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La responsabilità di accogliere

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La responsabilità di accogliere

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Mai più è il grido di tante persone, storici, filosofi, intellettuali, politici… che si ripete nelle grandi occasioni, nel ricordo di tanti eventi passati che non si dovrebbero ripetere. Mai più… il messaggio trasmesso da chi ha vissuto l’olocausto, la crudeltà di veder trucidati uomini, donne e bambini. Mai più si ripete più come slogan che come impegno concreto, perché la realtà del momento ci mette in evidenza come i giochi politici ed economici intrecciati ad un integralismo religioso stanno offrendo nuove pagine di storia e storie drammatiche di attentati come è stato l’ultimo all’aeroporto di Kabul. Dopo giorni di dolore e di terrore, giunti al nostro mondo occidentale tramite immagini di migliaia di afghani accalcati all’aeroporto di Kabul, mossi dalla speranza di riuscire a lasciare il paese riconquistato nuovamente dai talebani, abbiamo assistito al crollo di un governo democratico per il quale sono state impiegate forze e risorse umane da parte dei capi delle grandi nazioni. Già prima della presa della capitale Kabul, migliaia di persone avevano varcato i confini in cerca di rifugio, ma ora la situazione è definitivamente precipitata. Si auspica che la comunità internazionale si attivi perché non si ripeta con i profughi afghani una nuova emergenza umanitaria. È difficile pensare che prima di decidere di lasciare il Paese non si sia immaginato un simile scenario e non si sia fatto nulla per evitarlo. E sarebbe ancor più grave se una tale decisione fosse stata presa consapevoli delle sue drammatiche conseguenze. Abbiamo fallito in Afghanistan… ora impegniamoci per non fallire a casa nostra. Tutto l’occidente, ma in particolare chi ha avuto un ruolo di responsabilità in Afghanistan, si deve far carico di programmare in tempi brevissimi concrete azioni di sostegno e di accoglienza. Se si decidesse di farlo prioritariamente nei Paesi confinanti sarebbe necessario dare loro la dovuta assistenza perché non si ripeta quanto accaduto in altri Paesi in circostanze analoghe, con campi profughi diventati ghetti e zone franche per bande e “signori” locali che ne hanno tratto illeciti profitti. Sarebbe meglio attivare corridoi umanitari praticando un’accoglienza diretta sui propri territori. L’Europa, che conosce per esperienza cosa succede non governando i flussi migratori, dovrebbe continuare a fare la sua parte. Purtroppo anche in questa circostanza, almeno fino ad adesso, le posizioni dei vari Stati sono discordanti: dai no categorici a moderate concessioni. La Caritas e altre Associazioni sono in prima linea con la loro capacità di assumersi la responsabilità di accogliere, ma in questo caso è ancora più indispensabile sedersi a un tavolo e programmare insieme, mettendo a frutto quello che, purtroppo, l’esperienza ci ha insegnato in questi anni.

Le violenze non si fermano. I talebani continuano a perquisire le abitazioni dei giornalisti, aprono il fuoco sulla folla e ribadiscono che l’Afghanistan non sarà mai una democrazia. Nessuno di noi può sentirsi estraneo a quello che succede nel mondo in questo momento in cui la velocità delle comunicazioni annulla la distanza chilometrica e tutto ciò che accade si conosce in tempo reale: non possiamo quindi far finta di niente. Impegniamoci ad informarci, ad avere comportamenti che testimoniano il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ad occuparci in concreto di qualche situazione partecipando ad operazioni organizzate dalla Caritas e da altri Enti in attività di sostegno e di accoglienza. La benedizione del Signore scenderà sicuramente su ciascuno di noi. Mentre riflettiamo, preghiamo e ascoltiamo la voce di Gesù che ci ripete: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, è a me che lo avete fatto”, non rimaniamo spettatori indifferenti. di suor Damiana Spignoli

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