018”, vincitore del Premio pianistico Silvio Bengalli 2015 ai Concorsi Internazionali di musica della Val Tidone e di più di quaranta concorsi nazionali e internazionali, Micieli è già stato applaudito al Municipale nel 2017, con il primo concerto per pianoforte e orchestra di Čajkovskij. Per il suo ritorno sul palcoscenico di Piacenza il giovanissimo pianista siciliano, classe 1997, sarà impegnato in un programma di particolare emozione ed estremo virtuosismo. Gli Studi di Chopin posero la base per quello che all’epoca fu uno

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stile rivoluzionario per il pianoforte e, anche per questo, sono considerati tra le composizio-

ni più suggestive ed impegnative del repertorio pianistico, con cui il compositore polacco ha elevato il genere dello studio da esercizio meramente tecnico a capolavoro artistico. Ruben Micieli ha iniziato l’attività concertistica a tredici anni e si è esibito in sale da concerto e teatri in giro per l’Italia e l’Europa (Spagna, Portogallo, Francia, Austria, Germania), tra i quali il Teatro La Fenice di Venezia, Salle Cortôt di Parigi, Weimarhalle, Liszt-Salon der Altenburg di Weimar, Auditorium Victor Villegas de Murcia, Sala Solitär di Salisburgo presso il Mozarteum Conservatory. Per informazioni e biglietti: biglietteria@teatripiacenza.it - www.teatripiacenza.it.

Al Milestone l’HH Project Trio che ospita Tino Tracanna al sax Tornano come ogni settimana i concerti al Milestone, un club tra i più apprezzati dai musicisti, che vi suonano sempre volentieri, apprezzando soprattutto l’attenzione ai particolari, il clima disteso e la professionalità, e dal pubblico di amanti dell’ottima musica dal vivo.

Sabato 30 novembre, come sempre alle ore 22.00, in programma un trio di giovani musicisti capitanati dal pianista siciliano Giuseppe Blanco che, insieme a Giuseppe La Grutta al basso elettrico e a Pasquale Guarro alla batteria, formano l’HH Project Trio. Per

l’occasione saranno accompagnati da Tino Tracanna, special guest al saxofono. L’ingresso è possibile con tessera del Piacenza Jazz Club o ANSPI. Questo trio di giovani musicisti, scoperto da Gianni Azzali in veste di giurato durante un concorso riservato a studenti del Conservatorio di Milano, ha deciso di farsi chiamare “HH Project Trio” in quanto propone un progetto monografico, basato su composizioni di Herbie Hancock, ma in versioni originali. Gli arrangiamenti includono riadattamenti stilistici, uso delle metriche dispari o rielaborazioni armoniche, cercando sempre di non snaturare l’identità della composizione. All’interno del progetto sono anche presenti brani inediti di alcuni membri della formazione, basati sulla medesima estetica, sia per quanto riguarda lo stile compositivo, sia per l’approccio esecutivo. Sono questi alcuni tra gli espedienti utilizzati dal “HH Project Trio” per rendere omaggio all’opera di questo artista geniale. Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito www.piacenzajazzclub.it e seguire le sue pagine social su facebook, twitter e instagram.

Il gospel a modo nostro, concerto all’Alberoni

Sabato 30 novembre, nella sala degli Arazzi del Collegio Alberoni in via Emilia Parmense 67, è in programma il concerto per i 20 anni di attività dell’Associazione Musicale e culturale New Sisters Gospel Choir “Il Gospel a modo nostro”. E’ prevista la partecipazione di Alfonso Maffini, artista multimediale, Ferdinando Altavilla, frontman della Merqury Band - The real queen tribute, Giovanni Di Fulvio, frontman degli Special Guest - Live band. Presenta Enrico Selleri conduttore di TV 2000. Le coriste saranno accompagnate dai musicisti dal vivo: Francesco Ferri (Andrew Stair’s band) - tastiere, Gianfrabrizio Defacqz (Nagual) - tastiere e pianoforte, Roberto Mazzoni (Cellamare) - batteria, Luca Gentili (Cellamare) - basso, Matteo Lovotti (DasF Act) - chitarra. Ingresso ad offerta a favore del reparto di ematologia dell’Ospedale di Piacenza. Visite guidate straordinarie al Collegio Alberoni riservate a chi prenderà parte alla serata New Sister: ore 19.45 - ingresso ridottissimo euro 3.50. La visita avrà durata di 40’ e partirà dalla Sala degli Arazzi. Si potrà accedere alla visita senza prenotazione fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per info: www.collegioalberoni.it uffici@operapiaalberoni.it tel. 0523 322635 - 349 4575709.

A mano market, Christmas edition Domenica 1 dicembre primo appuntamento di Natale sotto i Portici di Piazza Cavalli, dalle 11 alle 19, con l’edizione natalizia del mercatino

delle autoproduzioni. A/mano market - Christmas edition si terrà anche sabato 7 e domenica 8 dicembre nella tradizionale cornice dell’Auditorium S.Ilario - Corso Garibaldi 17 - dalle 10 alle 20. Ingresso gratuito.

Giornale indipendente: distribuito gratuitamente nella città di Piacenza e nei comuni limitrofi attraverso espositori posti nei luoghi di aggregazione e passaggio. Direttore responsabile: Giuseppe De Petro. g.depetro@corrierepadano.it

Editore: Sumarte S.R.L. Largo Erfurt, 7 29122 Piacenza Tel. 345 8004819 www.corrierepadano.it Pubblicità Sumarte S.R.L Pubblicità 29122 Piacenza Largo Erfurt,7 Tel. 335 5620636 E-Mail: infosumartepubblicita.it Stampa: FDA Eurostampa Srl Borgosatollo (BS) Registrazione Tribunale di Lodi n.162 in data 20/07/1983

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AGENDA DI NATALE

Rottofreno e San Nicolò fanno il pieno di iniziative natalizie Cene di auguri, letture animate, fiaccolata e tombolata: non manca proprio niente tra le proposte di Comune e Associazioni Novembre non è ancora concluso ma si respira già ovunque il sapore del Natale, le vetrine dei negozi sono illuminate e decorate, le piazze fanno mostra dei loro abeti riccamente addobbati e tutti iniziano la corsa ai regali ad amici e parenti. Ogni paese poi ha tutto il suo calendario di iniziative per aspettare tutti insieme il grande giorno, non fa eccezione Rottofreno e frazioni, dove Comune, Pro Loco e associazioni del territorio organizzano davvero tanti eventi. Si inizia venerdì 6 dicembre con la Festa del patrono San Nicola presso la chiesa di San

Nicolò: alle 10,30 preghiera e festa per tutti per poi ritrovarsi di nuovo alle 20,30 con la messa patronale con il Vescovo e a seguire la consegna del premio “Cavallino d’Oro 2019”. La Pro Loco di Rottofreno si porta avanti e ha colto l’occasione dell’Immacolata per organizzare il pranzo degli auguri di Natale domenica 8 alle 12,30 presso il ristorante “Il Granaio” di Cantone. La partecipazione è a parte a tutti previa adesione entro giovedì 5 dicembre ai numeri 0523 781173 o 0523 781405, il costo del pranzo è di 25 euro mentre i bambini fino a

12 anni pagano 10 euro. Mentre per martedì 10 dicembre ha organizzato, insieme al Comune di Rottofreno, il Natale Giovani con il concerto e l’assegnazione delle Borse di Studio presso il Teatro Parrocchiale di Rottofreno alle ore 21. ASPETTANDO SANTA LUCIA Ma a Piacenza e provincia, il mese di dicembre non è solo l’attesa di Babbo Natale bensì anche quella di Santa Lucia e quale attività migliore per ingannare il tempo se non

una bella lettura animata? Per “Storie a merenda”, il ciclo di pomeriggi di letture ad alta voce per bambini da 0 a 6 anni organizzato dalle biblioteche in collaborazione con l’AUSL, l’appuntamento alla Biblioteca di San Nicolò cade proprio il 12 dicembre e dopo la lettura ci sarà per tutti una gustosa merenda. Le bibliotecarie vi aspettano in via Alighieri alle 16,30. Venerdì 13 arriva finalmente Santa Lucia alla sede dell’Au-

SANTA LUCIA AL CINEMA

ARRIVA IL NATALE

Al Cinema Jolly2 di San Nicolò si festeggia Santa Lucia all’interno della rassegna Spazio Giovani in programma da settembre a dicembre. Per l’occasione, sabato 7 e sabato 14 dicembre verrà proiettata la pellicola “Maleficent 2” alle ore 15,30, un film che incanta grandi e piccini

Venerdì 13 dicembre Santa Lucia arriva a Rottofreno e a San Nicolò grazie a Auser e Pro Loco ser di San Nicolò in via Curiel 29 dalle 12 alle 18, mentre alle 20 il Gruppo San Nicolò Cammina ha organizzato la Fiaccolata che partirà dal Centro Culturale per arrivare alla Madonnina delle rose dove sarà allestito un punto ristoro con bevande calde. Domenica 15 dicembre alle 17 si torna in Biblioteca insieme all’associazione Giralaluna per un nuovo appuntamento di Favole in Biblioteca.

con la sua atmosfera magica e la splendida interpretazione di Angelina Jolie. Prima della proiezione, come sempre all’interno della rassegna, il Cinema Jolly con la collaborazione del Comune di Rottofreno, offre una deliziosa merenda gratuita mentre durante l’intervallo si può ingannare l’attesa con l’estrazione della lotteria che mette sempre in palio incredibili premi e tantissime sorprese.

Il cerchio si stringe e l’attesa si fa sempre più insostenibile, inizia il giro di auguri perché il Natale è ormai proprio alle porte e proprio per questo sabato 21 dicembre dalle ore 18,30 le porte della sede della Pro Loco Amis ad San Niculò (via XXV aprile, 43/b) sono aperte a tutti per l’aperitivo di auguri natalizi. Finalmente la vigilia di Natale, a Rottofreno, grazie alla Pro Loco, arriva Babbo Natale a portare i doni ai bambini dalle 10 alle 12 per le vie del paese fino ad arrivare sul piazzale della Chiesa sotto l’albero di Natale. A San Nicolò Babbo Natale arriva, invece, al centro commerciale Il Gigante e poi finita la messa di mezzanotte i volontari di Avis e Pro Loco Amis offriranno a tutti cioccolata e vin brulé. Ma non finisce qui, giovedì 26 ci si vede alle 15,30 alla Parrocchia di San Nicolò insieme agli amici della Pro Loco per la Tombolata di Santo Stefano. E anche per la Befana, la Pro Loco Amis ad San Niculò ha in serbo una bella sorpresa...

gioielli, argenteria, orologi

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28 novembre 2019

AGENDA DI NATALE

Corriere Padano

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A Gragnano si aspetta il Natale tra tradizione e voglia di festa Tra nuove luminarie e tradizionali raccolte alimentari, quest’anno festeggiamenti all’insegna della solidarietà per il Comune aderenti. Chi volesse contribuire ha tempo fino al 20 dicembre. Ma dicembre è solo all’inizio e il weekend successivo continuano i festeggiamenti. Domenica 15 dicembre alle ore 12 l’Oratorio Ma-

bini che vedranno arrivare Santa Lucia carica di pensieri per loro. Terminato il giro degli scambi di auguri con l’Amministrazione comunale e la Pro loco, il Natale è pronto per bussare alle nostre

Nuove decorazioni per l’albero di Natale di Gragnano grazie al contributo di tutti i cittadini Il Natale è ormai dietro l’angolo e il comune di Gragnano Trebbiense, insieme alle tante associazioni attive sul territorio, ha preparato un calendario di iniziative all’insegna della convivialità. Come vuole la tradizione, domenica 8 dicembre si accendono le luci del grande albero di Natale in piazza Verdi, ma non prima di aver partecipato alla consueta “Camminata dei Babbi Natale” organizzata dall’associazione “Gragnano Cammina”. Grazie alla collaborazione di Pro Loco, Avis e Associazione Liberamind non mancheranno vin brulé, cioccolata e ciambelline per ristorare i presenti. E quest’anno la curiosità è ancora più grande del solito perché alle luminarie del paese han-

no contribuito proprio tutti. Infatti, a novembre la Pro Loco insieme all’Anspi ha organizzato una cena di beneficenza presso l’oratorio di Gragnano Trebbiense il cui ricavato è stato utilizzato proprio per le nuove decorazioni del grande albero di Natale e anche per contribuire all’acquisto delle luminarie che accendono via Roma, come proposto dall’iniziativa promossa dai commercianti insieme all’amministrazione comunale. E a proposito di solidarietà, la stessa domenica inizia anche il periodo dedicato alla tradizionale raccolta di generi alimentari non deperibili per “Natale di solidarietà” organizzata da Mcl Gragnano e Parrocchia San Michele presso le attività commerciali

donna del Pilastro di Gragnanino ospita invece il pranzo di Santa Lucia organizzato dall’Anspi Gragnanino, e a seguire un interno pomeriggio dedicato ai bam-

porte e l’ultimo appuntamento proposto non poteva che essere un concerto, domenica 22 la Chiesa San Giovanni Battista di Casaliggio.

A Calendasco arriva la magia del Natale Il Natale si aspetta con trepidazione anche nel Comune di Calendasco dove oramai gli studenti delle scuole sono preparatissimi sulle tematiche ambientali grazie alle iniziative svolte il 22 novembre scorso in occassione della Festa dell’albero, e che quindi non potranno mancare alla tradizionale accensione delle decorazioni dell’albero di Natale in piazza Bergamaschi. Dicembre, si sa, è il mese in cui i bambini possono esprimere qualsiasi desiderio e non c’è iniziativa migliore per tenere viva questa atmosfera magica dell’immersione in una bella favola, per questo il 5 dicembre la Biblioteca comunale ha organizzato l’ultimo appuntamento dell’anno con “Storie a merenda”. Alle 16.30 si leggerà “Camillo e il regalo di Natale” di Ole Konnecke che racconta la storia di Camillo che un giorno esce col suo orsetto Gustavo per andare a fare una passeggiata e strada facendo trova per terra un pacco che ha tutta l’aria di essere un pacco regalo e sembra proprio essere caduto da una slitta volante... e a seguire ci sarà una gustosa merenda per tutti. Per prenotarsi contattare la biblioteca al numero 0523771107 o alla mail biblioteca.calendasco@sintranet.it.

Babbo Natale vi aspetta a Santimento

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Non è Natale senza i bambini e la loro smisurata fiducia in Babbo Natale, per questo torna come ogni anno la “Casetta di Babbo Natale” a Santimento. Una vera casa e un vero Babbo Natale a cui consegnare di propria mano le letterine piene di desideri, l’iniziativa continua ad avere un successo davvero meritato e sempre più bambini si prenotano. Ma oltre a consegnare nelle mani di Babbo Natale le proprie richieste, i bambini potranno anche preparare piccoli regali handmade nel “laboratorio degli elfi” allestito sempre nella casetta. La casa di via Castello 75 accoglie ogni ora e un quarto otto bambini accompagnati dai genitori nei giorni di sabato 7 dicembre domenica 8 dicembre sabato 14 dicembre domenica 15 dicembre sabato 21 dicembre domenica 22 dicembre. Gli orari di ingresso sono i seguenti: 15,00 – 16,15 – 17,30. Proprio per via della grandissima partecipazione, per l’ingresso alla casette è necessaria la prenotazione da effettuarsi in biblioteca (Centro Culturale di San Nicolò) negli orari di apertura: lunedì 9-13 e 15-18.30, martedì 9-12.30, mercoledì 9-12.30, giovedì 9-12.30 e 15-18.30, venerdì 9-12.30 e 15.30-18.30, sabato 9-12.30. Le adesioni si raccolgono anche chiamando il numero telefonico della biblioteca 0523-760494 o inviando una mai a biblioteca@ comune.rottofreno.pc.it indicando giorno e orario preferiti, il nome del bambino, un recapito telefonico e se è la prima volta che partecipa. La “Casetta di Babbo Natale”, il cui ingresso è in via Corti – strada per Boscone, è possibile ogni anno grazia all’insegnante Maria Assunta Maggi ed è organizzata dalla Pro Loco di Santimento con il patrocinio del Comune di Rottofreno.

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