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Anni impegnativi per l'agroalimentare
Intervista a Elio Pisoni, presidente della Sezione Alimentazione.
di CLAUDIA CAMPREGHER e EDUARD MARTINELLI, Confindustria Trento
Nella sua veste di Presidente della Sezione, e dal suo osservatorio quale imprenditore che esporta in varie parti del mondo, ci può parlare della situazione che sta attraversando il settore?
Sono trascorsi più di due anni dal mio insediamento, e posso affermare che sono stati senza dubbio molto intensi. A poche settimane dalla mia elezione siamo stati travolti dalla pandemia, che tuttora non ci dà tregua, e poi è subentrata la grave crisi che sta riguardando tutti i fattori produttivi e in particolare quelli energetici. Inoltre la guerra nel cuore dell’Europa, sta delineando nuovi equilibri geopolitici, che si ripercuotono anche sui mercati internazionali. Il settore che rappresento - nonostante le difficoltà che le aziende si sono trovate ad affrontare - ha retto bene, registrando addirittura in alcuni casi incrementi di fatturato, che in parte hanno limitato l’impatto dell’impennata dei costi. Posso affermare con orgoglio che le nostre imprese sono state accomunate dal coraggio di accettare le sfide e fino ad oggi il settore ha mantenuto un positivo equilibrio. La filiera tuttavia soffre, come molti altri settori, dell’aumento dei prezzi non solo di materie prime ed energia, ma anche di tutti gli oneri legati alla logistica. Per molti mesi l’industria alimentare è riuscita a far fronte a tutti i rincari, limitando le ricadute sul cliente finale, ma è evidente che tale situazione non potrà prolungarsi e si sta diffondendo una grande preoccupazione per il futuro, anche in ragione dell’instabilità politica e della forte esposizione finanziaria del nostro Paese. La situazione, quindi, non è certo rassicurante, ce lo confermano anche le stime Istat; a luglio l’inflazione tendenziale è rimasta elevata a +7,9% seppur in lieve diminuzione rispetto al mese precedente grazie al calo dei beni energetici, ma il “carrello della spesa” ha raggiunto un +9,1%, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984. Fortunatamente sono buone le notizie che arrivano dall’export extra Ue, che confermano l’apprezzamento internazionale per la qualità e salubrità dei nostri prodotti.

Parliamo della sua Sezione, delle attività e azioni concrete sviluppate per superare le difficoltà di quest’ultimo periodo.
Si tratta senza dubbio una Sezione solida, che vede realtà di eccellenza dell’industria alimentare sul mercato nazionale e internazionale. Nonostante le difficoltà dell’ultimo periodo ha saputo crescere sia numericamente, che in termini di valore generato. Questo è senza dubbio un segnale positivo a conferma del fatto che Confindustria Trento ha saputo stare al fianco delle proprie aziende, aiutandole concretamente. Le iniziative portate avanti sono davvero molte: oltre ai tradizionali momenti d’incontro, abbiamo ritenuto importante organizzare dei webinar di approfondimento dedicati alla filiera Alimentare, quali ad esempio la nuova disciplina sulla cessione dei prodotti agricoli e alimentari, le strategie di approvvigionamento da adottare a fronte dell’instabilità dei mercati relativi alle commodities, la nuova normativa dell’etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari (NutrInform Battery), le “Società Benefit”, oltre a vari aggiornamenti tecnici su tematiche quali il rinnovo del CCNL, il cosiddetto “tempo tuta”, lo stop all’uso di prodotti monouso, l’etichettatura ambientale degli imballaggi. Fondamentale la presenza di nostri rappresentanti al Tavolo UNI/PdR “Prodotto Km zero” e nella nuova Commissione vinacce. Grazie alle sinergie messe in campo con Federalimentare ed altri partner istituzionali, siamo riusciti a sottoscrivere convenzioni e partnership a favore delle aziende associate.
Ci può dare un suo commento sulla vendemmia 2022? La sua azienda è produttrice di Trento Doc, oltre che esponente storico del mondo della distillazione. Nel complesso l’annata è stata positiva, in quanto caratterizzata da uno stato sanitario dell’uva molto buono.
Condizioni ottimali sin dalla fioritura che - nel nostro caso - non ha subìto danni da grandine (come accaduto a maggio in alcune aree del Trentino, in particolare in Val di Cembra), all’epoca vendemmiale che stiamo vivendo in questi giorni. Annata connotata soprattutto da una prolungata fase siccitosa, che ha anticipato i tempi della maturazione e della vendemmia, soprattutto rispetto al 2021. Temperature sopra la media e stress idrico hanno ridotto la vigoria della pianta ed inciso sulla quantità di uva e sulle dimensioni dell’acino, leggermente più piccolo rispetto alla media. Quindi uve sane, con una sostanziale assenza di malattie fungine ma rese un po’ più basse. Gli ultimi giorni hanno visto una sensibile riduzione delle temperature e qualche fenomeno piovoso, che hanno leggermente rallentato la maturazione finale ed hanno contribuito soprattutto ad aumentare sensibilmente i livelli di acidità delle uve. L’acidità è un elemento fondamentale per avere basi spumanti ideali dal punto di vista chimico ed organolettico. Per questo motivo le uve destinate alle basi spumante TrentoDoc (Chardonnay in primis) sono le prime ad essere raccolte quando si dà il via alla campagna vendemmiale. Sia sotto il profilo qualitativo che quello quantitativo si prospetta un’ottima annata, che darà molte soddisfazioni agli enologi di cantina e, tra circa 3 anni, agli amanti delle bollicine di montagna, il TrentoDoc.
Abbiamo già accennato agli aumenti dei costi delle materie prime, packaging, del personale, quali soluzioni vede per il prossimo futuro?
Ci aspetta senza dubbio un autunno molto complicato, le incognite che gravano sulla nostra economia sono allarmanti: il caro energia, l’esplosione dei prezzi, un ipotizzato piano di razionamento del gas naturale, il conflitto in Ucraina e un possibile peggioramento del Covid stanno minacciando la serenità di famiglie e imprese. Tutti devono essere consapevoli che questi aumenti non possono certo essere assorbiti interamente dalle aziende, sarebbe impossibile sopravvivere. Nei prossimi mesi saremo costretti quindi ad adeguare i listini prezzi, pur sapendo che questo genererà disagio a tutti i consumatori. La situazione sta diventando insostenibile, servono interventi politici forti ed urgenti per fermare la corsa dei prezzi. Nessuna impresa può sopportare incrementi di 5 o 7 o 10 volte il costo di un fattore produttivo nel giro di poche settimane. Stiamo lottando per continuare a garantire lavoro ai nostri collaboratori, per rispettare gli impegni con i clienti e per generare valore per la comunità, ma ci sentiamo lasciati soli. Serve fare presto, per non perdere il patrimonio industriale che ha sempre garantito il benessere del nostro Paese. Secondo i dati pubblicati dal centro studi della Cgia di Mestre si stima in circa 106 miliardi di euro il costo aggiuntivo che le imprese italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari. Sono cifre insostenibili. Confindustria Trento sta aiutando molto gli Associati tramite il Consorzio Assoenergia ed il Gruppo di Acquisto, ma serve un cambio di modello a livello nazionale. Come la gran parte dei settori, anche le aziende alimentari stanno investendo per perseguire l’obiettivo dell’autonomia energetica e della sostenibilità, che sono divenute necessità ineludibili. Il futuro che ci attende passa necessariamente attraverso l’innovazione e la capacità di fare sistema. Quindi fare parte di una famiglia, come quella di Confindustria, sarà indispensabile per poter affrontare i cambiamenti. Molte sfide attendono noi imprenditori per il prossimo futuro, ma sono certo che tra preoccupazione ed incertezza emergerà anche una forte volontà di reazione e di responsabilità verso il territorio.