Corriere della piana - n.21

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La Decorata Cornice della Piana di Diego Demaio

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CROCIFISSO DELLO ZILLASTRO LOCALITA’ PALAZZO – ZERVO’– CROCE DI TOPPA CARMELIA – GROTTA DI PIETRASALVA

ai 1057 m. dell’assai significativo Crocifisso dello Zillastro (eretto quaranta anni addietro), per noi pianigiani facilmente raggiungibile dallo Zomaro, da Trepitò e da Oppido Mamertina, si salirà verso Zervò. Dopo aver superato le due ferree croci dei caduti nella cruenta battaglia del 1943 (visibili alla sinistra dell’asfalto) si giungerà ad uno slargo, sulla destra della strada, contraddistinto da un dismesso parco giochi per bambini con fontanella e relativa staccionata, dove si parcheggerà la macchina. Intrapreso l’agevole ed assolato sterrato si andrà subito a destra per proseguire, sempre sulla pianeggiante pista principale, sino ad un successivo bivietto dove si piegherà ancora a destra. Entrati nel bosco si procederà dritto per incontrare poco dopo un’altra larga pista sulla quale si curverà nuovamente a destra. Proseguendo tra la rigogliosa vegetazione si accederà in breve negli evidenti e cospicui ruderi della fortificazione del costone Palazzo (1020 m.), strategicamente dominante sulla sottostante Piana di Gioia Tauro. I grossi muri a secco, probabilmente di epoca bruzia (V-IV secolo a.C.), si estendono nella faggeta su un’area di 300 mq. e per tale motivo si La Croce di Toppa. - Foto Diego Demaio suppone che l’antico toponimo volesse evidenziare la grandiosità della struttura, realizzata con pietre reperite e levigate nello stesso luogo. Usciti dall’interessante sito archeologico si tornerà sulla strada asfaltata per risalire in auto e proseguire, passando davanti alla rinomata Fontana dell’Abete, sino ai 1167 m. della segnalata Comunità Incontro di don Pierino Gelmini, insediatasi sullo Zervò il 1° Dicembre del 1996. L’ospitale ed attrezzato complesso, che rientra nel territorio di Santa Cristina d’Aspromonte pur essendo di proprietà del Comune di Scido, è sorto al posto del diruto Sanatorio Vittorio Emanuele III, inaugurato da Adalberto di Savoia il 28 Ottobre del 1929 e poi chiuso per insalubrità climatica nel 1933. Lasciato il Centro di Recupero per ex tossicodipendenti si tornerà sull’asfalto per curvare a destra ed arrivare, dopo qualche chilometro, alla larga curva sinistrorsa di I ruderi della Fortificazione Palazzo. - Foto Diego Demaio Croce di Toppa, contraddistinta da alcuni evidenti gradini ricavati sul lato sinistro della strada. Percorsa doverosamente la brevissima ascesa si giungerà davanti ad una piccola croce con alle spalle una consistente catasta di legna. La ferrea croce, di recente forgia, con la marmorea epigrafe “S. TOPPA SACRIFICATOSI PER IL PROSSIMO”, non ha sostituito la vecchia che si trova ancora seminascosta tra i rami. La sensibilità di non rimuovere la precedente, ormai corrosa ed arrugginita, è stata assai lodevole anche sotto l’aspetto storico-tradizionale. Si narra infatti che il Simbolo della Cristianità sia stato posto nel punto esatto dove anticamente era stato trovato il corpo di un monaco, poi comunemente chiamato Toppa, morto assiderato durante il ritorno

da una questua nella Piana. E’ probabile che il nome, dal quale poi è derivato il toponimo del cosiddetto “vallone di Toppa”, sia dovuto alla “toppa” (da “toppo” = tronco d’albero abbattuto) che il religioso trascinava quando è stato colto dalla fatale bufera di neve. La primitiva quanto rudimentale “slitta” veniva incavata, qualora non lo fosse già La Chiesetta di Zervò. - Foto Diego Demaio naturalmente, per essere caricata di mercanzie e prodotti da offrire e scambiare nell’elemosina. Da quel remoto giorno i pellegrini “chianoti”, in cammino verso Polsi, poco prima di affrontare l’impegnativa asperità del Passo di Cerasara, accatastavano della legna che veniva poi accesa, al ritorno dal Santuario, affinché lo spirito del romito si riscaldasse dal freddo dell’Aspromonte. Ripreso l’itinerario si arriverà ai vicini Piani di Junco (1230 m.) e quindi, tralasciando la deviazione a destra che scende verso Scido e quella a sinistra che sale sul Monte Fistocchio, al non distante Villaggio di Carmelia che verrà solamente lambito. Lasciando la strada principale che declina a Delianuova si svolterà a sinistra per passare davanti alla chiesetta di Maria SS. della Salute (1276 m.) e percorrere la discreta pista (una volta ottimamente asfaltata) detta di Cersabella (o Cerza Bella). Coperti pochi chilometri, durante i quali tra la lussureggiante vegetazione si attraverseranno scroscianti ruscelletti, si noterà sulla sinistra la singolare mole rocciosa di Pietra Salva (o Pietrasalva) emergente dalla fitta pineta. Procedendo ancora di poche centinaia di metri si lascerà lo sterrato principale per curvare a destra, alla seconda diramazione, e percorrere il breve sentiero che conduce all’accogliente Rifugio “Da Scarpazza” dei fratelli Papalia (eredi dello stimato Arcangelo) di Delianuova, attiguo ad un secolare e maestoso pino. Scesi dall’automobile si avrà modo di apprezzare la calabra ospitalità dei gentilissimi proprietari che ben volentieri consentiranno di visitare la preistorica e suggestiva piccola caverna, conosciuta come la Grotta di Francescantonio Leuzzi. L’insigne studioso deliese rinveniva infatti al suo interno, nel 1925, un’ascia di pietra verde serpentina d’Aspromonte risaLa Grotta Leuzzi a Pietrasalva. - Foto Diego Demaio lente secondo alcuni studiosi al paleolitico (secondo altri al neolitico). Nell’amena località, caratterizzata dalla presenza della pietra focaia e da pittoresche gugliette rocciose, si potrà ammirare anche un limpido laghetto denominato “acqua del fago”. Lasciata l’interessantissima meta finale dell’itinerario si ritornerà nella pista principale per curvare a destra e scendere sulla non distante statale 183. Da qui svoltando a destra, si declinerà verso il largo bivio Brandano per rientrare nella Piana.


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