CLIC-HE' #44 INCONTRO

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INCONTRO

Luglio 2021


Contaldo Responsabile Area Temi Paolo Sabrina Ingrassia Redattrice Area Temi Responsabile Area Recensioni Diego Cicionesi Giulia Sgherri Sandro Bini Alberto Ianiro Paolo

Contaldo

Editore Progetto Grafico

Immagine di Copertina

Photoeditor Comunicazione Webmaster Grafica Web

Associazione Culturale Deaphoto Niccolò Vonci

David Benedetti


005 Introduzione alle immagini 006 Soffia il vento e mi spettina i capelli 018 Marmo 028 Ho incontrato Padre Pio 046 Confronti al museo 068 E’ l’ora del nostro morire

075 La lunga strada di Sabbia La fotografia di Paolo di Paolo con il diario di Pier Paolo Pasolini.

Paolo Contaldo

Federica Zucchini Adriana Miani David Benedetti Niccolò Kirschenabum Ilaria Feoli Ivan Piano

Davide Tatti


PAOLO CONTALDO INTRODUZIONE ALLE IMMAGINI


Geografie dell’immaginazione. Federica apre pagine luminose e percorsi limpidi capaci di restituirci forza e direzione.

Paesaggio potente e immenso. Paesaggio naturale aggredito dall’uomo. Adriana legge il marmo.

David ha incontrato Padre Pio. Non una apparizione, ma una costante riproduzione dell’ immagine che diventa incona pop.

Confronto. Vecchio e giovane. Malato e sano. Niccolò ritaglia stanze che sono incontro. Ilaria e Ivan. Un piano letterario, un piano fotografico. Tridimensionalità emozionante.


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FEDERICA ZUCCHINI SOFFIA IL VENTO E MI SPETTINA I CAPELLI

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Soffia il vento e mi spettina i capelli. La più piccola emozione mi inumidisce gli occhi e le pagine del mio diario sono piene di sospiri fino ai margini. Quando i mali del mondo mi schiacciano il cuore mi rifugio nel mio giardino interiore, nicchia di mondo illuminata dal sole, e passeggio nelle geografie della mia immaginazione. Consulto mappe magiche per imparare a guidare i miei passi nella vita e definire le vocazioni. Tutti i nomi che mi servono per ricordare vivono dentro queste stanze.

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BIO Federica è nata a Foligno nel 1975, in pieno inverno. Ama la primavera, quella stagione operosa che spalanca porte e finestre, che dipinge i muri e mette il rossetto sulle labbra. È madre di tre figli. Si prende cura di loro con amore, le spine che trafiggono i fianchi non mancano, le piace fare la mamma. È imprenditrice agricola, produce olio extra vergine di oliva e gestisce un piccolo agriturismo. Ama la natura, camminare sulle montagne e abbracciare il silenzio di quei sacri luoghi alti. Ama leggere e immaginare tutte le vite possibili. È fotografa per vocazione, racconta con devota perseveranza la vita la famiglia la quotidianità. Si è avvicinata alla fotografia nel 2012, da quel momento ha iniziato a fabbricare ricordi con struggente nostalgia.

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ADRIANA MIANI

MARMO

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Dono della natura, ben a disposizione degli artisti che hanno creato opere inestimabili, ma oggi le montagne devastate dall’uomo che le divora non per il bene comune ma per la ricchezza personale, deturpando il paesaggio, patrimonio dell’umanità ma il marmo ci parla, non è favoloso, parla, lascia immagini di sé stesso, non dimentica che una volta era usato per ringraziare Dio e ammiro ancora la sua bellezza e ascolto ciò che lei mi deve dire fa parte della mia esistenza. Con questo lavoro denuncio lo sconvolgimento che si sta facendo ma allo stesso tempo la mia ammirazione per un gigante che non si arrende e regala immagini e storie.

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BIO Nata a Roma dove vive e lavora, partecipa a numerosi workshop, per la crescita professionale, accanto a fotografi famosi. Ha partecipato a numerosi concorsi ottenendo importanti riconoscimenti: Cosmos Arles 2018 Concorso nazionale Casio Concorso Ciclamente primo premio assoluto organizzato dal Comune di Firenze Concorso Dotart - Mostra aeroporto di Trieste Borsa di studio vincitrice e master in fotografia creativa presso la Scuola Romana di Fotografia Menzioni d’Onore in concorsi internazionali e nazionali Ha esperienza nel reportage social. Da alcuni anni racconta attraverso numerose storie, difficoltà sociali perché con l’informazione corretta spera di far sentire il loro grido di aiuto nel mondo.

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DAVID BENEDETTI HO INCONTRATO PADRE PIO

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Ho incontrato Padre Pio nelle mie derive urbane ed extraurbane; o meglio ho incontrato la sua rappresentazione, la sua apparizione meccanica. Un incontro ripetuto negli anni di un’icona pop di quello che è stato ed è per molti un Santo, vera ancora di fede nella disperazione quotidiana. L’ho incontrato in tante situazioni: in strada, nei giardini privati, in un vicolo, nella bottega di una sarta calzolaia, in edicole paesane, in giardini pubblici, nel bosco quasi fosse un dio Pan, al supermercato. Come a fare da monito alle tante storie di dolore, di riscatto, di protezione, di devozione e di disperazione, di fede nei poteri taumaturgici di una icona dallo sguardo non proprio estatico e nemmeno troppo benevolo. Le sculture, le immagini i manifesti di Padre Pio hanno una forza paragonabile alle serigrafie di Warhol, di fronte alla apparente ineluttabilità di un mondo di produzione, di consumo, come non lo abbiamo mai visto sulla terra, la produzione artistica si è fatta popolare, di consumo di massa anche delle figure che, da questo mondo, parevano lontanissime.

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BIO David Benedetti nato a Roma l’11 agosto 1963, residente a Sutri, di professione ingegnere, fotografo amatore dalla giovane età. Ama perdersi sia in ambito urbano che extraurbano, essere nei luoghi che mai avrebbe incontrato senza la fotocamera in spalla e con questa cercare di averne un rapporto, una relazione della quale rimane forse qualche buona foto. Pur prediligendo la fotografia oggettiva dei nuovi topografi americani non disdegna le atmosfere di altri generi con la certezza che la contaminazione, tra questi, sia la vera sfida attuale della fotografia.

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NICCOLÒ KIRSCHENABUM CONFRONTI AL MUSEO

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La selezione di immagini fotografiche che presento è stata realizzata tra il 2018 e il 2019 in occasione dell’iniziativa “Musei e Alzheimer” realizzata da Fondazione musei Senesi e il museo di Siena “stanze della memoria. Fui chiamato dalle “stanze” per documentare l’evento. Fu un lavoro che si rivelò per me estremamente faticoso la prima volta, non facile in quanto entrai in un’altra dimensione che mi era sconosciuta: l’anzianità, un modo di vedere ed interagire rovesciato almeno rispetto al mio. Per me si rivelò un incontro, una conoscenza ma soprattutto un confronto.

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BIO Niccolò Kirschenbaum, nato a Siena nel 1983, si interessa alla fotografia fin dagli anni del liceo, a Torino. Laureatosi in Storia dell’Arte all’Università di Siena, si è occupato di catalogazione e conservazione di fondi fotografici.
Nei suoi scatti esplora, tra gli altri, il tema del rapporto tra identità, memoria, genere e territorio. Collabora con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Siena in particolare con i progetti “Paesaggi della Memoria”.

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ILARIA FEOLI IVAN PIANO

È L’ORA DEL NOSTRO MORIRE 059


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È tempo, ormai, di interrogarci sulle retoriche e sulle forme dei cosiddetti iconotesti e rivolgere l’attenzione su quel tipo di iconotesto che è il fototesto letterario. Dobbiamo, quindi, intraprendere un’azione di critica e di attenzione verso queste opere che hanno, invero, costellato tutto il Novecento ma che non sono riuscite, però, a trovare una loro collocazione capace di congiungere la loro novità con la grande, tradizionale, rappresentazione fotografica-letteraria. E tanto è più opportuno quanto più constatiamo che il fototesto possiede virtualità, esso si pone al di là del suo significato retorico e formale e con risoluzione scavalca la già soglia tra verbale e visuale, consentendo all’artista di sintetizzare due linguaggi in un costrutto dove ognuno rimanda all’altro, dilatando sorprendentemente il senso del «logos» e quello dell’«imago». Nella circostanza, la stretta collaborazione tra i due artisti sfocia nella redazione di «sette momenti poetici» e di «sette spazi visivi» tra loro intimamente connessi sia sotto il profilo del linguaggio artistico utilizzato sia sul piano emotivo. A collegare i due piani, il letterario ed il fotografico, è la materializzazione di una sequenza che muove da un istante di leggerezza, quasi coreografica, e conclude in una scenica presenza drammatica. E se i versi enunciano e spiegano, le immagini cercano un ancoraggio che sembra risolversi in un teatro dell’assurdo assai simile a quello di Jean Genet. È la scena, quindi, e la sua conseguente rappresentazione, a risolvere le volutamente «ambigue oscurità» delle «sette poesie» e salvare gli esiti drammaticamente passionali delle immagini. Una scena sulla quale, ricordiamolo, vivono il verso e la figura: quindi, agiscono, stanno in azione, vivono dentro un’emozione. Pippo Pappalardo 061


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BIO Ilaria Feoli è nata ad Avellino nel 1995. Le principali mostre personali sono nel 2021 Ilaria Feoli - Ivan Piano: è l’ora del nostro morire. (Lineadarte Officina Creativa di Napoli, Italia). Le principali mostre collettive sono, tra le tante, nel 2020 Sine die (Palazzo della Cultura di Catania, Italia), nel 2021 Mediterraneus | ars liber - rassegna internazionale dedicata al libro d’artista, Museo del Mar Castillo Fortaleza Ayuntamiento, Santa Pola (Spagna). Alcuni suoi scatti sono stati pubblicati su: Apologie Magazine (Francia), Peculiars Magazine (Belgio), CLIC-HE’ Webmagazine di Fotografia e Realtà̀ Visuale (Italia), ClickMagazine (Italia) e ZEUSI - linguaggi contemporanei di sempre (Italia). Tra le pubblicazioni vi sono: Tremitante Chapeau (Italia). Ivan Piano è nato a Napoli nel 1975 dove vive e lavora. Le principali mostre personali sono 2021 Ilaria Feoli - Ivan Piano: è l’ora del nostro morire. (Italia); Le principali mostre collettive sono, tra le tante, nel 2021 Estenopeica sin Fronteras (Messico); Mediterraneus | ars liber - rassegna internazionale del libro d’artista (Spagna); nel 2020 Premio Gianluigi Parpani “Il Mondo in Tasca” per Carte de Visite contemporanea (Italia). È stato pubblicato su alcune riviste quali Anasyrma | miscellanea artequivoca; Arte; Arte e Critica; ClickMagazine; Flash Art; Focus Vif; Frattura 55° Scomposta; Image Mag; Private; Segno; Witty Mag; ZEUSI - linguaggi contemporanei di sempre e alcuni volumi quali DONI - Authors from Campania; Il corpo solitario.

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deadline 15 settembre

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La lunga strada di sabbia. La fotografia di Paolo di Paolo con il diario di Pier Paolo Pasolini. La mostra presso la Fondazione Sozzani di Milano.

L’archivio fotografico prodotto da Paolo di Paolo, che lavorò per i giornali nel periodo che parte dalla nascita della televisione italiana nel 1954, fino ai sommovimenti del 1968, rappresenta uno spaccato lucido e colto della società di quel periodo. L’archivio è stato riscoperto nel 2016 durante la XXIV edizione di MoliseCinema a Casacalenda con una mostra persole1, successivamente e in modo sistematico è stato messo in mostra al museo dal MAXXI di Roma2 nel 2019, con la cura di Giovanna Calvenzi e della figlia del fotografo Silvia di Paolo. Ora l’iniziativa viene ripresa dalla fondazione Sozzani di Milano, con una mostra visibile fino al 29 agosto3. Per questa occasione è stata selezionata una parte dell’archivio suddivisa in due percorsi: “Milano: fotografie

Davide Tatti

1956- 1962” dove vengono raccolte immagini sulla vita sociale di quegli anni, con alcuni “focus” su personalità di particolare rilievo nell’arte, nella cultura e nel cinema. L’altro percorso della mostra è interamente dedicato al reportage “La lunga strada di sabbia”, pubblicato dalla rivista Successo nell’estate del 1959

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loro ambiente. L’estetica del bello viene in secondo piano, rispetto al tema e alla sua intellegibilità. Spesso le fotografie pubblicate nella rivista non erano prodotte da professionisti ma da fotografi amatoriali, perché il direttore escludeva foto perfette tecnicamente ma scarse di contenuti. Pannunzio fece confluire nella sua rivista il pensiero filosofico di Benedetto Croce con il liberalismo politico, in dialogo con gli opposti in tre parti, i testi vennero scritti da Pier Paolo Pasolini, che sono orientamenti cattolici e marxisti. stati riediti in modo integrale solo La rivista non partecipava nel 2014, dall’editore Contrasto4 direttamente alla lotta politica del periodo, ma proponeva poi da Guanda5. confronti di profilo teorico, Nato in Molise nel 1925, Paolo di anche quando Pannunzio fondò Paolo studiò filosofia all’università il partito radicale nel 1955. di Roma. Il suo primo approccio La diffusione della rivista fu all’editoria è redazionale nel comunque limitata e riservata 1952, ma il perno della sua ad un’élite di lettori, venivano attività è la collaborazione come stampate circa 17000 copie fotografo con la rivista Il Mondo per numero. Il sostentamento dal 1954 al 1966, diretta da principale Di Paolo lo aveva dalla Mario Pannunzio. rivista Il Tempo, diretta da Arturo Tofanelli, che ebbe modo di Di Paolo si approccia alla come fotogiornalista, fotografia da intellettuale, dando adoperarlo per realizzare dei reportage, priorità al tema, al contesto, inchieste e servizi sul cinema. al carattere del soggetto, valore autoriale del fotografo piuttosto che al risultato tecnico Ilvenne messo in crisi, durante ed estetico, come lui dichiara metà degli anni Sessanta, durante una conversazione cronaca e dalla ricerca tenutasi al MAXXI di Roma6. La dalla di notizie ad uso immediato, sua principale scuola è stata il così la rivista Il Mondo chiude confronto con il direttore de Il nel 1966, Il Tempo cambia Mondo. La fotografia scelta da orientamento editoriale, per Pannunzio doveva avere come conseguenza Di Paolo nel 1968 requisiti l’essenzialità della lascia la professione di fotografo composizione, la narrazione, per tonare agli studi e progetti la relazione tra persone e il editoriali di lunga durata. 076


Il reportage “La lunga strada di sabbia”, realizzato da Paolo Di Paolo, raccoglie immagini e impressioni della vita sociale nei luoghi di vacanza e nelle città di mare italiane. Viene pubblicato in tre numeri della rivista Successo nell’estate del 1959, con i testi di Pasolini. Il viaggio lungo le coste italiane viene percorso da Di Paolo e Pasolini insieme dalla Liguria fino a Ostia, poi proseguono autonomamente il resto del tragitto. Di Paolo che consolidò i rapporti di stima con Pasolini, tornerà a lavorare con lui nelle riprese dei film Mamma Roma e Il Vangelo secondo Matteo, ma anche in ambito familiare lo ritrae con la madre e al Monte dei Cocci. Come è stato scritto dalla curatrice Giovanna Calvenzi, Paolo di Paolo “possiede la naturale abilità di leggere l’insieme delle situazioni che inquadra e di collocare le persone nel rispetto dello spazio, in una sorta di circolarità di visione, che obbliga il lettore a leggere le sue fotografie partendo dal soggetto per scoprire poi, attorno, tutti gli elementi che lo rendono centrale e protagonista”7. Questo modus operandi – applicato ad una fotografia che contiene i ritratti di un’intera società multiforme – si trova nel reportage “la lunga strada di sabbia”. Durante il suo viaggio

nelle coste italiane Di Paolo adopera però in sintesi due punti di vista opposti, delimitati dallo spartiacque tra il nord e il sud italiano. In corrispondenza di un’immaginaria linea che va dalle Isole Tremiti al Lido di Ostia, si individuano questi due visioni: al di sopra prevale nelle fotografie lo sguardo verso le figure femminili centrali, che sono l’oggetto di desiderio da parte di quelle maschili. Al di sotto di questa linea, verso il sud d’Italia, il punto di vista si apre al più ampio spettro delle relazioni umane, che si sviluppano in contesti realmente abitati, non solo luoghi di vacanza, dove le componenti femminili e maschili sono declinate nelle varie età, negli ambiti familiari, sociali e del lavoro. È un’analisi del complesso tessuto sociale quest’ultima che accomuna lo sguardo fotografico di Di Paolo alla scrittura di Pasolini, il quale anche lui rivolgendosi

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al sud d’Italia moltiplica più facilmente i punti di osservazione su donne e uomini, per restituire la multiformità delle pulsioni e desideri. Nel testo di Pasolini, che accompagna il reportage fotografico, la vacanza estiva è descritta come “il fiume variopinto della vita congestionata dalla voglia di essere, nel senso più immediato: non importa come, ma essere qui, in queste splendide spiagge, ognuno al massimo delle sue possibilità, a godersi l’ideale dell’estate, a impegnarsi con tutte le forze per essere felici, e quindi esserlo realmente, a guardare, a mostrarsi in una sagra d’amore”. In questo scritto di Pasolini “il tono è quello della confidenza diaristica, non certo dell’articolo di giornale” come afferma Marco Belpoliti nella sua recensione del testo integrale8. Malgrado la forma diaristica Pasolini tiene però conto del suo lettore presentandogli

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suggestioni positive: “Vorrei scrivere, se ne fossi capace, solo per quel lettore che non si è mai mosso dal suo paese, dalla sua cittadina se non per brevi viaggi nella sua provincia, e sogna Capri, sogna Ischia, come li ho sognati io, ragazzo”. Si tratta di una visione gioiosa ed epidermica che mostra un altro lato della personalità di Pasolini, segnata negli anni Cinquanta con il trasferimento a Roma, da difficoltà finanziarie e vari processi per oscenità che incriminavano i suoi romanzi. Come scrive Luciano Serra: “frequentando le periferie romane, Pasolini conobbe una realtà nuova fatta di vitalità e brutalità, di selvaggia primitività: il sottoproletariato che esprimerà in Ragazzi di vita e poi Una vita violenta”9. Anche nella Lunga strada di sabbia si ritrovano gli ambienti segnati dalla povertà, ma in una cornice di continuo stupore per la natura e per il paesaggio: “Lo Ionio non è un mare nostro: spaventa. Appena partito da Reggio – città estremamente drammatica e originale, di un’angosciosa povertà, dove sui camion che passano per le lunghe vie parallele al mare si vedono scritte come «Dio aiutaci!» - mi stupiva la dolcezza, la mitezza, il nitore dei paesi, della costa”.


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1 Un mondo di cinema. Mostra fotografica di Paolo Di Paolo. http://www.molisecinema.it/un-mondo-di-cinema-mostra-fotografica-di-paolo-di-paolo Paolo Di Paolo e il Novecento irrompono a MoliseCinema https://www.youtube.com/watch?v=ZL4JiykCeHo&list=PLMjiwRNcGfzMBNN58stguokn2rGMVRSEf&index=2 2 Paolo Di Paolo. Mondo perduto, a cura di Giovanna Calvenzi. Spazio Extra MAXXI. https://www.maxxi.art/events/paolo-di-paolo-mondo-perduto-fotografie-1954-1968/ 3 Paolo Di Paolo. La lunga strada di sabbia, Fondazione Sozzani. http://fondazionesozzani.org/in-corso/la-lunga-strada-di-sabbia 4 Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia. Fotografie di Philippe Séclier. Edizioni Contrasto, 2014. https://contrastobooks.com/in-parole/405-la-lunga-strada-di-sabbia.html 5 Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia. Guanda Editore, 2017. https://www.guanda.it/libri/pier-paolo-pasolini-la-lunga-strada-di-sabbia-9788823514676/ 6 Conversazioni d’autore. Paolo Di Paolo. https://www.youtube.com/watch?v=Qdpbqnehr_4&list=PLMjiwRNcGfzMBNN58stguokn2rGMVRSEf&index=9&t=1817s 7 Paolo Di Paolo. Mondo perduto. Fotografie 1954 - 1968, a cura di Giovanna Calvenzi. Marsilio Editori. https://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/3178590/paolo-di-paolo-mondo-perduto 8 Pasolini, La lunga strada. Marco Belpoliti. Doppiozero, 3 gennaio 2017. https://www.doppiozero.com/rubriche/3/201412/pasolini-la-lunga-strada 9 Luciano Serra. Le patrie di Pasolini. In: I luoghi di Pasolini, Silvana Editoriale, 2010. watch?v=ZL4JiykCeHo&list=PLMjiwRNcGfzMBNN58stguokn2rGMVRSEf&index=2

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