Corriere della piana - n.24

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di Tonino Violi

L

’esistenza dell’orologio comunale nell’attuale S. Cristina ci risulta fin dal primo settembre 1831. Da un documento del 1844 sappiamo che i fratelli Rocco e Giovanni Longo-Mazzapica, possidenti del luogo, hanno supportato economicamente il Comune nella sua costruzione: “… spese dallo stesso anticipate del proprio per la costruzione di quest’orologio Comunale perfezionato per secondare il pubblico desiderio sin dall’anno 1831 a beneficio del Comune medesimo…”. Nel 1896 si fece un nuovo appalto comunale per manutenzione dell’orologio riconosciuto “depreziato”. Così fu incaricato Giuseppe Tripodi di S. Eufemia per aggiustarlo. A circa cent’anni dalla sua esistenza, per le sofferenze subite fino ad allora, il nostro cantastorie Francesco Spanò l’ha così descritto: Doppu cent’anni chi battisti l’uri e lu tempu spartisti a lu secundu carricatu di morbi e di doluri ti riducisti vecchju e moribundu… Intorno al 1954 furono tolte le strisce trasversali in soprarilievo dalle sue pareti, che sono rimaste lisce e uniformi ed il quadrante fu portato più in alto di qualche metro rispetto alla posizione originaria, fu aggiunto un secondo quadrante sulla facciata parallela al corso e furono tolte anche i merli che cingevano in alto la torre. Intorno al ’70 fu rinnovato il macchinario e fu inclusa la sirena che suonò per anni alle ore 8, alle 12 e alle 16. Per quanto riguarda i rintocchi che segnano l’ora, c’è chi ricorda le cento botte di mezzanotte che crearono malumori tra i cittadini (da qui il nome centubotti). Noi ricordiamo con molto piacere lo scandire più regolare, per es.: un colpo all’1 o un numero di rintocchi corrispondente alle ore successive. I minuti venivano segnalati così: il quarto con un rintocco, due per la mezza e tre per i trequarti di ora, di tonalità diversa. Si parlò anche di una probabile aggiunta di un terzo quadrante in una delle due pareti mancante, ma poi non se ne fece più nulla. Per i cristinesi l’orologio comunale è un’istituzione, è un simbolo, è una compagnia. L’istituzione è rappresentata dalla sua azione legale e temporale; è un simbolo in quanto è da oltre 150 anni lì, autoritario e superbo al centro del paese; è una compagnia in quanto lo guardiamo in continuazione, controlliamo l’ora spesso, magari mentre si passeggia o si sosta in piazza, mentre si sta al bar o dopo aver bevuto un sorso di acqua allo “zampillo”. Attira comunque l’attenzione ed è spia di tutte le nostre azioni. Visto che in cima alla torre dell’orologio c’era la campana e come suo pennacchio un bandierina mobile che si orientava con la direzione del vento, qualcuno nei tempi passati ha coniato un modo di dire, un proverbio molto significativo. Quando una persona non rimane nei ranghi comportamentali cambiando spesso umore o parere, quando si è di fronte ad un voltafaccia inaspettato, si usa dice: “Si comu a’ bandereja du’ rigoggiu”, come per indicare una persona facilmente alterabile. Il macchinario dell’orologio l’abbiamo goduto funzionante, ma lo abbiamo sofferto mal funzio-

Nelle foto: la torre campanaria di Santa Cristina D'Aspromonte

L’Orologio Comunale di S. Cristina d’Aspromonte nante ed anche muto e fermo, proprio come l’aveva descritto Spanò, …in azione simile al comportamento del suo “pennacchio”. La gente ha sempre criticato quel mancato funzionamento, forse perché attraverso il suo monotono scandire del tempo, con l’abitudine negli anni ci ha fatto acquisire un certo “bioritmo”, non per il valore dell’ora in sé stessa, perché tra orologi e telefonini oggi portati appresso, cronometri vari, orologi e sveglie in macchina ed a casa, conoscere l’ora non è più una cosa difficoltosa, ma per il sentire la sua presenza. E, malgrado tutto, la gente è come la bandierina nella puntualità!.. Dopo sessant’anni sono terminati nel mese di agosto i lavori di ristrutturazione per riportarlo com’era sessant’anni fa. Così come la moda per l’abbigliamento, per i capelli, per gli arredi, ecc., spesso per rinnovarsi torna all’antico, così si è fatto anche per l’orologio. Le critiche non mancano soprattutto perché i quadranti tornati bassi quindi visibili da una distanza più ridotta; perché il suo nuovo look non concorda con lo stile rinnovato delle costruzioni che gli stanno attorno; perché il suono dei suoi 768 rintocchi nelle ventiquattr’ore non è come quello precedente, ecc. Comunque, anche se non è così indispensabile, l’importante è vederlo funzionante. Ci servirà, non per essere puntuali all’appuntamento, ma per ricordare oltre 170 anni della nostra storia.


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