Maggio 2014

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Aprile-Maggio 2014 / n° 15

SBALLO… SBAGLIO Sei certo che valga la pena “sballare?

QUESTO MESE: Sballo…. Sbaglio Un viaggio da… sballo Amsterdam Enigmi e tempi dell’adolescenza A spasso nel tempo Facce da droghe Io non bullo e tu? I have a dream Ambientiamoci Lezione tra pari I volti della solidarietà Ricordo di Cinzia Bellocchi Tra fede e storia Visita al frantoio Visita Abbot-Abbvie Il Viaggiatore Scuola zoo Siamo ancora qua Stage linguistico in Inghilterra Corso disostruzione Settimana della musica Dillo con un fiore Amici a 4 zampe Personaggi del mese Sportivamente Facce da copertina Cinema Musica Il Perché pluripremiato Prova del cuoco Scotti e bruciati

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La chiamano “Nek nomination”, il fenomeno che negli ultimi mesi spopola sul web: si tratta di una gara tra chi beve di più e più velocemente, davanti a una telecamera. Il video viene postato sui social network e da lì parte la “nomination”: la chiamata verso altri tre ragazzi/e che entro 24 ore sono invitati ad accettare la sfida. Se non lo faranno, saranno costretti a pagare da bere e a essere derisi in rete. Questo fenomeno, oltre a essere diventato virale, è anche molto pericoloso. All’estero ha già fatto le prime vittime, tutte sotto i 30 anni. In Italia invece sono molti i casi di coma etilico per intossicazione acuta da eccessiva assunzione di alcool. Questo è solo uno dei tanti metodi che oggi i giovani utilizzano per “SBALLARSI”. Ma cos’è lo sballo? Il dizionario riporta la seguente definizione: “Nel gergo della droga, effetto prodotto dall’uso di una sostanza stupefacente”. Dall’intervista alla dott.ssa Simona Pichini, ricercatrice dell’Osservatorio fumo, alcol, droga dell’Istituto Superiore di Sanità, riportata da Panorama.it, emergono dati allarmanti circa l’uso di alcol tra i “Teschio con sigaretta accesa” Van Gogh Museum, Amsterdam


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Avagliano Alessandro, Borgia, Ginevra, Capasso Fabiana, Cappelletto Petra, Carnali Marika, Costanzo Doriana, D’Ambrosio Luca, De Lucia Mariangela, Della Corte Fabio, Di Bella Marika, Di Rocco Cristina, Franceschetti Chiara, Gallina Eliana, Quadara Rosanna, Sabbatini Martina, Tolli Giorgia, Torrao Arianna, Valentini Alessandra (redattori) Responsabili del Progetto:

Prof.ssa Cristiana Angiello Prof. Claudio Cappelletto (grafica) Assistenza tecnica:

Mauro Coppotelli


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SBALLO … SBAGLIO Siete certi che valga la pena sballare? che TUTTO voglia i nostri ragazzi giovanissimi. Negli ultimi 15 anni “sballati” per poterli plasmare a infatti la percentuale di ragazze - di PROPRIO piacimento. I giovani età compresa tra i 14 e i 17 anni sballati sono sottomessi al sistema che consumano alcolici, è passata e la sottomissione, l’appannamento dal 6% al 14,6%, si è dunque più mentale, le verità alterate… sono che raddoppiata. Ma quello che si proprio quello che oggi desidera per va diffondendo tra i giovani non è bere più alcol bensì sballarsi in gei giovani chi ci governa. Molte volte lo sballo, oltre a causare nerale, l'alcol quindi è solo un mezgravi conseguenze su chi lo pratica, zo. L’ONU, in questo ultimo periodo, munque sinonimo di libertà e di può portare a vere e proprie trageha lanciato infatti un allarme sulle eccesso e in un mondo come questo, die per chi vi sta intorno. È il caso droghe, che stanno registrando che forse a volte impedisce di essere di Lorenzo, un ragazzo di 25 anni un’espansione senza precedenti. Il liberi, l’unica via d’uscita molte che, il 17 Maggio 2014, sotto l’effetmercato degli stupefacenti è sempre spesso sembra essere la fuga…da se to di cocaina, ha ucciso sua zia e i due nonni. Questo è l’esempio di più in crescita e ciò che è più in voga sono le droghe sintetiche. Molte volte lo sballo, oltre a cau- come la droga possa alterare la Ma a preoccupare maggiormensare gravi conseguenze su chi lo personalità di un individuo, portandolo a compiere gesti di cui si te è l’aumento enorme dello “sballo pratica, può portare a vere e propentirà per tutta la vita. legale”, ossia la diffusione di quelle prie tragedie per chi vi sta inCi sono persone che hanno però sostanze - non proibite - che protorno. ducono gli stessi effetti delle drodeciso di non sbagliare, e in risposta a questi fenomeni, si comghe illegali. stessi… Solo questa permette di Perché i giovani decidono di sbal- scappare dai propri problemi, dalla portano differentemente. Come nel larsi? L’adolescenza è caratterizza- propria quotidianità, dalle proprie caso della “Rak nomination”, una risposta alla “Nek nomination”: i ta da comportamenti provocatori in paure… tutti i sensi, dalle droghe all’alcol, Si eccede per potersi sentire liberi giovani non bevono davanti a una al sesso… il giovane sano a un certo ma non ci si rende conto che, pro- telecamera ma si filmano mentre punto li interrompe, soprattutto se prio in nome di una libertà illusoria compiono buone azioni. Ed ecco allocircondato da un ambiente sano fat- e momentanea, si cade nella prigio- ra ragazzi ripresi mentre vanno a to di famiglia, scuola, amici. I com- ne delle dipendenze fisiche e psico- fare la spesa per poi donarla a un portamenti sbagliati persistono là logiche. Molti giovani, vittime dello barbone o giovani generosi che dodove viene a mancare tutta quella sballo, dell’eccesso, forse gridano nano capi d’abbigliamento ai più rete di relazioni sane, fondamentali solo la propria solitudine… anche bisognosi. nella crescita positiva di un adole- “autolesionismo” è un modo per sen- Senza dubbio il modo migliore di scente. Essere giovani pero è co- tirsi vivi, provando dolore. Ma sia- reagire alla “cultura dello sballo” è mo sicuri che que- proprio questa: decidere di NON sto comportamen- SBAGLIARE, di non lasciarsi manito non sia la con- polare da ciò che ci circonda. seguenza della Lo “sballo” più bello è la vita stestrappola tesa ai sa, goduta in piena consapevolezza giovani dal siste- e libertà mentale! Daniela Fiorentini ma che li circon(4°B Tc) da? Oggi sembra


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Un viaggio da sballo!

Amsterdam di tolleranza. C’è comunque un li- zi, l’abbiamo trovata piuttosto bufmite di quantità di cannabis da fa! Ma ad Amsterdam s’incontra poter vendere e da poter possedere anche il famoso “Ice bar” in cui bae nei famosi coffee shop è permesso sta mettere solo un piede, per conl’ingresso solo ai maggiorenni e in gelarsi all'istante! È un bar fatto di alcuni casi, solo a chi ha già com- ghiaccio! I muri, il bancone, le sedie piuto 21 anni. I controlli della poli- e perfino i bicchieri sono solidi zia sono molto frequenti e in qual- ghiacciati! Gli interni sono stati

siasi circostanza, si rischia parec- creati utilizzando quaranta tonnelchio anche se si viene sorpresi sem- late di ghiaccio. Il bello di questo Se si pensa ad Amsterdam, quali plicemente in macchina senza cinposto è che, alla “freddezza” della sono le prime cose che vengono in tura di sicurezza allacciata. temperatura, corrisponde per conmente a una persona? Questa grande libertà di fare, quin- trasto una grande calore dato dalla I canali, le bici, i tulipani, il Quar- di, non è poi così grande! varietà di colori, ottenuta con un’ectiere a luci rosse, la legalità della Amsterdam, comunque, non è cocezionale illuminazione a LED! Un cannabis… nosciuta solo per questo, ma anche vero arcobaleno di colori! E poi il Amsterdam è una delle principali per il Quartiere a luci rosse, docapitali mondiali, una delle città ve ci si ritrova, senza nemmeno più visitate e che attira più turisti,

rendertene conto, a contemplare

soprattutto giovani. I ragazzi, in-

vetrine addobbate di carne umana fatti, hanno spesso - tra le loro me- messa in vendita. Nel Quartiere a te preferite - Amsterdam, attratti luci rosse ci si può capitare, senza non tanto dalla curiosità di visitare

accorgersene, è infatti vicino al la città, ma da quell’idea di libertà centro della città…ed ecco che, in più che si respira ad Amster- guardando le vetrine dei “negozi”, dam e che permette cose altrove ci si imbatte in donne o ragazze proibite.

delle età più diverse - mezze svesti- grande Mercato dei fiori, in partite. A dire il vero la cosa non ci ha colar modo tulipani, segno distintimente questa città, ci siamo rese particolarmente scandalizzato, anvo delle città dell’Olanda. In questo conto che l’idea prevalente luogo, profumato e fiorito, si che si ha su Amsterdam possono trovare tutti i tipi corrisponde più a uno stedi fiori che si cercano… ogni reotipo, a un falso mito che giorno ne arrivano di frela tratteggia come città senschi per mezzo di furgoni za regole. Si va ad Amsterche hanno sostituito i più dam perché “farsi le canne antiquati barconi. Chi doè legale!”… vesse recarsi ad AmsterSì, in parte è vero, la vendidam, s’imbatterà certamenta di marijuana è autorizte nelle 3 grandi scritte “i zata, ma più che di legalità am-sterdam”, con cui sarebbe preferibile parlare In realtà, avendo visitato personal-


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chiunque vorrebbe scattarsi

canti mettevano a diAmsterdam

è

sposizione ingenti capi-

“trasgressione”, ma lo sballo

tali per sovvenzionare

che essa può dare è soprattutto legato al suo incredibile fascino.

Il colore della natura che si

specchia nei suoi canali, le sponde tenute

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del mondo. Ricchi mer-

una foto! Insomma,

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abbracciate

da

romantici

ponticelli, sospesi su specchi d’acqua…

I nsomma

Amsterdam è “trasgressione”, ma lo sballo che essa può dare è soprattutto legato al suo incredibile fascino.

spedizioni fin nei più remoti angoli del mondo e numerosissime navi salpavano regolarmente da Amsterdam per raggiungere lontane ed esotiche destinazioni in Brasile, Nord America ed Indonesia, formando così le basi per il successivo

Questo è lo sballo di Amsterdam!

se, trasformando il ponte in una ru- impero coloniale olandese. Silvia Sessa dimentale diga. Non a caso Durante gli anni ‘60 e ‘70 si verifiMarika Carnali "Amsterdam" significa appunto cò quella rivoluzione culturale (4°B Tc) "diga sull’Amstel". che trasformò Amsterdam nel

Un po' di storia e altro... di Amsterdam Le origini della capitale olandese affondano le loro radici nel XIII secolo: la prima testimonianza conosciuta del nome "Amsterdam" risale ad un documento del 1275 in cui si menziona che gli abitanti di un piccolo villaggio di pescatori, situato

La città continuò a svilupparsi e pre- "centro magico d’Europa" e la cui sto entrò a far parte della diocesi di politica di tolleranza sulle droUtrecht, ma fu solo nel 1300 che le ghe leggere e la diffusa pratica fu garantito lo status ufficiale di cit- di squatting (l’occupazione forzata tà. Grazie alla politica di tolleran- di edifici disabitati) la resero una za messa in atto nei Paesi Bassi, celebre destinazione fra gli hippies. moltissime persone perseguitate per Il nuovo millennio ha visto il sormotivi religiosi o politici trovarono gere di nuovi ed inquietanti problerifugio in Amsterdam, trasferendovi mi quali sicurezza, integrazione, altresì le loro ricchezze e la loro di- discriminazione e segregazione, lar-

versità culturale. Il XVII secolo è gamente provocati dalla collisione conosciuto come "l’età dell’oro" tra le varie etnie e diverse culture aveva costruito un ponte poco prima olandese e ciò fu particolarmente che, pur convivendo nella città, non della sua foce nell’Ij che allora non vero per Amsterdam che in questo sembrano riuscire a coesistere arera niente più che un’ampia insenaperiodo fiorì fino a divenire il più moniosamente, situazione comprentura di acqua salata. Questo ponte importante porto europeo, nonché sibile considerando che ben il 45% era già dotato di porte di legno che uno dei maggiori centri finanziari degli abitanti di Amsterdam ha geall’occorrenza potevano essere chiusulle sponde del fiume Amstel, vi


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Enigmi e tempi dell’adolescenza Tra amore violenza e disagio

COMUNICATO STAMPA Presso l’Aula Magna dell’I.I.S. San Benedetto, in data 9 maggio 2014, ha avuto luogo il seminario di formazione organizzato dalla Provincia, Settori Pari Opportunità e Politiche Sociali, per operatori del sociale dal titolo "Enigmi e tempi dell'adolescenza tra Amore, Violenza e Disagio". Moderatrice dell'incontro la Delegata alle Pari Opportunità Provincia di Latina, prof. Filomena Sisca, che, dopo l'intervento dell'Assessore provinciale alle Politiche Sociali, Fabio Bianchi, ha spiegato lo scopo della giornata di formazione, "dare la possibilità a chi, ogni giorno, ha a che fare con gli adolescenti di capirli e aiutarli a crescere per diventare adulti sani e costruttivi per l'intera comunità". Relatori di fama internazionale e altissima competenza hanno affrontato, da diversi punti di vista, il difficile tema dell’adolescenza tra amore, violenza e disagio. Il prof. David Le Breton, AntropologoSociologo dell'Università March Bloch di Strasburgo, il prof. Graziano Martignoni, PsichiatraPsicanalista e Docente di Psicopatologia dell'Università di Friburgo, il prof. Josè Maria Galvan, Medico-

Teologo della Pontificia Università Della Santa Croce in Roma, il prof. Pietro Grassi, dell'ISSR Apollinare di Roma, la prof.ssa Chiara Mellina, Demo -EtnoAntropologa dell'Università La Sapienza di Roma, il prof. Emanuele Caroppo, Psichiatra-Psicanalista e Docente di Fondamenti di Psicoterapia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il prof. Rolando Paterniti, Criminologo e Direttore dell'Unità Operativa di Psichiatria Forense e Criminologia Clinica di Firenze e Coordinatore del Master di Psichiatria Forense e Criminologia presso l'Università degli Studi di Firenze, e il dott. Giorgio Magnanti, Ispettore Capo della Polizia di Stato di Roma, Criminologo. Tanti gli argomenti trattati nella giornata di formazione rispetto a quel caleidoscopio di emozioni e desideri contrastanti, cambiamenti fisici e dell’anima che si chiama adolescenza. In particolare il prof. Le Breton ha affrontato il tema del corpo nell'adolescenza, un corpo che cambia e che spesso causa insofferenza e imbarazzo. Quel corpo, difficile da gestire, attraverso il quale spesso i giovani lanciano un grido d’aiuto al mondo degli adulti, chiedendo semplicemente di essere visti e rassicurati. Il corpo dei giovani sempre più mortificato, "segnato" da piercing, tatuaggi o scarnificazioni, espressioni di quella che il prof Le Breton ha definito "dematernizzazione del corpo", "marchio il mio corpo perché è mio”. Il prof. Martignoni si è poi soffermato sul difficile ruolo degli educatori, di coloro ogni giorno si trovano a contatto con le problematiche adole-

scenziali e che sono chiamati all’arduo compito di aiutare gli adolescenti a superare una delle fasi della vita più contraddittorie e complesse. Tutti i relatori hanno dato un prezioso contributo nell’affrontare una tematica tanto complessa e spinosa qual è l’adolescenza. L’alta partecipazione e il grande interesse suscitato nei presenti sono una prova di quanto il mondo degli adulti, e in particolare quello dei docenti, sia sensibile al tema dell’adolescenza la cui conoscenza deve essere ritenuta parte integrante della formazione docente.

INTERVISTE:

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Prof. Graziano Martignoni

Psichiatra-Psicanalista e Docente di Psicopatologia dell'Università di Friburgo In che modo gli "educatori" dovrebbero "essere educati" per affrontare il mondo adolescenziale? Per diventare educatore bisogna fare una scuola e conseguire degli esami, ma il problema non è tanto divenire educatore quanto rimanerlo. Una cosa importante, come cita il libro de “Il piccolo principe” di


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Interviste del A. de Saint-Exupéry, è che: "A volte i grandi dimenticano di essere stati bambini". Un'altra cosa importante è che, chiunque faccia un lavoro d'aiuto, deve continuamente porsi una domanda: "Cosa ci faccio qua?" - proprio perché essere educatore, o comunque aiutare, è un lavoro difficile. Questa domanda deve essere ripetuta anche a distanza di anni, perché mai si dia per scontato questo tipo di mestiere e mai si inizi a criticare l'altro dall'alto del proprio sapere. Il mestiere di educatore è difficile, totalmente basato sulla relazione umana, quindi su una cosa totalmente astratta. Quando ci si trova a essere educatori di adolescenti, in modo particolare, bisogna lasciar loro la parola, non avere pregiudizi, bisogna permettere loro di parlare senza pensare di sapere già tutto. Se un adolescente ti racconta un fatto o una qualunque altra cosa, è il momento in cui nasce eventualmente qualcosa. Definisco “educatori sterili” coloro che sembrano fare bene il proprio mestiere ma in realtà non producono nulla, non costruiscono una relazione. E questo l'adolescente, spesso e volentieri, lo percepisce ponendosi una domanda: "Io con quello lì cosa ci faccio?"

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tia maggiore di chi fatto studi specifici. Mettendo il fatto diversamente, se ti trovi tutti i giorni con i giovani, hai più responsabilità e non ti puoi nascondere dietro un dito, altrimenti dovresti cambiare mestiere. Però al di là di qualunque “educatore”, il fulcro di tutta la storia è la “famiglia”, è da qui che parte la prima educazione. Di qualunque tipo essa sia, incasinata o tranquilla, è la famiglia in grado di dare quel "care giver", quella sorta di sostegno necessario all’adolescente! Questo sostegno, questa certezza si concretizza nel momento in cui, se succede qualcosa, l’adolescente sa che può telefonare a mamma o a papà e sa che loro, anche se inizialmente arrabbiati, gli saranno vicini in ogni caso. La famiglia è la scuola migliore, è quella che ti fa superare i problemi e che mette il figlio nella condizione di fare tesoro delle proprie esperienze e di utilizzarle al meglio quando lui stesso diventerà a sua volta genitore. Nel momento in cui però la famiglia inizia a venire meno ai propri "doveri", allora intervengono gli educatori, il che avviene come un passaggio di testimone per la preparazione di un buon terreno Jessica Acquasanta (4°B Tc)

Lei ritiene che un insegnate possa essere più agevolato, nel suo ruolo di educatore, rispetto a chi non ha la possibilità di confrontarsi quotidianamente con i giovani? Sì e no! Sì, perché se ti trovi tutti i giorni a contatto con loro, sei costretto a confrontartici. I giovani poi capiscono subito la persona che Prof. David Le Breton hanno davanti. No, perché - anche se si ha una laurea in materia nulla toglie che alcune persone, che Antropologo-Sociologo dell'Universihanno studiato tutt'altra cosa, pos- tà March Bloch di Strasburgo sano avere un grado di umanità, una capacità di ascolto, un’empa-

Una caratteristica dell’adolescenza è l’eccesso, il desiderio di andare oltre i propri limiti. Lo sballo è un aspetto del mondo adolescenziale. Quanto questo può essere, a suo giudizio, condizionato dai cambiamenti fisici propri dell’età adolescenziale? Nel mondo dell’adolescenza, lo “sballo” penso sia una via di fuga, perché l’identità è troppo pesante in questo momento della vita... A parere mio nello sballo c’è anche una ricerca di sensazioni, come se vivere non bastasse, c’è la necessità di sentirsi vivi e di eccedere, sentirsi vivi perché essere vivi non basta. L’asimmetria tra corpo e anima è un aspetto dell’adolescenza. Talora essa porta a sperimentare il “male di vivere” anche a 15 anni. In che modo ritiene che il mondo degli adulti possa accompagnare i ragazzi in questo percorso? L’accompagnamento degli adulti non è facile a quest’età, perché l’adolescente vuole essere libero, vuole decidere da solo e dunque non vede di buon occhio la presenza di un adulto che dà ordini. Io credo che l’accompagnamento con gli adolescenti si debba fare in un modo indiretto. Quando si dice a un adolescente “ti capisco”, “fa’ questo, fa’ quello”, è proprio il momento in cui lo si perde. Dunque l’accompagnamento si fa in un modo molto sensibile, nascosto. L’adulto può raccontare episodi della propria esistenza, mettere l’adolescente a conoscenza delle proprie esperienze di vita. Questo è molto importante per il giovane: scoprire che altre persone hanno sperimentato le stesse cose, che lui vive in quel momento della sua esistenza, può essere di grande aiuto Daniela Fiorentini (4°B Tc)


IL A spasso nel tempo…

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“La Civiltà dell’Antico Egitto” In data 28 marzo 2014, presso l’Aula Magna dell’I.I.S. San Benedetto di Latina, si è tenuta la conferenza “La Civiltà dell’Antico Egitto” con relatrice la prof.ssa Stefania Sofra. Erano presenti le classi prime dell’Istituto alle quali è stata data la possibilità di approfondire e confrontare le proprie conoscenze in merito a un aspetto specifico del programma di Storia previsto. Data l’alta competenza in materia della prof.ssa Stefania Sofra, riportiamo di seguito i dati più significativi del suo eccellente Curriculum Vitae

Dott.ssa Stefania Sofra: Laureata in Lettere classiche, indirizzo archeologia orientale, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, con una tesi in Antichità Nubiane. Tesi di laurea con dignità di pubblicazione. Ha conseguito il diploma alla Scuola di Perfezionamento post-laurea “Studi orientali e Archeologia Orientale” presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, discutendo una tesi in Egittologia, con il massimo dei voti. Ha partecipato a varie campagne di scavo nel Vicino Oriente, in Siria, Giordania ed Egitto.

Vincitrice di una borsa di studio al Cairo per studi sulle dinastie nubiane. Socia del Centro di Formazione Professionale del Restauro, ha collaborato alle iniziative svoltesi al Cairo presso il “Centro Italo-egiziano per il restauro e l'archeologia". E’ autrice di pubblicazioni scientifiche di Archeologia orientale e di articoli di Egittologia su diverse riviste specializzate nel settore. Tiene conferenze di egittologia presso gli Archeoclub d’Italia, l’Accademia d’Egitto a Roma, l’Istituto di Cultura Italiano al Cairo e varie associazioni culturali. E' guida culturale in Egitto e nelle visite didattiche in mostre itineranti in Italia sulla storia e l’archeologia egiziana. Collabora con l’Accademia dell'Ambasciata d'Egitto a Roma per attività e scambi culturali tra l’Italia e l’Egitto. È iscritta nel Registro dei Mediatori Interculturali del Comune di Latina. Guida culturale e turistica, abilitata in inglese e arabo, nella Provincia di Latina (patentino n.119). Presidente del Centro Studi di “Viaggi e Avventure nel Mondo”, sezione di Latina, ha visitato Stati Uniti, Brasile, Messico, Perù, Bolivia, India, Nepal, Sri-Lanka, Maldive, tutto il Medioriente e quasi tutta l’Europa.

Estratto della Conferenza a cura di: Veronica Zanellato (1°B Tc) L'Egitto è un paese transcontinentale che attraversa l'angolo nordest dell'Africa e l'angolo sud-

ovest dell'Asia. È uno dei paesi più popolosi dell'Africa e del Vicino Oriente. L'economia dell'Egitto è una delle più diversificate del Medio Oriente, con settori quali turismo, agricoltura, industria e servizi a livelli di produzione senza uguali. Nel I secolo d.C. con l’evangelista Marco, l’Egitto divenne un paese cristiano e furono costruite chiese e basiliche. Quando gli Arabi - alla metà del VII secolo d.C. - arrivarono in Egitto, chiamarono “Egyptos” gli abitanti del paese e oggi il termine, traslitterato copti, indica gli egiziani cristiani che non si sono mai convertiti all'islam. “L'Egitto è un dono del Nilo”, scrisse lo storico greco Erodoto: in effetti senza la presenza di questo fiume, la nascita e lo sviluppo della civiltà egizia non sarebbe stata possibile. Pensate che gli egizi utilizzavano il Nilometro per misurare le piene del Nilo! Questa terra affascinò anche Alessandro Magno che, novembre del 332 a.C., iniziò il suo viaggio verso l'Egitto; in quelle terre venne accolto come un liberatore e consacrato faraone. Alessandro decise di edificare una grande città che testimoniasse la sua grandezza; si racconta però che, dopo un sogno, nel quale gli furono recitati alcuni versi dell'Odissea sull'isola di Faro, decise di costruirla nella regione del Delta del Nilo. La città venne chiamata Alessandria d'Egitto. Uno degli aspetti più affascinanti dell’Antico Egitto è rappresentato dalle piramidi: Cheope, Chefren, Micerino. Fin dall'antichità, tutti coloro che si sono avvicinati alle grandi piramidi della piana di Giza, sono rimasti attratti e misteriosamente conquistati da questi monumenti così imponenti ed enigmatici. Al loro interno vi era un lungo corridoio, la stanza del re, la stanza della regina e il corredo funerario


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del defunto. Nella piramide di Cheope sono stati trovati due piccoli corridoi orientati verso le stelle. Gli egiziani costruivano le porte a nord verso la costellazione di Orione. La base delle piramidi era 2 metri e 15 per 2 metri e 15. Ma la di là del loro misterioso fascino, le piramidi sono semplicemente delle tombe. Nel I millennio, ossia durante il Nuovo Regno, gli egizi iniziarono a costruire tombe sotto terra, ad ipogeo. Si poteva scendere fino a 100 metri. Molto nota è anche la Sfinge, una statua situata nella Necropoli di Giza, davanti la piramide di Chefren. La sfinge aveva il nemes ovvero il copricapo tipico dei faraoni con l'ureo, cioè il cobra, sulla fronte, un simbolo regale. Il primo faraone attestato fu Menes che unificò l’Alto e il Basso Egitto, egli indossava una doppia corona che rappresentava appunto l’Alto e il Basso Egitto. Altro aspetto misterioso e affascinante dell’Antico Egitto è certamente il rito della mummificazione. Si tratta di un processo, naturale o artificiale, in cui un cadavere subisce una disidratazione così veloce, che i tessuti rimangono come “fissati”. Per vivere nell’eternità il corpo doveva essere integro. Ogni cadavere veniva mummificato in modo che il corpo non iniziasse a decomporsi a causa del clima caldo dell’Egitto. Sopraggiunta la morte, il corpo veniva messo sotto il natron (carbonato idrato di sodio) per almeno 35 giorni. Sul lato sinistro veniva fatto un taglio di 10 cm per asportate le viscere (fegato, polmoni, stomaco e intestini) la cui presenza avrebbe potuto accelerare il processo di putrefazione. Il cuore era l’unico organo che veniva lasciato nel corpo, visto che era considerato la sede dell'anima e della mente. Il cervello invece, al quale non era attribuita nessuna funzione importante, veniva rimosso dalla scatola cranica grazie a uncini metallici inseriti attraverso le narici. Gli organi in-

terni rimossi venivano conservati all'interno di speciali vasi, detti vasi canopi. Questi vasi venivano deposti nella tomba durante i riti funebri e consegnati con il defunto alla nuova vita eterna. Secondo le scritture, il cuore veniva poi pesato su una bilancia da Anubi, confrontandolo con una piuma, simbolo della dea Maat, dea della giustizia e dell'ordine cosmico, ossia la "leggerezza dell'anima". Nel caso la piuma fosse risultata più pesante del cuore, questo avrebbe garantito la vita eterna al possessore. In caso contrario, il cuore veniva dato in

pasto all'essere ibrido Ammit, detta la "Divoratrice". Il corpo veniva poi lavato con vino di palma che, grazie al suo elevato tasso alcolico, impediva lo sviluppo dei batteri decompositori. Dopo questa operazione, nell'addome venivano introdotte bende impregnate di natron, pezzi di lino e segatura. Il corpo era poi ricoperto con lo stesso sale e infine unto con appositi oli balsamici. Gli occhi erano sostituiti con bulbi di vetro o di ceramica colorata. Il volto veniva truccato, in modo da presentarsi nel modo migliore nell’aldilà dove avrebbe vissuto in eterno. Con ocra gialla veniva colorato il volto delle donne, con ocra rossa quello degli uomini. I corpi venivano truccati e le chiome pettinate al meglio. Al termine di queste operazioni il corpo veniva strettamente avvolto con strisce di tela di lino spesso impregnate di resina, tra le bende si inserivano diversi amuleti. Alla

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mummificazione seguiva il funerale vero e proprio con la sistemazione del corpo nella tomba. La prima mummia, Ginger, venne messa sotto la sabbia bollente del deserto e si è conservata integra. Un “famoso” faraone è Tutankhamon, noto come il faraone bambino, morto a soli 19 anni. Per molto tempo si è pensato che fosse stato ucciso, per via di una frattura cranica ravvisata. Pochi anni fa invece, grazie a una tac (tomografia assiale computerizzata), si è scoperta un’altra verità. Tutankhamon probabilmente morì di cancrena fulminante per una frattura del femore sinistro a seguito di una caduta dal cocchio, evidentemente dovuta all'alta velocità. Diciamo che il faraone bambino è morto per complicanze a seguito di un incidente stradale! Fu comunque una dipartita talmente precoce che la sua tomba doveva essere ancora completata. Durante l’imbalsamazione fu messo talmente tanto olio che, una volta sigillato il sarcofago, il corpo di Tutankhamon rimase attaccato allo stesso! Al momento della scoperta della sua tomba – 4 novembre 1922 gli esperti dovettero procedere con la fiamma ossidrica, rovinando gran parte della mummia. Oggi essa è esposta nella sua originaria tomba nella Valle dei Re, la KV62, dove fu scoperta da Howard Carter. Sicuramente l’Egitto e i suoi misteri continueranno a esercitare il loro fascino ancora per molto e molto tempo…e come potrebbe non essere così? Basti solo dire che per gli Egizi gli obelischi erano considerati raggi di sole pietrificati…


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Facce da …droghe Quando le immagini parlano da sole!

Ecco cosa succede dopo un uso abituale di metanfetamine! Il Christal Meth, la forma più pura della metanfetamina (detta in gergo speed), è una droga in forma di cristalli tristemente popolare in USA e nel Regno Unito, tanto da essere ormai diventata una piaga sociale. Per arginare l'allarme, sensibilizzare l’opinione pubblica ed educare sui rischi derivanti dall’uso abituale di metanfetamine, lo sceriffo di Multnomah County (Oregon) ha avviato Faces of meth (Facce da metanfetamina), un meritevole progetto anti-droga. Le immagini che seguono mostrano i volti, prima e dopo l'uso reiterato

di questa potente droga, visibilmente dimagriti nonché stravolti nei tratti somatici. Mai come questa volta, le immagini parlano da sole!

Tratto da: www.facesofmeth.us/

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Io non bullo… e tu? Bullismo Femminile la

famiglia alle spalle, un nucleo fami-

scuola; qui i giova-

liare solido in grado di vigilare e

ni trascorrono la

tutelare e prevedere certi fenomeni.

maggior parte del

Spesso le ragazze non sono control-

loro tempo e qui è

late ed educate come si dovrebbe.

possibile indossare

Qualunque sia il motivo per il quale

una maschera di-

molte ragazze si rendono artefici di

versa

quella

atti di bullismo, ciò che è certo è che

usata normalmen-

esse sanno essere più cattive dei

te in famiglia o con

ragazzi…forse perché la sensibilità

altre persone, sia

femminile conosce molto bene la

per il carnefice che

sfera dei sentimenti e quindi sa gio-

per la vittima.

carci anche in maniera sadica… Il

drammatica

Molti pensano che il bullismo sia un fenomeno legato principalmente al mondo maschile, in realtà non è affatto così. Anche le ragazze sono capaci di insultare, calunniare e causare ad altre diversi tipi di violenza fisica e psicologica. Quello che forse contraddistingue il bullismo maschile da quello femminile è lo “stile”… i bulli utilizzano spintoni, ceffoni, pugni, percosse, le bulle invece agiscono in maniera più nascosta, andando a toccare la sfera psicologica ed emotiva della vittima. Il bullismo femminile, pur servendosi anch’esso del gesto violento, si configura soprattutto

come

vessazione

di

tipo

“emozionale” che va a incidere profondamente nella vita della vittima. Per questa ragione il fenomeno del bullismo femminile è detto bullismo psicologico. Il fenomeno del bullismo femminile inizia nell'età dell'infanzia, ma s’incrementa con il passaggio all’adolescenza. Il luogo dove tale fenomeno si manifesta in maniera più

da

è

Le vittime principali del bullismo

gioco poi è vigliacco perché non lo si

femminile sono bambine e ragaz-

pratica mai da sole, ma sempre in

zine che, per varie ragioni, sono

compagnia di altri per rendere tutto

giudicate diverse e per questo di-

più divertente e crudele. Ma cosa si

ventano facile bersaglio di insulti e

vince alla fine di questo triste gio-

violenze. Quelle che non indossano

co? Una vittima segnata nel suo

vestiti alla moda, quelle un po' più

aspetto psicologico, insicura di se

in carne, quelle che - secondo le

stessa, chiusa ai rapporti con il

bulle - hanno in qualche modo

prossimo…una vittima che, per sen-

"infastidito" il loro ragazzo sono

tirsi viva, o per mortificarsi ulte-

oggetto di calunnie, maldicenze,

riormente, deciderà di farsi del ma-

prese in giro, sia sul fisico, che sul

le, di non nutrire più il proprio cor-

carattere e sul modo di vestire,

po, causa di tanta emarginazione e

esclusione dal gruppo….una sorta

sofferenza…e allora tante risate!...

di “ostracismo” sociale. Spesso le bulle sono state a loro volta vittime

Magari poi le bulle, crescendo, com-

di violenza, ragazze che magari in

prenderanno i propri errori, capi-

passato hanno subito prese in giro

ranno che la loro lingua troppo

o atti di prepotenza e che, una vol-

tagliente ha ferito più di una lama,

ta superate in qualche modo quella

sentiranno la vergogna delle loro

pagina buia della loro vita, diven-

mani troppo spesso chiuse a pu-

tano loro stesse bulle, facendo pati-

gno…avranno disagio dei loro

re ad altri quello che anche loro

pensieri troppo limitati e ottusi…

hanno subito.

perché è a questo che serve, cresce-

Un altro motivo che potrebbe spie-

re e capire…ed è proprio questo

gare il bullismo femminile è le-

ciò ci fa diventare grandi...

gato all’ambito della famiglia. Alcune ragazze non hanno una vera

Cristina Corsi (3°B P.I.)


IL

Numero 15

PERCHE’ Pagina 12

Io non bullo… e tu? Il racconto di una sopravvissuta

Negli ultimi tempi si è sentito mol-

di una ragazza che era stata sedu-

di molti, però, non voglio dimenti-

to frequentemente parlare di bulli-

ta lì l’ora precedente.

care, perché il bullismo affonda le

smo attraverso articoli di giornale,

“Voglio farla finita” - “A 18 anni

sue radici proprio nell’indifferenza,

notiziari e svariati programmi tele-

me ne vado da qui”… io stessa ho

nell’ignoranza che può fare comodo

visivi. Sembra tutto così lontano

assistito a una scena davvero tri-

a molti per non affrontare il pro-

dalla nostra vita, qualcosa d’invero-

ste per lei… presa in giro, umilia-

blema. La domanda che mi pongo

simile, che purtroppo è

molto spesso è: “Come

molto vicino a noi...

posso trasmettere a parole

Il Perché, da sempre sen-

tutto ciò che ho vissuto,

sibile a questa tematica,

per essere di aiuto a me

alla quale ha dedicato

stessa e ad altre vittime di

una

bullismo?”.

rubrica

mensile,

nell’ultimo numero ha

È molto difficile…ma vo-

mostrato i volti e raccon-

glio provare a dare un

tato le storie di quei ra-

consiglio a chi subisce

gazzi che si sono tolti la

tutt'oggi questi soprusi:

vita perché non riuscivano più a tollerare i so-

“Non state seduti in silenzio, alzatevi in piedi e ur-

prusi da parte dei loro

late a gran voce i vostri

coetanei. Ecco, leggendo

diritti, perché nessuno si

tutto questo, mi sale su

potrà mai permettere di

una tale rabbia che qua-

togliervi il diritto alla vi-

si non ci vedo più! Nes-

ta!”

suno lo sa, o meglio, la

Questo articolo l'ho scritto

maggior parte delle persone che

ta e lasciata sola… Io so cosa vo-

per denunciare tutte quelle perso-

vive tutti i giorni la scuola fa finta

glia dire bullismo, io ne sono sta-

ne omertose, nessuno escluso!

di niente… ma qui ci sono quotidia-

ta vittima ma ho avuto la forza di

I ragazzi sono spesso deboli e van-

ne manifestazioni di bullismo e

ribellarmi e di dire BASTA! In-

no aiutati! È giusto educare i gio-

forse chissà che ogni giorno a qual-

somma sono una “sopravvissuta”.

vani a non fumare, a non bere…

che ragazza o ragazzo passi il pen-

Sapete, essere vittima dei bulli è

ma è altrettanto giusto educare i

siero di togliersi la vita, sognando

qualcosa che ti segna dentro, che

giovani al rispetto dell’altro, alla

un

dagli

ti cambia profondamente… me ne

non violenza verbale, psicologica,

sguardi di tutti e dalle risatine cat-

sono resa conto solo adesso, perché

fisica…

tive degli altri…

non riesco a dare più fiducia al

Proprio qualche mese fa mi è acca-

prossimo, ad aprirmi agli altri e a

Da oggi dico “La fine del bullismo inizia qui!”

duto di leggere su un banco le frasi

fare nuove amicizie. A differenza

Sara Cannavina

posto

sicuro, lontano

(4°A Tc)


IL

Numero 15

PERCHE’ PERCHE’ Pagina

I HAVE A DREAM

volta a guardarmi come se fossi un

tra parte di me che non conoscevo.

“MATTO”. Quando ho capito che

Nel 2009 io e mio cugino, David,

non potevo fare a meno della musi-

decidemmo di creare un gruppo

ca, ho deciso di iniziare lo studio di

musicale. Lui cantante e chitarri-

uno strumento: la batteria. Tra

sta, io alla batteria. Da subito ab-

tutti gli strumenti, la batteria è

biamo condiviso la passione per il

l’unica che mi ha permesso di tirar

ROCK e per i grandi SPRING-

fuori tutta l’energia, anzi, tal volta

STEEN,

sento che è lo strumento stesso a

CREEDENCE… Con il tempo ab-

trasmettere la sua energia a me!

biamo ingrandito la nostra piccola

Questo mi fa pensare:

band, inserendo Alessio alla ta-

“LINE, HAI SCELTO PROPRIO

stiera, Simone al basso e France-

LO STRUMENTO GIUSTO!”

sco e Gianmarco alle chitarre. La

Ciao a tutti! Mi chiamo Line Ma-

Nel frequentare il primo superiore,

nostra Musa ispiratrice che è l’A-

sithela e frequento il 5°E Agr.

la scuola mi ha dato la possibilità

micizia che ci ha portato a com-

Fin da piccolo, ho sempre avuto la

di partecipare a un progetto tea-

porre pezzi nostri nei quali cerchia-

passione per la musica. Spesso

trale. All’inizio mi è costato tanto,

mo di comunicare ciò che proviamo

ELVIS

PRESLEY,

nell’ascoltare un brano che mi

e ciò in cui crediamo. Ora stiamo

piace, mi vengono i brividi, il

lavorando al nuovo album! Spe-

mio cuore comincia a battere più

riamo bene…. Intanto il 24 mag-

forte, i brutti pensieri svaniscono

gio saremo al BECKYARD CLUB

dalla mente, il mio piede destro

a Latina.

inizia a portare il ritmo, di colpo

Noi siamo su FACEBOOK e

il mio corpo vibra senza che io

chiunque sia interessato, può vi-

riesca più a controllarlo. Ed è

sitarci sulla nostra pagina, oppu-

così che si sprigiona un’energia

re sul canale YOU TUBE. A bre-

che mi fa sentire libero e felice!

ve avremo anche un account su

Delle volte mi capita di iniziare

TWITTER.

a ballare e cantare anche se non

Quindi che dire: in bocca a lupo al

c’è musica, non so spiegare cosa

gruppo STINGRAY!

mi succede…sento un ritmo dentro, come se la musica mi scorres-

perché ero abbastanza timido, ma

Avrete dunque capito che…

se nelle vene…

poi la fortuna mi ha aiutato.

“I have a dream!”

QUANTE FIGURACCE!

Quell’anno infatti si metteva in

Line Masithela

Infatti questo non mi succede solo

scena un musical, “THE LION

(5°E Agr.)

a casa, ma anche a scuola, per

KING”, ancora una volta la musi-

strada, in bicicletta e la gente si

ca mi ha aiutato ed è emersa un’al-


IL

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PERCHE’ Pagina 14

Ambientamoci L’Ambiente è un tesoro per tutta

a favore delle scuole

mente gestito dall’Istituto Pan-

l’umanità e per questo deve essere

•attività di formazione, consulen-

gea-Onlus, tramite una convenzio-

rispettato. Per riuscire a far que-

za e tutoraggio per insegnanti

ne con il Comune di Sabaudia.

sto, bisogna però conoscerlo e

•coordinamento

di

A Latina sono in corso di realizza-

“amarlo’’, solo così si potranno ave-

gruppi di lavoro di cittadini e

zione un insieme di iniziative, in-

re comportamenti corretti e rispet-

associazioni su tematiche a va-

contri e seminari tematici, destina-

tosi. Per insegnare a conoscere,

lenza

a

ti non solo al mondo della scuola

amare e rispettare l’Ambiente

campagne

sensibilizzazione

ma anche agli altri attori della sce-

servono i centri di Educazione

ambientale a livello locale e glo-

na sociale come ad esempio fami-

Ambientale.

bale.

glie, artigiani, associazioni ecc.

Questi

centri

-

e

gestione

ambientale di

supporto

L.E.A. - si trovano in ogni regione

Il programma avviato mette in luce

d’Italia. Solo nel Lazio ve ne sono

il ruolo che i vari settori delle atti-

sette: CIVITAVECCHIA, MEN-

vità presenti nel territorio pontino

TANA, TIVOLI, ANZIO, ROMA,

(agricolture, pesca ecc.), possono

CAVE,

Naturalmente

avere nell’elaborazione di strategie

anche in provincia di Latina. A

volte a una corretta utilizzazione e

Priverno si trova il Laboratorio

gestione delle risorse naturali e

di “S. Martino” che ha il compito

allo sviluppo di una produzione e

di coordinare e supportare tutte le

commercializzazione in linea con il

attività didattiche e le iniziative

concetto di uso sostenibile delle

per la conoscenza e la valorizzazio-

risorse del territorio.

OSTIA.

ne del territorio dell’entroterra

Alessandra Valentini

pontino. A Sperlonga si sta atti-

(1°B Alb.)

vando il laboratorio marino che si

I cinque LABTER del Lazio sono:

occuperà delle tematiche relative

-Montorio Romano (RM)

all’ambiente litoraneo e costiero.

-Gianola (LT)

Nell’ambito

-Caprarola (VT)

del

Programma

Triennale di Tutela Ambienta-

-Posta Fibreno (FR)

le

-Varco Sabino (RI)

1994-96,

del

Ministero

dell’Ambiente, sono stati istituiti, nelle aree protette del Lazio, cin-

A Sabaudia, invece,

que LABTER (Laboratorio Ter-

negli anni ‘90 è stato

ritoriale di Educazione Am-

istituito il primo La-

bientale), uno per provincia. Essi

boratorio

si occupano di tematiche specifiche

riale di Educazione

di Educazione Ambientale nei

Ambientale

parchi e nelle riserve naturali.

(LABNET) della no-

Il LABTER realizza:

stra regione. Questo

•attività di educazione ambientale

laboratorio è attual-

Territo-


IL

Numero 15

PERCHE’ Pagina 15

Lezione tra pari e dell’altro. Le classi quest’anno coinvolte nell’attività sono state la 1°B Alb. e la 1°F Alb. I ragazzi del 1°B Alb. - per la presentazione degli argomenti trattati - hanno potuto utilizzare anche il PC, mettendo “Lezioni tra pari” rientra nelle così in pratica un’ulteriore compeiniziative della Commissione sultenza acquisita. la Dispersione Scolastica, formata dalle prof.sse Fernanda Gli studenti, Matteo Montin, Raponi e Maria Venuti. Essa fa Francesco Robicapo alla Funzione Strumentale bero, Luca Cadel Convitto, la cui referente è la ruso (classe 1°B prof.ssa Romanina Ricci. Alb.) hanno rela“Lezioni tra pari” è certamente zionato su argouna modalità di confronto tra coe- menti curricolari tanei utile non solo dal punto di – ambiente, climi, vista più strettamente didattico, habitat, piante ma anche per ciò che concerne la ma anche su paspersonali percezione di sé, l’autostima, la re- sioni come la caccia e lazione con l’altro. Confrontarsi tra la pesca. Sentiapari, imparare dall’altro, ascoltare mo direttamente l’altro, rispettarsi reciprocamente, nei ruoli che in quel momento si da loro, le sensaassolvono, costituisce una palestra zioni provate nel vivere questa di vita fondamentale per costruire esperienza. rapporti umani e sociali basati sul Matteo Montin ha relazionato su rispetto e la considerazione di sé materie curricolari - ecologia, piante – ma anche su passioni personali quali caccia e pesca. “Sono arrivato all’incontro molto preparato, dunque ho vissuto l'esperienza con serietà e impegno. Non posso dire però la stessa cosa della classe ospitata. Mi sono parsi poco interessati" così riferisce Matteo. Francesco Robibero ha invece illustrato una presentazione in lingua inglese di sé "L'esperienza d'incontro con la classe 1°F Alb. è

stata per me utile. Soprattutto mi ha insegnato a vincere l'ansia di parlare in pubblico. All'inizio mi sono sentito emozionato anche perché alcuni compagni dell'altra classe non prestavano l'attenzione che avrei voluto. Poi l'atmosfera è cambiata e mi sono sentito più a mio agio" testimonia invece Francesco. Luca Caruso ha spiegato le motivazioni della scelta del suo percorso scolastico: "All'inizio avevo tanta ansia per la nuova esperienza, poi sono diventato più sciolto e disinvolto e mi sono sentito soddisfatto per ciò che ho raccontato. Indubbiamente, un’esperienza da ripetere!". Classe 1 F Alb. Mi chiamo Federica ed è la prima volta che racconto della mia passione, alla mia classe, 1 F Alb. e ad un’altra classe, 1 B Agr.. I ragazzi del 1°B Agr. ci hanno raccontato della loro passione per la natura. Un ragazzo in particolare ci ha esposto in merito alla caccia. Io ho parlato del disegno, del modo in cui disegnare mi renda felice e mi rilassi. I miei compagni di classe hanno invece parlato della passione che ci unisce: Michele Civale ha raccontato di avere scelto questa scuola, affascinato dalla figura del barman. Alexia Di Filippo ha parlato della sua passione per la cucina mentre Raffaella Mirio, della sua attitudine al ricevimento alberghiero

IL

PERCHE’


IL I volti della solidarietà

PERCHE’

Numero 15

Laura Rampini L'8 marzo 2014 la nostra classe, il 3A T.c., ha partecipato a un incontro molto toccante presso il Centro Armonia di Latina. Abbiamo incontrato una donna di nome Laura Rampini, diventata campionessa di paracadutismo nonostante un episodio gravissimo le abbia cambiato la vita in modo radicale. La passione per il volo di Laura ha accompagnato dapprima la sua infanzia, poi la sua adolescenza, ed è giunta fino ad oggi. Laura infatti racconta che, da bambina, provava a lanciarsi dagli alberi con un ombrello. Qualcosa, però, sembrava volesse impedirle di realizzare il suo sogno. Laura, vittima di un devastante incidente stradale, è diventata paraplegica all'età di soli 22 anni e si è all'improvviso vista costretta a restare su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Questo però non le ha impedito di inseguire e realizzare i propri sogni. Nel 2004 ha iniziato la sua esperienza con l'ultraleggero, poi con il deltaplano e il parapendio, fino al 2006 con il suo primo lancio con il paracadute. Nessuno aveva mai creduto in lei, tranne sua sorella che, invece, l'ha sostenuta in ogni suo progetto senza cedere e arrendersi alle difficoltà che

le si presentavano di volta in volta. Dopo ore e ore di prove di volo nel tunnel dell'aria, in Inghilterra, lotte burocratiche e autorizzazioni, che molti medici si sono rifiutati di concederle, Laura è riuscita finalmente a raggiungere il suo obiettivo. E non soddisfatta, continua ancora adesso a lanciarsi, si possono contare addirittura più di 160 lanci effettuati da Laura! Durante l'incontro, lei ha cercato di incoraggiare gli altri disabili a non arrendersi e a combattere, perché la vita è bella e dobbiamo goderci tutto quello che ci viene offerto.

Una delle cose che ci è rimasta impressa maggiormente dell'incontro è stata il fatto che Laura non si senta diversa dagli altri e, giustamente, non consideri la disabilità un fattore discriminante. Ci sono anche stati degli interventi da parte nostra. Le abbiamo rivolto domande riguardanti i suoi diversi stati d’animo. Ad esempio, cosa ha provato nel periodo della sua seconda gravidanza, avvenuta dopo l’incidente…e poi quali emozioni abbia provato durante il pri-

Pagina 16

mo volo in solitaria…Laura ci ha raccontato che, oltre alla passione per il volo, lei adorava anche il ballo che, però, è stata costretta ad abbandonare definitivamente, anche se non ha mai rinunciato a divertirsi ballando sulla sedia a rotelle con suo figlio. Laura, insieme a un suo amico disabile, Filippo Landi, ha creato "Libera Mondo", un progetto nato dalla loro passione per i viaggi e l'esplorazione del mondo, alla ricerca di luoghi accessibili ai disabili. L’intento è quello di creare itinerari fattibili per chi come loro voglia avventurarsi, non avendone ancora avuto la possibilità. Questa è stata un'esperienza significativa per tutti noi, ci ha fatto capire che, molte persone, nonostante la loro "disabilità", hanno continuato a lottare per andare avanti, a differenza di noi che spesso rinunciamo immediatamente di fronte alla più piccola difficoltà, trascurando così i nostri sogni. "Con la forza di volontà e una buona dose di autostima le persone disabili possono ottenere enormi soddisfazioni anche negli sport più estremi [...] Da quando ho deciso di rimettermi in gioco, la mia vita è cambiata. Oggi posso dire con gioia che le tante soddisfazioni ottenute attraverso lo sport e i viaggi ne sono la testimonianza"- Laura Rampini. Con queste poche parole Laura ci ha insegnato a non arrenderci mai... Iolanda Verdosci (3°A T.c.)


IL

Numero 15

In ricordo dell’insegnante:

Cinzia Bellocchi

PERCHE’ Pagina 17

Ciao prof! Ti ricordi cosa ci dicevi? “Ridi in faccia alle avversità!” Questo era uno dei consigli che ci davi sempre... La tua improvvisa scomparsa ha tracciato un segno indelebile nei nostri cuori, ma soprattutto ci ha lasciato in uno stato di totale smarrimento. Prima di essere una professoressa, per noi eri come una seconda mamma, come una sorella maggiore, come un’amica a cui confidare le nostre paure e i nostri momenti difficili… Con un nodo in gola e gli occhi pieni di lacrime, ti scriviamo queste righe per farti capire quanto ti amavamo e ti amiamo. Vogliamo immaginarti mentre insegni anche da lassù, ma soprattutto vogliamo credere che continuerai a proteggerci... Noi ti promettiamo che c’impegneremo di più, così potrai essere fiera di noi. Ci manchi, ma ci mancherai ancor di più quando non ti vedremo apparire sulla porta con quel tuo fare familiare, con il tuo sorriso… A volte intavolavamo discussioni sui nostri momenti difficili e tu eri lì ad ascoltarci… Grazie per averci donato la fiducia in noi stessi, i tuoi insegnamenti ci hanno fatto crescere. Ci dicevi che c’è sempre un modo per superare le difficoltà della vita, hai dato coraggio a tutti noi. Questo è un dei momenti più difficili della nostra vita... ma non vogliamo dirti addio, solo un “arrivederci”... Ti vogliamo bene prof, non ti dimenticheremo mai… Un abbraccio grande dalla 3°A Serv. Studenti della 3° A-Agr.

Tutta la Comunità Scolastica del San

Benedetto

si unisce

all’immenso dolore di quanti oggi soffrono la mancanza della cara Cinzia

Bellocchi,

prematura-

mente scomparsa. Parenti, amici, colleghi… Ma il nostro pensiero va in particolare al marito, Ugo, e alla piccola Marta, certi che, da questo momento in poi, avranno un Angelo speciale a proteggerli da lassù...

Ciao Prof, siamo noi, la sua 2°D, quelli tanto chiacchieroni, si ricorda? Beh, come dimenticare una classe del genere... Quando abbiamo saputo della triste notizia, in classe è calato un silenzio che, in due anni che ci conosciamo, non siamo mai riusciti a fare. Lei per noi era un punto di riferimento, era una seconda mamma che riusciva sempre a capirci, e di fronte a ogni nostro problema, riusciva sempre a trovare una soluzione. Non dimenticheremo mai il suo sorriso che splendeva sempre, anche quando era arrabbiata. E che dire sui suoi insegnamenti? Beh, ci hanno reso persone migliori e noi li porteremo sempre nel nostro cuore. Era una delle poche persone che amava il proprio lavoro svolgendolo con orgoglio e passione, la stessa passione che trasmetteva a noi nell’apprendere… Un suo grande insegnamento, che a noi è rimasto impresso, è che non “ci si deve arrendere senza aver mai lottato”… ed è grazie a lei che siamo riusciti ad andare avanti senza fermarci al primo ostacolo… Professoresse come lei in futuro, non le troveremo, perché lei è unica nel suo genere, come un tatuaggio… Tatuato nel cuore! Si dice che ci vuole un gran coraggio per aspettare chi non torna, e lei ci ha insegnato a essere coraggiosi, quindi l’aspetteremo… Perché il nostro, prof, non è un addio ma un “arrivederci”, perché lei vivrà per sempre nei nostri cuori e siamo riusciti a capire che di lei non ne avremo mai abbastanza… Le vogliamo bene… Studenti della 2°D Alb.


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PERCHE’ Pagina 18

Tra Fede e Storia…

Monastero di “San Magno”

Venerdì 14 marzo le classi 2°C Tc, 5°B, 5°C, 5°D Agrario - accompagnate dai prof. Ricci, Cuccaro, Trichei e Danieli - hanno raggiunto con l’autista della scuola, Enea, il monastero di San Magno a Fondi. L’arrivo è stato circa alle ore 10:15. Subito ci sono state le presentazioni e i saluti di Don Francesco Fiorillo e della sua segretaria, sig.ra Adele. L’accoglienza è stata resa ancora più piacevole dalla dolce colazione preparata per noi: caffè, bibite varie… e biscottini! Quindi è iniziato il sopralluogo del monastero. Don Francesco ci ha raccontato un po’ della sua vita. Abbiamo scoperto che in passato faceva il dj e

che il suo percorso da seminarista ha avuto inizio a 18 anni. Lì si è ‘’innamorato’’ di San Francesco, animato dalla grande voglia di cambiare il mondo. I suoi diversi viaggi in Africa, in Brasile lo hanno profondamente maturato… è in quei contesti che Don Francesco incontra idealmente Gandhi ed entra in contatto con il concetto “diventa tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Parole semplici ma profonde, un invito ad agire senza perdere tempo ad aspettare o a lamentarci di come vanno le cose, “Bisogna cambiare noi stessi per primi!” . Don Francesco ci ha quindi descritto le precarie condizione nelle quali si è trovato a vivere, entrato in monastero: senza luce né acqua! E poi ci ha raccontato di quell’albero di mandorlo, piantato il giorno dopo il suo arrivo in monastero. Il mandorlo è il primo albero a fiorire in pieno inverno e l’ultimo a regalare i suoi frutti... Don Francesco, attraverso l’immagine del mandorlo, ci ha introdotto il

concetto di dare sempre il meglio di noi stessi anche nei momenti più brutti, più bui! Dopo questo profondo discorso introduttivo, la nostra ‘guida’ ci ha invitato a specchiarci nell’acqua sottostante il ponte dove ci eravamo fermati; quell’acqua ricca di energia, ricca di vita ha riflesso il nostro volto, dandoci modo di guardarci più profondamente… di superare l’esteriorità e di conoscere noi stessi!... e come dicevano i monaci: “Più conosci te stesso, più conosci Dio’’. Siamo giunti allora all’ingresso al monastero. Questo luogo “contiene” al suo interno tre diversi momenti storici: l’Impero Romano, che rappresentava la rigidità, la confusione; il Medioevo, simile a una notte oscura e infine il Rinascimento, simbolo della voglia e del desiderio di rinascere. La prima sala che abbiamo visitato disponeva di porte basse e Don Francesco ci ha chiesto proprio di abbassarci con la testa...una metafora dei nostri comportamen-


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ti...abbassare, allentare i pregiudizi, la rigidità di giudizio, per aprire il nostro cuore e la nostra mente al “nuovo’’. La seconda sala era incentrata sull’importanza di una vecchia porta di pollaio di Arezzo, di un contadino toscano, essa riportava le impronti di due mani: una d’oro, la mano di Dio che coglie l’uomo, e l’altra rossa e carnale dell’uomo. Ci ha spiegato che l’incontro tra Dio e l’uomo sta nelle ferite, che bisogna portarle alla luce per far sì che si superi il dolore. Siamo arrivati così all’epoca medioevale: un luogo portato alla luce sei anni fa, rimasto intatto grazie all’azione protettrice della terra. La nostra attenzione è stata catturata dai numerosi affreschi presenti e in questo clima, così suggestivo, si è parlato dell’importanza del perdono, che altrimenti impedisce il nostro

IL cammino. Il perdono rappresenta l’inizio della vera libertà mentre la vendetta rende l’uomo schiavo! Quindi siamo passati alla Chiesa rinascimentale. Appena entrati, abbiamo tutti preso posto, chi sulle panchine, chi sugli sgabelli. Abbiamo formato un cerchio, rivolto all’altare. Si è parlato della Sindrome di Calimero, della felicità che nasce dal fatto di essere fedeli a noi stessi, della sindrome del camaleonte ovvero un cambio di personalità in relazione agli ambienti. Essere se stessi comporta un rischio: non essere felici...noi passiamo la vita a essere graditi agli altri, apprezzati da tutti. In realtà non è un problema avere persone che non ci apprezzano, perché ognuno di noi deve essere accettato per ciò che realmente è. Abbiamo un solo volto, sul quale prendiamo schiaffi e carezze e questo è fondamentale per essere felici. Abbiamo parlato inoltre dei sogni, della prontezza e della tempestività delle scelte: noi siamo il presente e non il futuro!!! Le cose che rimandiamo al futuro, in realtà possiamo farle ora, nel nostro presente! Il momento più intenso e significativo è stato rappresentato però dall’olio essenziale di Nardo; quest’olio pregiato, usato due volte nei vangeli della Maddalena, è il senso stesso della Resurrezione. Con

PERCHE’ Pagina 19

noi, Don Francesco ha voluto vivere questo momento particolare, ponendo sulle nostre mani due gocce di quest’olio essenziale, perché è proprio dalle mani che inizia il cambiamento. E’ da quell’olio rosso, profumato, che possiamo conferire un profumo diverso alle nostre relazioni! E’ l’auspicio di un cambiamento… è l’auspicio che possiamo farcela! Il tutto è stato accompagnato dalla canzone di sottofondo: “A te che sei”, di Lorenzo Giovanotti. E proprio con questa canzone ci siamo salutati, abbiamo lasciato il ‘’porto di terra’’, così definito dallo stesso Don Francesco... un posto su cui approdare per un po’, sentirsi liberi, riflettere… per poi ripartire. Abbiamo infine lasciato un segno indelebile del nostro passaggio, firmando e scrivendo i nostri pensieri su un quaderno posto all’uscita dalla chiesa che conduceva alla terrazza, da dove la vista del panorama era davvero rincuorante. Sicuramente la visita al Monastero di San Magno è stata un’esperienza significativa, una conferma che noi possiamo farcela, possiamo essere persone libere, persone felici. Rimbocchiamoci le mani e attuiamo NOI il cambiamento che vorremo vedere nel mondo! Fabio Della Corte (5°B Agr.)


IL

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PERCHE’ Pagina 20

Visita al frantoio “San Benedetto” Sermoneta (LT)

FRANTOIO “SAN BENEDETTO” Il giorno 05/03/2014, noi studenti dell’I.I.S. San Benedetto siamo andati in visita al Frantoio San Benedetto, sito nel comune di Sermoneta, località San Benedetto, ai piedi dei Monti Lepini. Ad accoglierci e a far noi da guida, c’era il sig.re Giuseppe Palombo, gestore dell’attività. Lo stabile è diviso in tre parti: nella parte posteriore si trova il frantoio, mentre nella parte anteriore vi sono un locale commerciale per la vendita dei prodotti di aziende locali e un’aula didattica. Nel corso della spiegazione, il sig.re Giuseppe spiega che l’impianto è stato istallato circa 4 anni fa e che si tratta di un impianto a estrazione continua. Questo vuol dire che non ci sono soste tra una fase e l’altra di lavorazione. Dopo aver descritto le caratteristiche organolettiche che deve avere un olio di qualità, ossia l’amaro e il piccante nelle giuste proporzioni, la nostra guida ci ha spiegato il funzionamento dell’impianto e

quali sono le fasi di lavorazione per la produzione di olio. Il sig.re Giuseppe - meglio conosciuto come Peppe - ci ha illustrato le principali fasi di un impianto a estrazione continua:  conferimento e pesatura delle olive  defogliazione e lavaggio olive  frangitura e preparazione della pasta (questa fase è molto importante per quanto riguarda la qualità finale dell’olio)  gramulazione della pasta spremitura e estrazione dell’olio attraverso decanter  separazione tra acqua e olio che avviene attraverso separatori, per forza centrifuga L’investimento per la realizzazione di questo impianto, ci ha detto Peppe, è stata di circa €360,000 di cui €54.000 solo per i separatori. Al termine della visita, abbiamo potuto rivolgere alcune domande al sig.re Peppe Palombo

Sig.re Palombo, ci può dire quante persone lavorano all’interno del frantoio? Le persone che lavorano in questo frantoio sono cinque, due delle quali governano l’interno del frantoio, controllano e seguono tutto il processo produttivo...ciò vale a dire che hanno un enorme responsabilità nella riuscita finale del prodotto. I restanti tre lavorano all’esterno del frantoio e si occupano principalmente di: carichi/scarichi olive, potature, visto che offriamo anche servizi per quanto riguarda la potatura. Tra i tre dipendenti che lavorano all’esterno del frantoio c’è anche una ragazza che si occupa di controllare le olive all’arrivo: pesatura, ma anche buoni e ricevute… Poi ci sono io che diciamo faccio un po’ da contorno e in più mi occupo dei contatti con i clienti, oltre che determinare il prezzo e quant’altro… Per quanto riguarda i residui della produzione, quali nocciolino, bucce e acque di vegetazione, come vi comportate in merito allo smaltimento? Per quanto riguarda le acque di vegetazione, attraverso dei programmi di spandimento, che si presentano sia al Comune che alla Provincia, esse vengono distribuite nelle campagne, ovviamente rispettando dei parametri prestabiliti. Noi abbiamo impegnato 12 ha di terreno per lo spandimento di tali acque. La legge ci dice che bisogna distribuire 80 m3/Ha,


IL

Numero 15

di quintali. Certo qui si possono portare anche 20 kg come quantità minima, ma il cliente già sa o deve sapere al 100% che l’olio ottenuto non è solo frutto delle sue olive, ma che viene mischiato con altre partite di olive

ogni due anni. Passando al nocciolino, noi lo reimpieghiamo per alimentare la nostra caldaia, visto che è un buon combustibile e quando ne abbiamo in abbondanza, riusciamo anche a venderlo per uso domestico. Infine per lo smaltimento delle bucce abbiamo una ditta che le ritira e le porta in un impianto di biogas. Tutte le operazioni di smaltimento che noi facciamo sono documentate

Ci può fare un quadro per quanto riguarda i prezzi, cioè quanto spende un cliente per avere il servizio? E quali sono i vostri costi di produzione?

Ci può dire la quantità minima di olive che un cliente deve portare per ottenere un olio, che sia ottenuto solo ed esclusivamente dalle sue olive?

Questa è un’altra bella domanda!! Beh, i nostri prezzi per la lavorazione si aggirano mediamente intorno ai 12/13 euro al quintale di olive, mentre i nostri costi di produzione oscillano tra gli 0,83/0,85 euro ogni kg di olio. Visto che ci sono, vi do anche dei prezzi che facciamo sul servizio potatura: noi prendiamo dai € 3,00 ai € 4,80 fino ai € 5,00 ad albero, tutto questo varia in base al tipo di albero, al tipo di potatura che bisogna effettuare e a un’altra serie di fattori…

Beh, la quantità ideale che un cliente deve portare per avere un olio ottenuto con le proprie olive è 3

Signor Beppe, un’ultima domanda… Ci può dire qual è la vostra produzione media an-

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nua di olio? E quanto riesce a produrre questo impianto? Noi, come Valle dell’Usignolo, abbiamo 18 ha di oliveti con una quantità media di prodotto finale pari a 6000-7000 litri annui di olio. Per quanto riguarda l’impianto, esso riesce a produrre 16 quintali/ ora ed entra in piena efficienza dopo due ore da che è stato messo in funzione Alessandro Avagliano (4°A Agr.)

Sig. Giuseppe Palombo


IL Visita didattica Abbott

Il giorno 9 maggio 2014, le classi 4° A P.I., 4°B P.I., 4°C P.I., 4° D. P.I., 3°A P.I e 3°B P.I. dell’Istituto I.I.S. San Benedetto di Latina, si sono recate in visita didattica presso l’azienda Farmaceutica Abbott, accompagnati dalle prof.sse M. Cristina Montiroli, Angela Fruggiero, Elisabetta Di Salvatore e dal prof.re Egidio Perri. Nata nel 1888, nel gennaio 2013 essa si è associata ad aziende americane diventando così Abbvie. Questa nuova società è all’avanguardia sia sul piano farmaceutico che su quello chimico. Grazie a questo, esporta i suoi prodotti in più di 100 Paesi. In ambito farmaceutico, i prodotti realizzati sono: pasticche, sciroppi, medicinali in polvere e gocce. In ambito chimico, invece, l’azienda produce principi attivi e materie prime. Essa è l’unica che in Italia e nel Mondo produca farmaci per la cura dell’AIDS. Uno degli aspetti che ha maggiormente colpito gli studenti in visita è stato comprendere quanto l’Ab-

bvie sia attenta alla tutela dell’ambiente. L’impatto ambientale della produzione industriale è infatti quasi nullo (0.8% su 15%, limite imposto dalla legge). Abbvie ricicla ogni tipo di rifiuto, all’interno dell’azienda vengono depurati anche i fluidi di processo che sono poi riutilizzati come fluidi per i processi o fluidi per i prodotti. Per ciò che riguarda l’approvvigionamento energetico, necessario alla produzione industriale, il 90% di esso è generato all’interno della stessa Abbvie, tramite turbine che forniscono vapore, calore ed elettricità. Il restante 10% d’energia è acquistato da società esterne. Un altro aspetto molto interessante è quello relativo alle certificazioni. L’Abbvie ha ricevuto certificazioni quali: Regolamento EMAS, 14001, ISO 9001 Una cosa divertente di quest’esperienza, è stato il continuo cambiamento d’indumenti, in relazione al settore che andavamo a visitare. Quest’esperienza ci ha dimostrato che quello che la scuola ci insegna ha un reale riscontro nell’ambito lavorativo. Molti di noi hanno quindi rivisto la propria opinione rispetto alle materie d’indirizzo e rivalutato anche la propria figura professionale. Materie che, viste da fuori, possono risultare noiose e distanti da noi, nel mondo del lavoro hanno una loro attuazione reale e molto interessante. Ringraziamo i professori e l’azienda Abbvie, per averci dato la possibilità di visitare questo nuovo mondo a noi prima sconosciuto. Studenti 4°C P. I.

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Abbvie

La visita aziendale presso Abbvie ha coinvolto anche alcune classi terze del corso Produzioni Industriali. Noi studenti della 3°A P.I. ci siamo infatti recati presso lo stabilimento farmaceutico ed effettuato una visita molto interessante e utile ai nostri studi. All’arrivo, ci ha accolto nella sala riunioni il responsabile della sicurezza, il dott. Garofalo. Dopo averci illustrato il sito dell’azienda e spiegato la storia della sua fondazione, l’organizzazione aziendale, i collegamenti internazionali e il tipo di produzione realizzata dall’Abbvie, ci ha introdotto alla visita guidata dello stabilimento. Il primo reparto da noi osservato è stato quello della produzione dei principi attivi, quindi quello di depurazione delle acque, a seguire il reparto preposto al controllo qualità e per ultimo quello del confezionamento. Nei vari reparti abbiamo avuto un riscontro reale di ciò che abbiamo studiato solo in teoria a scuola: dagli impianti, ai processi di produzione di antibiotici (capsule e granulati), dagli strumenti, ai macchinari utilizzati, dal controllo di qualità, alla sterilità ambientale, dalla depurazione delle acque, all’impatto ambientale, fino all’impiego dei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.). Siamo rimasti davvero entusiasti della visita effettuata presso Abbvie, sia per le dimensioni dell’azienda, che per l’ordine, l’organizzazione e la pulizia. E poi anche la squisita accoglienza ricevuta e l’aver costatato la numerosa presenza di personale giovane ha dato a tutti noi una motivazione più forte, perché maggiormente consapevole,


IL

al nostro indirizzo di studio. La visita presso l’Abbvie ci ha dato uno stimolo in più a essere maggiormente proficui e concreti negli studi per meglio prepararci al mondo del lavoro. Studenti 3°A P. I. L'Abbvie è una società globale biofarmaceutica che si occupa della produzione di alcuni farmaci molto importanti per la salute dell'uomo. Essa realizza terapie specifiche per l'HIV, l'epatite C e l'oncologia. Durante la visita guidata, abbiamo avuto modo di osservare la produzione di un famoso antinfiammatorio, il Brufen. Presso il sito farmaceutico, abbiamo visto sul campo il funzionamento di macchinari di produzione e l’applicazione di norme, studiate a scuola. Questo ci ha permesso di acquisire una maggiore consapevolezza delle nostre conoscenze teoriche e di avere un riscontro positivo del percorso di studi che stiamo affrontando. L'Abbvie si è presentata ai nostri occhi come una grande famiglia nella quale tutti sono indispensabili. Questo ha fatto accrescere in noi il desiderio di una futura partecipazione con essa. Alcuni alunni della nostra classe erano già stati all'Abbvie, ma con una preparazione acerba rispetto a questo settore lavorativo. Essendo tornati quest'anno, dopo aver studiato le nuove materie d’indirizzo, tutti noi studenti abbiamo rivalutato il lavoro dell’Abbvie giudicato, alla luce di più mature conoscenze, maggiormente interessante e stimolante. Questa azienda farmaceutica, a nostro parere, offre un'esperienza

completa per mettere in pratica le conoscenze acquisite a scuola e inoltre costituisce un'ottima chance per il nostro futuro e per il nostro territorio. L'Abbvie è stata molto generosa nei nostri confronti e ha dato una risposta chiara ai nostri dubbi e alle nostre curiosità. Abbiamo riscontrato molta positività in questa visita e in attività simili, perché esse danno a noi alunni una concreta possibilità di arricchimento professionale e personale, proiettandoci in un mondo che sembra lontano ma che in realtà è molto vicino a noi. Studenti 4°A P.I. Abbvie è un’azienda farmaceutica all'avanguardia sotto molteplici aspetti. In particolare il sistema di riciclo dei rifiuti procura all'azienda un importante guadagno, analogamente al sistema fotovoltaico che sviluppa la quantità di energia elettrica necessaria per le produzioni. Le acque usate vengono ripetutamente pulite e depurate all'interno dell'azienda stessa, garantendo ulteriore risparmio. Ogni dettaglio, dalla produzione all’impatto ambientale della stessa, è stato organizzato accuratamente, al fine di evitare sprechi e perdite. Il controllo delle innumerevoli produzioni viene effettuato in specifici laboratori all'interno dell'azienda. Una volta entrati in Abbvie, agli studenti sono stati illustrati i vari reparti e molte delle apparecchiature utilizzate per i processi produttivi. Ai ragazzi è stato anche ampiamente esposto il tipo di lavoro portato avanti dall’Abbvie e le modalità con le quali esso viene svolto. Aspetti che hanno attirato in modo particolare l’attenzione dei ragazzi sono stati quelli relativi alla sicurezza e alla formazione di ogni operatore, al fine di svolgere al meglio il proprio lavoro. Vi è dunque stato un riscontro molto positivo tra ciò che si studia sui banchi di scuola e ciò che si è osser-

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vato direttamente in azienda. La visita presso l’Abbvie è quindi risultata di grande utilità per gli studenti, soprattutto per la coerenza riscontrata tra la teoria appresa e la pratica in Abbvie. Studenti 4° B P.I. L’azienda Abbvie- Abbott ha dunque effettuato un Plain Tour, aprendo le porte alle scuole del territorio. Scopo della giornata per l’azienda è stato quello di creare/ consolidare un rapporto con il territorio offrendo anche ai giovani la possibilità di “guardare” dall’interno una realtà produttiva di eccellente qualità e indubbia affermazione nel mercato globale del farmaco. La nostra scuola ha accettato l’invito, cogliendo l’occasione di offrire agli allievi la possibilità di dare uno “sguardo” all’interno di un sistema produttivo. Le classi coinvolte, dell’indirizzo Professionale Industria, si sono recate in visita con lo scopo didattico di osservare un sistema produttivo industriale, confortando i propri saperi teorici, acquisiti nelle diverse discipline professionalizzanti, con la reale applicazione degli stessi all’interno di un sistema produttivo. Degni di nota sono stati gli interventi di 2 allievi del 3°B P.I. - Mohamed Lamiis Hizam e Barotti Marco - che hanno evidenziato l’alta qualità della formazione del nostro Istituto. La prima ha tenuto, nell’assemblea di presentazione, svoltasi nella sala conferenze dell’azienda, una relazione sul tema “Impatto ambientale e produzioni industriali”, intrattenendo la platea con sicurezza e competenza tecnica degne di nota. Il secondo ha prodotto autonomamente diverse slide tecniche di supporto all’intervento. Il grazie degli insegnanti ai ragazzi che, nel confronto con le aziende, hanno mostrato loro il “futuro” che noi costruiamo quotidianamente all’interno delle aule anche nei momenti in cui le realtà produttive sembrano chiudersi al “futuro”. Prof.ssa Giovanna Mancini


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Il Visitatore 2014. In particolare il

con la prof.ssa Nardoni nella pre-

prof.re

sentazione dello spettacolo.

Mancini

ha

apprezzato la messin-

Referente del progetto “Il Visitatore” prof.ssa LUCIA DANIELA NARDONI

scena e l’efficacia di

Si ringraziano tutti i docenti che

quest’ultima nel tra-

hanno collaborato con la referente

smettere un messag-

del progetto, prof.ssa Nardoni, e la

gio significativo agli

Redazione del Giornale d’Istituto,

studenti e ai docenti

Il Perché, che ha collaborato per

intervenuti.

Questi

la realizzazione del precedente ar-

ultimi hanno piace-

ticolo (n° 14 febbraio 2014 pag. 24-

volmente apprezzato

25) inerente al progetto, pubblicato

la performance degli

a marzo del corrente anno scolasti-

attori

co e redatto da Daniela Fiorenti-

protagonisti,

Nelle date 17 e 18 Febbraio 2014

Roberto Calì, Simone Fabiani

nell’Aula Magna del nostro Istituto

e le dinamiche della pièce teatrale

Prof.ssa Lucia Daniela

si è tenuto lo spettacolo teatrale “Il

scaturite dalla contrapposizione

Nardoni

Visitatore che rientra in un proget-

dei personaggi di Sigmund Freud

to approvato in Collegio Docenti il

e del Visitatore. Lo spettacolo è

10 Ottobre 2013 la cui referente è

stato preceduto dall’introduzione

la prof.ssa Lucia Daniela Nar-

illustrata dall’aiuto regia, Dario

doni. Tale spettacolo si collega alla

De Francesco, che ha collaborato

Giornata della Memoria del 27 Gennaio in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto, non solo ebrei, ma

anche

deportati

politi-

ci ,prigionieri di guerra, omosessuali, testimoni di Geova e bambini. In merito a questa ricorrenza era già stata presentata, sempre nell’Aula Magna del nostro Istituto, una conferenza sulla Shoah del prof.re Giancarlo Mancini, presente anche allo spettacolo teatrale sopramenzionato

il 17 Febbraio

ni e Luca D’Ambrosio.


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Lunedì 14 Aprile, grazie ai nostri rappresentanti d’Istituto, si è tenuta in Aula Magna l’Assemblea d’Istituto con i ragazzi di Scuola Zoo. Erano presenti le classi terze, quarte e quinte. È stato un evento molto apprezzato da tutti gli studenti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa. Noi de Il Perché abbiamo voluto rivolgere alcune domande a coloro che hanno animato la giornata, per conoscere un po’ meglio la realtà di Scuola Zoo Lo staff presente era composto da: Francesca Bartolozzi, Sabrina D’Aiello, Beatrice Biella, Lorenzo Giannini, Davide Paglia e Alex Zarino. A rispondere alle nostre domande è stata la simpatica Francesca Bartolozzi. Come nasce Scuola Zoo? Scuola Zoo è nata nel 2006, grazie all’iniziativa di un ragazzo di 18 anni padovano. Durante l’esame di maturità, mentre faceva l’esame, ebbe l’idea di fotografare il suo professore che si era addormentato! Quindi mise la foto in rete ed ebbe grande successo! Da questa prima foto è nato un blog, destinato a

ospitare video simpatici realizzati da ragazzi a scuola. Filmati divertenti su comportamenti buffi dei loro professori, colti in atteggiamenti non proprio adeguati all’ambiente scolastico! Poi nel 2008 sono nati i Viaggio Evento. Il primo viaggio è stato fatto a Corfù, in Grecia. Nel tempo grazie ai ragazzi che hanno partecipato sempre più numerosi, abbiamo scelto anche altre mete: Pag, Corfù, Lloret del Mar…quest’anno di novità ci sono Malta e Budva, per i minorenni invece c’è il Gargano, in Puglia. Come far parte dei “Viaggi Evento” di Scuola Zoo? Nel sitowww.scuolazooviaggi.com, trovate tre sezioni: Viaggi di Maturità, University Break e Student Village (per i minorenni). Cliccando nelle sezioni, scoprirete le varie mete con tutte le informazioni riguardo al prezzo, al programma… I “Viaggi Evento” sono molto goliardici, si scherza, si gioca…ci sono tantissimi attività ludiche come il twister gonfiabile ma anche giochi in spiaggia! E poi si balla a tutte le ore del giorno e

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della notte e ovviamente è tutto animato da noi! Portiamo i ragazzi nelle più grandi discoteche, come quelle di Pag e di Lloret dove ci sono i nostri Dj e i nostri vocalist che lavorano in collaborazioni con i Dj più famosi come Afrojack… Come vi è sembrata la nostra scuola e i nostri studenti? L’ambiente è molto grande, da come ho visto, l’auditorium è agibile e ben strutturato, con il proiettore e tutto il resto … I ragazzi mi son piaciuti molto! A volte capita, come giovedì ad Assisi, che i ragazzi siano un po’ “smorti”… Invece voi siete belli carichi, sempre pronti ad applaudire durante i video, sempre entusiasti, ho visto tutti ballare, tranne alcuni, ma c’è sempre qualcuno che non partecipa. Insomma vi ho visto sempre pronti a cantare e a ballare! Bello, mi piace… Daniela Fiorentini (4°B Tc)


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Noi siamo ancora qua!

Ciao a tutti, mi chiamo Matteo

ta personale.

biologiche, mi sono appassionato

Rizzi, ho 19 anni e sono un ex stu-

Ciò che la scuola offre è soprattutto

da poco alla fotografia che è diven-

dente dell’I.I.S. San Benedetto. Mi

la possibilità di assimilare al me-

tata il mio hobby principale! I sog-

sono diplomato nel 2013 nell’indi-

glio le nozioni teoriche attraverso

getti che preferisco fotografare so-

rizzo Tecnico Chimico Biologi-

l’esperienza pratica di laboratorio

no i volti delle persone e i paesag-

co, sezione “E”, voto finale di

che permette di sperimentare e di

gi.

78\100. Alla commissione d’esame

“toccare con mano” ciò che si è stu-

Infine, tornando a parlare della

presentai una tesina sull’acqua.

diato sui manuali.

scuola, consiglio vivamente a tutti

La mia vita, dopo il diploma, è cam-

Così, dopo il diploma, ho deciso di

gli studenti di iscriversi presso

biata completamente! Ci si sente liberi dagli impegni scolastici, ma allo stesso tempo, si sente la mancanza di quelle figure e ambienti che si era abituati a frequentare tutti i giorni, come i pro-

Per quale ragione scelsi allora il San Benedetto? Terminato il percorso di studi presso la scuola media G. Cena, la mia scelta ricadde su questo Istituto perché pensai che fosse l’unico che avrebbe potuto darmi solide basi scientifiche… e così fu!

fessori, la mia classe, la scuo-

l’Istituto San Benedetto, in quanto esso offre un’ampia possibilità di scelta, oltre all’indirizzo chimico. Agli studenti già iscritti invece posso solo dire di non arrendersi mai di fronte alle

la che, con ruoli diversi, riempivano

proseguire gli studi presso l’univer-

difficoltà legate all’apprendimento

le mie giornate scolastiche.

sità di Tor Vergata di Roma, di-

delle varie materie e di proseguire

Per quale ragione scelsi allora il

partimento di Scienze Biologi-

gli studi.

San Benedetto? Terminato il per-

che. A mio parere questo risulta

Concludo, salutando tutti i miei ex

corso di studi presso la scuola me-

essere un corso di laurea molto va-

professori e augurando agli stu-

dia G. Cena, la mia scelta ricadde

lido in quanto permette, a coloro

denti del San Benedetto un buon

su questo Istituto perché pensai

che lo intraprendono, di trovare un

anno scolastico !

che fosse l’unico che avrebbe potuto

giorno un impiego dinamico e sod-

darmi solide basi scientifiche…e

disfacente e a me personalmente di

così fu! Il San Benedetto mi ha dato

continuare a coltivare la mia pas-

tantissimo, sia dal punto di vista

sione per la biologia!

culturale che da quello della cresci-

Oltre all’interesse per le scienze

Matteo Rizzi


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Ciao a tutti, mi chiamo Matteo

saranno, più il futuro sarà spiana-

bar di Pierino… invece di stare in

Leonardi, ho frequentato il 5°B

to.

classe!

Chi. e mi sono diplomato nel 2013. I

A suo tempo scelsi questa scuola

E poi le partite di pallavolo in pale-

cinque anni passati all’I.I.S. San

più che altro per la passione che

stra,

Benedetto sembrano essere volati e

avevo e che ho per la chimica e la

momenti passati, che sono diventa-

ora mi ritrovo qui a scrivere un arti-

biologia. Devo ammettere che ho

ti ricordi da raccontare con il sorri-

colo per raccontare questa esperien-

coltivato in maniera eccellente l’en-

so…

za. Beh, che dire! Questa scuola ha

tusiasmo e la dedizione verso tali

È bene quindi vivere al meglio que-

determinato la mia crescita persona-

discipline. In particolare devo rin-

sti anni, che un giorno rimpiange-

le a tutti i livelli: didattico, sociale e

graziare

Giovanna

remo, ma faranno per sempre parte

culturale. Questo influenzerà per

Mancini e la prof.ssa Ornella Du-

della nostra vita...questa scuola

sempre la mia vita. Molti

la

prof.ssa

È

l’esame

bene quindi vivere al meglio questi anni, che un giorno rimpiangeremo, ma faranno per dio e la scuola siano cose noiose e inutili…cosa che pensavo an- sempre parte della nostra vita e questa scuola che io negli anni del San Bene- sarà il luogo in cui prenderanno forma. studenti dicono che lo stu-

detto. Ora che invece frequento

di

maturità…

sarà il luogo in cui prenderanno forma. Auguro, a chi leggerà il mio articolo, di andare avanti nello studio con serietà, di divertirsi

e

di

crescere

l’università – Facoltà di Farmacia -

ranti, che hanno fatto in modo che

all’interno della scuola e un “in

e in un certo senso non sono più

la chimica e le scienza naturali di-

bocca al lupo” a chi quest’anno do-

“protetto” dalle mura della scuola,

venissero parte del mio pensiero e

vrà sostenere l’esame di maturità!

mi ritrovo a dire che lo studio è

perché no, della mia anima. Che

qualcosa che serve a noi e a noi sol-

dire poi dei laboratori? Il cuore pul-

tanto! Spesso pensiamo di compiace-

sante del San Benedetto, in cui la

re il professore con una buona inter-

chimica e la biologia prendono dav-

rogazione. In realtà il frutto del no-

vero forma!

stro studio lo vedremo nel futuro, è

Questa scuola è il luogo in cui noi

lo strumento da usare nel mondo.

siamo cresciuti tra compagni, pro-

Gli anni di scuola determinano quin-

fessori,

di le nostre fondamenta: più solide

brutti voti, mattinate trascorse al

verifiche,

interrogazioni,

Matteo Leonardi

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Stage linguistico in Inghilterra Il pomeriggio invece i ragazzi sono stati coinvolti in varie e divertenti attività ludico-sportive quali Orienteering, Pool, PartyFencing, Abseiling, Swing, Team Challenge, Blu-Ray Cinema, Scrapheap Challenge, Miny Olympics, Problem Solving, Leap of Faith-Indoor, Climb… Nel programma della stage era prevista anche una giornata a Londra e un walking tour nella cittadina di Ashford.

Lo stage linguistico in Inghilterra si è svolto nella prima settimana di maggio, presso il College GROSVENOR HALL, ad Ashford, nel Kent (UK). Promotrice e accompagnatrice del gruppo é stata la prof.ssa Assunta Crisci, docente di inglese presso il nostro Istituto. I 20 ragazzi del San Benedetto, coinvolti nell’esperienza, hanno svolto sia ore di studio che attività ludico-sportive. “L'atteggiamento dei ragazzi è stato positivo e pieno di entusiasmo nei confronti di tutte le attività svolte, sia sportive che scolastiche vere e proprie. I nostri ragazzi hanno mostrato un grande entusiasmo

e un’attiva partecipazione a tutto, tanto da ricevere i complimenti dai gestori inglesi del college!”riferisce la prof.ssa Assunta Crisci - Alcuni alunni sono apparsi più disinvolti sia nelle attività sportive che in quelle didattiche, soprattutto nell’uso della lingua inglese. Ma anche gli alunni più riservati, a un certo punto, hanno superato l'iniziale blocco e hanno partecipato con entusiasmo e coinvolgimento a tutte le attività”. Ogni mattina gli studenti hanno seguito lezioni d’inglese con insegnanti madrelingua. I primi 5 giorni gli alunni del San Benedetto si sono trovati a contatto solo con studenti di altra nazionalità: francese, thailandese, svedese, inglese… Questo è stato ovviamente molto utile per l’esercizio della lingua.

STAGE IN LONDON …e finalmente siamo atterrati a Gatwick! Eccoci, UK!

1° maggio 2014! Un gruppo di studenti dell’I.I.S. San Benedetto di Latina ha infatti partecipato a uno stage linguistico in Gran Bretagna, presso la Kingswood School, nel Kent, accompagnati dalla prof d’inglese Assunta Crisci. Al Collage, ci hanno accolto subito due addetti della reception che, dopo averci indicato alcune regole generali, ci hanno fatto da guida all’interno della struttura. Le lezioni si sono svolte tutti i giorni dalle 9.30 alle


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12.30, con una pausa di 15 minuti ogni ora. Eravamo divisi in due gruppi, a seconda del livello di conoscenza dell’inglese, stabilito mediante test d’ingresso, effettuati il primo giorno. Tutte le mattine dovevamo recarci in un punto d’incontro e disporci su due linee, contrassegnate dai numeri “eleven” e “twelve”. Gli insegnanti, assegnati a ogni gruppo, venivano a prenderci, per condurci nelle diverse aule. In realtà i giorni effettivi di studio sono stati solamente quattro; i restanti li abbiamo trascorsi a visitare Londra e Ashford, un paesino vicino il collage. Siamo stati fortunati anche con the weather…perché, con mia grande gioia, abbiamo avuto sette giorni fantastici di sole pieno...cosa non proprio scontata in Inghilterra! Le lezioni si svolgevano all’interno di aule ben ordinate e organizzate in modo da consentire il lavoro in piccoli gruppetti di studenti. Talora i banchi erano disposti a “U” anche per facilitare semplicemente l’interazione fra compagni. Questo ha permesso di parlare con maggiore facilità, ampliando così il lessico e migliorando la pronuncia. Dunque questi quattro giorni di lezione sono stati più un assaggio di quello che potrebbe essere uno studio approfondito della lingua inglese, ma ci hanno aperto la porta a una nuova metodica di apprendimento, diversa da come s’insegnano le lingue straniere nelle scuole italiane. Una di-

dattica, quella anglosassone, che coinvolge direttamente lo studente. Ognuno di noi infatti è stato in qualche modo “costretto” a farsi capire per ottenere ciò che voleva. Dopo le lezioni, ci sono state moltissime attività pomeridiane e serali che hanno riguardato diversi ambiti sportivi. A guidarci nelle attività, c’erano giovani animatori di massimo 23 anni! Devo dire che gli inglesi sanno come divertirsi, ma soprattutto sanno come far divertire! Con la loro simpatia e naturale disposizione a socializzare, i nostri animatori sono stati loro i primi ad accompagnarci in questa straordinaria avventura! Abbiamo sfidato la gravità, esternate sensazioni ed emozioni, verificati i nostri limiti... Tutti i giorni compivamo arrampicate, discese da torri, percorsi, prove di equilibrio! Abbiamo sperimentato l’ebbrezza di trovarsi a ondeggiare nel vuoto da una determinata altezza, sorretti solo da un sistema di corde, come su un’altalena…e poi staffette e tanto altro ancora. Insomma, per tutti noi si è trattato anche di un modo per riscoprire il nostro lato infantile, questo ha suscitato un senso di stranezza, ma anche tantissimi sorrisi! Lo stage è stato davvero un percorso sia intellettuale che sociale! Grazie anche alla collaborazione attiva della prof Crisci, che ci ha accompagnato in questa bellissima esperienza, senza perderci mai d’occhio, sostenendoci sempre e costituendo per tutti noi il principale punto di riferimento! Cristina Di Rocco (4°A Tc) L’esperienza fatta al College GROSVENOR HALL, nel Kent, è stata sicuramente positiva. Abbiamo

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avuto modo di confrontarci con altri ragazzi, non solo quelli del posto, ma anche con altri gruppi che si trovavano lì come noi. Le lezioni non erano per nulla pesanti. In sole tre lezioni abbiamo avuto modo di ripassare diversi argomenti di grammatica inglese, ma ci siamo anche esercitati sulla comprensione del testo mediante l’inserimento di domande che poi correggevamo con l’insegnante. Un altro modo per esercitarci con la lingua inglese, che abbiamo trovato molto efficace, sono state le attività che facevamo nel pomeriggio. Erano divertenti e al tempo stesso ci “obbligavano” ad usare la lingua inglese, perché le indicazione venivano date in lingua e bisognava cercare, bene o male, di capire! La gita a Londra poi è stata stupenda! Abbiamo potuto ammirare molti edifici importanti come il Big Ben, Buckingham Palace Piccadilly Circus e la famosa London Eye! Insomma, lo stage linguistico in Inghilterra è stato utile per la pratica della lingua inglese, ma anche molto divertente perché ci ha dato modo di conoscere persone di altra cultura e di vedere tanti posti nuovi! Giorgia Colelli Elisa Vergine (1°B Tc)


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Corso “Disostruzione delle vie aeree in età adulta e pediatrica”

In data 14 maggio 2014, presso l’Aula Magna dell’I.I.S. San Benedetto, si è tenuto il Corso “Disostruzione delle vie aeree in età adulta e pediatrica” rivolto ad alunni, docenti e dipendenti dell’Istituto. Il suddetto Corso è stato fortemente voluto dalla DSGA del San Benedetto, dott.ssa Patrizia Peruzzi, che ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare alla cultura del soccorso soprattutto chi, quotidianamente, è a contatto con bambini e adolescenti. Il Corso é stato tenuto da Gianluca Nacchia e Moreno Campo – entrambi provenienti da un’esperienza formativa all’interno del 118 e operatori di emergenza – e Giulia Ferraro – volontaria della Croce Azzurra di Sabaudia nonché amministrativa presso l’Istituto San Benedetto. L’operatore Gianluca Nacchia ha dato inizio all’incontro

con l’esposizione del progetto denominato “Salvamento Academy”, nato da un’idea del dott. Marco Squicciarini, medico esperto in tecniche di rianimazione di base pediatriche. “Salvamento Academy” si occupa di sviluppare e diffondere programmi di addestramento al Primo Soccorso nella comunità, attraverso corsi di formazione sia in ambito pubblico che privato. Un impegno particolare è speso nella creazione di un modello didattico che soddisfi la richiesta dei docenti, rispondendo così alle loro esigenze di formazione con speciale attenzione allo sviluppo dell’educazione continua. Si è poi passati all’esame delle regole basilari per prevenire il soffocamento e degli oggetti che ne sono i principali responsabili. Quindi l’operatore Gianluca Nacchia ha mostrato, ai potenziali “soccorritori”, la manovra di Heimlich, efficace in molti casi di soffocamento per rimuovere un’ostruzione totale delle vie aeree dovuta a un corpo estraneo. Sono state mostrate anche le manovre RCP (compressioni toraciche), necessarie qualora un sog-

getto sia privo di respiro o si trovi in arresto cardiaco. Terminata la dimostrazione, i partecipanti al Corso sono stati divisi in tre gruppi all’interno dei quali ognuno, coadiuvato dagli operatori, ha potuto mettere in pratica la manovra di Heimlich su manichini didattici. È evidente dunque, per chi ogni giorno è a contatto con bambini e adolescenti e che per questo potrebbe trovarsi a essere un potenziale “soccorritore”, l’importanza di una formazione seria e aggiornata delle tecniche di Primo Soccorso. Esse vengono revisionate ogni cinque anni e spesso un mancato aggiornamento, può far risultare le conoscenze acquisite in passato obsolete e meno efficaci. La vita è un dono prezioso e come tale va difeso e salvaguardato. Essere pronti a intervenire, sapere cosa fare e cosa non fare, sapere riconoscere le situazioni di pericolo sono le condizioni necessarie e indispensabili per evitare tragedie sia in ambito lavorativo che familiare. “50 bambini l’anno muoiono per soffocamento da corpo estraneo…1 a settimana perde il sorriso”. Questo avviene però soprattutto perché chi è lì, nei primi momenti, spesso non è preparato ad agire… È nei primi quattro minuti d’intervento che si può fare la differenza, salvando la vita a chi ha bisogno di noi…

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Talenti musicali alla Settimana Nazionale della Musica Come oramai tradizione, anche quest’anno l’I.I.S. San Benedetto è stato coinvolto, con i suoi “talenti” musicali, nella Settimana Nazionale della Musica, svoltasi a Latina presso il Liceo Musicale “A. Manzoni”. L’evento, giunto al suo sedicesimo anno, si è dispiegato nella settimana dal 7 al 10 maggio 2014. Una Circolare Ministeriale del 3 marzo 1999 stabiliva che il 5 maggio sarebbe stato la Giornata Nazionale della Musica. Da una sola giornata si è passati poi a un’intera settimana. Il Manzoni, che da 4 anni ha avviato il Liceo Musicale, per molto tempo si è esibito anche al Teatro D’Annunzio, che il Comune metteva gentilmente a disposizione. Inoltre il Manzoni ha avuto per tanti anni un’edizione pomeridiana, alla quale hanno partecipato illustri esponenti del panorama musicale di Latina e Provincia che offrivano gratuitamente la loro professionalità e competenza. La prof.ssa Anna Tosatti, referente provinciale dell’evento, ha voluto sottolineare il pregevole contributo, dato alla Manifestazione, da scuole che, al contrario del Liceo Musicale “A. Manzoni”, delle scuole medie “G. Cena”, “A. Volta” e “G. Giuliano”, non hanno la musica nel loro percorso curriculare, eppure curano la cultura musicale come ulteriore arricchimento per i propri studenti: l’I.I.S. “San Benedetto”, l’I. T. I. “G. Galilei” e l’I. T. C. “Vittorio Veneto”. Gli allievi del Liceo Musicale hanno davvero incantato il pubblico presente: archi, fiati, percussioni, voci meravigliose hanno riempito il tea-

tro di emozioni vere che solo la musica è in grado di dare. La prof.ssa Anna Tosatti si è così espressa -“Per questi Istituti non c’è una tradizione musicale, si tratta di scuole tecniche o tecnicoprofessionali. Eppure anche in queste realtà scolastiche, da oltre 15 anni, vi sono persone che apprezzano la comunicazione musicale e creano laboratori pomeridiani. Qui i ragazzi si trattengono oltre l’orario scolastico, si formano anche musicalmente o seguono quello che è il loro desiderio di esprimersi attraverso la musica. Io sono una docente di musica “prestata”, da qualche anno, all’ufficio di vicepresidenza. Sono in esonero totale dall’insegnamento ma non ho mai abbandonato questa passione con questi risultati… Se potessi, mi occuperei di musica tutta la vita ma di note non si mangia, la musica mangia l’anima… Gli Istituti che portano avanti laboratori musicali, pur non avendo la musica nei loro percorsi di studio, fanno un grande regalo ai ragazzi, soprattutto nella risoluzione di alcune problematiche del disagio scolastico giovanile. Penso che la musica sia un elemento aggregante, che possa aiutare, dando anche un senso nei momenti di sconforto. Da 16 anni sono responsabile dell’evento e da altrettanto tempo collaboro con i referenti dei vari laboratori musicali dei diversi Istituti. A feb-

braio mi reco nelle scuole per le selezioni. Nella scelta delle esibizioni, fatta in accordo con i referenti dei laboratori, viene valutata soprattutto l’utilità per i ragazzi ma anche per la conoscenza della musica nei suoi vari aspetti. Poi si passa alla fase esecutiva. Avviamo quindi una selezione all’interno del nostro Liceo Musicale, a seguire vi sono le prove generali fino alle esibizioni che state vedendo in questi giorni. Abbiamo visto i ragazzi del San Benedetto, mercoledì 7 maggio, aprire la Manifestazione con il coro del loro Musical, diventato anch’esso una tradizione importante di questa scuola, oramai da svariati anni”. Dunque l’I.I.S. San Benedetto si è dimostrato una presenza forte nell’ambito della Manifestazione Musicale: esibizioni di musica corale e singola, ma anche di musica strumentale (pianoforte e sax) hanno contribuito in modo significativo alla splendida riuscita dell’evento. La musica è certamente un bene comune, che ha il potere di unire gli animi, al di là di tutto. Ma essa è anche disciplina, sacrificio e richiede una grande passione per il raggiungimento dei risultati. C’è chi coltiva la musica per professione e c’è chi lo fa per puro amore… I meravigliosi studenti del San Benedetto hanno dato prova di un’appassionata professionalità che ha coinvolto il pubblico, suscitando in tutti i presenti ammirazione e stima.

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IL Dillo con un fiore

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I consigli di Liliana & Stefano

Liliana Filpi & Stefano Campagna

CALLA Fiore della purezza Famiglia: Araceae Specie: Zantedeschia La parte della calla che noi comunemente ed erroneamente chiamiamo fiore, sono delle spate, cioè delle brattee, più specificatamente delle foglie mutate che circondano i fiori e le infiorescenze con lo scopo di proteggerli. Le spate della calla presentano una forma ad imbuto e la parte superiore è leggermente rivolta verso l’esterno. Le brattee, a seconda della varietà di calla, possono avere diversi colori: dal bianco al rosa, panna, giallo ecc. Il fiore vero e proprio prende il nome di spadice, cioè un’infiorescenza posta nella parte centrale della spata recante fiori maschili e femminili, rispettivamente nella parte superiore e nella parte inferiore. Il fiore della calla può arrivare ad una lunghezza di circa sedici centimetri e, in alcune varietà, presenta una gradevole profumazione. In genere il colore della calla, o meglio delle sue brattee, è il bianco, esistono però varietà di ibridi creati dall’uomo che presentano diversi colori.

Ad ogni calla il suo colore Come detto in precedenza, i fiori della calla, più precisamente le spate, possono avere vari colori; possiamo dividere le specie a fiori-

tura precoce (febbraio-maggio) e le specie a fioritura tardiva (marzoottobre). Tra le prime ricordiamo la Zantedeschia Aethiopica: è la classica calla di colore bianco. Alcune varietà sono: Childsiana e Greengoddess, quest’ultima presenta spate con sfumature di colore verde; Zantedeschia Schwarwalder: le brattee di questa calla hanno un colore scuro, tendente al blu-nero. Tra le specie a fioritura tardiva citiamo la Zantedeschia Albomaculata: questa calla presenta spate più o meno bianche con la parte centrale di colore rosso molto scuro; Zantedeschia Rehmanii: è una calla molto bella con brattee di colore rosa oppure rosso e spadice bianco; Zantedeschia Elliottiana: al contrario delle altre calla, questa specie presenta brattee a forma di cuore di colore giallo. Il periodo di fioritura va da maggio a giugno.

Curiosità Un tempo, regalare la calla voleva dire avere rispetto e stima nei confronti della persona alla quale si donava, era anche considerato un segno di forte amicizia. Oggi questi fiori sono utilizzati soprattutto per creare i bouquet delle spose (in

questo caso si usano in modo particolare quelle in miniatura) oppure nelle cerimonie come cresime, comunioni e battesimi. Molto usata anche come fiore reciso, il bianco puro della calla classica è sempre simbolo di purezza, innocenza, sincerità. Facile da coltivare, richiede terreno ricco e molto umido, negli appartamenti si fornisce il giusto grado di umidità, coltivando le piante in vasi parzialmente immersi in ciotole d'acqua.

Metodi di coltivazione La moltiplicazione avviene con la semina o per divisione dei cespi. Per la produzione invernale e primaverile dei fiori recisi, si provvede a piantare i rizomi in piena terra a fine estate, proteggendo d'inverno le piantine con serre mobili, nelle Regioni di produzione meno calde come Liguria e Lazio, i rizomi delle specie meno rustiche come la Zantedeschia elliottiana vengono piantati a marzo con fioritura estiva, o ad ottobre, protette dai geli sotto vetro, con fioritura nell'anno successivo.

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Amici a quattro zampe e non..

Oca cignoide Anser cygnoides (Sin. Cygnopsis cygnoides) Diffusione e habitat Specie selvatica, spesso allevata a scopo prevalentemente ornamentale. Allo stato selvatico popola fiumi e stagni nella Siberia settentrionale e nell'Asia orientale (Mongolia e Manciuria). Sverna in Cina. Deve il nome al suo portamento regale e fiero che la fa assomigliare ad un cigno. Il suo allevamento si è diffuso anche grazie alla sua rusticità e alla qualità della carne (ottima e magra). La forma domestica dell'Oca Cignoide è nota universalmente come "razza Cinese".

Caratteristiche morfo-

logiche Assenza di dimorfismo sessuale. Il piumaggio è grigio-selvatico con delle barrature di bianco, spesso, compatto, con il ventre bianco macchiato di nero. Il collo è di color nocciola, sfumando al crema risalendo verso il becco, lungo e piatto interamente nero cinto alla sua base da un anello di piume bianche. Dalla nuca si dipana una striscia marrone che va a sfumare nel bruno delle ali. I tarsi rosso arancio. Si differenzia dall'oca domestica per la sua forma slanciata ed elegante ma soprattutto per la presenza di una grossa protuberanza di colore quasi nero nella parte superiore del becco. Il maschio pesa mediamente 5-6 kg, la femmina 4-5 kg.

Alimentazione e com-

di di abbondante verdura questa svolge una parte importante della dieta. In carenza di erbe verdi, l'alimentazione è prevalentemente costituita da mangimi e cereali sfarinati. La dieta dei paperi nelle prime settimane di vita deve essere ricca in proteine. in cattività ha un

comportamento

abbastanza

socievole in particolare con i suoi simili. Si consiglia di allevarla con animali della stessa taglia (non con anatre piccole). I gruppi devono essere costituiti da un maschio e tre quattro femmine. Le femmine di due anni depongono un uovo ogni due o tre giorni che devono essere raccolte e fatte covare da tacchine o poste in incubatrice per 30-32 giorni. È possibile vedere qualche esemplare nel nostro istituto, nell’area attrezzata in prossimità dei laboratori di chimica.

portamento L'alimentazione in cattività varia a seconda della stagione: nei perio-

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Personaggi del mese Nome Cognome:

Rosanna Mercogliano Ruolo: prof.ssa di Chimica ma amante

soprattutto della Microbiologia!

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Da quanti anni insegna? Faccio questo lavoro da 33 anni, dal 1981. Ho iniziato alle medie e poi sono passata alle scuole superiori Ha sempre fatto questo lavoro o ha praticato qualche altra professione? Ho iniziato facendo tirocinio in un laboratorio di analisi, poi ho iniziato a insegnare. Inizialmente ai ragazzi delle medie, poi nel 1981 sono venuta al San Benedetto. Devo dire che la differenza tra le medie e le superiori è molta, c'è un approccio diverso con gli alunni; mentre alle medie sono ancora bambini e quindi bisogna ricoprire sostanzialmente il ruolo di insegnante, alle scuole superiori ci si ritrova con degli adolescenti, con i quali è più semplice anche instaurare un dialogo Come si trova a insegnare in questa scuola? Molto bene! Non ho mai pensato di andare via da qui! Questa scuola è molto importante per me, ho sempre avuto la possibilità di insegnare microbiologia che è la cosa che più mi piace fare PERCHE’

Com'è il suo rapporto con gli alunni? Buonissimo! Sono sempre riuscita a instaura buoni rapporti con i miei alunni. Con alcuni di loro mi sento ancora adesso, dopo tanti anni… Ha riscontrato differenze sostanziali dai suoi primi anni di insegnamento ad oggi? Sì, soprattutto nei ragazzi. Gli adolescenti sono cambiati perché è cambiata la società, il mondo in cui vivono oggi è diverso da quello di una volta. Comunque si riesce sempre a instaurare un ottimo rapporto con loro, basta che ci sia dialogo. La differenza più grande tra i ragazzi di "ieri" e quelli di "oggi" è la loro mentalità molto più aperta, mentre prima erano più limitati in certi comportamenti, ora sono più liberi. Io per questo li invidio un po’! Sono più decisi e sanno quello che vogliono, sono più capaci di rapportarsi e di vivere nella società! Cosa fa nel suo tempo libero? La tassista (ride)! Accompagno i miei figli dove mi chiedono di

portarli. A volte esco con le amiche o vado a trovare mia figlia che non vive più a casa con me. Ora non svolgo più tante attività come prima, ad esempio un po’ di tempo fa frequentavo corsi di ceramica! Secondo lei, in cosa dovrebbe migliorare il San Benedetto? Sicuramente nelle strutture, ci sono edifici che sono in vera decadenza! L'organizzazione della scuola è abbastanza buona, considerando il fatto che siamo tantissimi, tra insegnanti ed alunni. Non è facile gestire un così grande numero di persone, anche se, certo, alcune cose potrebbero essere migliori… Quali sono, secondo lei, i valori fondamentali su cui la scuola dovrebbe puntare? Innanzitutto il rispetto, dopodiché è importante che ci sia collaborazione, soprattutto tra insegnanti e una maggiore apertura nei confronti dei cambiamenti Daniela Fiorentini Luca D’Ambrosio (4°B Tc)


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Nome Cognome:

Livia Armandi Ruolo: prof.ssa di

Materie Professionali Agrarie Agronoma

Da quanti anni insegna? Sono arrivata qui nell’anno scolastico ‘92/‘93 e non mi sono più mossa. Ho cominciato negli anni ’70, poi negli anni ‘80 ho fatto tante supplenze fino all’immissione in ruolo negli anni ‘90. Che giudizio può dare di una scuola come il San Benedetto? È una scuola meravigliosa sotto il profilo delle opportunità, utilizzate poi in maniera diversa, a seconda delle varie dirigenze Che tipo di rapporto ha con studenti e colleghi? Con gli alunni ho un rapporto professionale e a volte anche di amicizia. Stessa cosa con i colleghi, prima professionale e con qualcuno, raro, anche di amicizia Nel corso della sua carriera scolastica, ha notato cambiamenti nell’atteggiamento delle nuove generazioni? No, no…Quando mi dicono che i giovani di oggi sono maleducati, io non sono d’accordo, non riscontro questo. Secondo me dipende dal tipo di rapporto che si ha con i ragazzi. La maleducazione viene da un approccio maleducato, se sei educato, non c’è maleducazione dall’altra parte. Quando c’è stata, mi sono molto arrabbiata e questo è sempre bastato Qual è stata la cosa più bizzarra alla quale ha assistito nel corso della sua carriera? Un giorno meraviglioso, mi sono trovata la cattedra occupata da un personaggio a dir poco molto originale che stava indottrinando la classe sui grandi sensi e perché del-

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la vita. Era una persona visibilmente agitata e quindi l’ho presa molto con le pinze. Poi ho scoperto essere una persona seriamente disturbata. Era entrata, nonostante il portiere...aveva deciso di fare lezione al posto mio. È stato veramente molto particolare e insolita come cosa…alla fine si era seduto pure come alunno, diceva che gli piacevo e gli interessava molto quello che dicevo! Perché lei pensa che gli studi agrari possano ancora oggi offrire buoni sbocchi lavorativi? Perché, per quanto il futuro possa essere incerto per l’umanità, di una cosa siamo certi che dovrà mangiare. Per cui l’agraria è un elemento che ha caratterizzato in modo trasversale e che seguiterà a caratterizzare obbligatoriamente tutta la storia dell’umanità. Le altre professioni possono scomparire, la nostra no! Consiglierebbe a un nuovo iscritto l’indirizzo agrario e perché? Assolutamente sì! Io l’ho scelto perché mi piace molto. L’indirizzo agrario ti dà il vero senso della vita, tutto parte da lì…non a caso viene detto “settore primario, anche nelle produzioni industriali, perché tutto inizia da lì. È proprio bello a livello mentale e fisico, perché l’attività che si fa in campo, o in giro con gli animali, io la trovo gratificante proprio a livello fisico, sebbene sia molto stancante Parlando un po’ del suo privato, sappiamo che lei è una grande amante di gatti. Quanti ne ha e come si comporta con loro? L’ultimo censimento…io amo la

libertà e amo i gatti perché sono liberi, anche loro hanno la libertà di venire da me, quando vogliono… Quindi ogni tanto do loro una “censita”! All’ultimo censimento ne risultavano una quindicina, dico 15, perché c’è sempre qualcuno che manca in quel momento…o perché arrivato dopo o perché purtroppo se ne è andato… siamo intorno alla quindicina comunque Con loro mi comporto da “gatto”! Io sono “gatto” tra i “gatti”, sono il “capo” dei gatti. Li assisto, li curo…Quando ci si prende la responsabilità di una creatura vivente, si ha il dovere di assisterla e di curarla…assisterla, come coccole e curarla, quando ha malattie o altre cose del genere Sappiamo che lei è una grande tifosa della Lazio. Si reca spesso allo stadio e come è nata questa passione? La mia passione è nata nel 1988, perché ho conosciuto il gruppo del tifo organizzato degli “Eagle Supporters”. L’ho trovato meraviglioso e l’ho chiamato la mia “famiglia” dello stadio. Talmente è stato forte il rapporto, che a tutt’oggi seguitiamo a frequentarci. Dal 1989 in poi ho sempre fatto l’abbonamento allo stadio! Adoro proprio vedere il calcio allo stadio, la televisione mi annoia, perché vedi solo il pallone e non l’organizzazione. A me piace il gioco del calcio e quello lo vedi solo allo stadio. Quindi seguito ad andare…domenica ci sarà la chiusura della stagione, non felice, ma sicuramente sempre della mia Lazio! Come giudica il suo modo di essere tifosa? Io sono tifosa e non sono sportiva…per niente. Però io sono per la Lazio e non contro le altre squadra, sono per il tifo a favore e non per il tifo contro. Non ho bisogno di offendere nessuno per affermare me stessa SEGUE A PAG. 44


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Sportivamente

Nome: Simone Cognome: Secchi Classe: 3°A T.A. per ogni ruolo Quale sport pratichi e da quanto tempo? Pratico rugby da 3 anni, i primi

poi vado a Roma ad allenarmi. Gli

Segui un'alimentazione specifi- allenamenti rubano tanto tempo che ca per poter praticare al meglio potrei passare con i miei amici, però

Rugby, quest'anno mi hanno chia-

vale la pena un po' di sacrificio ora il rugby? Sì, certo. È un'alimentazione per la per assicurarmi un buon futuro domaggior parte basata sull'assunzio- mani

mato nelle Fiamme Oro

ne di proteine e pochi carboidrati

Com'è nata questa passione? È nata grazie ai miei amici che pra-

Ci sono dei "riti" che con i tuoi del doping nel rugby? compagni osservi prima di una Diciamo che a livelli più alti, ci sono

ticavano rugby. Un giorno sono an-

stati vari casi di doping perché il partita? Prima della partita si sta tutti in ricorso a sostanze dopanti fa recupesilenzio, io vado dentro le docce e mi rare prima la stanchezza e rende

due anni con la squadra dell'Anzio

dato con loro per provare questo sport, da lì mi è piaciuto molto e ho continuato Com'è articolato questo gioco? Si gioca in 15 persone, 8 giocatori fanno parte della mischia e gli altri fanno parte dei tre quarti Quali successi hai ottenuto in questo sport finora? Le vittorie nel campionato Elite Con quale frequenza ti alleni? Mi alleno 5 volte alla settimana, 2

Potresti parlarci del problema

concentro su quello che devo fare in nuovamente pronti per una gara in breve tempo partita Qual è la tua paura più grande, A chi ti ispiri nel tuo sport? Cerco di prendere esempio quando sei in campo?

dai

La mia paura più grande è di farmi “tallonatori” - giocatore che durante molto male e avere quindi un lungo la mischia “tallona” la palla e lancia periodo di convalescenza

la touche, quando la palla esce fuori

Quanto incide il rugby sul tuo campo. Ovviamente i miei idoli sono rendimento scolastico e sulla i “tallonatori” delle nazionali e delle

giorni sono dedicati alla prepara-

serie più alte tua vita privata? Il rugby incide molto sia sul mio

Arianna Torrao

zione in palestra, 3 all’allenamento

rendimento scolastico che sulla mia

Marika Di Bella

in campo. Uno su tre di questi gior-

vita privata. Quando torno da scuo-

ni prevede un allenamento specifico

(2°B Tc)

la, mangio, studio quanto posso e


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Nome: Asen Cognome: Temelkov Classe: 3°A T.A. Città natale: Pernik (Bulgaria)

Qual è la tua paura più grande, ti ispiri quando giochi o ti alleni? quando sei in vasca? All’inizio avevo tanto ansia, ora è Sì, il mio idolo è Tempesti, portiere della Nazionale Italiana! Secondo Quale sport pratichi e da quanto passata…non del tutto! Dopo l'inizio me è il miglior portiere italiano! della partita però se ne va tempo? Pratico la pallanuoto da 7 anni, ho Qual è il tuo ruolo nella squa- Qual è stata la tua più grande sconfitta? iniziato per caso. Prima della palla- dra? nuoto, facevo solo nuoto libero e ve- Faccio il portiere e per farlo bisogna Mi è capitato una volta di prendere dendo allenarsi i ragazzi che facevano tenersi in costante allenamento sen- 5 rigori in una partita e non averli pallanuoto, ho fatto un provino con la za saltarne uno soprattutto per moti- parati, il risultato della partita fu 6 squadra dell'Anzio, nella quale sono vi superficiali. È necessaria anche -5 per gli avversari stato preso. una grande forza fisica e la massima Questo sport comporta sacrifici? Hai mai pensato di lasciare? A che livello pratichi questo concentrazione sport? Come ti trovi con la squadra? Lo scorso anno ho lasciato la pallaPratico la pallanuoto a livello agoni- Siamo molto uniti, nonostante io sia nuoto per due mesi per una brutta stico. Per 6 anni sono stato ad Anzio e arrivato quest'anno nella squadra di lite con il mio allenatore, dovuta al quest'anno sono a Latina (RNLatina) Latina, mi sono trovato benissimo e fatto che non mi aveva convocato e qui siamo passati dal campionato siamo amici anche fuori dalla pale- senza alcuna ragione. regionale a quello nazionale stra infatti qualche volta usciamo Sì, ci sono molti sacrifici da affroninsieme tare, mi alleno quasi tutti i giorni Con quale frequenza ti alleni? Mi alleno 6 volte a settimana, due Come si svolge una partita di per 2-3 ore al giorno e il tempo per uscire e per studiare è davvero poco. volte in palestra e le altre in piscina e pallanuoto? Inoltre non abito a Latina e quindi inoltre la partita la domenica La partita è costituita da 4 tempi e mi organizzo un po' con i mezzi e un Segui un'alimentazione specifica dura più o meno un’ora, la squadra po' con i miei genitori per arrivare per poter praticare al meglio la è formata da 13 persone tra cui due in palestra e questo comporta anche pallanuoto? Riguardo l'alimentazio- portieri una spesa ne bisogna mangiare regolarmente In vasca si entra in 7 e si possono Arianna Torrao - Marika Di Bella ogni 2-3 ore e ogni pasto deve avere il fare quanti cambi si vogliono (2°B Tc) giusto equilibrio di proteine, carboiHai un idolo che segui e al quale drati e grassi


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Facce da copertina…?

Nome: Petra Cognome: Cappelletto Classe: 5°B Agr.

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Puoi descrivere in due parole il tuo

carattere? Non è facile descrivere il mio carattere in poche parole! Penso di essere una ragazza simpatica, solare e molto positiva Qual è il tuo rapporto con i ragazzi? Mi trovo bene con i ragazzi, ho più amici maschi che femmine, ma sono comunque felicemente single! Cosa pensi che piaccia ai ragazzi di te? Beh, a parte l'aspetto fisico, credo il carattere! Come primo approccio, sono una ragazza espansiva e quindi do confidenza a tutti e penso sia una cosa che possa piacere. Mi piace trasmettere fiducia agli altri! Ti piace il tuo aspetto fisico e come ti curi? Sì, mi piace il mio aspetto fisico... Forse dovrei dedicarmi di più a me stessa, ma faccio comunque una vita salutare, a partire dall'alimen-

tazione Perché hai scelto l'indirizzo Agrario? L'ho scelto perché, oltre al fatto che mi piace la natura e stare a contatto con l'ambiente, ho pensato al mio futuro. Fin da allora avrei voluto trovare lavoro in questo campo e quindi pensai che la scuola agraria fosse la migliore, sotto questo punto di vista Pratichi sport? Sì, faccio palestra 3 volte a settimana e vorrei continuare per mantenermi in forma Riesci a conciliare lo studio con lo sport? Sì, anche se è un po’ difficile. Infatti ho iniziato sport quest'anno, ma essendo al quinto e avendo gli esami, mi risulta un po’ difficoltoso. Nonostante tutto, riesco a studiare il pomeriggio e ad andare in palestra la sera Quali sono per te i valori fondamentali della vita? Sono molti i valori che una persona dovrebbe avere, secondo me il rispetto e l'umiltà sono la prima cosa per poter andare avanti e stare bene con le persone Sappiamo che fai parte del giornale scolastico, parlaci di più di questa esperienza!

Quest’avventura mi è stata proposta in terzo da un mio compagno di classe e io ho subito accettato, pensando che potesse essere qualcosa di nuovo, un'occasione per fare nuove amicizie e incontrare nuove persone. E' un’esperienza che consiglierei a tutti perché è un percorso che ti forma e ti fa crescere. Questo perché, attraverso il giornale, si affrontano temi importanti riguardanti la vita di tutti i giorni… questo è molto formativo Fai il quinto anno e il tuo percorso al San Benedetto sta per terminare…quali sono le tue sensazioni? Un po' di nostalgia c'è sempre, al di là dello studio, che può piacere o meno. All'interno della scuola si vengono a creare sempre bei rapporti con compagni e professori, magari la routine di tutti i giorni mi mancherà un po'… ma sono anche molto felice perché questi 5 anni mi hanno reso un'altra persona e mi hanno fatto crescere… Arianna Torrao Marika Di Bella (2°B Tc)


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Facce da copertina…?

Nome: Fabio Cognome: Della

Corte

Classe: 5°B Agr. Puoi descrivere in due parole il tuo carattere? Penso di essere un ragazzo serio, molto socievole ed espansivo. Anche se ho bisogno dei miei tempi per avere un rapporto di confidenza con le persone Cosa pensi che piaccia alle ragazze di te? Secondo me potrebbe piacere il carattere e il mio "esserci sempre". Conto molto su un tipo di approccio non fisico ma “empatico”. Penso che le ragazze apprezzino il mio lato scherzoso! Ti piace il tuo aspetto fisico e come ti curi? Mi reputo un ragazzo normale, mi piace essere vestito bene e diciamo “Non uscire mai fuori tema!” Non penso tanto all’aspetto esteriore! Ma chiediamo a Petra, grande amica di Fabio e compagna di scuola da 3 anni, cosa pensa di

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lui! Petra dicci qualcosa su Fabio! Penso che Fabio sia un ragazzo alla moda! Ci tiene a presentarsi sempre bene! Perché hai scelto l'indirizzo Agrario? Perché…diciamo che io abito in campagna e quindi, fin da piccolo, ho avuto questo rapporto con la natura. Credo che sia importante crescere in un posto tranquillo e proprio questa convinzione mi ha guidato verso l’Indirizzo agrario del San Benedetto! Ho fatto dunque studi inerenti al mio percorso di vita…mi piacciono molto le materie che studio a scuola e spero di continuarle anche dopo! Pratichi sport? Attualmente non pratico sport perché non vorrei sottrarre tempo allo studio… Quali sono per te i valori fondamentali della vita? La famiglia e le amicizie sono molto importanti...esse costituiscono un supporto alla vita. E poi la sincerità, la fedeltà…l'importante per me è essere sempre se stessi in ogni situazione… “Meglio una dura verità, che una bella bugia" Sappiamo che fai parte del Giornale Scolastico, parlaci di più di questa esperienza!

Io faccio parte del Giornale Scolastico da quando è nato questo magnifico progetto! Posso dire che mi ha aiutato molto a crescere e a conoscere tante persone nuove. Il Perché mi ha aperto a nuove opportunità di apprendere e di capire…la scuola offre molte opportunità ma spesso non sono pubblicizzate o meglio, non vengono ben chiarite a tutti gli studenti, forse per problemi di organizzazione… l’Istituto San Benedetto negli anni è diventato molto grande e affollato! Consiglio l’attività del Giornale a tutti gli studenti! Aggiungo però che questa esperienza va fatta con estrema serietà perché esige molto lavoro soprattutto da casa Fai il quinto anno e il tuo percorso al San Benedetto sta per terminare…quali sono le tue sensazioni? Devo dire che questi anni sono passati subito, il San Benedetto mi ha dato tanto e quindi ho già molta nostalgia all’idea di doverlo lasciare. Penso che comunque mi manterrò in contatto sia con i ragazzi che con i professori e soprattutto con il Progetto Giornale… perché è nata una vera amicizia con la Redazione e con i prof!… Arianna Torrao Marika Di Bella (2°B Tc)


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cinema

Disconnect:

LE STORIE OSCURE DELLA RETE Anno: Paese: Durata: Genere: Regia:

2013 Stati Uniti d'America 115 minuti drammatico, thriller Pierfrancesco Diliberto (Pif)

Disconnect, lungometraggio ambientato a New York del regista Henry Alex Rubin, è uscito il 12 aprile 2013 ed è risultato vincitore del premio come miglior documentario al Sundance Festival. Il tema affrontato è l’impatto di internet nella vita di tutti i giorni: le persone hanno scelto di vivere principalmente on-line, la comunicazione e la relazione diretta sono diventate meno frequenti. Inoltre, la tecnologia ha contribuito a dividere la famiglia. Nel film vi sono quattro storie intrecciate fra loro che raccontano le vicende di personaggi dipendenti o condizionati dalla rete. In primis vediamo, come protagonista, Ben, un ragazzo solitario e timido soggetto al cyberbullismo: due suoi coetanei si prendono gioco di lui, fingendosi una ragazza su Facebook e lo umiliano davanti a tutta la scuola. Questo evento lo spingerà a un tentativo di suicidio che, oltre a sconvolgere l’intera famiglia, porterà il padre ad investigare sull’accaduto. Molto spesso il bullismo è causato da problemi familiari, infatti, uno dei due bulli ha problemi con il padre, un ex poliziotto informatico. Quest’ultimo aiuterà una coppia in crisi dopo la morte del figlio, che truffata da un hacker, si troverà ad avere gravi problemi economici. Infine una giovane giornalista, in cerca di successo, si imbatte in una rete di siti internet dove ragazzi adolescenti offrono le loro prestazioni sessuali on-line in cambio di soldi. La ragazza finisce con l’affezionarsi al ragazzo e cercherà di portarlo via da quel mondo. Il film si è rilevato molto realistico e, guardandolo, ci si può rispecchiare nei vari personaggi. Una scena che ci è rimasta impressa è quella in cui Ben, seduto a tavola con tutta la sua famiglia, usa il telefono e men tre il padre cerca di rimproverarlo, il ragazzo si oppone indignato dal fatto che lui faceva lo stesso. Questo ci ha fatto riflettere su come oggi molte persone durante pranzi e cene, tengano con loro telefonini, ta-

blet, ipod e non smettano di usarli neanche mentre mangiano. La tecnologia fa isolare e nonostante siamo seduti tutti allo stesso tavolo, non si è presenti l’uno con l’altro. Le varie storie hanno evidenziato i pericoli nascosti nel web, tra cui la storia della coppia sposata che ha portato alla luce la realtà di un sistema, quello della sicurezza in rete che, pur essendo apparentemente regolato da password, non riesce a garantire la privacy degli utenti. Le vicende, infine, sensibilizzano a un uso più prudente e moderato del web facendoci riflettere su come siamo tutti sempre connessi dimenticando il vero valore di guardarsi negli occhi. Chiara Montanino Vanessa Catalano Matteo Conforto (3°E Tc)


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SCELTA PER VOI DA

Vita spericolata Vasco Rossi Voglio una vita maleducata di quelle vite fatte fatte così voglio una vita che se ne frega che se ne frega di tutto sì voglio una vita che non é mai tardi di quelle che non dormo mai voglio una vita di quelle che non si sa mai e poi ci troveremo come le star a bere del whisky al roxy bar o forse non c'incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai ognuno col suo viaggio ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi voglio una vita spericolata voglio una vita come quelle dei film voglio una vita esagerata voglio una vita come Steve Mcqueen voglio una vita che non é mai tardi di quelle che non dormi mai voglio una vita, la voglio piena di guai e poi ci troveremo come le star a bere del whisky al roxy bar oppure non c'incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai ognuno col suo viaggio ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi voglio una vita maleducata di quelle vite fatte così voglio una vita che se ne frega che se ne frega di tutto sì voglio una vita che non è mai tardi di quelle che non dormi mai voglio una vita vedrai che vita vedrai e poi ci troveremo come le star a bere del whisky al roxy bar oppure non c'incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai ognuno col suo viaggio ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi

Nella canzone, “Vita spericolata”, Vasco Rossi tenta di descrivere la vita che la maggior parte di noi vorrebbe avere. Una vita spensierata, senza timori o ripensamenti, una vita da bruciare come se non ci fosse un domani. Questo è lo stile di vita adottato da molti giovani, non solo di oggi ma di tutte le generazioni. L’unico scopo è quello di sentirsi vivi attraverso il rischio, di cercare di capire la vita proprio attraverso il pericolo di perderla. Vasco inneggia a un tipo di esistenza “come quelle dei film…che se ne frega di tutto…”, a un vivere incurante di ciò che gli altri dicono di noi, quello che importa è solo il nostro pensiero e quello che noi scegliamo di fare, perché la vita è nostra e siamo noi a scegliere come viverla. Ma vivere in modo spericolato non è l'unico modo di esistere e il pericolo non è lo strumento per capire il valore della vita. L’esistenza umana, transitoria e fugace, ha tante sfumature che non si possono certo comprendere attraverso un bicchiere di whisky o una folle corsa a cavallo di una moto o uno sballo artificiale… Le persone, che scelgono di avere a che fare con questo genere di "pericoli", usano come pretesto la voglia di andare oltre i propri limiti, il desiderio di vivere la propria esistenza come un’avventura senza regole, ma l'avventura non è certo questa… la vita è di per sé una meravigliosa avventura e non ha bisogno di modifiche o di esasperazioni prive di logica. Lo svago esagerato, maleducato è per molti giovani solo una scusa per non pensare ai propri problemi perché ognuno di noi è solo “… a rincorrere i suoi guai, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi…” I giovani fumano, bevono e si cacciano nei guai per non pensare a quello che succede loro intorno. mettere a repentaglio la propria vita è un modo per non pensare ad amori sbagliati, a problemi di scuola o di famiglia ma principalmente è a volte l’unico modo per evitare di pensare al domani… la cosa che fa più paura a noi giovani, anche se non lo ammettiamo spesso, è proprio il domani… ne abbiamo paura perché sappiamo che saremo soli, senza genitori o professori che ci dicano cosa fare, abbiamo paura perché non sappiamo ciò che saremo capaci di fare e davanti a cosa o chi saremo capaci di dimostrare chi siamo. E allora cerchiamo il modo per non pensare al futuro…e ci si concentra sul presente in modo spesso sbagliato, circondandoci di persone sbagliate che credono di aver capito la vita, ma che in realtà non hanno capito nulla. nessuno riuscirà mai a comprendere fino in fondo la vita e anche se qualcuno ci riuscisse, di certo non sarebbe in grado di farlo a 15-16 anni... La nostra è un'età fragile e complicata ma per molti aspetti, bella ed entusiasmante perché fatta di cose semplici come l'amicizia, i primi amori, le risate e persino i pianti… Tutte emozioni che, riviste più avanti nel tempo, chissà, ci faranno sorridere di tenerezza verso noi stessi e ci faranno comprendere come la vita sia semplicemente meravigliosa… Cristina Corsi (3°B P.I.)


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PERCHE’ Pagina 42

“IL Perché” pluripremiato

Quest’anno Il Perché è giunto al suo terzo anno di lavoro. Fiumi di parole che hanno provato a tradurre sentimenti, emozioni, gioie, dolori… Ogni pagina porta impressa una parte dell’anima di chi l’ha scritta, perché scrivere vuol dire dare suono, colore, profumo, voce alla realtà, interna ed esterna a noi. Scrivere significa comunicare all’altro, parte di sé e del proprio mondo interiore… Scrivere significa sfiorare, con discrezione, stati d’animo, paure, disagi… Scrivere è un atto comunicativo ma è anche un atto conoscitivo di sé e di ciò che ci circonda. Scrivere è contagioso e noi de Il Perché lo siamo stati e speriamo di continuare a esserlo! Quest’anno Il Perché ha ottenuto tre prestigiosi riconoscimenti in occasione di tre diversi Concorsi Nazionali di Giornalismo Scolastico. In particolare è stato premiato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, nel corso della Cerimonia di Premiazione, tenutasi a Benevento il 7 maggio 2014, che

ha avuto come ospite d’onore il noto giornalista Bruno Vespa. Siamo molto fieri di tutto questo, che è il risultato di un lavoro serio, costante, caparbio, onesto da parte di tutti noi. Vogliamo dire il nostro grazie in particolare a Fabio Della Corte e Petra Cappelletto… studenti-redattori che in questi anni sono stati assidui protagonisti e preziosi artefici del successo de Il Perché! Ma anche a quanti della 5°G Chi. sono stati per lungo tempo validi collaboratori del nostro giornale scolastico. A tutti voi, che vi apprestate a varcare la soglia di questo Istituto per lanciarvi con grinta nella vita che vi attende, il nostro più sincero grazie, unitamente alla nostra incondizionata stima! Se vorrete, voltatevi ogni tanto a guardare alle vostre spalle… ci sarà sempre un Perché per farlo!… Ma un sincero grazie va anche a chi… tanti… ci incoraggia, ci sostiene e crede, soprattutto nei RAGAZZI! Prof.ssa Cristiana Angiello

Certificato ritirato presso il Politecnico di Torino, dal coordinatore del progetto prof. Francesco Giuntinelli. Studenti che hanno partecipato all’elaborato: 2° anno Tecnico-Chimico e TecnicoAgrario: Gabriele Quadara, Gabriele Fenio, Gaia Di Francesco, risultati vincitori del “Premio Scuole 2013 dell’ADM”, Elaborazione di una valvola con think3.


IL Scotti e bruciati ….

PERCHE’

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LA PROVA DEL CUOCO 03-04-2014 Il 3 Aprile 2014 ho avuto la fortuna, insieme a molti altri compagni di scuola, di partecipare alla trasmissione televisiva di Rai 1 LA PROVA DEL CUOCO. Il pullman è partito alle 07:45 dall’atrio della scuola e dopo un breve tragitto, siamo arrivati negli Studi Rai, di Via Nomentana.

una ricetta, una battuta e una canzoncina il tempo vola. Poi la sfida che, come nella tradizione di questo programma, ci fa idealmente viaggiare nella nostra bella Italia. In questa puntata, al Campanile Italiano, la sfida tra Umbria e Lazio. La squadra ROSSA, il Lazio prepara, come primo, l’Amatriciana e come secondo, il Saltimbocca alla romana; mentre la squadra VERDE, l’Umbria, prepara come primo, le Pappardelle al farro con radicchio, polpettine e pecorino e come secondo, Braciole di maiale con Spezie. Chi ha vinto? Ha poca importanza chi ha vinto!...so solo che nello

Effettuati tutti i passaggi necessari per l’ingresso, abbiamo fatto un breve ma interessante giro negli Studi RAI dove si svolgono molti altri programmi. Poi, ascoltate le raccomandazioni di rito per la diretta, si è varcata finalmente la soglia del luminosissimo e splendente set della trasmissione. E’ una sensazione strana quella che si prova vedendo i retroscena di una trasmissione che, normalmente, si segue attraverso lo schermo della televisione! Un via vai di persone che rendono ineccepibile e impeccabile il tutto. Dai cameraman, ai suggeritori, agli addetti alle pulizie, alle truccatrici e poi loro, i protagonisti, i simpaticissimi chef, la disponibile Anna Moroni, Alessandra Spini, ineguagliabile nello stendere la pasta e lei, la biondissima Antonella Clerici. Alle 11.59 si parte con la diretta. Dopo i saluti di rito, finalmente si inizia! La simpatia e l’allegria della Clerici coinvolge tutto lo studio e tra

studio fra questa e altre sfide culinarie si era propagato un profumino che attirava completamente la nostra attenzione. Tutto è durato quasi un’ora e mezza, ma il tempo è volato e, senza rendercene conto, sono andati in onda i titoli di coda. Bellissima esperienza! Qui di seguito voglio proporvi due ricette, prese da questa puntata de LA PROVA DEL CUOCO e, per par condicio, ho scelto, come primo, un piatto dell’Umbria e come secondo, un piatto del Lazio! Buon appetito!

Giorgia Tolli (1°B Alb.)


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SALTIMBOCCA ALLA ROMANA Preparazione Ponete su di un piano delle fettine di carne, adagiate su di esse una fettina di prosciutto cotto e fermate, con l’aiuto di uno stuzzicadenti, della salvia. In una padella fate sciogliere una noce di burro, adagiate le fettine di carne e fatele cuocere a fiamma bassa da entrambe le parti, salate e pepate. Preparate la salsa di accompagnamento per la carne facendo ridurre in padella del vino bianco con del burro. Giorgia Tolli (1°B Alb.)

PERCHE’ Pagina 44

PAPPARDELLE AL FARRO CON RADICCHIO, POLPETTINE E PECORINO Preparazione Preparate delle pappardelle di pasta fresca miscelando farina di farro con farina di grano tenero e aggiungendo delle uova. Fate riposare il panetto di pasta, poi stendete una sfoglia sottile e ricavate delle pappardelle. In una padella, con un filo di olio extravergine di oliva, fate dorare della cipolla, inserite delle polpettine di salsiccia e del radicchio tagliato finemente. Di tanto in tanto aggiungete un po’ di brodo vegetale, salate e pepate. In abbondante acqua salata, portata a temperatura, cuocete le pappardelle. Privatele dell’acqua di cottura e saltatele in padella con il condimento precedentemente preparato. Servite la pasta con una spolverizzata di pecorino grattugiato e del pane insaporito in padella.

Pagina 35 PERSONAGGIO DEL MESE …. Visto che lei è il “Personaggio del mese”, vuole coglier l’occasione per dire qualcosa ad alunni e professori che leggeranno la sua intervista? La domanda mi arriva tra capo e collo…non si può rispondere in maniera leggera…la frase che mi viene da dire è che “più siamo uniti, più siamo potenti”, magari cercare di esserlo…uniti e più potenti… Cosa direbbe ai ragazzi dei quinti che stanno per uscire? Nel corso di questi anni, ho visto che veramente tutte le strade sono aperte, per cui quello che succederà poi è davvero scritto dentro di voi. Noi possiamo solo intravederlo, ma spesso la vita sorprende in positivo…ed io mi aspetto sempre di essere sorpresa in positivo da voi, quando uscite Secondo lei, qual è il ruolo del professore, al di là dell’insegnare saperi? Il professore non è un “travasatore” di conoscenze ma un “formatore”. “Assiste” in un percorso di crescita… personalmente, devo dire che il mio bagaglio culturale è abbastanza ampio, travasarlo sarebbe molto difficile. Invece io seleziono, a seconda dei vari percorsi, proprio perché è un percorso di formazione. È questo il mio lavoro da insegnante, “formare”…non si tratta di un’elargizione di conoscenze, quindi c’è molto laboratorio, molta attività elaborativa personale, questo lo faccio sempre, e c’è anche molta educazione nel percorso di formazione Voglio aggiungere che sono felicissima che ci sia il giornalino. Trovo che esso sia uno degli elementi di valorizzazione grande di questa scuola, che fa fare un salto di qualità a ognuno di noi. Per cui, io vi esorto a continuare, perché siete belli, belli, belli! Fabio Della Corte (5°B Agr.)


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