RIVISTA numero 7 Dicembre 2011

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[recensioni]

In ritardo rispetto al centro-nord, sembra affermarsi nelle città centro-meridionali la portata territoriale e il superamento di quel rapporto città-porto al cui recupero puntano le prime esperienze progettuali in Italia. Ne sono esempio, il complesso irrisolto sistema portuale di Napoli e le opportunità di recupero ambientale (Bagnoli) di ampi territori costieri (Michelangelo Russo), ancora inattuate; il caso Salerno, (Roberto Gerundo e Isidoro Fasolino) che dopo aver promosso sin dal 1994 progetti d’autore (Bohigas, Bofill, Zaha Hadid, Chipperfield, Nouvel, Rùisanchez) e il progetto urbano come soluzione ai problemi della città e del waterfront, più recentemente avvia con gli strumenti urbanistici e la pianificazione d’area vasta per l’intera costa salernitana le strategie di sviluppo territoriale e di recupero sociale, urbanistico, economico; il caso di Bari (Nicola Martinelli e Maria Raffaella La Macchia), individuata come gateway city dello spazio europeo, che come altre città d’acqua, vive un difficile rapporto con il mare e con il porto; Brindisi (Donato Caiulo), Porta d’Oriente dell’Impero romano, importante porto militare, esemplifica il conflitto di competenze che rallenta il recupero del waterfront avviato negli anni ’80 per la dismissione di aree militari, mentre dagli anni ’90 si avviano una serie di azioni che superano le competenze settoriali e approdano al protocollo d’intesa per il PIAU, ai nuovi strumenti della lr 21/2008 e alla candidatura Brindisi capitale europea della cultura 2019, un’importante occasione per porre all’attenzione internazionale la cit-

tà, Piattaforma strategica del Quadro Strategico Nazionale. Più vicine a noi, le città dello Stretto, Reggio e Messina. A Reggio (Marina Adriana Arena) il waterfront rappresenta oggi l’immagine stessa della città, ma anche elemento di rilancio dell’economia e della centralità culturale del Mediterraneo: si progetta un waterfront esteso all’intera costa (25 km) da Pellaro a Gallico, concluso dal concorso internazionale Regium Waterfront aggiudicato a Zaha Hadid. Questo waterfront dello Stretto potrebbe proseguire nel tratto settentrionale (Villa S. Giovanni), come riportato recentemente dalla stampa, affidato all’architetto Libeskind all’interno delle opere connesse al Ponte. Il caso di Messina è affrontato in due saggi rispettivamente di Elena De Capua e Michelangelo Savino. Nel primo si pone l’accento sulle frammentarie e contraddittorie politiche di riqualificazione del lungo e differenziato arco costiero in assenza di una visione complessiva; nel secondo, Michelangelo Savino pone come prioritaria la definizione del “senso” che le azioni sul waterfront dovrebbero acquisire per divenire effettivo motore di riqualificazione e sviluppo per la città, in un quadro organico di interventi che è assente negli strumenti dell’ultimo decennio (URBAN, PIT, PIAU, PRP), nella Variante al PRG 2004, ma anche nelle proposte per la costa tirrenica, o per l’affaccio sud. Nel caso di Palermo (Maurizio Carta), ritroviamo il PIAU come uno degli strumenti per avviare progetti di riqualificazione del waterfront all’interno del Piano strategico per Palermo Capitale, ma qui l’integrazione

tra Piano del Porto e Masterplan di indirizzo del Piano strategico, l’eccezionale sinergia tra Autorità Portuale e Comune porta ad interessanti proposte per la città, il porto e la fascia costiera; Siracusa (Luca Barbarossa) deve al Piano Gabrielli (2004) l’attenzione alle aree portuali e il recupero del rapporto della città con il mare, in una visione strategica di sviluppo, ma al contempo, progetti e concorsi per le aree costiere recentemente avviati, propongono soluzioni puntuali lontani da una visione complessiva di recupero del waterfront. In Sardegna (Alessandra Casu) con la lr8/2004 i waterfront si interfacciano nelle previsioni di area vasta e in rapporto alla pianificazione comunale. Gli esempi analizzati, però, riconducono a progetti puntuali, matrici già sperimentate e a firme famose (Zaha Hadid, Koolhaas, De Eccher, Busquets, Mendes da Rocha) ma soprattutto a scelte molto spesso non partecipate, avulse dai contesti e dagli effettivi bisogni. Lo sguardo sulle città europee (Oriana Giovinazzi) mette a confronto Rotterdam, Liverpool, Amsterdam, Bilbao, Glasgow e i casi legati ai grandi eventi come Valencia, Genova, Saragozza, mentre Elena De Capua sceglie per il Mediterraneo città simbolo all’interno del bacino, come Barcellona, Valencia, Marsiglia, Atene, Alessandria d’Egitto. Complessivamente una rassegna importante su strumenti, programmi e progetti in gran parte attuati, di grande qualità, ma anche esempi di best practices nella gestione delle diverse risorse messe in campo.

architettura tra urbanistica e archistar

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