Raduga 2011

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Si stava ormai avvicinando alla falegnameria quando sentì un fruscio sotto la tettoia. Due ombre si fusero sulla parete, come due rivoli di pioggia, afferrando avidamente con la bocca le rispettive labbra, tremando e percependo languidamente la vicinanza dei propri due corpi caldi. Poi l’ombra più alta prese l’altra, che faceva resistenza, per mano e la trascinò dentro al fossato dove Gorlov gettava i trucioli morbidi. “Lasciami” diceva l’ombra più piccola e più fragile, la cui sottana si strappò scoprendo una gamba abbronzata. Gorlov voleva tossicchiare, ma ebbe compassione della loro selvatica gioia, della loro imminente prima vicinanza e, aspettando fino a che le ombre non furono schizzate via nelle tenebre, nella fredda morbidezza dell’erba, girò la chiave nel lucchetto… La mattina piovve ancora. Si trattò di una pioggia così sottile che non si poteva parlare di gocce ma di umida polvere che cadeva dal cielo, e inumidiva le foglie di sorbo che si stavano ricoprendo di rosso e l’arruffata erba polverosa. Poi tutto a un tratto finì. Ma il cielo era ancora più cupo del giorno prima, e non c’erano più squarci in quelle scure nubi a volte densamente fumose e volte di un rosa acceso; l’azzurro non riusciva a farsi largo, e il cielo sembrava a Gorlov ancora più basso, quasi seduto sul tetto della falegnameria; e con lui anche la vita futura sembrava ancora più triste. Sospinte dal vento fresco, le foglie si staccavano sempre più spesso, le acacie facevano un rumore ancora più secco, nel cortile c’era un freddo settembrino e perfino l’aria si era raffreddata. Gorlov, che non aveva dormito per tutta la notte, uscì, tolse il coperchio dalla botte sotto alla grondaia e si lavò il viso con l’acqua gelata. Con la pelle d’oca dal freddo e tirandosi su i pantaloni per non bagnarsi di rugiada, corse fino alla latrina e ben presto rientrò nella falegnameria. Senza accendere la luce trovò, tastando sotto l’icona, le canne del fucile e vi unì il meccanismo avvitato con un lungo bullone al calcio del fucile. Le canne erano corte: era stato lui infatti a tagliarne la parte eccessiva che si era ammaccata quando Lecha durante la caccia

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