CAM#07: La Città dei Senza

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arte e collettività Alex Bellan: giovane artista padovano profondamente legato all’idea che l’arte debba avere una funzione sociale. Ex membro fondatore del progetto SuperFluo, ha esposto in mostre di tutta Europa le più recenti curate da Renato Barilli. intervista a cura di Paolo Radin

immagine di ConAltriMezzi

Padova, la mancanza di una rete sociale e il distacco tra cultura e cittadinanza attraverso lo sguardo del giovane artista Alex Bellan.

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n giudizio su Padova. Cosa ti ha dato in passato la città? Padova è stata un bacino nel quale mi sono mosso e ho fatto i primi passi e ho sviluppato delle esperienze che ho cercato di condividere. Padova offre opportunità formative e professionali per un giovane artista? Non molte. Ci sono delle realtà che offrono qualche possibilità iniziale. ConAltriMezzi è stato media partner dell’edizione 2011 di “Nuovi Segnali”. Anche tu hai partecipato all’evento qualche hanno fa. Come l’hai trovato? È stata una buona occasione formativa e professionale? È stato un primo passo, un’occasione per esprimere il proprio lavoro nella misura del tempo e dello spazio che hai a disposizione. Quanto c’è di Padova in quello che fai? Direi che l’influenza di Padova, nel suo

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contesto, si fa sentire. Credo che, volente o nolente, nel momento in cui operi in un determinato contesto ne assorbi i bisogni e le necessità. Il contesto influisce sul numero e sulle qualità delle azioni, ti spinge a fare determinate scelte che poi determinato il tuo percorso. Anche il contesto culturale padovano ha condizionato il mio lavoro, tanto nel bene che nel male, tanto negli aspetti positivi che negativi. Per quali motivi restare a Padova e per quali motivi andarsene? I legami che si creano a volte sono forti anche per i motivi più banali. Ma non escludo la possibilità di formare legami anche altrove. Padova ha rappresentato un anello di giunzione e di dialogo che mi ha permesso di condividere e confrontare delle esperienze, crescere e maturare convinzioni, tuttavia spostarsi e andarsene è una pratica necessaria. è importante esplorare altre situazioni, altri limiti, altre possibilità, cercare nuove

occasioni di confronto anche con realtà più estreme e difficili. Padova non è un contesto completamente vuoto, ci sono realtà ancora più difficili dove creare dei rapporti, e spesso, proprio nella loro difficoltà, questi contesti possono rivelarsi ricchi di stimoli diversi. è importante conoscere e sfruttare nuovi scenari da utilizzare come palestre, in cui allenare ed affinare “muscoli” che molto spesso lasciamo in disuso. Argomento centrale della rivista sarà l’analisi dei “senza” della città, recuperando un po’ chiave canzonatoria e polemica il famoso proverbio, secondo te cosa manca a Padova? Di senza ce ne sono molti e forse se ne parla fin troppo. Al di là di capire quali siano queste mancanze, bisognerebbe cercare di capire che meccanismi innescano questi vuoti, perché molto frequentemente proprio dalla mancanza si creano dei meccanismi che possono diventare malsani. Questi vuoti generalizzati, a diversi livelli del tessuto sociale, possono legittimare persone a sfruttarli, sviluppando meccanismi che potrebbero rivelarsi ancora più dannosi di quanto già non sia la mancanza in sé, accelerando un processo di desertificazione sociale. Credo che la strada da percorrere risieda nella possibilità di una progettualità collettivita che, con un certo senso di responsabilizzazione, attivi dialoghi di messa in condivisione di pratiche possibili, sviluppando reti che vadano ad ope-

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