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In tempo

Attualità

di suor Maria Pia Mucciaccio In tempo

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Arrivare per tempo, anzi un po’ in anticipo se è possibile, è sempre ritenuta un’ottima condizione e buona abitudine, da coltivare, incoraggiare e trasmettere alle nuove generazioni. Arrivare in tempo per creare spazi di attesa, per ovviare ad eventuali imprevisti, ma soprattutto per prevenire… Il tempo dell’estate è quasi terminato, ma non il suo calore, i suoi fenomeni e le sue manifestazioni… Forse ci stiamo ancora asciugando il sudore sulla fronte e lamentando che fa ancora caldo, gli anziani confermano, infatti, di non ricordare estati così calde. Tutti sappiamo cosa sta succedendo, tutti siamo in qualche modo informati che stiamo assistendo a cambiamenti climatici, eccezionali, dove l’eccezionalità non ha una connotazione di positività come solitamente pensiamo, ma in questo caso viene a connotarsi come fuori dalla normalità, riferito ad eventi un po’ rari… ed invece questa singolarità anomala sta lasciando il posto ad uno status di normalità, segnale di anomalia, e per questo richiede repentinamente di attivarsi per un ripristino ad uno status corretto. I cambiamenti climatici costituiscono, infatti, il problema più grave che il mondo di oggi si trova ad affrontare. Tutti abbiamo assistito quest’estate ad alcune conseguenze determinate da questo cambiamento climatico: le temperature da record nel Pacifico nord-occidentale che hanno innescato incendi e provocato il ricovero di moltissime persone; le alluvioni in Germania e in Belgio che hanno causato migliaia di dispersi e centinaia di morti; gli incendi devastanti in Australia e California, le temperature estreme in Siberia… e non di meno tutti i nubifragi e gli incendi avvenuti anche nella nostra Italia. Questi disastri, che abbiamo avuto sotto gli occhi tramite le immagini televisive o dal vivo, non appartengono al mondo “normale”, annunciano i sintomi di una crisi clima-

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tica, non iniziata oggi, che si sta manifestando in una dimensione concreta cioè in zone in cui non siamo abituati a inquadrarla. Di fatto non abbiamo centrato il problema, perché non abbiamo la consapevolezza che questi eventi metereologici aumenteranno in modo netto con l’aumento di CO2 nell’atmosfera. Il nostro mondo è molto cambiato, ma non ci siamo accorti o non ci vogliamo accorgere che la principale causa del riscaldamento globale è dovuta proprio all’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’aria, causata dalla liberazione di CO2 fossile. Papa Francesco, nella lettera enciclica Laudato si’ del 2015, aveva sottolineato l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità, perché i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono in definitiva, contro l’uomo. Ed è pur vero che i governi hanno posto e stanno ponendo attenzione al problema. Sono riusciti ad adottare, dopo oltre due decenni di negoziati, il primo accordo universale per contrastare i cambiamenti climatici nella Convenzione di Parigi, accordandosi a mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e, anzi con l’attenzione ai 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’accordo, entrato in vigore nel novembre 2016 e ratificato da tutti i paesi dell’UE, per la prima volta ha visto tutte le parti compiere sforzi ambiziosi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, seguendo il principio delle responsabilità comuni, differenziate però sulla base delle rispettive situazioni delle proprie nazioni. Tale accordo prevede che ogni cinque anni tutti i paesi dovranno rinnovare e aggiornare, a livello nazionale, i propri piani d’azione in materia di clima e comunicarli in modo trasparente per consentire la valutazione dei progressi collettivi, insomma un bilancio globale sulla stabilizzazione delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale in vista dell’azzeramento delle emissioni, purtroppo ancora molto lontano nel tempo. L’Unione europea, tuttavia, si colloca tra le potenze economiche più dinamiche nella lotta alle emissioni di gas serra. Già nel 2019 le ha ridotte del 24% rispetto ai livelli del 1990, dimostrando di essere sulla buona strada verso il conseguimento dell’obiettivo stabilito nel protocollo di Kyoto di ridurle del 20% entro il 2020. L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e fornisce sostegni per migliorare l’efficienza energetica. Lo confermano alcune misure adottate quali il regolamento per l’immatricolazione delle nuove vetture che devono rispettare le norme in materia di emissione di CO2. La qualità del carburante è un altro elemento importante ai fini della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; l’utilizzo di biocarburanti, infatti, favorisce meglio il rispetto di alcuni criteri di sostenibilità. Le energie pulite in questo dovrebbero ricevere anche un maggiore sostegno finanziario pubblico! Siamo di fronte a problemi complessi e abbiamo bisogno di tanta formazione per trovare soluzioni che non creino danni maggiori dove meno ce l’aspettiamo. Per questo è importante non demandare tutto

ai i governi nazionali, agli uomini della politica o ai tecnici dell’economia. Loro faranno la loro parte, ma noi siamo chiamati personalmente a compiere scelte a favore del clima, sostenibili nella vita quotidiana. Ciascuno di noi deve sentire la responsabilità e l’urgenza di cui parla papa Francesco, compiendo azioni individuali nel proprio contesto. “Purtroppo molti sforzi per cercare soluzioni concrete sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”. In questa nostra società del consumo abbiamo forse dimenticato i piccoli gesti insegnati dai nostri genitori all’insegna del risparmio, ma validi ed attuali per combattere il surriscaldamento globale. È più comodo arrivare in macchina a scuola, magari proprio sulla soglia dell’entrata piuttosto che fare un breve tragitto a piedi o prendere i mezzi pubblici; alzare il termostato del riscaldamento in inverno piuttosto che coprirsi di più, mentre d’estate è più facile accendere i condizionatori piuttosto che bilanciare l’arieggiamento naturale! E che dire delle luci accese negli ambienti dove non c’è nessuno? O dei trasformatori caricabatterie sempre sotto tensione anche quando gli apparecchi sono spenti o scollegati? E il frigorifero aperto a lungo o le pentole, quando si cucina, senza coperchio? E che dire dell’acquisto continuo nel fare la spesa di sacchetti monouso che non solo liberano anidride carbonica e metano nell’atmosfera, ma inquinano anche l’aria, il terreno e le falde acquifere? Non sarebbe più opportuno il loro riutilizzo, con l’accortezza di portarli con sé? E poi quanti altri sprechi… a iniziare dalla carta, dagli oggetti che non si aggiustano più perché l’immediata sostituzione è più confortevole! Abbiamo proprio bisogno di recuperare questi piccoli gesti, abbiamo bisogno che questi comportamenti vengano tramandati alle nuove generazioni, occorre creare una coscienza vivendo le esperienze e non semplicemente pensare di fare formazione in astratto! Tu, caro lettore, cosa stai facendo per il clima? Contribuisci anche tu, non a cercare rimedi ma a cambiare il tuo stile di vita, a darti degli obiettivi da perseguire per limitare i danni e diffondere con il tuo comportamento una cultura che porta alla difesa della casa comune, come la chiama papa Francesco.

Il prossimo progetto per la costruzione di un mondo migliore potrebbe essere il tuo!

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