Corriere dell'Isola n. 21 2016

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• sport

26 Maggio - 1 Giugno 2016

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I gialloblu sono con un piede e mezzo in Serie D dopo il 3-0 subito nella gara d’andata dei play-out. La squadra si dimostra ancora una volta senza carattere e limitata tecnicamente

ISCHIA, RETROCESSIONE AD UN PASSO

A MONOPOLI SERVE UN MIRACOLO • dalla redazione sportiva

È

la fine. Dopo il 3-0 inequivocabile subito nella gara d’andata dei play-out al cospetto del Monopoli, l’Ischia può dire definitivamente addio (o quasi) alla Lega Pro. Impensabile che Kanoute e compagni riescano sabato a vincere in terra pugliese con quattro gol di scarto; impensabile perché parliamo di una squadra reduce da 9 sconfitte di fila, incapace di reagire anche se in panchina trovano spazio due cuori gialloblu come Gianni Di Meglio ed Enrico Buonocore. Due bandiere, loro, chiamate al capezzale di un’Ischia orma da marzo con un piede e mezzo in Serie D. Sabato, così, è arrivata la più classica delle batoste senza attenuanti. Ancora una volta, l’Ischia si dimostra squadra senza carattere, incapace di reagire dopo il primo schiaffo di un Antonio Croce superlativo: niente di nuovo sotto al sole, perché parliamo di una squadra che in stagione – soprattutto a partire dalla smobilitazione di gennaio –

ha dimostrato di non essere in grado di reagire alle prime difficoltà, di difendere il risultato oppure di recuperare una partita una volta che la strada si è fatta in salita. L’Ischia, insomma, senza valori tecnici e senza quelle caratteristiche tipiche delle provinciali che lottano per la salvezza, è compagine che merita la retrocessione. Fa male dirlo, ma è così. A dimostrarlo la prova ancora una volta doubleface vista domenica al Mazzella: ad un primo tempo accettabile,

L’AVVERSARIA. Troppo largo il vantaggio per i pugliesi. Attenzione al piede caldo di Antonio Croce

Monopoli, la salvezza è a portata di mano Ormai la permanenza in Lega Pro sembra cosa fatta. Il Monopoli sfida sabato l’Ischia in terra pugliese forte del 3-0 e di una superiorità tecnica e fisica dimostrata nella sfida d’andata. Poco importa, così, che Mister D’Adderio debba fare a meno dello squalificato Pinto e degli infortunati Meduri e Djuric; in più deve fare i conti con gli acciacchi che hanno colpito Difino e Di Mariano. In campo con un 3-5-2 camaleontico, in grado di trasformarsi in un 4-4-2 grazie alla duttilità dell’esterno destro Luciani, i biancoverdi fanno paura soprattutto in attacco. Occhio, così, al centravanti Giuseppe Gambino, 10 reti in stagione e autore in carriera – tra serie D e Lega Pro – di oltre 130 gol; al suo fianco il bomber Antonio Croce. Per quanto riguarda il centrocampo, sulla fascia destra ecco l’ex Ischia Mario Mercadante, in campo esclusivamente in una gara di coppa con i gialloblu e poi bocciato da Bitetto. Sulla destra spazio ad Alessio Luciani, cresciuto nelle giovanili della Lazio. Le chiavi del centrocampo sono nelle mani di Mariano Romano, classe ‘89 cresciuto nelle giovanili del Siena; al suo fianco Luigi Viola e Pierangelo Tarantino, entrambi in grado di giostrare anche esterni. La difesa è forse il reparto meno performante dei biancoverdi, che però possono fare leva sul talento del portiere Matteo Pisseri, ex Juve Stabia: quattro rigori neutralizzati in stagione per lui. A guidare la difesa il napoletano Pasquale Esposito (classe ‘81 ex Paganese, Neapolis e Casertana); ai suoi lati agiranno Loris Bacchetti e Matteo Ferrara, all’esordio tra i PRO dopo le buone esperienze con Brindisi e Francavilla. I PRECEDENTI. Quattordicesima sfida tra pugliesi e gialloblu, la dodicesima in campionati professionistici. Il saldo delle gare è a favore dei biancoverdi, vittoriosi in 7 occasioni, poi 4 successi isolani e 2 pareggi (11 i gol fatti dall’Ischia, 16 dal Monopoli). Vittoria casalinga per gli isolani nel primo match della storia tra le due squadre, datato ottobre 1987: gli isolani si imposero per 1-0 al Rispoli con gol di Franco Impagliazzo.

segnato anche da qualche incursione offensiva, ha fatto da contraltare una ripresa sconcertante, contraddistinta dai soliti orrori difensivi e dall’ormai abituale calo fisico (tratto comune di tutte le gestioni gialloblu, da Bitetto fino ad arrivare a Porta). Anche ieri, insomma, nonostante il ritorno di un Mazzella delle grandi occasioni e lo scossone della nuova guida tecnica, l’Ischia ha dimostrato di non essere squadra all’altezza del professionismo e di essere, in netta sostanza, il frutto di una gestione societaria scellerata. E questo non solo guardando alle scelte di tipo logistico (con la squadra per un anno in esilio ai Camaldoli) ma anche e soprattutto per lo smembramento della rosa e l’allontanamento di Dino Bitetto. Insomma, il 3-0 di domenica non è altro che lo specchio di un’annata segnata da troppe contraddizioni. Il sogno è finito, insomma, adesso bisogna pensare alla ricostruzione. L’Ischia esce con le ossa rotte dall’andata dei play-out con il Monopoli, e non solo sul piano sportivo. Se il 3-0 del Mazzella non sorprende più di tanto, perché i valori in campo quelli erano e quelli sono rimasti, la sconfitta contro i pugliesi mostra in maniera inequivocabile il fallimento di un progetto rivoluzionato a gennaio. Il fallimento di una società. Inutile nascondersi dietro un dito, dallo scoccare del 2016 in casa Ischia si sono registrati solo errori, per non dire orrori: impensabile affrontare la terza serie con una squadra smantellata dalla mattina alla sera per esigenze di bilancio, snaturata completamente sin nel suo midollo.

Inutile, insomma, prendersela con gli sventurati chiamati a guidare questa barca malandata, partendo da Nello Di Costanzo, che qualche punto almeno lo aveva racimolato (ma perdendo comunque terreno in occasione di scontri diretti importantissimi). Inutile prendersela anche con Antonio Porta, l’allenatore che a Ischia non sarà più ricordato per la promozione in Lega Pro unica ma per l’incredibile serie di sconfitte consecutive in due differenti gestioni. Anche il tecnico procidano, obiettivamente, poco poteva con una squadra senza carattere e senza valori tecnici: certo, magari gli si poteva chiedere qualche punto per evitare almeno il penultimo posto, ma questa è un’altra storia. Impossibile, infine, chiedere il miracolo a due figli dell’isola verde come Enrico Buonocore e Gianni Di Meglio: i due tecnici gialloblu hanno provato a salvare il salvabile, hanno ricompattato l’ambiente (anche senza i gruppi organizzati) ma non potevano certamente rivoluzionare una squadra che offre poco o niente. Insomma, inutile girarci intorno: le vicende degli ultimi mesi dimostrano in maniera inequivocabile il fallimento di una società che prima ha voltato le spalle al territorio e che adesso, incredibile a dirsi, dal territorio vuole una mano. Inutile perdersi in chiacchiere: un ciclo è finito, l’isola non risponderà presente ad appelli di chi ha portato la squadra lontano dal proprio territorio. Ora c’è da pensare al futuro: l’Ischia deve tornare agli ischitani. Tutti dovremo avere il coraggio di ripartire da zero. Tutti.


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