Mappare il futuro - Sintesi dei presupposti e logiche operative

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1 - Prioritarie esigenze di Gestione e Sviluppo SocioSocio- Economico Pluriennale 2 - Rapida evoluzione di un “sistema Parco” articolato e complesso in risposta sia agli esistenti elementi di conflittualità che al previsto cambiamento climatico 3 - Prevista attivazione di alcuni progetti ad elevato impatto che si andranno a sommare a processi degenerativi già in atto 4- Attuazione delle nuove dimensioni della “protezione ecologica” ed adeguamento agli indirizzi della “Rete Natura 2000”


1 - Prioritarie esigenze di Gestione poter disporre delle informazioni, delle conoscenze di base (interdisciplinari ed integrate) e delle potenzialità in termini di sviluppo sostenibile indispensabili per la Socio- Economico definizione e la messa a punto di un Programma di Sviluppo SocioPluriennale (art. 16 L.R. 11/ 1988); 1988); ridurre al minimo, se non risolvere (dove possibile), i conflitti esistenti e naturalistico-ambientali da prevedibili fra attività economiche, peculiarità naturalisticosalvaguardare e sviluppo sostenibile; aumentare e migliorare la consapevolezza, ai più vari livelli (di politici, amministrativi, cittadinanza ed utenza), di come la perdita di habitat naturali potrebbe avere pesanti ripercussioni negative sull’economia delle zone costiere

adeguare le politiche gestionali del parco ai nuovi indirizzi (comunitari, nazionali e regionali) in tema di 1) Gestione Integrata delle Zone Costiere; 2) VI Piano d’ Azione Ambientale UE 20022002- 2010; 3) Linee Guida Rete Natura 2000


2- Un “sistema Parco” articolato e complesso … ad elevata dinamicità naturale, oltre che antropica, che coinvolge contemporaneamente realtà diverse (fluviali, costiere e marine ) e, soprattutto, le integra indissolubilmente tra loro…=

Sistema “integrato” e “temporalmente” definito

Un “ sistema Parco” che, oltre alle 6 stazioni, include anche alcune tra le più importanti zone SIC e ZPS regionali (i cui confini comprendono anche parte delle antistanti “aree marine”) e che, complessivamente, si sviluppa su un fronte di oltre 40 dei circa 90 Km di estensione della costa ferrareseferrarese- ravennate


“Si stima che durante il XX secolo le acque del Mediterraneo si siano innalzate

di 12 cm cm.. L’aumento atteso nel prossimo trentennio varia tra 12 e 18 cm e in aree soggette a subsidenza potrebbe essere maggiore maggiore.. Gli impatti possibili di tale fenomeno si avvertiranno specialmente sulle coste basse, nei delta, nelle città litoranee e includono includono:: a) aumento dell’energia delle onde su coste particolarmente esposte esposte;; b) conseguenze sulle strutture portuali avanzate in mare;; c) aumento di intensità e frequenza delle inondazioni nelle aree deltizie mare deltizie;; d) conseguenze su insediamenti costieri soggetti alle influenze delle maree maree;; e) erosione costiera accelerata e inondazioni per l’aumento della frequenza delle tempeste;; f) penetrazione delle acque marine nelle falde acquifere tempeste acquifere.. (CIPE 57/2002 “ Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”)


1 - Gli impatti biofisici biofisici:: •Aumento dell’erosione costiera •L'inibizione dei processi di produzione primaria •Più estese inondazioni della costa •Più intensi fenomeni di storm surge •Intrusioni d’acqua marina verso terra negli estuari e nelle falde acquifere •Cambiamenti nella qualità dell’acqua superficiale e nelle caratteristiche dell’acqua di falda •Cambiamenti nella distribuzione di microrganismi patogeni •Più alti valori nella temperatura superficiale dell’acqua 2 - Gli impatti socioeconomici relativi: •Un aumento del rischio di allagamento e probabili perdite di beni •Danni alle opere di protezione della costa e su altre infrastrutture •Perdita di risorse rinnovabili e sostenibili •Perdita nelle attività turistiche, ricreative e dei trasporti •Perdita di valori e risorse culturali non economici •Impatti sull’agricoltura e sull’acquacoltura dovuti ad una ridotta qualità del suolo e delle acque

In realtà, i cambiamenti climatici globali influenzeranno sempre più intensamente le esistenti problematiche più che crearne di nuove; nuove; di conseguenza dovranno quindi essere innanzi tutto individuate le possibili sinergie nel considerare l’adattamento ai cambiamenti climatici nel contesto dei problemi esistenti. Anche se non bisogna drammatizzare gli effetti attesi per questo secolo, gli elementari principi di precauzione implicano di non ignorarli e di prendere, d’ora in avanti, misure capaci di attenuare le conseguenze sulla società.


3- prossima attivazione di alcuni progetti antropici di elevato impatto e processi degenerativi già in atto 1) Sviluppo sistema Portuale Ravenna e Comacchio/ Idrovia Ferarrese; 2) Escavo/ smaltimento fanghi Porto di Ravenna e Comacchio; 3) Portualità Turistica ( Marinara, Goro, ecc); 4) Viabilità E 55, Romea, ecc; 5) Riconversione area Poligono militare di Foce Reno, PRG Ravenna e Comacchio, ecc; 6) Erosione/ ripascimento coste; 7) Fenomeni di ingressione marina, cuneo salino, indotti relativi,ecc; 8) Subsidenza e sfruttamento risorse idriche e giacimenti gas; 9) Sviluppo Turistico prevedibile a breve termine (Villaggio Eliseo, Marinara, Terminal passeggeri Ravenna, ecc); TUTTI ELEMENTI IN GRADO DI INDURRE PROFONDE TRASFORMAZIONI NELL’ATTUALE ASSETTO TERRITORIALE DEL PARCO E PER I QUALI E’ ORMAI D’OBBLIGO APPLICARE I CONCETTI DI “SVILUPPO SOSTENIBILE” / “PRECAUZIONE” ( UE, 1999; 2001)


Alla fine degli anni ’90 si evidenziano però ancora forti ritardi nei processi di applicazione per uno sviluppo sostenibile tanto che la valutazione del V Piano d’azione Ambientale della UE ribatte che, nonostante i progressi compiuti, occorre intensificare tutte le misure volte ad affrontare i problemi ambientali.

Non a caso quindi, il “VI Piano d’Azione Ambientale 200220022010: Il nostro futuro, la nostra scelta”, individua 5 indirizzi a cui dare priorità e cioè: • Incentivare l’attuazione della legislazione vigente; • Integrare le tematiche ambientali in tutte le strategie

politiche, economiche e sociali; •Accrescere la responsabilizzazione dei cittadini; •Supportare la collaborazione con il mercato; •Incoraggiare la pianificazione e la gestione territoriale


4- quadro delle conoscenze, dei conflitti, delle potenzialità e dei possibili scenari evolutivi

del tutto frammentario, non integrato territorialmente ed amministrativamente – CARENZA DI DATI/ INDICATORI UTILI e/o SIGNIFICATIVI

“…per far sì che i problemi siano affrontati tenendo conto delle necessità locali è necessario che la pianificazione e la gestione delle zone costiere e delle aree protette siano condotte sulla scorta di informazioni precise, sufficientemente dettagliate, interdisciplinari ed integrate”.

Informazioni corrette, verificate e obiettive sono la premessa per decisioni avvedute e per un gestione sostenibile. Esse costituiscono una base neutrale e oggettiva su cui formarsi opinioni e adottare decisioni. (UE, 2001)


5- dare attuazione alle nuove dimensioni della “protezione ecologica” La tradizionale visione della protezione delle aree naturali si basa su una gestione di pura e semplice conservazione del patrimonio ecologico in termini di specie, nicchie abiotiche e biotiche, valori puramente estetici e paesaggistici.

La visione innovativa di “protezione” tende a considerarla secondo una duplice veste: a) come strumento per attirare attività economiche,, connesse alla fruizione - soprattutto culturale e economiche specifica di “area protetta” - in modo che la “salvaguardia” rientri patrimonio,, obbligatoriamente nelle strategie economiche; b) come patrimonio dotato di valenza economica, che si protegge nell’ottica di un utilizzo possibile anche nel futuro e la cui eventuale perdita è economicamente controproducente.


MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO / DECRETO 3 settembre 2002

Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 Le linee guida hanno valenza di supporto tecnicotecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000.

Attualmente, gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale convenzionali, a diversa scala, non sempre garantiscono l'integrazione degli obiettivi ambientali nella pianificazione territoriale. Elemento di carattere innovativo è l'attenzione rivolta dalla direttiva UE alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat abbiano conservato l'efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare verso forme più evolute mediante l'eliminazione delle ragioni di degrado. La prima parte del piano consta del «quadro conoscitivo» del sito e del paesaggio circostante, ove rilevante per le finalità del piano stesso. Il «quadro conoscitivo» riguarda le seguenti componenti: A) fisica; B) biologica; C) socio-economica; D) archeologica, architettonica e culturale; E) paesaggistica. Le cinque componenti sono descritte sulla base delle conoscenze pregresse e, ove le risorse finanziarie lo consentano, di studi aggiuntivi.


Realizzato il quadro conoscitivo del sito, occorre: a) mettere a fuoco le esigenze ecologiche delle specie e delle biocenosi degli habitat di interesse comunitario; b) utilizzare gli indicatori che consentano di valutare se le specie e gli habitat per i quali il sito è stato individuato versino in uno stato di conservazione favorevole e che consentano di valutarne l'evoluzione; c) valutare l'influenza sui suddetti indicatori da parte dei fattori biologici e socio-economici individuati nel quadro conoscitivo del sito. Una volta individuati i fattori di maggior impatto, e quindi i problemi, dovranno essere formulati gli obiettivi gestionali generali (ad esempio, migliorare la qualità delle acque per le specie acquatiche, impedire l'interramento di zone umide, allungare i cicli di utilizzazione delle risorse boschive) e gli obiettivi di dettaglio. Vanno inoltre evidenziati eventuali obiettivi conflittuali (ad esempio, esigenze conflittuali tra due specie animali o tra una di queste e l'evoluzione delle componenti vegetali) e vanno definite le priorità d'intervento sulla base di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito. L’ultima fase, quella della “Strategia gestionale” consiste nella messa a punto delle strategie gestionali di massima e delle specifiche azioni da intraprendere, unitamente ad una valutazione dei costi che devono supportare tali azioni e dei tempi necessari per la loro realizzazione. I risultati dovranno essere monitorati periodicamente tramite gli indicatori di cui ai paragrafi precedenti. Ciò consentirà di valutare l'efficacia della gestione ed eventualmente modificare la strategia.


Il MP costituirà una risposta operativa, finalizzata ed a scala idonea, agli indirizzi generali contenuti nei vigenti PTPR e P.T.C.P. di Ferrara e Ravenna = strumenti pianificatori che delineano un primo livello, a scala vasta, dello stato di fatto ed i possibili sviluppi delle singole Unità di Paesaggio, tra cui quella costiera.

PTCPPTCP - Ravenna persegue i seguenti obiettivi: 1) ridare coerenza strutturale al territorio; 2) integrare a rete le città e le funzioni urbane; 3) potenziare il sistema della mobilità e del trasporto pubblico; 4) accrescere la competitività del sistema produttivo; 5)favorire la coesione sociale garantendo pari opportunità di accesso ai servizi, alle infrastrutture e all'informazione; 6)garantire la sostenibilità del sistema insediativo; 7) conservare i connotati riconoscibili della vicenda storica del territorio nei suoi rapporti complessi con le popolazioni insediate e con le attività umane; 8) garantire la qualità dell'ambiente, naturale ed antropizzato, e la sua fruizione collettiva; 9)assicurare la salvaguardia del territorio e delle sue risorse primarie, fisiche, morfologiche e culturali; 10)

individuare le azioni necessarie per il mantenimento, il ripristino e l'integrazione dei valori paesistici e ambientali, anche mediante la messa in atto di specifici piani e progetti.


L’ elaborazione e la formulazione del MP terrà naturalmente conto del “Piano Regionale per la gestione integrata della zona costiera/GIZC” che “ … persegue la finalità di indirizzare lo sviluppo delle attività che insistono sulla costa, componendo le conflittualità tra usi concorrenti e promuovendo la tutela e il razionale utilizzo della zona costiera e delle sue risorse … Un Piano che costituirà dunque per il previsto MP un riferimento programmatico di scala generale in grado di definire e fornire gli orientamenti, le indicazioni di priorità ed i criteri di scala regionale a cui integrarsi e con cui coordinarsi. Non a caso il documento di presentazione del Piano GIZC evidenzia come: “…per il successo delle attività sarà necessaria una chiara delimitazione delle responsabilità fra i vari livelli amministrativi (UE, nazionale, regionale e locale) nel rispetto del principio di sussidiarietà, sostenendo lo sviluppo di capacità di valutazione e di azione locali. I vari livelli e settori dell’amministrazione dovranno istituire collegamenti, definire azioni con effetto sinergico, provvedere a coordinare le rispettive politiche.”


Il Master Plan può poi essere considerato come il naturale ed obbligatorio proseguimento, approfondimento e riorganizzazione integrata di alcuni specifici studi e ricerche sinora condotte sia a livello locale che regionale. Tra questi particolare valenza è assunta da:

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Piani Coste 1984 -1994 e Progetto ARPA- Ripascimenti 2002 che, nel loro insieme, delineano i principali problemi di erosione e protezione costiera, seppur sotto il prevalente aspetto ingegneristico;

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Progetto Wetlands INTERREG IIC “MISURE E – Gestione Integrata di Zone Umide”; Progetto Murst “Piani di Potenziamento delle reti scientifiche e tecnologiche”; Progetto Life “Ripristino ecologico e conservazione degli habitat nella Salina del SIC Valli di Comacchio”; Progetto Life “Conservazione degli habitat e delle specie del SIC Bosco della Mesola”;

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Agenda 21 “biovalore” – Valutazione ecologica ed economica della biodiversità nel

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Progetto Life “Valli di Campotto” – Stazione Campotto di Argenta –controllo del

Parco del Delta;

rischio esondazioni, la riqualificazione del paesaggio e la rinaturalizzarinaturalizzazione del territorio;


I principali schematizzabili in: a)

elaborare una analisi ambientale integrata del territorio costiero del Parco;

b) preparare un quadro gestionale e pianificatorio idoneamente strutturato e finalizzato non solo alla conservazione ma anche alla valorizzazione ed alla fruizione, in un quadro di sviluppo sostenibile, degli habitat e delle dinamiche naturali presenti nel contesto del Parco; c)

definire modelli previsionali ed evolutivi di sviluppo sia in termini sociosocioeconomici che ambientali;

d) mettere a punto un sistema di monitoraggio mirato alle esigenze del Parco; e)

realizzare ed integrare una rete informativa locale (basata su una architettura GIS compatibile con sistemi di grado superiore e inferiore) e possibilità di diffusione onon- line delle informazioni archiviate tra le varie amministrazioni locali coinvolte e, nel caso, quale servizio verso l’esterno. l’esterno.


Non esistono specifici standard da seguire per la messa a punto di un Master Plan ma esso viene in genere strutturato in funzione delle locali esigenze (istituzionali, strutture e competenze politiche ed amministrative, condizioni economiche, tradizioni sociali, bisogni della comunità, modelli culturali e religiosi, ecc). Importante condivider però che “... Il MP ha una durata temporale limitata perché il tempo può trasformare velocemente le situazioni e, di conseguenza, un MP va interpretato come uno strumento “ad interim”. Cambiando le condizioni di fondo il MP potrà aver bisogno di aggiornamenti che, talora, possono assumere carattere periodico“ (Clark, 1998).

In generale, le principali esperienze internazionali sul tema tendono a definire: ruoli, risorse, problemi di conservazione ambientale, messa a punto degli standard, zonazione e usi permessi, sviluppo e restrizioni, modalità di partecipazione, meccanismi di coordinazione, esigenze di personale, formazione e divulgazione, ecc.


Il MP del Parco fonderà in ogni caso le sue basi su tre sostanziali principi di valutazione, internazionalmente condivisi ed accettati, e cioè:

1) validificazione tecnicotecnico- scientifica; 2) accettabilità ambientale; c) praticabilità economica Certamente il MP delle aree costiere del Parco non procederà alla formulazione di un prodotto inteso come un semplice “collage” di vari piani, studi, ricerche, ecc. sinora redatti da singole realtà, istituzionali o meno. Per contro valuterà criticamente quelli esistenti e, nel caso di riconosciuta ed intrinseca compatibilità e utilità, metterà a punto una idonea integrazione, precisazione e validificazione degli stessi con i dati di nuova acquisizione


Ovviamente, non essendo realistico immaginare di poter istituire nel biennio previsto un sistema che generi serie di dati articolate e tali da soddisfare tutte le esigenze di tutti gli utenti, l'impegno sarà soprattutto finalizzato alla definizione delle delle:: ••

primarie variabili chiave (fisiche, socioeconomiche e politiche) necessarie alla caratterizzazione del Piano di Sviluppo Poliennale del Parco così come alla definizione degli standard e delle modalità di misurazione delle stesse;

• strategie di acquisizione dati e metodologie di sorveglianza; • entità prevedibile delle modificazioni che saranno indotte dal previsto cambiamento

climatico e conseguenti risposte in termini di gestione territoriale; • definizione di una rete di monitoraggio utile a fini gestionali e programmatori; • messa a punto di possibili modelli previsionali ed evolutivi sia in termini sociosocio-

economici che ambientali; • integrazione in una rete locale, onon- line e coordinata, delle informazioni disponibili,

così come del loro aggiornamento; • messa a punto di una serie di linee guida gestionali


Di conseguenza, nell’arco del biennio 20032003- 2004 il MP si articolerà in due fasi, distinte ma integrate, e cioè:

a) Fase Analitica; b) Fase Relazionale La prima fase, quella analitica, comprenderà le seguenti azioni principali che si svilupperano in progressione ed idonea sovrapposizione: Azione1) Analisi, organizzazione, validificazione ed omogeneizzazione delle informazioni disponibili per procedere ad una preliminare zonizzazione del Parco in aree ad assetto/problematiche ambientali, economiche e sociosocio- culturali omogenee e/o simili; Azione 2) Messa a punto ed attivazione di una banca dati GIS [in grado di interagire sia con sistemi di grado superiore (regionale, SINA, comunitari) sia locali (SIT provinciali, e comunali)]; Azione 3) Elaborazione di un quadro di analisi e valutazione di ogni singola zona in merito all’assetto climatico e meteomarino storico e, per quanto possibile, futuro; Azione 4) Elaborazione di un quadro di analisi e valutazione di ogni singola zona in merito all’assetto biotico ed al sistema ecologico; Azione 5) Elaborazione di un quadro di analisi e valutazione di ogni singola zona in merito all’assetto abiotico (geomorfologia, idrogeologia, subsidenza, evoluzione costa, ecc); Azione 6) Analisi, valutazione ed integrazione della normativa vigente a livello urbanistico e territoriale locale (PRG, PTCP, Piani di spiaggia, Piani Territoriali di Stazione), vincoli ambientali e normative comunitarie. Azione 7) Elaborazione di un quadro della pressione antropica su ogni zona in merito alla destinazione d’uso (turistico(turistico-ricreativa, portuale, commerciale, produttiva). Valutazione di compatibilità di ogni singola zona in merito all’assetto urbanistico e pianificatorio;


La seconda fase, quella relazionale, comprenderà invece: Azione 8) Definitiva caratterizzazione quali/quantitativa di ogni singola zona ed elaborazione delle conseguenti zonazioni definitive ; Azione 9) Definizione, per ogni zona ed ambito omogeneo, di ipotesi di intervento ed elaborazione del quadro di sviluppo sostenibile del territorio in rapporto al sistema ambientale complessivamente delineato; Azione 10) Verifica modellistica, per quanto possibile, delle diverse ipotesi di intervento a tutela dell’area; Azione 11) Definizione di un piano di monitoraggio ambientale sistematico per il territorio del Parco del Delta; Azione 12) Messa in linea del GIS; Azione 13) Prime iniziative pubbliche di divulgazione e verifica dei risultati, differenziate per utenze ( amministrazioni, categorie produttive, associazionismo, pubblico generico, ecc); Azione 14) Acquisizione, valutazione e messa a punto degli imput utili scaturiti dalla fase precedente; Azione 15) Pubblicazione e diffusione definitiva dei risultati (convegni, internet, documentazione ad hoc per le Amministrazioni Locali, incontri con cittadini, ecc;

Sono ovviamente previsti sistematici momenti di aggiornamento, verifica e controllo con le Amministrazioni direttamente coinvolte nel MP o ad esso collegate (Piano Coste RER, CIP, ecc)


In estrema sintesi i risultati e le indicazioni estraibili dal prodotto finale porteranno: • alla identificazione e definizione: a) delle risorse naturali ed antropiche; b) dei processi a tutela

e protezione di speciali habitats; c) delle azioni volte al ripristino della continuità ecologicoecologicofunzionale territoriale; d) delle azioni per il recupero di ecosistemi particolarmente compromessi; e) al controllo delle attività antropiche con possibili impatti avversi su speciali habitats; • all’individuazione e definizione dei processi di bilanciamento tra pressione economica e salvaguardia

ambientale con conseguente miglior risoluzione possibile dei conflitti tra attività incompatibili con lo sviluppo sostenibile del territorio; • alla verifica e promozione dell’utilizzo delle risorse costiere; • alla definizione di linee guida e procedure standard per programmare lo sviluppo sostenibile del

parco in relazione alla conservazione delle sue risorse naturalistiche; • al potenziamento delle attvità di sensibilizzazione e valorizazzazione, aumentando, nel contempo,

la pubblica attenzione sulle esigenze di salvaguardia ambientale; • all’incremento significativo dei rapporti di interscambio e comunicazione fra gli enti interessati alla

gestione del parco condividendo (quando non già esistenti), integrando o implementando strumenti operativi quali i GIS, ormai sempre più indispensabili per una corretta pianificazione e gestione territoriale


Provincia di Ferrara e Ravenna; Comuni di Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato, Ravenna.

Consorzio Parco del Delta del Po- RER

Coordinamento e Direzione Tecnica CTS Parco del Delta

Gestione e responsabilità amministrativa Resp.: Arch. L. Previati

a) Progetto GIZC; Progetto Coste Italiane Protette

Coordinamento TecnicoTecnicoScientifico Prof. G. Gabbianelli SETTORE ABIOTICO Scienze Ambientali, Ravenna Università di Bologna Resp.: Prof. G. Gabbianelli

SETTORE BIOTICO

CTS Master Plan

(M.Bondesan, A.Rinaldi, R. Gambino, P.Bianchi, G.Gabbianelli, R.Rossi, J.Serra)

Consulenti/Aquisizione dati (ARPA, Università, CNR, Società di Servizio, Enea, ecc)

Banca Dati/ GIS (Comacchio - S.Alberto)

Biologia Evolutiva Università di Ferrara Resp.: Prof. R. Rossi


Cronogramma Orientativo 1째 anno

2째 anno


1째 anno

2째 anno

Fine lavori: 29/08/04



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