Trentino Industriale aprile-maggio 2018

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Raccordi per preservare l’acqua africana A inizio anno Eurostandard ha aperto un magazzino in Sudafrica, per rispondere tempestivamente agli ordini locali, in aumento con l’incremento degli investimenti in infrastrutture.

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aperto i battenti con il mese di febbraio in Sudafrica la Eurostandard Africa Ltd. Il capitale è al 100% di Eurostandard, azienda associata a Confindustria Trento che dal 1965 ha sede a Tesero, dove produce raccordi in polietilene, ossia gli elementi di giunzione tra tubi, condotte e altri raccordi destinati al trasporto di gas combustibili, acqua potabile e fluidi in pressione. La società appena costituita ha vocazione prettamente commerciale: "Si tratta in buona sostanza di un magazzino in loco - spiega Marisa Zeni, presidente di Eurostandard - aperto con l'obiettivo di gestire con maggiore prontezza le tempistiche degli ordini per i lavori di costruzione di nuove reti principalmente di distribuzione acqua nel continente subsahariano". Solo alla fine della progettazione di un impianto appare chiaro infatti quanti e quali raccordi saranno necessari. Ma il viaggio, dall'Italia all'estremo meridione del continente africano, di un container di raccordi può durare fino a 45 giorni. Che diventano oggi una manciata di ore con la disponibilità del prodotto nel magazzino di Durban. Il Sudafrica è una testa di ponte verso il continente: "Siamo partiti da lì, perché lì, prima dei mondia-

li di calcio, abbiamo lavorato molto: nel 2009 vennero realizzate tutte le infrastrutture necessarie ad ospitare l'evento. Ma sono molti i paesi che si stanno muovendo bene: Botswana e Mozambico, soprattutto. Ma anche Congo e Zambia". Le opere in via di realizzazione sono, al 90%, impianti di distribuzione di acqua potabile: "Si dice che l'acqua sia l'oro del futuro. Certamente c'è chi più di noi ha inteso, anche al presente, che l'acqua è un bene raro e non va disperso. Dove la disponibilità di acqua potabile è un grosso problema si lavora per costruire nuove reti e per riparare quelle vecchie, utilizzando materiali più idonei di quelli impiegati in passato". Non sarebbe sbagliato farlo anche a casa nostra, perché anche gli impianti del Bel Paese sono obsoleti. In Italia, secondo l'Istat, Marisa Zeni

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