Editoriale di Riccardo Bonacina per Vita Magazine, giugno 2015

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E D I T O R I A L E

di Riccardo Bonacina

Un sondaggio Swg ci dice che il 51% degli italiani pensa che il nostro associazionismo sia “poco” o “per niente” attivo. Per questo la nascita di “Italia, Sveglia!” è una bella notizia, aspettando la Riforma

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Il pros sim sarà in o numero e in lib edicola 3 lugl reria dal io, i sempr l resto www. e su vita.it

a realtà, per fortuna, ci propone più novità delle supposte riforme. La realtà ha sempre percorsi più veloci e innovativi della normazione, ed è giusto che sia così. Bisognerebbe però guardarla e assecondarla la realtà, invece di girarsi dalla parte opposta per discettare sul nulla, o quasi. Ci riferiamo alla Legge delega di Riforma del Terzo settore, dell’Impresa sociale e del Servizio civile che a più di un anno data dal suo atto di nascita si trova ora in Commissione Affari Costituzionali del Senato dove i lavori proseguono ad andamento lento, tra conflitti di attribuzione, doppioni di audizioni già fatte alla Camera. La realtà, però, non si cura delle aule parlamentari e delle sue perdite di tempo e non si piega a dibattiti astratti, semplicemente procede per fatti. Negativi, magari, come il caso della onlus “Ala di riserva” e dell’ennesima truffa sulla pelle degli immigrati in provincia di Salerno. Una onlus nell’elenco del 5 per mille, ente accreditato per il Servizio civile, in rapporto con il Viminale e gli Enti locali. Eppure nessuno sapeva e vedeva. Il legislatore sappia por fine a questo andazzo semplificando ed esigere trasparenza, con controlli ex ante e misurazioni ex post. E positivi, con le tante realtà sociali che trovano le loro forme fuori dai canoni giuridici tradizionali e si inventano le forme dell’associarsi e del produrre in forme nuove. Mi ha molto colpito la nascita del Gruppo “Italia, Sveglia!”, un’alleanza covata per più di un anno fino a precipitare in un corposo Manifesto, tra Cittadinanzattiva, ActionAid e Slow Food. Tre realtà associative diverse per finalità, mission specifiche, ma che insieme mobilitano più di 600mila cittadini. Cittadini che riscoprono un modo diverso di cibarsi e di produrre, cittadini che presidiano i diritti dentro gli ospedali o impegnati su uno dei fronti più caldi tra le tante emergenze, quello della povertà che aggredisce tanti e soprattutto i bambini. Nel manifesto le tre organizzazioni dicono che occorre un cambio di passo, una volontà di uscita dall’autoreferenzialità che spesso irrigidisce l’impegno per tornare a coltivare la voglia di cambiare il mondo, o almeno il nostro Paese. Scrivono: “Il ruolo di ciascuno di noi per determinare un reale cambiamento non può limitarsi alla realizzazione delle attività proprie o a pur importanti iniziative comuni occasionali, ma deve inserirsi negli sforzi per contribuire a far crescere una nuova visione del nostro. Con questa finalità, intendiamo cimentarci con la sfida del rafforzamento della democrazia in Italia: lavoreremo per favorire una maggiore partecipazione dei cittadini”. Per ora, insieme, propongono una mobilitazione sulla ristorazione collettiva nelle scuole. Chiedono di rivedere le Linee di indirizzo per la Ristorazione Scolastica, entro il 31 ottobre 2015, data di chiusura di Expo 2015. Ma non è tanto questo che conta e che mi ha fatto felice, è piuttosto il fatto che tre grandi organizzazioni siano capaci di uscire da se stesse per ritornare tra i cittadini proponendo loro occasioni di partecipazione e cambiamento. L’ultimo sondaggio Swg “Scenari di un’Italia che cambia” presentato pochi giorni fa ci restituisce un dato impressionante, per il 51% degli italiani il nostro associazionismo è «poco» o «per niente attivo». #Sappiatelo. giugno 2015 — VITA

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