Torino Spiritualità - Rassegna stampa 2014

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la Repubblica VENERDÌ 1 AGOSTO 2014

TORINO | IX

Estate PIEMONTE

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La gatta L’unico elemento sontuoso che si può trovare nella stanza della monaca zen è Nina, gatta , norvegese delle foreste

Passioni/5 La scelta buddhista La nuova vita di Elena Seishin Viviani, ex germanista E’ nel Comitato Interfedi e collabora con Torino Spiritualità In via Massena il suo “monastero verticale” di quattro piani

“Io, monaca zen per vocazione Col cranio rasato recido le illusioni” CLARA CAROLI

I VOLTI

TAITEN GUARSCHI E’ stato il primo maestro dell’ex germanista: da lui ha ricevuto l’ordinazione monastica

DAIDO STRUMIA Il secondo maestro di Elena Seishin Viviani: importante perché le ha trasmesso il Darma

VIRGINIA WOOLF La monaca zen ha postato su facebook una frase della celebre scrittrice

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NA stanza, un futon, un fornello, un tavolino e due sedie. «Dire che ho l'essenziale non mi piace, sa di rinuncia - spiega la padrona di casa - Non ho rinunciato a niente se non per qualcosa di meglio, mi considero una privilegiata». Sugli scaffali innumerevoli libri e non solo di filosofia orientale; sul balcone campane tibetane e qualche pianta. L'unico elemento sontuoso dell'ambiente è una gatta, norvegese delle foreste, Nina. «Sono una donna di grandi passioni, ho fatto tutto: ho lavorato, mi sono sposata, ho vissuto intensamente» racconta il reverendo Elena Seishin Viviani, bresciana di origine, ex germanista e responsabile della formazione

“Mi sono avvicinata al buddhismo da ragazza quando avevo un senso di inquietudine. La conoscenza di maestri orientali mi ha aiutata” professionale per i progetti europei di società di consulenza, diventata monaca zen per vocazione. Abita in via Massena. «Un monastero verticale», lo definisce: al primo piano l’”Enku dojo”- il luogo di pratica e di culto - dell'Associazione Il Cerchio Vuoto, di cui è responsabile, al secondo la cucina, al terzo la sala dove si cuciono gli abiti, al quarto il suo appartamento. “Un eremo”, in alto, come in cima a una montagna. «La Via è la vita quotidiana - spiega - questo è zen puro». Attorno a lei (monaca buddhista di tradizione Zen Soto, allieva di Fausto Taiten Guareschi, da cui ha ricevuto la prima ordinazione monastica, nel '97, prima dell'incontro con il suo secondo maestro, Massimo Daido Strumia, che le ha trasmesso il Dharma e per seguire il cui insegnamento si è trasferita in questa città) ruota la comunità torinese che pratica zazen. Che significa “semplicemente sedere”. «La disciplina per antonomasia - spiega Viviani - una forma di contemplazione, un'esperienza fondamentalmente estetica che implica tutti i sensi e la mente, che per il Buddhismo è il sesto senso. Come qualunque pratica spirituale è per chi vuole prendere in mano la propria esistenza, stare con i due piedi nella vita. Ma la gente molto spesso ha un'attitudine 'autistica' e non vuole essere implicata, vuole le soluzioni facili». Se cercano il benessere, fa capire, vadano alla beauty farm. Questa cinquantaseienne ruvida e volitiva che ha fatto dello zen la sua ragione di vita fa parte del Comitato Interfedi, è responsabile del programma sul Buddhismo di Torino Spiritualità, collabora da anni con Antonella Parigi. «Insieme - dice - abbiamo fatto delle buone cose. Ma non cerco proseliti, la mia è una vita di testimonianza». Si è avvicinata al buddhismo da ragazza, racconta, quando era innamorata della lingua e della letteratura tedesca: «Avvertivo un senso di incompiutezza e di inquietudine. Ho avuto la fortuna di conoscere lo zen direttamente da testimoni e maestri della Tradizio-

IL RAPPORTO CON L’ASSESSORE

PARIGI Con l’attuale assessore regionale alla Cultura Elena Sishin Viviani monica zen ha collaborato per Torino spiritualità

ne Zen Soto, senza aver mai letto nulla prima. Non ho avuto filtri intellettuali d'intralcio». Nella società globalizzata («Dove la distinzione stessa di Oriente e Occidente non ha più senso») anche la spiritualità è un prodotto di marketing per un'umanità costretta ad essere felice. «Ma non esiste il supermercato dello spirito - avverte - C'è chi nella meditazione

MEDITAZIONE Elena Seishin Viaviani nel luogo di pratica e culto del monastero

cerca una via al benessere individuale. Eppure il benessere, lo vediamo da tutte le parti, non può più essere individuale. Con quello non si va da nessuna parte». Lo zen oggi è dappertutto, dal bagnoschiuma al villaggio vacanze: «Da una parte è meglio così, significa che è radicato. In Francia c'è addirittura un modo di dire, "sois zen", per indicare un modo di essere pazienti. Ma chi pratica zen ha una bella verve. Io stessa sono tendenzialmente anarchica e politicamente scorretta. E adoro non essere imperturbabile. Quello dell'imperturbabilità è uno stereotipo, una delle tante banalità che sento sullo zen: Il 'qui e ora', la rinuncia al sé, l'illuminazione... Non amo la banalizzazione. Pensare che lo zen sia solo uno stile sobrio e minimal è sbagliato. In Giappone ci sono templi che lasciano a bocca aperta per lo sfarzo». Quante ore medita al giorno? «Che domanda ridicola - replica, un po' scocciata - La pratica è sempre». In casa non c'è traccia di televisori. «Ma ho il computer e uso Facebook (di recente ha postato una citazione di Virginia Woolf: "Non sono i grandi eventi a cambiare la storia, ma come la gente comune sale e scende dagli autobus", ndr). Ho anche la radio, non vivo fuori dal mondo». Davanti all'abito monacale nero e alla testa calva, uno si chiede: c'è qualcosa che le manca della esistenza ordinaria che conduceva prima di prendere i voti? Magari i capelli? «Lei ha la libertà di farseli crescere - risponde - io di tagliarli. Nello zen radersi il cranio ha un significato preciso: vuol dire recidere le illusioni. Della mia vita di prima non rimpiango nulla. Quella attuale è di incomparabile ricchezza». © RIPRODUZIONE RISERVATA

STRUMENTI

“Non ho la televisione ma uso il computer e facebook” STILE

“Mi ritengo anarchica Adoro non essere flemmatica”


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