Epasa Itaco News 02

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EPASA-ITACO c i t ta d i n i

IMPRESE Ente di Patronato

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Bimestrale di informazione

Giugno 2017

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Roma Aut C/RM/12/2015 Copia distribuita gratuitamente ai soli fruitori dei servizi resi

APE - Tutte le novità in vista per chi vuole andare prima in pensione

“Mio padre aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante”

Quali sono i requisiti per avere diritto all’APE?

Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa


SOMMARIO

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4 - PREVIDENZA APE, tutte le novità per chi vuole andare prima in pensione

EPASA ITACO News Bollettino periodico del Patronato EPASA-ITACO Cittadini e Imprese Edizioni EPASA-ITACO Cittadini e Imprese Piazza M. Armellini 9A 00162 Roma Tel. 06 44188401 Fax 06 44188402 www.epasa-itaco.it patronato@epasa-itaco.it Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 45/2007 del 2 marzo 2016 Direttore: Valter Marani Direttore Responsabile: Mario Martino Redazione e Coordinamento generale: Livia Pandolfi Progetto Grafico: Tiziana Barone Albavision Srl - Roma Photo Editor: Adolfo Brunacci Stampa: Cierre & Grafica Via del Mandrione 103 00182 Roma

SOMMARIO

6 - L’APPROFONDIMENTO

“Mio padre aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante”

10 - MATERNITÀ Tesoro di mamma

12 - IL DOMANDONE Ho diritto all’APE?

14 - DENTRO IL PATRONATO MILANO Una porta che non si chiude MILANO Fuori salone vicini alla gente PALERMO L’invalidità scomparsa BRINDISI Prima di tutto voi


IMMAGINA SE

Di Valter Marani Immagina se, per fare fronte alle esigenze della tua famiglia anziché fare conto sul passa parola o su una rete familiare sempre più esigua e impotente, esistesse un luogo dove tu potessi trovare elencati in maniera chiara, esaustiva e trasparente tutti quelli che, vicino casa tua, erogano il servizio di cui hai bisogno. Immagina se, per pagare quei servizi tu potessi mettere insieme i soldi tuoi, i soldi che l’azienda, nella quale lavori, mette a disposizione per specifici servizi di welfare e i soldi di qualche altra misura di welfare locale. Immagine se ci fosse qualcuno in grado di aiutarti a capire quali sono i tuoi diritti, quali misure sono a tua disposizione per l’esigenza della tua famiglia in quel momento, e se questo qualcuno ti potesse aiutare a fare la richiesta di ciò che ti spetta e sapesse anche facilitarti l’orientamento nella scelta del fornitore del servizio di cui hai bisogno. Immagina se il tutto fosse facilitato da defiscalizzazioni che rendessero economicamente sconveniente l’acquisto degli stessi servizi in nero e magari si potesse pagare senza contanti ma usando carte senza costi aggiuntivi. È un sogno? No, è quello che già accade in alcuni Paesi europei e che, qualche giorno fa, abbiamo chiesto al Governo e al Parlamento di fare anche in Italia. Aiutaci a fare dell’Italia un Paese popolato di cittadini con diritti e doveri e non di persone che mendicano favori e si raccomandano alla “benevolenza” del potente di turno. Aiutaci a fare dell’Italia un Paese moderno.

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APE TUTTE LE NOVITÀ IN VISTA PER CHI VUOLE ANDARE PRIMA 4 Antonio Licchetta L’introduzione, seppure in forma sperimentale per il biennio 2017/2018, di un meccanismo in grado di anticipare l’accesso al pensionamento con qualche anno di anticipo rispetto alle regole generali attualmente in vigore, non poteva che essere accolta positivamente, sia dai potenziali beneficiari della norma stessa, sia da coloro i quali si occupano dei temi legati al diritto della sicurezza sociale.

Tralasciando di considerare le tipologie di APE volontaria e aziendale, la cui stesura dei relativi decreti attuativi, peraltro, al momento in cui si scrive, sembra incontrare più d’una difficoltà, appare utile in questa sede approfondire la versione “sociale” dell’anticipo pensionistico, anche alla luce dei possibili beneficiari della nuova disciplina, ritenuti dal legislatore particolarmente meritevoli di tutela.

Requisiti: il compimento di almeno 63 anni di età; la cessazione dell’attività lavorativa; la non titolarità di un trattamento pensionistico diretto.

PREVIDENZA ASSISTENZA

La prima tipologia di potenziali beneficiari di APE sociale è costituita da coloro i quali si trovino in stato di disoccupazione ai sensi dell’art. 19, co. 1, del D.Lgs. n. 150/2015, per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale intervenuta nell’ambito di procedure conciliative, ed abbiano concluso da almeno tre mesi di godere dell’intera prestazione per la disoccupazione loro spettante. In questo caso, l’interessato deve essere in possesso di almeno 30 anni di contribuzione. La seconda tipologia è rappresentata da coloro i quali, in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, al momento della richiesta assistono da almeno sei mesi il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado, convivente, con handicap in situazione


A IN PENSIONE di gravità ai sensi della Legge n. 104/1992. Rientrano in tale categoria, senza alcuna differenza, sia i lavoratori dipendenti, sia quelli autonomi, come gli artigiani. Anche colui il quale è riconosciuto invalido civile di grado almeno pari al 74 per cento può accedere all’anticipo pensionistico in questione; e, anche in questo in caso, oltre al possesso di almeno 30 anni di contribuzione, rientrano tra i potenziali beneficiari sia i lavoratori dipendenti, sia quelli autonomi. La quarta e ultima categoria è relativa ai lavoratori dipendenti che, in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 36 anni, alla data della domanda di accesso all’APE sociale svolgono da almeno sei anni, in via continuativa, una o più delle attività ritenute particolarmente rischiose o difficoltose, elencate nell’allegato A del DPCM attuativo di cui all’art. 1, co. 185, L. n. 232/2016.

Requisiti comuni alle quattro tipologie di cui sopra, che occorre ulteriormente possedere ai fini dell’ottenimento dell’APE sociale, sono il compimento di almeno 63 anni di età, la cessazione dell’attività lavorativa, la non titolarità di un trattamento pensionistico diretto. In merito alle modalità di erogazione e alla sua misura, l’APE sociale è erogata mensilmente per dodici mensilità l’anno, è pari all’importo corrispondente a quello della rata mensile della pensione di vecchiaia calcolata al momento della domanda di APE e non può, in ogni caso, superare l’importo mensile di 1.500 euro lordi, non soggetto a rivalutazione. Una volta raggiunta l’età per l’accesso al pensionamento di vecchiaia, cesserà l’erogazione di tale prestazione assistenziale e si inizierà a percepire la pensione di vecchiaia, nelle mensilità e nell’importo

5 effettivamente spettante. Occorre rilevare, tuttavia, che il carattere assistenziale dell’anticipo pensionistico in questione, comporta un determinato limite di spesa annuale stabilito dal legislatore, raggiunto il quale, sulla base di un apposito monitoraggio eseguito dall’INPS, la percezione della prestazione dovrà essere posticipata. L’auspicio è che al termine della fase sperimentale, e valutato, anche dal punto di vista sociale, il buon esito della stessa, le forze politiche rendano tale strumento non più solo episodico ma strutturale.


“MIO PADRE AVEVA ANCH A DIR CHE LA PENSIONE È DAVVERO IMPORTAN 6 Siglinde Riegler Lo sapeva anche Francesco Guccini. Il pensionamento è davvero un momento importante della vita di ciascuno di noi: è quando, dopo una vita di lavoro, i comuni mortali si devono confrontare con il risultato delle scelte di una vita intera, la sua, e delle scelte socioeconomiche di un Paese, il suo. Non bisogna arrivarci impreparati.

 L’APPROFONDIMENTO

La pensione si costruisce giorno per giorno. Soprattutto ora che, per effetto del progressivo passaggio al sistema di calcolo contributivo, ogni contributo versato diventa importante. C’era una volta, infatti, un sistema previdenziale che, adottando il sistema di calcolo retributivo, basava il calcolo delle pensioni sugli ultimi cinque/dieci anni lavorativi. Fu così che, per un lungo periodo della storia del nostro

Paese, nelle vite delle persone accaddero portenti: •

lavoratori dipendenti che negli ultimi anni di vita lavorativa vedevano i propri stipendi, fin lì al magro minimo contrattuale, aumentare di voci e misura...

lavoratori autonomi i cui fatturati esplodevano prima del pensionamento...

militari che ad un passo della pensione ricevevano alti gradi...

La pensione si costruisce giorno per giorno. Per effetto del progressivo passaggio al sistema di calcolo contributivo, ogni contributo versato diventa importante.


HE RAGIONE

NTE” 7 Il sistema di calcolo retributivo, basato esclusivamente sugli ultimi due lustri di vita lavorativa, premiava queste manovre con risultati pensionistici ghiotti e, al contrario, penalizzava coloro che, per scelta o necessità, negli ultimi anni di carriera sceglievano il part-time. Soprattutto donne. Il sistema previdenziale italiano è detto a ripartizione. Significa che chi sta lavorando paga le pensioni di chi oggi le riceve: qui e ora. Pensandoci, è legittimo e comprensibile rabbrividire. Se si guarda il selfie di una qualunque famiglia italiana media si intuisce l’insostenibilità del sistema: quattro nonni, due genitori, una culla. A metà dell’ultimo decennio del secolo scorso, si decise che ci dovesse essere una relazione più stretta tra i versamenti contributivi di ciascuno e la sua pensione: nel 1996 venne introdotto il sistema di calcolo contributivo.

Inizialmente la cosa riguardava solo coloro che non avessero già maturato diciotto anni di contributi al 31 dicembre 1995. Coloro i quali avevano una posizione assicurativa “maggiorenne” mantenevano il vecchio sistema di calcolo, tutti gli altri avrebbero avuto una pensione calcolata in parte col vecchio sistema (retributivo) e in parte con il nuovo (contributivo). Chi avesse debuttato nel mondo del lavoro dopo il primo gennaio ‘96 avrebbe avuto una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. Quando ci si rivolge al Patronato per conoscere il proprio futuro pensionistico talvolta lo si fa con il fatalismo che si potrebbe riservare ad un incontro con una cartomante. In realtà la pensione è il risultato di una vita di scelte ed accadimenti lavorativi. Oggi, con il sistema contributivo,

più che mai. Controllare la propria posizione assicurativa periodicamente (almeno ogni cinque anni, visto che i contributi omessi hanno questo tempo di prescrizione), richiedere una consulenza previdenziale quando si affrontano scelte e cambiamenti lavorativi per conoscerne gli effetti sul futuro pensionistico, informarsi circa i periodici cambiamenti normativi del sistema previdenziale: questi sono gli strumenti per tentare di costruirsi una pensione dignitosa.


TESORO DI MAMMA 8 Linda Pinguino Se una donna sceglie di partorire, facoltà comune a tutti i mammiferi, deve sapere che questo atto avrà come possibile conseguenza lo scatenarsi di una giostra manovrata da un mostro burocratico dalle molte teste e dalle molte braccia, dispensatrice di ricchi premi e cotillons. Dalla decisione di riprodursi deriva, per il genere umano, un onere diverso da quello che vede gli altri esseri viventi impegnati nel procacciare cibo per la prole: i neo genitori si dovranno lanciare senza mostrare paura o tentennamento in un labirinto il cui ingannevole percorso è fatto di informazioni sparse, frammentarie e incerte, documenti e certificazioni da produrre, pratiche da inoltrare...e alla cui fine ci saranno dei premi in denaro sonante. Come nella migliore letteratura favolistica, insomma, ma siamo INAIL - MATERNITÀ BADANTI

nel mondo reale, e questa dovrebbe essere previdenza e assistenza sociale. La gestante che arriva al settimo mese di gravidanza ha già vinto qualche cosa: si chiama “premio nascita”, ma viene dato ancor prima che il pargolo veda la luce. È un’occasione, vale solo per il 2017: che ciascuna donna in età fertile faccia i propri conti! La domanda va presentata telematicamente (attenzione: non telepaticamente!) all’Inps con un documento d’identità, codice fiscale, certificato di gravidanza e modello SR163, che sarebbe un moduletto che la banca/posta compila al correntista per certificare che il conto è proprio suo. Se il pargolo è già nato o è adottato la domanda si fa con, al posto del certificato di gravidanza, il codice fiscale del bimbo.

Il premio è di 800 euro. Non dipende in alcun modo dal reddito della madre o della famiglia...la signora benestante potrà comprarcisi un nuovo paio di Ferragamo...perché il resto lo avrà già...le mamme straniere che non siano in possesso della cosiddetta “carta di soggiorno”, invece, seppur regolarmente soggiornanti, sono escluse. Dopo il taglio del cordone ombelicale, con l’attribuzione del codice fiscale si parte per la vera corsa ad ostacoli: I neo genitori si dovranno impegnare per reperire e produrre tutta la documentazione necessaria a richiedere l’ISEE. Ottenuto l’Isee potranno verificare se hanno diritto a: • bonus bebè, • maternità statale (se la puerpera non lavora o ha un lavoro con retribuzioni


9 molto basse), assegno al nucleo familiare statale (se il nuovo nato è già il terzo arrivato in famiglia), • social card, • bonus infanzia/nido... Per ogni singola prestazione è necessario verificare i requisiti, le scadenze e le modalità di presentazione delle domande con il Patronato. Con la semplice dichiarazione dei redditi, invece, i neo genitori potranno verificare il proprio diritto a percepire gli assegni familiari in busta paga se lavoratori dipendenti. Se la famigliola vive in Trentino Alto Adige dovrà rivolgersi ad un Caf o patronato per ottenere un’ulteriore certificazione della propria situazione economica e patrimoniale: • in provincia di Trento si chiama Icef e verifica il diritto all’assegno regionale e all’accesso a vari servizi, • in provincia di Bolzano-Bozen si chiama Durp-Eeve e accerta il di•

ritto all’assegno regional e provinciale. L’assegno regionale varia in base a reddito e numero di figli, quello provinciale è di 200 euro al mese e viene dato a tutte le famiglie con almeno un figlio dai 0 ai 3 anni ed una sitazione-economico-patrimoniale-sitazione-economico-patrimoniale-DURP/EEVE entro gli 80.000 euro. Per usufruire di questi benefici locali occorre essere residenti (o dimostrare una presenza continuativa e stabile sul territorio) da almeno 5 anni. Poiché il tempo è denaro, bisognerebbe parlare anche dei congedi parentali: periodi di assenza dal lavoro più o meno retribuiti concessi ai lavoratori. Poiché le politiche sociali variano anche a livelli territoriale, per avere un quadro completo e personalizzato dei benefici previdenziali,

assistenziali e fiscali cui si ha diritto in relazione alla nascita di un figlio è fondamentale rivolgersi ad un professionista: il Patronato! Mentre il figlio cresce, i premi, i bonus, gli assegni, ad uno ad uno, finiscono.


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Ho diritto all’APE ? Quali sono i requisiti del lavoratore? PER AVERE UNA CONSULENZA PERSONALIZZATA VIENI PRESSO UNA DELLE NOSTRE SEDI Epasa Itaco Cittadini e Imprese della tua città IL DOMANDONE


IL DOMANDONE CHE RICORRE PRESSO I NOSTRI SPORTELLI 11 Hai diritto all’APE se hai un’età anagrafica minima di 63 anni e se ti trovi, contestualmente, in una delle seguenti condizioni: a) sei in possesso di un’anzianità contributiva minima di almeno 30 anni e ti trovi in stato di disoccupazione (per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale) e hai finito la prestazione di disoccupazione da almeno tre mesi; b) sei in possesso di un’anzianità contributiva minima di almeno 30 anni e stai assistendo il coniuge, l’unito civilmente o un parente di primo grado, convivente, in situazione di handicap grave, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge n. 104/1992, da almeno sei mesi, al momento della richiesta di APE; c) sei in possesso di un’anzianità contributiva minima di almeno 30 anni e sei stato riconosciuto invalido civile con un grado pari almeno al 74 per cento; d) sei in possesso di un’anzianità contributiva minima di almeno 36 anni e svolgi attività lavorativa dipendente, da almeno sei anni e in via continuativa, all’interno delle professioni indicate nell’allegato C della Legge n. 232/2016. Tali professioni sono, in via generale, quelle per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo.


L’ASPIRANTE PENSIONATO 12 Di Laila Moretto “Il signor G. attendeva il suo turno con una certa agitazione. Era seduto insieme ad altri dietro le quinte dello studio televisivo con in mano il suo estratto contributivo. Oltre quarant’anni di lavoro, tutta una vita di sgobbo, ma ancora non era finita, non bastava. Un tempo, per andare in pensione, occorreva lavorare un certo numero di anni, o meno, ma avere una certa età. Poi c’era stata la “riforma delle riforme”, quella che aveva fatto tabula rasa di tutta la normativa previdenziale, considerata vecchia, noiosa e ingiusta e, sull’onda del populismo giovanilista che aveva investito e travolto il paese, aveva stabilito che la pensione andasse “meritata”. Si strutturò un sistema attraIL RACCONTO

verso il quale i casi più meritevoli venivano portati all’attenzione del paese reale, della società civile, della gente, che democraticamente, ogni settimana, decideva chi dovesse andare in pensione. Col televoto. Non si faceva più domanda: ci si presentava al patronato, che si occupava dei casting, e si registrava il proprio video promozionale nel quale si raccontava la propria storia, il lavoro che si faceva, le proprie difficoltà, i problemi di salute, di famiglia... I patronati facevano una prima selezione. Anni e anni ad ascoltare la gente allo sportello per trenta e passa ore alla settimana, a fare da mediatori culturali tra i cittadini e gli enti, avevano trasformato gli operatori in cinici talent scout del caso umano socio-previdenziale: sapevano distinguere tra il semplice utente lamentoso

in odore di assistenzialismo e quello meritevole di smuovere la pietà, la compassione e l’immedesimazione della gente. Bisognava essere capaci di attirare su di sé televoti e likes, bisognava avere l’Inps Factor. L’Istituto nazionale previdenza sociale era stato trasformato e svecchiato. Innanzitutto il nome, l’acronimo: era rimasto lo stesso, Inps, ma ora voleva dire “Italian network pensionamento social”. Era tutto molto più smart, riavvicinava i giovani al concetto di “pensione”, mostrandola loro non più come miraggio irraggiungibile attraverso un percorso ad ostacoli fatto di stage non retribuiti, voucher, lavori a progetto, ma come rivincita possibile per la capacità individuale di mettersi in gioco, come premio per il talento di socializzare la propria storia. Si voleva far capire


• subito a tutti, al Paese, che la mission di questa Agenzia di Governance era gestire in rete - network - con la Società il pensionamento, visto, però, in un’ottica meritocratica, democratica e mediatica, in cui non contava più l’arida e punitiva matematica previdenziale, che appiattiva e omologava i percorsi individuali, bensì la valorizzazione delle competenze di storytelling e di autopromozione. I contributi, però, si versavano lo stesso, ‘ché la macchina costava. C’era stato un referendum, su questa cosa, ed era passato. L’Inps, quindi, selezionava i provini inviati dagli operatori di patronato attraverso un portale telematico e li caricava su un sito dividendoli in categorie. Le categorie avevano tutte nomi tratti da titoli di pezzi dei Clash, perchè il Ministro del lavoro e del welfare ideatore della riforma era un giovane quarantasettenne fan di Joe Strummer: • “Lost in the Supermarket”

era la categoria in cui finivano i promo dei lavoratori della grande e piccola distribuzione, gente stufa marcia di lavorare su turni improbabili 7 giorni su 7 perché chiunque sempre e comunque potesse reclamare il proprio diritto ad acquistare qualche grammo di crudo, cassiere con il tunnel carpale e la sindrome De Quervain... “Should I Stay or Should I go” era la categoria di chi aveva lavorato all’estero, fisici quantistici che lavavan piatti a London, insieme a muratori che facevano i muratori a Műnchen; “Train in Vain” era per gli autoferrotramvieri; “Up in Heaven (not only here)” si occupava di coniugi superstiti che volevano la reversibilità; “I fought the law” raccoglieva i casi di quelli che avevano lavorato poco, spesso per il Ministero Grazia&Giustizia; “Rock the Casbah” era per i lavoratori stranieri...e così via.

Ogni settimana, per ogni categoria, il televoto, attraverso sito, app e numero verde, sfornava un vincitore per ciascuna categoria, e il giovedì sera c’era la finale in diretta, sul digitale e via streaming. Il Presidente dell’Inps era un giovane quarantatreenne il cui compito principale era presentare la finale del giovedì e per questa occasione indossava sempre completi impeccabili dal pantalone col risvoltino. Il signor G. se lo vide passare davanti: sulle note di “Sono un ragazzo fortunato” di Jovanot-

ti, sigla d’apertura della serata, lo vide raggiungere il centro dello studio con una corsetta studiatissima, ma che risultò molto naturale, giovanile e smart. Ogni volta il Presidente Inps pensava che avrebbe tanto preferito l’intro di un pezzo di Ligabue, magari “Tutti vogliono viaggiare in prima”, che secondo lui sottolineava molto meglio la visione sociale e meritocratica del talent show, ma su questo col Premier non c’era stata discussione. Al Liga si era preferito il Jova: veicolava un messaggio più giovane, spensierato e ottimista ma il Presidente sapeva che dietro c’era l’eterno scontro politico tra Toscana ed Emilia Romagna.

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Il signor G. avrebbe voluto ripassare il proprio discorso. Sapeva che questa era la sua unica occasione per ottenere la pensione calcolata sui suoi quarantaquattro anni di veramenti -- calcolo interamente contributivo, s’intende! - e se non fosse riuscito a convincere il Paese di meritarsela avrebbe dovuto accontentarsi del Reddito di Cittadinanza. Avrebbe voluto ripetere la sua parte, così come gli era riuscita bene nel promo che lo aveva portato fin lì, ma le luci, la musica, la confusione, lo distraevano. Dietro le quinte con lui c’erano gli altri concorrenti, uno per ciascuna categoria, e lui si era guardato i loro promo per capire contro chi avrebbe dovuto combattere: • la signora L., cassiera in una Ipercoop, sessantasei anni,


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trucco un po’ pesantuccio - ma prova te a mantenere un aspetto presentabile sotto le luci artificiali del supermarket! ed avrebbe raccontato che non ce la faceva più a fare otto ore al giorno la ginnastica idiota di passare oggetti sul lettore di codici a barre, che avrebbe tanto voluto poter fare la nonna... • il dottor P., un ex giovane plurilaureato che aveva cercato fortuna in giro per l’Europa, prima con dottorati di ricerca, poi - a mano a mano che l’età aumentava insieme alle esigenze di stabilità - si era riavvicinato al paesello nativo ed aveva iniziato a percorrere la via crucis dei concorsi pubblici verso la crocifissione al posto fisso sacrificandovi le proprie ambizioni. Si definiva ironicamente un cervello in gelatina... la signora F., neo vedova di mezza età: non aveva mai lavorato, ma aveva prodotto quattro figli con il dante causa, ossia un operaio edile spesso disoccupato, ma che sicuramente lavorava il giorno che volò da un ponteggio. I pargoli avevano otto, dodici, quindici e diciassette anni e lei avrebbe raccontato di essere lì per garantire loro il diritto a continuare a sognare (di diventare, cioè, rispettivamente: calciatore, cantante, blogger e presentatore televisivo...”proprio come il Presidente dell’Inps, che è tanto simpatico e bravo!”)...

IL RACCONTO

R. aveva una carriera fatta di lavori saltuari e soggiorni nelle patrie galere per reati contro il patrimonio, truffe, baruffe e spaccio. Si presentava come un combattente che era caduto tante volte ma si era sempre rialzato, imparando dai propri errori, ma al quale la vita e la società avevano riservato solo batoste: aveva pur diritto ad un risarcimento, ad un riscatto, ad una seconda possibilità...no? H. era arrivato da clandestino, aveva lavorato nei campi, nelle stalle, a nero, dormendo in baracche. Una sanatoria gli aveva regalato un permesso di soggiorno e un codice fiscale. Aveva continuato a lavorare nei campi e nelle stalle, ma versando i contributi e pagando le tasse. Infine la promozione a edile, metalmeccanico, e il ricongiungimento familiare. Poi anni di CIG, mobilità. Poi niente. Sessant’anni, ne dimostrava venti di più. La pensione era l’oasi nel deserto di senso che erano diventate le sue giornate.

Il signor G. li guardava di sottecchi e altrettanto facevano loro. Si misuravano, chiedendosi chi fosse il più pericoloso, il più pietoso. Il signor G. era stato selezionato nella categoria “Train in Vain”: macchinista, lavorava da tutta la vita per le ferrovie che un tempo erano dello Stato ed ora della Chissà Chi S.p.A. Non aveva alcuna possibilità. Era bravo a raccontare, aveva una buona presenza scenica -

così gli avevano detto - ma la sua storia era banale. Lavoro, lavoro, stanchezza, acciacchi, lavoro. La difficoltà di vedere le cose e le persone cambiare intorno a sé con una velocità alla quale si è incapaci di adeguarsi. Cosa avrebbe potuto fare per stupire? Abbattere a testate il conduttore cantando “la locomotiva” in una scena alla taxi driver? Si rigirava tra le mani il proprio estratto contributivo, ne piegava e ripiegava nervosamente fogli, pensando che non avrebbe mai...vinto la pensione. Poi, all’improvviso, si fermò: non poteva vincere perché aveva perso nel momento stesso in cui aveva deciso di giocare. Riprese a piegare e ripegare ad uno ad uno i fogli del suo estratto contributivo, ma con intenzione e precisione. Ridurre la pensione a premio di un realityshow era una beffa. Come l’artista che si salva nel campo di prigionia perché sa suonare e piace all’aguzzino, come Sharazade che sforna racconti per intrattenere il sultano e procrastinare la morte. Pensava che la sua vita, il suo lavoro, non erano né un gioco né uno spettacolo e che una società che riduceva la realtà ad uno spettacolo aveva perso. La speranza, la pietà, se stessa e la propria umanità. Avrebbe continuato a lavorare. Fino all’ultimo giorno della sua vita. Sorrise amaramente, mentre se ne andava lasciando sulla sedia il suo estratto contributivo trasformato in tre origami a forma di uccello”.


MILANO, AL FUORI SALONE VICINI ALLA GENTE Mi ricordo ancora la frase che mia nonna, che amava parlare utilizzando proverbi e frasi sagge, mi disse: “Tutto arriva e tutto passa!”. Ed effettivamente, come ogni aprile, anche quest’anno a Milano è arrivato ed è passato, l’Evento che apre la stagione ad ogni altro evento di interesse internazionale e, cioè, il salone del mobile insieme al fuorisalone del mobile. E’ bellissimo vedere alcune zone di milano trasformate in catalizzatori di idee e assembrambenti di cultura. E’ bellissimo vedere famiglie, single, giovani e anziani italiani e non italiani che parlano e si confrontano su tematiche quali l’architettura, il design, l’innovazione, la domotica! E’ così bello che quest’anno anche l’Ente di Patronato Epasa- Itaco di Milano ha voluto non solo sponsorizzare l’evento ma parteciparvi e, devo confessarvi, che è stato emozionante!! E’ emozionante incontrare persone che non conosci in spazi diversi dai tuoi uffici. E’ emozionante quando una mamma ti si avvicina e dice: DENTRO IL PATRONATO

“ Ma voi siete la vera innovazione del fuorisalone! Siete gli unici ad aver compreso l’importanza di stare in mezzo alle persone! Posso approfittarne per chiedervi informazioni sul bonus bebè?”. E’ proprio così! Non a caso dicono che noi siamo diversi dagli altri Patronati, non solo perché ci mettiamo il cuore in quello che facciamo (naturalmente oltre la competenza) ma anche perché cerchiamo in tutti i modi di venire incon-

Maria Romeo

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tro alle esigenze delle persone che si rivolgono a noi… andandole a trovare in mezzo al marasma! Viviamo il Patronato con spirito di servizio e vogliamo che questa nostra anima venga sempre fuori, in ogni cosa ed in ogni luogo.


MILANO, UNA PORTA CHE NON SI CHIUDE 16 Maria Romeo Erano le 15.30 di venerdì pomeriggio, unico giorno in cui l’ufficio chiude prima, è stavo per spegnere il pc per potermene andar a casa e iniziare a godermi il fine settimana quando, sulla porta, si presentano due signore, una delle quali, in maniera concitata mi dice: “Ci deve aiutare, mio padre è morto qualche giorno fa ed io e mia madre stiamo ripartendo per la Germania. Non abbiamo avuto tempo per fare la richiesta della pensione di reversibilità!”. Dopo l’attimo di travolgimento - e salutando mentalmente il treno che sarebbe partito per casa senza di me - faccio accomodare le due donne e cerco di capire qual è il loro problema. Presto fatto. Loro stavano per partire per la Germania ADESSO per tornare in Italia non si sa quando! Il loro aereo sarebbe decollato per le 18:30 e anDENTRO IL PATRONATO

cora si trovavano lontani dalla stazione di Linate. Chiedo alla signora i documenti primari e le faccio firmare la delega. Ci scambiamo i numeri di telefono e le mail: rimaniamo che interagiremo così per la documentazione mancante. Nei giorni a seguire mi arriva la documentazione che avevo richiesto e la pratica di reversibilità va a buon fine.

La signora è soddisfatta, la figlia è più tranquilla ed io sono contenta. Avrei potuto dire che l’ufficio era chiuso e lasciare le due donne con il loro problema da risolvere ma noi dell’Epasa – Itaco non siamo dei burocrati! Noi lavoriamo con passione e facciamo nostri i problemi degli altri cercando di risolverli nel miglior modo possibile.


PALERMO, L’INVALIDITÀ SCOMPARSA Di Giuseppe Rafti Chi lavora in un patronato lo sa. Si può provare in tutte le maniere a vivere con distacco e indifferenza quanto giornalmente viene posto alla nostra attenzione da un’utenza così eterogenea qual’è appunto quella che si presenta presso i nostri uffici. In fondo, ormai siamo allenati. Sempre col sorriso sulle labbra, sappiamo riconoscere in meno di un secondo, tra le migliaia di utenti che annualmente affollano i nostri uffici, coloro che pongono alla nostra attenzione questioni di ordinaria normalità da coloro che invece propongono questioni di ordinaria (e insensata) ingiustizia, rese ancor più odiose in quanto perpetrate da chi i diritti non dovrebbe negarli bensì garantirli e difenderli. Non potrò mai dimenticare il caso di un nostro Assistito, il signor Giuseppe. Minuto, magro con la testa coperta da un lungo ciuffo di capelli grigi e sul viso dei baffoni enormi, vestito con abiti un tempo eleganti e oggi logorati dal tempo, ha sempre recato nella sua fisionomia i segni di una vita difficile, fatta di sten-

ti privazioni e tanti problemi legati a quel suo cervello un po’ “ballerino”, che di tanto in tanto lo spingeva a cercar di porre fine, fortunatamente senza mai riuscirci, alla sua vita. Unica fonte di sostentamento, per lui e sua moglie, una modesta pensione di invalidità civile, pienamente dovuta per le sue assai precarie condizioni fisiche e psichiatriche, eppure strappata con un risicatissimo 74%, dal quale otteneva quel poco con cui riusciva a malapena a sopravvivere. Giunta la ormai annuale e consueta visita di controllo, arrivò la triste e beffarda sorpresa. La commissione medica competente aveva deciso di abbassare, senza alcuna motivazione plausibile, la percentuale di invalidità di un punto, dal 74% al 73% e facendo di conseguenza perdere all’interessato l’assegno mensile. Una beffa inaudita, difficile da spiegare ad un uomo nelle condizioni del signor Giuseppe. Come potergli far comprendere una simile situazione? Cominciò così per il nostro amico un calvario durato circa sei mesi,

durante i quali, privo di ogni mezzo di sostentamento, perse la casa e si ritrovò a vivere nelle condizioni più disagiate. Strutture di accoglienza per indigenti, la casa di un suo fratello che malvolentieri decise di offrirgli un giaciglio e perfino la sua vecchia automobile. Tuttavia, contemporaneamente, iniziò il supporto della nostra macchina organizzativa. In tempi record il nostro staff di avvocati prese in carico il ricorso del nostro amico che nel frattempo diventò un ospite fisso dei nostri uffici, nei quali decidemmo di ospitarlo durante tutto il nostro orario di lavoro, non fosse altro che per non lasciarlo solo. La causa fece il suo corso, venne agevolmente vinta e al Signor Giuseppe venne riconosciuta addirittura l’inabilità totale. Nel frattempo, avendo maturato l’età necessaria, il suo assegno di invalidità divenne assegno sociale e la sua prestazione superò finalmente la soglia dei trecento euro. Passato qualche mese, sfruttando dei vecchi contributi che da soli non potevano bastare a dar luogo ad una pensione, chiedemmo e ottenemmo, in anticipo rispetto ai settanta anni previsti dalla legge, la cosiddetta maggiorazione “al milione” che fece lievitare la sua pensione mensile sopra i seicento euro. Oggi il signor Giuseppe non è certamente un uomo ricco, ma è un uomo che ha ritrovato la sua serenità. Ed è bello sapere che, in qualche modo, di quella serenità anche noi siamo stati artefici.

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BRINDISI, PRIMA DI TUTTO VOI 18

Aveva le lacrime agli occhi Fiorella, e non finiva più di ringraziarci: ma non per aver riscosso somme di denaro, piuttosto per averla ascoltata e per essere riusciti con pazienza e in modo semplice a chiarire i dubbi che aveva. E non è stata l’unica! Sono diversi gli assistiti che si sorprendono e ci ringraziano per il tempo che gli dedichiamo, perché spieghiamo quello che facciamo, argomentiamo le risposte e non ci accontentiamo di un semplice cenno di assenso, ci fermiamo solo quando ci rendiamo conto che l’assistito ha veramente capito la situazione. Fa male al cuore quando ci accorgiamo che “da altre parti” le persone si sono sentite offese e umiliate solo per non essere state velocemente intuitive. Da noi al patronato Epasa-Itaco cittadini e imprese l’operatore non è un semplice “impiegato” o un “passacarte” col solo obiettivo di soddisfare esigenze personali e d’ufficio: da noi l’operatore non ha obiettivi, ha una missione che è quella di soddisfare le esigenze del cittadino DENTRO IL PATRONATO

Raffaella Quartulli applicandone e preservandone i diritti. Rispettiamo gli assistiti dall’inizio, dall’accoglienza; emblematica l’affermazione della signora Donata mentre si accomodava nella stanza: “parto da casa arrabbiata perché l’Inps mi ha tolto soldi dalla pensione senza avviso e senza motivazione, poi arrivo qui, mi accogliete con questo sorriso e l’arrabbiatura passa”. Rispetto inteso non solo come educazione e disponibilità, ma anche come serietà e professionalità! Non abbiamo l’abitudine di prendere in giro gli assistiti né di seguire la massa ai soli fini speculativi, da noi sincerità, trasparenza e tanta preparazione. Noi operatori del patronato Epasa-Itaco cittadini e imprese ci aggiorniamo quotidianamente, seguiamo corsi di formazione specializzati e sosteniamo esami riconosciuti dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, il tutto corredato dei migliori programmi informatici del settore. Anche la signora Anna, con il passare del tempo e dopo altre esperienze, ha potuto

constatare che il patronato Epasa-Itaco sede di Brindisi offre servizi di alta qualità con rigorosa serietà. In realtà la signora era una nostra assistita già da diversi anni e c’è sempre stato un rapporto di reciproca stima e fiducia, questo fino all’entrata in vigore della “Riforma Fornero”. Anna voleva assolutamente andare in pensione, dopo aver studiato attentamente la sua vita lavorativa ci siamo resi conto che non sussistevano i requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento né con la nuova normativa né con le disposizioni eccezionali e transitorie; purtroppo la signora non accettava risposte negative in quanto “altri” le avevano assicurato che aveva diritto alla pensione e siccome eravamo noi il suo patronato di fiducia insisteva che dovessimo essere noi a presentarle la domanda. Con umiltà abbiamo riesaminato la pratica e rivalutato ogni aspetto, continuando a vagare nel buio ci siamo confrontati con altri colleghi e abbiamo interrogato a livello nazionale l’esperto in normativa. Tutte le possibilità valutate hanno dato esito negativo in maniera eclatante. Pertanto, con estremo dispiacere, abbiamo convocato l’assistita e le abbiamo confermato che per noi non c’erano i requisiti per andare in pensione e che di conseguenza non le avremmo presentato la domanda. Da quel giorno abbiamo rivisto Anna dopo tre anni, l’abbiamo accolta con gioia come se il tempo non fosse passato e prima ancora di salutarci ci ha detto: “Quando vado in pensione? Mi fido solo di voi!”.


VIVI UNA VITA ATTIVA! DAI VALORE AL TUO FUTURO, AI TUOI INTERESSI, ALLE TUE PASSIONI, ALLA TUA ASSOCIAZIONE.

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