"Brescia Centro - Stili di vita" (numero 2)

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Stili di vita Centro

Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 2 • Settembre 2011

Piazze e vie del centro città Brixia romana Santa Giulia, museo della città I negozi di corso Magenta, corso Cavour e dintorni Le gemme: le migliori amiche di una donna Ken damy, 45 anni tra pittura e fotografia Wave Photogallery La Grotta, antica osteria in vicolo del Prezzemolo Al Frate, piatti betseller e insegne d’antan Le cravatte di Mino Succede in centro Moda & design Settimana dell’arte Commercio nel centro storico Paroli: Brescia, può essere una grande città Del Bono: Un sogno? Una Brescia ambiziosa e metropolitana Flavio Bonardi, cittadino - presidente Associati al Consorzio



EDITORIALE

Brescia Centro Stili di vita un, due, tre!

Enrico Campanile, direttore responsabile di Brescia Centro-Stili di vita

SECONDO FOCUS SU ALCUNE VIE DELLA CITTÀ. LA SECONDA PARTE DI UN VADEMECUM DELLE STRADE, DELLE PIAZZE, DEI MONUMENTI, DELLE CHIESE E DEI NEGOZI DEL CENTRO STORICO CHE VERRÀ COMPLETATO NELLE PROSSIMA EDIZIONE. UNA GUIDA PER VIVERE IL CENTRO STORICO, VERO CENTRO COMMERCIALE NATURALE, DOVE SI RESPIRANO STORIE E CULTURE IMPORTANTI

Un, due, tre! Siamo giunti al numero due di Brescia Centro - Stili di vita, ovvero, se si considera il numero zero, alla terza proposta del nostro progetto editoriale. In questa edizione presentiamo il secondo focus sulle vie del centro, che integreremo nelle prossime uscite; altri negozi d’eccellenza della “Brescia degli Orefici” e alcuni protagonisti dell’ospitalità bresciana. Anche in questo numero proponiamo nuovi interlocutori della nostra attività di commercianti, vale a dire chi ci governa e chi sta all’opposizione e il confronto si sposta sull’identità perduta della nostra città. New entry, le gallerie d’arte fotografica, con le loro proposte per una Brescia più attraente, colta e ospitale. L’obbiettivo di Brescia Centro - Stili di vita è quello di sempre: alzare il livello qualitativo della vita del centro storico, della sua conoscenza, delle sue proposte e dei suoi appuntamenti e Stili di vita offre il proprio contributo, con umiltà, ma con decisione. Non siamo dalla parte del gossip, ma non siamo contro chi sceglie la mondanità. Non siamo contro le sagre che riempiono le piazze, ma neppure ci limitiamo a esaltare il colore della popolarità. Non siamo solo rigorosi, bensì siamo aperti al mondo che ci circonda, anche quello più esigente e che ha fatto della complessità il suo stile. Non sembri allora un paradosso l’affermazione che anche Brescia Centro - Stili di vita cerca costantemente un proprio stile, con le difficoltà di chi sperimenta e fa ricerca. Svolgiamo questo lavoro con la serenità dei “giusti” e di chi, alla fine, ha un solo privilegio da difendere, quello della propria professione e del proprio mestiere. L’appello è quello di sempre: “Meritiamoci Brescia, la sua parte sana e il suo centro”. Brescia centro - Stili di vita, trova nel centro storico le proprie radici e la propria vocazione, come Brescia ha nella storia del centro, il suo passato e il suo futuro. Però, per guardare con fiducia al futuro, bisogna sapere interpretare ciò che si è modificato nel profondo del tessuto sociale ed economico della città e sollecitare i governanti a perseguire, sempre e comunque, il buon governo della cosa pubblica, come noi perseguiamo (o ci sforziamo di fare) il buon governo delle nostre attività: l’unico accredito che possediamo e l’unica nota di vanto della quale andiamo fieri. Il direttore

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Centro Stili di vita


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Centro Stili di vita

Brescia Centro Stili di vita n. 2 Anno I • Settembre 2011

La rivista è online www.consorziobresciacentro.it

Periodico edito da Consorzio Centro Città Via Pagani, 14 25127 Brescia Tel 393 2671137 stilidivita@consorziobresciacentro.it

SOmmARIO 5

Il commercio non morirà mai!

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Piazze e vie del centro città: Piazza Tebaldo Brusato, via Cattaneo, via Laura Cereto, via de Musei, piazza del Foro, piazzetta Tito Speri, via Trieste, piazzetta Santa Maria Calchera e via Tosio

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Brixia romana

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San Zeno al Foro

Registrazione presso Tribunale di Brescia n. 37/2010 del 18/10/2010

Direttore Responsabile: Enrico Campanile

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Chiesa di San Clemente

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Santa Giulia Museo della città

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Negozi di Corso Magenta

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Piazze e vie del centro città: Piazzale Arnaldo, corso Magenta, piazza Moretto e corso Cavour

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San Barnaba

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Negozi di Corso Cavour e dintorni

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Moda & design a Brescia

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Settimana dell’arte

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Le gemme, le migliori amiche di una donna: Ghidini gioielli Gioielleria Giarin I gioielli di Rossana

Marketing e pubblicità Marco Mandelli Marina Bono

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ken damy, 45 anni tra pittura, fotografia e mercato dell’arte

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Wave Photogallery

Hanno collaborato: Giangabriele Cattaneo Roberto Denti Alessio Merigo

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La Grotta, antica osteria in vicolo del Prezzemolo

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Al Frate, piatti betseller e insegne d’antan

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Le cravatte di Mino, re della tartare

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Succede in centro

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Commercio nel centro storico: lo stato dell’arte

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Parola di sindaco...

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Il sogno? Una Brescia ambiziosa e metropolitana

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Bonardi, cittadino-presidente

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Negozi associati al Consorzio Brescia Centro

Art Director e coordinamento redazionale: Giuseppe Romano gierrep@tin.it

In redazione: Maurizio Abrami Enrico Campanile Gabriella Caratti Francesca Guzzardi Toni Massoletti Maurizio Rodella Giuseppe Romano Fotografia: Alberto Romano albertoromano@me.com

Stampa Grafiche Luvriti Via Stazione Vecchia, 92 25050 Provaglio d’Iseo (Brescia)

Si ringraziano: Consiglio Consorzio Brescia Centro, Anna De Biagi, Silvia Faverzani, Gianandrea Massoletti, ken damy

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CONSORZIO BRESCIA CENTRO

“Il commercio non morirà mai!” E nonna Lucia difficilmente sbagliava... Toni Massoletti

Toni Massoletti, primo a sinistra durante la presentazione di Brescia Centro-Stili di vita

SABATO 1 OTTOBRE Notte dell’arte a Brescia NEGOZI APERTI

APERTURE DOMENICALI DEI NEGOZI DEL CENTRO DOmENICA 9 DOmENICA 23 DOmENICA 30

OTTOBRE OTTOBRE OTTOBRE

DOmENICA 6 DOmENICA 20 DOmENICA 27

NOVEmBRE NOVEmBRE NOVEmBRE

"Il commercio non morirà mai!" Mi diceva spesso una bella signora, alta forte e coraggiosa, che nel lungo periodo della seconda guerra mondiale lasciò il suo paesello sperduto dell’alta valle Camonica, per aprire un'attività commerciale nel cento storico di Brescia. Che dite, vogliamo continuare a crederle? Inizia una nuova stagione e con essa ripartono le speranze legate a una ripresa economica, che tarda sempre più ad arrivare. Usciamo da una difficilissima primavera/estate, forse la peggiore di sempre, che ha aggravato ulteriormente (vedremo mai il fondo del barile?) le già precarie e disagiate attività commerciali della nostra città. Ci rendiamo perfettamente conto che spesso, a fronte di tale situazione, le stesse operazioni di marketing messe in campo dal Consorzio Brescia Centro, rischiano di essere vanificate dal fattore crisi, tuttavia facciamo di questo termine anglofono il nostro maggiore stimolo per continuare a resistere, ma soprattutto, per continuare a crederci. Ecco perchè, anche per la prossima stagione, le iniziative che accompagneranno l'autunno e l’inverno non solo non si fermeranno, ma addirittura saranno potenziate, in un crescendo di manifestazioni che, durante le domeniche di apertura di Ottobre e Novembre, toccheranno, a rotazione, tutte le vie del centro storico. Rivivremo e rivisiteremo il nostro passato, settimana dopo settimana, entrando nella vita di ogni decennio del secolo scorso, cercando di mettere in mostra l'aspetto musicale, quello culturale (presentando oggetti, stili di vita e la moda) e coreografico di un’altra epoca. Riporteremo indietro l'orologio del tempo, facendo rivivere la Brescia del passato. Noi del Consorzio, nonostante tutto ci proviamo. Vogliamo credere tutti a quella bella signora? Mia nonna Lucia, difficilmente sbagliava. 5

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“Il commercio non morirà mai!”

NEGOZI APERTI NELLA BRESCIA DEL PASSATO Le iniziative che accompagneranno le Domeniche di apertura dei negozi nei mesi di Ottobre (9-23-30) e Novembre (6-20-27) e che coinvolgeranno a rotazione tutte le vie del centro storico, racconteranno la vita dei decenni del secolo scorso. La musica, gli stili, la moda, le immagini, i filmati, gli oggetti e il design, ricreeranno la coreografia dell’epoca, facendo così rivivere la Brescia del passato. Le Domeniche di apertura dei negozi e gli appuntamenti previsti, saranno dettagliamente e anticipatamente publicizzati dal Giornale di Brescia e ripresi da BRESCIA PUNTO TV, che manderà in onda una serie di servizi e spot a sostegno delle iniziative, promosse dal Consorzio Brescia Centro.

La consapevolezza del Consorzio Brescia Centro Inaugurando la nuova stagione del Centro, quattro chiacchiere tra commercianti Lunedì 26 Settembre Hotel Vittoria ore 19,45 aperitivo ore 20,30 presentazione del programma del Consorzio Brescia Centro

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Foto di Gianni Berengo Gardin - courtesy museo ken damy

BRESCIA, LE VIE DEL CENTRO STORICO

Piazze e vie del centro città PIAZZA TEBALDO BRUSATO LA PIAZZA DE “LA BENEMERITA” O DELLA ROMIGLIA Piazza Tebaldo Brusato, posta all’estremità della città antica, risale al 1173. Edificata come sede del Mercato Nuovo, dopo alcuni anni fu chiamata Foro Fortunato, per festeggiare la vittoria della Lega Lombarda nella storica battaglia di Legnano. È questo quindi il primo grande spazio pubblico di cui si dotò Brescia dai tempi dell’urbanizzazione romana. Nonostante non sia più ridotta a parcheggio, l’immagine della piazza rimane quella di un luogo marginale del centro della città. Piantumata con ippocastani e “pavimentata” con una discutibile copertura in terra battuta, al più potrebbe 8

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Giuseppe Romano Foto Alberto Romano Schede Roberto Denti

riportare alla memoria i tornei cavallereschi che vi si svolgevano nel 1500 o, per alcune reminiscenze di viaggio, rimandare a improbabili scene di vecchi indaffarati nel gioco delle bocce, come nelle vecchie piazze della Bretagna. La piccola fontana proveniente dalla demolita piazzetta delle Pescherie, perennemente asciutta e in uno stato di deplorevole abbandono, si perde nel vuoto scenografico. Sul lato sud della piazza si ergeva un antichissimo albero, una romiglia, o bagolaro, dal tronco di 22 braccia di circonferenza (11 metri suppergiù), singolarmente evidenziato nella prima pianta prospettica della città di Brescia (1599) di Donato Rascicotti. Narrano poi i cronisti dell’epoca che la romiglia, di lì a poco, fu abbattuta da un fulmine. La piazza, che per molti bresciani, è la piazza della caserma de “La Benemerita”, già monastero di Santa


Un vademecum all’uso di Brescia Seconda parte

Stili di vita, propone un vademecum all’uso di Brescia, attraverso i negozi associati al Consorzio Brescia Centro, che non può prescindere dalla storia delle vie del centro storico, dei suoi palazzi, delle sue chiese e delle sue piazze. In questo numero: piazza Tebaldo Brusato, via Cattaneo, via Laura Cereto, via dei musei, piazza del Foro, piazza Tito Speri, via Trieste, piazzetta Santa maria Calchera, via Tosio, piazzale Arnaldo, corso magenta, piazza moretto, corso Cavour.

Marta, delle suore francescane, con annessa chiesa del Bagnadore (1510-1550), è dedicata a quel Tebaldo Brusato, bresciano guelfo e già podestà di Bologna, catturato da Arrigo VII nel 1311, che ne squartò il cadavere, esponendone i monconi, come illustrato in una miniatura del Codice Balduino, conservato a Coblenza. Dal lato opposto alla caserma dei carabinieri, si affaccia il bellissimo palazzo dei Cigola dove, secondo la tradizione, trovò rifugio il Baiardo “cavaliere senza macchia e senza paura”, ferito durante il sacco della città del 1512. I servigi offerti al signore di Bayard, valsero ai Cigola la salvaguardia dagli scempi che i francesi, agli ordini di Gaston de Foix, andavano perpretrando.

VIA CARLO CATTANEO I PÈ DE CASA SIGOLA, E LA COLONNA MANCANTE I due telamoni di gusto manierista, corrispondenti maschili delle cariatidi, che sostengono il portale di palazzo Cigola, nella facciata tardo cinquecentesca che si affaccia su via Cattaneo, ebbero fama presso i bresciani per le loro abnormi estremità “i pè de casa Sigola” – come ci ricorda Robecchi (Le strade bresciane). I telamoni e la balconata con specchiature in pietra traforata a bassorilievo sono soluzioni originali dell’architetto comunale Lodovico Beretta (Brescia, 1518-1572) al quale si devono molte opere cittadine, quali: l’arco dell’Orologio (via Cesare Beccaria), l’assetto di Piazza del Mercato, le case del Gambero di Corso Palestro, gli interventi su Palazzo della Loggia, il palazzo Martinengo Cesaresco, ora sede dell’Università cattolica di via Trieste, la palazzina Martinengo Avogadro, sulle prime pendici del Cidneo e il palazzo Maggi, di via Musei. Palazzo Cigola, che nell’insieme appare come un possente quadrilatero che si sviluppa intorno a una corte, all’interno fa trasparire due momenti distinti della costruzione: l’andamento dei portici infatti non è continuo e quelli a sera della costruzione, presentano la singolare mancanza di una colonna. A tale proposito, Costanzo Gatta, nel suo Contem so, ci tramanda questa leggenda: “Era Quaresima, ma quei signori del palazzo, per irriverenza e dispetto, avevano invitato tanti amici a una festa fuori dal comune, durante la quale sarebbe stata accettata ogni licenza…A mezzanotte, mentre ospiti e padroni di casa, tutti ubriachi, danzavano e si abbandonavano al peccato, una forza misteriosa fece sprofondare il pavimento del salone. Si era sgretolata la colonna che lo sosteneva e fu un’ecatombe. Da allora mai nessun muratore è riuscito a rimettere a posto la colonna. Cascherebbe anche oggi se qualcuno ci si provasse. Meglio non toccar nulla e lasciare un arco del portico senza il suo sostegno.”

Portale di palazzo Cigola, particolare del telamone.

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Palazzo Cigola, particolare del cornicione e cortile interno con la colonna mancante

MACCHERONICA CICERONESSA* di Angelo Canossi

*Maccheronica si offre, in vece della propria cameriera, come guida a una contessa toscana per una visita ai monumenti, alle chiese e ai musei di Brescia - Ma cosa dice su? Ce n’haLa ancora? Ci mancherebbe a’ questa? Vengo io stessa. Mai più la lassio andare coll’Aurora. Sì ciao! con una serva! ... Ma Contessa, La mi potrebbe dire se l’è l’ora che balengo. Ma sa la ruvidessa del parlare di quelli che lavora? Se poi parlano in lingua è un’orendessa. Magari, in quanto, è un fior di cameriera, che non c’è mica proprio da lagnarsi; ma, santa pace!, è nata in Rossovera! Con Lei, il Suo dialetto è l’italiano, sarebbe un gran dificile a spiegarsi... mentre che, Lei capisce, io so il toscano. Torre d’Ercole 10

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LA TORRE D’ERCOLE E LA CHIESA DI SAN MARCO Nell’antica strada di via Carlo Cattaneo, che congiunge piazza Tebaldo Brusato con via Cardinal Querini, all’angolo con via Laura Cereto si trova la Torre d’Ercole, costruzione che risale al XII – XIII secolo. La torre che prende il nome da una diffusa presenza del culto di Ercole nella Brescia romana era conosciuta anche come Torre dei Palazzi, dal nome di una nobile famiglia della zona del Foro. La torre che poggia probabilmente su resti di edifici d’epoca romana, e che sino al secolo scorso includeva una finestra gotica, venne parzialmente demolita nel 1258 da Ezelino da Romano. Sempre da via Cattaneo è visibile la chiesa di San Marco, ora adibita a chiesa coopta-ortodossa. Esternamente la chiesa mostra integra la veste romanica della sua edificazione alla fine del Duecento. La costruzione è interamente realizzata in medolo (una pietra nostrana) con la linea di gronda decorata in cotto, ad archetti incrociati.

VIA LAURA CERETO,

UNA FEMMINISTA DEL RINASCIMENTO

Via Laura Cereto, che collega via Tosio con Piazza del Foro, attraversando via Cattaneo, costituisce uno dei tracciati in cui si sdoppiava il cardo massimo della città romana. La via è tra quelle strade intitolate a donne intellettuali bresciane, forse per esaltare gli aspetti pedagogici del vicino istituto magistrale (prima femminile) Veronica Gambara. Il nome di Laura Cereto, nata a Brescia nel 1469 e morta giovanissima, all’età di trentanni, è legato a una raccolta di lettere latine i cui passaggi più interessanti riguardano la difesa della dignità femminile e del diritto delle donne a educarsi e a competere sul piano culturale con gli uomini. Di qualche importanza per la storia di Brescia è la lettera della Cereto al vescovo Paolo Zane (codici Marciano e Vaticano, i quali contengono anche un buffo dialogo, Asinarium funus) sull’abbandono in cui era lasciata l’eucaristia nel duomo cittadino. Tale lettera al vescovo fu influenzata dalla predicazione in Brescia, di Bernardino da Feltre, che portò alla costituzione della “Scuola del Santissimo Corpo di Cristo” del duomo.

VIA DEI MUSEI Via dei Musei è ritenuta l’antico decumano massimo della città romana, prosecuzione della via Emilia gallica, che doveva trovarsi circa cinque metri sotto l’attuale livello del suolo. La via è fiancheggiata da importanti Foto di Joyce Tenneson, 1989 - Tre donne - Courtesy museo ken damy 11

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Brixia romana Il tempio di Vespasiano, il teatro e l’antico Foro romano: testimonianze della Brixia romana, uno dei municipi più ricchi dell’età imperiale Roberto Denti

IL TEmPIO Innalzato per volere dell’imperatore Vespasiano nel 73 dopo Cristo, spettacolare e imponente, regala una grande emozione ai turisti. Appare come per magia tra i palazzi della Brescia del Seicento ed è il grande ricordo della potente Brixia romana. Bisogna immaginarsi di sprofondare alcuni metri (alla sede stradale di circa due millenni fa) e di guardare, dal centro di una piazza del Foro di ben maggiori dimensioni, la maestosa facciata, al termine della scalinata, in marmo di Botticino. Oltrepassata la soglia, il tempio è formato da alcune aule separate da intercapedini: vi si accede da porte poste agli angoli delle celle. Il tetto era probabilmente ligneo come il timpano esterno, ricostruito solo parzialmente e lo si può immaginare dipinto a colori vivaci. Sul tempio l’iscrizione rimanda a Vespasiano Augusto, un grande imperatore, uno degli ultimi grandi reggitori della romanità, passato per i più alla storia, purtroppo, solo per aver fatto costruire a Roma i famosi Vespasiani, i primi gabinetti pubblici. Tassandone l’uso, e utilizzandoli per ottenerne ammoniaca... E invece, energico e morigerato capostipite della famiglia dei Flavi, restaura l’Impero, assesta le finanze, riforma il Senato e l’ordine equestre, quello dei cavalieri, pacifica la Giudea e la Gallia, inizia la costruzione del Colosseo a Roma.

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All’interno del tempio, ben conservati sono i pavimenti della cella centrale e di sinistra.

IL TEATRO A est del tempio Capitolino i resti dell’antico teatro romano, parzialmente portato alla luce tra le case attorno a via Musei. Iniziati nel 1913, gli scavi hanno rinvenuto l’area della cavea e delle gradinate di una tra le maggiori costruzioni romane dell’Italia settentrionale. E, calcolandosi potesse contenere sino a quindicimila spettatori, dà un’idea di quanto fosse popolosa e vivace Brixia nell’età augustea. Poi, sin nel medioevo, il teatro viene usato per le riunioni del popolo bresciano.

TRA STORIA E LEGGENDA La storia da sapere è però questa. Dove ora sono in bella mostra questi spettacolari resti romani, un tempo, negli anni bui delle invasioni barbariche e del Medioevo, si verifica una imponente frana: la collina smotta ed enormi quantità di terriccio sommergono la base del colle Cidneo. Sepolti i monumenti, sulla grande frana rinascono gli alberi, vengono costruite casupole con tanto di orticello. Del Campidoglio romano d’un tempo si perde man mano la memoria, con i frammenti e con i fregi marmorei che spuntano qua e là, con le piogge, dal terreno si costruiscono i

muri dei palazzi signorili del Rinascimento. E vuole la leggenda che, ai primi dell’Ottocento, uno studioso di cose antiche visiti la città e, alla pausa di mezzogiorno, salga in collina a pranzare, in un’osteria. Fatto accomodare all’aperto, lo studioso nota che alcuni tavoli sono quantomeno insoliti. In marmo bianco di Botticino, abilmente scolpiti. Quello straniero rimane addirittura folgorato, nel vedere il tavolo che gli preparano: proprio il capitello di una gigantesca colonna. Convince l’oste a scavare subito alla base di quel marmo, che pare scendere al centro della terra e che pare non finire mai. Ebbene, quella colonna è la prima a sinistra guardando il foro, l’unica rimasta in piedi sotto la frana.

IL FORO L’antico foro, ad ogni buon conto, si presentava con dimensioni ben maggiori delle attuali piazza, si estendeva da via Musei a via Carlo Cattaneo per una lunghezza di 140 metri ed una larghezza di 40. Tangente al decumano, che era l’unica via d’accesso, era chiuso a nord e a sud dal tempio di Vespasiano e dalla costruzione della Basilica (i cui resti sono visibili in piazzetta Labus) mentre sui due lati maggiori lo fiancheggiavano gli ampi porticati, quasi sicuramente a doppio ordine, dove si aprivano le botteghe.


monumenti, come il Tempio Capitolino e il complesso di San Salvatore e Santa Giulia, ora Museo della città, dai palazzi cinque-seicenteschi come il palazzo Martinengo-Cesaresco, che ha la sua parte est su piazza del Foro, palazzo Maggi e Uggeri. La via annovera anche tre belle chiese, nell’ordine: San Zeno al Foro, Santa Maria della Carità e San Faustino in Riposo.

DA UNA GRANDE COLONNA CANNELLATA “Quella colonna grande cannellata, ch’è dentro un orto di sopra della piazza del Novarino, ha fatto credere a molti varie e differentissime opinioni… Ma io per chiarirmi più che fosse possibile intorno alla verità di questa colonna…Qui cominciai a farle cavar di torno la terra. Scoprissi che la colonna ha dell’altre compagne, ma scavezze… Si ritrovò insomma che costituiscono il portico o l’atrio di un tempio.” Così il concittadino Ottavio Rossi, nel 1616, dedusse che lì doveva trovarsi quello che poi verrà ad essere il più illustre rudere romano della città: il Tempio Capitolino, che fiancheggia via dei Musei. Il tempio, riscoperto a partire dal 1822, lavorando attorno all’unica colonna rimasta eretta, fu ricostruito alla fine degli anni Trenta, montando i non molti pezzi marmorei rimasti con una nuova struttura in laterizio. Dietro a una muraglia del tempio, pochi anni dopo, fu rinvenuta la Vittoria alata. Un cronista erudito dell’epoca scrisse: “Esaminati tutti gli oggetti di metallo ivi scoperti, i quali sono: una statua muliebre alta due metri. Dall’atteggiamento di essa, avvolta in panni maestrevolmente scherzati, avente alquanto rialzata la coscia sinistra e il capo a quella parte lievemente inclinato e pensoso, sembra figurare la Vittoria che scriva su uno scudo…Le ali e le braccia sono staccate, ma in modo da potersi agevolmente porre a luogo loro…”

VICTORIA IN CLIPEO SCRIBENS

Afrodite e Vittoria alata, museo Santa Giulia 2003. Foto Capuzzi

Victoria in clipeo scribens: ecco la Vittoria alata, con la sua inconfondibile grazia, le sue ali e quella patina color verde cupo che i secoli trascorsi sotto terra le hanno conferito. Tutto filava liscio fino a quando uno dei simboli della leonessa d’Italia è stato trasformato in dea dell’amore, a onta dei versi del Carducci e delle odi di D’Annunzio. Brescia, città d’armaioli e del ferro per eccellenza, ha visto all’improvviso la Vittoria alata, simulacro civile e militare, trasformarsi in Afrodite, dea dell’amore e messaggio di pace! Andiamo con ordine. Narra la cronaca che in un’afosa giornata dell’agosto del 1826 mentre si scavava sul lato destro del Capitolium fu rinvenuta un’imponente scultura.

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Al momento del ritrovamento la statua, realizzata in bronzo, secondo la tecnica della fusione a cera persa, aveva le braccia e le ali staccate (nascoste vicino al busto) mancava dell’elmo sul quale presumibilmente poggiava i piedi, del clipeo o scudo (mai ritrovato) sul quale teoricamente si apprestava a scrivere con uno stilo il nome di Vespasiano, per celebrarne la vittoria su Vitellio. Tutto perfetto dunque, tutto rispondente alla Victoria in clipeo scribens: la statua è in piedi nell’atto di scrivere, lo scudo poggia sul ginocchio ed è tenuto dal braccio sinistro, il piede sinistro è rialzato e appoggia su un elmo che richiama Minerva. Vespasiano la consegnò così, dopo averla depredata, ma le nuove indagini archeologiche hanno portato a modificare sia la datazione del reperto, sia la sua origine. In realtà la Vittoria alata altro non sarebbe che l’aggiornamento romano di una statua più antica, di origine greco ellenistica raffigu-

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SAN ZENO IN FORO Sulla piazza del Foro si affaccia sin dia tempi antichi (se ne ha infatti notizia nel lontano 1153) la piccola chiesa di San Zeno in Foro. A metà del ‘700 il parroco Giampietro Dolfin la fece però quasi totalmente demolire per ricostruirla di maggiori dimensioni: lo fece quasi certamente utilizzando i marmi romani che venivano alla luce dagli scavi nella zona, ma così dell’antica e preesistente chiesetta del XII secolo non è rimasta che l’abside poligonale in cotto, con la decorazione ad archetti, che si vede dall’orto del rettore da via Musei. Una nota di eleganza è data dalla bella cancellata in ferro battuto che chiude il

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piccolo sagrato, arricchita dai lastrini di marmo adorni di puttini e di coppie di delfini intrecciati. Notevoli sono l’altare maggiore in marmo ceruleo, con colonnine elicoidali che inquadrano il vano centrale, entro cui è il tabernacolo dorato a forma di tempietto poligonale e la grande tela che lo sovrasta, di G. Battista Sassi (1739), che raffigura la Madonna col Bambino e tre Santi. Da non perdere sono, sul primo altare di sinistra, il Martirio di S. Erasmo del Tortelli (1738) e sul secondo, la Vergine addolorata di Francesco Monti (1738), mentre sulle pareti laterali quattro grandi ovali sagomati del Paglia raffigurano Gesù nell’orto, il Battesimo di Gesù, la Natività e l’Annunciazione.

San Zeno in Foro


rante la dea Afrodite, che non aveva ne ali, ne uno scudo sul quale scrivere, ma uno specchio ovale, per riflettere la propria immagine. Insomma, il morbido panneggio, il gioco delle proporzioni e degli equilibri plastici, farebbero pensare alle influenze dei modelli classici di Fidia, Callimaco e Lisippo. L’ipotesi ellenistica della Vittoria Alata, alla quale sono state per l’occasione tolte le ali, è stata dimostrata, in un raffronto con l’Afrodite Capua. (Entrambe le sculture sono state esposte nel 2003 nel Museo di Santa Giulia in Brescia durante l’apertura al pubblico della vasta e ricchissima area archeologica delle Domus dell’Ortaglia, quartiere residenziale del I sec. d.C.). Victoria romana o Afrodite greca che sia, per Brescia resta la Vittoria alata. Ai bresciani piace, in un gioco di successione fatto di confronti fantastici e di amore per le proprie radici, tenerla così con le sue ali, come una dea che scrive della sua bellezza, senza elmi, che del resto non ci sono, ma pur sempre con il suo nome d’origine: Vittoria. Le fonti di cronaca dicono che in una cavità interna della scultura, vi fosse una statuetta di bronzo, alta settanta centimetri, con la testa dorata e i guarnimenti da cavallo. Dov’è finito questo piccolo reperto? E quale significato sottendeva? In un’era nella quale il mistero, i codici e l’esoterismo fanno notizia, non si poteva negarle un piccolo mistero.

PALAZZO MARTINENGO CESARESCO NOVARINO

Tolte le ali alla Vittoria alata, c’è chi mette le ali ai bresciani...©Giancarlo Mecarelli, Brescia con le ali, Anna.

Courtesy Wave photogallery

In virtù della sua posizione, all’incrocio tra due spazi altrettanto significativi per il contesto urbanistico della città, via dei Musei e Piazza del Foro, il palazzo possiede di fatto due facciate dall’importanza pressoché equivalente, ciascuna delle quali è servita da due monumentali portali. Quella dei portali e della differenziazione delle facciate dei palazzi bresciani, in una gara di rivalità fra nobili famiglie, è uno degli elementi scenografici della città. Il portale è spesso elemento di distinzione delle dimore bresciane, al quale il palazzo Martinengo Cesaresco Novarino – diventato centro culturale polivalente dell’Assessorato alle attività e ai beni culturali della Provincia – non sfugge. I due portali, arricchiti da un pregevole effetto coloristico-chiaroscurale ottenuto alternando bugne e rettangoli piani, sono del tutto identici nella struttura. I due accessi si differenziano unicamente per gli stemmi posti sulla chiave di volta. Quello settentrionale porta lo stemma originario dei Martinengo (un’aquila rossa al centro di uno scudo dorato), quello meridionale uno stemma dei nobili bresciani simile al primo, ma suddiviso in quattro parti uguali, portanti ciascuna lo stemma originario. 15

Stemma dei martinengo

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MARZIA MARTINENGO E LO SCRITUR DAI CAÈI ROS

UNA LETTERA DI UGO FOSCOLO, DATATA 1° MAGGIO 1807, SCRITTA DA MILANO ALLA BELLA MARZIA Pensate tutti quanti voi Bresciani che volete liberarmi dalla cattività di Paneropoli, pensate voi tutti a trovarmi una casa; una casa ariosa; con molta verdura dinanzi, e la vista dei colli. – Ed allora verrò a Brescia sul fatto. – Eccoti, mia Marzietta, un bell’incominciamento di lettera; la mia prima conferenza col Ministro fu piena di speranze; avendogli chiesto così per complimento di seguitare il reggimento alla Grand’Armata, mi rispose: voi non ci anderete che con me; e se avremo la guerra anche noi, voi non mi abbandonerete mai – Egli fu sì lusingato da’ miei libri, che sebbene io sia quasi l’unico aiutante in Milano, mi dispensò dal servizio settimanale; onde tu vedi che con la scusa di continuare l’edizione io potrò venire e stare a mia posta con voi gentili Bresciani, e con te la più amabile delle donne. Sta dunque in voi, anzi in te sola. Avrò io una casa? davvero ch’io non voglio più abitare nè all’osteria nè in piazza; io voglio anzi nella mia stanza potermi stare padrone di me e di tutti i miei sensi, senza rumori nè seccature. Tutti i miei giorni saranno consecrati a’ miei libri, tutte le mie sere alla mia Marzia. Bada dunque a farmi alloggiare. Parlane a Monti, parlane a Ugoni e al mio Tosi e scongiurali in nome delle lettere. Io verrò col diritto d’un alloggio militare – e in quel caso tornerà conto, credo, ad avere per ospite il povero Foscolo anzichè un francioso. Ma o gratis o pagando mi preme la casa; ed aspetto la tua risposta; e con la tua risposta la tua promessa di amarmi; ed io lo merito, mia cara Marzietta – perchè tu vedi con quanta fede mantengo anch’io le mie promesse. Io intanto me ne vivo qui solo, affatto solo. Anche la Camilla la vedo di rado – ed ho rinunziato al teatro. Passo le sere girando per la città e borbottando versi; e prima delle dieci sono sempre a casa. Addio intanto, mia amorosa amica; amami com’io t’amo – e t’amo candidamente e teneramente. Addio; un addio caldissimo anche ad Armandi, e a Tonin Pitozzi. Addio. Che fa quel bisbetico di Filos? Baciami l’ingrata Clarina. Addio. Il tuo Foscolo

Nel salone della biblioteca del palazzo, che era nella sovrastante galleria, si ritrovavano nell’Ottocento gli scrittori e gli intellettuali bresciani di una città ancora recalcitrante alle nuove idee. Quello di Martinengo era un vero e proprio salotto letterario, attraversato da fremiti libertari, che saranno stemperati nel sangue delle Dieci Giornate. E qui avvennero gli incontri galanti dell’affascinante Marzia Martinengo e Ugo Foscolo. Scrive Robecchi: - Un roncaro della Martinengo che risiedeva nel ronco Brusa, dove il poeta incontrava la nobile bresciana, nei pressi di via Canalotto, ricordava di aver avvicinato il Foscolo: “On scritur coi caèi ros, che l’era el murùs de la padrona” - Ugo Foscolo, nonostante non fosse particolarmente attraente, passò parte della sua esistenza tra un amore e l’altro, antesignano del fascino dell’intellettuale, magari tormentato. Il poeta di Zante, durante il suo soggiorno del 1807, ebbe molti rapporti con la nobiltà bresciana e nella nostra città pubblicò, per i tipi di Nicolò Bettoni, la prima edizione del celebre “Dei sepolcri”.

Foto di Joyce Tenneson - Polaroid 50x60, 1988/89 Courtesy museo ken damy

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moretto - S.Orsola con le vergini compagne martiri

moretto - Sposalizio mistico di Santa Caterina

CHIESA DI SAN CLEmENTE: IL TEmPIO DEL mORETTO, “PASTICCIATO” DAL VANTINI La chiesa di San Clemente è un tempio dedicato al Moretto: così la vuole l’architetto neoclassico Rodolfo Vantini quando interviene pesantemente, negli anni 30 dell’800, dando all’edificio religioso un volto che ancora oggi a molti non piace. Il primo a muovere critiche è lo storico Fè d’Ostiani che rimprovera al Vantini di aver agito sulla chiesa “non richiamandola all’originale stile, ma riducendola a moderna struttura”. All’inizio del ‘500 Venezia crea, a difesa di Brescia, una spianata strategica fuori dalle mura e pone tra i molti edifici da eliminare il monastero di San Fiorano. I Domenicani dovranno quindi venire in città, riunirsi ai loro fratelli in San Domenico, vicino a San Lorenzo. La questione è dibattuta , ma i religiosi, che hanno già messo gli occhi su San Clemente, sono autorizzati da papa Leone X a costruirsi una nuova chiesa. E com’è San Clemente? Ha una pianta semplice, sei campate, archi a tutto sesto, volte a crociera, ma è buia: l’illuminazione arriva da un oculo posto nella facciata e da finestre nella zona del presbiterio e del coro. Sull’altar maggiore sta una Moretto una meravigliosa Madonna col Bambino del Moretto: il grande artista abita a pochi passi, inevitabile che alcu-

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ne sue tele finiscano sugli altari, accanto a opere di Callisto Piazza, Romanino e Lattanzio Gambara. Quando nel 1570 il convento viene soppresso per mancanza di religiosi, il monastero va all’asta e si salva solo la Chiesa in quanto parrocchia. Nel 1836-39, dando il via alla ristrutturazione dell’edificio, Vantini si preoccupa soprattutto di dargli luce, introduce lunette sopra le cappelle e, al posto di un tetto a travi con listelloni di cotto, pone una volta a botte. Infine toglie le decorazioni settecentesche dagli altari, che vengono addirittura venduti, e pensa a decorazioni monocrome con tondi in cui inserire, in un clima di classicismo spinto, le stazioni della Via Crucis. L’altro intervento del Vantini ha sempre a che fare con Moretto: l’artista si diceva sepolto in S. Clemente, ma non all’interno della chiesa, in una fossa di gente non ecclesiastica o non nobile, nell’annesso cimitero. Vantini decide di erigergli un cenotafio nel primo altare a sinistra, vicino all’ingresso. Sempre del Moretto la chiesa ospita alcuni capolavori: Melchisedec che offre pane e vino ad Abramo, S.Orsola con le compagne martiri, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina.


VIA mUSEI

Ristorante

Via dei Musei, costeggiando piazza Tito Speri, giunge sino a Torre Bruciata, struttura medievale della Cittadella Nuova, ma inserita su strutture precedenti che formavano la Porta Milanesis. Qui si chiudeva un tempo la città antica, che lungo la line di via X Giornate doveva avere la cinta romana. Sotto il volto, addossata alla porta, è la chiesetta intitolata a San Faustino in riposo, dall’originale cupola a tronco di cono che posa su un tamburo di pietra a forma cilindrica.

PIAZZA TITO SPERI

Ristorante Al Frate Via dei Musei, 25 Tel 030 3751469 Tel. 392 9354128 info@alfrate.com

Piazzetta Tito Speri, in quel tempo Piazzetta d’Albera fu teatro di una delle ultime, sanguinose battaglie combattute dai bresciani contro il dilagare degli Austriaci nelle epiche Dieci giornate di Brescia. La piazzetta, che declina con il suo acciotolato verso Via dei Musei, è ricca di ricordi di quel tempo (vedi la scalinata che porta il nome di via delle Barricate) ed è caratterizzata dal monumento a Tito Speri, opera scadente di Domenico Ghidoni, che seppe realizzare monumenti di ben altra qualità. Anche la ciceronessa del Canossi se la prende con questa scultura, tanto d’apostrofarla così: “Se era io, io ci avrei fatto su un monumento mica come quello che pare un ferma-uscio col cappello ma il più grande di tutti. Io, già con più ci penso e più di meno mi va giù l’idea che a questo qui, che l’è il più bello e il più grande bressiano che ci fu, abbiano fatto su un monumentello. E benché ce l’ha fatto un buon scultore, siccome un veterano volea le brache senza cintura e un altro le tirache e la mosca così e così, le mani così e cosà, ci andaron giù le ore e lasciò far la statua ai veterani”.

L’ACQUA SANTA DI SAN TIZIANO

La fontana di S. Tiziano, Piazza Tito Speri

Un altro elemento architettonico della piazza è la fontana posta sull’angolo sud-est e realizzata dall’architetto Tagliaferri nel 1875, riutilizzando alcune pietre provenienti dal monastero dei Santi Cosma (non Cosmo, come riportato sulla targa!) e Damiano. L’antico sarcofago della tomba del vescovo paleocristiano San Tiziano ora è la vasca di quella fontana. Quando si dice del riuso dei materiali in architettura... Ma, non solo di questo si tratta, perchè tale abbinamento curioso ha a che fare con i miracoli. San Tiziano infatti, divenuto vescovo tra il 480 e il 500, “splende tra i santi per la fama dei suoi miracoli”, come si può leggere nell’antico Martilogio bresciano e tali miracoli sono legati all’acqua. “ - Bevi quest’acqua. Ritroverai la salute. - Un idropico stentava a credere alle parole del vescovo Tiziano, ma volle seguire il consiglio. Con l’acqua del pozzo aveva dato a una donna sterile la gioia della maternità, medicato la gamba a un infermo, portato serenità a un’inde19

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moniata. L’idropico sorseggiò l’acqua e guarì. Quando il vescovo rese l’anima a Dio, i fedeli pregarono invano per scoprire dove si trovasse il pozzo miracoloso, ma fu solo dopo il sogno di una suora che il santo ritornò nel cuore di tutti. La badessa di San Cosma - così continua la leggenda raccontata da Costanzo Gatta nel già citato volume Contem so - confidò al vescovo Paolo Zane e siamo agli inizi del XVI secolo, che in sogno San Tiziano le aveva indicato il suo sepolcro: era nell’antico convento di S. Agostino, ora incorporato nel Broletto. Dopo lunghe ricerche fu ritrovata l’urna in pietra del santo (la si può vedere in Piazzetta Tito Speri, trasformata in fontana pubblica) e le reliquie furono trasportate nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano. Costruendo l’altare venne scoperto in quel punto il pozzo dall’acqua considerata miracolosa, che sarà citata dal conte Francesco Roncali Perolino, celebre medico letterato del 700, nell’opera De Acquis Brixianis.

... E L’ACQUA DI SAN CRISTO DEI GESUATI ALCHIMISTI

© Elisabeth Sunday: reciving grace. Balinese Priestess, Indonesia 1995 - Courtesy museo ken damy Biennale internazionale fotografia, Brescia 2008

Un’altra acqua, di ben altra gradazione fu quella dei Gesuati, che erano in San Cristo, ora convento dei Missionari Saveriani, che si trova sulla scalinata da via Piamarta. I Gesuati erano conosciuti popolarmente nel Cinquecento come i “frati dell’acqua”: la loro era acqua di vita, grappa, un distillato che doveva lenire i dolori, aiutare come forte anestetico i medici nelle operazioni chirurgiche. Era ritenuto l’unico rimedio contro la peste che, a tremende ondate, si abbatteva sul territorio. Frizioni sulla pelle, disinfezione delle ferite, ma la distilleria era anche una fornitissima farmacia, la farmacia dei Gesuati, che apriva i battenti proprio dove adesso ha sede la portineria di San Cristo. I forti aromi si avvertivano già sin dal fondo della lunga scalinata, promettendo sollievo ai malanni. Ma pure le ferite, le piaghe dei malati andavano curate, deterse, e allora i Gesuati producevano un profumatissimo alcolico, un medicamento anche per l’anima, un prodotto che doveva restituire dignità ai malati, purificando gli ambienti contagiati… Padroni del fuoco e dei segreti dell’alchimia, i Gesuati sono in pratica i primi distillatori con intenti terapeutici e vantano una tradizio-

©Jean Janssis 1998 - Courtesy museo ken damy 21

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ne antica. Onorano i santi Cosma e Damiano (due fratelli medici e alchimisti, santi guaritori nati in Arabia e vissuti in Cilicia nel terzo secolo dopo Cristo, decapitati durante le persecuzioni di Diocleziano), costruiscono ospedali a Ferrara e a Siena, innalzano oltre un un centinaio di conventi tra Venezia e la francese Lione. La chiesa di San Cristo fu eretta, dai Gesuati nella seconda metà del XV secolo sul luogo del monastero femminile di San Pietro de Ripa.

VIA TRIESTE Via Trieste, che collega il cuore della città con piazzale Arnaldo, divenne importante allorquando si aprirono i varchi attraverso via Dieci Giornate e via Mazzini, sino al 1560 chiusi dalle mura della Cittadella Nuova viscontea. Superato l’angolo con via Gabriele Rosa, inizia il complesso di quello che fu il collegio convitto Cesare Arici, promosso dai cattolici di Giuseppe Tovini, gestito sino al 1954 dai sacerdoti della Compagnia di Gesù e a partire dagli anni Sessanta, sede dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Il palazzo cinquecentesco, che fu dei Martinengo Cesaresco, aveva al suo interno una palazzina progettata da Rodolfo Vantini nel 1938 che andò demolita dai bombardamenti. Nel palazzo sono presenti anche vari resti di epoca romana. “Quando Cesare Martinengo Cesaresco acquistò nel 1447 – scrive Franco Robecchi – le case nella zona per erigere il suo palazzo – la strada era detta contrata Turris de Camignono e le case erano dotate di pescheria, curia et hortibus”. Le pescherie erano vasche per l’allevamento dei pesci e la cosa fa riferimento al vicino mercato ittico, che nel XIII secolo si trovava nella zona di via Martiri di Belfiore. Nell’incrocio con via Agostino Gallo, sul lato opposto all’edificio che include anche i resti della torre dei Camignoni, è appesa l’insegna (del ‘500?) del Bue d’oro, scultura lignea assai popolare, che per lungo tempo identificò questo tratto di strada. Di questa enigmatica insegna, si è pensato che fosse riferita a una macelleria o che fosse stata rinvenuta nel sottosuolo, o che indicasse la presenza di un bue d’oro zecchino sepolto nei pressi di piazzetta Labus, ma in realtà non si hanno informazioni attendibili sulla sua origine.

PIAZZETTA SANTA MARIA CALCHERA Piazzetta Santa Maria Calchera, che si trova a destra, risalendo via Trieste, è il sagrato dell’omonima chiesa e confina con via Veronica Gambara, dove si affaccia l’Istituto Magistrale. L’odomino della piazzetta potrebbe derivare dalle calchere, ovvero i forni per la produCentro Stili di vita

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Insegna del Bue d’oro VIA TRIESTE

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Particolare del monumento a Nicolò Tartaglia

zione di calce, presenza dovuta alla trasformazione della pietra (anche se la cosa di per sé fa rabbrividire i cultori dell’arte e dell’archeologia) dei monumenti della città romana, che aveva nei pressi il suo centro, o per altro verso, alla vicinanza delle pendici del Cidneo, che garantivano le pietre in natura. Del resto, anche se in epoche diverse, nella zona vi erano forni per i metalli (trovati entro l’area di Santa Giulia) e una fornace per vetri, sull’attuale via Tosio. La chiesa di Santa Maria Calcaria, che prima era Santa Maria della Visitazione, viene altresì citata con questo nome nell’ultimo quarto del XII secolo e deriva dalla nobile famiglia Calcaria. Fino alla fine del Novecento l’area, che ora è occupata dal monumento al matematico Nicolò Tartaglia, era costituita da un’ortaglia chiusa fra due muri paralleli a via Trieste, mentre il cortiletto con fontana e statua, collocato al fianco della chiesa, collegava virtualmente la facciata e il giardino del settecentesco palazzo Soardi, uno dei più alti esempi di barocco bresciano. La storia della realizzazione di un monumento all’illustre bresciano è legata a quella dell’Ateneo di scienze, lettere e arti, che ebbe l’idea di celebrare il Tartaglia già nel 1898, a seguito di una volontà testamentaria di Giovan Battista Cigola e del suo lascito per esaltare la memoria di celebrità bresciane. Altre priorità protrassero al 1918 la sua edificazione, che ben s’inserisce nell’impiego sistematico della statuaria pubblica, proprio della seconda metà dell’Ottocento e dei primi del Novecento.

VIA TOSIO A un altro lascito, quello di Paolo Tosio, si deve il nucleo originario delle opere d’arte custodite nella Civica Pinacoteca che, per l’appunto si chiama Tosio-Martinengo. Paolo Tosio, raffinato intellettuale e collezionista di opere d’arte, alla sua morte lasciò gran parte della sua collezione al Comune che, scomparsa la vedova, ne ereditò pure il palazzo. La famiglia dei conti Tosio risiedeva nell’edificio seicentesco, ristrutturato dal Vantini, affacciato sull’attuale via Tosio. Alcune mappe della metà dell’Ottocento denominavano quel tratto contrada S. Maria della pace e solo nel 1987, dopo la donazione di Paolo Tosio al comune di Brescia, tutta la via venne dedicata al conte. Oltre al palazzo già della famiglia Tosio e ora sede dell’Ateneo di scienze, lettere e arti, fra i palazzi antichi della via, si annoverano: quello che fu dei Martinengo da Barco (XVI sec.) ora Beretta e che ha su corso Magenta una magnifica cancellate, forse opera del Carra e quello costruito all’inizio del Settecento per la famiglia Conter. Cortiletto con fontana e statua di fronte al palazzo Soardi

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PATRImONIO mONDIALE DELL’UmANITÀ PATRImONIO mONDIALE DELL’UmANITÀ PATRImONIO mONDIALE DELL

Santa Giulia, museo della città Roberto Denti - Foto Alberto Romano

Sulla principale via romana, il decumanus maximus, nel 753 re Desiderio, ultimo re longobardo, costruisce un grande monastero femminile. Lo fa per accontentare la moglie Ansa e la figlia Ansilperga, prima badessa del monastero, che da notevole centro di potere vanta domini che si estendono sino all’Italia centrale. Le armate di Carlo Magno e dei Franchi incombono e attorno al luogo religioso ruotano pure le vicende legate alla caduta del regno longobardo: la disperazione dei figli di Desiderio, Adelchi, sconfitto a Pavia e di Ermengarda, moglie di Carlo Magno ripudiata in nome della ragion di Stato, si avverte ancora aleggiare fra queste mura. Il Manzoni vi si ispira per la sua famosa tragedia, L’Adelchi. Il monastero nel cui chiostro spira l’infelice Ermengarda (e forse la sua tomba è qui, ancora da scoprire) rimarrà un centro di cristianità nei secoli sino al 1797, quando Napoleone ordina la soppressione degli ordini religiosi. Da quel giorno segue per il complesso di Santa Giulia un periodo di decadenza, un declassamento a caserma per l’esercito, sia sotto i francesi che sotto gli austriaci, a deposito militare dopo l’Unità d’Italia. Solo di recente, grazie ad attenti e scrupolosi restauri, Santa Giulia è diventato il cuore del sistema museale cittadino. Riunisce reperti di ogni epoca, intere collezioni, raccontando la storia di Brescia nelle varie epoche, come la Vittoria Alata. A completare le sale ci sono are e lapidi, anche in frammenti, provenienti dalla zona del Foro e dal territorio bresciano, una collezione di ceramiche etrusche da Cerveteri, vasi greci dell’Attica (tra cui spicca la famosa Anfora di Psiax, a figure nere, raffigurante Ercole e il leone Nemeo e Castore e Polluce davanti ai genitori), oggetti d’arte barbara (con lo splendido insieme delle Falere argentee, bardature militari per cavalli ritrovate a Manerbio, nella Bassa), vetri e reperti di necropoli (complessi di tombe) d’età romana, una notevole collezione di monete greche e romane.

SANTA mARIA IN SOLARIO All’interno del monastero sorge una costruzione molto particolare di età romanica che si può ammirare anche da via Musei: un’alta torre a pianta quadrangolare, sormontata da un’elegante tiburio, una copertura ottagonale con loggetta cieca e piccole arcate. Nell’interno la chiesa è su due piani: quello inferiore ha un ambiente con volte a crocera sorrette da un’ara romana, un altare dedicato al culto del dio Sole; quello superiore è a pianta quadrata Centro Stili di vita

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DELL’UmANITÀ PATRImONIO mONDIALE DELL’UmANITÀ PATRImONIO mONDIALE DELL’UmANITÀ PATRImONIO con tre absidi e cupola emisferica, riccamente affrescato nella prima metà del Cinquecento dal Ferramola. Del perduto tesoro di Santa Giulia resta una Lipsanoteca (scrigno per le reliquie) in avorio, finemente decorata a bassorilievo con temi tratti dalle Sacre Scritture. Considerata a lungo opera arrivata dall’Oriente, ora è attribuita a una bottega dell’Italia settentrionale, forse lombarda, del quarto secolo. I Dittici (tavolette in avorio unite da una cerniera, a celebrare in genere l’assunzione di cariche pubbliche da parte di personaggi di rilievo) sono tre, ora posti in un’altra ala del museo: il Dittico Queriniano, con figure di Fedra e Ippolito da un lato e Diana ed Endimione dall’altro, il Dittico dei Lampadi, il cui frammento raffigura giochi circensi, e il Dittico di Boezio, con l’immagine del console romano. La Croce di Desiderio è infine uno dei grandi capolavori dell'oreficeria longobarda. Donata forse personalmente dal re al monastero è in legno rivestita di banda, una lega metallica dell'alto medioevo: sul recto (la parte anteriore), a sbalzo e all'incrocio dei bracci, c'è la figura di Cristo benedicente in trono, d'arte squisitamente carolingia, con ai lati miniature degli Evangelisti; sul verso (la parte posteriore) un disco in rame dorato raffigurante il Cristo crocefisso è invece un'aggiunta del XVI secolo. Tra i 212 cammei, pietre dure e vetri colorati spicca il bellissimo medaglione, una foglia d'oro e argento fra lastre vitree, con i ritratti di una madre romana con i due figli, un capolavoro di scuola ellenistica del III secolo d. C..

PATRImONIO mONDIALE DELL’UmANITÀ Nel mese di Giugno, Santa Giulia è stata dichiarata Patrimonio mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco. Il riconoscimento è legato al sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere dal 568 al 774 d.C.” che comprende oltre a Brescia, Cividate del Friuli e Castelseprio in provincia di Varese. Ottenere tale riconoscimento significa acquisire fondi a sostegno di nuovi progetti e aumentare i flussi turistici verso la nostra città. Infatti, le statistiche dimostrano che nei luoghi “patrimonio dell’umanità” è rilevabile una crescita di presenze che va dal 30 al 60%. La candidatura era stata presentata nel 2007 dalla giunta Corsini e perseguita con tenacia dall’attuale assessore alla cultura Andrea Arcai.

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CHIESA DI SAN SALVATORE E’ il cuore del monastero, una chiesa d’epoca longobarda a tre navate, con colonne e capitelli recuperati da edifici romani. Sulle pareti, sopra le arcate, alcuni affreschi pregevoli del nono secolo e le decorazioni in stucco delle ghiere richiamano i gioielli longobardi di Cividale del Friuli, la capitale del regno, la città del Nord. Sotto le absidi viene ricavata, nel 762, una cripta semicircolare per conservare le reliquie della crocifissa Santa Giulia, vergine martire del V secolo, provenienti dall’isola Gorgona, nell’arcipelago toscano. La cripta ha 42 colonne costruite anche in epoca successiva, alcune sono ornate da capitelli stupendi, di scuola antelamica (Benedetto Antélami fu grande pittore e architetto, di scuola romanica, sul finire del XII secolo) e, con l’arrivo delle reliquie, chiesa e monastero di San Salvatore vengono dedicati a Santa Giulia. Un altro gioiello, alla base del campanile che sta in San Salvatore, è una minuscola cappella affrescata dal Romanino nel 1525: il grande pittore bresciano vi rappresenta scene della vita di S. Obizio che, sconvolto dalle atrocità della guerra, abbandona la vita militare per ritirarsi a Santa Giulia. Sotto il pavimento della chiesa si intravede una stratificazione variegata: resti di una domus romana, muri di una chiesa più antica, tombe altomedievali alla cappuccina. San Salvatore confina inoltre con la basilica di Santa Giulia, uno dei primi esempi di architettura rinascimentale a Brescia: iniziata nel 1466 e terminata nel 1599, con una facciata marmorea scandita da lesene corinzie e composite, presenta una ampia volta a botte, profonde cappelle intercomunicanti, alte nicchie aperte sulle fiancate esterne. Nella seconda metà del Cinquecento il grandioso Coro delle Monache, affrescato da Floriano Ferramola (stupenda la grande Crocefissione) diventa in pratica il presbiterio della nuova costruzione: le due chiese, San Salvatore e Santa Giulia, diventano così un corpo unico e indivisibile, innalzato per venire incontro alle crescenti esigenze sia dei fedeli della città che a quelle delle monache del convento di clausura. Centro Stili di vita

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Negozi di corso Magenta Gioiellerie

Gioielli Veschetti Corso Magenta, 27 Tel 030 40477 www.veschetti.com La Gioielleria Veschetti, il cui marchio risale al 1949, fondata a Brescia da Mario Veschetti, è un punto di riferimento storico per l’alta gioielleria e la gioielleria d’epoca. Marco e Laura Veschetti hanno raccolto l’eredità professionale del padre, che ha trasmesso loro una vera e propria vocazione per questo straordinario mondo.

Marpi Gioielli Corso Magenta, 14 Tel 030 292490 marpibs@hotmail.it Gioielleria; argenteria; cristalli e porcellane Marpi nasce sul finire degli anni '50, quando Pietro Picuno, abile ed apprezzato orafo, decide di aprire un atelier per commercializzare le sue creazioni. Oggi il figlio Giuliano ne segue le orme proseguendo nella proposta di pezzi unici di altissima qualità.

Ghidini Gioielli Corso Magenta, 8 Tel 030 40893 La giolleria Ghidini, dal ‘69 in corso Magenta, ha saputo rinnovare la grande tradizione dell’orificeria bresciana. Roberto Ghidini, capostipite di una famiglia dedita in toto al gioiello, con lui la moglie e i figli Piero e Barbara, è garanzia di unicità, e discrezione, all’insegna della bellezza, per clienti esclusivi.

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Abbigliamento

Magentahomme Corso Magenta, 45 - Tel 030 2807810 magentahommetiscali.it Abbigliamento uomo Magenta Homme nasce nel 2010 da un’idea di Alberto e Lorenzo con l’obiettivo di creare un’azienda in grado di offrire nel settore abbigliamento prodotti altamente riconoscibili, con una forte identità, propositivi nel design e con un alto contenuto moda.

Nadia atelier Corso Magenta, 27/c Tel 030 291547 Abbigliamento femminile Atelier Nadia (già presente, negli anni 70 in via Gabriele Rosa) propone abiti femminili sartoriali, per la sposa e collezioni di stilisti italiani e stranieri di fama internazionale.

Scout C.so Magenta 19/B Tel Fax 030 40 272 talentscout84@gmail.com Abbigliamento e accessori Brand: Scout-Element, Wesc, Only, Protest Bench,Humor, Ben Sherian, jack Jones, Sub Dued

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Calzature

De Biagi Mood Corso Magenta, 18 Tel 030 46491 debiagimood@libero.it Calzature De Biagi Mood nasce nel 1976 e si distingue per le prestigiose marche di calzature trattate, come: Sergio Rossi, Stuart Weitzman, Paul Smith, Roberto Del Carlo, Timberland, Camper e Castaner. Scelto fra i migliori 150 top retailers d’Italia, ottiene un importante riconoscimento dalla prestigiosa rivista Vogue Pelle.

E’ Entertainment shoes Corso Magenta,22 Tel 030 2906377 Calzature e accessori donna Il negozio Entertainment è nato dall’esigenza di offrire un prodotto di buon gusto ad un prezzo accessibile grazie anche alla collaborazione della ditta Lola Cruz.

Pellicceria

Pellicceria Lady Corso Magenta,16 - angolo CorsoCavour Tel 030 41519 Pellicceria e accessori Fondata nel lontano 1947, aperta in via Mazzini negli anni ‘60, Pellicceria Lady, dal 1994, occupa l’attuale sede, con l’innata eleganza e la competenza che da anni contraddistinguono l’atelier.

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Rolando barbiere in Brescia Corso Magenta, 53/b Tel 030 294875 Rolando dal 1984 continua una tradizione di attivitĂ di barbiere che ha inizio dal lontano 1930. Rolando riceve su appuntamento. Trattamenti con prodotti naturali per il benessere di cute e capelli a base di oli essenziali.

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Piazze e vie del centro città Giuseppe Romano Foto Alberto Romano

PIAZZALE ARNALDO DA BRESCIA “Ad Arnaldo, al precursore, al martire del libero italico pensiero, Brescia sua decretava, tosto rivendicata in libertà…” Questo è il motto inciso su una lapide del basamento, ma ciò nonostante, l’Arnaldo, sollevò non poche dispute. Lo stesso Zanardelli dovette impegnarsi e puntare i piedi per far accettare alla municipalità e alla parte avversa, quel simbolo di ribellione alle istituzioni ecclesiastiche... Piazzale Arnaldo, che deve i suoi fasti serali a una tendenza modaiola propria di questo nuovo millennio e all’intuito di alcuni operatori che hanno saputo trasformare al meglio quest’area sul bordo orientale del centro storico, nasce come spazio pubblico agli inizi dell’Ottocento. Il disegno urbanistico della piazza è organizzato dall’imponente edificio del Mercato dei Grani costruito tra gli anni 1820 e 1823 da Angelo Vita e Luigi Basiletti, sugli orti appartenuti ai benedettini di Sant’Eufemia. La struttura realizzata per il commercio di granaglie, è costituita da un portico posto all’altezza dei carri allora adibiti al trasporto, con botteghe e magazzini. Anticamente qui stava la porta orientale di Brescia, chiamata Porta Torlonga o Torrelunga e poi Porta Venezia e l’entrata in città era regolata dalla barriera Centro Stili di vita

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daziaria. La sistemazione moderna della piazza fu realizzata dell’architetto Antonio Tagliaferri e l’opera determinante, anche per l’odomino, consistette nella posa del monumento all’eretico Arnaldo da Brescia, che ora domina beffardo la “movida” cittadina. La scultura, opera di Odoardo Tabacchi, eretta nel 1882 dopo ventuno anni di progetti e polemiche, fu un trionfo laico e antipapista dei liberali, dei socialisti e degli anarchici bresciani.

SAN BARNABA Al tempo dei Romani qui forse sorgeva un tempio dedicato ad Ercole, stando invece agli Statuti di Brescia, nel 1262 qui vi era una chiesa probabilmente fatta demolitre dal vescovo Berardo Maggi per costruirne una nuova (1286 ) affidata agli Eremitani che la tennero fino al XV secolo, sostituiti poi dagli Agostiniani dell’Osservanza. Nel 1632 i religiosi pensarono di ricostruire l’edificio in stile barocco e così dell’originaria costruzione non rimangono che poche tracce all’esterno dell’abside e nella piccole due navate che mostrano muratura a vista e sottili finestre ad arco trilobato. Ma anche della chiesa secentesca, (sconsacrata e ridotta a sala da ballo, poi cinema Duse e Aquiletta, con sale da biliardo e ora un elegante auditorium) non resta che la marmorea facciata, datata 1675 sull’architrave della porta. Opera forse dei Carra, la facciata si presenta con una sobria eleganza, in uno stile barocco tra i più piacevoli della città e sul portale affiancato da colonne scanalate si erge un timpano spezzato con due angeli tra cui spicca lo stemma degli Agostiniani. Dopo la soppressione del convento, l’annesso chiostro, impostato su archi ogivali dalla limpida architettura quattrocentesca, venne incorporato nel fabbricato della scuola elementare Tito Speri, eretta nel 1827 dall’architetto Luigi Donegani sull’area dell’antico monastero. Quella parte del convento che non occorreva per le scuole venne invece adibita dal canonico Ludovico Pavoni (1784-1849), rettore di San Barnaba, ad ospizio per fanciulli abbandonati, poi a sede della Congregazione dei Figli di Maria, per l’educazione professionale oltre che religiosa della gioventù. Oggi ospita il prestigioso Conservatorio Luca Marenzio. Splendida è l’antica ex-libreria del convento, meglio conosciuta con il nome di “Salone da Cemmo” per gli affreschi eseguiti nel 1490 da Pietro da Cemmo. Le pareti della grande sala (24,50 x 11 x 6 metri) sono un libro aperto: a colori quella occidentale con la canonizzazione di S. Agostino al centro di una finta architettura di stile rinascimentale; a monocromo quelle laterali con medaglioni tondi e rettangolari dalle figure di santi e quella orientale di fondo, con l’Allegoria della dottrina di S. Agostino. Il tutto protetto da soffitto ligneo a cassettoni.

CORSO mAGENTA Corso Magenta è la naturale prosecuzione di corso Zanardelli che si congiunge con piazzale Arnaldo, collegandosi alla Milano - Venezia. La sua importanza strategica le valse il titolo di strada nazionale, quindi gestita dallo Stato, già agli inizi dell’Ottocento. La via è ricca d’importanti edifici antichi. A partire dalla chiesa settecentesca di S. Afra in S. Eufemia, passando dal Liceo Arnaldo, nel palazzo che fu dei Poncarali e poi dei Balucanti, per giungere alla chesa e al convento di San Barnaba.

DEL COME L’OMICIDIO DEL NOBILE BALUCANTI FECE CHIUDERE I PORTONI La cronaca dei primi dell’Ottocento, indica nell’omicidio del conte Giovanni Balucanti, a opera di malviventi entrati nell’atrio del palazzo omonimo, l’interruzione di una secolare abitudine che voleva sempre aperti i portoni e i cancelli dei palazzi verso la strada. Giovanni Balucanti pose fine ai suoi giorni nella notte del 17 febbraio del 1817 per mano di un ladro, catturato con i complici, mentre tentava d’imbarcarsi su un piroscafo diretto oltreoceano. Il magro bottino non evitò la condanna a morte del reo e per un altro verso la vendita del bel palazzo ai patrizi Olofredi. Oltre al già citato palazzo Martinengo da Barco, ora Beretta-Terzi, un altro antico edificio della via è l’ex

I Granai e la chiesa di S. Afra

Roberto Denti

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Caffè

Cafè Noir Corso Magenta, 57/b Tel 328 5792265 Piacevole atmosfera famigliare in un ambiente allegro in una delle zone più caratteristiche della città.

Pizzeria e ristoranti

La Bersagliera ristorante pizzeria Corso Magenta, 38 Tel. 030 3750569 Storica pizzeria gestita dal 1973 dalla famiglia Vaccaro, famosa per le pizze tradizionali, schiacciate, integrali e al tagliere di Mimmo. Ristorante con cucina mediterranea.

VIALE VENEZIA

Pizzeria e ristoranti

Pizzeria Grotta Azzurra Viale Venezia, 1 Tel. 030 45482 pizzeriagrottaazzurra@gmail.com Ristorante pizzeria Piatti della tradizione campana, pesce. piatti della cucina bresciana e pizze cotte con forno a legna.

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palazzo Valotti, costruito sulle fondamenta delle antiche mura e opera di Rodolfo Vantini.

I GIARDINI ORIANA FALLACI Una vena d’acqua piatta come una lastra di marmo, mosaico del tempo, circondato da confini di pietra fa da specchio a una scultura dedicata alla Resistenza (Quinto Ghermandi 1969) nel giardino dedicato a Oriana Fallaci, indimenticabile giornalista e scrittrice e testimone attenta dei fatti che hanno segnato la storia contemporanea. Basti citare “L’intervista con la storia”, vera e propria silloge del suo percorso giornalistico. Poco più in là, su una lastra monumentale sta scritto “Alla resistenza per la dignità di tutti gli uomini” a creare un collegamento ideale con l’Arnaldo, martire - eretico del libero pensiero. Un’altra scultura, opera di Domenico Ghidoni, dedicata agli emigranti, che chiudeva idealmente il cerchio di questo spazio verde è stata spostata nel parco Torri gemelle - 11 Settembre, su via XXV Aprile.

IL TENNIS CLUB BRESCIA E LA WÜHRER In questi stessi giardini, nella parte annessa al liceo, nel 1914 il Tennis Club Brescia, costruì il prima campo della città in erba e nella stessa epoca faceva bella mostra di sè il chiosco della Birreria Wührer, che si era spostata da via Trieste, prima di costruire la Birreria alla Bornata. Di fronte a piazza Arturo Benedetti Michelangeli, dove nel complesso di S. Barnaba ha sede il Conservatorio Luca Marenzio, sulla facciata di un edificio del Novecento, posto al civico 29 e opera di Egidio Dabbeni (l’architetto dell’Hotel Vittoria), stanno quattro affreschi di nudi femminili di Gaetano Cresseri che all’epoca provocarono un certo scandalo tra i perbenisti bresciani.

Le città delle donne... La via dedicata a Laura Cereto e l’Istituto a Veronica Gambara, la Vittoria alata o l’Afrodite nei modelli di Fidia, la Maccheronica Gambara del Canossi, Marzia Martinengo, amante del Foscolo, la mistica Badessa di San Cosma, Santa Giulia e l’infelice Ermengarda, l’indimenticabile scrittrice Oriana Fallaci, i nudi di Gaetano Cresseri di corso Magenta, per giungere alla figura femminile, simbolo della meditazione, del monumento al Moretto e le sue Sante dipinte: questo percorso per le vie del centro storico è anche un omaggio alle donne e alla loro centralità nella vita sociale, economica e culturale delle città.

PIAZZA mORETTO LA PINACOTECA E IL MORETTO Piazza Moretto, incorniciata dal Palazzo Martinengo da Barco, con la nuova facciata disegnata da Antonio Tagliaferri, secondo canoni stilistici seicenteschi e sede della Pinacoteca Tosio Martinengo, attualmente chiusa al pubblico per lavori di restauro. La riapertura è prevista per il 2012. Nel palazzo, donato al comune da Leopoldo Martinengo alla fine dell’Ottocento, vennero traslocate anche le opere del lascito di Paolo Tosio. La piazzetta, vi si accede da via Crispi, ha nel centro il monumento al Moretto, opera di Domenico Ghidoni che dette spunto a Angelo Canossi per un altro amabile siparietto della 35

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Coin negozi

Coin Corso Magenta, 2 Tel. 030 3775992 www.coin.it Reparti: donna, intimo donna, uomo, bambino, accessori, beauty, casa Elenco dei servizi: Servizio di Shopping Tax Free, Beauty Room, Giftcard, Parrucchiere Go Coppola, 30 giorni per ripensarci, Boutique Nespresso, Abito uomo su misura, Qb, Mercato e Cucina, Camicie uomo su misura, Cifratura abiti uomo, Consegna a domicilio, Consegna del mobile a domicilio, Lista nozze, Modifiche sartoriali, Snack Bar, Sottoscrizione Coincard Easy, Veribel DailySpa Centro Benessere

Documenti: Franco Robecchi, Le strade di Brescia Periodici locali Newton Antonio Rapaggi, Valerio Vitali, Marcello Zane, CittĂ di pietra - Areamarket Costanzo Gatta, Contem so - Compagnia della stampa Angelo Canossi, Melodia e Congedo - Fondazione Angelo Canossi Centro culturale Aldo Cibaldi Bovegno Autori vari, Ercole il fondatore - Electa www.palazzomartinengo.it - Provincia di Brescia

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sua ciceronessa Maccheronica Gambara: “Questo l’è il gran Moretto, insuperabile di tutti nostri artisti più migliori, che masnava lui stesso i suoi colori con un sistema suo inimitabile. Quanto al tabarro quello l’è spiegabile per via che forse aveva dei dolori, per cui nel pitturare i suoi lavori, el si metteva su l’impermeabile. E questa qui, qui sotto, raffigura la moglie del pittore col messale, che ci faceva un poco di lettura. Ma pare che non fosse un gran contenta di leggere tutta roba clericale, perchè a furia di legger s’addormenta. Nella passeggiata di Maccheronica Gambara il Canossi precisa: “Maccheronica Gambara non sa né di latino né di filosofia come l’omonima sua concittadina del Rinascimento, la poetessa Veronica, ma è un’eccellente bresciana non priva di buon senso e di arguzia. Soltanto, poveretta, ha un gambero nel cervello che le fa parere progresso il preferire al dialetto genuino e vivace, un italiano infarcito di gamberi e maccheroni”. E in realtà la figura femminile ai piedi di Alessandro Bonvicino detto il Moretto è il simbolo della meditazione ispiratrice, cosa che ovviamente il Canossi ben sapeva. Ritratto di Fortunato martinengo Cesaresco del moretto 1542 Londra National Gallery

Charlie Cinelli in un concerto in Corso Cavour, angolo Corso magenta, tra i tavolini del bar Punto d’incontro (foto Eden)

CORSO CAVOUR Corso Cavour, conduceva un tempo alla porta di S. Alessandro che si trovava tra via Vittorio Emanuele II e via XX Settembre. In epoca moderna la via, è stata condizionata dalla presenza del tribunale, vivendo per anni attorno ai ritmi dei processi che lì vi si svolgevano, tra via vai di avvocati, imputati, amici di quelli sottoposti a giudizio, magistrati e curiosi. Per la sua collocazione centrale, Piazzetta S.Alessandro, posta all’incrocio con via Moretto, è stata a lungo il cuore pulsante di questa zona. Sulla piazzetta si affaccia la chiesa di S.Alessandro, dei primi del Novecento, realizzata in stile pseudopalladiano dall’architetto Carlo Melchiotti e il palazzo Martinengo Colleoni, già sede del tribunale. Questo palazzo, del XVIII secolo e la facciata della chiesa, emergono da un insieme di edifici moderni, costruiti dopo i bombardamenti dell’ultima guerra. La fontana, posta al centro della piccola piazza, è stata disegnata nel 1780 da Giovanni Donegani. Il tratto nord della via è caratterizzato dal palazzetto, realizzato nel 1926 in stile neomedioevale, da Ulisse Stacchini, che progettò la Stazione Centrale di Milano. Come ci ricorda Robecchi, nella sua opera Le strade di Brescia, sino alla metà dell’Ottocento, qui scorreva il vaso Molin del Brolo, sul quale sorgeva un mulino. La tal cosa è stata ripresa nelle decorazioni pittoriche di una delle sale del vicino ristorante La Grotta. 37

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Rober Mapplethorpe - courtesy Museo ken damy/Vogue America


Negozi di Corso Cavour e dintorni

vicolo del Prezzemolo, via Moretto, via A. Aleardi, via G.Rosa

Abbigliamento e Calzature

Ragazzini Calzature Corso Cavour, 11 - Tel 030 3771122 ragazzini.shop@gmail.com Calzature bambino (dal 16 al 40) Tod’s, Hogan, Prada, Converse, Chipie, Pepe, Simonetta, Pincopallino, Pom D’Api

Marea abbigliameno Corso Cavour, 13/b - Tel 030 291531 newyork2127@yahoo.it Negozio presente anche in via Gramsci dal 1981 (abbigliamento uomo e donna). Brand: Aspesi E51, Appartamento 50, Silkandsoie, Le api operaie, Sermoneta

Suite 206 Corso Cavour, 2/d- Tel 030 2943672 suite206@richiedeistores.it Calzature, accessori, abbigliamento. Negozio del gruppo Richiedei con articoli fashion per la donna.

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Abbigliamento e Calzature

Oslo Corso Cavour Abbigliamento donna calzature e accessori

Bar e gelaterie

La Pecora Nera Cremeria gelateria Corso Cavour, 8/d Tel 030 2943861 info@oficinalapecoranera.it Il gelato fuori dal ...Cono! Produzione artigianale giornaliera di gelato, torte e semifreddi.

Bar Punto d’incontro Corso Cavour, 1- Tel 030 40333 alessando.annovazzi@libero.it Dal 1985, dopo un’accorta ristrutturazione, un vero punto d’incontro per tutti i bresciani nel centro cittadino. Bar, panineria, wine bar, happy hour.

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Colltelleria

Coltelleria Luigi Marenda Corso Cavour, 8 Tel 030 48038 Coltelleria, arrotino Negozio storico del centro città, fondato nel 1927. Servizio di affilatura per forbici, coltelli e tutti i taglienti domestici. Coltelleria di qualità; tante curiosità e proposte utili per un regalo diverso.

Parucchiere

Maurizio Serretti Parrucchieri Corso Cavour, 7/c Tel 030 44770 Parrucchieri Ivan, hair stylist per Maurizio Serretti, con il suo staff, da oltre 10 anni a Brescia, realizza con successo ogni giorno effetti ineguagliabili di colore e tagli straordinari donando a ogni cliente un pizzico di modernità e bellezza.

Gioielleria

Gioielleria Gatta Corso Cavour, 35 Tel 030 293448 info@gioielleriagatta.it L’arte orafa valenzana nel cuore della città. Negozio laboratorio nato nel 1977. Produzione di gioielli inediti e personalizzati.

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Via moretto Abbigliamento

Kivis junior Via Moretto, 76 angolo Corso Cavour Tel 030 3776844 Abbigliamento bambino 0-16 anni Grande assortimento delle migliori marche: Dkny, diesel, 1950 i Pinco pallino, Mayoral, New Born, Mek

Parucchiere

Jean Louis David Via Moretto, 64 Tel 030 41469 m.diffusion@tiscali.it Parucchiere Jean Louis David, 30 anni di stile

Via Aleardo Aleardi Centro estetico

Ororosa Via Aleardo Aleardi, 11 - Tel 030 47343 ororosabellezza@tiscali.it Ororosa è un istituto di bellezza altamente specializzato e dove opera un equipe di elevata professionalità. Ororosa è un’oasi di benessere dove si eseguono: trattamenti specifici viso e corpo, linfodrenaggio, riflessologia palmare, massaggi anti stress, massaggi eudermici, pedicure, manicure, depilazione definitiva, radiofrequenza. Ororosa è anche solarium.

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Vicolo del Prezzemolo Ristorante

Osteria La Grotta Vicolo del Prezzemolo 10 (vi si accede da Via Moretto o da Corso Cavour) Tel 030 44068 - osterialagrotta@libero.it Una delle osterie ristorante più antiche della città. Cucina tipica bresciana e ampia selezione di vini.

Via Gabriele Rosa Abbigliamento

Ragazzini abbigliamento Via Gabriele Rosa 79 Tel 030 47077 ragazzinishpgmail.com Abbigliamento bambino Accesori e abbigliamento per bambini (0-16 anni) Aziende di ricerca trattate: Doudou, Bonpoint, Album di famiglia, Marni, Belle Rose, Caffè d’orzo, A.O., Stone Island

Cat Walk Via Gabriele Rosa, 36 Tel 030 3756108 Abbigliamento e accessori donna. Linee fresche e frizzanti, di ottima qualità e al prezzo giusto.

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APPUNTAmENTI

moda & design Dal 15 al 18 Settembre

a Brescia

11 BMode - Moda & design a Brescia, l’evento, inserito nel DUC, dedicato alla valorizzazione del centro storico della città, si propone, come la vetrina d’eccellenza del Made in Brescia, attraverso una serie di sfilate, spettacoli e installazioni Dal 15 al 18 Settembre le piazze del centro storico e le vie principali della città saranno la cornice naturale di sfilate di moda, eventi dedicati al design, all’arredamento e molto altro ancora, con l’intento dichiarato di sottolineare la creatività bresciana. Il programma prevede per Giovedì 15 Settembre, alle ore 16,30, l’inaugurazione ufficiale in corso Garibaldi (in collaborazione con Wind), alla quale seguirà la sfilata organizzata dai negozi della via. Dalle 19,30 l’attenzione si sposta in Piazza Paolo VI, con “Il tuo negozio sfila” (in collaborazione con Ok Group) per concludersi in via San Faustino, trasformata in ville lumiére (dalle ore 19 alle 24), con performance di musica, danza e spettacolo, in collaborazione con Arteingenua e Master Marketing. Venerdì 16, sfilate in Piazza Paolo VI (dalle ore 16,30) a cura dei negozi del centro storico e dalle ore 20 a cura dell’Università Cattolica “Stars dell’Università Cattolica di Brescia”. Dalle ore 21,30 kermesse a ritmo di danza, in Corso Martiri della Libertà, con Contemporary Shock Sabato 17, a partire dalle ore 18, “Fashion happy hour”, in Piazza Arnaldo e a seguire “A scuola di moda” sfilata degli Istituti di moda bresciani. In Piazza Tebaldo Brusato (dalle 10 alle 20) mercatino vintage, in collaborazione con Yesterday.

Domenica 18, alle ore 21, grande serata di gala in Piazza Paolo VI, con la presentazione delle collezioni autunno e inverno, dei negozi di abbigliamento e accessori moda più prestigiosi del centro storico (in collaborazione con Cupcake, Airoldi e Ok Group). “Per vie diverse”. Con questo titolo, nell’arco delle quattro giornate si susseguiranno molti altri eventi, nati dalle proposte dei negozianti in collaborazione tra loro, che coinvolgeranno varie zone del centro, quali: corso Palestro (... Al cubo, aperitivo e musica), piazza Benedetti Michelangeli (un salotto del design tra incontri e confronti), via Porcellaga, corso Cavour, corso Magenta, via Trieste, via Mazzini (Mazzini B*Iolife: le immagini icona dell’Italian fashion system proiettati sui palazzi della via... Way of life, in collaborazione con B*IO e Arteingenua) e contrada del Carmine (Fatto a mano, artigianato made in Brescia). Sono inoltre previste alcune installazioni permanenti (in Piazza Loggia, corso Palestro e corso Magenta). Nel quadriportico di Piazza Vittoria, selezionati artigiani presenteranno i loro “Mestieri d’arte”, mentre nelle vetrine della hall dell’Hotel Vittoria saranno esposti manufatti di scarpe di tutto il mondo e strumenti da lavoro della collezione di Mario Bertulli, eclettico stilista bresciano, recentemente scomparso. 45

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TRIBUTE TO THE MONT BLANC Un omaggio alla bellezza senza tempo della più alta vetta d’Europa.

SHOP IN SHOP MONTBLANC Lazzaroni - Gioielli per scrivere Gioielli per scrivere

Corso Palestro 33/c - 25122 Brescia Tel. 030 3753184 www.lazzaronipenne.net - E-mail: info@lazzaronipenne.net


Paci Contemporary Teun Hocks Fabio Paris Gallery Matteo Bittanti + IOCOSE Skin Gallery Samuela Cattaneo Studio LB Contemporary Art Gesine Arps Wavephotogallery Yossi Loloi Dalle 18.30 alle 24 (Entrata gratuita) Cinema Nuovo Eden: Artisti all’Eden Link Art Center presenta “Emoticons from Italian Cinema” Un progetto di Matteo Erenbourg con Claudio Beorchia

L’Associazione Gallerie di Brescia (composta da 20 gallerie d’arte moderna e contemporanea), in collaborazione con il Comune di Brescia, organizza la Settimana dell’Arte a Brescia. Un denso calendario di mostre ed eventi culturali. Programma: SABATO 24 SETTEMBRE ore 17 Santa Giulia Museo della Città Inaugurazione della mostra Arte nell’Arte, opere dalle gallerie d’arte di Brescia. Dialogo tra opere del passato e del presente. Apertura straordinaria del museo ed entrata gratuita sabato 24 settembre, dalle ore 17 alle ore 24 e sabato 1 ottobre, dalle ore 17 alle ore 24 La mostra rimarrà aperta sino al 9 Ottobre negli orari di apertura del museo. Dalle 18.30 alle 24 Inaugurazione collettiva delle mostre in tutte le Gallerie partecipanti alla Settimana dell’arte: Palazzo Gallery Benedetto Chirco Agnellini Arte Moderna Italia/America Il Novecento a confronto Allegrini Arte Contemporanea Caterina Tosoni AplusB Marco La Rosa Colossi Arte Contemporanea Pino Pascali Entroterra Marco Manzella Galleria delle Battaglie Nostalgia del futuro Galleria dell’Incisione Tullio Pericoli Galleria I Monaci Sotto le Stelle Katia Filimonova Galleria Massimo Minini Paolo Gioli - Paolo Chiasera Kanalidarte L’avanguardia gestaltica degli anni sessanta - 50 years later Ken Damy Visual Art Araki - Guglielmo Achille Cavellini LINK Art Center Collect the WWWorld The artist as Archivist in the Internet Age Marchina Arte Contemporanea Virginia Panichi Maurer Zilioli Contemporary Arts Incontro con Aldo Una mostra in omaggio ad Aldo Tagliaferro

27 – 28 – 29 SETTEMBRE ore 20.30 Auditorium San Barnaba Ciclo di 3 conferenze sull’arte moderna e contemporanea ‘Dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri’ (Entrata gratuita) Martedì 27 settembre Relatore: Philippe Daverio Mercoledì 28 settembre Relatore: Angela Vettese Giovedì 29 settembre Relatore: Domenico Quaranta SABATO 1 OTTOBRE Dalle 18.30 alle 24 Serata di chiusura della Settimana dell’Arte a Brescia Portoni aperti per musei, gallerie, teatri, monumenti e chiese del centro storico. Visite guidate. (I negozi del centro resteranno aperti. Per info: www.comune.brescia.it Le 20 gallerie rimarranno aperte aderendo alle iniziative culturali organizzate dal Comune di Brescia).

Ore 20.30 (Entrata gratuita) Cinema Nuovo Eden: Artisti all’Eden Galleria Massimo Minini presenta: “Proiezione dei film di Paolo Gioli”. Introducono: Elio Grazioli, Marco Senaldi, Massimo Minini

Opera di Guglielmo Achille Cavellini 47

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BRESCIA, COmmERCIO D’ECCELLENZA

Continua il viaggio nella Brescia degli Orefici. Dopo Adolfo Gallinari, signore delle gemme, Ennio Barozzi, maitre dell’alta orologeria, Marpi, Saleri e Veschetti negozi di tradizione e stile, Brescia centro - Sili di vita vi propone le gioiellerie: Ghidini di corso Magenta, Umberto Giarin di corso Martiri della Libertà e I gioielli di Rossana, di via X Giornate Giuseppe Romano

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A nulla valse il dire del poeta Pierre de Ronsard: “A che serve indossare tanti rubini e diamanti, quando la sola bellezza è il suo ornamento?”. Sul red carpet del Festival di Cannes, top model e attrici posano adorne di diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi. Bianca Balti, richiestissima top model e testimonial con Neri Marcorè di una famosa azienda di telecomunicazioni, posa con una parure di smeraldi da capogiro. Sempre smeraldi per Angelina Jolie, mentre Fan Bingbing, una delle più famose e sensuali attrici cinesi, esalta il trucco pallido e le labbra rosso ciliegia, con gli orecchini di diamanti. Insomma per un comune mortale, diventa difficile capire se hanno fatto meglio in natura il grembo della madre o le viscere della madre terra.

I GHIDINI, ARALDI DEL LUSSO

Creazioni Ghidini gioielli

Questa deve essere la sensazione che offre un manufatto d’alta gioielleria di Ghidini (corso Magenta) quando viene indossato, disegnato e realizzato, per mettere in crisi i giudizi più severi... Se non segna la distinzione e se non gareggia (completa) con la bellezza di una donna, che gioiello è? Roberto Ghidini, capostipite di una famiglia dedita in toto al gioiello (con lui la moglie e i gemelli Piero, titolo di studio GIA, che sta per Gemological Institute of America e Barbara) ha la consapevolezza dei grandi maestri di quest’arte e la passione di chi ha attraversato la propria vita a completare un concetto di estetica che non tramonta nel tempo, che non segue le mode e che fa dell’unicità il suo punto di forza. Del resto una pietra preziosa naturale (sia essa zaffiro, diamante, rubino, o smeraldo) ha la sua inconfondibile unicità, ha la sua zona di provenienza, svela e non svela i segreti della fomazione della terra e della sua creazione. Trasmette luce e energia e pertanto non va tradita, ma interpretata, plasmata, aiutata a esplodere. Lo s’intuisce nelle parole di Piero Ghidini e nell’impegno teso a scovare la materia viaggiando per il mondo. Perle dall’Australia, smeraldi dalla Colombia, zaffiri dalla Thailandia: alla ricerca delle pietre più belle, attraversando il mondo, come in un fantastico viaggio lungo l’antica Via della seta. Scambi commerciali e culturali determinanti per lo sviluppo e il fiorire di antiche e nuove conoscenze da tradurre nelle creazioni dell’atelier. La giolleria Ghidini, dal ‘69 in corso Magenta, ha saputo rinnovare quella tradizione dei grandi mercanti che fecero ricco il nostro bel paese, che a differenza di altri mondi, ha sempre saputo trasformare la materia in opera d’arte, fosse 49

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Negozio Ghidini gioielli, corso magenta

essa marmo, colore d’Oriente, oro o diamante. “Nessuna presenza a kermesse dell’alta moda o a fiere del lusso. I nostri stands sono le vetrine del nostro negozio, catalogo intinerante della nostra creatività”- sostiene Roberto Ghidini. E del resto le teche luminose dell’atelier, che s’affacciano su corso Magenta e continuano all’angolo dei portici del palazzo Coin, sono la migliore sede espositiva di tanta ricchezza. Nell’alta gioielleria nulla è lasciato al caso e il motto di casa Ghidini contempla: unicità, e discrezione, all’insegna della bellezza, per clienti esclusivi, attenti nella scelta e severi nel giudizio. Accanto ai pezzi unici di alta gamma (collier, bracciali, orecchini, collane, parure) dall’anima inconfondibile e all’argenteria, Ghidini propone anche una collezione di orologi, per lei e per lui, dalla chiara impronta glamour, contraddistinti dai quadranti in madreperla e dalle casse (anche di forma) in acciaio spazzolato, con lunette illuminate da brillanti. Tutti rigorosamente griffati Ghidini, come un impegnativo tourbillon, grande taille, dal design sportivo. Meno impegnative, ma beneauguranti (con largo anticipo per l’anno che verrà) le coloratissime e preziose campanelle Chantecler. Seguitene il suono magico... Centro Stili di vita

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UMBERTO GIARIN, L’ ORAFO CHE SA PLASMARE IL PREZIOSO METALLO La gioielleria di Umberto Giarin, che si trova all’inizio di Corso Martiri della Libertà, là dove la strada fa angolo con corso Matteotti, conserva i segreti della lavorazione dei metalli preziosi e delle pietre dell’oreficeria bresciana. Non avendo alle spalle una tradizione famigliare, come hanno altri gioiellieri della città, Umberto Giarin scala la classifica dei migliori orafi sulla piazza, grazie a un’innata capacità di apprendere in fretta il mestiere. Umberto a soli tredici anni va a bottega nell’oreficeria Parolin, poi è assunto dall’orafo Quinzanini; di giorno lavora e di sera approfondisce la sua istruzione frequentando un Istituto professionale. Raggiunta la maggiore età è già un orafo formato, pronto a sperimentare il mestiere in un proprio laboratorio in vicolo delle Stelle. Da vicolo delle Stelle a Corsetto sant’Agata, il tragitto è breve. Sono gli anni ’60, Umberto Giarin amplia l’attrezzatura del laboratorio orafo e la gamma delle sue proposte. Inizia le creazioni di gioielli e la vendita diretta al pubblico, che continuerà nei locali di corso Matteotti, sino all’apertura del nuovo negozio in corso Martiri della Libertà. Vicolo delle Stelle, corsetto Sant’Agata, corso Matteotti, corso Martiri della Libertà: Giarin, negli spostamenti succedutisi negli anni, segna un quadrilatero ideale, una sorta di taglio a baguette (per stare in tema) del centro storico della città, che non tradisce l’origine di bresciano verace figlio di una generazione (quella dei tempi di guerra) che esce dagli anni bui della dittatura, rimboccandosi le maniche. Forse per questo, un grande uomo di politica e di saggezza, gli scrive una lettera di ringraziamento, datata 29 marzo 1985, che ne sottolinea la maestria di: “… Orafo che sa plasmare il “prezioso metallo”, nelle forme che meglio sanno conciliare l’arte con il gusto, stimolando desideri tra le donne che amano sempre trovare orpelli capaci di esaltare la loro bellezza…” Quelle poche righe, non prive di civettuola intelligenza, sono di Bruno Boni, il sindaco più amato (e a ragione) della città. Umberto Giarin, che come ogni orafo che si rispetti, ha nella “tranquillità” dei movimenti delle sue mani l’imprinting della nobile arte dell’orafo, sfoglia gli articoli di stampa che lo citano e mostra con orgoglio alcune vecchie immagini che lo ritraggono mentre insegna il mestiere a un gruppo di allievi di una scuola serale per orafi-riparatori, promossa dall’Unione Artigiani. Collezioni Petali di Rajola e interni della Gioielleria Giarin 51

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E con rammarico ci ricorda una sorta di mancanza di continuità generazionale, dovuta al venir meno di quelle che un tempo erano le vecchie scuole professionali, che sfornavano fior di artigiani. La gioielleria di Umberto Giarin, affiancato dalla moglie Elide e dai figli Miriam e Riccardo, oltre ad alcune creazioni proprie, propone: gioielli di Fope, un’azienda italiana nata nel 1929, portavoce del Made in Italy del lusso; Rajola, azienda leader nella produzione di gioielleria con pietre naturali; Barakà, con i suoi bracciali sportivi e high tech in ceramica e motivi in oro e Giampiero Fiorini, dove l’arte orafa sposa fantasie irripetibili. Accanto ai gioielli, gli argenti e una ricca gamma d’orologi, tra i quali si distinguono quelli marchiati Mühle Glashütte - azienda tedesca famosa anche per la produzione di strumenti di misurazione nautici - come l’orologio a carica manuale Teutonia, dalla lunetta zigrinata e dai numeri arabi Breguet, che ricorda nella forma classica del design il quadrante del leggendario orologio da tasca Glashütte; o come l’originale cronografo automatico della collezione Terranaut, che mette in primo piano il quadrante dei minuti rispetto a quello dedicato alle ore.

PASSEGGIANDO TRA LE PERLE “Per le donne è motivo di vanto portarne alle dita e sospenderne due o tre per ciascun orecchio; e si introducono per questi sfarzi nomi stranieri, ricercati con una progalità perversa, se invero chiamano questo ornamenti crotalia, come se provassero piacere anche per il suono e per l’urtarsi stesso delle perle; e le desiderano ormai anche i poveri dicendo che la perla è in pubblico il littore della donna. E anzi le mettono anche i piedi e non soltanto alle corregge dei sandali, ma agli interi calzari (socculi). Infatti oramai non è più sufficiente portare le perle, ma anche camminano sulle perle e passeggiano tra di esse...” Così Plinio - che ricorda come la stessa Lollia Paolina, moglie di Caligola, ostentasse apertamente perle alternate a smeraldi, al collo, alle orecchie e sul capo, per un totale di quaranta milioni di sesterzi - nel I secolo a.C. descrive mirabilmente il culto delle perle da parte degli antichi romani. Dopo, ma molto dopo, venne Tracy Chevalier a raccontare la vita del pittore Jan Vermeer, dedito alla realizzazione della tela La ragazza con turbante, opera più comunemente conosciuta come La ragazza dall’orecchino di perla. Centro Stili di vita

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Negozio I gioielli di Rossana, via X Giornate


I GIOIELLI DI ROSSANA

Johannes Vermeer (1632-1675) The Girl With The Pearl Earring (1665)

Quello delle perle, siano esse australiane, thailandesi, giapponesi o perle di coltura cinesi o nere e grigie di Tahiti è un must de I gioielli di Rossana, il nuovo negozio di via Dieci Giornate, al civico 79. Chi provenga dalla Loggia, passeggiando sotto i portici, deve fare poche decine di metri in più (il negozio I gioielli di Rossana, prima si trovava al numero 15) verso Corso Zanardelli per incontrarlo, ma certo non ne rimarrà deluso. Anche la citazione di Vermeer non è casuale, Vermeer, pittore della luce, fu un artista straordinario, che trasformò le raffigurazioni delle scene di genere, in sogno di realtà perfette, attraverso una composizione essenziale densa di un’atmosfera calma e sospesa, attraverso un uso sapiente del colore e della luce. Ecco, quella luce che il negozio I gioielli di Rossana, dona al Corso con il suo estendersi interno su due piani, con relativo salottino soppalcato, che domina le vetrine d’ingresso. Un habitat perfetto che premia la lungimiranza e il gusto di Renata e del figlio Alessandro, che da tredici anni hanno eletto il centro storico a luogo della loro attività di gioiellieri. Nel caso della signora Renata, di origine parmense e lo noti dall’elegante eloquenza o dell’amore per la qualità della vita, la scelta di un negozio sotto i portici è il frutto di una svolta drammatica. Subite due rapine in quel di via Cremona (prima sede de I gioielli di Rossana), Renata ha detto: “No, non ci sto”- ed è ripartita da via X Giornate. Questo semplice gesto è indirettamente un messaggio di fiducia a quanti hanno optato per il centro della città nel loro lavoro di commercianti. I gioielli di Rossana, accanto ai prodotti di manifattura disegnati dalla signora Renata, presenta gioielli marcati Recarlo, azienda valenzana che da quaranta anni si contraddistingue per la raffinatezza dei suoi manufatti e per la qualità dei diamanti selezionati e Visconti, storico brand di gioielli esclusivi. La gioielleria, lo si può notare dalle vetrine, offre anche una vasta gamma di orologi di secondo polso dell’alta orologeria svizzera: orologi di eccelsa qualità, selezionati personalmente da Alessandro. Oltre agli inseparabili signori del tempo, altri accessori moda, tra i quali una ricca collezione di caratteristiche borse artigianali in pelle, dai manici ornati da smalti: veri capolavori che nulla hanno da invidiare alla maestria scultorea di chi realizza gioielli di altre dimensioni. Per l’autunno-inverno, Rossana promette altre chicche esclusive: accessori fashon che le “leonesse” bresciane, più attente all’esclusività di quanto possa apparire, sapranno distinguere, apprezzare e privilegiare. 53

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BRESCIA, CENTRO D’ARTE

ken damy, 45 anni tra pittura, fotografia e mercato dell’arte Giuseppe Romano ken damy - foto di René De Carufel

ken damy - messa a nudo 2005

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“Confesso che ho vissuto”- scriveva Pablo Neruda. Confesso che ho vissuto immerso nel mondo della fotografia e dell’arte, pare dire ken damy (nome d’arte, da scrivere tutto minuscolo). Infatti nella presentazione della sua ultima antologica scrive di sè: Marzo 1966, abbandono al secondo anno l'istituto tecnico Castelli di Brescia e mi iscrivo all'Istituto d'arte Gerolamo Savoldo, sezione serale... Trovo lavoro in una zincografia e vengo notato da un grafico bravo e in voga: l'amico Luciano Salodini, ancora oggi attivo e presidente del museo ken damy. Dopo pochi mesi di gavetta vengo assunto con la mansione di grafico tuttofare. La fotografia era già presente, merito di Giovanni, mio fratello maggiore di sei anni. Mi diplomo con ottimi voti nel 1968 e, ironia della sorte, mi trovo ad insegnare "decorazione pittorica" nello stesso istituto. Con la presunzione dei 20 anni lascio lo studio di Salodini e apro nel 1969 il ken damy studio: design, fotografia e grafica pubblicitaria. Studio che chiuderò nel 1991, un anno dopo l'apertura del museo ken damy. Nel 1982 - 83 inizio la carriera accademica ad Urbino come docente di fotografia, poi a Bologna, Venezia ed infine a Brera fino all'anno della meritata pensione, nel 2007... Se 41 anni vi sembrano pochi... In mezzo i vari collettivi fotografi, la galleria Diaframma Brescia, la ken damy photogallery (Brescia, Urbino, Milano, Roma) due matrimoni e 4 figli (due grandi e due piccolissimi). Questa mostra nel grande spazio Contemporanea (ma non solo in questo spazio) vuole essere una sincera riflessione su una vita dedicata all'estetica dell'arte visiva in tutte le sue "mie" desinenze; vita vissuta e rivendicata con orgoglio.” “Queste memorie, o ricordi, sono discontinue e a tratti si smarriscono perché così appunto è la vita... La mia vita è una vita fatta di tutte le vite: le vite del poeta” - scrive sempre Neruda - nell’introduzione della sua opera.


Dell’opera di ken damy, Giuliana Scimè, una delle più autorevoli storiche e critiche della fotografia, scrive: “Non è raro che l’artista sia attratto ed indaghi differenti linee tematiche e cambi il proprio stile in accordo alle esigenze rappresentative. Il mutare degli interessi è in corrispondenza logica con l’evoluzione della personalità e con le esperienze che incidono, nella mente e nel cuore, solchi di variabile profondità. L’artista è eletto fra gli uomini, può segnare con orme indelebili il proprio cammino e attraverso le orme impresse leggiamo il passato ed il presente, scorgiamo il futuro che sono inevitabilmente anche in noi, coristi tutti della medesima performance sociale.” Ken damy, alla fine degli anni sessanta, è un grafico pubblicitario graffiante e nonostante la giovane età, tiene testa ai maestri bresciani della generazione precedente: Borsoni, Butturini, Gerevini e Salodini. Avendo prima lavorato/imparato e poi collaborato con lui, posso tranquillamente affermare che possiede una capacità nel tratto e nell’interpretazione davvero sublime, anche se non gli ho mai perdonato la monotonia del font Helvetica, sempre utilizzato nei suoi lavori. Nel tempo diventa un fotografo affermato, docente, critico e collezionista, ideatore e organizzatore della Biennale Internazionale di fotografia di Brescia (quando si dice della polivalenza...) e ora si definisce semplicemente: "Un fotografo che ospita, nel museo che dirige (il museo ken damy), altri artisti che ama". Puoi esprimere delle sensazioni, analizzare i percorsi di vita di alcuni autori, rifarti alla storia della fotografia, ma se vuoi entrare in questo mondo - che per fortuna non vive più una sorte di separazione dal mondo dell'arte, quella con la a maiuscola - devi avere un moderno Aristotele (maestro di coloro che sanno) che sappia trasportarti nella lettura delle immagini, dove le fotografie di documentazione, come l’icona del Che, dell’amico scomparso Korda (Alberto Diaz Guitierrez), di Berengo Gardin, di Migliori o di Sebastiao Salgado, si sovrappongono e si mescolano con pari dignità, alla fotografia artistica di Saudek. Dove una stampa all’albumina di Fuhasawa può raggiungere quotazioni esorbitanti nelle grandi aste internazionali di Soteby's e Christie's, accanto alle opere dell'americana Joyce Tenneson o del maestro italiano scomparso Mario Giacomelli, tutto dentro al mondo dell'arte definito mixedmedia. Meglio ancora se chi ti guida ha una personalità spiccata e un po' egocentrica, scomoda e coerentemente anticonformista e radicale, (mai comunista, neppure quando lo erano un po’ tutti) come quella di Ken Damy. Le 580 mostre, personali e collettive, le 130 pubblicazioni tra volumi, cataloghi e cartelle, realizzati dal "Museo Ken Damy di fotografia contemporanea" sono il frutto di una scommessa vinta.

ken damy - On the road - India

ken damy - Kmer portratis, Cambogia - silver print 2005

Korda (Alberto Diaz Guitierrez, 1928 -2001) fotografato da ken damy. Terrazzo della Fototeca Nazionale di Cuba (Plaza Vieja, La Habana) 1994 55

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Horst P. Horst - Courtesy collezione ken damy

IL MERCATO DELLA FOTOGRAFIA

Scorro le quotazioni di alcune opere dei grandi fotografi scomparsi, quali: Ansel Adams (una sua opera può arrivare a 150.000 euro) Rober Mapplethorpe (dai 10.000 euro in su), dell'italiano Mario Giacomelli (un suo vintage può valere 10.000 euro), Weston e Evans, per non parlare di un'opera vintage di Cartier Bresson, per citarne solo alcuni. "Certo - afferma ken damy - il collezionismo di fotografie d'autore in Italia è ancora giovane e spesso chi compera è figlio di un collezionista di opere d'arte, ma non per questo è un collezionista minore. È innegabile che il più grande maestro della fotografia non raggiungerà mai le quotazioni di un grande pittore, ma un'opera dell'ingegno non può più essere valutata esclusivamente per la sua unicità". Proprio di questo la fotografia ha sofferto e di questo è pur consapevole, ma oggi chi compera vuole essere certo dell'autenticità dell'immagine, del numero di copie esistenti e dei formati delle fotografie riprodotte. "Non vi è differenza - aggiunge ken damy - tra la fotografia di documentazione e quella artistica, se non nella committenza. In altre parole il fotografo d'arte esprime esclusivamente il suo sentire, ma entrambe sono certamente opere dell'ingegno". La sensazione è che ken damy dia un valore universale e rivoluzionario alla possibilità di diffusione dell'opera d'arte e di conseguenza alla sua stessa riproducibilità. E proprio nell'editoriale in uno dei cataloghi di presentazione della Biennale (sulla quale l’assessore alla cultura Arcai, è tornato lo scorso anno a esprimere un consenso fatto di sedi e non di contributi, che non ci sono più) firmato dallo stesso ken damy, trovo la risposta ad alcuni quesiti che mi ero posto: "...Visioni è il titolo scelto. Visioni per visionari, per uomini che con il mezzo fotografico hanno saputo interpretare la realtà, per trasformarla in opera autonoma, sia nella forma che nel contenuto. Ma la forma da tempo, è divenuta per molti contenuto, al di là delle secche contraddizioni ideologiche".

Louis Gonzales Palma - Fetiche - silver print, dipinta a mano 2011 - collezione Serena Gallini Biennale internazionale 2008, Santa Giulia Brescia

Jan Saudek- The Loneliness, 1977 - collezione privata. Courtesy ken damy. 57

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FOTOGRAFIA FINE ART NEL CENTRO

Takashi Kashiwagi

Wave Photogallery Santi Visalli, Salvator Dalì

Franco Fontana , Los Angeles 1990

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I giapponesi in via Trieste; alla Wave fotografia contemporanea fine art e fotogiornalismo dal mondo La Wave Photogallery, aperta a Brescia nel 2006, dal 2008 si è stabilita in via Trieste al civico 32/a. La galleria presenta opere incentrate sulla fotografia contemporanea fine art, alle quali si accompagnano lavori di reportage fotografico. Particolare attenzione è dedicata alle nuove tendenze giapponesi, con opere di: Hiromix, Maki Miyashita, Yurie Nagashima, Mika Ninagawa. Nonostante i pochi anni di vita, la Wave Photogallery ha già all’attivo l’esposizione d’importanti e affermati artisti, quali: Ansel Adams, Romano Cagnoni, John Cohen, James Whitlow Delano, Franco Fontana, Gianni Berengo Gardin, Daniel Lee, Cheyco Leidmann, Santi Visalli, Masao Yamamoto. In collaborazione con le più grandi realtà del fotogiornalismo internazionale (Associated Press, Reuters e National Geographic) sono state

esposti fotoreportage di Dado Galdieri, Pilar Olivares e di Tomasz Tomaszewski. Nella fotografia di moda, servizi di: Gio Barto, Enzo Dal Verme, Sham Hinchey e Marzia Messina, Matthew Jordan Smith. La Wave Photogallery, organizza conferenze e workshop fotografici e collabora attivamente con Zoom Magazine, sia nelle scelte artistiche, sia nella redazione di cataloghi di mostra. Per il settore editoriale Wave Photogallery ha all’attivo la pubblicazione di cataloghi e libri quali: Zoom on China, Zoom on in out Japan, Anni settanta di Renato Corsini (creatore e ideatore della galleria), Brescia con le ali 1 e 2 di Giancarlo Mecarelli, Icons di Santi Visalli, Mondo donna, donne nel mondo di Lorenzo Merlo, Matrimoni Napoletani di Francesco Cito, Silhouettes di Jonathan Luckhurst.


Calendario mostre 3 - 23 Settembre Beyond the Rainbow fotografie di Martin Reeves Industriale fotografie di Alessandro Sicco 24 Settembre - 31 Ottobre Full Beauty fotografie di Yossi Loloi

Romano Cagnoni-Hmzat 30 anni - Grozny 1995

5 - 30 Novembre Andy Warhol at the Factory fotografie di Santi Visalli Antonella Monzoni, 2001 - 2011 fotografie 3 Dicembre 2011 5 Gennaio 2012 Betty Page fotografie di Irving e Paula Klaw a cura di Maurizio Rebuzzini Dita vintage fotografie Peter W. Czernich

Alla Wave Photogallery opere di: Howard Christopherson, Francesco Cito, Richard Bryan Dadre, John Delaney, Franco Donaggio, Maurizio Frullani, Joy Goldkind, Takashi Kashiwagi, Dita Kubin, Cheyco Leidmann, Isabel Lima, Maurizio Marcato, Giancarlo Mecarelli, Laurent Monlau, Yokosuka Noriaki, Elizabeth Opalenik, Gianni Pezzani, Giuliano Radici, Martin Reeves, Paul Salambier, Gianfranco Salis, David Saxe, Shintaro Shiratori, Alex Ten Napel, Miao Xiaochun, Marc Yankus. Cheyco Leidmann, VN 4 59

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OSPITALITÀ BRESCIANA NEL CENTRO

La Grotta, antica osteria in vicolo del Prezzemolo Giangabriele Cattaneo - foto Alberto Romano

Intere generazioni di bresciani hanno percorso quel breve tratto di vicolo che da corso Cavour (piazzetta S. Alessandro) andava a sbattere inevitabilmente alla porta della Grotta, allora gestita da Franco Bettoni, dalla moglie e dall’indimenticabile mamma Maria. Negli anni 60-70 era una sorta di rifugio fatto di chiacchiere, fumo e bicchieri di vino; qualche volto amico lo trovavi sempre, fosse l’avvocato e il magistrato Centro Stili di vita

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del vicino tribunale, l’artista che andava per la maggiore (pittore, fotografo, scrittore, regista, non faceva differenza), il medico, l’architetto e il giornalista. Alzi la mano chi non ha flirtato o “filtrato” sulle panche nere della Grotta. C’è chi vi ha girato pure un film in bianco e nero e chi ne ha progettato le scene di uno più impegnativo, a colori... La Grotta è stata per anni l’ombellico del mondo, rifugio della città operai-

sta, ma anche di quella imprenditrice, entrambe radical chic alla bresciana. Tutte cose che gli attuali proprietari, Duina, Giacomelli e Plebani, conoscevano bene, il giorno che hanno deciso di rilevare il locale di Bettoni, che allo scadere del secondo millenio stava perdendo appeal. Silvano Duina, una lunga esperienza di commerciante di bevande alle spalle (la Sagea prima e la


Dkw poi), pioniere con altri del rilancio della Wührer nel 1989, ideatore di una decina di pub originali irlandesi in Brescia, provincia e territori limitrofi, cerca un locale storico nel cuore della città e: “Ho scelto la Grotta”- che sarà riaperta il 17 marzo 2002, dopo un anno di lavori di restauro. Il locale, magistralmente diretto da Luigi Giacomelli, ha mantenuto intatto il suo fascino, di antica osteria (e il termine non suoni ingeneroso), capace oggi di garantire novanta coperti, nelle due sale interne e negli spazi esterni, posti nel vicolo e in un piacevole cortiletto riportato in vita dalla ristrutturazione. Se è lapalissiano che un ristorante ha successo se in cucina c’è un grande chef, non va dimenticata la caratterizzazione del suo ambiente e l’atmosfera creata dall’architettura dei suoi interni. Nella prima sala della Grotta, dalle volte in pietra ai pavimenti, dai tavoli alle sedie, tutto è come prima e solo il vecchio banco decorato su fondo ebano è stato spostato. Le scene affrescate sulle pareti della seconda sala fanno un po’ locale trasteverino “de noantri”, ma sono state riequilibrate da un incantevole lungo banco con top di marmo bianco, riattato con gusto e intelligenza dai nuovi proprietari. La cucina, aperta sino a tarda notte, supera alla grande la tradizione del passato. Nel ricco menù, tra i primi piatti troviamo: casoncelli, papardelle al salmì di lepre e trippa. Nei secondi: vari tipi di arrosto (punta al forno, faraona ripiena, anatra e coniglio); costata e fiandra di cavallo, filetto di manzo e nodino. E la domenica, capretto arrosto con patate saltate e carrello completo dei lessi. Se invece la ricerca è quella di uno spuntino frugale, ricca è la scelta degli affettati, con un’ ottima varietà di prosciutti (dal Parma nazionale, all’iberico Pata Negra e al Praga, quello vero). Il vino della casa: un Lugana, bianco e rosso. La cantina, edificata sopra il vaso di quello che fu il Molin del Brolo (se avete occasione di vistarla vi ritroverete alcuni vecchi tavoli neri con tanto di graffitti - siamo stati tutti writers - del tempo e forse riconoscerete la vostra dichiarazione di fervido amore fatta alla “gnara” che fu) offre tutto ciò che andrebbe offerto. Dalle bollicine di Franciacorta, ai rossi piemontesi e toscani; Barbaresco Gaja e Sassicaia Tenuta San Guido, compresi. Dal Dom Ruinart millesimè ai vini da meditazione. È solo un problema di budget, ma si sa che la salute non ha prezzo e per il resto c’è... La pubblicizzata carta di credito. A forma di conclusione: una chiocciola Slow Food e due gamberi sul Gambero rosso, la Grotta se li è ampiamente meritati! 61

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Fine estate 2011 alla Centro 10/9

Mostra Zarema arte

Corso Palestro

10/9 ore 20

Quartiere in festa (tombola di fine estate)

Maracanà Viale Piave

Ass. Noi per voi

10-21/9

Biennale internazionale arte contemporanea

Piccolo Miglio (Castello)

Art Brescia

10-21/9

Biennale internazionale arte contemporanea

Ambiente Parco

Art Brescia

11/9 ore 10-18 La giostra di Brescia

Piazza Loggia

Master -Argetta

11/9

Mostra sulla strada del Moretto

A. Benedetti Michelangeli

Artestrasse

16/9 ore 21

Concerto banda cittadina

Loggia e Broletto

17/9 ore 9,30

Brescia Trento, andata e ritorno - 50° anniversario posa locomotiva Spettacolo col mago Mike Castello

Brixia Old Mobility

Brescia Trento, andata e ritorno partenza auto storiche

Piazza Vittoria

Brixia Old Mobility

17/9 ore 20

Quartiere in festa: grigliata di fine estate

Zona scuole viale Piave

18/9

Con partenza da Brescia alle ore 8,30

Gita a Mantova Risi & Risotti

18/9 ore 17

Orchestra a plettro Mauro e Claudio Terroni Concerto dei due castelli con l’orchestra giapponese di Sendai

Auditorium San Barnaba

23/9 ore 21

Concerto banda cittadina

Loggia

24/9 - 5/10

Biennale internazionale arte contemporanea

Piccolo Miglio (Castello)

Art Brescia

24/9 -5/10

Biennale internazionale arte contemporanea

Ambiente Parco

Art Brescia

24/9 ore 21

Concerto per chitarra e voce “Una chitarra all’opera” - Canta Paola Moroni, suona Giulio Tampalini

Chiesa di S. Cristo

Quartiere in festa - Piave fest

Zona scuole viale Piave

17/9 ore 14

24-25/9

Filarmonica I.Capitanio

Noi per voi

CTS

M. e C. Terroni

Filarmonica Isidoro Capitanio

Accademia d. chitarra Ass. Noi per voi

Comune di Brescia Settore Partecipazione e Decentramento - Circoscrizione Centro Via Elia Capriolo n. 17/d – 25122 Brescia (BS) Tel. 030/3756354 – 030/8377000 Fax 030/3772565 www.comune.brescia.it/CircoscrizioneCentro E-mail: CircoscrizioneCentro@comune.brescia.it


OSPITALITÀ BRESCIANA NEL CENTRO

Al Frate, piatti bestseller e insegne d’antan Giangabriele Cattaneo - foto Alberto Romano

A pochi passi da Porta Bruciata e d’angolo con Piazzetta Tito Speri, dove la strada s’inerpica verso il Cidneo, si trova uno dei ristoranti più antichi e rinomati del centro storico: Al Frate. Il ristorante vanta una lunga tradizione di osteria che si perde nella notte dei tempi. La conferma indiretta della sua esistenza la si può ritrovare in una delle tante lapidi che s’affacciano su contrada Sant’Urbano a ricordo delle eroiche Dieci Giornate che in questa zona ebbero il loro tragico epilogo. Tra i le persone trucidate per rappresaglia dagli austriaci di Haynau, il 1° Aprile

1849, vengono citati: Alberto Gherber; Alberto e Bortolo Peroni, rispettivamente garzone e osti del Frate. Ai tempi nostri e siamo alla fine degli anni Sessanta, l’antica osteria fu meta di intere compagnie chiassose alla ricerca di un buon piatto di affettati, fagioli con le cipolle, insalata di nervetti e peperoncini verdi, inaffiati da un buon vino, che veniva travasato in brocche di ceramica pittata. Nelle giornate migliori ci scappava anche una canzone di Battisti, Guccini o De Andrè, quando ancora andava di moda il Banco o la Premiata Forneria Marconi e far po-

litica era una cosa di cuore. Bando alle ciance e come diceva Totò: “A proposito di politica ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?” E allora via con gli affettati, da sempre vanto del Frate, che oggi si traducono in: Parma ventiquattro mesi, lardo d’Arnad, culatello di Zibello, jamon iberico de Bellota... Nel 1987 Jeanbaptiste Zane (Jean non è un nome d’arte, ma frutto della sua origine parigina) prende in gestione il locale, retto per 60 anni dalla famiglia Balduzzi. Accanto a Jean il fratello Francesco (lo chef) e Mino, figura storica del Frate. 63

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La tradizione è garantita e il locale fa un salto di qualità nella cucina con i suoi “Piatti bestseller”, come ama definirli Jean. Steak tartare alla moda di Mino, osso buco in granolada con zafferano, tagliatelle con sarde al beccafico, zuppa di cipolle e braciola di maiale alla milanese, non sono prodotti che seguono la moda e quindi sono presto destinati a diventare un classico della casa (e in effetti lo sono già). Ai vini della casa, un Lugana Doc e un rosso Groppello 2005, si accompagna una lista di circa 300 vini. Dai Franciacorta allo Champagne (Lamandier Bernier, Bollinger e Dom Perignon) fino ai rossi, attraversando tutte le regioni del Bel Paese. Il ristorante (chiuso il lunedì) conta su 140 coperti, distribuiti tra le sale interne (quattro se contiamo le salette distribuite all’ingresso e quelle leggermente rialzate rispetto al livelCentro Stili di vita

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lo della sala più grande) e i tavolini all’aperto che, nella stagione estiva, danno su via dei Musei. Jean, che ha trasformato il locale in un museo open space della sua passione di collezionista di vecchie targhe pubblicitarie: “Un piccolo museo della pubblicità, a partire dal 1910” si dice ottimista sull’andamento della stagione: “In Aprile, Maggio e Giugno, grazie anche alla clemenza del tempo, abbiamo lavorato bene e nonostante i venti di crisi sono tornate le aziende...” L’imponente bancone, da sempre posto di fronte alla porta d’ingresso, domina la scena (così, quando chiedi il conto tra l’importanza del bancone e la stazza dell’oste, non ti azzardi a domandare un prezzo di favore...) ma la vere quinte scenografiche sono date dalle antiche insegne pubblicitarie, originali dell’epoca (dipinte e smaltate su lamiera), acqui-

state nei mercatini francesi: “Prima che arrivasse l’Euro - sostiene Jean - poi i prezzi sono diventati proibitivi e di pezzi buoni se ne trovano sempre meno”. Alcune risalgono ai primi del Novecento, come quelle che pubblicizzano i marchi Wührer e Ferrol, o la “Enrico Serafino, casa fondata nel 1878”. Una delle più rare (datata 1950) è del Cognac Martell con il claim “En vente ici” e un’altra rarità (il sottile spessore del supporto ha reso difficile la sua conservazione nel tempo) è quella dedicata ai dadi per brodo Maggi. Curiosa la targa “Thè de la societè - Wanilli Perloff et Fils Paris”, stampata a Mosca prima della rivoluzione del ‘17. In stile futurista: “Itala Pilsen, birra superiore” (realizzata tra il 1910 e il 1920). Per finire un’insegna tutta bresciana: “Società Cooperativa Triumplina/ Casa del Popolo/ Sede sociale”, dei primi del ‘900.


Le cravatte di Mino, Re della tartare Al Frate Oscar Wilde, nella sua opera L'importanza di chiamarsi Ernesto, scrive: "Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita." Quello di annodarsi la cravatta è un gesto quotidiano (oramai di pochi) che assume un significato che si perde nella notte dei tempi. Nell'iconografia simbolica il nodo rappresenta l'unione, il matrimonio, la fertilità e quindi la vita. "Un sacro nodo da domani ci unirà", dice Léonor ad Ariste ne La scuola delle mogli di Molière. L’origine del nome cravatta deriva dal francese cravate (mutuato dal croato hrvat) e infatti agli inizi del XVII secolo i francesi adottarono questo fazzoletto, copiando a loro volta l'idea, da quello indossato dai mercenari croati durante la guerra dei Trent'anni. Di tutto questo a Mino, vero maestro di sala del ristorante Al Frate: “Cameriere e non traghettatore di piatti” - come lui stesso si definisce, a onta di chi non sa fare questo antico mestiere - poco importa. Lui le cravatte le ha sempre collezionate per quel sottile piacere edonistico, a volte ignoto, che contraddistingue i veri collezionisti. Mino, colonna del Frate da quando Jeanbaptiste iniziò la nuova gestione (1987), a tredici anni già faceva la professione di cameriere, emigrato in terra belga e la sua maestria nel preparare la miglior tartare della città trae origine da quella terra di emigranti: “Chi si siede a tavola va interpretato, consigliato e guidato e non basta porgergli la carta del menù, aspettando la comanda”. Ora però che tutti conoscono la sua passione (amici e clienti, o per meglio dire clienti-amici) nei loro viaggi si ricordano delle cravatte di Mino e così la sua collezione si arricchisce: “Sono più di mille, colorate e stravaganti; non mi sono mai piaciute le Regimental”. Modelli di cravatte eccentriche dunque, come quelle in piume di uccello di un villaggio Navajo o in legno, proveniente da Kathmandu o di cioccolato, bizzaria di qualche noto maitre chocolatier. Lontano dalla seta tradizionale, anche quelle di gemme e di corallo alternato a murrine, quasi fosse una vecchia collana dell’isola senegalese di Gorée. Una chicca? La cravatta indossata da Antonio Ivorio nel film Ginger e Fred dell’indimenticabile Federico Fellini, scelta dallo stesso maestro, che un giorno affermò: "Fare il regista per me non è mai stato un lavoro. Si è trattato piuttosto di proseguire un'esistenza portata a divertirsi come quando da bambino giocavo al teatrino dei burattini, pasticciando coi colori, le forbici, le stoffe e truccandomi". Che stia in questo travestimento giocoso il segreto dell’annodarsi la cravatta, gentile compagna per un giorno? 65

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SUCCEDE IN CENTRO PRESENTAZIONE DI BRESCIA CENTRO STILI DI VITA DA BUONISSIMO -. Presentazione del numero uno della nostra rivista da Buonissimo in corso Mameli, 23. Folta la partecipazione dei commercianti aderenti al Consorzio Brescia centro che hanno potuto aprezzare, oltre alla carta patinata di Stili di vita, i prodotti del “club del gusto” ristorante ed enoteca inserito nel nuovo e unico total food del centro storico. LA MILLE MIGLIA E LA NOTTE BIANCA. - La fantastica madrina della corsa più bella del mondo Madalina Ghenea, e il venditore di ostriche, il concerto di Anna Tatangelo e gli

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artisti di strada. L’APERITIVO DI CORSO PALESTRO - Happy hour con dj, in corso Palestro. Grazie a un’idea e alla promozione di nove esercizi commerciali (Bettina, Benetton 012, Saint Tropez, Punto ottico, Stoppini, Fred Mello, Dodo, Tezenis e Tally Weijl) e al sostegno di Bersi Serlini, Qi Dj-Set clubbing, Aeffe design e Lanzani bottega & bistrot. Modelle e tanta bella gente. CORSO ZANARDELLI IN FIORE -. La città si anima e vive, tutto all’insegna dell’armonia... (foto Alberto Romano )

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IL PUNTO E I PUNTINI

Commercio nel centro storico:

lo stato dell’arte Nelle valutazioni del Direttore generale della Confesercenti, Alessio merigo, gli impegni presi o disdetti dalla giunta Paroli, a tre anni del suo insediamento. Siamo solo agli inizi... Devo confessare che, quando gli amici del Consorzio Brescia Centro e della rivista Stili di vita, mi hanno chiesto di realizzare una nota per commentare i risultati di questi primi tre anni di gestione della città da parte della giunta Paroli, non ho nascosto le mie perplessità. La ragione è presto detta: riuscire con sufficiente precisione e con la dovuta obiettività ad esprimere un giudizio su quanto realizzato dall’attuale maggioranza sui temi d’interesse per le categorie del commercio, del turismo e dei servizi, non è certo cosa facile e

scontata. Come pure abbandonarsi a semplificazioni che, alla fine, otterrebbero il risultato di lodare qualcuno o , peggio ancora, denigrare altri, non è uno sport a cui sono particolarmente affezionato. Per questo ho deciso di prendere come riferimento alcuni argomenti di particolare rilievo e, su questi, condividere con i lettori le mie riflessioni che, mi auguro, possano efficacemente rappresentare il mio punto di vista o, meglio ancora, l’opinione della Confesercenti. Il punto di partenza non può non essere la lunga e faticosa azione

“sindacale” condotta da Confesercenti, in opposizione alle scelte della precedente giunta Corsini. L’oggetto del contendere era costituito dalla decisione di procedere alla blindatura del centro storico con l’istallazione del vigile elettronico in concomitanza con l’apertura dei cantieri della metropolitana, con il risultato di creare una situazione di difficile praticabilità del centro stesso da parte dei cittadini che, da sempre, lo consideravano (e lo considerano) il luogo ideale per fare lo shopping, per vivere importanti e non surrogabili momenti di socializza69

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zione e combattere il degrado che, giorno dopo giorno, si stava localizzando in alcuni luoghi situati entro le mura venete. Tutto ciò mentre alle porte della città venivano realizzati centri commerciali di varia grandezza e di notevole attrattività (come l’outlet di Franciacorta) e addirittura , a ridosso del centro cittadino si dava corpo alla “brillante” idea di recuperare un ‘area dismessa ed edificare un autentico mostro commerciale come il “Freccia Rossa”. Le nostre richieste , più volte ribadite negli incontri con gli amministratori, partivano da una sostanziale accettazione del percorso di progressiva pedonalizzazione di alcune aree, a condizione che venisse attuato al termine dei lavori della metropolitana e contestualmente alla realizzazione di adeguate zone di parcheggio a ridosso del centro. La risposta ai quesiti posti dalla Confesercenti e alle costanti iniziative di sollecitazione da parte dei commercianti (fino a sfociare in una serrata dei negozi che non aveva precedenti nella storia della nostra città), fu l’inasprimento delle ztl, la chiusura di intere vie commerciali a seguito dei cantieri del metrobus , lo spostamento di linee di autobus e il conseguente congestionamento veicolare delle poche arterie di percorrenza rimaste praticabili. Ecco. Partiamo da queste premesse per valutare se la giunta Paroli sia riuscita o meno a modificare una situazione che si stava coniugando con una delle più pesanti crisi dei consumi mai verificatesi dal dopoguerra ad oggi. Il primo atto è stato l’accoglimento della nostra richiesta di apertura della ztl per fasce orarie ben definite e la conseguente rottura di una logica di isolamento del centro che non avrebbe lasciato scampo alle nostre imprese. Successivamente va registrata l’azione capillare gestita sulle singole vie e corsi ( S. Agata, Martiri della Libertà,Cavour, Palestro etc) Centro Stili di vita

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courtesy “Cremeria gelateria LaPecora Nera”

che, negli anni precedenti, erano stati interessati da fenomeni di perdita della loro identità commerciale. Un lavoro, interessante e apprezzato dagli operatori, sull’arredo urbano, e sulla sistemazione di zone di degrado che, seppur positivamente iniziato, ora necessita di una rapida conclusione. Inoltre , la previsione della chiusura, entro la primavera del 2012, dei cantieri Vittoria e Battisti relativi alle stazioni del metrobus, il recupero del primo piano del parcheggio di piazza Vittoria (in passato mai utilizzato) e la realizzazione entro il 2013 del grande parcheggio sotto il Castello con accesso al cuore del centro storico, potrebbero rappresentare la positiva concretizzazione di un percorso condiviso che prelude alla pedonalizzazione di alcune piazze e di altri siti. Con la realizzazione di importanti eventi di valorizzazione di vie e piazze, piuttosto che di settori merceologici (ristorazione e moda per citarne alcuni) connessi con l’attuazione del progetto D.U.C. (distretti urbani del commercio), o ancora grazie alla positiva esperienza delle notti bianche, il centro storico ha conosciuto una nuova fase di alta frequentazione da parte dei cittadini e dei visitatori. Tuttavia se qualcuno nella giunta Paroli pensa che il lavoro sia di fatto compiuto, con la semplice attuazione di alcuni dettagli di rifinitura, sappia che sta compiendo un grande errore di valutazione e di eccesso di autostima. Per quanto ci riguarda il lavoro è solo iniziato e gli interventi da realizzare per ridare competitività, vivibilità e prospettive al centro che contiene due siti “patrimonio dell’umanità”, non sono pochi né poco importanti. La crisi continua a mordere mettendo a dura prova la resistenza delle nostre imprese. Il centro storico non è ancora così accogliente come tutti lo stiamo immaginando. Mancano i cinema, l’attività teatrale è ancora poco valorizzata, i momenti di socializzazione e di incontro troppo episodici e non strutturati. L’illuminazione delle vie della città è un tema che dovrebbe essere esaminato e risolto al più presto. Come pure la pulizia e il decoro di alcune zone dove il rischio di degrado definitivo e irreversibile è molto alto. Infine una garbata sollecitazione al sindaco Adriano Paroli. Se da un lato apprezziamo gli sforzi che sta compiendo per accogliere le nostre richieste, dall’altro non sfugge ad alcuno gli eccessi di protagonismo di alcuni suoi assessori che talvolta trasferiscono la sensazione di una continua e noiosa campagna elettorale personale, piuttosto che la volontà reale di fare del bene alla nostra città. Alessio Merigo 71

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FATTI E MISFATTI

GOVERNO

Parola di sindaco: “Brescia può essere una grande città” Sili di vita a colloquio con il sindaco della città Adriano Paroli. Gli obbiettivi perseguiti, il centro storico, salotto dei bresciani e il commercio. La Brescia universitaria e dello sport. Il patto di quartiere. Il valore dei risultati “Brescia non è una città grande, ma può essere una grande città”. In questa affermazione c’è tutto l’ottimismo di Adriano Paroli, sindaco di Brescia dal 2008. Paroli, uno splendido cinquantenne (parafrasando un noto regista), avvocato, laureato a pieni voti all’Università degli studi di Milano, viene eletto in consiglio comunale nel 1991 nelle file della Democrazia Cristiana; assessore all’urbanistica sino al ‘94, nel 1996 sarà l’unico deputato del Polo della Libertà eletto in provincia di Brescia. Poi è una trafila di successo: rieletto nella stessa lista, alla Camera nel 2001, nel 2006 e nel 2008. Ottimismo e “rifiuto della critica depressiva” - come la definisce lo stesso Paroli - che nascono da un sentirsi leader di una squadra “di gente appassionata alla città di Brescia”, concetto prontamente allargato a tutto il consiglio comunale, tanto da sottendere che, nonostante il momento di difficoltà: “Mai abbiamo rinunciato a lavorare su tutto ciò che poteva riguardare la città e i cittadini”. Ottimismo e una certezza da galantuomo, come si diceva un tempo: “L’avere mantenuto la parola data al momento della mia elezione a sindaco” e certezza politica che la coalizione che tuttora lo sostiene si ripeterà: “Senza defezione alcuna, anzi certamente con un ampliamento di consensi e un allargamento della maggioranza”. E il proliferare di liste civiche di cui si parla? “Nulla di nuovo: non vedo nuovi soggetti sulla scena politica”. Sostiene Paroli: “Un déjà vu delle ultime amministrative”. Nello stato di attuazione delle linee programmatiche della giunta “Dalla carta dei valori al valore dei risultati” il centro storico, definito salotto dei bresciani, è uno dei punti centrali dell’amministrazione e del sindaco Paroli, che ne rivendica l’inversione di

tendenza rispetto al passato. “Dalla precedente Amministrazione, abbiamo ereditato un centro storico - esordisce Paroli - privo d’iniziative, chiuso e abbandonato a se stesso. Il nostro impegno è stato quello di renderlo vivibile e permeabile e gli attuali interventi di pedonalizzazione graduale non sono in controtendenza (come qualcuno vorrebbe far credere) bensì sono la logica conseguenza del nostro programma. In altre parole abbiamo lavorato sulla sua rivitalizzazione, grazie anche alla collaborazione costruttiva di quei soggetti pubblici e privati che 73

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hanno condiviso e sostenuto il nostro programma (quali: il Consorzio Brescia Centro e i partners del DUC), grazie alla costituzione della società per azioni, con socio unico, Brixia Sviluppo e alla riqualificazione di alcune vie, come corso Mameli, alla quale altre seguiranno”. Qui l’accenno di Paroli è a via San Faustino che più di altre ha subito un profondo rimescolamento di usi e costumi, per non dire dell’offerta commerciale e che avrebbe bisogno di nuove presenze imprenditoriali, tali da sovvertirne la tendenza... “Nell’ottica di un riposizionamento del centro storico, come cuore della città e della sua storia e cultura, si colloca lo stesso progetto di uno spazio in Largo Formentone, a supporto delle sedi universitarie e non ultimo, il progetto di un collegamento internet wireless. Dopo l’iniziale opera di contrasto all’abusivismo ambulante (chi ora ci critica per il progetto di pedonalizzazione graduale, dimentica che nonostante le ZTL, l’unica parte pedonalizzata era un tratto di Corso Palestro, diventato crocevia strategico di attività illegali), stiamo operando per incentivare quelle imprese commerciali che per caratteristiche qualitative e merceologiche possono valorizzare il nostro patrimonio locale. Come del resto sosteniamo quelle attività commerciali storicamente presenti, valore aggiunto ai luoghi di pregio della città. A chi ci rimprovera prosegue Paroli - di rimanere insensibili al riutilizLe virtù civili: sapienza, coraggio, giustizia, temperanza

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zo del patrimonio immobiliare pubblico della città, posso dire che il recupero delle ex caserme Randaccio (progetto di un campus universitario) e della Ottaviani (uffici Prefettura, oltre a residenze e terziario) sono tanta roba. Pensare a palazzo Avogadro (per il quale è stato lanciato un appello al Ministro dell’Economia) anzichè a nuove strutture? La cosa non può essere posta in contrapposizione con la struttura di Largo Formentone: per quest’opera investiremo un milione di euro, mentre mettere mano a palazzo Avogadro vorrebbe dire attivare un investimento di dieci milioni di euro”. Adriano Paroli, troppo navigato e consapevole per non avere quel pizzico di pessimismo dell’intelligenza, una delle virtù della buona politica, è profondamente convinto che: “Brescia sia ripartita e guardi avanti”. L’impressione è che ciò non sia solo il frutto dell’ottimismo della volontà e che il sindaco, abbia qualche asso nella manica... Brescia ha le carte in regola - secondo il suo primo cittadino - per riprendersi quel ruolo di competitività, con altre aree urbane, che storicamente le appartiene. Expo 2015? “Non mi pare che altre aree stiano brillando per progettualità, il ritardo è generalizzato - sostiene Paroli - il ruolo del nostro territorio potrebbe essere quello di polo agro-alimentare e su questo stiamo lavorando” Gli elementi indicativi individuati da Paroli, diventano strategie di programma e nello stato di attuazio-

Concordia, convivenza

Le attività economiche

Il commercio e il mercato

Effetti del Buon Governo, Ambrogio Lorenzetti, 1337-1340, Siena


ne delle linee programmatiche, a proposito della A2a, si può leggere: “In ambito aziendale il ruolo di Brescia deve avvenire adeguatamente salvaguardato: i valori e la cultura dell’ ASM devono trovare riscontro negli obbiettivi della società e la città deve continuare a essere sede di momenti decisionali”. Se per le società partecipate l’obbiettivo è dunque quello di difendere la brescianità, gli altri elementi indicativi enumerati da Paroli (oltre al campus universitario, il nuovo parcheggio sotto la galleria Tito Speri, ecc) sono: “La realizzazione del Parco dello sport, un complesso di strutture di carattere sportivo, in una soluzione urbanistica condivisa, con il coinvolgimento di privati, da realizzarsi nell’attuale zona cave a sud-est della città Il progetto della nuova sede degli uffici comunali, presso l’area degli ex Magazzini generali in via Dalmazia e la loro razionalizzazione, che dovrà essere accompagnata da un potenziamento dei servizi decentrati ai cittadini, come l’anagrafe”. A questo proposito Paroli ricorda che già parte degli uffici (quelli in Piazza della Repubblica, nell’ex palazzo della Camera del Lavoro e quelli di via Marconi, per esempio) sono fuori dal perimetro delle mura venete e che pertanto il decentramento non andrà a incidere negativamente sulla propugnata rivitalizzazione del centro. Non secondari gli altri obbiettivi della giunta Paroli, da qui al 2013, quali: il cosidetto Contratto di quartiere, che prevede il trasferimento degli inquilini della torre Tintoretto di

San Polo in alloggi di nuova ristrutturazione ecc. e il Piano di alienazione di immobili per favorire l’acquisto agli inquilini Erp con redditi medio bassi. Anche se il tutto andrà comunque letto nel nuovo Pgt (Piano di governo del territorio e l’approvazione è prevista per 2012), Brescia dovrà “assecondare una vocazione naturale (forse un tempo impensabile) di città degli studi o universitaria”, ma non potrà prescindere dai profondi cambiamenti demografici che tanto hanno inciso (in positivo o in negativo) sullo stesso assetto urbano, oltreche su quello sociale ed economico. Il sindaco Paroli è ben conscio della necessità di produrre una cultura e una politica che guardi a un: “Divenire di una Brescia multirazziale ancorata ai suoi valori di città accogliente, tollerante e responsabile”. Riavvolgiamo il nastro di questi tre anni di governo della città e chiediamo a Adriano Paroli se il muro contro muro con l’opposizione è tuttora una pratica della politica locale. La risposta e non appaia scontata, suona come un “sì, ma non per mia responsabilità”... A questo punto viene spontanea un’ultima domanda: Adriano Paroli si ricandiderà a sindaco di Brescia? La risposta è perentoria: “Sì e non voglio essere ne presuntuoso, ne falsamente modesto. Se la coalizione di governo che mi ha sostenuto e che sicuramente verrà riproposta, apprezzerà il mio impegno, il lavoro svolto e la parola data agli elettori, mi ricandiderò a sindaco della città”.

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OPPOSIZIONE

FATTI E MISFATTI

Il sogno? Una Brescia ambiziosa e metropolitana Brescia Centro - Sili di vita a colloquio con Emilio Del Bono

Emilio del Bono, 45 anni, una laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano, un passato nel movimento della cooperazione cattolica e tra i soci sostenitori della Cooperativa Cattolica Democratica di Cultura, è stato l’ultimo segretario provinciale della Democrazia Cristiana e il primo segretario del PPI. Già consigliere comunale negli anni ‘90 e poi parlamentare eletto nelle liste dell’Ulivo (in Parlamento dal 1996 al 2008) alle ultime elezioni amministrative entra in Consiglio comunale come candidato sindaco del Partito Democratico. Fosse di moda il “governo ombra”, formula britannica utilizzata da Achille Ochetto nel lontano 1989 e nel caso si ribaltasse la situazione politica locale, Emilio del Bono sarebbe il naturale primo cittadino di Brescia. Se gli elettori bocciarono (tre anni orsono) la sua coalizione ora è lui, in attesa del prossimo verdetto, a bocciare (senza se e senza ma) l’operato della giunta Paroli. La bocciatura è senz’appello e viene innanzitutto dalla valutazione degli investimenti, che “testimoniano un’incapacità progettuale e realizzativa del governo della città”. I numeri dicono che a fronte di una spesa impegnata di 33,4 milioni (56,1 nel 2009) sono stati approvati progetti esecutivi per 12,1 milioni (15,7 l’anno prima), e sono state realizzate opere per soli 18 mila euro. E quando si sostiene che le grandi opere verranno fatte fuori bilancio, del Bono replica: «A tre anni dall’insediamento, non ne abbiamo vista neanche mezza». In altre parole, secondo Del Bono, il conto della giunta di centro-destra “dà un saldo negativo”, per alcuni versi inaspettato. Al di là della risultanza dei numeri, il capogruppo del PD parte da lontano. La sua riflessione lungimirante colloca idealmente Brescia al centro di una vasta area metropolitana. Ciò vuol dire attuare la pianificazione delle infrastrutture, quella dei servizi e la politica delle

alleanze di sistema, in modo profondamente diverso: “Concepire Brescia come città metropolitana è innanzitutto - secondo Del Bono - un balzo culturale, contro la passiva accettazione dell’attuale declino.” A tale proposito, Del Bono sottolinea la lungimiranza della politica di un tempo e il riferimento non può che andare ai cattolici democratici, quando la preoccupazione della politica era disegnare un futuro alle nuove generazioni e non solo affrontare l’emergenza del quotidiano. Questo ci porta indietro negli anni, a quegli uomini e a quelle stagioni dove i margini di crescita - cosa oggi improponibile - erano straordinari, ma dove la qualità della politica e dei suoi interpreti erano di ben altra pasta. 77 Centro Stili di vita

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Ci riporta a quanto è successo nella storia della società bresciana, nella seconda metà del novecento, dove un grande interprete del cattolicesimo democratico, Bruno Boni capì, interpretò e accompagnò, la ricostruzione e lo sviluppo post bellico, indicando al pubblico impegno, attraverso il Comune e l'Azienda dei servizi municipalizzati, interventi energetici, strutturali e infrastrutturali, preceduti e accompagnati da una significativa progettualità. L’auspicio di Del Bono è quello di: “una Brescia ambiziosa” frutto di scelte politiche che sappiano ancora far sognare chi le attua e chi ne subisce le conseguenze. Insomma tutto il contrario della: “mancanza di una linea strategica sullo sviluppo della città, che contraddistingue questa giunta ”. L’impressione è - secondo del Bono - che di fronte alla crisi dellle classi dirigenti, intese nel senso più ampio, ci si stia chiudendo sul particolare e sul quotidiano, su idee a volte anche buone, ma contingenti e prive di prospettiva. “Il presupposto è quello di un governo alternativo per Brescia, tale da farci uscire dall’isolamento nel quale siamo caduti e di ridare competitività al nostro territorio, rispetto ad altre aree metropolitane, come quella milanese e quella veronese. Il risultato elettorale delle

Shanghai, Expo 2010

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amministrative di Giugno, che vede la cintura dei paesi intorno alla città (Flero,Castenedolo, Cellatica, Rezzato, Roncadelle e Nave) tornare a una situazione omogenea e premiare il centrosinistra è un viatico per ridisegnare - nell’ottica di Del Bono - un alleanza di sistema tra Provincia, Comune e Comuni della cintura intorno alla città, sino a oggi inesistente”. Ciò significherebbe realizzare una rete infrastrutturale in grado di mutare le stesse caratteristiche geografiche che hanno fatto la fortuna di Verona e penalizzato Brescia e ridisegnare il rapporto tra la città e i dintorni, riqualificandone il territorio, attraverso un progetto forte e condiviso. In questa visione c’è la sfida: “A una Brescia senza punti di riferimento forti e a una crisi del modello di sviluppo e d’identità che la condannano a un declino non solo economico, ma anche culturale e progettuale”. A tale proposito il capogruppo del PD, cita l’esempio dell’Expo 2015, un evento che garantirà all’area milanese oltre 20 miliardi di euro d’investimenti in infrastrutture: “È mai possibile che la nostra provincia e la nostra città, a soli 80 km da Milano, non porti a casa nulla e sia completamente tagliata fuori dal flusso stimato di trenta milioni di visitatori?”


E nel farlo ricorda l’Expo 2010 di Shanghai, sviluppatasi su ben altre concezioni metropolitane. Certo, citare quale esempio la Cina (oltre 70 milioni di visitatori all’Expo 2010) può apparire avveniristico, ma Brescia (una città pur sempre troppo piccola al centro di una provincia troppo grande e tra le più industrializzate d’Italia) “non può più essere concepita quale capoluogo di sintesi di un’area urbana, bensì va vista come parte qualificata di un territorio più vasto, capace di competere con altri territori e in questa ottica sta il rilancio dello stesso centro storico della città”. Il capogruppo del PD è fermamente convinto che vi sia tuttora la possibilità di mettere in moto questa sfida, immaginando qualche cosa d’ambizioso e che faccia sistema. Ne discendono progetti che valorizzino anche l’intuizione di un disegno di viabilità, che vede la metropolitana (e il cerino acceso torna alla precedente amministrazione) come risorsa di prospettiva, se accompagnata da opere complementari efficienti (tra queste i parcheggi ai due capolinea) e in un prolungamento verso ovest e verso la Valtrompia. E intanto, che fare? “Nel contempo - sostiene Del Bono - studiamone gli effetti (l’apertura della metro è prevista nel 2012) prima di modificare nel profondo la viabi-

lità; completiamo il parcheggio di Piazza Vittoria e riempiamo i due piani del parcheggio di Fossa Bagni, che si trova a poche centinaia di metri da quello progettato sotto la galleria; pedonalizziamo le piazze, insomma facciamo operazioni di buon senso. Non gettiamo il bambino con l’acqua sporca, solo per distinguere il fare di un governo dall’altro! Volando basso, anche sulla contingenza l’operato dell’amministrazione Paroli - sostiene Del Bono - presenta più ombre che luci: alzi la mano chi ha visto il tanto decantato piano d’illuminazione della città... Mai partito... E Brescia pulita? Quattro milioni di euro di tagli in due anni all’Aprica, società incaricata!”. E ancora: “Ha senso costruire nuovi volumi quando un’infinità di beni sono senza destinazione d’uso e palazzo Avogadro cade a pezzi? E i 40 milioni di euro per abbattere una delle due torri di San Polo (e l’altra?) non potevano essere investiti per continuare nella riqualificazione del centro storico, iniziata dall’amministrazione precedente?” Per concludere, pollice verso di Del Bono: “Al di là degli interventi di facciata, anche la tanto decantata priorità del centro storico di Paroli è rimasta sulla carta, priva di ogni investimento strutturale”.

Brescia notturna nel centro storico 79

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PROTAGONISTI IN CENTRO

La città partecipativa di Bonardi, cittadino - presidente della Centro

Flavio Bonardi, 35 anni, si occupa di formazione e progettazione corsi per un ente, accreditato presso la Regione Lombardia e collabora con alcune realtà del no profit. Iscritto a Forza Italia e per molti anni consigliere della IX Circoscrizione del Comune di Brescia, nel Maggio del 2008 è stato eletto presidente del consiglio della Circoscrizione Centro. Nel suo programma d’investitura al primo punto si poteva leggere: “L’impegno della circoscrizione sarà quello di attuare interventi mirati che consentano, a tutti coloro che lo desiderano, di ritornare a vivere il centro storico della città, senza paure e senza pregiudizi”. Chiediamo a Bonardi: “Le circoscrizioni sono ancora garanzia di partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica o sono un diaframma di troppo, tra l’am-

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ministrazione e gli amministrati?” La sua risposta è perentoria: “I tempi della partecipazione sono profondamente cambiati, vuoi per l’evidente disaffezione alla politica, vuoi per la mancanza di tempo “liberato” da investire. Per questo dobbiamo interpretare la nuova domanda recandoci noi dai cittadini. Le oceaniche assemblee dei vecchi quartieri sono immagini sbiadite nella nostra memoria, ma da queste dobbiamo trarre la forza per adivenire a nuovi strumenti, così come abbiamo fatto nella preparazione della stesura del “bilancio partecipativo”, tramite la preventiva distribuzione di schede di segnalazione dei problemi. Al quadro delle indicazioni emerse, da quell’opera di porta a porta, si sono aggiunte le proposte avanzate dalle varie associazioni e

dalle parrocchie del territorio di competenza”. Potremmo dire che la tecnica del direct marketing, che permette di ottenere risposte misurabili, ha preso il sopravvento, ma che accanto a essa, nel modo di operare di Bonardi, resta ben chiaro il ruolo delle associazioni, cattoliche e laiche, come istanza di specifici bisogni espressi dalla gente. “Del resto i contatti della circoscrizione Centro (via fax, telefono, mail, ecc.) nell’arco di un anno sono stati 14.000 e - garantisce Bonardi - a circa l’ottantacinque per cento riusciamo a dare risposta, qualunque essa sia. Ciò conferma la validità del ruolo delle circoscrizioni, come soggetto più vicino alla gente, alle sue domande e al vivere quotidiano, nel rapporto con le istituzioni e il governo della città. Insomma la circoscrizione aiuta


la semplificazione delle procedure e quindi il superamento dell’annosa burocrazia” Le richieste avanzate dai cittadini su quali temi vertono? “Le maggiori richieste riguardano la viabilità e la pedonalità del centro storico, gli spazi verdi, gli spazi d’incontro per i giovani e per gli anziani, l’utilizzo o il riutilizzo degli edifici pubblici e perde il suo dato d’emergenza, pur rimanendo attuale, il tema della sicurezza”. Sul riutilizzo di alcuni edifici di patrimonio pubblico, Bonardi ha le idee chiare e cita due proposte, che andrebbero riprese e valorizzate: “La prima riguarda la palazzina in via Vittorio Emanuele II (già sede della Pretura) e confinante con il Parco delle Torri gemelle, che potrebbe essere trasformata in uno spazio di aggregazione integrato nel parco. La seconda prevede il riutilizzo dell’edificio del Mercato dei Grani. Un progetto che guardando a Expo 2015, attraverso una cordata d’imprenditori bresciani, ipotizza una trasformazione dell’edificio in centro del design e dell’architettura, con tanto di spazi dedicati al commercio, ma anche all’approfondimento e alle mostre” Riecheggia in Bonardi una critica alla mancanza di presenza della nostra città (sia da un punto di vista economico che progettuale) ai piani di Expo 2015, ritenuta a ragione: “Una grande opportunità”; ma il tempo stringe e viene voglia di dire: “Santa Giulia, patrimonio mondiale dell’umanità, aiutaci tu!”. Così come emerge l’auspicio di una Brescia, città metropolitana, estesa oltre i suoi confini geografici e ciò non solo per difendere l’esistenza delle circoscrizioni, che alcuni esponenti del governo nazionale vorrebbero

Flavio Bonardi (in primo piano) con Maurizio Margaroli alla presentazione di Brescia Centro-Stili di vita

far valere esclusivamente per le grandi aree metropolitane. Nel sottolineare quale: “Obbiettivo condiviso, la pedonalizzazione di Corso Mameli, pur con la dovuta attenzione a fissare regole che non mettano ulteriormente in ginocchio i commercianti, come quella dell’accesso per le forniture dei negozi”, il presidente della Circoscrizione Brescia Centro, non pare essere preoccupato dal ventilato smantellamento degli uffici comunali, che andrebbero ad accorparsi in un’unica sede, fuori dalle mura venete. “Certo sarebbe auspicabile un ampliamento dei servizi offerti dalla circoscrizione, tali da non far ricadere eventuali disagi sugli abitanti del centro. Il concentrare gli uffici in un’unica sede può altresì agevolare (in termini di tempo e di unicità dei servizi) le relazioni con i cittadini” Tasto dolente, per chi risiede nel centro storico e non solo: a quando un progetto per una città anche a misura dei bambini? “Di spazi ludici per l’infanzia, ne sentiamo tutti la mancanza e in accordo con l’Amministrazione comunale stiamo valutando alcune opportunità, che siano di supporto anche alle famiglie residenti”. Sul rapporto tra il ter-

ritorio della circoscrizione, le attività commerciali, la domanda e l’offerta, Flavio Bonardi, ha le idee chiare e sottolinea: “Un ritrovato dialogo e una decisiva collaborazione con le associazioni del commercio e dell’artigianato, grazie alla costituzione di un unico tavolo di confronto (che vede partecipe anche la circoscrizione) e grazie all’intraprendenza dell’assessore Margaroli, che lo coordina”. A proposito di commercio e artigianato, Flavio Bonardi, cita un progetto (se ne può riparlare nonostante la congiuntura?) che aveva quali assi portanti: “La formazione (tirocini e stages per attività artigianali e commerciali, non più presenti nel centro storico) e risorse economiche pubbliche, tese a calmierare il caro affitti degli spazi adibibili a tali attività”. Anche sul come riconquistare le giovani generazioni al centro storico, Flavio Bonardi, giovane cittadino - presidente, ha le idee chiare e citando quanto fatto in altre città, rilancia la proposta di: “Un fondo di rotazione, pubblico e a tassi agevolati, messo a disposizione delle giovani coppie, per affittare o acquistare una casa nel centro storico di Brescia”. 81

Centro Stili di vita

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Centro Stili di vita

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PATRIMONIO DELL’UMANITÀ 3

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Piazza Tebaldo Brusato Piazza Arnaldo Museo Santa Giulia Tempio Capitolino San Zeno al Foro Chiesa di San Clemente San Barnaba Pazza del Moretto Piazza Tito Speri

Parcheggio Randaccio Nel cortile dell'ex caserma omonima con accesso da via Lupi di Toscana, 4 (170 posti) Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Piazza Vittoria 4

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Sotto l'omonima piazza. Capienza: 450 posti Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Stazione Di fronte alla stazione ferroviaria. Capienza: 1000 posti Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Fossa Bagni Accesso veicolare da via Lombroso (imbocco nord Galleria Tito Speri) Capienza: 385 posti Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Palagiustizia 6

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Presso l'omonimo palazzo in via L. Gambara Capienza: 570 posti. Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Castellini via Castellini angolo via Mantova Capienza: 230 posti. Parcheggio gratuito

Parcheggio Goito A ridosso della Caserma Goito con ingresso e uscita da via Spalti San Marco. Capienza: 215 posti

Parcheggio Autosilouno 9

In via Vittorio Emanuele II. Capienza: 350 posti. Domenica e festivi chiuso

Parcheggio Paciullo Via Cattaneo 18/a Ingresso telecamera di via Cattaneo (30 posti)

Parcheggio San Domenico

Piazza San Domenico (tra via Einaudi e via Moretto) Parcheggio automatizzato

Parcheggio Benedetto Croce

Piazzetta Don Sturzo (a nord di via Benedetto Croce) Parcheggio automatizzato

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✂ P.LE C. BATTISTI VIA LEONA RDO DA VINCI

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2 PIAZZA

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CORSO MAGENTA

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P GOITO

VIA SPALTI S. MARCO

P CASTELLINI

P PALAGIUSTIZIA

BRUSATO

VIA TOSIO

AUTOSILOUNO

P.LE STAZIONE

1 P. TEBALDO

VIA TRIESTE

SAN DOMENICO

B. CROCE V IA V IT TO R IO E M A N U E LE II V IA X X S E TTEMBRE

P.LE REPUBBLICA

PARCHEGGIO PACIULLO

VIA CRISPI

P. VITTORIA

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CORSO MATTE OTTI

CONTRADA BASSICHE

VIA F.LL I UGO NI

VIA DEI MIL LE

VIA DANTE

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PIAZZA PAOLO VI VIA G. ROSA

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5 S. ZENO AL FORO

C.SO CAVOUR

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VIA MUSE I

VIA G. MAZZINI

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Museo Santa Giulia

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9 P. TITO SPERI

VIA S. MARTINO D. BATTAGLIE

CAPRIOLO

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Brescia Centro Stili di vita

Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 2 • Settembre 2011


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