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Distribuzione gratuita - Anno 12 - n. 1/2014 - Gennaio/Febbraio

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Editoriale Sommario 4

SPECIALE

Diabete: noti gli effetti non le cause

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SPAZIO BIMBI

Questione di pelle

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DOMANDE

Sigarette di conforto

APPROFONDIMENTO Contraccezione moderna

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BENESSERE

Anemia: una condizione da non sottovalutare

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RICETTE

Che cavolo cucino?

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FARMACIE CLUB SALUTE

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 12, n° 1 Gennaio/Febbraio 2014 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

Parola d’ordine: Educazione L’impegno è immutato: siamo chiamati a informare, nella maniera più corretta, approfondendo, per quanto è possibile, ogni argomento e soprattutto mantenendoci lontani dai condizionamenti (interessi di parte ce ne sono a bizzeffe). Eppure nessuno ci toglie dalla mente il pensiero di quanto l’informazione intorno alla salute abbia finalità più elevate, in primis quella di educare ai comportamenti più corretti, senza annoiare con prediche o moniti di poco costrutto. Educare significa condividere, in serenità, atteggiamenti consoni a uno stile di vita più consapevole e quindi maggiormente responsabile nei confronti di se stessi prima ancora che degli altri. Il numero che avete in mano è particolarmente ricco, in termini di informazione educativa perché i temi presi in esame - il diabete, la moderna contraccezione, il fumo di nuova generazione, la pelle dei piccoli, le forme di anemia, il cavolo come alimento-farmaco - sono puntualizzati con rigore e si rivolgono a fasce di pubblico ben diverse: dagli adolescenti alle mamme, agli adulti e agli anziani in una felice trasversalità. In particolare segnaliamo il trattamento della pelle dei neonati e dei piccolissimi, che richiede cure e attenzioni mirate. Per questo la detersione va affrontata con sapienza. Sul fronte delle anemie, si gioca la partita delle verifiche. La sensazione di stanchezza ne è un sintomo, mai da trascurare. E poi le forme di moderna contraccezione che prevedono un’educazione affettiva, più che sessuale. Il diabete vive uno Speciale che racconta di piccoli successi in un deserto di cognizioni: si conoscono gli effetti e non le cause che generano i due tipi di malattia metabolica, ugualmente ben contrastati. Il cavolo, da ultimo, è fonte di miille sorprese, un “farmaco” amico che tiene lontani non poche insidie. SM

Associata al sistema Confindustria

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Noti gli effetti non le cause Il diabete alimentare è una piaga planetaria accentuata dal benessere e dai pessimi comportamenti che accompagnano sia i popoli ricchi sia quelli poveri

Prevalenza del diabete in percentuale, stime 2025 (fonte: Diabetes atlas third edition) «Il diabete, al momento, si può controllare negli effetti ma ancora non si conoscono le cause che lo generano». C’è solo realismo, non resa, nelle parole del professor Emanuele Bosi, Ospedale San Raffaele di Milano, che ha una struttura attivissima in prevenzione, trattamento e ricerca diabetologia: «Non c’è, al momento, alcuna possibilità di guarigione, a dispetto di chi, inutilmente, sbandiera casi di diabetici “guariti”. La scienza è

I due tipi principali Il diabete di tipo 1 è la conseguenza della distruzione delle cellule del pancreas che producono insulina, l’ormone di controllo della glicemia, il livello di zuccheri nel sangue. Questa prima forma esordisce molto frequentemente in giovane età ma colpisce senza preavviso anche gli adulti e gli anziani. Senza alcun preavviso. L’unica terapia sono le somministrazioni, ovviamente esogene (dall’esterno; ndr) più volte al giorno di insulina di sintesi. Nel tipo 2, quello alimentare o senile, il pancreas ha ridotte capacità di produzione dell’insulina e la glicemia cronicamente alterata si controlla con i farmaci ma soprattutto grazie a uno stile di vita adeguato.

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ancora inerme di fronte alle malattie autoimmuni. Negli ultimi trent’anni abbiamo solo accertato, per il tipo 1, che si tratta di una malattia autoimmune prodotta da una reazione abnorme del sistema immunitario che si difende distruggendo le cellule pancreatiche, per ragioni ancora ignote. Si pensava in un primo tempo che fosse una reazione alle infezioni da microbi o virus, oggi si tende a ragionare di ambiente, ma certezze non ve ne sono. Esiste solo la malattia e buoni percorsi, nel caso del tipo 2, per tenerla sotto controllo. L’ultimo decennio ha dato risultati confortanti: farmaci orali molto più efficaci e ridotti casi in cui, grazie al movimento e a una corretta alimentazione, si ricorrere all’insulina, limitata al 20/30% dei soggetti diabetici di tipo 2».

LUNGHI ANNI DI INCUBAZIONE La degenerazione del pancreas è progressiva, è una malattia che non dà segnali se non in fase già acuta, può avere un’incubazione di 10-12 anni e poi esplodere. Per questo conviene misurare nei soggetti sani, o apparentemente tali, se ci sono dei marcatori che segnalano la possibilità di sviluppare diabete di tipo 2, mentre quello di tipo 1 insorge bruscamente anche in soggetti che conducono una vita che potremmo definire esemplare. Il tipo 1 tocca anche chi fa sport.


Speciale I DATI PLANETARI L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha accertato 371 milioni di diabetici nel mondo e stima che non meno di 50 milioni di persone lo siano senza saperlo. Il Pakistan ha il triste primato di 266 milioni. In Cina sono 92 milioni, in India 63, negli Stati Uniti 24, 12 in Brasile e Russia. In Italia ci sono 3,5 milioni di diabetici. Il dato sgradevole è l’incremento dei casi di diabete di tipo 1, soprattutto in Europa dove è aumentato di 4/5 volte nel dopoguerra, dal 1945. Quel che più preoccupa è l’anticipata insorgenza: i casi di diabete di tipo 1 nei primi 5 anni di vita erano un’eccezione, oggi sono molto frequenti. Per questo si ragiona di influenze anche ambientali, pur senza poterle dimostrare.

LO STILE DI VITA AUSPICATO Due i grandi precetti che concorrerebbero a diminuire la piaga del diabete di tipo 2: «In primo luogo il movimento: bastano 30 minuti al giorno di camminata a

La glicemia in farmacia Nelle farmacie Club Salute, di cui fa parte anche la tua di riferimento, nello scorso mese di novembre, in occasione della Giornata mondiale per la lotta al diabete, una settimana è stata dedicata alla misurazione gratuita della glicemia, con attività rivolte alla prevenzione e all’informazione sugli stili di vita da seguire. I più corretti. Sono state invitate a misurare la glicemia persone non diabetiche, in presenza di altri fattori di rischio: familiarità, ipertensione, obesità eccetera, dando vita a un vero e proprio screening. Le persone con valori fuori da quelli di riferimento sono state indirizzate al medico per controlli approfonditi. I risultati delle misurazioni sono stati raccolti in forma anonima per capire il numero di persone che hanno la glicemia alta e non ne sono consapevoli. Sul prossimo numero pubblicheremo i risultati dello screening. Si ringraziano i farmacisti e Roche Diagnostic per aver reso possibile questa attività.

passo veloce, quello che non consente di chiacchierare, quello che mette in moto il metabolismo. Si consuma e si suda, anche d’inverno. In secondo luogo l’alimentazione: ricca di verdura e frutta, con ridotte quantità di “cibi spazzatura”, quelli malsani tanto amata dai bambini ma anche agli adulti. Nessun eccesso di carboidrati e di zuccheri, che vanno comunque consumati. In generale di tutto un po’, nel senso della varietà, in dosi contenute. Alzarsi da tavolo con un po’ di appetito è un buon precetto antico e poco seguito ai giorni nostri».

BUONE PRATICHE Quali le buone pratiche, oltre a un corretto stile di vita, per non incorrere nel diabete alimentare o senile? «Noi suggeriamo l’esame del sangue, perché già un valore di modesta alterazione della glicemia, fra 110 e 115 a digiuno, non deve allarmare ma suggerire una certa l’attenzione non solo a un minore consumo di dolci. È un segnale da non sottostimare. Per noi la glicemia a 126 e oltre è già indice di diabete, la zona tra 100 e 125 è intermedia, racconta di persone che stanno bene ma che potrebbero sviluppare rischi cardiovascolari. Per questo suggeriamo a chi ha compiuto 40/45 anni di sottoporsi ogni anno, anno e mezzo, a un esame del sangue e delle urine. Esami di routine ma molto utili, anche per verificare il colesterolo in eccesso». Sergio Meda

Il diabete in gravidanza Il diabete gestazionale è un avvertimento, non un semplice episodio. L’organismo ha maggior richiesta di insulina ormonale per due vite in una e il superlavoro del pancreas si manifesta come alterazione dei livelli glicemici. Questa forma deve indurre i controlli dopo la gravidanza, in particolare al carico orale di glucosio. Questa forma, cosiddetta temporanea, sembrerebbe prodotta anche dall’età sempre più avanzata delle gestanti. Un tempo si partoriva il primo figlio intorno ai vent’anni, oggi succede fra i 25 e i 35. In ogni caso chi ha avuto questa forma è bene che la controlli, subito dopo il parto, con la dieta e il movimento.

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Questione di pelle Consigli pratici per prendersi cura in modo corretto della pelle del bambino Prima di iniziare è doveroso un chiarimento: c’è pelle e pelle. Quella del bambino è molto diversa da quella dell’adulto e per questa ragione richiede cure e attenzioni mirate. La pelle si sviluppa in modo completo nell’ultimo periodo della gravidanza, dalla 20a settimana fino al termine della gestazione, quando si forma lo strato corneo e la struttura in grado di trattenere l’acqua e di proteggere il corpo dall’ambiente esterno. Subito dopo la nascita, la pelle è ricoperta di vernice caseosa, una patina bianco-giallastra tanto più spessa quanto più il bebè è nato prima del dovuto. La vernice caseosa è una miscela di sebo ed epidermide sfaldata, il cui compito è quello di proteggere la cute dalla macerazione e dalla disidratazione. Una volta eliminata, la pelle sottostante si presenta dapprima arrossata a causa dell’immaturità del sistema vasomotorio del neonato per diventare poi, intorno al quarto giorno

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di vita, rosea, delicata al tatto, elastica e con peli radi e corti. Rispetto a quella dell’adulto, la pelle del bambino ha delle caratteristiche proprie: è più elastica e ha un pH meno acido; presenta una discreta flora batterica e fungina; ha un elevato rapporto superficie corporea/peso, quindi una maggiore possibilità di intossicazione percutanea; ha un elevato rapporto ghiandole sudoripare/cmq; per tutto il primo anno di vita, il sistema tamponante cutaneo è immaturo. Ma soprattutto è meno spessa e più permeabile alle sostanze esterne e per questa ragione è importante utilizzare prodotti con formulazione esclusiva e mirata per pelli delicate e sensibili a base di sostanze naturali dalle proprietà nutritive e idratanti come l’olio di babassu e l’olio di riso e lenitive come l’olio di emu, che rispettano la fisiologica attitudine della pelle a strutturarsi per una naturale protezione.


Spazio bimbi LA DETERSIONE Ne esistono di due tipi: per affinità e per contrasto. La prima non prevede l’utilizzo dell’acqua in quanto la pulizia è garantita dall’uso di una sostanza grassa, come un olio o un latte detergente che, per “affinità”, ingloba nella sua matrice lo sporco, rimosso in modo meccanico con un dischetto di cotone idrofilo. La seconda, invece, utilizza un detergente (a base di tensioattivi) che unito all’acqua, per l’azione di risciacquo, elimina lo sporco. Il classico bagnetto o la doccia sono due esempi di detersione per contrasto. I tensioattivi, tipici nella detersione per contrasto, sono sostanze composte da due parti: una simile al grasso cutaneo (e quindi allo sporco presente sulla cute) e l’altra simile all’acqua. È proprio grazie a questa sua caratteristica che il tensioattivo riesce a inglobare lo sporco in piccole sfere eliminate successivamente con l’acqua. I tensioattivi però non sono tutti uguali: in base alla loro composizione possono risultare più o meno aggressivi sulla pelle. I Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e i Sodium Laureth Sulfate (SLES), per esempio, svolgono un’azione detergente per contrasto forte e aggressiva; altri di derivazione vegetale, come gli anfoacetati da olio di riso e da olio di babassu, detergono sempre per contrasto ma svolgono un’azione delicata ed efficace, senza alterare la barriera cutanea.

L’IGIENE INTIMA Se sono richieste attenzioni particolari quando ci si prende cura della pelle del corpo, a maggior ragione lo sono quando la zona da trattare è quella intima. La regione periuretrale, subito dopo la nascita del neonato, viene colonizzata da microrganismi residenti aerobi e anaerobi, che hanno la funzione di proteggerla dall’attacco dei batteri uropatogeni dovuti al diretto contatto di questa parte del corpo con feci e urina, che spesso ristagnano per qualche tempo nel pannolino. Le salviettine detergenti sono composte di un “tessuto non tessuto” imbevuto di una soluzione contenente tensioattivi, sostanze idratanti, lenitive

e protettive, profumo e conservanti che è meglio utilizzare solo in situazioni di emergenza. Le infiammazioni nella zona del cambio pannolino possono infatti avere molteplici cause, tra le principali c’è senza dubbio anche l’uso di detergenti aggressivi e di salviettine che vanno a interferire sulla mucosa genitale più facilmente rispetto all’adulto a causa di una minor difesa strutturale delle grandi labbra nelle bambine e per l’assenza di peli. L’ideale è un detergente intimo eudermico a pH baby fisiologico con agenti schiumogeni naturali delicati provenienti ad esempio da olio di babassu e olio di riso, ideali per nutrire e rispettare la fisiologica struttura fibromuscolare e le mucose delle parti intime, oltre che per promuovere la naturale flora della mucosa prevenendo gli arrossamenti.

IL CAMBIO DEL PANNOLINO Anche il cambio del pannolino diventa un momento fondamentale per prendersi cura della pelle del bebè. Una crema eudermica emolliente, nutriente e a effetto riepitelizzante a base di olio di emu, è la soluzione migliore e naturale per aiutare la pelle a mantenersi sana e in forma. L’olio di emu, dalle riconosciute proprietà antiinfiammatorie, lenitive, idratanti e cicatrizzanti, è ideale non solo per prevenire e lenire gli arrossamenti cutanei, ma anche per favorire la guarigione di ferite, il riassorbimento di edemi, la riduzione di gonfiore e dolore muscolare in seguito a traumi. In abbinamento a sostanze come l’aloe vera, incrementa la produzione di collagene (la proteina che dà sostegno alla pelle, accelerando la riproduzione cellulare e riparativa dei tessuti cicatriziali) e rispetta la fisiologica attitudine della cute a strutturarsi nella sua barriera naturale di protezione. Attenzione infine a sostanze come paraffina e profumi, tra i primi responsabili dell’insorgere di alterazioni della barriera e di un potenziale sviluppo di dermatiti, oltre che a ossido di zinco, coloranti e conservanti aggressivi. a cura della redazione

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Sigarette di conforto Quelle elettroniche, pur nel mirino dei proibizionisti, garantiscono - in base a recentissimi studi anche italiani - la loro efficacia come sostitutivi delle sigarette tradizionali e, in non pochi casi, aiutano a smettere di fumare «Le supertasse su chi produce sigarette elettroniche non aiutano certo chi combatte contro il fumo delle sigarette tradizionali, che sono causa di 50.000 tumori ogni anno in Italia». Umberto Veronesi, il notissimo oncologo, è ancora una volta ultimativo, ma ha le sue buone ragioni: «Per curare chi si ammala di cancro a causa del fumo lo Stato italiano spende ogni anno 3 miliardi di euro. Nel contempo sempre lo stesso Stato vende le sigarette tradizionali, producendone di proprie e lucrando le accise su quelle estere. È una vergogna». A differenza della sigaretta tradizionale, fatta di carta e tabacco, quella elettronica è un apparato tecnologico che, attraverso una batteria ricaricabile, consente di inalare il vapore di una soluzione composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e aromi alimentari. Vi sono poi versioni con o

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senza nicotina. Sulla e-cig, la sigaretta elettronica, mancano ancora studi indipendenti su un grande numero di pazienti, ma un po’ alla volta arrivano risposte scientifiche intorno ai dubbi che la comunità scientifica ha sollevato sulla sigaretta elettronica: «Tra 4 o 5 anni», aggiunge Veronesi, «sapremo se i risultati positivi saranno duraturi; bisogna soprattutto capire come aiutare le persone a mantenere l’astinenza dal fumo».

RICERCHE MILANESI Lo studio cui si riferisce Veronesi è quello dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, che ha individuato come le sigarette senza tabacco e senza nicotina possano aiutare a smettere di fumare,


Domande A differenza della sigaretta tradizionale, fatta di carta e tabacco, quella elettronica è un apparato tecnologico che, attraverso una batteria ricaricabile, consente di inalare il vapore di una soluzione composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e aromi alimentari. Vi sono poi versioni con o senza nicotina e senza arrecare danno. La ricerca ha coinvolto tre Irccs milanesi (oltre allo Ieo, il Centro Cardiologico Monzino e l’Ospedale San Raffaele di Milano) e una settantina di pazienti, tutti reduci da una diagnosi recente di tumore o da infarto miocardico acuto. E fumatori da almeno 10 anni. Dopo 6 mesi di controllo, come riferisce il dottor Carlo Cipolla, responsabile della ricerca, il 60% dei pazienti del gruppo che fa uso di sigarette elettroniche ha smesso, mentre il 32% continua a svapare (verbo innovativo, accompagna la sigaretta elettronica; ndr). L’astinenza di 6 pazienti su 10 è documentata dai livelli di monossido di carbonio, autentica “macchina della verità” per chi fuma. Il dottor Cipolla aggiunge che chi l’ha usata si è dichiarato soddisfatto e non sono emersi effetti collaterali: «La sigaretta elettronica può essere considerata uno strumento potenzialmente efficace per ridurre il numero di sigarette nocive, quelle tradizionali».

PROGETTO COSMOS Lo studio pilota sarà ora inserito nella ricerca che coinvolge i fumatori inclusi nel progetto Cosmos,

lo screening del tumore del polmone che ha arruolato oltre 11.000 fumatori. Duecento di loro, valutati forti fumatori, verranno coinvolti per studiare la sigaretta elettronica, questa volta anche con apporto di nicotina, motivo di molte discussioni. Vanno infatti confrontati i risultati della sigaretta elettronica con nicotina, senza nicotina e di un gruppo di controllo, seguendo i pazienti per 6 mesi, con una valutazione dopo un anno e un monitoraggio per 5 anni (tanto dura il progetto Cosmos). Nell’occasione saranno valutati sia la riduzione del numero di sigarette, ma pure i sintomi come tosse, affanno, mal di testa. La verità sulla questione fumo impone, in ogni caso, la ricerca di nuovi strumenti per aiutare chi vuole smettere di fumare e non ci riesce. In base a un sondaggio della Fondazione Veronesi il 65% dei fumatori italiani dichiara di aver tentato almeno una volta di farlo e il 57% ha sperimentato la sigaretta elettronica con questa intenzione. I vaporizzatori elettronici sono di grande interesse per chi ha necessità di azzerare o ridurre in breve tempo il consumo di sigarette tradizionali: è il caso di fumatori malati, oppure in attesa di interventi chirurgici o di terapie mediche che suggeriscono lo stop al fumo. Il lavoro dello Ieo segue di qualche mese la pubblicazione di uno studio dell’università di Catania sulla sigaretta elettronica, i cui risultati sono decisamente confortanti: anche se su una platea limitata, di soli 300 fumatori, dopo un anno l’8,7% aveva smesso e il 10,3% aveva ridotto il loro impiego, senza sottolineare particolari differenze fra modelli con o senza nicotina. «La nicotina è una droga, causa dipendenza», ricorda Carlo Cipolla, «Io come cardiologo sono assolutamente contrario al suo utilizzo. Con le sigarette elettroniche ci si autosomministra nicotina senza controllo, in quantità e concentrazioni sconosciute (a differenza di quanto accade con cerotti, gomme e confetti, ndr). A chi vuole usare una sigaretta senza tabacco raccomando inoltre di diffidare dei prodotti di dubbia provenienza. E di chiedere consiglio a un professionista. Il farmacista lo è». di Gianni Poli

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Approfondimento

CONTRACCEZIONE MODERNA

EDUCAZIONE AFFETTIVA, PIÙ CHE SESSUALE!

La contraccezione ha fatto passi da gigante nell’ultimo mezzo secolo, mettendo a punto dispositivi e farmaci capaci di garantire percentuali di copertura da gravidanze indesiderate vicine al 100%. Purtroppo a compiere errori – di utilizzo e di comportamento – siamo sempre noi utenti: a parole molto preparatati ma nella pratica… Di Federico Meda in collaborazione con Alessia Zucchelli, Ostetrica e consulente Aied Milano (www.aied.it)


Anello vaginale

Inserito nella vagina una volta al mese, previene l’ovulazione grazie al rilascio di estrogeni e progestinici. È un contraccettivo simile alla pillola ma non si assume tutti i giorni (si inserisce una sola volta al mese); il rilascio ormonale per via vaginale consente l’impiego di dosaggi inferiori di estrogeni e progestinici; non coinvolge l’apparato gastrointestinale: eventuali episodi di vomito o diarrea non influiscono sull’efficacia contraccettiva, come può accadere per la tradizionale pillola. L’applicazione è semplice come l’uso di un assorbente interno: l’anello è piccolo (circa 5 cm di diametro) e morbido e una volta inserito si adatta al corpo, senza che la posizione ne condizioni l’efficacia. È raro che il partner ne avverta la presenza. Alla fine della terza settimana va rimosso ed esattamente una settimana dopo se ne inserisce uno nuovo: durante questo l’intervallo normalmente le donne hanno le mestruazioni.

Abbiamo fatto il vostro test di “sex intelligenza” (vedi box): siamo messi così male? Purtroppo sì. Le nuove generazioni, grazie a internet, sono informate ma hanno pochi contatti con l’altro sesso. Gli adulti - detti anche maggiorenni +10 o maggiorenni +20 - hanno più esperienza diretta con il sesso ma non sono molto preparati. Quindi ai giovani cosa insegnate? Ovviamente si parte dalla base: contraccezione, fisiologia degli apparati sessuali ma i risultati migliori vengono dalle lezioni di“Educazione all’affettività e alla sessualità”. Ovvero? I ragazzi vivono le amicizie e i primi rapporti con i coetanei senza troppo contatto fisico, perché la rete ha sostituito il parco, il cortile, l’oratorio. Si usa molto la chat, ci si scambia immagini, link e considerazioni sui social network. Senza momenti di ritrovo reali. È molto superficiale una vita fatta di soli commenti e likes: si finisce per dargli troppa importanza. Infatti i moderni reati di bullismo vedono protagonisti video, post su facebook, foto “rubate”. Esatto, basta un clic sulla tastiera per condividere informazioni personali, gaffes, figuracce. Purtroppo le reazioni dei protagonisti sono spesso reali e ci scappa la tragedia. Un passo indietro, torniamo alla definizione di “educazione all’affettività”. Gli adolescenti si frequentano sempre meno, hanno poche occasioni di contatto fisico. Stiamo parlando di mano nella mano, scambio di sguardi, niente di sessuale. Bisogna invitarli a riscoprire questo passaggio.

Test di sex intelligenza

Provate, come abbiamo fatto noi, a rispondere alle domande elaborate dall’Aied sul loro sito: avrete una radiografia delle vostre conoscenze e convinzioni in ambito sessuale e contraccettivo. www.consultoriprivatilaici. net/test-di-sex-intelligenza/

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Saltando questi passaggi cosa succede? Facilmente si hanno rapporti indesiderati, o prematuri. Perché la chiacchiera, vista l’età, verte in ogni caso su quello. Si ricerca essenzialmente il rapporto sessuale per ottenere rispetto e autostima. A farne le spese gli incontri imbarazzati, gli sguardi furtivi, i primi baci, i pomeriggi passati sul letto o il divano, le conversazioni improbabili… In parole povere il cosiddetto “conoscersi un po’ di più”. A livello di contraccezione gli adolescenti sono più preparati di noi “grandi”? Direi di sì: sia grazie a internet sia attraverso la chiac-


Approfondimento

CONTRACCEZIONE MODERNA Cerotto anticoncezionale

Farmaco transdermico, offre alle donne la possibilità di evitare una gravidanza indesiderata con un’efficacia contraccettiva del 99,9%, pari alle pillole combinate per la prevenzione del concepimento. Il cerotto consiste in un piccolo quadrato adesivo contenente due ormoni sintetici, un estrogeno (etinilestradiolo) e un progestinico (norelgestromin). Rilasciati gradualmente dalla matrice del cerotto, finiscono con il circolare nel flusso sanguigno attraverso la pelle. Il cerotto inibisce il processo di ovulazione e contribuisce a modificare le pareti dell’utero rendendole inospitali all’eventuale ovulo da fecondare. Va applicato (addome, natiche, schiena, braccio: diverse le possibilità) una sola volta a settimana per tre settimane. Dopo sette giorni di pausa può essere nuovamente utilizzato.

Preservativo femminile

Del tutto simile al corrispettivo maschile, è però poco usato in Italia. Richiede un po’ di pratica e di pazienza e bisogna esercitarsi prima di utilizzarlo durante un rapporto sessuale. L’applicazione diventa più facile con il tempo e c’è bisogno di molti tentativi prima di abituarsi all’utilizzo del preservativo.

chiera in famiglia, dove molti tabù sono solo un ricordo. Ad esempio, sanno esattamente come si applica un anello vaginale, ma nella pratica non l’hanno mai preso in considerazione. La conoscenza, la preparazione di base va rapportata alla realtà. Puoi sapere tutto di preservativo o menopausa - argomento indelicato se non inappropriato, fino a poco tempo fa - prima però devi imparare a rapportarti con i coetanei. Conoscono il proprio corpo i giovanissimi? Sono migliorati rispetto ai predecessori, ovvero noi? Forse sì ma sono sempre carenti. Infatti le nostre lezioni iniziano in maniera didascalica: si parla del corpo, dei periodi fertili, argomenti base insomma.

Diaframma

Il diaframma anticoncezionale è un metodo di barriera che offre protezione dal rischio di gravidanza indesiderata fra il 94% e il 99%. Consiste in una piccola semisfera di gomma o di silicone chirurgico (adatto ai soggetti allergici al lattice), dotata di un anello flessibile del medesimo materiale, nel cui bordo è contenuto uno spermicida, applicato prima dell’introduzione del diaframma all’interno del pube. Va collocato all’altezza della bocca dell’utero, al fine di impedire agli spermatozoi l’accesso nella cavità uterina e prevenendo così il rischio di gravidanza indesiderata. Il diaframma anticoncezionale svolge un’azione del tutto simile a quella svolta dal preservativo, ma a differenza di quest’ultimo, è studiato per adattarsi all’anatomia della donna.

Quali i contraccettivi meno in voga? Diaframma e preservativo femminile non godono di grande reputazione. Il primo non garantisce la copertura di altri dispositivi ed è considerato un po’ invasivo. Il secondo non ha mai sfondato nel nostro Paese. Nel nord Europa è invece molto utilizzato. Quali i più usati? Il preservativo maschile, ovviamente. Ormai per ragioni culturali e perché facile da acquistare, utilizzare e garantisce un’ottima protezione, sia da gravidanze indesiderate sia da malattie sessualmente trasmissibili. La pillola rimane molto gettonata, anche se gli effetti collaterali non sono sempre apprezzabili. In questo senso sta aumentando il numero delle donne che scelgono l’anello vaginale. Lo si indossa per tre settimane senza avvertire alcun disturbo. “Copre” quanto la pillola, è a lento rilascio, basso dosaggio e dopo la settimana di pausa si rimette e non ci pensi più. Meglio del cerotto? Il principio è lo stesso (dosaggio contenuto, rilascio graduale), è un ottimo prodotto anche il cerotto. Però va prestata attenzione all’applicazione e va controllato di più rispetto all’anello. È meno pratico ma ugualmente efficace.

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Fino ad ora abbiamo parlato dei rimedi pre-rapporto ma in Italia è possibile usufruire sia della “pillola del giorno dopo” (Pgd), sia della “pillola dei cinque giorni dopo”. Come se ne avvalgono le italiane, di ogni età? Purtroppo le giovanissime hanno difficoltà anche solo ad ammettere di aver commesso un’imprudenza (il rapporto non protetto) e quindi non sempre sono pronte a recarsi dal medico di base o in un consultorio per la ricetta obbligatoria. Spesso, purtroppo, rischiano e vanno in corso alle interruzioni di gravidanza. Le maggiorenni, di ogni età, sono invece meno imbarazzate, affrontano il colloquio e il protocollo con più consapevolezza. Magari sono meno informate ma hanno maggiore esperienza di vita. Ovviamente non tutti i medici sono d’accordo sull’uso di questi presidi, l’obiezione di coscienza è piuttosto diffusa. C’è stato un grande lavoro a livello istituzionale per garantire un equilibrio tra le due quote, al fine di garantire la libertà di coscienza ai professionisti e il servizio agli utenti. Al di là delle ideologie e dei singoli casi, che idea si è fatta dell’introduzione in Italia delle due pillole? Partiamo dal principio: la possibilità di abortire legalmente ha decretato la fine delle operazioni casalinghe, spesso in mano a disparati professionisti. Lo stesso meccanismo sortirà l’accesso a queste due pillole: si eviterà a molte donne di arrivare a gravidanze indesiderate e quindi a sostenere quella trafila fisica, psicologica, etica e religiosa che comporta un aborto. È una contraccezione di emergenza.

Pillola Anticoncezionale

Inventata negli anni Sessanta, la Pillola contiene ormoni (solo progestinici o, più comunemente, una combinazione di progestinici e estrogeni) che impediscono l’ovulazione e, se utilizzata correttamente, garantisce la copertura nel 99% dei casi. Non protegge – ovviamente – dalle malattie sessualmente trasmissibili e, in qualunque caso, deve essere prescritta da un medico. Va prestata particolare attenzione all’assunzione perché importante che avvenga tutti i giorni alla stessa ora. Consultandosi con un medico in caso interazioni con altri farmaci (effetti collaterali indesiderati) o in caso di episodi di vomito e diarrea perché potrebbe perdere di efficacia.

Pillola del giorno dopo

Contraccettivo di emergenza da utilizzare nelle 72 ore successive al rapporto non protetto, agisce inibendo o alterando la qualità dell’ovulazione. È inefficace se l’impianto dell’ovuolo è già avvenuto, non influendo in nessun modo sulla prosecuzione della gravidanza. In Italia può essere venduta con ricetta non ripetibile prescritta dal proprio medico curante, da un medico di un consultorio, da un dottore al Pronto Soccorso, dalla Guardia medica (nei festivi e prefestivi)

Pillola del quinto giorno

Efficace entro le 120 ore da un rapporto non protetto (o fallimento contraccettivo come la rottura del preservativo o la mancata assunzione della pillola), per acquistarla è necessaria una ricetta non ripetibile e che il test di gravidanza - eseguito nello studio del medico, in ospedale o in consultorio - risulti negativo. L’efficacia diminuisce con il passare dei giorni e dopo l’assunzione è facile soffrire di nausee, mal di testa, capogiri, dolori addominali, disturbi dell’umore, tensione mammaria.

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Benessere Una condizione da non sottovalutare

L’anemia (carenza di globuli rossi o eritrociti) può dipendere da una rapida perdita di globuli rossi, per esempio dopo un’emorragia, o da un eccessivo rallentamento della loro produzione, per esempio in caso deficit del midollo osseo. È una condizione caratterizzata dalla mancanza di emoglobina, una proteina presente nei globuli rossi del sangue deputata al trasporto di ossigeno. Un esame del sangue è in grado di evidenziarla, nell’uomo il valore dell’emoglobina non dovrebbe essere mediamente al di sotto dei 13 g per decilitro di sangue e nella donna non dovrebbe essere al di sotto dei 12 grammi. Le cause più frequenti sono malattie del sangue, insufficienza renale, carenza di vitamine del gruppo B, carenza di ferro. L’anemia da carenza di ferro (anemia sideropenica)

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è uno dei disturbi più diffusi e trascurati nonostante possa causare complicanze, peggiorare la qualità di vita e talvolta costringere al ricovero. La scarsa disponibilità di ferro non soddisfa le esigenze dell’organismo e tale deficit può manifestarsi a vari livelli e stadi non sempre associati ad anemia. La carenza di ferro infatti si traduce in un trasporto insufficiente di ossigeno agli organi e ai tessuti, inoltre il ferro partecipa a diversi processi metabolici quali la respirazione, la sintesi di Dna, il metabolismo di zuccheri e grassi, il buon funzionamento dei muscoli compreso il cuore. I sintomi più frequenti sono una stanchezza persistente, spossatezza, scarsa efficienza muscolare, calo delle prestazioni mentali e della concentrazione, maggiore predisposizione alle infezioni, caduta


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Benessere I sintomi più frequenti da anemia sono una stanchezza persistente, spossatezza, scarsa efficienza muscolare, calo delle prestazioni mentali e della concentrazione, maggiore predisposizione alle infezioni, caduta dei capelli, pallore, malessere generale, aumento della respirazione e tachicardia dei capelli, pallore, malessere generale, aumento della respirazione e tachicardia. In questi casi è bene sottoporsi a un controllo medico, un esame del sangue è utile per diagnosticare l’anemia sideropenica attraverso la valutazione di tre parametri, sideremia, transferrina, ferritina. Servono a valutare rispettivamente l’insufficiente apporto di ferro, le anomalie nel trasporto, i depositi di ferro non utilizzati. L’anemia va curata sia come condizione in sé, sia quando associata a malattie importanti. Una riduzione patologica di ferro si ha in seguito a sanguinamenti dell’utero, forti emorragie mestruali, parto, interventi chirurgici, chemioterapia. Altre condizioni fisiologiche che predispongono al rischio di sideropenia sono la gravidanza, l’allattamento, l’adolescenza, l’attività sportiva a livello agonistico perché sono tutte situazioni in cui il fabbisogno è più elevato. Anche lattanti, adolescenti, donne in età fertile sono soggetti in cui l’accelerazione dello sviluppo fisico e il maggior utilizzo di ferro da parte dell’organismo possono creare uno squilibrio tra fabbisogno e apporto.

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COME RISOLVERE In tutti i casi è possibile garantire l’assunzione di ferro con la dieta e gli alimenti più ricchi di ferro sono la carne, il pesce, i legumi, le verdure a foglia verde, meglio se associati alla vitamina C, che trasforma il ferro in una forma più disponibile. In farmacia ci sono nutraceutici da assumere per brevi periodi o a cicli quando sia stata accertata la necessità. Si devono infatti evitare accumuli, che sono altrettanto dannosi per fegato, pancreas e cuore. Nei casi più severi, sotto controllo medico, viene stabilita la terapia farmacologia, che per altro presenta uno scarso assorbimento ed è accettata con difficoltà dal paziente per i disturbi gastrointestinali che comporta: gusto metallico, dolore, senso di pesantezza, diarrea o stipsi. La carenza di ferro si può presentare quindi quando le riserve sono ridotte o esaurite, perché non vengono assunti in quantità sufficiente cibi fonte di ferro, per esempio anche in caso di dieta vegetariana, di un regime dimagrante o perché c’è un malassorbimento a livello intestinale dovuta ad un disturbo gastrointestinale transitorio o in caso di malattia infiammatoria cronica dell’intestino. Gli effetti dell’anemia hanno una ripercussione sulla circolazione e si traducono in ultimo su un forte aumento del lavoro cardiaco. Il cuore, nel caso in cui il soggetto iniziasse per esempio un’attività fisica più intensa, potrebbe non essere in grado di aumentare il proprio lavoro per soddisfare la richiesta di ossigeno, creando così una situazione di ipossia (carenza di ossigeno) da cui si può generare un’insufficienza cardiaca acuta. L’anemia è quindi una condizione da non sottovalutare per le importanti ripercussioni sulla salute che può avere sul breve e sul lungo periodo e richiede di essere valutata da più specialisti (ematologo, cardiologo, nefrologo), sensibilizzando anche farmacisti e operatori sanitari. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza


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Ricette Che cavolo cucino?

Bianchi, verdi o viola, dalle forme a volte anche un po’ bizzarre, i cavoli che possiamo portare in tavola sono davvero tanti. Che sia cavolo cappuccio, cinese, rapa, navone, cavolfiore, broccolo, romanesco, verza o cavoletto di Bruxelles, per le mille proprietà che sono in grado di regalare non dovrebbero mai mancare nei menu dell’inverno. Il cavolo ha origini antichissime: greci, egizi e antichi romani ne conoscevano e sfruttavano tutte le virtù, utilizzandolo sia come alimento che come rimedio per molte malattie. Ancora oggi dovrebbero essere consumati non solo per il gusto, ma anche per le importanti doti salutistiche. Ricchi di vitamine e sali minerali, hanno proprietà antibatteriche, antinfiammatorie, antiossidanti, depurative ed energizzanti. Tra l’ampia gamma di minerali presenti vanno ricordati il potassio, che regola la pressione arteriosa, fosforo e calcio, utili per le ossa, ferro, indispensabile per gli sportivi e le donne in età fertile, e ancora sodio, rame magnesio e zolfo. Tutti i cavoli, soprattutto se freschi, sono ricchissimi di vitamine: A, E, K, e soprattutto B9 e C. Le elevate quantità di acido folico (vitamina B9) necessarie al rinnovamento e alla moltiplicazione cellulare, si

rivelano preziose nelle prime fasi della gravidanza, nei soggetti celiaci - poiché aiutano questi ultimi a proteggere il loro delicato intestino - e per gli sportivi. La vitamina C, contenuta soprattutto nelle foglie, è importante per il rafforzamento delle difese immunitarie: cosa da non sottovalutare in questo periodo di influenze e malanni frequenti. Tutte le varietà di questo ortaggio ne racchiudono dosi elevate; il cavolo rapa, in particolare, se consumato crudo, ne contiene più delle arance. La ricchezza di minerali e vitamine fa dunque dei cavoli alimenti particolarmente indicati in caso di anemia e nelle fasi di recupero in seguito a malattie.

MILLE VIRTÙ Tutte le crucifere, famiglia a cui appartiene il cavolo, hanno un contenuto calorico piuttosto basso, che si aggira attorno alle 20-25 kcal per 100 g di prodotto. Le fibre e la presenza di parte cellulare vegetale fanno sì che abbiano un alto potere saziante: ottimi quindi in caso di diete e di regimi alimentari ipocalorici. I cavoli possono essere man-

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Ricette giati sia dai diabetici che dai celiaci, e la ricchezza di vitamine e minerali li rende alimenti particolarmente indicati nelle fasi di recupero. La clorofilla contenuta nelle varietà verdi favorisce la produzione di emoglobina, valido aiuto in caso di anemia. I cavoli si rivelano utili anche come anti-ulcera: contengono, infatti, gefarnato, una sostanza in grado di rinforzare le mucose dello stomaco già da tempo usata nei medicinali che combattono questa patologia. È sconsigliato un uso frequente solo a chi soffre di colon irritabile: potrebbero provocare gonfiore e disturbi gastrointestinali se assunti in elevate quantità. Cavolfiori, broccoli, verze e cavoletti di Bruxelles sono ricchi di sulforafano, un potente antiossidante che ha attirato l’attenzione del mondo scientifico per le proprietà antitumorali.
Secondo i dati di numerosi studi sostenuti dagli scienziati del World Cancer Research Found, introdurre broccoli e cavoli nella dieta abituale potrebbe rivelarsi molto utile contro l’insorgenza di diversi tipi di tumore, soprattutto quelli intestinali. Un’alimentazione ricca di questi alimenti potrebbe ridurre fino al 49% le possibilità di ammalarsi. Motivi più che sufficienti per non farseli mai mancare in tavola.

rante la cottura. Per ovviare questo fastidio – e per renderli anche più digeribili - si può aggiungere un pezzo di pane secco nell’acqua di cottura e un pizzico di bicarbonato che assorbirà lo zolfo e aiuterà a fissare il colore. Quando proprio l’odore si pone come freno al consumo, si può optare per una scelta altrettanto salutare: consumarli crudi, purché freschissimi. Verza e cavolo cappuccio affettati sottilmente sono perfette insalate e il cavolfiore appena colto è ottimo in pinzimonio o tagliato a fettine sottili in abbinamento a pesci o frutti di mare. di Laura Camanzi

SIA COTTI CHE CRUDI Come abbiamo visto, cavoli, broccoli hanno moltissime proprietà e, se consumati 2-3 volte a settimana, esercitano azioni benefiche a più livelli. Tuttavia va sottolineato che certe tipologie di cottura ne compromettono di molto le virtù. Lessare queste verdure, per esempio, porta a perderne circa il 70% delle proprietà nutrizionali (dal 65% dei cavoli fino al 77% dei i broccoli). La pentola a pressione, che riduce di molto i tempi di preparazione, è una buona alternativa, ma è la cottura a vapore a segnalarne le perdite meno significative. L’odore pronunciato che questi ortaggi emanano durante la cottura può per alcuni essere un forte deterrente al loro consumo. Eppure i cavoli hanno così tante preziose qualità che sarebbe un peccato lasciarsi spaventare da questo inconveniente. Tutte le varietà, chi più chi meno, quando vengono cucinate emanano un cattivo odore, poiché sono ricchi di composti di zolfo che vengono liberati du-

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Vellutata di cavoli misti Lavare e tagliare a pezzi diversi tipi di cavoli: broccoli, romanesco, cavolo verde, cavoletti. Far rosolare in una pentola con due cucchiai d’olio evo uno spicchio d’aglio schiacciato. Aggiungere le verdure e lasciarle saltare per qualche minuto. Togliere l’aglio e coprire con acqua bollente. Cuocere per 20-30 minuti fino a quando le verdure saranno morbide e poi frullare il tutto. Aggiustare di sale e servire con un filo d’olio a crudo, pepe macinato al momento e crostini di pane, magari spalmati di gorgonzola. Si può seguire lo stesso procedimento cuocendo le verdure a vapore, facendole saltare con lo spicchio d’aglio e poi frullandole con l’acqua di cottura tenuta da parte. Ne guadagnerà l’apporto di elementi nutrizionali preziosi.


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