IL CUBO - n.23 2019

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VITA UNIVERSITARIA

Università di Bologna - Notte dei Ricercatori dIPARTIMENTOScienze biologiche

L’ispirazione delle cose del ciel Notte dei ricercatori 2018

Notte stellata, Vincent Van gogh, 1889

di Elena Minissale

L’incontro che si è tenuto alla Specola di Palazzo Poggi aspettando “La notte europea dei ricercatori 2018” con Fabrizio Bonoli, docente di cosmologia, è stato a dir poco affascinante. Il filo rosso della conferenza è stato l’ispirazione delle cose del cielo per le manifestazioni artistiche. Il professore ha sottolineato che non avrebbe portato esempi artistici in ordine cronologico e anche per questa ragione le due ore dell’incontro sono volate in un viaggio luccicante.

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oi, gente di oggi, non conosciamo il cielo, la rete internet ci appare più familiare e diffusamente luminosa e illuminata grazie all’energia elettrica. Il manto nero pregno di puntini luminosi che si stende sopra le nostre teste è lontanissimo e misterioso. Tuttavia, non è sempre stato così. La gente vissuta prima che l’invenzione dell’elettricità cambiasse radicalmente la vita umana sulla Terra, aveva una conoscenza della volta celeste molto profonda. Terrore o ammirazione per le cose che avvenivano in cielo, la sopravvivenza di ogni uomo dipendeva da quelle. L’incontro organizzato grazie all’Università degli Studi di Bologna ha anticipato gli incontri agli eventi de “La notte europea dei ricercatori 2018”. Fabrizio Bonoli ha evocato i momenti di coloro che non avevano la luce artificiale: specialmente in

inverno il sole tramontava presto, motivo per cui o si andava a dormire fino all’alba o si passavano alcune, molte ore a osservare il cielo. Quest’ultima era la scelta di molti e anche di Manfredi, un astronomo che visse per un po’ di tempo alla Specola di Bologna per studio. Nei registri dell’osservazione, Manfredi, nel ‘700, scriveva che con lo stipendio che gli avevano aumentato, aveva anche un certo numero di candele al mese. Bonoli ci fa quindi notare che le candele o le torce o le lampade a olio avevano un costo e non tutti se le potevano permettere; ragion per cui il buio condizionava moltissimo le persone e la loro interazione con gli astri. Avendo a disposizione molto tempo per osservare le cose celesti, l’uomo di quei tempi lontanissimi magari in molti casi era analfabeta, ma riusciva a sopravvivere grazie a quel che vedeva sopra di sé. Si accorgeva che il cielo si muove sem-

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