Rendez-vous Vudù

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RENDEZ-VOUS VUDU’

L’illuminante Guida semiseria alle lingue inventate e/o segrete.

DIMENTICATE ZOMBIE E BAMBOLINE: quelle zozzerie le fanno solo i bokor, cioè gli stregoni malvagi. In realtà ho appreso che il Vuduismo è una religione orientata verso il bene, come qualunque altra (dichiara di essere). In più è estremamente fantasiosa e sicuramente unica nel suo genere: prendete delle antiche divinità africane appena sbarcate ad Haiti dalle navi negriere, mixatele con i santi cattolici dei colonizzatori, aggiungete al tutto fiumi di rum e shakerate a ritmo di calypso... Cosa otterrete? Un curioso sincretismo religioso noto come Vudù. Se gli schizzinosi dei greci non rinunciano mai all’ambrosia per soddisfare i loro palati raffinati, gli dei Vudù hanno gusti molto più semplici e non dicono mai di no ad un drink. Più che assemblee sull’Olimpo le loro sono riunioni degli Alcolisti Anonimi, sebbene poco riuscite: i vuduisti offrono alle loro divinità libagioni di bevande alcoliche e persino omaggi in sigarette e sigari. Ogni nume, inoltre, ha le proprie preferenze: c’è chi esige il rum on the rocks e chi invece i soft-drink, chi accetta solo sigarette senza filtro e chi non può rinunciare a un bel Romeo y Julieta. Buone notizie per gli amanti degli Appletini: nessun dio sembra preferirli, perciò scoliamoceli pure a volontà senza temere di incorrere nell’ira divina.

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Erzuli Freda Insomma, gli dei Vudù, in generale, hanno un modo di fare più rilassato, easy-going e informale rispetto ai colleghi barbuti e perennemente accigliati di altre professioni religiose: niente ordini dall’alto, richieste a trabocchetto (tipo “uccidi tuo figlio per me”) o anatemi biblici (tipo “Eva, tu partorirai nel dolore”), ma piuttosto un amichevole “Che c’hai una siga?”. I fedeli li chiamano con epiteti affettuosi come “Mamma”, “Papà”, “cugino” o “signorina”, e loro d’altronde non si prendono mai troppo sul serio: sono sboccati, narcisisti, sessualmente disinvolti e un po’ irascibili, ma anche bonari e generosi. Il modo in cui sono rappresentati potrebbe sembrare quasi caricaturale all’occhio di noi europei, abituati ad aureole occhiute e tuniche bianche (alcuni, a dire il vero, sembrano appena rientrati da un concerto dei Village People, tipo Agwe), ma al di là del sorriso che può suscitare, questa pratica rivela tragedie come la deportazione, la schiavitù e la povertà.


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