AUGEO - Magazine

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mamme a lavoro

Io sono ancora utile sul lavoro. Questa è la vittoria più grande che ho ottenuto con AUGEO


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INDICE

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Che cos’è Augeo,

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Fatìma:

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Maya: scommettere che chi è senza passato possa avere un futuro

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Speranze e ambizioni:

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Una nuova idea di cooperativa:

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Il valore dell’aiuto:

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mamme a lavoro?

riscrivere la propria storia

intervista a Michele Battista, responsabile di Generas Foundation Onlus

l’autore del progetto Antonio Finazzi Agrò

il presidente de L’Accoglienza Onlus Marco Bellavitis

Il punto di vista degli imprenditori: la testimonianza di chi ha scommesso su Augeo


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Che cos’è Augeo, mamme a lavoro?

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ugeo, mamme a lavoro è un progetto di inclusione lavorativa destinato a giovani madri sole ospitate in case famiglia, con figli minorenni e in condizione di elevato disagio economico e sociale.

taggio per gli imprenditori. L’organizzazione offre al mercato del lavoro delle donne motivate, con le quali è stato già avviato un percorso di crescita professionale, nonché la possibilità di avviare un tirocinio il cui peso sarebbe sostenuto col contributo del progetto.

Il progetto è ideato e gestito dalla cooperativa L’Accoglienza Onlus ed è realizzato grazie al contributo della Generas Foundation Onlus, la fondazione di erogazione che per prima ha creduto in Augeo. Partner del progetto è la Rete mamma bambino Lazio, il coordinamento delle case famiglia da cui provengono le mamme selezionate per partecipare al progetto e di cui fa parte anche Casa Betania, la prima struttura di accoglienza aperta da L’Accoglienza Onlus. Tra gli attori che hanno dato fiducia ad Augeo, c’è anche il Comune di Roma che ha concesso il patrocinio gratuito dell’Assessorato alla persona, scuola e comunità solidale.

Per finanziare i tirocini c’è bisogno di sostenitori. Scegliere di supportare Augeo è una scelta che può basarsi su due pilastri: risultati e trasparenza. In termini di placement atteso, i risultati sono vicini al 50%, il che rende la partita molto vantaggiosa per quanto riguarda il ritorno in valore sociale dell’investimento. La trasparenza è costantemente garantita; è sempre possibile non solo visitare il sito, ma anche incontrare madri ed organizzatori negli eventi aperti, oltre a conoscere le loro storie attraverso le prossime pagine.

Augeo offre supporto mirato, con consulenze individuali e di gruppo, e successivamente con tirocini e formazione, con l’obiettivo di favorire l’inserimento di queste donne nel mondo del lavoro. L’ambizione è quella di creare un percorso di autonomia non solo professionale ma soprattutto personale.

Lo scopo di questo magazine è quello di mostrare il percorso e i risultati raggiunti dal progetto, lasciando che siano i protagonisti a raccontare le loro storie reali, sia tra i responsabili che tra gli imprenditori e, ovviamente, facendo conoscere le mamme e le loro vite tra travaglio e rinascita. “Assumere una madre single ed una lavoratrice seria ed utile non è solo possibile, ma vantaggioso per tutti”. Antonio Finazzi Agrò

Scegliere le madri formate da Augeo per un tirocinio all’interno della propria azienda, è un van-

UGEO SOSTIENI A

Vai sul sito www.progettoaugeo.it/#come-donare

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Fatìma: riscrivere la propria storia

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“È il supporto e l’affetto che ho ricevuto che mi hanno aiutata, ancor più che un dato corso o uno stage”


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arlare con Fatìma ad occhi chiusi, fa uno strano effetto: l’ossessione per la puntualità e l’etica calvinista del lavoro, con quell’accento così marcatamente bergamasco richiamano una storia da stereotipo simil-prussiano. Basta poi riaprirli per notare un’altissima guerriera d’ebano. Racconta della sua unicità con orgoglio, ma non nega la fatica nel districarsi tra i rapporti tra storia e futuro. In Italia frequentava l’università, aveva una vita ricca ed era innamorata di un ragazzo, finché un giorno la madre la portò in Senegal con una scusa, per poi nasconderle i documenti. La voleva vicina alla storia della famiglia. Riuscì a contattare il ragazzo e a farsi raggiungere, così la sorella convinse la madre a chiuderla in una scuola islamica. “I primi mesi li ho vissuti sotto torchio per via della mia cristianità - Io Maometto non lo conosco- gli dicevo - io conosco Gesù, lasciatemi col mio Gesù - Mi ripetevo le frasi che diceva sulla croce per darmi forza, poi però non ce l’ho fatta più ed adesso non so più in cosa credere… mi hanno lasciata senza Dio”. Finito l’anno scolastico, tornò dalla famiglia e rimase incinta di un ragazzo senegalese che oggi è suo marito. Atterrata in Italia, si ritrovò ad aspettare anche un’altra figlia, e al contempo ad avere problemi con i documenti. Sola, con una bambina in braccio, lontana dal marito e dal primo figlio ma nell’impossibilità di tornare in Senegal. Ancora una volta nella terra in cui era cresciuta. Ancora una volta né italiana né senegalese. Ancora una volta con una storia da riscrivere. Si è ritrovata in un centro di accoglienza, dopo essere nata e cresciuta con gli altri italiani, e ha trascorso 2 anni tra lavoretti saltuari. È lì che inizia la nuova storia, quando la segnalano per il progetto Augeo. Viene accolta all’interno di Casa Betania e ciò le permette di rifiatare e stabilizzare lei e sua figlia, sia fisicamente che emotivamente. Spiega “è il supporto e l’affetto che ho ricevuto che mi hanno aiutata, an-

cor più che un dato corso o uno stage”. Ad Augeo brilla. È la prima a completare i compiti assegnati, si fa riconoscere positivamente durante gli incontri. Inizia il suo tirocinio presso lo studio di un commercialista, dove fa grandi esperienze e gestisce contatti con molteplici associazioni e presso il quale organizza autonomamente un seminario. Oggi, insieme al corso per Assistente educativo culturale (AEC), che sta seguendo sempre grazie ad Augeo, è riuscita a farsi notare per il suo francese e svolge un secondo lavoro nell’ambito dell’interpretariato. Il corso AEC, che la avvicina al mondo della scuola, le è stato offerto seguendo le sue inclinazioni e capacità, e fa parte di un piano più ampio: volendo investire su sé stessa, si sta infatti impegnando ad ottenere un lavoro che spera le darà una solidità economica sufficiente da potersi permettere un ultimo grande sogno: iscriversi ancora all’università, “Filologia classica, moderna e comparata”, e poter poi diventare professoressa di italiano e storia. Continua nel frattempo a districarsi tra il far crescere la figlia e la lotta burocratica (ed umana) per permettere al resto della sua famiglia di raggiungerla. Un sogno neanche concepibile 2 anni fa. Ma Augeo significa proprio accrescere, sviluppare, scrivere una storia diversa da quella che credevi incisa nella pietra. Fatima ripete che il senso profondo dell’aiuto ricevuto, sia stato nel “superare le bastonate prese”. La stessa responsabile del progetto, che tanto l’ha aiuta a crescere ed affermarsi, fatica a capire come lei non si accorga di quanto sia straordinaria la mole di lavoro quotidiano cui si sottopone e la quantità di successi che raggiunge. Ma Fatìma non dà peso a tutto ciò. È solo un percorso, non diverso da quello iniziato in Augeo l’anno prima, lo dice lei stessa, ha degli obiettivi molto chiari in testa e la carica la prende da una mente inarrestabile ed un cuore colmo d’amore per i figli.

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MAYA

Scommettere che chi è senza un passato possa avere un futuro

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a storia di Maya è quella di una scommessa. Una scommessa contro tutti i pronostici. Una scommessa vinta.

È stata una sposa bambina, portata in Italia dal marito, il quale l’ha condannata ad una vita molto faticosa e con limitati rapporti umani e scambi interpersonali. Segnalata ai servizi sociali, è entrata con i 3 figli nella rete delle case famiglia. È qui che un operatore, notando la sua immensa voglia di riscatto, l’ha indirizzata verso Augeo. Quando ha iniziato il suo percorso all’interno del progetto, gli ostacoli da superare erano nel rapporto con gli altri. Non solo perché Maya conosceva pochissime parole di italiano e parlava perlopiù in inglese, ma perché anche quando poteva esprimersi, non era minimamente abituata a farlo. “All’inizio ascoltavo tanto, ma non parlavo quasi per nulla. Preferivo ascoltare cosa avevano da dire le altre, ma non mi aprivo mai.” Le difficoltà si erano viste già nel corso dei colloqui individuali: ha dovuto guardare in faccia la propria storia personale, l’assenza di qualunque esperienza di lavoro. Sapeva solo cosa voleva: imparare a cucinare. Si ricorderà di tutta la strada fatta sia al banco di cucina che verso la sicurezza nei rapporti con gli altri, quando, mesi dopo, porterà un dolce ad Augeo per guardarlo mangiare con gusto da tutte le altre. Un ricordo che le genera ancora tanta emozione. Pensare che all’inizio le difficoltà maggiori al corso erano da dove partire per cercare lavoro, come affrontare un colloquio, con che abiti, con che comportamento... Ovvietà per molti, un mondo da scoprire per la giovane Maya.

“Mi ha aiutato tantissimo. Ora riesco a comunicare grazie all’aiuto che mi hanno dato. All’inizio è stato tutto incredibilmente nuovo, ma mi hanno fatto sentire che era facile; devo ringraziar-

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li perché nessuno era mai stato così tanto dolce, anzi io proprio non conoscevo così tanta gente, non avevo amici quando ero con il mio ex-marito, non parlavo con nessuno”. Così il progetto andava avanti e lei con esso. Imparava l’italiano guardando i cartoni animati con i figli, seguiva i corsi di Augeo e la sera si esercitava con la lingua. Poi finalmente la scommessa comincia a dare i suoi frutti. Il tirocinio di Maya è stato in una mensa aziendale. Ha cominciato con il servizio ai tavoli e poi alle pulizie, ma il suo obiettivo era un altro. Ha chiesto che le venisse insegnato anche come sbucciare e tagliare la frutta per fare delle decorazioni. E avanti così, per arrivare ad affiancare le cuoche in cucina. “È un sogno avere un lavoro! Ho fatto così tanti giri. Mille e più volte ho lasciato il mio numero e ho capito quanto è difficile trovare un posto. Sono cresciuta molto”. Oggi la cucina non è più solo un sogno. Il contratto le è stato rinnovato ancora per altri 6 mesi e adesso è lei ad occuparsi di tagliare la frutta per 150 piatti al giorno o di intagliarla per dolci e decorazioni. Vive in quello che si definisce un “regime di semi-autonomia”, in un appartamento vero ma con un’altra madre con cui divide le spese a metà. Sono tutti elementi di una quotidianità straordinaria, ma è proprio la normalità di questi rapporti ad essere eccezionale, per una ragazza vissuta sempre isolata dal mondo. Oggi, grazie al lavoro dei professionisti di Augeo, ma soprattutto grazie al suo impegno personale, Maya ha tutto ciò che non aveva mai osato desiderare: un lavoro che ama, una famiglia felice e tante persone che le vogliono bene. “Mi piace tantissimo questo lavoro perché mi trattano tutti molto bene. Non mi accorgo del tempo che passa. Sul lavoro è come con la famiglia, c’è la fiducia, la pazienza e l’impegno”.


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Ăˆ un sogno avere un lavoro 7


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Speranze e ambizioni: intervista a Michele Battista, responsabile di Generas Foundation Onlus

Perché c’era bisogno di Augeo? A che esigenza risponde? C’è sempre bisogno di Augeo, intesa come crescita o aumento di capacità. Soprattutto nell’ambito della ricerca lavoro. Troppo spesso, sicuramente non per via di cattiva volontà, le organizzazioni “non-profit” non riescono ad investire risorse in strategie di inserimento lavorativo veramente efficaci. Questo progetto, invece, ha puntato sin dall’inizio sulla costruzione di percorsi strutturati che rispondano al tema del lavoro in modo efficace e replicabile. L’idea è quella di riproporre le “buone pratiche” utilizzate dalle grandi organizzazioni “profit” che si occupano di intermediazione del lavoro e, allo stesso tempo, offrire alle aziende personale affidabile e specializzato a costo altamente concorrenziale, per tutto il periodo di inserimento. Come vengono investiti i soldi raccolti? I fondi raccolti sono investiti totalmente sui corsi formativi e sui tirocini. Tutte le altre voci di spesa sono in pancia alla fondazione soste-

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nitrice del progetto. Questo ci permette da un lato di poter continuamente sperimentare spazi inesplorati senza il timore di sbagliare, dall’altro, di essere completamente trasparenti sulle donazioni ricevute da privati o aziende. I benefattori sanno che quanto versato andrà concretamente ad una mamma per poter accedere ad un corso di formazione oppure avviare un tirocinio aziendale. I risultati dell’anno precedente sono stati entusiasmanti: il 50% delle ragazze ha fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro. Cosa ha funzionato e perché? La differenza è stata tutta nella qualità della squadra: il team ha risposto bene a qualsiasi stimolo ed ha appreso velocemente le metodologie che si dovevano acquisire per rispondere in modo veloce ed efficace al mercato ma soprattutto ai bisogni delle mamme e dei loro piccoli. Come si può contribuire per aiutare? In moltissimi modi, ma se proprio dovessi chiedere un regalo a Gesù Bambino chiede-


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rei mani e teste di professionisti. Mani e teste che ci affianchino a formare le beneficiarie. Mani e teste che ci aiutino a trovare imprenditori sensibili e pronti ad accogliere queste mamme che si mettono in gioco per l’ennesima volta. Mani e teste che facciano conoscere ai loro amici il lavoro fatto, così da ricevere anche piccole donazioni; anche solo un caffè! Mani e teste che promuovano il progetto sul territorio affinché si raggiungano nuove organizzazioni, pronte a replicare il progetto presso le loro strutture. Mani e soprattutto teste che stressino il nostro sistema e l’architettura messa in piedi, in modo tale da rafforzarla là dove serve.

Se riuscissimo in questo, riuscire poi a trovare i fondi che completino quanto sopra, credo diventerebbe la cosa più semplice. Che tipo di ambizioni si pone la seconda edizione di Augeo? Tantissime! E non basterebbe una pagina per elencarle tutte. Vi racconto, però, solo quella più grande: Augeo ancora presente nel 2030 con delle forme di sostenibilità che coprono il 100% delle necessità economiche. A quel punto potremmo dire di aver fatto veramente un buon lavoro.

Se proprio dovessi chiedere un regalo, chiederei mani e teste che ci aiutino 9


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Una nuova idea di cooperativa:

l’autore del progetto Antonio Finazzi Agrò

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ntonio Finazzi Agrò è socio e membro del CDA de L’Accoglienza Onlus, nonché presidente di APIS, Associazione Italiana Progettisti Sociali. La sua idea di Onlus è una sintesi tra azione sociale e mentalità imprenditoriale. Perché aggiungere questo impegno a quanto già fate per le madri in difficoltà? Far nascere Augeo non era solo eticamente necessario ma, proprio professionalmente, il nostro lavoro sarebbe, altrimenti, diventato incompleto. Una cooperativa che si occupa di accogliere mamme con bambini, non ottiene che risultati parziali senza meccanismi inclusivi sul piano del lavoro. L’inserimento nel mondo del lavoro, ed ancora prima, l’apprendimento di capacità utili a tal fine, non è scisso dal processo di soccorso e “stabilizzazione”, ma ne è parte integrante ed un felice compimento. L’obiettivo complessivo non è solo il classico motto “non dare un pesce ma una canna da pesca”, ma insegnarti a pescare significa anche risolvere tutti quei problemi che non ti hanno permesso di farlo fino ad ora. Qual è il nuovo rapporto tra lavoro e cooperative? L’inclusività non è solo un problema di reddito: ma di ruolo e funzione. Lo stesso lavorare si è trasformato in una forma

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di cooperazione: la crescita che porta avanti Augeo è parallelamente legata tanto alle risorse professionali quanto a quelle umane. “Io sono perché tu sei: siamo interdipendenti”, nel lavoro mediante la nostra cooperazione ci autorizziamo reciprocamente. Ecco, le madri vengono di nuovo “autorizzate” mediante il lavoro, lasciate libere di emanciparsi dalle loro storie di fatica. Meritevoli di stima e rispetto, non per pietismi ma perché in grado di guadagnarselo col sudore della fronte. Non mera assistenza, le cooperative devono diventare degli attivatori? Gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da quella che definiremmo una stagione di “esternalizzazione del welfare”, dove non è più lo Stato ad occuparsi di tutto a 360° ma delega alcune funzioni a delle organizzazioni di professionisti ed esperti. Queste organizzazioni sono così diventate “provider” che confezionano servizi. Certo, anche con eroismo, perché quelle del volontariato e del sociale erano e sono strade in salita, però quel che oggi mi sembra emergere è che sta finalmente venendo meno tutta quella (il)logica della singola cooperativa che cerca di occuparsi da sola dei problemi delle persone. Oggi stiamo entrando in una nuova stagione, nella quale siamo più consapevoli che per risolvere i problemi delle persone non bastano i servizi, e che il cambiamento sociale che tutti desideriamo non è il frutto dell’azione individuale di


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una singola organizzazione; occorre costruire “comunità” e relazioni intorno e insieme alle persone che serviamo. Perciò il futuro non è legato solo all’erogazione dei servizi: le imprese diventano sempre di più veri e propri attori sociali, che portano a termine le ultime fasi del processo avviato dalle cooperative. Sta a noi accompagnarle. Il presente e il futuro del lavoro sociale è perciò soprattutto riscrivere le nostre agende in termini di “agende comunitarie”: operiamo per includere nella

missione del cambiamento sociale più attori possibili, comprese le aziende e le imprese. Questo è esattamente quel che fa Augeo: noi prepariamo le ragazze al mondo delle imprese, dove la priorità è sicuramente il business, ma la ricaduta finale, in cui una madre che fa il suo ingresso nel mondo del lavoro e fa vivere i suoi figli in autonomia e serenità, è assolutamente sociale.

Una cooperativa che si occupa di accogliere mamme con bambini, non ottiene che risultati parziali senza meccanismi inclusivi sul piano del lavoro

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Il valore dell’aiuto:

il presidente de L’Accoglienza Onlus Marco Bellavitis

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residente della cooperativa L’Accoglienza Onlus, con delega alla ricerca di donatori per Augeo, Bellavitis spiega perché contribuire ha un senso sia collettivo che personale e che si può tendere una mano ad Augeo in molteplici modi. Chi sono gli attori che supportano Augeo e perché dovrebbero preferirlo ad altri percorsi meritevoli? Chi ci aiuta può toccare con mano i risultati del suo contributo. Differentemente da quanto avverrebbe con associazioni distanti e poco trasparenti, esiste un contatto diretto con i beneficiari: volti e risultati sono normalmente a disposizione sul sito e in sede e soprattutto, vengono costantemente organizzati incontri conoscitivi e feste, dove è possibile ascoltare le storie e l’evo-

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luzione delle partecipanti al progetto. Sono 4 gli attori che ci supportano: Donatori Ognuno può scegliere tra 2 diversi tipi di contributi: donando tempo e competenze, come volontari (ad esempio per le simulazioni di colloqui lavorativi oppure per incontri di perfezionamento dell’utilizzo del computer nella redazione del cv) oppure scegliendo di aiutare a sostenerci anche solo “offrendo un caffè al giorno”. Le donazioni alla nostra onlus saranno deducibili in sede di dichiarazione dei redditi. Ambassador Sono fondazioni che conoscono la qualità dei risultati raggiunti e portano avanti una tradizione di responsabilità sociale attraverso lo


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strumento della “Adozione di vicinanza”, contribuendo, in tutto o in parte, alle spese per la formazione di queste madri. Non ultimo, possono così anche beneficiare dell’opportunità di detrazioni fiscali.. Aziende Gli Imprenditori che decidono di accogliere queste donne all’interno delle loro aziende per la durata del tirocinio. Istituzioni La Pubblica Amministrazione può offrire sia un sostegno funzionale sia un sostegno finanziario ad Augeo, che si configura come un progetto sociale d’avanguardia per l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà. In quest’ottica, il supporto della Pubblica Amministrazione può essere legato sia a un miglioramento generale delle condizioni di queste donne e dei loro figli, ma anche all’alleggerimento degli oneri legati all’assistenza. Cosa offre Augeo alle aziende? Ogni imprenditore ha un triplice interesse nel collaborare con Augeo. Il primo è quello di utilizzare i tirocini formativi come un volano per le assunzioni, tenendo presente che un’azienda, specialmente se grande, ha da colmare dei vincoli legali in termini di professionalità scelte all’interno di categorie svantaggiate e che queste madri provengono da un percorso accurato di selezione e accompagnamento. Augeo ha poi un rapporto diretto con madri e con le imprese e se ci sono aggiustamenti da fare in itinere, l’azienda sa che i responsabili seguono le donne costantemente. Il secondo è che per l’imprenditore che esperisce il tirocinio, è sicuramente più conveniente accogliere queste madri, anche se da formare, se tirocinio è supportato da un finanziatore. Il terzo interesse fa riferimento alla responsabilità sociale dell’impresa e all’opportunità di migliorare il senso di appartenenza dei dipendenti e la percezione che clienti e fornitori hanno nei confronti del suo brand.

Qual è il segno lasciato da Augeo? Tra i feedback dell’anno prima, vi è anche quello della gioia di una madre che prende il suo primo rimborso e in lacrime afferma: “non credevo che avrei mai fatto un lavoro diverso dalla badante. Non credevo che sarebbe mai stato possibile che proprio io potessi prendere uno stipendio vero dopo aver appreso un lavoro”. Anche quando non assunte allo scadere del tirocinio, alcune madri hanno comunque trovato un nuovo lavoro subito dopo. Si è innescato, cioè, un circolo virtuoso in cui sia l’imprenditore che il finanziatore sanno di aver contribuito non solo economicamente, ma risollevando una donna che ora ha una rinnovata fiducia. Più madri (e più bambini) escono da situazioni di disagio e diventano cittadini produttivi e più tutto questo non può che far bene a tutta la comunità. Qual è il modo migliore per supportare Augeo? Sul sito www.progettoaugeo.it sono pubblicate tutte le informazioni sulle attività ed i risultati di Augeo e su come aiutarci.

Non credevo che sarebbe mai stato possibile che proprio io potessi prendere uno stipendio vero 13


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Il punto di vista degli imprenditori:

la testimonianza di chi ha scommesso su Augeo Carlo Dolfini, come è arrivato ad Augeo? Conoscevo Casa Betania, è un mondo che ho imparato già da tempo a conoscere e rispettare e quando ho sentito del progetto, mi sono incuriosito. Gestendo un locale, mi hanno proposto 3 ragazze interessate alla ristorazione e dopo i colloqui ho scelto quella più adatta alle esigenze del mio locale. Una paio di giorni di prova e abbiamo iniziato. Perché prendere una ragazza madre proveniente da Augeo? Ho scelto una ragazza di 20 anni con nessuna esperienza lavorativa ma che aveva fatto un corso grazie ad Augeo e c’è stato un investimento iniziale, ma i tempi si sono accorciati perché la ragazza era molto motivata a non lasciarsi sfuggire questa possibilità. Sicuramente si tratta di un vantaggio rispetto al sostenere per intero il rimborso di un tirocinante, ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la voglia costante di migliorare e imparare: è diventata rapidamente un aiuto per questa azienda, io questo lo posso certificare. Quali erano le sue mansioni? Faceva il turno mattutino dalle 10:00 alle 16:00. Si occupava della pulizia e

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della preparazione al mattino, poi della zona bar/caffetteria e preparava alcuni dolci semplici ma molto richiesti, come il tiramisù. Su questi, all’inizio abbiamo provato e riprovato più volte prima di proporli ai clienti, stessa cosa per il servizio ai tavoli. Mi ricordo che all’inizio teneva un piatto alla volta, diceva di avere le mani troppo piccole per tenerne di più, alla fine ne portava 5. Era alla primissima esperienza ed è diventata un ottimo aiuto. Credo che anche lei si sia trovata bene. La mia valutazione è molto positiva. Augeo ha mantenuto i contatti nel corso del tirocinio? Avevamo un contatto molto presente, chiedevano se andasse tutto bene e venivano a trovarci, con il passare del tempo è stato sufficiente solo qualche aggiornamento telefonico e una richiesta di feedback finale. In generale c’era una grande disponibilità da parte dei responsabili. È un’esperienza che ripeterebbe? Sì, assolutamente. Ho già dato disponibilità.


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Ăˆ diventata rapidamente un aiuto per questa azienda, io questo lo posso certificare

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