Orti botanici, eccellenze italiane

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__________ATTIVITÀ E RUOLI__________

fiorentino si possono osservare CWR di piante legnose da frutto e di ortaggi, come ad esempio nèspoli (Mespilus germanica), meli (Malus sylvestris), ciliegi (Prunus avium), bietole (Beta vulgaris subsp. maritima), asparagi (Asparagus acutifolius) e cavoli (Brassica oleracea subsp. oleracea). In questo Orto si può trovare anche una collezione di oltre 200 specie del genere di graminacee Festuca. La collezione è un punto di riferimento fondamentale per tutti i ricercatori – italiani e stranieri – che studiano il genere, importante fonte di foraggio, costruttore di cotiche erbose in territori montani e apprezzato anche come ornamentale per bordure basse. L’Orto fiorentino mantiene anche esemplari arborei notevoli: la grande quercia da sughero (Quercus suber) piantata da Ottaviano Targioni Tozzetti nel 1805, che si spinge a 30 m di altezza e copre con la sua chioma un’area di 430 m2. Nella sua lunga vita, questo esemplare non è mai stato decorticato per ottenere il sughero. Accanto vive il più vecchio albero dell’Orto, un tasso (Taxus baccata) piantato da Pier Antonio Micheli nel 1720, probabilmente il più vecchio tasso in coltivazione in Italia (Fig. 3). In un ideale continuum con i progenitori selvatici delle piante coltivate, sono proprio queste ultime l’elemento portante di una nuova sezione dell’Orto botanico di Bergamo, inaugurata ad Astino nel 2015 e denominata “Valle della Biodiversità”, dove sono esposte circa 1.200 specie e varietà colturali selezionate dall’Uomo per la propria sopravvivenza (Fig. 4). La collezione offre risposte a una semplice domanda: di quali piante si nutre l’Uomo sul pianeta? Nelle aiuole si alternano ogni anno, a seconda della stagione, centinaia di cultivar tra pomodori, mais, fagioli, piselli, decine di tipi di patate, cereali, insalate, cicorie e molte altre piante ortive comuni sulle tavole, ma di cui è solitamente ignorata la biodiversità. A ciò si aggiungono specie più insolite, come quinoe, amaranti, ciclantere, tomatilli e moltissime altre. A proposito di specie ortive, una pianta aromatica di larghissimo uso culinario è la salvia (Salvia officinalis): all’Orto botanico di Pisa, questa nota pianta è coltivata insieme a oltre 150 specie congeneri, che danno vita alla più grande collezione di questo genere pubblicamente visitabile in Italia. Il genere Salvia comprende in tutto circa 700 specie, diffuse specialmente in America Centrale e Meridionale, nel Mediterraneo, in Asia Centrale e in Estremo

Oriente. La collezione pisana comprende specie esclusive dell’Italia (Salvia haematodes, S. desoleana) e specie americane, europee e asiatiche, tra le quali spiccano S. forsskaolei, S. microphylla e S. dolichantha. Tra gli alberi secolari, vanno segnalati alcuni individui di Araucaria bidwillii del 1872 e i maestosi esemplari di palme del Cile (Jubaea chilensis), dal 1890 posti di fronte all’edificio centrale, i più alti in coltivazione in Italia. Nel 2015, dopo un anno di trattamento preventivo con fitofarmaci e nematodi, sono stati attaccati dal punteruolo rosso che, per fortuna, ha prodotto solo danni temporanei all’apice vegetativo. Quasi tutti gli Orti botanici italiani hanno una collezione di palme: questi eleganti vegetali, diffusi principalmente nelle zone tropicali e subtropicali, sono elementi di sicura attrazione per i visitatori. L’Orto botanico di Catania vanta la collezione più ampia di palme in Italia, con 123 specie in rappresentanza di 48 generi, provenienti da cinque continenti. Qui si trovano la latania gialla (Latania verschalffeltii) e la latania blu (Latania loddigesii), endemiche delle Isole Mascarene, dove sono minacciate di estinzione a causa dell’intensa raccolta delle foglie, usate come copertura di capanne, e dell’elevato numero di roditori e capre che ne mangiano semi e germogli. Non è minacciata, ma è notevole per il sorprendente portamento quasi da rampicante, la palma del rattan (Calamus rotang), le cui ramificazioni sottili, quando non sono usate per intrecciare mobili, si allungano sul suolo della foresta e sugli alberi adiacenti per centinaia di metri, come giganteschi serpenti. Nel medesimo Orto catanese, quasi per compensare tanto esotismo, si trova anche una collezione dedicata esclusivamente alle piante siciliane: l’Orto Siculo, nato da un lascito del catanese Mario Coltraro, il quale specificò che la somma doveva essere impiegata per le piante siciliane “senza

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