Canino 2008

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Canino 2008 A duecento anni dalla venuta a Canino di Luciano Bonaparte

Trimestrale della ASSOCIAZIONE CULTURALE LUCIANO BONAPARTE PRINCIPE DI CANINO - Largo Luciano Bonaparte, 46 - 01011 CANINO (VT) Anno VI n° 2 - Maggio 2011

15-16 maggio 2011

In attesa del Buon Sindaco A Canino si rinnova la compagine dell’Amministrazione Comunale di Mauro Marroni “Pianino, adagino andavano a spasso, erano quattro amici, come si chiamavano?” canticchiava il nostro amico più grande che aveva già quasi cinque anni; e poi continuava, guardandoci con aria saputa: “possibile che ancora non hai capito?”. Così ci guarda oggi, visibilmente soddisfatto della spiegazione il nostro Ministro della Giustizia quando chiarisce che, al pari di dentisti, notai e ingegneri, anche i giudici, quando sbagliano, ovviamente devono pagare. E i politici? I ministri? Gli amministratori pubblici? Quanto ci costa una legge sbagliata? Una normativa da rifare? E gli studi, i preventivi, le analisi per un’opera pubblica mai avviata o incompiuta o abusiva? La riflessione da fare non è così semplice come pure viene prospettata. Proviamo. Prendiamo in considerazione solo persone oneste le quali, per passione, impegno civile, attitudine o quant’altro abbiano deciso di attraversare la loro vita vestendo gli abiti di un politico o di un magistrato (per tutti gli altri ovviamente vale lo stesso discorso ma così semplifichiamo e rimaniamo al tema). E prendiamone una ad esempio: il prossimo Sindaco di Canino. Ebbene, se decidesse di costruire una circonvallazione per eliminare il traffico pesante dalla statale che attraversa il paese, otterrebbe certamente dei benefici per la collettività ma, allo stesso tempo, potrebbe causare danni per quegli esercizi commerciali che resterebbero tagliati fuori. E se, a conti fatti, i danni economicamente quantificabili fossero predominanti? Li porremmo a suo carico? O sarebbe ugualmente da encomiare perché, rischiando, ha cercato di risolvere un problema? In altre parole: bisogna evitare il pericolo che non ci sia più nessuno disposto a correre i rischi che comporta la carica ed allo stesso tempo convenire che non sarebbe strano se, insieme alla gratificazione, prestigio, potere e compensi ottenuti con la carica, chi prende tutto questo fosse anche assoggettato alla condizione del “chi sbaglia paga”. Oneri commisurati agli onori. Un impiegato semplice e un operaio guadagnano poco perché rischiano poco, un loro errore deve essere reiterato o particolarmente grave per procurare conseguenze, al contrario un dirigente può essere licenziato senza spiegazioni. Arriviamo così nuovamente ai nostri magistrati ed ai loro errori (badate bene: stiamo sempre parlando di errori non di comportamenti illegali perché per questi ci sono già le leggi cui sono sottoposti i giudici come i politici, gli impiegati, i dirigenti). Come abbiamo fatto per i politici, diamo per scontato che si parli quindi di un giudice onesto. Anche lui sarà chiamato a valutare, a “interpretare” la legge, a pesare i diversi aspetti di un problema per scegliere se andare alla ricerca di una decisione non solo formalmente “giusta” oppure se fermarsi alla rigida applicazione di una norma. In buona sostanza anche qui: starsene fermi per non rischiare errori o affrontare le eventuali conseguenze di una decisione più “giusta” ma che potrebbe essere contestata? Nei prossimi giorni, come ogni volta che siamo chiamati al voto, noi dobbiamo nuovamente decidere su temi che, come vediamo, sono alla base della convivenza civile; il 15 maggio decideremo chi di noi sarà il Sindaco. Sono anche problematiche assiomaticamente non risolvibili da esseri imperfetti che (fortunatamente) continuano però a cercare soluzioni perfette. Si tratta, nella sostanza, della stessa scelta fondamentale che sta sotto la decisione di applicare le regole della democrazia invece di quelle, molto più semplici, imposte dal tiranno. Sono scelte che faremmo con molta più tranquillità se avessimo a disposizione una classe dirigente (di “onesti”, “anziani”, “saggi”?) formata da persone universalmente stimate. Così non è purtroppo; né, come detto, potrebbe mai essere. La via d’uscita? Ricominciamo (facendoci un po’ di forza, mi rendo conto) con una meditata scelta, ma anche pronti a considerare poi i nostri rappresentanti comunque meritevoli della nostra fiducia e quindi in grado di svolgere il loro compito. Riproponendoci altresì di svolgere assiduamente il nostro: chiedendo immediato conto del loro operato mediante una nostra più consapevole ed attiva partecipazione alla vita sociale. In modo tale che, un po’ alla volta, magari pianino, adagino, ci si possa ritrovare in un paese in cui i più adatti governino sotto l’occhio vigile di tutti.

I tondi donati da Luciano Bonaparte alla Chiesa Collegiata di Canino di Fulvio Ricci

ASSOCIAZIONE CULTURALE LUCIANO BONAPARTE PRINCIPE DI CANINO CANINO 2008

5ª ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI CANINO - Arancera (Piazza Valentini) domenica 10 aprile 2011 - ore 18,00

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L’antico porto etrusco di Punta delle Morelle di Vittorio Gradoli I porti antichi di Vulci tra mito e realtà: un ponte tra Sardegna ed Etruria? 2ª parte (pag. 8)

10 giugno 1944 di Corrado Conti Come tutti gli italiani che hanno seguito i festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia, ho seguito a mia volta le cronache dei giornali e quelle televisive. In dette trasmissioni abbiamo visto le ricostruzioni dei fatti, di carattere politico e militare, che hanno contrassegnato il lungo percorso che va dallo sbarco di Garibaldi a Marsala al Regno d'Italia, quindi al ventennio fascista, alla seconda guerra mondiale, all' 8 Settembre. E proprio per questo avvenimento, subimmo l'occupazione del nostro Paese. Poi arrivarono gli anglo americani, la resistenza, quindi fu indetto un referendum costituzionale e l'Italia divenne una Repubblica. (segue a pag. 9)

12 giugno 2011, si vota. REFERENDUM: è la giornata del cittadino Il prossimo 12 giugno tutti i cittadini italiani saranno chiamati a prendere una decisione su temi di primaria importanza quali l’uso dell’acqua ed il ricorso all’energia nucleare. Fine delle chiacchiere quindi: decidiamo noi, in prima persona, senza deleghe o mandati di rappresentanza. Saremo davanti ad un foglio sul quale metteremo la nostra decisione. Il giorno dopo non potremo accampare scuse né dare colpe perché la scelta sarà stata solo nostra. Momento di grande democrazia questo. Giorno di festa per tutti coloro che provano il piacere di scegliere e decidere, che misurano la propria dignità con la capacità di assumersi la responsabilità delle conseguenze dei propri atti. Giorno di lutto per chi ha bisogno che altri decidano per lui che, non avendo fatto scelte potrà presentarsi al bar, il giorno dopo, per criticare chi ha deciso e chi no, chi ha votato sì e chi no, a prescindere. Finché ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarlo.

CUCCHIARI DANILO è stato riconfermato nella carica di Presidente e GABRIELLI ONELIA in quella di Vice Presidente.

La premiata Tipografia Vulcente di Marilena Cupidi Agli albori del 1900 Canino, “la piccola Napoli” prima e “la piccola Parigi della Maremma” poi, era una cittadina che contava all’incirca dai 3.500 ai 4.000 abitanti. Dall’aspetto elegante sia nell’edilizia che nelle consuetudini, vantava un’organizzazione culturale e sociale assai progredita rispetto ai centri limitrofi e, su basi minori, alla stessa Viterbo. Già dotata di acqua potabile sin dall’epoca dei Farnese, Canino, dal 1870 in poi, vide sorgere importanti istituzioni e servizi. Le Scuole pubbliche, la Stazione dei Carabinieri, una Banca, l’Ufficio Postale e Telegrafico, l’Ospedale, il teatro, la Banda Musicale e l’illuminazione elettrica. Erano funzionanti una Cartiera, una Fornace e un Sansificio, la Fabbrica del ghiaccio, Officine elettriche, la Tipografia. Vantava, inoltre, molini attrezzati secondo le tecniche più moderne del tempo tanto che la produzione di olio e di cereali era in progressivo aumento a vantaggio delle industrie locali. (segue a pag. 7)

La Ferriera di Canino di Italo Sarro Sul finire del ‘700, la siderurgia occupava un posto di rilievo tra le attività economiche dello Stato pontificio, prima dell’invasione francese. Essendo effettuata in 20 ferriere camerali e private, costituiva una voce abbastanza importante dell’attività industriale dello stato, che comprendeva anche fabbriche di rame, di ottone, di piombo, cartiere, tessili, ceramica, ecc, ma, soprattutto, molini. (segue a pag. 5)

“MUSEUM ETRUSQUE” di Luciano Bonaparte All’interno il 6° fascicolo della prima traduzione in italiano a cura di Francesco Menghini


CENASPETTACOLO

SABATO

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APR

DEGUSTANDO CON DANTE MAESTRO DI…VINO INFERNO Canto III L’Antinferno e gli ignavi E’ l’inizio del viaggio di Dante paragonabile all’antipasto, qui trionfano gli ignavi, coloro che “son sospesi” nell’incertezza di affrontare con decisione una situazione (il pasto?) o rinunciare. La figura che emerge è papa Celestino V.

INFERNO Canto V Lussuria e piacere I personaggi sono Paolo e Francesca “amor ch’a nullo amato amar perdona”. Quale gesto più lussurioso del gustare il pasto? E’ una grande metafora del gusto della scelta di vita a favore del bel vivere.

PURGATORIO Canto XXIV La goduria del buon cibo Nel Purgatorio le anime dei golosi espiano la loro colpa soffrendo gli stimoli della fame e della sete. Sfigurati da una estrema magrezza, ascoltano voci celestiali che declamano esempi storici, biblici e mitologici di temperanza e di gola punita. Un canto eccezionale per parlare di buona tavola e di eccessi...

INFERNO Canto XXXIII I tormenti della fame E’ un canto triste, ma allo stesso tempo stimolante. Ugolino, personaggio politico di primo piano, viene condannato a morire di fame, rinchiuso in una torre insieme ai figli. Non c’è morte peggiore per chi ama il buon cibo...

PARADISO Canto XXXIII Il trionfo della purezza E’ il canto finale dell’opera di Dante. L’esaltazione della purezza. Più umanamente è la fine di ogni percorso con l’elogio di ciò che è stato veramente esaltante. La purezza dello spirito anche dal punto di vista dello stato terreno, corrisponde al massimo della gioia e non solo nel campo della Poesia (è il momento del dolce!).

Lo spettacolo nasce da una felice intuizione di Giuseppe Rescifina e mette insieme la rilettura dei passi più famosi della Divina Commedia a musiche, canzoni, riflessioni e argute allusioni a fatti dell’attualità comparabili con quelli descritti dal Divino Poeta. Il tutto a favore di poco meno di cento persone che si sono incontrate, per l’occasione, nella sala del “B&B Casale Bonaparte”. Infatti l’evento, da noi organizzato in collaborazione con Slow Food Lago di Bolsena e Tusciaeventi, prevedeva anche un finale in cui “parlare di buona tavola”, tra “chi ama il buon cibo”, gustando ricette locali. Migliore non poteva essere quindi la scelta del locale dove, i fortunati che sono riusciti a prenotare per tempo, hanno così trascorso, prima con grande attenzione e quindi in allegria, una serata “diversa” e tanto piacevolmente vissuta da trattenersi poi, fino a ben oltre la mezzanotte. Esperimento riuscito allora e, sentite le richieste di molti, ci stiamo attivando fin d’ora per una analoga iniziativa da attuare in una calda notte della prossima estate. A presto!

CUCCHIARI DANILO e GABRIELLI ONELIA sono stati confermati nelle cariche di Presidente e Vice Presidente della nostra Associazione

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5ª Assemblea Generale dei Soci E’ stata l’occasione per fare il bilancio dei primi cinque anni di attività

Nata con lo scopo principale di diffondere la conoscenza di Canino, delle sue ricchezze storiche, artistiche, archeologiche, paesaggistiche e gastronomiche, la nostra Associazione si è avvalsa per questo, fin da subito, del trimestrale “Canino 2008”. La rivista, grazie al contributo costante di quasi tutti gli operatori commerciali di Canino e di notevole parte dei lettori, è potuta uscire regolarmente, alle scadenze previste e anche con numeri monografici, arrivando così al risultato (inizialmente non immaginabile) di aver diffuso a Canino, in Italia e oltre, circa 75.000 giornali. Di più: i contributi che hanno permesso la stampa e la distribuzio-

ne di “Canino 2008” hanno consentito anche la istituzione di Borse di Studio a favore degli studenti delle scuole medie di Canino, Arlena, Cellere, Tessennano e da quest’anno, considerata la contiguità di interessi tra i nostri paesi, l’iniziativa si è estesa anche a favore degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gaietta Gradoli” di Montalto di Castro e Pescia Romana. In questi anni l’Associazione ha organizzato eventi, quali le conferenze sull’Olio di Oliva e sull’Asparago, dedicate ai comparti produttivi di maggiore rilevanza per il paese. Si è occupata dei giovani organizzando momenti di relax come le gare di Mountain Bike in collaborazione con la scuola MTB di Montefiascone ed incontri con personaggi del mondo scientifico con le conferenze dedicate ai viaggi spaziali ed alla meteorologia. Abbiamo portato a Canino comitive di visitatori grazie alla collaborazione con altre associazioni ed enti quali Slow Food, la Banca di Viterbo, il Club 500 di Viterbo, Tusciaeventi. Ed infine non ci siamo fatti mancare momenti di pura convivialità organizzando degustazioni di prodotti tipici o cene molto particolari come la “Cena sotto le stelle” nei giardini di Palazzo Valentini o la “Cenaspettacolo” di cui all’articolo in questa pagina. Abbiamo posto particolare attenzione ai rapporti con le Associazioni che, come la nostra, lavorano per il bene del paese lasciando spazio sul giornale a loro interventi ogni qualvolta ci è stato richiesto ed inserendo la versione multimediale di tutti i numeri usciti sul bellissimo sito di “Canino.info”. Tale bilancio positivo e specialmente il successo ottenuto con le ultime iniziative di cui diamo conto in queste pagine, saranno da sprone per continuare su una strada che si è rivelata corretta, tanto che tutti i componenti del Comitato Direttivo, sono stati unanimemente riconfermati dall’Assemblea. Questi hanno a loro volta prorogato il mandato agli amici: Danilo Cucchiari - Presidente, Onelia Gabrielli - Vice Presidente, Sandro Leoni - Cassiere, Santina Ruiu - Segretaria.

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INCONTRO CON I CANDIDATI A SINDACO Barbara Banco

Mauro Pucci

Bruno Caratelli

Come (fortunatamente) accade sempre più spesso quando vengono proposti temi “più seri” o “impegnati” o “culturali”, questa nostra iniziativa ha trovato rispondenza da parte di una “inaspettata” quantità di concittadini.

Dobbiamo confessare che avevamo inizialmente pensato di limitarci a richiedere ai candidati nelle prossime amministrative di incontrare i soli nostri associati per illustrare i programmi in tema di attività culturali. La loro immediata ed incondizionata risposta positiva, la consapevolezza successiva di poter mettere a confronto in modo serio, pacato e costruttivo idee diverse di gestione pubblica, l’interesse subito percepito da parte delle persone che ci

chiedevano della iniziativa, ci hanno fatto riflettere sulla importanza di un “incontro” che andava ben al di là di un fatto “interno”. Così abbiamo invitato tutti. Lo svolgimento dell’assemblea ci ha quindi dato ragione. In un momento in cui la rissosità politica ha raggiunto vette impensabili; in presenza di incommendabili esempi che provengono da palcoscenici molto più importanti, Canino ed i signori che si presentano candidati a rappresentarla al massimo livello, hanno dato chiara dimostrazione di come la democrazia realmente funzioni. Barbara Banco, Bruno Caratelli e Mauro Pucci, domenica 10 aprile hanno illustrato in modo semplice e pacato le loro diverse idee, sottoponendole civilmente alla riflessione ed al giudizio dei cittadini che sono stati così messi democraticamente in condizione di decidere a chi affidare il governo del paese per i prossimi cinque anni. Per questa loro disponibilità e serietà, per il loro entusiasmo e passione, abbiamo loro risposto di considerarli già a +1 sul nastro di partenza. Ci sentiamo tutti più tranquilli quale che sarà la nostra scelta. Come Associazione siamo orgogliosi di essere stati artefici di questa notevole manifestazione di civiltà.

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L’ASPARAGO VERDE DI CANINO Il convegno sull’asparago, organizzato dalla nostra Associazione in collaborazione con COPA e Slow Food Condotta del Lago di Bolsena, ha visto la partecipazione di: CCIAA di Viterbo, Coop Tirreno e Coldiretti. La relazione della Prof.ssa Sara Farnetti, nutrizionista dell’Università Cattolica di Roma, ha avuto come contorno interventi che hanno illustrato al meglio quello che è lo stato attuale del comparto produttivo e cooperativo (intervento del Dr. Sergio Marcoaldi - COPA) quelle che sono le aspettative della grande distribuzione (Dr. Pelosi Massimo - Unicoop Tirreno) e le ipotesi migliorative di efficienza e

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Fasi di lavorazione all’interno dello stabilimento COPA

organizzazione prospettate dal Presidente della Camera di Commercio di Viterbo Dr. Palombella Ferindo. Convenendo con l’auspicio che si possa giungere in tempi ragionevoli alla istituzione del marchio IGT per l’Asparago Verde di Canino, i relatori si sono proposti di approfondire le indagini sulle caratteristiche peculiari dell’asparago proveniente dai nostri terreni, al fine di poter ancor più qualificare l’offerta sui mercati nazionali ed esteri.

Campi coltivati ad asparago sulle pendici dei Monti di Canino

PER LA QUINTA EDIZIONE VERRANNO ASSEGNATE

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A favore degli alunni dell’Istituto Comprensivo Paolo III di Canino e “Gaietta Gradoli” di Montalto di Castro Per il quarto anno consecutivo la nostra Associazione organizza borse di studio a favore dei ragazzi di scuola media che frequentano l’Istituto Comprensivo Paolo III di Canino e che provengono quindi anche da Arlena, Cellere e Tessennano. Con quelle di quest’anno, avremo quindi elargito ben 23 borse di studio che, pur limitate negli importi, hanno sempre suscitato vivo interesse nei ragazzi. Apprezzabili sono sempre stati i componimenti e grande la partecipazione in occasione delle cerimonie per la consegna dei premi. Quest’anno abbiamo allargato il nostro intervento anche ai ragazzi che frequentano l’Istituto Comprensivo “Gaietta Gradoli” di Montalto di Castro e Pescia Romana. Otto classi hanno risposto positivamente al nostro invito, a dimostrazione dell’apprezzato interessamento della Dirigente Prof.ssa Olimpieri Grazia e degli insegnanti.

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Capolavori dispersi: un’addenda per Jacopo Pontormo a Canino di Fulvio Ricci e G. Battista Crocoli Una conoscenza più attenta, puntuale ed evvertita di quanto il territorio è in grado di fornire in materia di opere d’arte scarsamente indagate o totalmente sconosciute, permette sia di definire con maggiore cognizione le linee di sviluppo ed evoluzione delle arti, sullo sfondo del divenire e dell’intrecciarsi delle vicende storiche, sia, non di rado, di individuare opere di grande rilevanza che, benché estranee all’evoluzione dei processi formativi dello sviluppo storico-artistico del territorio, vanno ad incrementare con nuovi insospettabili numeri il

catalogo di personalità di assoluto rilievo e fasi importanti di storia del collezionismo. Nella chiesa collegiata dei SS. Giovanni Evangelista ed Andrea nel piccolo centro rurale di Canino in provincia di Viterbo, si trovano due stupendi tondi lignei raffiguranti i profeti Isaia e Michea. Improponibili didascalie dichiarano i tondi frutto del pennello di un anonimo fiammingo del XVI secolo; la guida rossa del Touring Club con sobrietà e maggiore adesione al vero conferma la datazione e lega le due opere alla Scuola Toscana. Le due tavole sono arrivate nella Collegiata del centro castrense nel 1809, quando Luciano Bonaparte, gratificato dal papa del titolo di Principe di Canino, fece dono alla comunità di una eccezionale opera d’arte acquistata sulla piazza fiorentina: la Madonna in trono col Bambino e santi opera attribuita a Mariotto Albertinelli che ornava uno degli altari della Cappella Medici; ad incre-

mento della cospicua somma pagata per la tavola di Mariotto furono aggiunti i due tondi, ancora appesi ai lati dell’altare della medesima cappella quando la sensibilità estetica dei primi anni dell’Ottocento le riteneva ormai povere cose passate di moda. I profeti sono affiancati da due putti angelici recanti le tavole su cui compaiono scritti in bellissimi caratteri capitali apicati i versetti dell’incipit delle loro profezie sull’avvento del Messia: (.)ST (.)LLA DEMOS/TRAT MAIO/COLUNT (.)NITE/MU/DO; e REGIS/TARSIS/ET IN MUN/OFFERET. Il profeta Michea, raffigurato di profilo, è rivestito di una veste rosata e di un ampio manto che va a coprire anche la testa, lasciando scoperto il volto dal profilo forte e autorevole, reso più importante da una fluente barba grigia, nella mano sinistra regge il calamaio con la penna mentre la destra è atteggiata ad un severo gesto di ammaestramento; l’angelo reggicartiglio è, invece, presentato in un prospetto quasi pieno con il volto paffuto, dall’ovale perfetto definito da un segno di rara delicatezza e capacità rappresentativa, vivacizzato dallo sfumato rosato delle gote; l’incisività del disegno e la qualità del colorito morbido si conferma anche nelle ali che trascolorano dal rosa al verde pallido e nelle vesti dai colori pastello verdi soppannate di rosa; un compatto blu notte crea il fondale che esalta, nonostante il non ottimale stato di conservazione, l’elegante tenuità del parato cromatico. Isaia è raffigurato in posizione frontale, anch’esso avvolto in un ampio manto rosso e in atto di indicare il testo profetico esibito sulla tavola; il piccolo angelo che lo affianca è presentato completamente nudo, tale da far risaltare nel volto, nelle ali e nella delicata anatomia infantile il virtuosismo disegnativo del maestro; le notevoli doti di quest’ultimo sono confermate dalla padronanza e dalla incisività del disegno sublime nel definire i volti bellissimi del vecchio e del putto e dalla varietà dei gesti che esprimono l’intensità degli stati d’animo. La sorpresa più esaltante ed affascinante, però, è individuare in queste figure una cifra caratteristica che porta ad assegnare i due tondi al pennello del massimo esponente - unitamente al Rosso Fiorentino - del primo Manierismo fiorentino: Jacopo Pontormo. Un Pontormo non ancora affogato nel suo visionario rovello creativo, anticamera di quelle crisi che sempre più lo sprofonderanno nelle nebbie della depressione, ma fortemente segnato dalla potenza innovativa del disegno michelangiolesco - specie per come era venuto esprimendosi nella potente creazione della volta Sistina - che rimarrà per sempre il più forte riferimento creativo dell’empolese anche in virtù dei profondi legami tra i due geni, vivi e fecondi fino alla morte di Jacopo. Le evidenti ascendenze michelangiolesche e le -4-

affinità notevoli con la Visitazione dipinta da Jacopo nell’atrio della Santissima Annunziata a Firenze entro il 1516, permettono di inserire la produzione dei nostri tondi a cavallo tra gli anni conclusivi del secondo decennio e gli inizi del terzo del Cinquecento, da collegarsi con le numerose commissioni medicee affidate a Jacopo in quegli anni, specie in virtù del legame profondo con il dotto Ottaviano Medici (alcuni caratteri secondari delle acconciature delle figure dei tondi richiamano analoghe soluzioni esperite da Jacopo negli affreschi

del lunettone di Vertumno nella villa di Poggio a Cajano). Una indiretta ma persuasiva controprova della straordinaria attribuzione viene dalla individuazione nella chiesa di S. Maria dei Miracoli a Castel Rigone, frazione del comune di Passignano sul Trasimeno, di due precise copie dei nostri tondi, realizzati nel 1528 dal perugino Domenico Alfani, maestro noto per la sua notevole attività di colto copista delle più famose realizzazioni del protomanierismo fiorentino con particolare attenzione proprio al Rosso e a Jacopo Pontormo. * * * Un sentito ringraziamento va all’amico e nostro collaboratore Sergio Fatti il quale ci ha fornito prontamente le foto dei tondi conservati nel Santuario della Madonna dei Miracoli. Che si tratti di una riproduzione delle stesse opere sembra fuor di dubbio. Possiamo considerare definitiva l’attribuzione fatta dagli autori dell’articolo?


“Mole” a grano camerali e il forno a “ferraccio” di Canino di Italo Sarro La lavorazione del ferro, nell’ex Stato di Castro, aveva il suo centro a Ronciglione, nella cui ferriera il prodotto grezzo, fornito dal forno di Canino, veniva trasformato in manufatti di ferro ad uso industriale ed in attrezzature agricole. La fabbrica alimentava un artigianato, che trovava un facile mercato, il che si rifletteva positivamente sul tenore di vita degli addetti e delle loro famiglie. Ben presto, però, la siderurgìa dello stato entrò in crisi, perché le ferriere pontificie continuavano ad ignorare l’uso del carbon fossile e di altri ritrovati tecnologici. Ciò, però, non fece venire meno il lavoro presso il forno di Canino, che, sia pure in forma rallentata, continuò ad essere in un certo senso attivo anche nel primo decennio del secolo XIX. Occorreva, però, cambiare registro. Gli addetti, infatti, lavoravano in condizioni di insicurezza, il che dava, tra l’altro, luogo a risse pericolose e non sempre potevano contare sulla legna dei boschi camerali, sia perché doveva L’Amministrazione forniva l’acqua e, soprattutto, metteva a disposizione degli abitanti due “mole” a grano, l’una a Pianiano e l’altra presso la Ferriera di Canino. L’uso dei molini viene rigidamente definito da una nota di istruzioni1 che detta le condizioni a cui il subaffittuario deve uniformarsi. L’Affittuario generale deve fornire le due “mole andanti, e macinanti, e rifornite di buone impalature e stigli necessari”, mentre il subaffittuario deve mantenere il materiale in buono stato per ottenere farine di buona qualità e deve usare “senza minima alterazione coppe solite”, il che la dice lunga sulle frodi alimentari. Egli s’impegna, altresì, a non impedire “e molto meno” a deviare il corso dell’acqua e ad avvertire il Castellano di Canino di eventuali “ruine” dei fabbricati. Stabilito che è consentito un certo ritardo di pagamento, il subaffittuario si obbliga di fare in Pian dell’Abbadìa tre raccolti e di pagarne il solito terratico in grano (“ben cascato, vegliato e alzato a vento, a misura di staro piano che sarà imposto con l’assegna che gli verrà fatta nel tempo delle locazioni che si faranno per detti raccolti.. et in’ oltre dovrà consegnare rubia 12 a grano… che vi entrano per il sotto così concordato alla raggione di rubia cinque per cento…”). Il protocollo, al punto 9, si trasforma in un vero e proprio manuale di coltivazione della terra, rigidamente prescrittivo. Il conduttore è tenuto “a farne buoni lavori nelle maggesi con li soliti solchi a tempi debiti e mai per caldafredda e con seminarli e fargli tutti i necessari lavori e spurgarli da cattivi semi e… mancando… possa l’Affittuario mettersi le compagnìe per mondare e rimondare…; mancando di seminare i terreni è tenuto a pagare ciò nonostante il terratico… E volendo in ogniuno delli detti tre raccolti seminare altre some, sette o otto di terreno a orzo e biada, oltre le suddette some 40 a orzo debba pagarne il terratico a Biada, o orzo che si seminerà e questo per fargli cosa grata perché non passi in esempio…etc.” Viene autorizzato il subaffittuario a “tenere e pascere senza pagamenti di fida2 tanto di estate che di inverno 25 Bestie vaccine, oltre le 4 che devono esentarsi per li 4 Aratori… e tenendone maggiore quantità delle suddette 29 Bestie sia tenuto pagare la solita fida e stare alla conta che gli farà il Castellano di Canino”. E’ singolare la raccomandazione finale contenuta nell’atto del 22 aprile 1761. “Che detto subaffittuario sia tenuto, ed obligato, come promette e si obliga macinare il grano, che gli si porterà in dette mole da buono, fedele e diligente molinaro, e fare ai macinanti buono favore, per non sentire lamenti con esiggere le Moliture di quelli che anderanno a macinare in

essere usata anche per le “mole” per macinare il grano e gli altri cereali sia perché il taglio dei boschi non veniva eseguito a regola d’arte, il che non assicurava il continuo apporto di legna. Ciò avrebbe presupposto che il patrimonio boschivo fosse adeguatamente difeso e protetto, ma i continui interventi del Tesoriere generale, spesso, rimasero una pia intenzione, che cozzava contro lo strapotere degli affittuari. La situazione, come viene dimostrato nel libro Pianiano, di cui si propone il cap. VIII, poteva essere modificata solo con l’intervento netto e deciso dell’autorità competente. Il che avvenne ed in modo piuttosto ruvido quando “S. E. il Sig. Senatore Luciano Bonaparte” acquistò, il 27 febbraio 1808, la Castellanìa di Canino e con essa il forno “a ferraccio” che, opportunamente trasformato, doveva diventare una voce molto importante nell’economia dello stato.

dette mole, con osservare il solito senza punto e gravarli, con avendone delle medesimi quella dovuta mercede, e ora solita cappatura la quale dovrà esiggersi, e riscuotersi alla solita Coppa”3. Il subaffitto della mola di Pianiano e della Ferriera di Canino era una forte preoccupazione per l’Amministrazione. Infatti, già in precedenza l’Affittuario Generale, conte Niccolò Soderini, aveva subaffittato al sig. Pietro Petri, per tre anni, a partire dal 29-9-1754, per una risposta annua di 100 rubbi di grano da consegnare di “bimestre in bimestre” a Canino a sue spese e “ senza incomodo ad averle, goderle in magazzino come in cose simili, e nello stesso modo, e maniera che per lo passato sono state godute dal fù Domenico Marrani, subaffittuario antecessore”4. Il contratto, che decorreva dal 29 settembre 1754 al 28 settembre 1757, prevedeva le solite clausole, patti e condizioni sia per il conduttore che per l’affittuario. “Minacciando ruina le fabriche”, il Petri è tenuto a notificare “in scriptis” all’Affittuario Generale e per esso al Castellano di Canino “l’emergente del danno che lo sovrasta, affinché da Sua Signoria Ill.ma possa farsi istanza al Tesoriere generale per la riparazione”. Il contratto che stiamo esaminando è più rigido di quelli successivi in quanto non ammette “ritardi nel pagamento.” “Mostrandosi moroso” nel fare la consegna della risposta,…”si dichiara, che oltre il poter esser astretto ad effettuarla coll’uso dela mano regia, previa Intimazione da eseguirsi Domi dimissa copia per tres dies ante, sia lecito, e possa detto Ill.mo Sig. Affittuario Generale di propria autorità, de facto, e senza alcun Decreto, o mandato di Giudice, con una sola notificazione extra giudiziale da eseguirsi come sopra, rimuoverlo dal predetto subaffitto e questo rinovarlo, e fare con altri una a tutte Spese, risico, pericolo, e danno dello stesso Sig. Pietro Petri, e suoi senza doverlo ammettere al beneficio della purgazione della mora”5. Qualora dovessero verificarsi casi inopinati, non potrà esserci “minorazione di risposta, o defalco, se non autorizzata dalla R.C.A.”. Il contratto prevede, inoltre, l’obbligo per il Petri di prestare -5-

quaranta some di lavoro per i raccolti del 1755, del 1756 e del 17576 in Pian dell’Abbadìa e di pagare “oltre la risposta 28:4, che importa il terratico, et onoranze in Grano… a misura di staro piano altre rubia due…sotto alla solita ragione di risposta 5 per cento, a motivo che dovrà riceversi... conforme si è praticato in passato con detto Domenico Marrani quali rubia trenta, e stara quattro”7. Ultimo aspetto previsto è che il Petri lavori e faccia lavorare da buono e diligente agricoltore, altrimenti… Infine, il contratto ripete quanto già prescritto al punto 9 che il subaffittuario può, durante i raccolti, “seminare oltre le sudette some quaranta a grano, altre Some Sette, o Otto di terreno da assegnarglisi come sopra a Orzo, e Biada, debba di queste pagarne il Terratico, et onoranza delle medesime Specie, che vi seminerà, e ciò per fargli cosa grata, e che per il lavoreccio, e durante detto Triennio s’accorda al… Petri di poter tenere a pascere 25 Bestie vaccine oltre le quattro” (previste) per gli aratri senza pagamento di fida”8. Il mulino per il grano riveste una grande importanza nell’economia del luogo. Ciò spiega i privilegi concessi al subaffittuario. La “mole macinante” è comoda per la comunità ed è fortemente indicativa per la Curia assessoriale che, in base al pagamento della molitura, ha un quadro sempre aggiornato non solo della produzione, ma anche dei contribuenti. Non devono, quindi, destare eccessiva meraviglia le cure e la manutenzione che vengono riservate ai mulini nel corso del tempo. Infatti, il 9 settembre 1794, essendosi verificato un attentato contro la mola , scattano, su denunzia, le indagini del caso. Il Castellano di Canino, l’arciprete G.B. Vannuzzi, per il sig. Lucantonio Castiglioni, presenta querela e “comparsa” all’Assessore generale “contra quoscumque, li quali accessero…da addietro la palizzata fatta con molto dispendio da detto Enfiteuta alla Gora dell’acqua del molino camerale di Piano e verificato che sia detta devastazione fa Istanza…”9. L’Assessore apre un’inchiesta che affida al procuratore fiscale della Curia, perché siano stabilite le cause della devastazione della palizzata della gora. Il 17 settembre 1794, sono nominati, come esperti,


Domenico Falandi e Luciano Luciani, i quali dichiarano di aver osservato “esservi impassonate nella Gora, per far si che l’acqua tutta andasse contro di Essa,… con Tavole bene inchiodate in numero di quindici dietro alla quale si conosce esservi stati dei Passoni di legno per reggerla ma Due di detti Passoni sono stati svelti … talmenteché le Tavole per mancanza di essi si sono piegate e l’Acqua ha deviato e devia dal suo Corpo non entrando tutta nella Gora”10. Le osservazioni dei due esperti vengono confermate da un certo Ragni. Cristofaro Reali e Giuseppe Blasi, chiamati a testimoniare, dichiarano “(essere) informati chi abbia potuto togliere, e svellere dalla Palizzata del Molino… i due Passoni…11. Il Blasi, il 7 febbraio 1795, dichiara12 “essendo…di Cellere luogo soggetto a macinare i Grani nel Molino di Pianiano...coll’occasione mi sono portato in detto Molino ho veduto benissimo la palizzata che resta intorno alla Gora…tutta compita e sana: Circa però il mese di Luglio, o Agosto dell’anno prossimo passato, il molinaro Cristoforo Reali mi fece vedere che mancavano tre Passoni…ed un Passone lo vidi situato, e che serviva di fortezza ad una Fratta fatta ad una semente di Granturco di Luigi Baroni poco lontano da detto Molino”. L’ultima dichiarazione, fatta dal molinaro, risale al 7 marzo 179513 ed è del seguente tenore: “Facendo il Molinaro nel Molino Camerale a Grano di Pianiano, che presentemente si tengono in affitto i sigg. Fratelli Tordini mi avvidi…e mi ricordo, che circa il dì primo luglio del passato anno 1794 la Palizzata… era tutta sana, e buona; Circa li Cinque, o Sei detto però vidi detta Palizzata devastata, ma non so da chi…” L’inchiesta viene condotta con un tempo francamente eccessivo: 7 mesi! Di ciò è consapevole l’arciprete Vannuzzi “Finalmente doppo un lasso di tempo mi è riuscito di dare esecuzione a quanto VS Ill.ma si degnò commettermi…sulla comparsa esposta in codesto Suo Tribunale…da G.B. Vannuzzi14. Pertanto si invia tutto l’incartamento perché così il procuratore potrà constatare “quanto si è potuto avere di prove”. L’uso del mulino richiedeva vigilanza e attenzione continue da parte delle autorità preposte. Infatti, in un documento del 20 luglio 180015, il Castellano G.B. Vannuzzi intima all’affittuario della mola, Domenico Falandi, di pagare, entro 5 giorni, rubbi 33 per l’affitto. Trascorso tale termine, si procederà con l’uso della “mano reggia”. Con successiva lettera del 22 luglio, il Castellano, forse presagendo che il Falandi non avrebbe pagato, insiste con la richiesta dell’uso della forza. Il mulino di Pianiano meritava attenzione per tanti motivi non ultimo quello di mantenere un certo livello di equità e di moralità. L’insistenza sulla “solita cappatura” non è fine a se stessa, ma sottolinea un problema sempre esistito nei mulini: coppe colme allorché si tratta di esigere il diritto di molitura e rase, invece, nel misurare la farina spettante all’utente. La “mola” che presentava qualche problema era quella del “forno a ferraccio” operante a Canino. Funzionando esso a carbone, quella sul legname era una clausola costante nei contratti di affitto o di subaffitto. Al fine di assicurare un flusso continuo di combustibile, il Tesoriere generale aveva sempre emanato direttive precise sulla custodia e sulla difesa del patrimonio boschivo, autorizzando i funzionari subalterni “a compilare processo” nei confronti di coloro che sono stati arrestati “per incisioni di Legna da fuoco atterrati, e d’un Cerquolo tagliato dalla Pianta”. A Canino, il Castellano cercò di attenuare il rigore della norma e, in qualche caso, evidentemente remò contro16, se il Vice Assessore può affermare: “hò ordine di Mons. Tesoriere…di Processare il sud.to Castellano, il quale si prende troppi arbitrii, che non gli spettano”. Il motivo vero della lettera, però, è un altro. Il vice Assessore Agostino Brancati sente il dovere di “certiorare” il superiore di quanto avviene, purtroppo, con una certa frequenza, nel forno, oltre al comportamento del funzionario. Di recente ad un “ferrarolo” fu rotto un braccio. L’incidente è spiacevole non solo per chi l’ha subito, ma anche per chi doveva esercitare al meglio la sua azione di vigilanza e di controllo. Per evitare inchieste che potrebbero avere esiti imprevedibili,

il ferito, con il suo consenso, viene portato prima a Canino e, poi, dopo due giorni, fuori paese, per impedire al vice assessore che scrive di “prendere l’incolpazione perche il colpevole voleva aggiustare il Tribunale”. Mentre il Castellano di Canino ordina al vice assessore di ritirare la “relazione” del Tribunale della Sacra Consulta, qualche altro “insinua” il colpevole affinchè non paghi niente al giudice “per essere il Tribunale senza l’incolpazione”. Un altro fatto, piuttosto grave, è capitato ad un altro “ferrarolo” che, colpito da tre “palate” di ferro sulla spalla destra, è impedito nel lavoro. Dal momento che questi, continua il Brancati, è stato curato dal Professore ed ha presentato querela in Tribunale, è stata aperta un’inchiesta. Il vice assessore si reca nel forno per le “Stragiudiziali”, ma il Castellano dichiara “che il percosso era pazzo e che era stata una Ragazzata”. Ma non è finita! In Musignano, dove avevano sede i magazzini camerali, era scoppiata una “Rissa tra due bacini che stavano appena a spostare i Grani”. Dal soccombente “ne pigliai la relazione, e la comparsa”. Esaminati gli atti ed istruito il processo, il vice assessore ordina l’arresto del feritore (“ne diedi il captatur”), ma “li Esecutori di Valentano mai l’hanno eseguito perche gli era stata proibita la Carcerazione dal sud.to Castellano, sicche mi ritrovo d’aver spregato carta e fatiche, ma l’assicuro che me la paga tutta, e se non fosse per riguardo del Sig. Stampa e di VS.Ill.ma, gli vorrei far vedere come si opera”. La lettera del Brancati è molto chiara non solo sui rapporti di forza esistenti in seno all’Amministrazione, ma anche sulle questioni sociali. Le incisioni praticate sugli alberi, forse, sono procurate non per vendere, ma per poter procacciarsi legna da ardere. Ciò spiegherebbe il permissivismo non solo del Castellano, che, a quanto pare, interpreta la legge secondo le sue personali intuizioni, ma anche dell’affittuario generale. Il vice assessore si è lamentato con chi di dovere e conclude affermando che, se il capo delle guardie gli porterà “l’Accuse, ed altre inquisizioni su incisioni”, farà il suo dovere, “altrimenti Io non posso far da Giudice, e da Guardiano, mentre tutte le incisioni, che si son fatti, vi era il suo consenzo, ed io non lo posso comandare perche una volta disse la precisa parola: Che vuole da me il Vice Assessore a me mi paga Stampa”. Occorre dargli una “ripassata”, affinchè in futuro “obedisca ad ogni Comando del Giudice”. La gestione del “forno a Ferraccio” doveva di lì a poco cambiare bruscamente. La Castellanìa di Canino, che possedeva anche il forno, già di pertinenza della R.C.A. e “goduta in enfiteusi da Pietro Stampa”, veniva, infatti, acquistata da “S.E. il Sig. Senatore Luciano Bonaparte” il 27 febbraio 1808. Pochi giorni dopo, “sabbato 5 Marzo 1808”, il procuratore del nuovo proprietario, Giuseppe Vervelli, prende formale possesso della Castellanìa che comprendeva il forno e “le macchie denominate Morecce, Poggio de’ Bagni, Pianacce, Pietrucce e Mezzana, Fumaiolo, Crognoleta, Selvicciola, Riminino, Caldana, Vepre, come pure Villa Frascana colla Macchietta detta La Commune nel territorio di Arlena, quali macchie sono state sempre addette per il taglio della legna da ridursi a carbone per uso e servizio del medesimo Forno”. Il Vervelli è piuttosto spicciativo17. Lo Stampa aveva l’obbligo, ai sensi dello “Istromento d’Enfiteusi” stipulato con la R.C.A. il 30 marzo 1778, di osservare un taglio regolare nelle macchie proprio per non far mancare il costante rifornimento di carbone. Egli, invece, come risulta dal sopralluogo effettuato dal perito Qualeatti (“Di mio ordine ha acceduto sulla faccia del luogo delle stesse macchie”), non ha proceduto a tagli regolari nelle macchie. Egli ha “ solamente seguiti i tagli stessi in quei luoghi più vicini e più comodi che gli è piaciuto in grave danno e pregiudizio al presente della medesima Eccellenza sua il Sig. Senatore Proprietario…In vista di tutto ciò oltre che in nome dello stesso Sig. Senatore Bonaparte…solennemente mi protesto per la devoluzione dell’Enfiteusi di detto Forno a cagione che il medesimo Sig. Stampa non ha adempiuto i patti contenuti…chiedo e faccio istanza che si venga nelle forme legali alla liquidazione di tutti i danni e pregiudizi arrecati per sì fatti tagli irregolari ed ad arbitrio…”. -6-

NOTE 1Cfr. A.C., b. 12, fasc. 3. Nel fascicolo, sull’argomento, vi sono 3 documenti. Il primo contiene l’atto di concessione delle mole a grano della Ferriera di Canino e di Pianiano stipulato il 22 aprile 1761 dall’Affittuario generale Pietro Paolo Valdambrini per conto della R.C.A. I fratelli Domenico e Francesco Antonio Pasquali di Arlena di Castro ottengono il subaffitto che viene fatto per conto di Cristofaro Cianca, per un novennio, a incominciare il 29 settembre 1761 e per una “risposta annua di rubbie 110 di grano” da consegnare di bimestre in bimestre. Il secondo è la bozza del contratto di subaffitto delle mole a grano ed il terzo, in data 7 marzo 1770, ripropone l’atto del 1761. 2Imposta sul pascolo. Era in uso anche nel Regno di Napoli. 3Cfr. A.C., b. 158. Memoria sopra i molini dello stato di Castro. La coppa era una unità di misura usata nei molini dello stato ed era leggermente differente da luogo a luogo. Nella “mola” di Pianiano, ove erano obbligati a servirsi sia i Pianianesi che i Celleresi, una coppa corrispondeva a libbre 3,50 e per ogni soma di cereali venivano prelevate otto coppe. Nella “mola” della Ferriera, invece, la coppa era pari a cinque libbre. 4Cfr. A.C., Strumenti Camerali, fasc. 8, Istromento di Subaffitto delle Mole della Ferriera e di Pianiano in Testi Diversi, Corfidi Notaio, 1754 al 1757. 5Cfr. A.C., ivi, f. cit., c. 5. 6Cfr. A.C., ivi, f. cit., c. 6. Per il 1755, il lavoro sarà effettuato nei medesimi posti assegnati nelle passate locazioni a Domenico Marrani, suo zio. 7Cfr. A.C., ivi, c. 7. 8Cfr. A.C., ivi, c. 9. 9Cfr. A.C., b. 161/6. Il fascicolo contiene 9 documenti relativi alla devastazione della gora. 10Cfr A.C., ivi, c. 6. 11Cfr. A.C., ivi, c. 9. 12Cfr.A.C., ivi, c. 10 e seg. 13Cf. A.C., ivi, c. 1, Lettera dell’8 marzo 1795. 14Cfr. A.C., b. 161/7, Lettere al Procuratore. 15Cfr. A.C., ivi. 16Cfr. A.C., b. 161, fascicolo 1, Lettera indirizzata al Sig. Girolamo Battefolli Assessore Generale, Canino, 22 maggio 1790. 17Cfr. A.C., b. 126, Comparsa di Carlo Giuseppe Vervelli, procuratore di Luciano Bonaparte, davanti all’Assessore Generale Vincenzo Cordeschi il 5 marzo 1808. Sull’argomento cfr., inoltre, A.S.V., Fondo notarile di Tuscania, vol. 77, pagg. 353r - 354v - Atto del notaio Giuseppe Conti del 7 marzo 1808. La Castellanìa di Canino era stata venduta “a favore di Sua Ecc.za il S. Senatore Luciano Bonaparte con tutti, e singoli suoi annessi, e connessi come costa dall’Istro rogato sin sotto lì 27 Febbraio passato per gli atti del Nardi Not….”. Il Senatore, “Col presente Speciale Chirografo di mandato di Procura”costituisce “in mio Speciale Procuratore Monsieur Carlo Giuseppe Vervelli à potere per me, ed in mio nome, e vece prendere il vero reale e Corporale possesso …”.

Era l’8 dicembre 1972 quando Sandro Leoni, sua sorella Anna, Edoardo e lo scomparso amico Giancarlo, aprirono l’ «MZ CLUB» la prima vera discoteca a Canino che, dopo dodici anni di onorata carriera, nel giugno 1984, chiuse i battenti. Sabato 11 giugno 2011, alle ore 22,00, presso l’Agriturismo “Le Cascine” si terrà una serata danzante con musiche esclusivamente degli anni ‘70-’80. Per l’occasione i D.J. saranno: il mitico EMMEZETA coadiuvato dal giovane VIRUS. Parteciperanno: Silverio, Vanni, Franco Busy, Flavio e Antonio che animarono l’ MZ Club in tutti quegli anni.


La premiata Tipografia Vulcente di Canino di Marilena Cupidi Pacchiacucchi Nell’autunno del 1899 un impiegato del Municipio di Canino, Francesco Cupidi, stimolato dal desiderio di contribuire alla crescita e al lustro del Paese, ebbe l’idea di impiantare in loco una Tipografia.

I vari lavori che man mano uscivano dal piccolo impianto furono ben presto competitivi con quelli forniti dalle possenti e veloci macchine delle grandi aziende. La Prima Guerra Mondiale fermò il soldato Oreste Cupidi per ben cinque anni, i successivi lutti di famiglia e la morte prematura del primogenito Valentino,

Impresa più che modesta, all’inizio, se si considera nata da una persona priva di conoscenze tecniche in merito. Ma questo coraggioso uomo aveva un figlio, Oreste, particolarmente votato all’arte della composizione.

Fu così che il giovanissimo Oreste, ricco di entusiasmo, compiuta la Scuola Primaria, sposato il progetto, prese le redini dell’azienda paterna donando se stesso al lavoro col segreto proposito di trasformare quel modestissimo impianto in una moderna Tipografia. La grande passione per l’impresa, animata dalla forte tenacia, spinse ben presto il giovanissimo tipografo ad improvvisarsi Editore. E dire che aveva solo dodici anni! Fu così che dai torchi della “Vulcente”, tale il nome dell’impianto, uscirono in quegli anni diverse pubblicazioni, numeri unici, un periodico e, nel 1913, il volumetto “Risonanze”, opera prima del noto giornalista, il concittadino M a n l i o Pompei coetaneo e amico del nostro Editore.

ginali cliché, nel 1925 poté rinnovare totalmente l’impianto dotandolo di nuovi caratteri e moderni macchinari; più veloci e più competitivi con quelli delle grandi aziende. Purtroppo, nel 1979, con la scomparsa del coraggioso vero fondatore e animatore, la “Tipografia Vulcente” cessa per sempre la sua gloriosa attività ormai nota sull’intero territorio nazionale. L’aspirazione e l’entusiasmo di un giovanissimo, realizzata con crescente successo attraverso gli anni dalla operosità di un uomo tenace non poteva non essere apprezzata e premiata. Ne fanno testo i numerosi attestati di benemerenza conseguiti nel corso dell’attività: dalla 1ª Mostra Provinciale dell’Industria e dell’Artigianato di Viterbo del 1929 all’Esposizione Internazionale di Londra del 1933.

ridussero per un certo periodo l’attività della Tipografia ma non fiaccarono la tenace volontà, il singolare dinamismo e l’inesauribile attività del suo proprietario. Fu così che Oreste Cupidi, coadiuvato dalla creatività della moglie Olga nella realizzazione di numerosi ed ori-7-


I Porti antichi di Vulci tra mito e realtà: un ponte tra Sardegna ed Etruria? - 2ª parte di Vittorio Gradoli * I Porti di Vulci Lo studio dei porti di Vulci è complesso. Per prima cosa bisogna aver ben presente la situazione meteorologica prevalente del tratto di costa in esame. Gli antichi costruivano i propri porti tenendo in considerazione i venti prevalenti in modo tale da porre le principali opere difensive proprio contro questi venti. Il settore dal quale provengono questi venti e quindi i moti più pericolosi del mare, il settore di traversia, a Montalto è il settore compreso tra gli azimut 147° e 277° (Vittorio Gradoli, in Montalto di Castro, storia di un territorio, vol 1, Zetacidue ed.).

Altro elemento importante è quello della valutazione delle variazioni della linea di costa. Nel VIVsec. a.C. il livello marino si trovava circa 1,50 mt. al di sotto di quello attuale: la linea di costa era più avanzata dell’attuale. Sicuramente Vulci disponeva di due porti. Il primo, il più antico, era il Porto canale situato alla foce del fiume Fiora. Il fiume era certamente navigabile e le merci che vi giungevano potevano essere facilmente trasportate, tramite chiatte trainate da funi, verso la città di Vulci. (P.Gianfrotta, in Etruria meridionale, Quasar ed, 1988) La recente scoperta di imponenti opere di contenimento in mattoni di tufo presso Ponte rotto sta ad indicare che in quel luogo potevano probabilmente attraccare le chiatte che giungevano dal mare cariche di preziose merci provenienti dai mercati sardi, greci e del Mediterraneo Orientale.

Alcune importanti fonti storiche citano il Porto Canale (Itinerarium Maritimum Antoninii, e la celebre Tabula Peuntingeriana). L’altro grande Porto fu quello di Regisvilla (o Regae, secondo una più antica denominazione di

origine focese), situato in prossimità di Punta delle Morelle, a Montalto. Il Porto è citato nell’Itinerarium Maritimum, dove viene posto a VI miglia da Quintiana. La denominazione di Regisvilla (la “Città del Re”), citata da Strabone, ha un suo significato. Il grande storico e geografo greco, afferma che a Regisvilla avrebbe regnato Maleos, il Re dei Pelasgi, che da li poi sarebbe partito alla volta di Atene. Questa testimonianza è importante, perché ci indica l’arcaicità del luogo e gli antichi contatti stabiliti con i greci. Il primo ad occuparsi del Porto fu G.M. De Rossi (in Quaderni dell’ Istituto di Topografia Antica dell’ Università di Roma, De Luca) nel 1968 sulle basi delle tracce che era possibile arguire da una fotografia aerea scattata dalla RAF nel 1943. De Rossi notò l’antemurale del porto su cui frangono ancor oggi le onde del mare, e, dalla

foto aerea, le strade che conducevano verso Vulci. G.Colonna, invece (Atti del X Convegno di Studi Etruschi ed Italici, 1977) riferisce che il porto fu attivo fin verso il Medioevo e che tale Porto fu rivendicato dal Comune di Tuscania. Reperì materiali relativi al VI ed al V sec. a. C. ma non materiali più antichi e quindi la struttura, a suo giudizio, dovrebbe essere stata attiva fin dall’ età tardo arcaica. E. Tortorici (Ricognizione archeologica- Nuove ricerche nel Lazio, 1981) ipotizzò che il Porto doveva assicurare un efficace ridosso ad imbarcazioni medie e piccole e che il suo scopo era quello di fornire sosta momentanea. Per le soste più lunghe doveva bastare la foce del fiume Fiora. Effettuò anche una serie di saggi durante i quali rilevò una serie di interessanti strutture nella parte meridionale del recinto rilevato dalla foto aerea. Le strutture erano pertinenti a parti di un quartiere di età tardo-arcaica. Questi gli studi finora svolti nei riguardi dei Porti di Vulci. -8-

L’Associazione Subacquea Assopaguro di Montalto, ha dal canto suo svolto alcune ricerche per cercare di portare nuovi elementi alla comprensione del sistema portuale di Vulci. In seguito ad alcune ricognizioni preliminari, sono state rilevate alcune strutture ad andamento perpendicolare alla costa poste a Sud Est della diga frangiflutti, che potrebbero essere le strutture meridionali del porto di Regae. (Vittorio Gradoli, Op. Cit). Le strutture menzionate, rilevate per la prima volta dai sub dell’ Assopaguro, sono costituite da

muraglioni alti circa 1 1,5 metri costituiti da ciottoli fluviali. Sebbene tali strutture possano essere anche i residui del letto di un antico fiume, se tuttavia fossero confermate come opere murarie, potrebbe essere ricostruita la struttura originaria del porto di Regae, un porto quindi costituito da 2 moli (settentrionale e meridionale) non raccordabili con il frangiflutti. Una simile disposizione eviterebbe anche l’insabbiamento del porto stesso. Concludo auspicando una successiva e definitiva campagna di scavo, sotto l’egida della Soprintendenza e delle Autorità preposte, data l’importanza del sito, per meglio comprendere le dinamiche commerciali di una tra le zone archeologiche più importanti d’Italia.

(*) Presidente ASD Assopaguro, Montalto di Castro


10 GIUGNO 1944 - I tedeschi in ritirata sparano su Canino di Corrado Conti Torniamo a qua1che anno prima, quando la situazione era molto diversa, anche a Canino. All'epoca avevo 16 anni. Ricordo che gli Americani erano sbarcati in Sicilia e risalivano dal meridione; ma a Cassino furono bloccati dalla resistenza dei tedeschi e dalla geografia del territorio molto accidentato. I tedeschi, a quel punto, avendo fermata l'avanzata degli alleati, pur essendo molto impegnati sui vari fronti di guerra in Europa ed in nord' Africa, pensarono di allestire due campi di volo, per bombardare il fronte di Cassino, partendo da non molto lontano, quindi scelsero Canino. Mentre i bulldozer spianavano le piste di decollo e atterraggio nelle zone Roggi e dintorni di Tuscania, soldati tedeschi salirono a casa dei miei zii e, senza tanti preamboli, requisirono la casa per installarvi l'alloggio e gli uffici del Comandante. Effettivamente per far ciò, misero a disposizione 6 avieri a 2 autocarri, con i quali, senza fare danni, svuotarono la casa di tutti i mobili e quindi, avuto l'indirizzo del podere Pala, effettuarono lì il trasloco. Io con la mia famiglia, abitavamo nell'appartamento indipendente sito sotto quello requisito, al civico n° 4 di Piazza De Andreis. Pertanto noi potemmo restare a Canino. Con la vicinanza e le continue frequentazioni io ed i miei amici, così come qualche ragazza, diven-

tammo anche amici di alcuni piloti. Erano ragazzi di 18/20 anni, tutti ex studenti, ci si parlava un po' in francese un po' in latino, ma ci capivamo. Erano tutti convinti che la guerra per loro fosse persa, se riuscivano a salvare la pelle alcuni dissero che sarebbero andati in America. Comunque a Canino la vita trascorreva tranquilla. Il 1° Maggio 1944, i tedeschi festeggiarono. Fecero una sfilata per Canino ed in piazza De Andreis, davanti alla chiesa, vi fu una breve cerimonia con discorso del Comandante. Ricordo anche che i tedeschi la Domenica amavano giocare a pallone. Canino aveva una squadretta un po' particolare. Perché? Ve lo spiego. Il paese era invaso dai civitavecchiesi sfollati a causa dei bombardamenti aerei che la città portuale subiva continuamente. Inoltre per alcuni era zona di confino politico, come la famiglia inglese Metkalf composta da due genitori anziani e due figli di 21 e 23 anni che da tempo risiedevano a Bagnoli (NA) ma con la guerra il Regime li mise a domicilio coatto. Così pure per una giovane e bella bionda trentenne inglese, che proveniva da Roma, quindi una famiglia ebrea di origine greca, marito, moglie ed un figlio di circa 12 anni a cui fu permesso di frequentare le scuole di Canino. Questo ragazzino, a causa del suo cognome che io non ricordo, era soprannominato "Etnenos in du casse". Poi c'era un gruppo d'origine italiana ma il cui capo famiglia si chiamava Aimé Bartoli (ossia Amato Bartoli) con due belle figlie 18/20enni ed un maschio, Norberto, all'incirca della mia età, confinati perché avevano la cittadinanza francese. Si può ben capire adesso, come tra sfollati, confinati e clandestini non bene identificati, Canino avesse acquisito una popolazione multinazionale. Fra questi vi era pure uno strano tipo, tra 25 e 30 anni magro, scuro di carnagione, parlava l'italiano con accento francese, diceva di chiamarsi Toutousaus. Sicuramente era un prigioniero di guerra fatto da noi italiani o dai Tedeschi in Nord Africa, e quindi fuggito dalla prigionia e rifugiatosi a Canino. Quando al campo sportivo si allenava il Canino, lui andava a vedere gli allenamenti, poi si offrì a sua volta, di giocare in qualità di portiere.

E così iniziarono, nelle ultime domeniche di vita ancora tranquilla, le partite di calcio tra i Tedeschi della Luftwaffe contro il Canino multietnico. Nessun caninese mancava l’appuntamento e così caninesi e tedeschi, la domenica continuarono a sfidarsi sul campo, prima con risultati disastrosi per noi e infine qualche onorevole 0 a 0. Questa era l'atmosfera che si respirava in paese dove i giorni trascorrevano ancora abbastanza tranquilli nonostante la guerra in atto. Tornando al 1° Maggio, ricordo che molti caninesi assistettero alI cerimonia. La giornata era particolarmente serena e invitava la gente a goderne il tepore e la luminosità. Ma nel giro di poche ore la situazione cambiò completamente. Era l'imbrunire, stavo alla Piana, vidi arrivare diciamo da Montalto, 12 aerei da caccia Inglesi. Ognuno aveva due bombe sotto le ali. Passarono sul paese molto bassi e non troppo veloci. Mentre passavano facevano oscillare le ali per dare un chiaro segnale di pericolo alla popolazione. Infatti tutti capimmo che ci dicevano "scappate, vi dobbiamo bombardare". E noi scappammo. La cantina Pompei, sull' angolo della strada che porta a Vallecchia, era già aperta, essendo ormai considerata anche quella, rifugio antiaereo. Ero con il mio amico Gastone Pompei, mi disse "a Corrà annamo giù" e ci rifugiammo in cantina arrivando per ultimi; quindi cominciammo a contare gli scoppi che, calcolammo, sarebbero stati 24. Ne sentimmo una ventina, poi tutto finì. Fortunatanlente vi furono pochi danni, mi sembra un solo morto e qualche ferito tra i Caninesi, ma come sempre accade, la vita continuò. Allora mio padre decise, per motivi di sicurezza, di trasferirci al podere di sua sorella Laura, cioè il Podere Pala. Era primavera, belle le giornate passate in compagnia di mio cugino Sandro e di altri due amici: i fratelli Piccioni Luciano e Silvano; il primo era coetaneo di Sandro, il secondo aveva la mia età. Un pomeriggio, nel cielo sopra di noi, sentimmo rombo di aerei, colpi di mitraglia. Stava avvenendo un duello aereo tra un Messerschmitt tedesco ed uno Spitfire inglese. Al riparo dei tronchi d'olivo circostanti, osservammo il combattimento. Non fu molto lungo, l'aereo inglese venne colpito e cadde in picchiata in un uliveto confinante con quello di mia zia. Appena avvenuto l'impatto con il suolo, il motore si incendiò e l'ala sinistra si staccò dalla fusoliera. Noi quattro, attoniti, restammo a guardare il rogo fino allo spegnimento. Allora ci avvicinammo al relitto. L'aereo si era letteralmente infilato nel terreno per tutta la lunghezza del motore. Subito fuori terra c'era l'abitacolo privo del tettino di plexiglass che l'avrebbe dovuto coprire. All'interno era rimasto il corpo del pilota decapitato. Su di un ramo d'ulivo, dove aveva strisciato la nuca, era rimasto del cuoio capelluto con ancora dei capelli biondi. Poi l'incendio si spense, ci facemmo coraggio, ci avvicinammo per guardare. Il pilota, forse già ferito, probabilmente tentò di lanciarsi fuori ma troppo tardi. Estraemmo il corpo dal sedile di pilotaggio. Addosso aveva ancora la piastrina di riconoscimento. Adagiammo il corpo a terra e lo coprimmo con il pezzo d'ala distaccata. Dopo poco arrivò anche il proprietario del terreno. Gli consegnammo la piastrina e lo pregammo di trovare un'incerata per avvolgere il cadavere e sotterrarlo provvisoriamente nel suo terreno in attesa del prossimo arrivo degli americani. A distanza di circa un anno dalla liberazione, a Canino arrivò una limousine nera con autista e due anziani signori a bordo che chiesero di conoscere il proprietario del terreno dove era stato sepolto quel pilota che era il loro figlio. Non ricordo il nome di quel nostro concittadino; a Canino però dissero tutti che i due stranieri erano stati molto riconoscenti. Eravamo ormai abituati a sentire ed a vedere, di sera, i bagliori dei bombardamenti americani su Viterbo. Sapevamo pure che circa tre mesi prima, esattamente il 22 Gennaio 1944, gli americani erano sbarcati ad -9-

Anzio e stavano per arrivare a Roma. Poi, dalla radio, sapemmo che la capitale era stata liberata e le forze americane risalivano verso Nord. Di tedeschi ne giravano ancora tanti inoltre le retroguardie sono truppe con le quali è meglio non avere a che fare. Allora mio padre con un suo amico e relative famiglie, decisero di chiudere casa e accamparsi in campagna. L’amico di mio padre conosceva una grotta piuttosto grande, in località Sanmoro. L’andammo a visitare. Una volta ripulita, ci si poteva abitare. Furono ingaggiati due robusti operai che con pale e picconi, ripulirono egregiamente l'interno caricando tutto il materiale terroso in due carriole di legno, quelle di una volta, con la ruota cerchiata di ferro. E così la mia famiglia e quella del mio amico, si trasferirono in grotta. Dopo 3 giorni, al mattino sentimmo le campane di Canino suonare a festa. Erano arrivati gli americani! Io e mio padre e quindi il mio amico con suo padre ci incamminammo subito verso il paese. Usciti dalle "Buche" e giunti piazza vedemmo subito gli americani che perlustravano il paese. Davanti alla chiesa c'era Don Giovanni insieme a dei militari. Il Parroco, appena visto mio padre lo chiamò "sor Cleto, sor Cleto, venga subito da me". Mio padre ovviamente si avvicinò ed io con lui. Allora Don Giovanni fece le presentazioni: "Generale, il signor Conti conosce tutto su ciò che Lei vuole sapere del Pricipe Luciano Bonaparte”. Il Generale allungò il braccio per stringere la mano a mio padre quindi la strinse anche a me, avendo capito che ero il figlio. Insieme a Don Giovanni c’era anche un seminarista nativo di Canino, il quale, dato il momento, aveva lasciato il seminario di Acquapendente ed era tornato a casa dai suoi.

Generale Clark - Comandante 5ª Armata Eravamo coetanei ed avevamo frequentato le elementari insieme; non entrammo chiesa con loro, ma restammo fuori. Per la cronaca, il Generale in questione, era il celebre Generale Clark, comandante della 5ª Armata Americana. Il mio amico Seminarista invece era Elio Mancini. Dopo questo incontro, io ed Elio girammo un po' tra gli americani, rimediammo cioccolata, gomma da masticare e sigarette. Poi Elio mi disse: "salgo da Don Giovanni" e mi salutò. A mia volta mi avviai verso casa, ma giunto all'altezza della porta sinistra della Chiesa, sentii una grande esplosione; una spinta molto calda mi mandò a terra, e, quando, rialzatomi, guardai verso il Giardino, vidi solo una enorme nuvola di fumo e polvere. Allora corsi alla cantina di casa dove trovai tantissime persone. Dopo circa tre minuti, sentimmo un'altra esplosione e poi ancora un'altra e forse un'altra ancora. Fra tanta gente rifugiata in cantina, c’erano alcuni soldati americani; qualcuno disse loro: “se andate 5 km. verso Valentano, troverete il cannone e lo farete tacere”. Sarebbe stato bloccato comunque troppo tardi. Il primo proiettile che aveva colpito il centro della base campanile, aveva scagliato una miriade di schegge e stroncato alcune vite umane. Forse il primo ad essere colpito fu Elio che si trovava proprio davanti al cancello della casa dell’Arciprete. Insieme a lui morirono due americani che erano seduti sulla panchina posta sul lato del campanile. Una coppia di giovani sposi caninesi che in quel momento passava per la strada tra il Teatro ed il Palazzo Nuovo, furono colpiti da una unica scheggia che li uccise all'istante. Stava concludendosi la tragedia della guerra, quel giorno Canino fu chiamata a pagare un altro tributo di sangue. Era il 10 Giugno 1944.


Gente di Canino

di: Donatella Brizi Glenda Ballanti

Per inserzioni e informazioni: tel. 0761.438701 - 438970 - 437056 - 331.7308326

COMPLEANNI

NATI Sono Carlotta Rossi, la gioia di mamma Armida Patacchini e babbo Adriano Rossi. Sono nata a Tarquinia il 13/12/2010 e posso già dare un abbraccio grande grande ai miei genitori.

Domenica (Mecuccia) Cottoni in Colagè ha festeggiato con parenti ed amici il suo 100° compleanno, il 17 marzo 2011, proprio nell’anniversario dell’Unità d’Italia!!! I figli (nella foto), i nipoti, i pronipoti ed i parenti tutti l’abbracciano con calore e grande affetto.

DECEDUTI

Mamma Silvia Valentic e babbo Tommaso Delle Cese ci presentano i loro due piccoli tesori: Diletta, nata il 17 febbraio 2011 a Tarquinia e Daniele, anche lui nato a Tarquinia il 26 marzo 2009.

Bartolini Angelo (9.11.1929 - 1.4.2011) Bonucci Giuseppe (18.3.1929 - 15.2.2011) Bocci Augusto Antonio (11.7.1939 - 10.2.2011) Cica Vittorio (19.12.1942 - 25.3.2011) De Angelis Angelo (21.11.1940 - 9.2.2011) Donati Maria (14.4.1931 - 1.4.2011) Lannaioli Emola (27.11.1924 - 26.1.2011) Lazzaretti Ersilia (20.7.1920 - 18.2.2011)

Il 3 gennaio 2011 è nata, a Viterbo, Gioia Luzzi per la gioia del babbo Adriano, della mamma Luciano, dei nonni, degli zii e delle bisnonne Lucia e Giuseppa.

Turchi Santina ved. Fantozzi-Di Loreto (4.8.1931 - 10.12.2010)

Bacchielli Livio (10.12.1927 - 21.2.2011)

Mocini Cesare (15.9.1934 - 22.1.2011) Morelli Ennia (7.1.1920 - 25.2.2011)

Morosini Francesca (20.10.1940 - 17.3.2011) Zampiglia Maria (3.9.1920 - 30.1.2011)

LAUREA

Mi chiamo Pietro Claudio Vigliocco, sono nato a Grosseto il 7.1.2011 facendo la felicità di mamma Cinzia e papà Luigi. Lucia Piroli, nata a Tarquinia il 14/01/2011, vuole dare un bacio grande grande al babbo Antonio e alla mamma Deborah e anche ai suoi nonni!!

Violante Parrano è nata a Tarquinia il 5 febbraio 2011. Insieme ai fratellini Sefora e Jose, manda un bacio grande grande a mamma Alessandra Stocchi e babbo Ivanoe.

Marzia Brizi si è laureata il 13 aprile presso l’Università degli studi della Tuscia; corso di laurea “Biologia molecolare e cellulare” con votazione di 110 e lode. Titolo della tesi “Indagini di microscopia a fluorescenza e microscopia elettronica su cellule embrionali umane per lo studio della malattia di Huntington”.

CANINESI CHE SI FANNO ONORE Il Forno Pasticceria Mar.Pan. partecipa alla 1ª Edizione di CioccoTuscia. Ciocco Tuscia nasce dall’esigenza di creare nel territorio una maggiore sensibilizzazione verso i prodotti dolciari tipici locali. L’arte, la cultura e la tradizione sono state racchiuse in un evento dove l’elemento fondamentale è rappresentato dalle modalità artigianali con le quali vengono prodotte le loro gustose specialità. AMICI DI CANINO 2008 Albani Giuseppino, Alfieri Arduino, Benedetti Umberto, Berna Mario, Biagini Renato, Brizi Guido, Caprari Francesca, Caprini Ledda, Ceccarelli Piero, Ceccarelli Zelinda, Celestini Franco, Ceppitelli Francesca, Ciatti Francesco, Ciccotti Domenica, Ciccotti Domenico, Ciccotti Luigi, Colagè Anna Grazia, Della

Corte Claudio, De Nobili Lino, De Silvestri Elena, Eusepi Ezio, Eusepi Giuseppina, Fani G.Battista, Fantini Maria, Fontana Marilena, Fontana Vincenzina, Frappolli Franco, Fumarola Giovanni, Galeotti M. Grazia, Gambi M.Letizia, Gasperini Lucia, Gasperini Romano, Giammarini Giuseppe, Girmilli Claudio, Granocchia Franco, Luzzi Anna Selleri,

Michele Ranucci, il 21 febbraio 2011 ha conseguito la Laurea in Lettere Moderne, presso l’Università della Tuscia, con votazione 110/110 e lode, discutendo la tesi: “Alexandrine Bonaparte: storia, arte e poesia all’ombra degli etruschi”.

Luigi Selleri, il 21 Marzo 2011 ha conseguito il titolo di ricercatore in biotecnologie vegetali. Auguri da parte della redazione a lui ed alla fidanzata Marzia Brizi. Giuseppina Menghini, dottoressa di ricerca in Meccanica Agraria presso la Facoltà di Scienze Agrarie all’Università degli Studi della Tuscia, nel convegno “Coltivare la sicurezza in agricoltura” tenuto il giorno 8 aprile 2011 presso l’Università degli Studi di Udine, è stata insignita di un riconoscimento ufficiale per la sua tesi di dottorato con la seguente motivazione: “Tesi con i maggiori risvolti operativi nell’ambito della sicurezza sul lavoro nel settore agricolo”. Alla Dottoressa ed ai suoi genitori vanno i nostri complimenti.

Mariotti Mario, Menghi Ernesto, Montico Stefano, Pacchiacucchi Fabiana, Paradisi Maurizio, Pecci Maria, Pepe Francesco, Peretti Carolina, Pucci Annalena, Righi Renato, Romani Laura, Scarpelli Franco, Scarscioni Elena, Soletti Antonio, Vigliocco Luigi, Vigliocco Maria Carola.

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SOSTENITORI Barzi Vittorio, Colelli Franco, Conti Corrado, Crocetti Renzo, Cupidi Pier Giorgio, Denaro Giacomo, Frittelli Bruno, Galeotti Roberto, Gentili Eutizio, Lucentini Angelo, Maceroni Domenico, Mezzanotte Luigi, Moscatelli Elio, Olimpieri Francesco, Pelosi Antonio, Pietromarchi Antonello, Tombolelli Maurizio, Turchi Rinaldo.


Gruppo Pescasportivi “Fiora”

Associazione A.DO.CA.ST. Anche quest’anno, come Associazione Adocast, abbiamo organizzato il 13 Febbraio, presso il Centro polivalente di Canino, il Bingo di Solidarietà. Abbiamo trascorso un pomeriggio piacevole e divertente e raccolto la somma di Euro 331,00; in parte con le giocate, in parte con le offerte. Tale importo, come è nostra finalità, verrà utilizzato per permettere alle donne operate al seno di effettuare, a Canino la fisioterapia prescritta. Nel 2010 abbiamo potuto sovvenzionare 2 cicli di terapia. Ci auguriamo di poter soddisfare anche quest’anno le richieste che ci perverranno. Ringraziamo tutti coloro che ci aiutano e ci sostengono nel nostro progetto “Prevenzione e Assitenza Donna”. Noi ci crediamo fermamente e speriamo di coinvolgere nel nostro percorso un numero sempre maggiore di persone. Pacchiarotti Luciana - responsabile A.DO.CA.ST

ASSOCIAZIONE CULTURALE E FOLCLORISTICA “GABALAN” Siamo giunti al quinto anno della Rievocazione della Passione di Cristo, con lo svolgimento della processione del Venerdì Santo. In pochi anni sono stati acquistati vestiti, corazze, elmi, indossati da 112 figuranti, che in religioso silenzio percorrono le vie del paese la sera di questo giorno sacro per tutta la comunità cristiana. La novità di quest’anno è stata la riproduzione di una biga romana, realizzata da Moreno Fracassi con l’aiuto di Moreno Pallotta, i quali hanno cercato di riprodurla sulla base di immagini e testi antichi a nostra disposizione. La Rappresentazione, come ogni anno, è partita dall’ ex convento di San Francesco ed ha percorso poi le vie del paese, fino al campo della parrocchia Santa Maria della Neve. In varie tappe sono stati rievocati i momenti salienti del processo, crocifissione e deposizione di Gesù. Il suono di un tamburo che dava il passo ai figuranti ed i rumori prodotti dagli zoccoli dei cavalli e dalle catene di Gesù, dei ladroni e di Barabba, hanno reso suggestiva la rappresentazione che, anche quest’anno, ha visto una grande partecipazione dei caninesi, che ringraziamo tutti anche per il contributo materiale e morale che ci hanno dato. Un grazie particolare va a Ida, Cesira, Alina, Gianna, Paola, Sara, Tiziana e un caloroso abbraccio a Don Lucio.

PROGRAMMA ATTIVITÀ 2011 Il Gruppo Pescasportivi “Fiora” chiude il 2010 con successo, festeggiando i suoi 50 anni di attività sportiva. Le tante adesioni seguite alle iniziative intraprese nel 2010 (pesca, amicizia, ambiente, impegno sociale) fanno sì che il gruppo inizi questo 2011 con il teseramento di oltre 100 soci già nei primi quattro mesi. Al calendario gare, già completo per le tante iniziative sportive e culturali, deve aggiungersi il Campionato Provinciale di pesca, a cui da anni partecipiamo salendo sempre sui primi gradini del podio. Gli impegni più vicini saranno le giornate ecologiche, denominate “La Luce di Vulci” che si terranno presso la Centrale Idroelettrica di Vulci e che ospiterà il giorno 19 maggio l’Istituto Comprensivo di Montalto e Pescia Romana ed il 20 maggio l’Istituto Comprensivo di Civitavecchia. Le giornate si svolgeranno nei giardini della Centrale, dove verranno allestite mostre ittiche e fotografiche d’epoca, che ricordano questa piccola centrale funzionante fin dal 1923. Ci saranno giochi, musica e pranzo all’aperto offerto dal Gruppo Pescasportivi, con il contributo dell’Enel (che ci permette di organizzare tutto questo per il settimo anno consecutivo). Il 26 giugno, presso il bacino idroelettrico di Vulci, di proprietà Enel, si svolgerà la Gara di Pesca per diversamente abili, una bellissima e toccante manifestazione voluta fortemente dal Gruppo e ormai giunta alla sua 4ª edizione. Tutti i concorrenti, provenienti dalle vicine regioni, saranno affiancati da un componente del Gruppo, e daranno vita ad una entusiasmante gara. Dopo la premiazione, a base di prodotti tipici offerti da varie aziende locali, il pranzo presso il Ristorante “Casale dell’Osteria” sarà offerto dal Gruppo Pescasportivi e chiuderà la giornata, insieme all’ «arrivederci al prossimo anno».

CRI - Comitato Locale di Canino - Cellere - Ischia di Castro di Barbara Marcoaldi

Nel 1994, a 130 anni di distanza dalla Convenzione di Ginevra, si è costituita a Canino la Delegazione della Croce Rossa Italiana; ad oggi Comitato Locale di Canino,Cellere e Ischia di Castro, costituisce una realtà ben consolidata nel nostro territorio,dove opera da 17 anni attraverso le attività umanitarie e sociali intese come voglia di fare del bene , di lenire le sofferenze, di aiutare i più deboli, gli emarginati e le famiglie bisognose. È infatti in questi intenti che ci cimentiamo quotidianamente: i volontari del Soccorso, la Sezione Femminile e i Pionieri, tutti mettendo a disposizione il proprio tempo libero, la propria esperienza e il continuo e costante impegno al servizio degli altri. Il Comitato Locale di Canino, Cellere e Ischia di Castro, è guidato dal Commissario Sig. Pacifico Battisti e con i suoi 355 volontari rappresenta uno dei più grandi Comitati di Croce Rossa della provincia di Viterbo. Il Gruppo dei Volontari del Soccorso di Canino è diretto dal 2002 dal Commissario Sig.ra Marina Guglielmi che ne segue la parte operativa e le varie manifestazioni sportive; 98 Volontari e 3 ambulanze per gestire l’Emergenza Sanitaria (24 ore su 24 in col-

laborazione con la C.O. ARES 118) e il Trasporto Infermi. Proprio in virtù di questa collaborazione, 46 volontari sono abilitati all’uso del defibrillatore, grazie al Corso di Specializzazione effettuato dagli Istruttori BLSD della Croce Rossa e della Centrale 118, con revisione annuale e continui aggiornamenti. I Volontari tutti reclutati tramite Corsi di Formazione effettuano continui aggiornamenti coordinati dall’ Istruttore PS-TI Barbara Marcoaldi e dal monitore PS Giovanna Luzzi, atti a rendere i V.d.S. competenti e preparati allo svolgimento del servizio. Il Comitato Femminile Sezione di Canino è capeggiato dal Commissario Sig.ra Felicetta Giorgi, che con le sue 89 volontarie si occupa di assistenza a favore dei meno abbienti, delle categorie a rischio e di tutti coloro che sono coinvolti in emergenze di vario genere. Tra le manifestazioni che vogliamo ricordare, la “Festa dell’Epifania” con distribuzione di giocattoli a tutti i bambini e a giugno la “Giornata del Malato e dell’Anziano”. I Pionieri sono la Componente giovanile della Croce Rossa Italiana; possono aderire da un’età di 14 anni fino ai 25 ed offrono gratuitamente e spontaneamente alla comunità il loro servizio. Il Gruppo di

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Canino è guidato dall’Ispettore Sig.ra Ilaria di Pietro, è formato da 18 ragazzi, che da diversi anni sono impegnati nella campagna contro l’ipertensione, il diabete e il colesterolo, presso il Centro Diurno Polivalente di Canino, circa una volta al mese. Altro servizio è il Pronto Farmaco, che ha come scopo quello di portare i medicinali alle persone anziane che non possono recarsi autonomamente in farmacia. Durante tutto l’anno le varie componenti svolgono numerose attività e anche per il 2011 si prospetta un anno ricco di impegni e iniziative: già dal mese di Febbraio è partita l’iscrizione a un altro corso per reclutare nuovi volontari e sono stati programmati corsi di aggiornamento per i cosiddetti “Anziani di Servizio”. Particolare orgoglio per i paesi di Canino e Cellere è la partecipazione nel 2009 a “Emergenza Terremoto a l’Aquila” con la presenza di alcuni V.d.S. in Abruzzo. Oltre alla disponibilità dei Volontari che offrono il loro tempo libero e la dedizione al volontariato stesso, tante attività possono essere svolte grazie all’aiuto dei caninesi, che con l’adesione annuale alla campagna abbonamenti C.R.I. dimostrano il grande senso di solidarietà che il paese possiede.


TARQUINIA - l’ultima scoperta di Francesco Menghini E’ una tomba, rinvenuta pochi mesi fa durante la campagna di scavi 2010 nella Necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, al Tumulo della Regina (v. “ARCHEO” - settembre 2010 - n° 307); da considerarsi davvero una scoperta importante, se non eccezionale. Vorrei fare una premessa, perché ci vengono in mente diversi riferimenti a fatti noti dalle fonti (Livio, Varrone, Plinio, Strabone, Servio, ecc.): Demarato, aristocratico di Corinto, bandito dalla sua patria insieme ad un numero imprecisato di artisti e di artigiani, si era stabilito, dopo vario peregrinare, in Tarquinia, intorno alla metà dell’VIII secolo a.C. Questi sposò un’etrusca, la quale gli generò due figli: Arrunte, morto giovanissimo, e Lucumone, che diventerà re di Roma nel 616 a.C. col nome di Tarquinio Prisco. Il regno di questi trova conferma dai numerosi reperti archeologici rinvenuti a

Roma, oltre che dalle “fonti”. La narrazione sarà pure intessuta di elementi leggendari, ma è certo che un gruppo di Greci fu integrato nella società tarquiniese del tardo orientalizzante, come testimonia, tra l’altro, l’iscrizione sul bucchero di un certo Rutile Hipucrates (nome greco etruschizzato); e poi è ampiamente documentato un intenso commercio marittimo con Corinto, con l’importazione e l’imitazione della ceramica corinzia. Non è tutto. Nella Corinto classica esisteva un sobborgo chiamato Kraneion (oggi Kranidi). Questo nome significa “bosco di cornioli”, dato che ci doveva essere un bosco di cornioli sacro a Demetra (a lei era sacro dapprima il cormiolo, poi il cipresso). Tradotto in latino, Kraneion diventa Cornetum, con lo stesso significato. Corneto era il nome di Tarquinia fino al secolo scorso, e tuttora indica il centro medioevale della città. Se a Corinto esisteva il Kraneion, a Tarquinia c’era il Cornetum. Questo accostamento non è casuale: un bosco di cornioli (recinto sacro - temenos) doveva pur esistere a Tarquinia (quella etrusca) come testimonianza del culto di Demetra.

Ora possiamo parlare della tomba. Come si è detto, questa appartiene ad un gruppo di sepolture dell’età orientalizzante, tra la fine dell’VIII e il VII sec. a.C., caratterizzate da tumuli di terra, donde il nome di Monterozzi. In questa età Tarquinia era ricca e potente; e ciò si ricava dalla ricchezza delle tombe di questo periodo. Tale tipologia orientalizzante “a tumuli” si trova a Cipro, ma anche in Egitto, in Mesopotamia, in Asia e nella Fenicia. E’ caratterizzata da un maestoso ingresso che precede la camera funeraria, in questo caso unica stanza; ma nel sepolcreto ce ne stanno di più complesse (v. tomba gemina). In parte è scavata nella roccia, in parte è completata da “opus quadratum” pseudo-isodomo, a blocchetti di tufo. La tomba doveva essere dipinta, ma le pitture, purtroppo, sono quasi completamente scomparse; rimangono alcune labili tracce e qualche frammento di intonaco di gesso: forse si tratta della più antica pittura funeraria di Tarquinia. E’ l’epoca dei Faraoni Neri Kushiti in Egitto: periodo di relativa pace e benessere nel medio oriente mediterraneo. I commerci erano fiorenti e gli Etruschi erano fra i popoli più intraprendenti.

Nuova edizione di “Mastarna, il Re etrusco di Roma”

Canino 2008

“Tra le ombre dei possenti palazzi della Roma Caput Mundi si insinuano le trame di una corsa al potere. La lotta è tra due fazioni di senatori: una dalla discendenza filoetrusca contro l’altra nazionalista latina. Fino all’epilogo finale, l’uccisione del re Mastarna e l’ascesa al trono di Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma.”

Periodico della Associazione Culturale Luciano Bonaparte Principe di Canino Autorizzazione del Tribunale di Viterbo n° 555 del 21.12.2005

Già Premio Cardarelli 2006, nella nuova edizione, per i tipi di Altromondo Editore Vicenza, ha una veste editoriale elegante e facilmente consultabile, dati i caratteri più chiari e leggibili. Ricordiamo che l’opera ha avuto un lusinghiero successo, per cui si è sentita la necessità di una ristampa. Questa è la presentazione di copertina:

Opera pregevole non solo per la scorrevolezza dello stile e la piacevolezza della narrazione, ma anche per l’accuratezza dell’indagine storica. Il libro è reperibile presso la Libreria del Teatro, Piazza G. Verdi - Viterbo. Prezzo al pubblico Euro 23,00.

Il Geom. Giuseppe Marcoaldi, ultranovantenne nostro affezionato lettore, ci prega di pubblicare la foto della squadra di calcio di Canino. Lo facciamo volentieri, ringraziandolo.

Direttore: Mauro Marroni Direttore Responsabile: Giuseppe Rescifina Direzione e Redazione: Largo Bonaparte, 46 - Canino Tel. 0761.438970 0761.437056 331.7308326 - 328.0575506 Hanno collaborato alla redazione, organizzazione e distribuzione di questo numero: Ballanti Glenda, Brizi Donatella, Cucchiari Danilo, Cucchiari Laura, Gabrielli Onelia, Leoni Pier Carlo, Passeri Flavia, Passeri Leo. Fotocomposizione e stampa: Tipografia “Silvio Pellico” s.n.c. - Via Paternocchio, 35 - 01027 Montefiascone (VT) Tel. 0761.826297 - 364761- e-mail: info@pellico.it www.tipografiasilviopellico.it Per iscrizioni, contributi, inserzioni pubblicitarie: Associazione Culturale Luciano Bonaparte Principe di Canino - Largo Bonaparte, 46 - 01011 Canino (VT).

c/c postale n° 83895169 intestato: Canino 2008 c/c Banca di Viterbo - Canino: IT 97 D089 3172 9400 0002 0802 518

Questa bellissima foto che ritrae Luzzi Primo, militare durante la Prima Guerra Mondiale, è della Sig.ra Marianna Moscatelli. Ci sembra doveroso pubblicarla nell’anno del 150° dell’Unità d’Italia.

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