Rcd 2013

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capitolo 3

la responsabilità dello sviluppo nella percezione delle classi dirigenti locali di Nadio Delai

Una realtà da ascoltare Nello scorso autunno, quando si sono compiuti i primi passi in vista della predisposizione del Rapporto 2013, si era quasi a un anno dall’avvio del governo Monti e si faceva sempre più evidente e pressante l’esigenza di affrontare la crisi non solo con le politiche del rigore, bensì anche con le politiche della crescita. Tanto che si arrivò, su sollecitazione dello stesso governo Monti, alla firma di un Protocollo d’Intesa con le parti sociali per la promozione della produttività e della competitività delle imprese, mentre nella primavera 2013 si inizierà (finalmente) a discutere in sede europea sulle strategie di uscita dal circolo vizioso austerità/recessione/ disoccupazione. In realtà si stava facendo sempre più chiara la necessità di occupare, come classi dirigenti, quella “terra di mezzo” che veniva a collocarsi tra una sovranità politicoistituzionale che tendeva a scivolare sempre più verso l’alto (Bruxelles, Francoforte, i mercati internazionali), mentre all’opposto stava emergendo nei territori una sorta di rinserramento degli atteggiamenti e dei comportamenti sociali da parte dei singoli soggetti, tentati di presidiare il giorno per giorno delle tante emergenze aziendali, territoriali, familiari, individuali e immersi in una sorta di stato di attesa e di deresponsabilizzazione diffusi davanti a dinamiche troppo grandi e troppo lontane e quindi, come tali, attribuite a compiti afferenti al Governo e ancora di più all’Europa. In verità è proprio nella “terra di mezzo” che viene a declinarsi la realtà concreta dei territori produttivi del Paese, i quali hanno bisogno di riprendere il cammino, ritrovando vigore e assunzione di responsabilità di fronte alle mutate condizioni rispetto allo sviluppo del passato. Si trattava e si tratta perciò di integrare la dimensione verticale (e lontana) dei grandi problemi da risolvere così come della relativa sovranità con una dimensione orizzontale (e vicina) delle risposte da trovare tutti i giorni attraverso un’assunzione precisa di responsabilità locale. Ma far vivere (o rivivere) la “terra di mezzo” significa creare un campo naturale di esercizio della classe dirigente che deve presidiare i singoli territori, reinterpretando tra

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