le Indicazioni della provincia di Trento

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Storia Proposta di linee guida

a cura di Beatrice De Gerloni

Piani di studio provinciali per il secondo ciclo di istruzione primo biennio Riccione 12 dicembre 2010


I Piani di studio provinciali Legge provinciale 5/2006 (art. 55) I Piani di studio provinciali definiscono gli obiettivi generali del processo formativo, il tempo scuola e la flessibilitĂ , gli obiettivi di apprendimento, i percorsi del primo e del secondo ciclo

Regolamenti attuativi -

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Regolamento per la definizione dei piani di studio provinciali del primo ciclo di istruzione (2010) Linee guida per l’elaborazione dei Piani di studio di istituto del I ciclo (contengono indicazioni metodologiche non prescrittive, la declinazione di competenze in abilità e conoscenze) Regolamento per la definizione dei piani di studio provinciali del secondo ciclo di istruzione (2011) Linee guida per l’elaborazione dei Piani di studio di istituto del I biennio del secondo ciclo

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Il percorso di elaborazione dei Piani di studio provinciali Gruppo di lavoro Pellerey (febbraio 2008) e proposte per la redazione dei Piani di studio provinciali del primo e secondo ciclo Primo ciclo di istruzione  Costituzione gruppi di lavoro di docenti, esperti e DS per “aree di apprendimento” per elaborare i materiali su profili e competenze (2008-2009) – I ciclo  Incontri territoriali di presentazione dei materiali e seminari di condivisione con DS e docenti (maggio 2009)  Linee guida per l’elaborazione dei Piani di istituto (giugno 2009)  Regolamento stralcio sui Piani di studio del primo ciclo; parere favorevole del CNPI – approvazione 2010  Piano di aggiornamento docenti e Progetti pilota nelle scuole Secondo ciclo di istruzione  Allargamento gruppo Pellerey con esperti nazionali (Moro e Fierli)  Gruppi di lavoro di esperti con supporto di docenti per l’elaborazione delle proposte di Linee guida per le discipline di area comune del primo biennio (italiano, matematica e scienze, storia, lingue straniere, diritto e economia) – tabelle di competenze, abilità e conoscenze  Presentazione delle proposte ai referenti dei Dipartimenti disciplinari delle scuole trentine e Cfp (novembre 2010)  Regolamento sui Piani di studio per il secondo ciclo in fase di redazione finale 

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Storia: i riferimenti normativi 

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Indicazioni nazionali per i licei (2010) Linee guida per gli istituti tecnici e professionali (2010) Indicazioni relative all’obbligo di istruzione (2007) Standard formativi nazionali per l’Istruzione e Formazione professionale (15.01.2004) Regolamento per i Piani di studio provinciali del secondo ciclo (2010) Linee guida per l’elaborazione dei Piani di studio provinciali per il primo ciclo di istruzione (2009) 4


Le scelte relative al primo biennio 

Raccordo con i piani di studio provinciali del primo ciclo in un’ottica di curricolarità verticale 6-16 anni

Unitarietà del primo biennio superiore, conclusivo dell’obbligo di istruzione, con competenze equivalenti nei tre percorsi “liceale”, “dell’istruzione tecnica e professionale”, “della istruzione e formazione professionale” - Linee guida comuni

Storia locale e delle istituzioni autonomistiche

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Piani di studio del I ciclo di istruzione le competenze di storia 1.

2.

Comprendere che la storia è un processo di ricostruzione del passato che muove dalle domande del presente e, utilizzando strumenti e procedure, pervenire a una conoscenza di fenomeni storici ed eventi, condizionata dalla tipologia e dalla disponibilità delle fonti e soggetta a continui sviluppi Utilizzare i procedimenti del metodo storiografico e il lavoro su fonti per compiere semplici operazioni di ricerca storica, con particolare attenzione all’ambito locale

3.

Riconoscere le componenti costitutive delle società organizzate – economia, organizzazione sociale, politica, istituzionale, cultura – e le loro interdipendenze

4.

Comprendere fenomeni relativi al passato e alla contemporaneità, saperli contestualizzare nello spazio e nel tempo, saper cogliere relazioni causali e interrelazioni Operare confronti tra le varie modalità con cui gli uomini nel tempo hanno dato risposta ai loro bisogni e problemi, e hanno costituito organizzazioni sociali e politiche diverse tra loro, rilevando nel processo storico permanenze e mutamenti

5.

6.

Utilizzare conoscenze e abilità per orientarsi nel presente, per comprendere i problemi fondamentali del mondo contemporaneo, per sviluppare atteggiamenti critici e consapevoli

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Struttura e carattere del documento Struttura  Premessa: finalità e natura della disciplina  Il quadro di competenze, abilità e conoscenze  Indicazioni metodologiche  Storia locale e risorse del territorio Carattere  Il documento ha carattere di bozza, aperto alla discussione e al contributo dei docenti  Le competenze rappresentano traguardi di apprendimento: il rapporto tra abilità, conoscenze e competenze è progettato e selezionato all’interno delle scuole

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Finalità della disciplina storia nel XXI secolo Dai Documenti nazionali e europei:  

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Formazione di cittadini responsabili e attivi Promozione di valori fondamentali (tolleranza, diritti umani, democrazia …) Promozione di un’educazione politica (partecipazione attiva in prospettiva locale, nazionale, europea,globale) Sviluppo di capacità intellettuali e di spirito critico Promozione dell’identità individuale e collettiva

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Le ragioni del cambiamento

Alcune risposte “didattiche”

Sono cambiati i destinatari della formazione e i loro bisogni formativi

Attenzione ai bisogni e alle soggettività di studenti e docenti: contesto didattico interattivo

Sono cambiati i problemi chiave del presente: globalizzazione e inclusione delle masse nella storia – multietnicità e multiculturalità

Attenzione alle molteplici dimensioni e scale della storia; apertura della storia a una “prospettiva mondiale”

È cambiata la storiografia (Annales, approccio interdisciplinare, le “storie altre”, …)

Ricerca di un rapporto stretto con altri saperi (scienze sociali, economia, diritto, geografia ….) – apertura alle storia settoriali

Sono cambiate le finalità dell’insegnamento/apprendimento della storia

Centralità del rapporto tra storia e educazione alla cittadinanza

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Gli orientamenti e le scelte 

approccio per competenze

curricolo verticale essenziale strutturato per conoscenze e abilità

organizzazione del curricolo in nuclei tematici con una forte selezione dei contenuti

scelta di metodologie didattiche attive e laboratoriali per favorire motivazione e apprendimenti 10


Le competenze Comprendere, utilizzando le conoscenze e le abilità acquisite, la complessità delle strutture e dei processi di trasformazione del mondo passato in una dimensione diacronica ma anche sulla base del confronto tra diverse aree geografiche e culturali Riconoscere e comprendere i processi che sottendono e spiegano permanenze e mutamenti nello sviluppo storico, e metterli in relazione con eventi e problemi del mondo contemporaneo Comprendere le procedure della ricerca storica fondata sull’utilizzazione della documentazione e delle fonti e saperla praticare in contesti guidati

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Indicazioni metodologiche 

Criteri di “essenzializzazione del curricolo”:

- la significatività per il nostro presente

- l’organizzazione del curricolo attorno a moduli tematici o percorsi con una selezione dei contenuti (in base a rilevanze storiografiche e utilità didattica)

Nesso presente-passato-presente

Storia e scienze sociali

Collegamenti interdisciplinari 12


Il metodo laboratoriale Il laboratorio di storia in classe:

- non si identifica con il lavoro dello storico di professione - è organizzato dall’insegnante: scelta del tema/problema, selezione

di fonti e documenti, lavoro di gruppo o individuale su compito, prodotto finale, verifica può utilizzare le TIC: ricerca e organizzazione di informazioni, strutturazione di un archivio storico elettronico; lettura o produzione di un ipertesto; il webquest

Il laboratorio sul territorio: laboratori didattici presso Musei e Istituzioni provinciali, attività didattiche di Associazioni; archivi e biblioteche; il territorio come laboratorio;

Metodologie interattive e laboratoriali come parte integrante dei percorsi di insegnamento /apprendimento: attività ricorrenti su testi e fonti, problematizzazione, utilizzo di carte geo-storiche, lettura e produzione di grafici, tabelle … 13


Strumenti e risorse 

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Manuale Laboratorio didattico TIC Musei e laboratori didattici Archivi e biblioteche, Istituzioni pubbliche e private, Fondazioni Associazioni sul territorio Audiovisivi Territorio 14


Verifica e valutazione Valutazione attenta ai processi di apprendimento oltre che ai risultati 

Valutazione iniziale: verificare conoscenze e abilità pregresse, motivazioni e convinzioni (utilità della storia), programmare il percorso didattico – test, esercitazioni su fonti e testi, colloqui in classe, lavori di gruppo

Valutazione formativa: per il docente un feed back sui processi di apprendimento e regolativa per la programmazione; per lo studente uno strumento di autovalutazione (senza voto) – esercitazioni e colloqui orali

Valutazione sommativa: strumenti di verifica e “oggetti di verifica”. prove strutturate (test, scelta multipla), semistrutturate e non strutturate (sintesi, schedatura di documenti, saggio breve, esposizione di una ricerca, tema, interrogazione …) Come valutare competenze?

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La storia locale Legge provinciale 5/2006 - indica tra le finalità generali: “promuovere la consapevolezza della specialità trentina, la conoscenza della storia locale e delle istituzioni autonomistiche” (art. 2; c. 1/d) - indica per i piani di studio “I piani di studio provinciali assicurano lo studio della storia locale e delle istituzioni autonomistiche, della cultura della montagna e dei suoi valori, con il coinvolgimento di esperti locali” (Tit. IV, art. 55)

Regolamento per i Piani di studio del secondo ciclo (Allegato A proposta) - “lo studente conosce gli eventi e gli snodi epocali della storia del territorio trentino e in modo particolare il processo di evoluzione storico che ha condotto alla speciale Autonomia provinciale, li comprende come fenomeni che, su scala locale, si collocano nel più ampio quadro della storia generale”

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Perché la storia locale? (non solo per “obbligo di legge” …)  “una formazione culturale che non è in grado di

fornire conoscenza storica sulla realtà locale, sui suoi problemi e sulle sue peculiarità, priva l’individuo del senso concreto dell’operare, del suo muoversi “entro le mura” di una dimensione spaziale controllabile.[…] per quanto la nostra vita si svolga oggi virtualmente nello spazio del mondo […], è sempre nell’ambito delimitato della città che si svolge la nostra esperienza di cittadini.” P. Bevilacqua, Sull'utilità della storia, Donzelli 1997, p.76 17


Raccordo tra “storia generale” e storia locale Criterio generale: 

raccordare il curricolo di storia locale con quello di storia generale, realizzando moduli di storia locale ed evitando un insegnamento in chiave “micro” che ripercorre tutte le tappe della storia generale

La scelta dei moduli di storia locale viene fatta dal docente o dal dipartimento della scuola in piena autonomia (senza dimenticare l’Autonomia provinciale..)

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Le competenze di riferimento Le competenze “a scala locale� Comprendere le diverse scale - mondiale, europea, nazionale, locale – degli eventi storici e mettere in relazione alcuni eventi a dimensione locale con eventi su macro scala Mettere in relazione dinamiche del passato (sociali, economiche, politiche, istituzionali e culturali) con quelle della storia presente a livello locale

Utilizzare fonti e documenti per ricostruire fatti o eventi relativi alla storia locale

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Alcuni criteri orientativi Alcuni criteri che possono orientare la scelta delle tematiche: -

la significatività del tema per il nostro presente (es. “storia delle istituzioni autonomistiche”, i fenomeni migratori …)

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le rilevanze storiografiche quali emergono dalla letteratura scientifica

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le evidenze sul territorio (siti archeologici, centri urbani e tracciati delle vie, paesaggio agrario, monumenti, paesaggi di guerra …)

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le risorse del territorio per lo studio della storia

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Campi tematici, fonti, metodologie: alcuni suggerimenti 

Campi tematici possibili: territorio, ambiente, paesaggio, storia economica, storia sociale, storia della mentalità, storia politicoamministrativa; Fonti: fonti archivistiche in archivi locali (civici, ecclesiastici, aziendali, statali …), beni culturali del territorio (archeologici, paesaggio, architetture, sistemi urbani …), beni culturali museali e iconici; fonti orali; Scale spaziali: scala microreale (quartiere, villaggio …), scala urbana o comunitaria (città, comunità montana …), scala della regione storica o della regione amministrativa; Esperienze diverse di insegnamento/apprendimento basate su: uso prevalente delle fonti, uso prevalente di testi, combinazione di fonti e testi con modalità laboratoriali.

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Le risorse del territorio  

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Musei e laboratori didattici Biblioteche e archivi Istituti storici Associazioni di storia Enti di ricerca Enti comunali Università Riviste La rete web e i siti dedicati Le “buone pratiche didattiche” delle scuole Corsi di aggiornamento e di formazione per docenti

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