Massimo, degno figlio del nostro primo cittadino, nonostante l’età aveva già messo da
per vedere la partita; ci sono quelli che al termine della scuola dell’obbligo vanno già a
parte i jeans e si era travestito da grande: così il borghese piccolo scimmiottava suo padre
lavorare, altri invece vanno perdendo tempo; alcuni finiscono per strada in compagnia di
in una sorta di conformismo di classe. Aveva imparato presto e bene l’insegnamento dei
polverine mortali, altri in discoteca, chi con pasticche altrettanto mortali e chi no; ci sono
grandi: dalla Cultura allo Swatch lui in realtà non desiderava avere per un proprio
quelli che s’impegnano nel sociale e quelli che invece se ne fregano altamente. Ma questa
arricchimento culturale o per una vera necessità, ma solo per il gusto di mostrare, di
molteplicità di aspetti fa si che si disperdano molte energie per coordinare esigenze
sfoggiare. Anche il suo brillante chiacchiericcio da cicisbeo pseudo intellettuale veniva
diverse, rende difficoltoso arrivare a una comunità d’intenti, avanzare delle richieste o
usato solo per azzittire gli altri, per mostrarsi superiore a loro e vincente nelle sue piccole
attuare delle lotte nel rispetto di tutti. Ma il mondo dei giovani deve anche fare i conti con
guerre occulte. Alla fine il tutto si riduceva a reciproci affondi pungenti, a volte ironici e
continue variazioni di rotta, quasi impercettibili, dovute al fatto di essere rilegati in una
gradevoli, altre tragici e avvilenti. Era più furbo che intelligente, vanitoso ed egocentrico,
fascia d’età anagrafica molto ristretta rispetto a quella degli adulti, quindi molto più legata a
fasullamente allineato, già pieno delle sue tracotanti certezze e senza alcuna lacuna
un continuo ricambio dei suoi soggetti e di conseguenza anche a un continuo apporto di
dubbiosa. Indubbiamente Massimo si prendeva troppo sul serio per la sua età, e non
nuovi valori e scopi da raggiungere. E infine, ma non meno rilevante, non va dimenticato
avvertiva minimamente l’orrore insito in chi ha la presunzione di essere sempre il più
che i giovani non sono ancora inseriti nel sistema produttivo e quindi non hanno ancora, o
intelligente tra i presenti. Ma era anche un personaggio che riusciva indubbiamente ad
meglio, non avevano, uno specifico e diretto potere d’acquisto, anche se gli strateghi del
affascinare all’interno della sua cerchia anche se, col passare degli anni, avrebbe rivelato
marketing sapranno togliergli pure questa prerogativa. Alla fine i giovani si trovano a non
il suo egoismo assoluto alla frenetica ricerca del successo economico. Avevo dunque
avere una concreta forza contrattuale con le istituzioni, sia esse locali che nazionali, che li
trovato in Massimo il promo vivente di tutti quei valori che stavo iniziando a rifiutare, anche
esclude non solo da qualsiasi decisione che riguarda la crescita della società in cui vivono
violentemente.
ma, paradossalmente anche da quelle che riguardano loro stessi. Tutto questo non fa altro
Dall’altra parte della piazza invece bivaccava un altro gruppo di ragazzi che non aveva
che fomentare una generale sfiducia verso le istituzioni, quindi verso gli adulti, accresce il
molto in comune con Massimo & Compagni, anzi ne erano i naturali antagonisti: non
disagio, l’incomprensione e spesso sfocia in quelle che i soliti esperti definiscono, con un
sembravano molto interessati agli ultimi trend della moda, si mostravano molto informali
oscuro senso dell’umorismo, problematiche giovanili.
tra di loro e poco inclini al mondano. Traspariva anche un’accentuata goliardia verso la
Ma tutte queste considerazioni avevano poco a che fare con la mia realtà da adolescente
vita e un’appartenenza al gruppo più mistica. Non erano particolarmente attaccati ai riti
in un paesino di ottomila abitanti. La nostra frammentarietà non diveniva occasione e
della cultura giovanile del paese: disertavano del tutto le feste alla buona dell’Azione
curiosità di conoscenza dell’Altro: da noi prevaleva l’ignorarsi a vicenda e l’ostinarsi a non
Cattolica e i Bar, poco presenzialisti in piazza e al Campo Sportivo. Si notava in loro una
voler capire chi pensava in modo diverso da se stessi. A volte capitava che un gruppo
certa irrequietezza, un perenne voler andar via, un quasi voler fuggire per non divenire
studiava l’altro ma spesso era solo un’occasione per sputare sentenze: si ringhiava, si
anche loro schiavi di riti che sembravano non approvare. Erano sfuggenti, inafferrabili,
mostravano gli artigli e poi ognuno tornava nella sua tana. Mai uno scontro, mai un
perennemente altrove…
dialogo. In una sorta di razzismo culturale si ponevano le fondamenta del tu non accetti il
Prima di divenire degli adulti, e quindi omologarsi e intrupparsi nella massa, i giovani sono
mio modo di essere ed io non accetto il tuo. Certo era un’intolleranza spiccia e
composti da un universo di sottogruppi molto diversi fra di loro e questo li rende, a dispetto
spocchiosa, ma quante di queste piccole intolleranze quotidiane, opportunamente coltivate
dei sondaggi e delle ricerche, una moltitudine sfuggente, poco catalogabile e indefinibile.
e incanalate, hanno generato violenza sia verbale, sia fisica, sia d’intelletto. E la violenza e
Questa prerogativa ha aspetti sia positivi che negativi. Da un lato l’enorme frammentarietà
l’incomprensione tra giovani sono sempre uno spettacolo doloroso.
permette un continuo e libero confronto con gli altri giovani, sperimentando se stessi in un
E cosi, nella mia mente di ragazzino che non voleva stare alle regole, finii per parteggiare
contesto multiculturale. C’è chi va all’Azione Cattolica e chi nei centri sociali; c’è chi va a
inconsapevolmente per la minoranza che sembrava opporsi a queste regole.
scuola in punta di piedi e chi invece contesta; c’è chi va ai concerti rock e chi allo stadio