Clic.Hè - TEMPO #42 GENNAIO 2021

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GENNAIO 2021

TEM PO

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REDAZIONE

5 INTRODUZIONE ALLE IMMAGINI Paolo Contaldo

Paolo Contaldo Responsabile Area Temi

6 03:32:39, 2018 Bianca Costanza De Luca

Sabrina Ingrassia Redattrice Area Temi

18 LAURA E LAURA Chiara Dondoli

Diego Cicionesi Responsabile Area Recensioni

26 TEMPI DIVERSI Gaia Amadori

Giulia Sgherri Photoeditor Area Temi

34 PANDEMOS Giulia Pasqualin

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52 UN TEMPO LONTANO, COSI’ VICINO Ilaria Feoli

Sandro Bini Comunicazione Alberto Ianiro Webmaster Paolo Contaldo Grafica Web

62 SUSPENSION POINTS, 2020 Michela Ruffini 76 MEMORIE Sergio Giannotta

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90 ALBERGO TRENTO (THE BIG CHILL) Patrizia Mori

EDITORE Associazione Culturale Deaphoto PROGETTO GRAFICO Niccolò Vonci

108 FUORICAMPO Marco Cheli 122 SOTTO LO STESSO CIELO, SOTTO LA STESSA TERRAW Roberta Casadei

IMMAGINE DI COPERTINA Gaia Amadori

RECENSIONI 134 LA FOTOGRAFIA SOCIALE DI RI-SCATTI di Davide Tatti

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INTRODUZIONE ALLE IMMAGINI Paolo Contaldo “un attimo del presente, una proiezione del futuro, un ricordo del passato.” Speranza di un tempo che non cambia, sulle “foglie” di Bianca. Chiara ci ricorda che siamo un gioco serio. Fanciulli e adulti che danzano e si lasciano il posto a vicenda. Provocatoria e potente riflessione sul tempo di Gaia. Ognuno ha il suo. Limite, conoscenza e amore. Un bel viaggio di Giulia verso la libertà di accogliere. Ilaria dipinge l’attesa, il tempo vuoto e denso. L’immobilità si respira anche nelle immagini di Michela. Immagini d’immagini, diario logorato di una sospensione. Visione in equilibrio tra una libertà onirica e un tempo schietto e razionale. Bellissime le surreali composizioni di Sergio. Un vecchio albergo di un paese abbandonato, personaggi e storie di un tempo negato. Patrizia ne fa una sapiente regia. Attesa. Contenitore pieno di speranze ed emozioni tenute a bada. Il Palio di Siena, manifestazione che Marco racconta da un diverso punto di vista, quello del “fuoricampo”. Lentezza, scansione delle emozioni. Roberta da l’avvio per un cammino personale...

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BIANCA COSTANZA DE LUCA

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03:32:39, 2018 L’Aquila, 6 Aprile 2009 Ore 03:32:39 Scossa di magnitudo pari a 6.3. Il tempo si è fermato, lo afferma anche l’orologio della chiesa di S. Eusanio Forconese (AQ), distrutta dal sisma: le lancette sono ferme, una crepa squarcia secoli di storia. Questo progetto pone le basi sul tempo, perchè in quell’istante tutto è cambiato. Quasi dieci anni più̀ tardi, otto Polaroid 600 rappresentano la realtà così com’è ora, senza cambiamenti, immutata da quel 6 Aprile del 2009. Ciò che infatti è cambiato, facendo il suo corso, è solo la natura che da sempre circonda quei luoghi. Le foglie, trattate con un processo chimico chiamato ‘lift’, rappresentano quel cambiamento: seccandosi, modificano la foto e l’immagine impressa su di esse, un mutamento che nella realtà non esiste, ma che la natura suggerisce. L’opera fotografica è molto fragile, come la storia che racconta, e vuole portare un messaggio di rivincita e di valorizzazione di un territorio dimenticato dall’uomo e dal tempo. Questo progetto è effimero, transitorio. Vuole rappresentare ciò che la realtà̀ stessa non può rappresentare: un attimo del presente, una proiezione del futuro, un ricordo del passato.

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Biografia Bianca Costanza De Luca, in arte “BWhite.”, nata a Foggia il 19 Luglio 1997, vive a Lucera (Fg) dove frequenta il Liceo Linguistico e ottiene un doppio diploma linguistico e ESABAC studiando le lingue Inglese, Francese e Tedesca. Appassionata d’arte, specialmente contemporanea, si approccia alla Fotografia all’età di 16 anni frequentando corsi organizzati dall’associazione FIAF e iniziando una sperimentazione con vari stili, partendo dalla fotografia di paesaggio, passando per la street, bianco e nero e ritratto, fino ad arrivare alla fotografia che tutt’ora porta avanti: una fotografia concettuale, nudo artistico con un significato introspettivo che va al di là della fotografia stessa e che si discosta dai temi correnti e popolari. Studia per un anno all’Accademia di Belle Arti di Lecce frequentando il primo anno del corso di Scenografia, qui apprende tecniche artistiche nuove per un approccio differente alla fotografia, variando i supporti e trasmutandola in installazione fotografica. Il secondo anno si trasferisce all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, dove frequenta il corso triennale di Fotografia. Nel suo terzo anno frequenta la Leeds Arts University di Leeds in Inghilterra, seguendo il corso di Fotografia prendendo parte al progetto ERASMUS e si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila nel Luglio 2019, al termine del suo terzo anno accademico, con il voto di 108/110L, proponendo una tesi ed un progetto innovativo sul tema dell’identità e metamorfosi. Tutt’ora frequenta il corso specialistico di Fotografia come Linguaggio d’Arte presso l’Accademia di Belle arti di Napoli. La sua ambizione è quella di continuare con una fotografia più vicina all’ambito artistico e concettuale prendendo spunto da autori quali Ren Ang, Nan Goldin, Luigi Ghirri, Franco Vaccari, Wolfgang Tillmans e sperimentando anche attraverso la fotografia analogica e istantanea.

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CHIARA DONDI

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LAURA E LAURA L’incontro con sè stessi, la conoscenza del proprio io può essere fatto di alti e bassi esattamene come è la crescita e la strada che dalla fanciullezza porta all’essere adulti. Tale percorso ha un ritmo che è assolutamente personale, una danza tra noi stessi che ci cambia e ci porta in un nuovo momento della nostra vita.

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Biografia Nata e cresciuta a Bologna, ha studiato Disegno Industriale all’Università di Firenze. Fin da piccola ha mostrato interesse nella pittura e crescendo con l’aiuto del padre ha intrapreso i primi passi nel mondo della fotografia analogica. Negli anni il suo rapporto con tale strumento è diventato sempre più connesso al suo background di pittrice e ha iniziato a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere. I suoi soggetti principali sono le donne con le quali cerca di creare immagini fatte di introspezione e simbolismo.

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GAIA AMADORI

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TEMPI DIVERSI Per quanto tempo è per sempre?’’ - chiede Alice. ‘ A volte, solo un secondo.’’ - risponde il Bianconiglio. Che cos’è quella cosa che noi uomini chiamiamo tempo? Fenomeno fisico o concetto filosofico, sicuramente mai assoluto perchè variabile in base alla misurazione che si sceglie di fare. Ipotetica dimensione nella quale si concepirebbe e si misurerebbe il trascorrere degli eventi o condizione apparente che non esiste nella realtà fondamentale. Indominabile e incomprensibile, manifestazione dell’essenza divina o essenza della vita umana. Da queste considerazioni parte la mia riflessione sul tempo. Come scrive Carlo Rovelli nel suo libro ‘ L’ordine del tempo’’ la fisica non descrive ‘ come evolvono le cose nel tempo. Bensì come evolvono le cose nei loro tempi e come evolvono i tempi l’uno rispetto all’altro.’’ Il mondo si configura allora come una rete di eventi (più o meno lunghi), come relazione tra accadimenti. Ogni fenomeno che accade ha ‘ il suo proprio tempo’’, ‘ il suo proprio ritmo’’, non vi è un tempo unitario universale: c’è un tempo per la candela, un tempo per la fiammella, un tempo per la luce che entra dalla finestra, un tempo per il porta candela: in ogni oggetto o fenomeno, il tempo ha un ritmo diverso, un diverso andare. Questo progetto vorrebbe mostrare la parzialità dell’idea di tempo: esso vale solo nella misura in cui si prende in considerazione un punto di vista da cui tutto deriva. Ogni oggetto, ogni fenomeno ne ha uno, anche se molto spesso non riusciamo a coglierlo.

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Biografia Nata nel 1985, vive a Firenze. È fotografa presso Luisaviaroma. Nel 2010 si laurea in Lettere presso l’Università di Firenze. Nel 2013 consegue una seconda Laurea in Fotografia presso la Libera Accademia di Belle Arti di Firenze (L.A.B.A.). Tra il 2009 e il 2011 svolge attività di giornalista, videomaker e assistente presso uno studio fotografico. Nel 2012 espone in diverse mostre collettive: Freedom in Contemporary Art; Arezzo&Fotografia “Love”; Cities and People (S.Petersburg); 3^ Biennale Giovani Fotografi Italiani (CIFA Bibbiena). Nel 2013 partecipa al 5° Concorso “Padre Galileo Babbini” (Firenze).

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GIULIA PASQUALIN

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PANDEMOS Pandemos, nell’Antica Grecia la dea dell’amore più carnale e popolare, oggi la parola più temuta e pronunciata. Sotto la sua egida rifiorisce una vita, la mia. L’anno nuovo è segnato dall’avvicinarsi di qualcuno, dopo mesi a proclamare il valore della solitudine. Inizia una relazione fra anime ferite, lontane in pubblico ma vicine nell’intimo, ma la cautela viene distrutta quando il profumo della prima notte d’amore, è rotto dal discorso che ha cambiato un Paese, si annunciano una pandemia e un lockdown. Che fare? Stroncare una conoscenza o unire in segreto due vite? Abbandonate le sicurezze è partita la corsa verso l’ignoto. Lunghi giorni di buio fuori e luce dentro, sconforto e idillio. Un viaggio immobile dentro sé stessi e un amore che distrugge i muri, si insinua nelle viscere, invisibile e inestirpabile come il virus che ci tiene in scacco. Fuori la morte e la paura, dentro la vita e la certezza di un legame saldo sbocciato tra le macerie di un mondo destinato a non tornare più.

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Biografia Visual designer e fotografa freelance. Si avvicina alla fotografia di reportage nel 2013. Dal 2014 al 2019 sviluppa il progetto il Fil. Una ricerca bosniaca. Uno studio fotografico sull’identità, il passato e il presente della Bosnia Erzegovina. Il progetto vince nel 2015 il Premio Aldo Nascimben. Nel 2019 nasce l’omonimo libro edito da PR2 e nel settembre dello stesso anno ottiene il Premio Speciale SiFest off#10. Viene in seguito pubblicato su Il Fotografo ed esposto al festival Fotoconfronti. Oggi vede nella fotografia, come nelle altre tecniche espressive che utilizza, uno strumento di (auto)analisi e approfondimento antropologico e psicologico per analizzare ciò che non riesce a comprendere. .

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ILARIA FEOLI

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UN TEMPO LONTANO. COSI’ VICINO

“Un giorno ti aspettai tornare. Non era oggi, nemmeno ieri. Ma sapevo: domani ti avrei aspettato ancora una volta. Tu che non torni mai. Tu che non conosci la strada di casa. Tu che ad ogni inverno mi ritorni in mente. Un giorno ti aspettai tornare. Non era oggi, nemmeno ieri. Ma sapevo: domani ti avrei aspettato ancora una volta. Mentre piano divenivo sempre più fragile”. “Un tempo lontano. Così vicino.” È un progetto composto da 7 fotografie analogiche a colori; una sequenza che descrive l’atto di un’attesa, un tempo incerto che ha la consapevolezza di passare, giorno per giorno, stagione dopo stagione, un eterno rinnovarsi che non muta nulla, se non l’anima fragile dell’artista, la quale compare sotto forma di metafore (oggetti revocanti un consumarsi di corpi, di anime, o di quel che ne resta di essi.). Una concezione esistenziale dunque quella dell’artista che cerca sempre una via d’uscita; una fuga; una luce delicata che piano la riscaldi. . .

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Biografia Ilaria Feoli è nata ad Avellino nel 1995. Le principali mostre collettive sono nel 2017 Paratissima (ristorante L’Etto di Napoli, Italia); nel 2018 Woman - #spazioFotocopia (galleria Magazzini Fotografici di Napoli, Italia), Festival IJ STO CCA (Sala Consilina di Avellino, Italia), Festival Balconica (città di Futani, Italia); nel 2019 MYSELF (galleria MicroLive di Milano, Italia), 1° Premio al Premio Gianluigi Parpani “Il Mondo in Tasca” per Carte de Visite contemporanea (Museo della Stampa e Stampa d’Arte Andrea Schiavi di Lodi, Italia), 5a Biennale del Libro d’Artista (Sala della Biblioteca del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore di Napoli, Italia), IV edizione di Photo Patagonia Festival Internacional de Fotografía Analógica y Procesos Alternativos (Complejo Cultural Santa Cruz di Río Gallegos, Argentina), Anemoni (Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Italia), menzione speciale ex aequo al concorso fotografico Confini (Fondazione Circolo Artistico Politecnico di Napoli, Italia); nel 2020 Sine die (Palazzo della Cultura di Catania, Italia), Il piacere nei libri l’eros dagli ex libris ai libri d’artista (Lineadarte Officina Creativa di Napoli, Italia), Premio Gianluigi Parpani “Il Mondo in Tasca” per Carte de Visite contemporanea (Gruppo Fotografico Progetto Immagine di Lodi, Italia). Alcuni suoi scatti sono stati pubblicati su: Apologie Magazine (Francia), Peculiars Magazine (Belgio), Clic.hè Webmagazine di Fotografia e Realtà Visuale (Italia), ClickMagazine (Italia) e ZEUSI - linguaggi contemporanei di sempre (Italia). Tra le pubblicazioni vi sono: Tremitante Chapeau (Italia).

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MICHELA RUFFINI

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SUSPENSION POINTS, 2020 Orvieto è una città turistica. Adesso si è spenta. Dopo le chiusure adottate per contenere la pandemia da Covid-19, i luoghi della cultura non hanno più organizzato eventi. Gli spazi di affissione non annunciano più ciò che accadrà, ma svelano ciò che è già stato. Le tracce che affiorano dai muri sono presenze enigmatiche, senza interlocutori. Geroglifici che raccontano un tempo sospeso.

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Biografia Nata nel 1971, inizia a fotografare da bambina, per gioco. Dopo aver fotografato durante anni trascorsi in viaggio, ora mantiene con la fotografia un rapporto piĂš intimo, focalizzato sulla prossimitĂ delle cose. Un suo lavoro sarĂ esposto in maggio al Festival Todimmagina.

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SERGIO GIANNOTTA

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MEMORIE Memorie è progetto composto da una serie di immagini, che si pone come una riflessione emozionale sul tempo, inteso come un susseguirsi di istanti differenti in una continua riflessione dinamica del tempo stesso per coglierne la stabilità e rivelarne l’identità. Gli oggetti rappresentati e ripresi, pochi ed essenziali, alcuni appartenenti ai giochi d’infanzia, altri rigorosamente geometrici, realizzano un muto dialogo, incorporando all’interno del loro valore formale contrapposto un valore astratto come il tempo, rendendolo in qualche modo immobile, surreale e metafisico, nell’idea di una forma del tempo, verosimile e visionaria, che renda così le visioni dense e piene di “memorie”. Nel tentativo del tempo e della memoria di cogliere l’identità degli oggetti rappresentati e delle cose nel loro essere appartenuti e nel loro divenire, vengono immersi in una luce che li attraversa come una rivelazione epifanica, onirica e simbolista ma allo stesso tempo lucida e razionale, rappresentando e rivelando in questo modo, forme nitide e plastiche che svelano la loro identità, il tempo e la memoria che li accompagna, li attraversa e li rende parte dell’esistenza di ciascuno di noi. .

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Biografia Sergio Giannotta è nato a Catania nel 1965 dove ha frequentato il Liceo Artistico Statale e l’Accademia di Belle Arti (Sezione Pittura). Dopo iniziali esperienze nel campo della pittura, si accosta alla fotografia alla fine degli anni novanta, elaborando un personale linguaggio poetico in cui tecnica e memoria si fondono dando vita a visioni ricche di magiche suggestioni. Utilizza sia la tecnica digitale che analogica in maniera indifferente. I suoi lavori si trovano in numerose collezioni private. Attualmente vive e lavora a Catania.

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PATRIZIA MORI

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ALBERGO TRENTO (THE BIG CHILL) Tutto è inevitabilmente verità e passaggio e osservare il mondo in cui siamo immersi ci mostra il processo che ha portato la realtà ad essere quella che è. Patrizia Mori viaggiando sui fili dei ricordi e della memoria, porta all’interno di un vecchio albergo di paese abbandonato le storie sospese della sua generazione, quella dei grandi ideali degli anni Settanta. Le passioni, le attese e le aspettative svanite, degradate come gli oggetti che abitano questo luogo ormai dimenticato. In una visione al tempo stesso concreta e immateriale, i personaggi sembrano ritrarre le storie solitarie e ormai incomunicabili di quel declino interiore, che si riflette nell’ambiente. Tasselli ammantati di malinconia di un “Grande Freddo” che ha cambiato ogni cosa.

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Biografia Sono nata a Siena nel 1955. Ho sempre frequentato l’arte da spettatrice e sperimentata da amatore, iniziando con la pittura, il teatro e poi, dal 2006, la fotografia. Alla fotografia sono arrivata tardi, dopo i cinquant’anni, iniziando a seguire vari corsi e workshop. Nella mia ricerca evito gli artifici di un estetismo fine a se stesso e cerco soprattutto la storia, il racconto che nasce quasi sempre prima degli scatti, e trova forma nelle cose che si fanno indagare. Mi piace il bianco-nero, il nero chiuso e il bianco assoluto, ma mi affascina anche il colore. La costante necessità di nuovi traguardi, nuove sperimentazioni e nuove idee è ciò che mi muove incessantemente.

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MARCO CHELI

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FUORICAMPO Il Palio di Siena è una delle più importanti manifestazioni del patrimonio culturale italiano e trova il suo culmine in una corsa di cavalli che si tiene all’interno di quella che viene riconosciuta come una delle piazze più suggestive al mondo. Ogni anno, da circa trecento anni, il 2 luglio e il 16 agosto a Siena il tempo si ferma. Mentre dentro la piazza e sui palchi intorno alla pista, migliaia di persone stanno aspettando con il fiato sospeso il momento della partenza, all’esterno, fra gli stretti vicoli medievali, è come se l’orologio si congelasse. Fra sguardi smarriti, suoni ovattati e televisioni accese centinaia di persone che per un motivo o l’altro non riescono ad assistere alla corsa dal vivo, attendono il momento in cui il loro corpo sarà invaso da una scossa di adrenalina. Un’attesa snervante che può durare anche più di un’ora, può non finire mai e costringere a rinviare il palio al giorno dopo. Per poi in poco più di un minuto, esplodere in tutta la sua spettacolarità.

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Biografia Nasco a Siena nel 1979, tardi per iniziare a fotografare con la pellicola e presto per godere dei benefici del digitale. Arrivo alla fotografia tramite un percorso parallelo professionale, lavorando come grafico da ormai 20 anni. Ăˆ proprio grazie alla mia professione che piano piano mi sono affacciato a questo mondo iniziando come autodidatta fino ad arrivare al 2019 quando ho deciso di frequentare un corso in fotogiornalismo dove ho finalmente capito che mi piace “raccontareâ€?. .

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ROBERTA CASADEI

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SOTTO LO STESSO CIELO, SOPRA LA STESSA TERRA Spesso, guardando il cielo, mi ritrovo a pensare che ciò che vedo, lo videro anche famosi artisti del passato. Così immagino di essere sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra di quei personaggi e dei loro contemporanei. Recentemente ho scoperto che nella mia terra natia, la Romagna, si snoda “Il Cammino di Dante”, un percorso da condurre a piedi che tocca i luoghi in cui Dante lasciò testimonianza di sé. Con l’idea di percorrerne una porzione, ho esplorato l’area adiacente al fiume Montone e ho realizzato che non era necessario coprire grandi distanze per poterne cogliere l’essenza. Ho deciso così di compiere 10 passi e scattare una fotografia istantanea ad ognuno, riproducendo idealmente l’unità di misura del cammino. Tale segmento, visualizzato mediante le istantanee come simbolo di lentezza, è replicabile nel tempo quello che intercorre tra me e Dante e i suoi contemporanei e nello spazio per tutta la lunghezza del Cammino.

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Biografia Roberta Casadei nata a Forlì nel 1985, si diploma al Liceo Artistico P.L.Nervi di Ravenna e consegue la laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna con indirizzo sperimentale di restauro. Si avvicina alla fotografia nel 2016, approfondendo nel corso del tempo la materia attraverso corsi e workshop. In aprile 2019 partecipa al circuito OFF di Camera Work organizzato da Palazzo Rasponi 2 di Ravenna. E’ stata selezionata per prendere parte al progetto The artist choice a cura di Percorsi Fotosensibili. Il suo progetto Infinito e uno è stato selezionato da Deaphoto per far parte del progetto memories/nomemories. Partecipa alla residenza d’artista Elba del vicino presso Rio Marina (isola d’Elba) nel settembre 2020. E’ stata selezionata per esporre al Festival Riphoto a Rivarolo Canavese (Torino) a settembre 2020. .

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CAMMINO direzione percorso scoperta

DEADLINE 15 MARZO 2021

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INVIA UN SERVIZIO COMPOSTO DA UN MINIMO DI 5 A UN MASSIMO DI 15 IMMAGINI* CON TITOLO, BREVE COMMENTO SCRITTO, LIBERATORIA E BIO DELL’AUTORE A TEMI@CLIC-HE.IT PER MAGGIORI INFO CLICCA QUI *FORMATO JPEG, LATO LUNGO 2500 PIXEL 133


LA FOTOGRAFIA SOCIALE DI RI-SCATTI

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Recensioni Davide Tatti Il fotografo Amedeo Novelli, insieme agli operatori sociali e alla supervisione del Diego Sileo (curatore e conservatore del PAC), si sono resi partecipi della dura realtà quotidiana in cui sono immerse queste donne, tenendo i corsi di fotografia per tre mesi in un camper, che ha sostato nei pressi delle aree usate per la prostituzione. L’attività di sostegno alle donne prostituite viene svolta, con la collaborazione dell’associazione Lule, che si occupa di integrazione sociale, e di Traffic Light che opera direttamente nelle strade. Dal lavoro sul campo e dalla produzione delle fotografie è scaturita una mostra, che è stata visibile da 16 al 25 ottobre 2020, e un catalogo stampato da Silvana Editoriale senza distribuzione commerciale, che meriterebbe invece di essere disponibile nelle librerie. Sia l’allestimento della mostra che l’impaginazione del catalogo mettono a fuoco il punto di vista, che ogni donna elaborato con la fotografia, sul reale contesto urbano e abitativo. I dettagli che identificano la persona restano invece simbolici, capovolgendo la visione voyeuristica sulla prostituzione adoperata frequentemente dagli standard cinematografici. L’attenzione, viene posta sull’esperienza nuda nella strada, documentata da immagini che ricostruiscono uno spazio in prevalenza vuoto, anonimo e straniante. Questo smarrimento viene compensato dalla ricostruzione della propria identità in ambito privato: come avviene con i gesti di cura del corpo e l’alimentazione. Gli oggetti personali, come i cosmetici, i cibi appena cotti, o una bibbia nell’edizione di Ginevra, sono simboli di gesti compiuti per riappropriarsi dell’ integrità materiale e psicologica

La formula operativa dell’associazione Ri-scatti, guidata da Federica Balestrieri dal 2013, è quella di capovolgere il ruolo del fotografo: invece di realizzare una narrazione da un punto di vista esterno, su persone che hanno una condizione sociale svantaggiata, i soggetti del racconto diventano i fotografi durante dei corsi gratuiti di fotografia, allo scopo di raccontare in prima persona la propria esperienza. La fotografia viene proposta come veicolo di autodeterminazione e un tentativo di riscatto sociale. Al materiale realizzato durante questi corsi viene data visibilità pubblica con una mostra fotografica allestita presso il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC). In quest’ultimo progetto, avviato nel 2019 intitolato “per le strade mercenarie del sesso”, la scelta dei soggetti per la campagna di sensibilizzazione e sostegno è ricaduta su donne e ragazze, che sono obbligate alla prostituzione nel hinterland Milanese. Da dove provengono queste donne? Il loro reclutamento nella maggior parte dei casi avviene all’estero in paesi come la Nigeria, l’Albania e nei gruppi Rom, attraverso figure maschili o femminili strettamente legate al contesto sociale da cui provengono. Oggetto di una catena particolare di sfruttamento sono le persone transgender, spesso provenienti dal Brasile, vengono arruolate con le ingenti richieste di pagamento del viaggio, del vitto e alloggio, dell’affitto del marciapiede, il costo dell’intervento chirurgico per modificare il sesso. Sono obbligate a contrarre un debito che difficilmente riusciranno a pagare, il tutto sotto il controllo diretto anche di altri transgender passati dalla parte degli sfruttatori. 135


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Le fotografie scattate in ambienti privati, che costituiscono un corpus autonomo del progetto, individuano oggetti nitidi e immediatamente riconoscibili, in contrapposizione alla nebulosità della strada. Nella storia recente delle esposizioni al PAC, l’analisi e divulgazione di temi inerenti alla violenza di genere sono affrontati con ricorrenza, in particolare nella mostra “estoy viva” di Regina Cosè Galindo del 2014, che adopera il linguaggio della performance, per fare leva sulla privazione dei diritti e della libertà individuale. Successivamente nel 2018 nella mostra di Teresa Margolles, che con un stile di crudo realismo fotografico affronta i temi dell’ingiustizia sociale, della corruzione, e dello sfruttamento in base al genere sessuale. Nel testo che Diego Sileo ha inserito nel catalogo di questa mostra sulle donne prostituite, si definisce la strada dove loro lavorano come un sotto sistema di potere,:

in cui valgono solo le leggi della violenza dettate appositamente per questo ambiente dagli sfruttatori o da gruppi malavitosi, che organizzano la tratta delle donne, costringendole a una condizione di effettiva schiavitù, che può indurle a percepire la prostituzione come un atto di futura emancipazione:

“Un mondo emarginato e spietato, una realtà brutale e devastante fatta di donne che hanno subito così tanto e in modo così inevitabilmente coraggioso da essere arrivate al punto di pensare che ciò che sono costrette a fare sia l’unico modo per non arrendersi, per sopravvivere.”

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Il sostegno offerto dalle associazioni a queste donne serve invece a far emergere in loro stesse la consapevolezza che la condizione di degrado da loro vissuta può essere denunciata e superata. Se da una parte la responsabilità della prostituzione coatta è condivisa dagli sfruttatori e dai clienti, come indicato da Sileo nel suo catalogo. Dall’altra parte però si può aggiungere che la mercificazione del corpo e della sessualità, fenomeno consolidato durante gli ultimi trent’anni sia nella produzione industriale che nelle tecnologie di comunicazione sociale, possono indurre all’indifferenza, nel percepire la disperazione delle donne, che alla vendita del proprio corpo sono costrette per povertà e da un sistema di racket


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DAVIDE TATTI Nato in  Sardegna, ha completato la formazione a Milano. A partire dal disegno industriale, si è indirizzato verso la grafica editoriale e fotografia, preferendo progetti di ambito culturale.

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